Archive for Gennaio, 2021

Arrestato il figlio del ristoratore ucciso a Dalmine

domenica, Gennaio 3rd, 2021

DALMINE (BG). I carabinieri del Comando Provinciale di Bergamo hanno arrestato questa mattina Francesco, il figlio 34enne di Franco Colleoni, il ristoratore ed ex segretario della Lega Nord provinciale, trovato senza vita ieri nel suo ristorante di Dalmine. Da subito gli investigatori avevano detto di indagare in tutte le direzioni, perché non convinti dall’ipotesi di una rapina finita male. Ristoratore ucciso nel cortile di casa nel Bergamasco

L’attività di polizia giudiziaria svolta ininterrottamente dal momento dell’omicidio dai carabinieri ha permesso di accertare che nella mattinata di ieri dopo l’ennesimo diverbio per la riapertura del loro ristorante, padre e figlio, cuoco del locale, hanno avuto una colluttazione nel corso della quale il figlio ha percosso violentemente il padre facendolo cadere a terra e facendogli sbattere la testa su una pietra del cortile. Il presunto movente è nei cattivi rapporti familiari e in quelli legati alla gestione del ristorante di famiglia, che sembra non navigasse in buone acque. Una situazione difficile sulla quale si sono abbattute le difficoltà portate dalla pandemia. Dalmine, omicidio Franco Colleoni, il ricordo dei leghisti e lo stupore di sindaco e vicini: “Qui non c’è criminalità”

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«Carmeli’ mi vuoi sposare?»: la proposta di matrimonio è sulla tuta anti-Covid

domenica, Gennaio 3rd, 2021

“Carmelì, mi vuoi sposare?” col pennarello sulla tuta anti-Covid l’infermiere in servizio all’ospedale di Ostuni, che ha chiesto così la mano della sua fidanzata.

IL MESSAGGERO

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Terza ondata, medici britannici: «Il peggio deve arrivare». Lo scenario choc (nonostante il vaccino)

domenica, Gennaio 3rd, 2021

di Claudia Guasco

Una nuova ondata dell’epidemia che metterà sotto pressione il sistema sanitario di tutto il Regno Unito. C’è allarme tra i medici britannici per la veloce diffusione della variante del Covid in tutto il Paese, non solo nel sud dell’Inghilterra. Tutti gli ospedali, avvertono, devono prepararsi ad affrontare una situazione di emergenza in termini di ricoveri. «Non c’è dubbio che il Natale avrà ripercussioni negative e anche la nuova variante avrà un grande impatto. Sappiamo che è più contagiosa, più trasmissibile, quindi penso che i grandi numeri che stiamo vedendo nel sud-est, a Londra, nel sud del Galles, si rifletteranno nel prossimo mese, o in due mesi, nel resto del Paese», avverte il professor Andrew Goddard, del Royal college of physicians, alla Bbc. APPROFONDIMENTI

Gran Bretagna, «vaccinato un milione di persone». Johnson: più del resto d’Europa messo insieme

Contagi record

Ieri il Regno Unito ha registrato un nuovo record di contagi da Covid, 57.725 in ventiquattr’ore, il massimo dall’inizio della pandemia. È il quinto giorno di fila che si superano i 50 mila nuovi casi, l’Inghilterra si conferma l’area più in crisi e Yvonne Doyle, direttrice della Public health england, informa che «la trasmissione» del virus «è molto alta». Le statistiche più recenti nel Regno Unito hanno rilevato circa 24.000 ricoveri, un numero significativamente più alto del picco primaverile con 21.683 persone curate in ospedale. La pressione sulle strutture di Londra e del sud-est dell’Inghilterra è stata così forte che alcuni pazienti sono stati spostati fuori dall’area. Inoltre, è la previsione del professor Goddard, «sembra molto probabile che vedremo sempre più casi, ovunque le persone lavorino nel Regno Unito, e dobbiamo essere preparati per questo». Nonostante il vaccino, «il peggio deve ancora venire», spiegano i medici, per raggiungere il picco delle infezioni ci vorranno almeno altre due settimane mentre centinaia di pazienti iniziano il nuovo anno in terapia intensiva. Gli ospedali che ospitano malati Covid non hanno più letti e potrebbero essere costretti a trasferire i pazienti nelle Midlands o in altre zone, il personale in prima linea è in affanno perché molti hanno contratto il virus o sono stati costretti ad autoisolarsi dopo il contatto.

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Zona rossa, arancione: per le Regioni cambia il sistema dei colori. In arrivo parametri più duri

domenica, Gennaio 3rd, 2021

di Mauro Evangelisti

Il 7 gennaio si torna al sistema dei colori delle Regioni decisi sulla base dei 21 indicatori che valutano l’andamento dell’epidemia di Sars-CoV-2. Finisce il «periodo speciale», con i giorni rossi e arancioni uguali per tutti durante le feste di Natale. Ma come si riparte? Con il livello più basso di giallo ovunque, salvo che non si anticipi la riunione della cabina di regia, prevista per ora per venerdì 8 gennaio, quando si stileranno le nuove pagelle e decideranno i nuovi colori. Infine, il 15 gennaio scade il provvedimento del governo che regola il sistema e i 21 indicatori potrebbero essere rivisti. Non solo nella direzione chiesta dalle Regioni, che spingono per inserire anche i tamponi rapidi quando si valuta la capacità di fare tracciamento. Al Ministero della Salute si sono accorti che avere fissato a 1,25 il livello minimo dell’Rt (l’indice di trasmissione del virus) per entrare nello scenario 3 con possibile passaggio a fascia arancione e a 1,50 per lo scenario 4 e la fascia rossa, può essere poco efficace. Si rischia di intervenire tardi, quando una regione è ormai in difficoltà. Il caso del Veneto, in fondo, dimostra i limiti del meccanismo.

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Resilienza


La regione di Zaia ha visto una diffusione del virus molto intensa, eppure, proprio per il sistema dell’Rt, ma anche per una buona risposta del sistema sanitario locale, è sempre rimasta gialla e questo potrebbe non averla aiutata. Nell’ultimo report del 31 dicembre l’Rt puntuale era a 1,07, certo allarmante perché sopra il livello critico di 1, ma non tale da fare scattare la fascia arancione. L’8 gennaio si valuterà l’evolversi della situazione, ma la procedura nelle settimane successive sarà rivista. I tecnici ipotizzano di abbassare a 1,1 il valore dell’Rt che prevede le contromisure, andando però a equilibrare questo dato con quello dell’incidenza, vale a dire il numero di nuovi casi positivi ogni 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni. Il valore virtuoso prevede di restare sotto a 50, oggi l’Italia è a 305, il Veneto a 968, il Lazio a 285, l’Abruzzo a 168, l’Umbria a 196, le Marche a 293, la Campania a 179 e l’Emilia-Romagna a 412, per fare alcuni esempi.

Circolare

Sintetizzando: il sistema dei colori, per affrontare i mesi delicati fino a primavera, sarà reso più rigido, rendendo più tempestivo il ricorso alle fasce arancioni e rosse per le regioni in difficoltà. In parallelo, tra domani e dopodomani, il Ministero della Salute emanerà una circolare che farà ordine nel sistema dei tamponi rapidi antigenici. Ormai la valutazione del tasso di positività, sul totale dei casi testati, è totalmente disomogenea da Regione a Regione, perché non tiene conto, nei calcoli, proprio dei rapidi. Alcuni esempi: Lazio e Veneto sono tra le Regioni che ne eseguono di più al giorno, rispettivamente 40.000 e 60.000.

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Renzi, tam-tam continuo “Il 7 ritiro le ministre”

domenica, Gennaio 3rd, 2021

Pasquale Napolitano

Matteo Renzi ignora l’appello del capo dello Stato Sergio Mattarella e va allo scontro finale con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte: via i ministri di Italia Viva dal governo.

Il senatore di Rignano fa sapere che il 7 gennaio prossimo annuncerà l’addio della delegazione Iv, i ministri Teresa Bellanova (Agricoltura) e Elena Bonetti (Famiglia), all’esecutivo Conte. È la risposta al guanto di sfida («Se è crisi, vado in Parlamento») lanciato dal premier nella conferenza stampa di fine anno. Il tam tam si fa insistente nelle ultime ore: i renziani sono pronti a uscire dalla maggioranza. Renzi raccoglie la sfida di Conte e assesta uno schiaffo al Presidente della Repubblica. In occasione del discorso dell’ultimo dell’anno, il Colle ha spronato i partiti (in primis a Italia Viva) a «non inseguire vantaggi di parte». Di tutta risposta ieri, Renzi (destinatario del monito del capo dello Stato) – dalle pagine del Messaggero – ha rilanciato l’affondo: «Se Conte vuole la conta, lo aspettiamo in Parlamento. Conte ha detto che verrà in Parlamento. A mio giudizio ha sbagliato a chiudere così la verifica di governo. Ma se ha scelto di andare a contarsi in Aula accettiamo la sfida. Peraltro lo ha fatto dal pulpito di una conferenza stampa mentre il Senato votava per la prima volta una legge di bilancio il 30 dicembre senza possibilità di cambiarla. Uno scandalo istituzionale. Peccato che Conte abbia preferito evitare l’Aula per inseguire l’ennesima diretta tv». L’ex premier sguinzaglia contro Mattarella e Conte anche il capogruppo Iv alla Camera dei deputati: «Nel caso in cui ci saranno transfughi di Forza Italia che salveranno il governo nessuno di noi griderà allo scandalo, ma Iv continuerà il proprio lavoro dall’opposizione. Se il governo entra in crisi, Pd e 5Stelle sostengono che ci restano solo le urne. Il voto non è mai una minaccia», attacca Maria Elena Boschi in un’intervista a Repubblica. L’appello del capo dello Stato sembra caduto, dunque, nel vuoto. Soprattutto alla luce dell’annuncio (ormai è questione di ore) del ritiro della delegazione di ministri dall’esecutivo dal 7 gennaio.

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Dall’inciucio di palazzo alle elezioni: cosa succede se Renzi stacca la spina

domenica, Gennaio 3rd, 2021

Luca Sablone

Nelle prossime ore si deciderà il futuro del governo. L’esperienza giallorossa è giunta realmente al capolinea o la legislatura andrà avanti fino a scadenza naturale? Una domanda che si stanno ponendo gli stessi protagonisti dell’esecutivo, praticamente inermi di fronte allo stallo politico che si è creato dopo le pretese avanzate da Matteo Renzi: via la task force e ottenere il via libera al Mes, alle modifiche sui progetti del Recovery Fund e all’affidamento della delega sui servizi segreti a una persona che non sia lo stesso premier.

Una serie di richieste che ha mandato in tilt Giuseppe Conte, alle prese con la crescente insoddisfazione degli italiani nei suoi confronti e con la onnipresente ombra di una crisi nei prossimi giorni.

Sarà dunque un gennaio piuttosto movimento per il presidente del Consiglio, chiamato a non sprecare le occasioni dei fondi europei e a non fallire in alcun modo la campagna di vaccinazione. A questo si aggiunge anche l’onere di risolvere un intrigo di cui lui stesso si è reso colpevole, rintanandosi a Palazzo Chigi e distaccandosi da quella che è la situazione reale in cui versa il nostro Paese. L’avvocato si è detto disponibile ad accogliere le istanze delle forze di maggioranza. L’occasione utile sarà il primo Consiglio dei ministri che dovrebbe essere convocato entro il 7 gennaio.

Il rimpasto

L’allarme potrebbe rientrare solamente se verranno accolti i rilievi dei partiti che lo sostengono. Tra le ipotesi sul tavolo resta sempre quella del rimpasto, che porterebbe al rafforzamento dello scacchiere dei ministri (ecco chi potrebbe entrare e chi rischia di uscire) e magari prevedere – come nell’esecutivo gialloverde – la presenza di due vicepremier da affiancare a Conte.

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Lisa Montgomery: la storia della prima donna che sarà giustiziata in Usa da 70 anni

domenica, Gennaio 3rd, 2021
Lisa Montgomery (Ansa)

Lisa Montgomery (Ansa)

Washington – Tra dieci giorni, il 12 gennaio, gli Usa manderanno a morte Lisa Montgomery. Se l’applicazione della condanna avrà luogo, sarà la prima detenuta in un carcere federale a essere giustiziata in quasi 70 anni. Lisa Montgomery è anche l’unica donna attualmente nel braccio della morte nel Paese. 

Le è stata inflitta la pena capitale per un omicidio raccapricciante avvenuto nel Mossouri: secondo la giustizia americana nel 2004 aveva strangolato una donna incinta, aveva fatto nascere il suo bambino tagliando il pancione con un coltello da cucina e poi lo aveva rapito.

L’esecuzione era stata fissata per il mese scorso – riportano i media – ma era stata sospesa dopo che uno degli avvocati della donna si era ammalato di Covid. Il team legale della donna ha annunciato che avvierà una petizione per fermare l’esecuzione.

L’ultima donna giustiziata dal governo americano è stata Bonnie Heady, condannata a morte con la camera a gas nel Missouri nel 1953.

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Calenda silura Arcuri: piano irrealizzabile “Vaccinazione in stallo senza personale”

domenica, Gennaio 3rd, 2021

di ANTONELLA COPPARI

Promesse al vento. Cifre alla mano, Carlo Calenda demolisce il piano di vaccinazione che definisce “velleitario”, boccia il governo sul Recovery plan (“una lista di buone intenzioni”) né le manda a dire sulla riapertura delle scuole dopo l’Epifania: “La didattica in presenza è possibile solo se gli ingressi sono scaglionati. Non mi pare che gli insegnanti abbiano accettato ovunque questo principio”. In uno scenario “disastroso” per il Paese, il leader di Azione riprova a suonare la campana dell’ultimo giro lanciando un appello a tutti i leader: “Mettetevi a sedere attorno a un tavolo e date vita a un governo di pacificazione nazionale”.

Onorevole Calenda, il ministro Speranza ha promesso 13 milioni di vaccinati entro marzo. Un traguardo raggiungibile, malgrado un avvio a rilento?

“Assolutamente no. Stiamo parlando di 26 milioni di dosi somministrate, che significa 300mila al giorno. Per questo lavoro, occorrono 18mila persone tra medici e infermieri”.

Il governo ha stanziato risorse per l’assunzione di 3mila medici e 12mila infermieri.

“Al momento ne abbiamo 2850. E questo perché solo il 16 dicembre Arcuri ha fatto il bando per questi 15mila sanitari in più. Intanto bisogna vedere se si trovano, poi bisogna formarli. Ancora: bisogna individuare posti per le vaccinazioni, non bastano gli ospedali. E serve un sistema informatico adeguato per monitorare lo stato dell’arte. Di fronte a tutte queste carenze, ritengo il piano del governo velleitario”.

Non si può rimediare?

“È difficile: le operazioni andavano fatte tre mesi fa. Dato per scontato il ritardo accumulato, è necessario intervenire per ’far parlare’ tra loro le piattaforme vaccinali che tutte le regioni hanno ma l’una scollegata dall’altra. E poi bisognerebbe verificare se possono essere utilizzati nelle vaccinazioni 40mila dottori di medicina generale, dotandoli naturalmente dei supporti necessari”.

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Germania choc, lotterie nelle case di riposo per stabilire chi deve essere vaccinato

domenica, Gennaio 3rd, 2021

Una vera e propria lotteria per decidere chi vaccinare tra gli anziani. È quello che sta accadendo in molte case di riposo in Germania dove per ovviare alla carenza di dosi si è deciso di estrarre a sorte i nomi di chi sarà vaccinato per primo. Un metodo decisamente poco scientifico a scapito di una delle categorie, gli anziani che vivono nelle Rsa, più duramente colpite dal Covid. Ma soprattutto, un modo per evitare di prendere decisioni che sta inevitabilmente scatenando un fiume di polemiche. A far scoppiare il caso è stato proprio un esperto di politiche sanitarie: Lutz Stroppe, ex segretario di Stato alla sanità.  APPROFONDIMENTI

Vaccino, Francia al palo: 332 dosi in 5 giorni. Pelloux: «Stiamo facendo la figura dei fessi»

Che alle dieci del mattino ha scritto un tweet personalissimo: «Mia madre di 88 anni vive in una struttura per anziani a Francoforte. La vaccinazione contro il Covid è iniziata questa settimana. Le dosi non sono sufficienti, ora verrà estratto a sorte chi potrà essere vaccinato per primo. Descrivere i miei sentimenti è proibito dall’etichetta». La notizia del macabro lancio della monetina tra chi avrà più speranze di farcela e chi meno ha scatenato decine e decine di commenti facendo così emergere che quello di Stroppe non è affatto un caso isolato. 

Vaccino anti Covid a 46.030 italiani (3.338 agli anziani delle Rsa) Lazio regione più virtuosa

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Lotteria anche in Baviera

I metodi sono diversi, dall’estrazione del bigliettino con il nome all’ordine alfabetico, ma comunque legati sempre e solo al fato. «Casa di riposo in Baviera: circa 30 anziani stanno insieme in una stanza e aspettano informazioni su chi verrà vaccinato e quando.

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Scuola, il governo insiste per riaprire il 7 gennaio. Le Regioni: «Siamo preoccupati»

domenica, Gennaio 3rd, 2021

di Francesco Malfetano

Per il momento «tutto confermato»: dal 7 gennaio le scuole italiane riapriranno. Al di là dei dubbi di esperti, presidi e governatori (che chiedono un incontro all’esecutivo), e nonostante i contagi stiano continuando la loro risalita, il governo non sembra aver intenzione di rivedere la propria decisione. 
Stando a quanto si apprende da diverse fonti autorevoli all’interno dell’esecutivo da giovedì prossimo le aule della Penisola torneranno a riempirsi, anche se solo per metà. Il rientro infatti sarà parziale con la didattica a distanza al 50% ovunque e orari d’ingresso scaglionati, ma solo in 11 Regioni (il cosiddetto doppio turno, con ingressi alle 8 e alle 10 e lezioni da 45 minuti). 

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«Arretrare sulla scuola, significa rinunciare a un pezzo significativo del nostro avvenire. Per questo non lo faremo» ha scritto ieri la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina nella lettera che ha inviato al Consiglio superiore della Pubblica istruzione la cui componente designata è scaduta nei giorni scorsi e che le aveva inviato una missiva con alcune riflessioni sul presente e sul futuro della scuola.

Il governo in pratica, come preannunciato anche dal premier Giuseppe Conte nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno a Villa Madama («Auspico che il 7 gennaio le scuole secondarie di secondo grado possano ripartire»), non sembra intenzionato a cedere ai diversi fronti aperti dagli oppositori. Almeno fino ad oggi infatti, anche tra chi non è d’accordo con il rientro, sono state adottate strategie diverse. Niente ad esempio, è ancora arrivato sul tavolo della Conferenza Stato-Regioni anche se ieri sera, il presidente delle Regioni e governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini si è detto pronto ad accogliere i timori dei suoi colleghi e ad un confronto con il governo: «Io credo sarebbe giusto che il governo nelle prossime ore ci riconvocasse e insieme prendessimo una decisione, in maniera molto laica».

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