Archive for Gennaio, 2021

Il caos istruzione/ Le incertezze del governo e i giovani disorientati

martedì, Gennaio 5th, 2021

CARLO NORDIO

«Questo governo va avanti in uno strano paradosso: deciso solo a essere indeciso, risoluto ad esser irrisoluto, solido per fluidità, capace solo nell’impotenza». Non sono i rimproveri di Renzi a Conte, ma quelli indirizzati da Churchill all’inetto Stanley Baldwin il 12 novembre 1936. Ma si adattano bene all’assente strategia del nostro governo contro il Covid. Purtroppo, dopo aver compromesso, con gli oscillanti apri e chiudi una serie di attività produttive, ora questa indecisione vulnera uno dei cardini dello Stato, cioè la Scuola. Nessuno, fino alla decisione di ieri sera, era in grado di capire cosa sarebbe accaduto dopo queste singolari vacanze di Natale. La ministra Azzolina voleva riaprire a tutti i costi. Gli esperti dicevano che sarebbe stato un suicidio. Il Veneto, il Friuli, le Marche, la Sardegna e il Lazio avevano già deciso di fare di testa loro. E solo a quel punto il governo si è ridestato. 

Va detto che questo andamento esitante e confuso era ampiamente prevedibile, e si era già manifestato in quella tela di Penelope costituita dal disfare quello che era stato fatto poco prima, da parte delle stesse persone. In effetti non s’era mai visto un premier rallegrarsi di smentire le decisioni adottate quando guidava il governo precedente. Ma questa è ragion politica, e possiamo anche capirla. Quello che invece non si capisce, e meno ancora si tollera, è che adesso questi tentennamenti compromettano gravemente il nostro sistema educativo, con le conseguenze che graveranno, come il gigantesco debito pubblico, sulle prossime generazioni. La nostra scuola, dalla cosiddetta rivoluzione del ‘68, non ha più goduto di buona salute. E’ stata vittima del sindacalismo invasivo, della miope arrendevolezza democristiana, dell’avvilimento della meritocrazia, dell’umiliazione dei docenti, dell’insidia di teorie pedagogiche stravaganti e più in generale dell’abbandono di quel minimo di serietà e di autorevolezza senza le quali non c’è educazione né cultura.

Tuttavia, bene o male, ha vivacchiato. Come la nostra Giustizia, altrettanto scalcagnata, ha comunque assicurato i servizi essenziali, e talvolta, inciampando nella professionalità, ha anche sfornato allievi preparati. Ora, sotto la minaccia del Covid, più che crollare con fragore rischia di vaporizzarsi per inerzia governativa. E questo, se possibile, è anche peggio di una soppressione violenta.

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Recovery, in arrivo più soldi per sanità, istruzione e Comuni

martedì, Gennaio 5th, 2021

di Andrea Bassi e Rosario Dimito

Riscrivere il Recovery plan italiano, per recepire le indicazioni arrivate dai partiti che sostengono la maggioranza di governo, si sta rivelando più complesso e lungo del previsto. Ieri al ministero dell’Economia è stata un’altra lunghissima giornata di lavoro preliminare alla stesura del testo. Che non è stato però, ancora consegnato a Palazzo Chigi come era nelle intenzioni. Servirà del tempo extra, forse il documento potrà essere inviato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte oggi pomeriggio. Ma il condizionale è ancora d’obbligo. Qualche punto fermo comunque, è stato messo. Alcuni capitoli del programma italiano usciranno rafforzati. Si tratta della sanità, dell’istruzione e delle politiche per i lavoro, soprattutto quello giovanile. Tutti insieme avranno a disposizione tra i 7 e i 9 miliardi di euro in più rispetto alla precedente bozza, quella impugnata da Italia Viva di Matteo Renzi anche per i fondi esigui destinati al capitolo salute (9 miliardi su 196). APPROFONDIMENTI

Ma nonostante lo sforzo extra del Tesoro, la sanità sarà comunque lontana da coprire quel fabbisogno di fondi che il ministro Roberto Speranza aveva quantificato in 65 miliardi. Per questo si fa strada l’idea di attingere, seppure parzialmente, ai fondi del Mes sanitario, i 36 miliardi messi a disposizione dall’Europa attraverso il fondo salva-Stati. Ma questa trattativa è su un altro tavolo, parallelo a quello tecnico del Recovery. Altro tema delicato riguarda la creazione di una fondazione per la Cybersecurity. Il capitolo, caro al presidente del Consiglio Conte, è stato cancellato. Anche se, fanno notare alcune fonti alle prese con il dossier, l’esigenza resta. Il passaggio tuttavia, toccando le attività dei servizi segreti si è rivelato politicamente troppo complesso da affrontare.

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Governo, Renzi vuole il rimpastone: Conte si dimetta e trattiamo. Ma Palazzo Chigi non si fida

martedì, Gennaio 5th, 2021

di Emilio Pucci

«Conte sarà costretto a cedere e cederà». Alla fine di una giornata di trattative serrate Renzi è convinto che il premier scenderà a più miti consigli. La richiesta del leader di Iv è netta: «Il premier deve dimettersi, poi ci sarà un nuovo esecutivo». Non basta un rimpastino con pochi ritocchi della squadra. Per il senatore di Rignano il presidente del Consiglio non ha altra scelta, altrimenti il 7 gennaio le ministre di Italia viva faranno un passo indietro. E’ una partita ancora tutta da giocare, il cui esito resta incerto. Perché il Pd e M5S non vogliono una crisi al buio. E lo stesso premier teme di essere impallinato. Di uscire da palazzo Chigi per non tornarci più.  APPROFONDIMENTI

​Governo Conte verso rimpasto, il toto-nomi: ipotesi Guerini o Di Maio agli Interni

Sono ore frenetiche nella sede del governo. Il percorso delle consultazioni e di una nuova fiducia in Parlamento presenta insidie, rischi che almeno per ora Conte non vuole prendersi. «Non mi fido di Renzi», il suo refrain. Il timore è che un minuto dopo le sue dimissioni arrivi un agguato del senatore di Rignano. Del resto un big di Italia viva la mette così: «Non ci sono garanzie per nessuno, ma se Conte non si dimette è finito in ogni caso». Il Pd, che in una prima fase aveva in qualche modo coperto il gioco di Renzi per chiedere al premier uno scatto e uscire dall’immobilismo, ora delinea un perimetro netto. E non è lo stesso del leader di Iv: «Non ci porterà a sbattere». Zingaretti anzi rilancia l’azione dell’esecutivo attorno alla figura di Conte. E dunque no a «posizioni politiche che rischiano di destabilizzare la maggioranza di governo».

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Infermiera muore 2 giorni dopo il vaccino anti-Covid, aveva 41 anni. Il padre: «Mai avuto problemi di salute». Giallo in Portogallo

martedì, Gennaio 5th, 2021

di Michele Galvani

Giallo in Portogallo. Un’infermiera è morta due giorni dopo aver ricevuto il vaccino anti-Covid della Pfizer. Sonia Acevedo, 41 anni, sarebbe morta improvvisamente a casa il giorno di Capodanno, esattamente 48 ore dopo aver ricevuto la prima dose. Si attende l’autopsia in queste ore ma la donna, madre di due figli (lavorava in pediatria presso l’Istituto di oncologia di Porto), non avrebbe sofferto di effetti collaterali subito dopo essere stata vaccinata. APPROFONDIMENTI

Il padre della signora Acevedo, Abilio Acevedo, ha dichiarato al quotidiano portoghese “Correio da Manha”: «Mia figlia stava bene. Non aveva avuto problemi di salute. Aveva fatto il vaccino Covid-19 ma non aveva avuto alcun sintomo. Non so cosa sia successo. Voglio solo risposte. Voglio sapere cosa ha portato alla sua morte». 

Vaccino, positiva dottoressa di Siracusa 6 giorni dopo la prima dose: è ricoverata. «Lo rifarei»

I datori di lavoro della vittima hanno confermato che la donna era stata vaccinata contro il coronavirus il 30 dicembre e hanno affermato di non essere stati informati di alcun «effetto indesiderato» quando ha ricevuto la dose. L’Istituto portoghese di oncologia ha dichiarato in una nota: «Per quanto riguarda la morte improvvisa di un assistente operativo dall’IPO di Porto il 1 ° gennaio 2021, il Consiglio di amministrazione conferma l’evento ed esprime sincero rammarico a familiari e amici nella certezza che questa perdita si fa sentire anche qui. Indagheremo sulle circostanze che hanno portato alla sua morte».

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Tutti i dubbi da chiarire sui vaccini

martedì, Gennaio 5th, 2021

di   Luigi Ripamonti |

C’è stato il tempo della speranza, poi quello dell’attesa febbrile, infine il V-day, che avrebbe dovuto essere l’inizio di una nuova era: finalmente si sarebbe vista la luce in fondo al tunnel. Luce che continua a esserci, sia ben chiaro, ma che è già offuscata. Le fanno da tenda delusioni nutrite, fra l’altro, di classifiche variamente compilate in cui l’Italia, o le regioni che la compongono, si piazzano più o meno male rispetto alla «concorrenza» nel ritmo di immunizzazione. Con relative proteste, recriminazioni, accuse, a volte giustificate, altre volte informate magari da una certa superficialità di giudizio. Si potrebbe chiosare evocando il Manzoni de «ai posteri l’ardua sentenza» su ciò che è stato fatto e sarà fatto, o, al contrario, il Churchill del «Fare del proprio meglio a volte non basta, bisogna fare il necessario». Il punto è che il necessario deve sposarsi con il possibile. Questo non per assolvere coloro che hanno la responsabilità di perseguire obiettivi quanto mai urgenti e fondamentali, ma per richiamarli piuttosto a un atto di coraggio nel chiarire qual è la reale situazione a proposito dei vaccini contro Covid-19. C’è bisogno di speranza, ma non bisogna cadere nella tentazione di alimentare un ottimismo ingenuo.

L’ottimismo ingenuo può essere controproducente quanto il realismo tragico, perché rischia, alla prima delusione, di fare da terreno di coltura a scetticismo e sfiducia, alimenti ideali per fenomeni che vanno dal negazionismo alla militanza no-vax, vere minacce per la riuscita della campagna vaccinale. Che l’arrivo dei primi vaccini non avrebbe segnato la fine della pandemia è stato detto, ma va preso atto che il percepito è stato diverso. Ora è il momento de «la verità, vi prego, sui vaccini».

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Conte sul governo: «Pronto a rafforzare la mia squadra. Sì a un rimpasto, no ad altre operazioni»

martedì, Gennaio 5th, 2021

di Monica Guerzoni

Conte sul governo: «Pronto a rafforzare la mia squadra. Sì a un rimpasto, no ad altre operazioni»

Dialogare, confrontarsi fino all’ultimo minuto utile, spalancare metaforicamente porte e finestre di Palazzo Chigi per trovare un accordo con Italia viva che scongiuri la crisi di governo. Nella notte, a margine del Consiglio dei ministri sulle regole anti-Covid, Conte confidava di sperare ancora in una ricomposizione dei rapporti con Renzi: sedersi al tavolo con i leader e siglare l’intesa per quel «patto di legislatura» auspicato dal segretario del Pd Zingaretti.

«Una crisi di governo in questo momento, con il virus che corre e la campagna vaccinale appena iniziata? – è l’incubo del premier -. Se mi chiedono di rafforzare la squadra per lavorare ancora meglio sono disponibile, ma altre operazioni risulterebbero incomprensibili ai cittadini». Eppure le trattative, per dirla nel modo più prosaico, si sono «incartate». A sentire i ministri lo scenario di una crisi di governo, che Conte e Zingaretti stanno provando in ogni modo a evitare, non è affatto escluso. Ma non è di una crisi al buio che si parla, perché sarebbe troppo rischiosa anche per Renzi. «Matteo vuole la testa di Conte per poi riattaccarla – è la sintesi brutale di uno “sherpa” –. Però Conte non si fida». L’ex premier, che tre settimane fa aveva rassicurato il presidente Mattarella («Non voglio aprire la crisi») pensa ancora di poter costringere Conte a salire al Quirinale e non si accontenta di un «rimpastino». Come spiegano i suoi «sarebbe ridicolo, dopo tutto il casino che ha armato». Renzi vuole costringere l’avvocato a trattare programma e squadra di un nuovo governo, in cui i tutti i leader di maggioranza avrebbero un ruolo da ministro o vicepremier e in cui Italia viva peserebbe di più.

Il senatore di Rignano non romperebbe sul Recovery e non farebbe dimettere le «sue» ministre Bellanova e Bonetti, ma l’inquilino di Palazzo Chigi dovrebbe accettare la fine del Conte bis e il rischio della crisi, sia pure «pilotata». Insomma, i partiti dovrebbero concordare l’esigenza di un nuovo esecutivo e rappresentare al capo dello Stato la volontà che a guidarlo sia sempre Conte, unico leader che al momento può garantire l’unità dei 5 stelle e il patto con il Pd.

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Vaccinazioni, il commissario Arcuri: «Non siamo in ritardo. Ecco come funzionerà il piano per le iniezioni»

martedì, Gennaio 5th, 2021

di Domenico Arcuri

Vaccinazioni, il commissario Arcuri: «Non siamo in ritardo. Ecco come funzionerà il piano per le iniezioni»

Domenico Arcuri , Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure per il contenimento e contrasto del COVID-19 (Ansa)

Gentile direttore,

rispondo volentieri alle domande che Antonio Scurati mi ha rivolto ieri dal suo giornale. Non perché «le pretende», ma perché è un dovere nei confronti dei lettori e un’imperdibile occasione per fare chiarezza sul piano vaccinale.

Per vaccinare il numero massimo di cittadini italiani
nel tempo più breve possibile servono un numero adeguato di vaccini, un piano logistico e organizzativo efficiente e strutture capaci di somministrare le due dosi rapidamente e nel corretto intervallo. Partiamo dai vaccini. L’Italia ha promosso un sistema centralizzato, conferendo all’Ue la responsabilità di negoziare con le aziende produttrici, di acquistare il massimo numero possibile di dosi e di ripartirle fra i Paesi membri in percentuale alla popolazione. A noi tocca il 13,46%. Non solo: tutti i Paesi si sono impegnati a non procedere ad acquisti diretti. È stata ed è una bella pagina dell’Europa. Sono stati opzionati i vaccini di 6 aziende che porterebbero in Italia 178 milioni di dosi quest’anno e 48 nel 2022. Poi serve che l’autorità di certificazione europea, l’Ema, e quella italiana, l’Aifa, ne autorizzino l’immissione in commercio. Sino ad oggi l’Ema ha autorizzato soltanto il vaccino prodotto da Pfizer-Biontech. Nei prossimi giorni tutti facciamo il tifo perché venga autorizzato quello di Moderna. All’Italia spettano quest’anno 40 milioni di dosi Pfizer: si comincia con 2.349.750 a gennaio e 1.879.800 a febbraio, con una frequenza di 470mila dosi la settimana. Ecco la risposta alla prima domanda: la Pfizer è la sola azienda autorizzata a immettere in commercio il proprio vaccino; lo distribuisce ai Paesi Ue in percentuale alla loro popolazione; all’Italia spetta il 13,46%; riceviamo quindi 470mila dosi a settimana. Saremmo i primi a volerne molti di più. Perciò aspettiamo Moderna: sarebbero altre 20 milioni di dosi per l’Italia.

Dopo il simbolico vaccine-day del 27 dicembre, il primo stock è arrivato cinque giorni fa. È stato attivato l’articolato piano logistico e organizzativo che abbiamo predisposto. In poche ore i vaccini, insieme a siringhe, aghi e diluenti, sono stati consegnati ai 293 punti di somministrazione preposti alla vaccinazione. Che spetta alle Regioni. Basterebbe andare sul nostro sito che informa i cittadini sull’andamento della campagna di vaccinazione per conoscere gli indirizzi di questi centri. Il piano per la vaccinazione è stato approvato dal Parlamento il 2 dicembre. Contiene alcune importanti decisioni.

Il vaccino è gratuito per tutti e non è obbligatorio per nessuno.
Sono individuate le categorie dei cittadini da vaccinare nel corso del tempo in funzione di due parametri: il livello di esposizione potenziale al contagio e la fragilità. Prima il personale sanitario e sociosanitario dei presidi ospedalieri, con l’obiettivo di far diventare «Covid-free» i nostri ospedali, nonché il personale e gli ospiti delle RSA, perché non siano mai più teatro di quei terribili focolai.1 milione e 800 mila persone a cui contiamo di somministrare entrambe le dosi entro il prossimo mese. A febbraio partiremo con le persone che hanno più di 80 anni, oltre 4 milioni. Poi saranno vaccinati gli anziani dai 60 agli 80 anni, le forze dell’ordine, gli insegnanti e il personale scolastico, i fornitori di servizi pubblici essenziali, gli operatori del trasporto pubblico locale, il personale carcerario e i detenuti. E, infine, il resto della popolazione.

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«L’agenda rossa di Borsellino? Nelle mani dei boss ma non solo…»

martedì, Gennaio 5th, 2021
Le dichiarazioni a Report di Salvatore Baiardo, l’uomo che ha coperto la latitanza dei fratelli Graviano, potente famiglia mafiosa oggi accusata della strage di via D’amelio, – Rai /CorriereTv
Salvatore Baiardo, l’uomo che ha coperto la latitanza dei fratelli Graviano, potente famiglia mafiosa oggi accusata della strage di via D’amelio, in un’intervista esclusiva a Report su Rai 3, dichiara che l’agenda rossa sottratta dall’ auto in fiamme del giudice Borsellino sarebbe finita anche (e non solo) nelle mani dei Graviano, e che sarebbe stata al centro di un incontro ad alti livelli che si sarebbe svolto a Orta.
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Scuola, superiori riapriranno l’11 gennaio mentre elementari e medie il 7 | La situazione Regione per Regione

martedì, Gennaio 5th, 2021

Alla fine il governo ha deciso un mini slittamento per la riapertura delle scuole secondarie. Le superiori riapriranno l’11 gennaio mentre elementari e medie il 7 gennaio. E’ la mediazione raggiunta tra la posizione del Pd che premeva per il rinvio della riapertura dal 15, e quella di M5S e Iv che puntavano alla ripartenza il 7. Ma non in tutte le Regioni sarà così, molti i presidenti che hanno già preso decisioni più “drastiche” per evitare una risalita dei contagi.

Friuli-Venezia-Giulia Dad fino al 31 gennaio – “La scuola – dice Massimiliano Fedriga presidente del Friuli-Venezia-Giulia – deve rappresentare una priorità, ma la si tutela se si comincia e si finisce l’anno scolastico in presenza, non se si fanno ‘stop and go’ continui”. Per questo in Friuli le scuole superiori rimarranno con la didattica a distanza fino a fine gennaio. 

Veneto Dad fino al 31 gennaio – Stessa linea mantenuta dal confinante Veneto. “Non mi sorprende che la ministra Azzolina si batta per la riapertura – dice il governatore del Veneto Luca Zaia – ma in questo momento non è prudente. La situazione sta degenerando e bisogna rispondere con misure ad hoc”. 

Liguria 11 gennaio – Per Giovanni Toti, che guida la Liguria “sarebbe insensato mandare a scuola i nostri ragazzi giovedì e venerdì per poi chiudere di nuovo lunedì nel caso dovessimo avere di nuovo parametri negativi”. 

Lazio ipotesi 18 gennaio – Anche nel Lazio si prende in considerazione l’ipotesi di spostare la data di apertura delle scuole superiori al 18 gennaio, ma le decisioni definitive devono ancora essere prese. 

Marche e Puglia ipotesi allungamento chiusura – Così pure nelle Marche, dove l’orientamento è riaprire il 1 febbraio. Anche in Puglia non e’ escluso un rinvio delle lezioni in presenza.

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Covid, Cdm vara la nuova stretta: no a spostamenti tra Regioni fino al 15 gennaio, weekend zona arancione in tutta Italia

martedì, Gennaio 5th, 2021

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto legge con le nuove misure anti-Covid che saranno in vigore dal 7 al 15 gennaio. Il weekend del 9-10 sarà in zona “arancione” per tutta l’Italia, mentre negli altri giorni sarà in vigore una fascia “gialla rafforzata” con lo stop agli spostamenti tra le Regioni. Scontro sulla riapertura delle scuole: la mediazione finale cade sull’11 gennaio.

Scuola, Franceschini chiede il rinvio Nel corso della riunione notturna per dare il via libera al nuovo decreto, il terreno dello scontro è ancora una volta la scuola. Dopo una giornata di tensione tra governo e Regioni sulla data del 7 gennaio il capodelegazione del Pd, Dario Franceschini, propone di rinviare l’apertura almeno a partire dal 15 gennaio. Le ministre di Italia Viva non ci stanno così come la titolare dell’Istruzione Lucia Azzolina. E nel mirino del M5S, ad un certo punto, finisce anche il ministro dei Trasporti Paola De Micheli. Leggi Anche

Regioni in ordine sparso sulla riapertura delle scuole, appello della Azzolina: “Riflettete sullo slittamento”

Iv: “Caos inaccettabile” Franceschini pone il tema come una “questione politica”. “Il rinvio è segno di un caos inaccettabile. Non si doveva arrivare a questo punto quando lo abbiamo detto da mesi che le scuole avrebbero riaperto a gennaio”, sbottano le ministre renziane Teresa Bellanova e Elena Bonetti proprio mentre in tv Matteo Renzi torna ad attaccare frontalmente il premier Giuseppe Conte. Il clima si fa tesissimo. E il M5S se la prende anche con De Micheli. “L’organizzazione dei trasporti è stata totalmente assente”, sottolinea una fonte di governo pentastellata.

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