Archive for Gennaio, 2021

Recovery, per Roma dieci miliardi. Cambia il piano con più investimenti

lunedì, Gennaio 4th, 2021

di Andrea Bassi e Rosario Dimito

Il Recovery plan italiano cambia. Al ministero dell’Economia si è lavorato pancia a terra come se un domani (politicamente parlando), per il governo ci fosse. Roberto Gualtieri ha ripreso decisamente in mano la regia del piano rifocalizzandolo fortemente verso gli investimenti. Quando il Recovery è uscito da Palazzo Chigi, la quota per gli investimenti, quella che secondo tutte le simulazioni spinge maggiormente la crescita, era del 60%. Il restante 40% destinato a incentivi. Questi ultimi saranno ridotti. Sarà ridimensionato il programma Transizione 4.0 (usciranno i superammortamenti che finanziano beni tradizionali), saranno ridimensionate altre voci e usciranno di scena tutti quei micro progetti di poche decine di milioni di euro di valore di cui era stato imbottito il documento.

Nel documento che dovrebbe essere consegnato oggi a Palazzo Chigi, invece, saranno decisamente aumentati i fondi per altri capitoli: infrastrutture, nuove industrie, digitale, acciaio verde, Alta velocità, porti. Un’attenzione maggiore sarà data alle infrastrutture, da Roma in giù. Si andrà oltre il 34% degli investimenti dedicati al Mezzogiorno, oltre cioé quello che spetta di diritto al meridione in base alla quota di popolazione residente. Un parametro del resto insufficiente a recuperare quel deficit di strade, ferrovie, reti digitali, accumulato in decenni di mancati investimenti da parte dello Stato. La percentuale salirà, dunque, fino ad avvicinarsi al 40%. Significa che per ogni 10 euro di nuovi investimenti pescati dai 209 miliardi del Recovery, 4 saranno indirizzati verso Sud.

Da Roma in giù si diceva. In realtà la Capitale avrà, finalmente, un capitolo dedicato. Una scelta obbligata che ha voluto Gualtieri in prima persona, dopo i segnali inequivocabili che sono arrivati dal Parlamento. Prima c’era stato il voto unanime sull’emendamento alla manovra di bilancio per istituire una cabina di regia tra Palazzo Chigi, Campidoglio, Tesoro e Vaticano sul Giubileo del 2025. Una sorta di camera di compensazione per lasciare al prossimo sindaco, chiunque esso sia, un lavoro avviato così come proposto dal deputato Dem Claudio Mancini. Poi c’era stato il voto, ancora una volta unanime, sull’ordine del giorno, a prima firma di Giorgia Meloni, con il quale il Parlamento ha impegnato il governo a dotare la Capitale di maggiori risorse e di maggiori poteri così come previsto dalla legge 42 mai attuata. Nel Recovery, insomma, sarà inserito un capitolo ad hoc per il Giubieo. Lo stesso Papa Francesco avrebbe fatto sapere a Gualtieri che ritiene l’evento importante non solo per la Chiesa Cattolica, ma anche un’occasione per rilanciare i progetti della Città eterna. Ma pare che Francesco abbia evidenziato la necessità che il capitolo-Roma non si esaurisse con il Giubileo.

Rating 3.00 out of 5

Conte ter, ora si tratta: Di Maio con Orlando i vice e delega servizi a un tecnico

lunedì, Gennaio 4th, 2021

di Emilio Pucci

Renzi continua a rimandare la palla nel campo del premier ma i toni non sono più quelli dell’ultimatum. Se il presidente del Consiglio decidesse di non arroccarsi, da Italia viva arriverebbe l’ok ad un Conte ter. «Ma solo se prende un’iniziativa, altrimenti il 7 gennaio le nostre ministre si dimettono e si volta pagina», continuano a ripetere i big renziani. Il presidente della Repubblica resta alla finestra, come ovvio non intende far sentire la sua voce. Ma nel discorso di fine anno ha richiamato tutte le forze politiche ad evitare un corto circuito, nella certezza che soluzioni abborracciate non bastino in caso di crisi ad evitare il voto. E qualcosa, forse, si sta muovendo.

Giuseppe Conte, governo in crisi: si va a elezioni? Matteo Renzi pronto a trattare

Il premier innanzitutto vuole un confronto sul Recovery plan. La sua intenzione è quella di sottoporre la bozza che verrà recapitata dal ministro Gualtieri alle forze di maggioranza, e solo dopo convocare un Consiglio dei ministri. E’ il primo segnale che la sfida è rimandata. Il secondo è che il Capo dell’esecutivo ha rinviato ogni redde rationem al Senato, non ci sarebbero i numeri, anche se una parte M5s e di ex pentastellati ancora lavora ad un fortino anti-Renzi, al grido di “o Conte o morte”. Il terzo segnale della possibilità di un disgelo nei prossimi giorni arriva dalle trattative in corso per il rafforzamento dell’esecutivo.

Il presidente del Consiglio ha aperto ad un governo ‘politico’. Sulle caselle si sta discutendo. Con l’eventualità, per esempio, che un esponente renziano vada al Viminale, che il Mit possa essere spacchettato, lasciando ad Iv il capitolo delle grandi opere. E che il vice segretario dem Orlando possa ricoprire il ruolo di vice premier con Di Maio. Sul tavolo anche l’ipotesi che Conte ceda la delega sui Servizi. Affidandola a Vecchione, attuale capo del Dis che verrebbe nominato sottosegretario (ma Pd e Iv sarebbero contrari) o ad un tecnico (si fa il nome, ma è una possibilità remota, dell’attuale sottosegretario Turco).

Ma le incognite restano. Perché Conte vuole ancora capire quanto Renzi voglia alzare il tiro. Il Pd da tempo gli chiede di prendere una iniziativa politica e potrebbe essere accontentato con la convocazione di un tavolo con i capi delegazione. Conte però allo stesso tempo continua a non fidarsi. Teme che aprendo il vaso di Pandora possa finire impallinato. Del resto un eventuale passaggio parlamentare con una nuova fiducia non sarebbe certamente facile. I pontieri stanno cercando di sbloccare lo stallo, di costruire un percorso blindato. Ma in ogni caso la prospettiva delle urne è sempre più lontana, nonostante il presidente del Consiglio nei giorni scorsi abbia ventilato l’ipotesi di una sua lista, con un accordo Pd-M5s-Leu alle urne.

Rating 3.00 out of 5

Sondaggi politici: centrodestra prima coalizione, M5S in crisi, Pd stabile. Alto il consenso di Conte

lunedì, Gennaio 4th, 2021
Sondaggi politici: centrodestra prima coalizione, M5S in crisi, Pd stabile. Sempre alto in consenso di Conte

Non è stato un anno come gli altri, il 2020 appena trascorso. Nemmeno dal punto di vista politico, nemmeno dal punto di vista del clima d’opinione. Sembrano passati ben più di dodici mesi dall’inizio dello scorso gennaio. Il centrodestra si affermava come la maggioranza nel Paese, e dopo aver conquistato l’Umbria dichiarava aperta ufficialmente la partita per la conquista della regione rossa per definizione, l’Emilia-Romagna: proprio per la carica simbolica data alla contesa, la successiva vittoria del centrosinistra ci porta a individuare il governatore Bonaccini come uno dei leader emergenti. APPROFONDIMENTI

Giuseppe Conte, governo in crisi: si va a elezioni? Matteo Renzi pronto a trattare


Sempre esattamente un anno fa, il governo giallorosso non viveva un inizio di mandato felice: sommerse dai voti leghisti alle regionali umbre nella prima prova di alleanza elettorale, le leadership di Pd e 5 Stelle sembravano indebolite.


La pandemia


Poi, con l’avvento della pandemia è cambiato tutto. E anche l’Italia (o meglio, soprattutto l’Italia) ha scoperto la solidarietà nazionale: l’effetto rally round the flag, ovvero la tendenza dell’opinione pubblica a stringersi attorno all’esecutivo nei momenti di crisi, nel nostro Paese è stato più forte che altrove. Ne ha beneficiato il governo, e ne ha beneficiato soprattutto Giuseppe Conte, che nella fase più acuta della crisi ha goduto di consensi elevatissimi. Ma anche altre istituzioni fino a quel momento meno visibili, come le Regioni, con i governatori spinti da una inusuale centralità mediatica: Zaia, Bonaccini e De Luca sono oggi veri leader nazionali.

Mosse urgenti/ Meno favori e più riforme, la via obbligata per la ripresa


La partita tra Salvini e Meloni


Il centrodestra è ancora la prima coalizione, nonostante fare opposizione non sia facile in tempi di clima da unità nazionale. Forse per questo la Lega nel corso dell’anno è calata: a gennaio per la Supermedia di YouTrend per Agi era al 30,8%, oggi è al 23,7%. I voti persi da Salvini sono stati in parte recuperati da Fratelli d’Italia: il partito della Meloni è passato dal 10,7% di inizio anno al 16,2%, e punta a contendere la leadership del centrodestra al Carroccio.

Rating 3.00 out of 5

Per un Paese normale serve un governo normale

lunedì, Gennaio 4th, 2021

di Carlo Verdelli

Come tanti amori naufragati per la violenta rottura di ritmi di vita consolidati, anche la famiglia politica in capo alla nostra comunità, quella che dovrebbe tirarci fuori da questo tunnel, sta scoppiando e nel modo peggiore. Il coronavirus ringrazia e segna un altro punto a favore nella sua devastante campagna d’Italia: un Paese che ha perso le poche certezze che aveva, che ancora non sa quanti studenti andranno a scuola il 7 gennaio, che ormai va in confusione ad ogni cambio di colore sulla mappa, ieri rossa, domani arancione, poi gialla per due giorni, a seguire un weekend di serrata ma il 18 riaprono le piste da sci, forse.

Con 75 mila morti e più di mezzo milione di ancora positivi (a fine settembre erano 10 volte meno), un governo normale non perderebbe un secondo in chiacchiere e rimanderebbe le piccole grandi manovre di palazzo a momenti meno fatali. Con le più carenti provviste di vaccini e una delle più basse percentuali di vaccinati al mondo, un governo normale farebbe un rapido esame di coscienza e si butterebbe a recuperare il tempo sprecato. E invece l’onnipresente commissario a tutto, l’ineffabile Arcuri, candidamente comunica che no, non è ancora stato deciso quanti e dove saranno i centri per l’iniezione anti Covid. L’Europa aveva chiesto un piano in materia per ottobre 2020, ma per noi non è mai troppo tardi, anche se in realtà è già tardissimo. Ancora, con un programma per ottenere i soldi del Recovery fund da presentare entro febbraio, pena perdere anche i 27 miliardi di inizio lavori, un governo normale sceglierebbe (avrebbe già scelto) i cardini su cui farlo poggiare senza estenuanti mediazioni.

Il problema numero uno è che non abbiamo un governo normale, non lo è mai stato dalla sua genesi, ha trovato un senso nella gestione della prima emergenza, l’ha perso durante l’estate dell’irresponsabilità e da allora non l’ha più recuperato. Il problema numero due è che una crisi politica in questo tempo e in queste condizioni ci renderebbe improbabili agli occhi dell’Europa, alimentando in sovrapprezzo quella disunità d’Italia di cui l’unico che sembra seriamente preoccuparsi è il presidente Mattarella.

È il momento dei costruttori, ha detto nel discorso di fine anno, e tutti i demolitori si sono complimentati con lui. Un’altra cosa ha aggiunto, il capo dello Stato, a beneficio di chi immagina incastri di potere che comprendano il Quirinale: non contate su di me, questo è il mio ultimo anno. Il che si porta dietro il terzo problema che abbiamo: il tempo per una soluzione che contempli eventuali elezioni, complicate dal virus che non recede, sarebbe da qui ad agosto, inizio del semestre bianco. Altrimenti, bocce ferme fino al 2022. Che ne sarà di noi da qui ad allora? Che ne sarà di un Paese con un debito pubblico al 160 per cento, una disoccupazione crescente sia nell’impiego in chiaro sia in quello tra il grigio e il nero, una povertà galoppante e una pandemia che non promette di arrendersi nel breve?

Rating 3.00 out of 5

Vaccini Covid, oggi parte la vera prova vaccinazioni

lunedì, Gennaio 4th, 2021

di Alessandro Trocino

Vaccini Covid, oggi parte la vera prova vaccinazioni

ROMA – Ferie, personale, disorganizzazione. Le ragioni della falsa partenza della vaccinazione contro il Covid-19 sono diverse, ma la vera partita comincia oggi, quando le Regioni proveranno ad accelerare con la prima giornata ufficiale dedicata al personale sanitario e alle Rsa. Fino a ieri sera risultavano 114.349 vaccinazioni, su 469.950 dosi consegnate. A marzo comincerà la vaccinazione degli anziani: fase ancora avvolta in una nebulosa perché soggetta a troppe variabili, a cominciare dalla quantità di vaccini che sarà disponibile.

Allarme in Lombardia

Nel corso del vertice tra il premier, i capidelegazione e i membri del Cts ieri sera si è espressa «preoccupazione» per i ritardi, a cominciare da quello della Lombardia. Oggi il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, presiederà il Comitato dell’ordine e della sicurezza Pubblica, per valutare la situazione, insieme al commissario Domenico Arcuri. I primi dati vedono la Lombardia in chiara difficoltà, surclassata da regioni come il Lazio, pronte a rivendicare il primato. La Lombardia si difende, spiegando che non poteva richiamare i medici dalle ferie e annuncia da oggi 6.000 vaccinazioni al giorno nei 65 hub regionali, che dovrebbero salire a 10-15 mila entro pochi giorni. Ancora troppo poco per il sindaco di Varese Davide Galimberti, che attacca: «Numeri inaccettabili, siamo i peggiori in Italia».

Le tre più in ritardo

Le regioni più in ritardo sono Sardegna, Abruzzo e Calabria. L’amministrazione governata da Christian Solinas non sembra avere fretta e annuncia che partirà il 7 gennaio. Più complesse le cause del ritardo della Calabria. Le spiega il responsabile Covid Antonio Belcastro: «Ci sono diverse ragioni. Le festività, la scarsità di personale e la scarsa volontà di collaborare di alcuni commissari di aziende pubbliche ospedaliere». Già, perché con l’arrivo del nuovo commissario Guido Longo, ci sarà nei prossimi giorni un ricambio quasi completo dei vertici. Belcastro denuncia carenza di personale e annuncia l’accordo con il Rotary Club: «Ci metterà a disposizione 125 medici gratuitamente». Poi rassicura: «Riusciremo a metterci alla pari».

In Liguria

La Liguria è solo al 16,2 per cento di copertura delle dosi arrivate, ma il governatore Giovanni Toti annuncia che da oggi ne saranno somministrate 2mila al giorno. Filippo Ansaldi, direttore della prevenzione e sub-commissario dell’ente ligure Alisa, rassicura: «Abbiamo al lavoro 54 medici, 166 infermieri, 28 operatori sanitari e 56 amministrativi, in 56 linee di produzione. Ferie? Da tempo immemore qui non si fanno né sabati né domeniche. Gli allarmismi sono eccessivi. Presto arriveremo allo standard del 70 per cento». Cifra non casuale, perché tra le prime indicazioni del commissario Domenico Arcuri c’era quella di accantonare un «tesoretto» del 30 per cento di dosi, per la seconda vaccinazione, nel caso di ritardi nella consegna.

Rating 3.00 out of 5

Renzi: «Aspettiamo Conte al Senato. Le elezioni? Tutti sanno che non si andrà a votare»

lunedì, Gennaio 4th, 2021

di Maria Teresa Meli

Senatore Matteo Renzi, ritira la delegazione di Italia viva al governo?
«Le ministre Bellanova e Bonetti e il sottosegretario Scalfarotto sono persone serie. Stanno al governo perché hanno delle idee, non per vanagloria. Se queste idee non piacciono, noi non siamo come gli altri: le poltrone le lasciamo. Capisco che in tempi di populismo ciò suoni stravagante, ma si può fare politica anche senza incarichi istituzionali. Oggi tocca al premier decidere se ciò che abbiamo detto su vaccini, Mes, cantieri da sbloccare, scuola e cultura, è degno di nota oppure no».

Pare che il premier abbia cambiato atteggiamento e voglia siglare un accordo con lei.
«Non so da cosa derivi questa sua impressione. So che l’ultimo giorno dell’anno l’avvocato Conte ha disertato il Senato dove stavamo discutendo una legge di Bilancio da approvare in 24 ore, senza possibilità di fare emendamenti pena l’esercizio provvisorio. Siamo stati costretti a questo scandalo dai ritardi dell’esecutivo e tutto il Senato ha espresso il proprio rammarico per la mortificazione del Parlamento. In quel momento il presidente anziché venire in Aula a scusarsi, ha scelto di fare una conferenza stampa senza aspettare nemmeno per garbo che i senatori finissero il lavori. E in quella conferenza stampa — ironia della sorte — Conte ha risposto alle sollecitazioni di Italia viva, dicendo: “Ci vediamo in Parlamento”. Vediamoci in Senato, allora, che posso dire di più?».

Pensa che il premier puntasse ad avere il soccorso di un gruppo di «responsabili», transfughi dall’opposizione?
«Sì. Ci hanno provato e la risposta molto secca dei gruppi che fanno riferimento al segretario Cesa e al presidente Toti ha indebolito il progetto. Alla fine il soccorso all’operazione “responsabili” è arrivato solo dalla senatrice Mastella che è stata generosa pensando a ciò che i grillini avevano detto su di lei e sulla sua famiglia in passato. Generosità non sufficiente, forse, a garantire le strategie dei pensatori di riferimento del premier, taluni editorialisti che gli suggerivano di sostituire Italia viva. Se vogliono un confronto parlamentare noi ci siamo: si chiama democrazia e di democrazia non è mai morto nessuno».

Rating 3.00 out of 5

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 3 gennaio: 14.245 nuovi casi e 347 morti

domenica, Gennaio 3rd, 2021

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 3 gennaio: 14.245 nuovi casi e 347 morti

In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 2.155.446 persone (compresi guariti e morti) hanno contratto il virus Sars-CoV-2: i nuovi casi sono 14.245, +0,7% rispetto al giorno prima (ieri erano +11.831), mentre i decessi odierni sono 347, +0,5% (ieri erano +364), per un totale di 75.332 vittime da febbraio. Le persone guarite o dimesse sono 1.503.900 complessivamente: 14.746 quelle uscite oggi dall’incubo Covid, +1% (ieri erano +9.166). E gli attuali positivi — i soggetti che adesso hanno il virus — risultano essere in totale 576.214, pari a -848 rispetto a ieri, -0,1% (ieri erano +2.295). La flessione degli attuali positivi di oggi — con il segno meno davanti — dipende dal fatto che i guariti, sommati ai decessi, sono in numero maggiore rispetto ai nuovi casi.

I cittadini vaccinati sono oltre 84 mila, per la precisione 84.730 secondo i dati del 3 gennaio forniti alle ore 13, come indica il «Report vaccini anti Covid-19» in continuo aggiornamento sul sito del governo e consultabile qui.

I tamponi sono stati 102.974, ovvero 35.800 in più rispetto a ieri quando erano stati 67.174. Mentre il tasso di positività è del 13,8% (l’approssimazione di 13,833%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti più di 13 sono risultati positivi; ieri era del 17,6%. Qui la mappa del contagio in Italia.

Più contagi in 24 ore rispetto a ieri, a fronte di più tamponi. Con questo numero di nuove infezioni — quando la vaccinazione è in atto — non si può ancora riprendere il contact tracing. Il dato da tenere d’occhio è il rapporto di casi su tamponi (il tasso di positività) che indica quanti casi si trovano per ogni 100 test. Abbiamo visto che quando si fanno meno analisi questa percentuale tende ad aumentare perché si fanno test più mirati. Oggi, con più tamponi il tasso scende al 13,8% dal 17,6% di ieri, ma è comunque alto: deve andare sotto il 10% per poter controllare l’epidemia.

Rating 3.00 out of 5

Covid, dottoressa positiva dopo il vaccino: «Lo rifarei e farò il richiamo». Perché succede e perché non c’è da preoccuparsi

domenica, Gennaio 3rd, 2021

di Salvo Toscano e Laura Cuppini

Covid, dottoressa positiva dopo il vaccino: «Lo rifarei e farò il richiamo». Perché succede e perché non c'è da preoccuparsi

Meno di una settimana dopo aver ricevuto il vaccino Pfizer risulta positiva al coronavirus. Si tratta di Antonella Franco, direttore del reparto Malattie Infettive dell’ospedale Umberto I di Siracusa, che adesso è ricoverata nel suo stesso reparto. Sei giorni fa era stata vaccinata a Palermo, tra le primissime persone in Sicilia.

Contenere gli effetti patogeni

«Sono risultata positiva al Covid ma rifarei il vaccino e farò il richiamo che rappresenta l’unica grande opportunità che abbiamo per vincere questa battaglia — fa sapere la dottoressa Franco —. Se non l’avessi fatto, il virus indisturbato mi avrebbe arrecato magari un danno irreversibile. Proprio il vaccino, che produce una proteina spike che aiuta a formare gli anticorpi e blocca la progressione del virus, contribuirà a bloccare la replicazione e a contenere gli effetti patogeni. Prima di fare il vaccino avevo eseguito più di un tampone ma il virus molto probabilmente era ancora in incubazione» conclude Antonella Franco. È scattato il monitoraggio anche per i contatti, a partire dalle persone che erano a bordo del pullman per la trasferta e quelle che la dottoressa ha incontrato durante le procedure per le vaccinazione.

Persone infettate anche nei trial

Sappiamo che l’immunizzazione avviene solo dopo qualche settimana dall’inoculazione della seconda dose del vaccino. «Anche negli studi clinici si sono infettate persone dopo la prima dose proprio perché la risposta immunitaria non è ancora completamente protettiva: negli articoli scientifici è chiaramente riportato. E lo diventa soltanto dopo la seconda dose. Questa è una delle ragioni per non abbandonare comportamenti responsabili dopo essere stati vaccinati» conferma Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità.

Protezione dopo la seconda dose

È bene ricordare che chi riceve il vaccino può risultare positivo e che questo non ha alcuna conseguenza sull’efficacia del siero. Perché non c’è da preoccuparsi? Prima di tutto è da chiarire che la protezione dal coronavirus dopo i primi giorni dall’inoculo non è immediata: aumenta nel tempo ed è «completa» una settimana dopo l’inoculo della seconda dose (che avviene a distanza di 21 giorni dalla prima). Quindi nei primi giorni dopo il vaccino, come avviene anche con gli altri vaccini, non si è protetti. La raccomandazione, per chi riceve il vaccino, è quella di mantenere le misure prudenziali, a partire dalle mascherine, anche una volta vaccinati.

Rating 3.00 out of 5

Vittorio Sgarbi contro Sergio Mattarella: “Ritardo vaccini? Un altro presidente della Repubblica avrebbe già fatto un nuovo governo”

domenica, Gennaio 3rd, 2021

Spara ad alzo zero, Vittorio Sgarbi. Apre il fuoco contro il governo e contro Sergio Mattarella. Ad innescarlo, i vaccini e i ritardi della campagna in Italia. Così, su Twitter, il critico d’arte apre il fuoco: “Dopo tre giorni di inoculi siamo a 67.341 su 479.700 dosi – premette citando quelle che sono le cifre ufficiali diffuse dalle autorità -. Il fallimento di questo Governo è nei numeri. Un altro Presidente della Repubblica, invece di prendersela con chi tutelerebbe illusori interessi di parte, avrebbe già agevolato un nuovo Governo”, conclude Vittorio Sgarbi. Un riferimento, quest’ultimo, durissimo contro il capo dello Stato (di cui Sgarbi cita anche alcune parole pronunciate nel discorso di fine anno).

LIBERO.IT

Rating 3.00 out of 5

Ambiente, addio 2020: 5 buone notizie che fanno ben sperare

domenica, Gennaio 3rd, 2021

E’ stato un anno di cattive notizie, anche per l’ambiente. Il 2020 è iniziato con i roghi australiani, conseguenza del riscaldamento globale e causa di ulteriori emissioni di CO2. E’ continuato con eventi meteo estremi che hanno fatto migliaia di vittime e miliardi di danni. Ma potrebbe anche essere l’anno della svolta nella lotta ai cambiamenti climatici, forse proprio grazie alla pandemia da Covid-19 che ha colpito tutti i continenti: l’emergenza coronavirus ha indotto politici e opinione pubblica a un ripensamento su stili di vita e rapporto con la Natura. Vedremo quanto duraturo. E tuttavia ci sono state anche delle vere buone notizie per il pianeta. Ecco quali.

Clima, gli obiettivi raggiunti o no dai paesi dell’Accordo di Parigi del 2015

di Claudio Gerino

Il Green Deal europeo. Annunciato dalla presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen alla fine del 2019, l’ambizioso progetto Ue ha mosso i suoi primi passi nel 2020, complice proprio la pandemia. Lo strumento finanziario individuato dall’Europa per aiutare i Paesi membri più duramente colpiti dal coronavirus, il Next Generation Eu, prevede che il 70% dei fondi erogati da Bruxelles siano spesi per la conversione delle economie da un modello basato sui combustibili fossili a uno basato sulle energie rinnovabili. Vale anche per i 209 miliardi destinati all’Italia.

Clima, attenta Italia: stai rallentando sulla strada della decarbonizzazione.

E alla fine dell’anno, era ormai inizio dicembre, i capi di Stato e di governo europei, hanno accettato di fare uno sforzo in più, impegnandosi a tagliare del 55% le emissioni entro il 2050.

L’accordo di Parigi compie 5 anni. Ecco cosa prevede

La lezione della pandemia. Il lockdown imposti in tutto il mondo a partire da gennaio hanno prodotto un crollo delle emissioni di CO2 del 7% rispetto al 2019. Ma non è questa la buona notizia: finita l’emergenza si tornerà a produrre, a viaggiare, dunque a emettere gas serra. Il coronavirus però ci ha insegnato quanto le nostre società siano vulnerabili a certe emergenze “naturali”. Ci ha insegnato che dobbiamo riprogettare le economie perché siano resilienti (non a caso il piano europeo accanto al termine recovery, che tanto piace alla politica italiana, affianca il da noi ignorato resilience).

Rating 3.00 out of 5
Marquee Powered By Know How Media.