Archive for Gennaio 10th, 2021
“Conte ha finito il percorso…”. Una nuova bomba sul governo
domenica, Gennaio 10th, 2021Il governo ha ormai i giorni contati. A stretto giro l’esperienza giallorossa potrebbe definitivamente concludersi e lasciare spazio a chi sa quale alternativa ipotizzata in queste settimane.
Da Italia Viva continuano a ripetere: il premier non ci ha ascoltato, non sappiamo ancora quali sono effettivamente le modifiche apportate al piano sul Recovery Fund e se continuerà con questo atteggiamento allora stacchiamo subito la spina. Questa in sintesi la posizione ormai nota dei renziani, che attendo di sapere da Giuseppe Conte se e come ha modificato il documento finale relativo alla gestione dei fondi europei. Speravano di consultare il testo nella riunione a Palazzo Chigi, che però è stata connotata da altissima tensione e si è trasformata così in una rissa totale. E adesso gli strascichi sono sotto gli occhi di tutti.
“Dov’è il piano del governo sul Recovery Fund? Siamo in ritardo, perché Conte rinvia ancora? Cosa aspettiamo a prendere i miliardi del Mes che servono alla nostra sanità?”, si chiede Luciano Nobili. Il deputato di Italia Viva, intervenuto ai microfoni del Tg2, ha lanciato l’ennesimo avvertimento al presidente del Consiglio: “Cosa aspettiamo a sbloccare i cantieri per le infrastrutture che servono al Paese? Italia Viva aspetta queste risposte. Il governo deve correre, altrimenti non serve al Paese”. Nel frattempo Matteo Renzi ha riunito i gruppi di Camera e Senato per tracciare una strada comune: la riunione dei parlamentari è andata avanti fino alle ore 3 di notte e diversi senatori hanno raccontato di essere stati contattati dagli ambienti di Palazzo Chigi e del Partiti democratico per sondare la loro “fedeltà” alla linea renziana. Effettivamente qualche dubbio c’è, ma riguarderebbe solamente un deputato. Comunque a Palazzo Madama non ci sarebbero tentennamenti di fronte alla possibilità che la delegazione di Iv lasci il governo.
Il governo è al capolinea
Da Italia Viva ritengono “legittima” la mossa fatta dagli uomini di Conte e dal Pd. Ma allo stesso tempo questo gesto testimonia come il premier “non abbia risposto a nessuna delle domande che gli abbiamo posto”. “Magari un soccorso potrebbe arrivare da Forza Italia. C’è chi sta parlando molto con Brunetta in queste ore…”, è il timore sollevato dal gruppo. Lo stesso Renzi non ha escluso colpi di scena dietro l’angolo, notando come il presidente del Consiglio sia piuttosto sereno in un momento così delicato e frenetico: “Mi sembra troppo sereno. Dovrebbe essere preoccupato, invece mi pare che non lo sia affatto. Non riesco a spiegarmi questa sua tranquillità. A questo punto della storia non si può escludere nulla”.
Covid, il “Palazzo” sempre più lontano e arroccato
domenica, Gennaio 10th, 2021C’è una bella differenza fra le parole “istituzioni” e “Palazzo”, rigorosamente con la P maiuscola. In fondo indicano la stessa cosa. Ma la prima è un sostantivo denso di prestigio e onore, la seconda un aggettivo squalificativo, un dispregiativo, per indicare quella profonda distanza che ormai separa i cittadini da chi essi hanno messo lì con la delega a rappresentarli. Nella prima Repubblica, con tutti i suoi difetti (ma in fondo c’è qualcosa che non sia imperfetta?), esistevano le istituzioni, protagoniste di riti forse stanchi, ma densi di un rispetto e una misura che non davano neanche lontanamente il segno di una politica lontana dal solco della Costituzione e dell’interesse del Paese, con fenomeni deteriori che erano l’eccezione e non la regola. Di tutto questo ci si può innamorare, facendo nascere la passione per la politica, intesa come servizio e non come opportunità o gestione del potere in quanto tale.
Poi è arrivata la seconda Repubblica, con la rivoluzione del linguaggio e della comunicazione, che però ha portato con sé, inesorabilmente, l’avvento della Costituzione materiale a sostituire quella formale e scritta, diventato né più né meno che un modo nobile per giustificare i sempre più numerosi scostamenti dalla nostra Carta fondamentale, giudicata “la più bella del mondo” solo quando conviene. Sono entrato a far parte delle istituzioni, sono entrato alla Camera, con uno smisurato orgoglio, figlio di quella passione nata attraverso la mia professione di giornalista. Per rendermi conto ben presto che il sostantivo stava già diventando aggettivo, che senza volerlo facevo parte del “Palazzo”. Sono stato in una posizione “privilegiata”, se così si può dire, per assistere a tutti quei giochetti, pratici e verbali, che hanno stravolto il senso di capacità politica, svilendone il ruolo di servizio, ed esaltando quello del cinismo, del trasformismo, della capacità di fare e disfare tutto, dell’abilità di saperlo giustificare con l’arte della parola in grado di rendere nobile ciò che nobile non è (una per tutti: “responsabili”). In sostanza, sono stato testimone, quantomeno colpevole di inerzia e immobile rassegnazione, di come si stava scavando sempre più profondo il solco fra Parlamento, governo e cittadini, complice anche quell’antipolitica presto uniformatasi a ciò che diceva di voler scardinare.
Sono uscito tre anni fa dal “Palazzo”, che oggi è diventato sempre più “Palazzo” e sempre meno istituzione, con i rappresentanti del popolo ancora più lontani dai danti causa. Si dice che solo un caso drammatico, solo una situazione tragica, solo un’emergenza generalizzata in grado di mettere tutti a rischio e in ginocchio il Paese, possano far scattare quell’interruttore in grado di invertire la rotta, interrompendo il pericoloso declivio verso il peggio e provocando una miracolosa rinascita dei valori. Un’epidemia globale per esempio, il Covid-19, tanto per citare qualcosa a caso.
Governo, l’equilibrio del terrore
domenica, Gennaio 10th, 2021Neanche le crisi sono più quelle di una volta, quando ogni giorno passato era un giorno guadagnato per far evolvere la situazione, in un senso o nell’altro. È la crisi dei giorni perduti, che ripete se stessa consumando scadenze annunciate come decisive, ma che decisive non sono. La prossima è il consiglio dei ministri, previsto per martedì prossimo. Perché il Tesoro aveva bisogno di un giorno in più per mettere le cifre, i renziani di un giorno in più per leggere. E nessuno, all’interno del governo, si stupirebbe se venisse chiesto un supplemento di tempo per approfondire la “bozza” da portare poi all’“interlocuzione” del Parlamento, per poi stendere la versione definitiva.
E se il clima racconta di un logoramento dei rapporti come se l’avventura fosse conclusa, gli atti politici raccontano una sorta di equilibrio del terrore. Perché Conte sa che il modo per sterilizzare Renzi c’è. Ed è la mossa che il leader di Italia Viva vuole ma, al tempo stesso teme: “Se proponesse il Conte ter – ha confidato ai suoi – come farei a dire di no? Glielo avevo proposto io per primo”. Sarebbe in fondo un successo politico nel Palazzo, un po’ meno agli occhi dell’opinione pubblica che, a torto o a ragione, direbbe che tutto questo casino è stato fatto solo per le poltrone. Però Conte questa mossa non la fa, nel timore che, una volta dimessosi, “quello mi silura”. E allora torna al mai sopito “piano a”: l’idea dello show down in Aula, la conta sul Recovery, per andare avanti con chi ci sta e, se non ci sono i numeri, precipitare a elezioni anticipate nel ruolo di leader. Il pallottoliere di palazzo Chigi indica che a palazzo Madama ci sarebbero 156 voti, dunque per andare avanti sulla carta ne basterebbero una manciata per andare avanti.
Scenario suggestivo per la sua curva di supporter, ma non per tutti. Sono stati proprio alcuni dei ministri pentastellati a lui più vicini, come Alfonso Bonafede a riferirgli che i gruppi sono piuttosto agitati. Nel corso di una riunione della delegazione di governo, in parecchi tra sottosegretari e viceministri hanno spiegato che “noi siamo con Conte, ma per salvargli la faccia non possiamo rischiare la pelle col voto anticipato e quindi va evitata la conta in Aula”. È un ragionamento di sopravvivenza che porta alla stessa conclusione cui è arrivato il Pd, dove c’è pure una forte articolazione interna, tra i ministri più contiani di Conte e capigruppo molto meno folgorati sulla via di Damasco di questo governo, a costo di arrivare alle elezioni: “In queste ore – sussurra un big del Nazareno – stiamo provando a farlo ragionare, un conto è andare in Parlamento per una informativa, un conto è andarci per un voto”.
Crisanti: “Lockdown subito o saltano le vaccinazioni”
domenica, Gennaio 10th, 2021“Serve un lockdown vero, duro, veloce e questo vale ancor di più ora che c’è da gestire una campagna di vaccinazione prima che le varianti complichino la situazione”. Intervistato dalla Stampa il professor Andrea Crisanti, 66 anni, romano, professore ordinario di Microbiologia a Padova dopo anni all’Imperial College di Londra, è categorico e netto come sempre..
“La mia strategia è sempre la stessa: farei un lockdown duro per abbassare i contagi e poi una vaccinazione di massa”.
Il professore è favorevole alle nuove linee guida da qui al 16 gennaio . ”È un passo avanti rispetto all’arlecchinata dei colori prima di Natale, ma abbasserei la soglia a 50-80 ogni 100mila abitanti”.
Sulla situazione attuale e sui dati giornalieri, Crisanti ha la lettura di sempre:
″È una strage inutile che poteva essere evitata. Invece di spendere in banchi a rotelle e bonus vacanze bisognava potenziare il sistema territoriale”.
Alitalia, il marchio sarà battuto all’asta. In vendita anche gli slot e il programma MilleMiglia
domenica, Gennaio 10th, 2021di Umberto Mancini
Alitalia all’asta. Il brand storico della compagnia di bandiera conosciuto in tutto il mondo, sarà, insieme agli slot e al programma MilleMiglia, messo in vendita dal commissario Giuseppe Leogrande. Lo impongono le normative europee e, fattore ancor più rilevante, l’assoluta necessità di fare cassa da parte della società in amministrazione straordinaria. La prossima settimana, salvo rinvii, verrà messo a punto il bando. Non è stato ancora deciso però se la procedura sarà unica per tutti gli asset o parcellizzata visto che, tra l’altro, anche gli aerei dovranno gradualmente passare dalla “vecchia” Alitalia ad Ita, la società pubblica guidata da Fabio Lazzerini che da aprile, Covid permettendo, proverà a decollare sulle ali del nuovo piano industriale. I legali sono al lavoro per bruciare le tappe e accelerare la transizione. Anche perché da Bruxelles ribadiscono che il passaggio delle parti di azienda dall’amministrazione straordinaria alla newco dovrà avvenire a prezzi di mercato. Di qui l’urgenza di stilare un bando europeo per evitare sanzioni. APPROFONDIMENTI
ADR e Alitalia digitalizzano certificati negatività su voli Covid Tested
Il piano Ita-Alitalia, come noto, è sotto i riflettori della commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager che ha chiesto una forte discontinuità con il passato per dare il via libera. Per questo nel documento mandato a Bruxelles del logo tricolore non c’è nessuna traccia, ma è ben presente uno stilizzato e ben più anonimo marchio Ita.
Solo il brand Alitalia, secondo alcune stime, potrebbe valere tra 50 e 70 milioni di euro. Mentre codici di volo, MilleMiglia e lo slot del principale aeroporto di Londra, dovrebbero fruttare tra 130 e 150 milioni di euro.
Alitalia, all’asta anche il codice AZ
Di certo è il brand che fa più gola visto che sia Germán Efromovich, ex patron di Avianca, che USAerospace Partners, si erano fatti avanti in passato per rilevarlo. Ma anche Air France-Klm e Lufthansa sarebbero interessate e potrebbero entrare in partita se non altro, si teme, per alzare il prezzo e fare azione di disturbo. Del resto il pressing su Bruxelles delle altre compagnie è altissimo visto che Ita-Alitalia, potrà contare su una dote statale di 3 miliardi, mentre la “vecchia” Alitalia ha già ricevuto circa 1,5 miliardi di prestiti per affrontare prima la crisi e poi l’emergenza Covid.
Covid, «epidemia fuori controllo, ora un nuovo giro di vite»: l’allarme di Cts e Cabina di regia
domenica, Gennaio 10th, 2021di Rosario Dimito
«Quasi tutto il Paese si colloca ad un rischio moderato o alto di una epidemia non controllata e non gestibile». Allarme rosso della Cabina di regia insediata presso la direzione generale della Prevenzione sanitaria. Per il Cts «tali condizioni non consentono allentamenti dei provvedimenti adottati con il decreto legge del 2 dicembre e il Dcpm del 3 dicembre». L’8 gennaio in parallelo si sono riuniti i due organi che affiancano il governo e in entrambi i verbali dei meeting dedicati a classificare tempestivamente la situazione di rischio in modo da valutare la necessità di modulazioni nelle attività di risposta all’epidemia, si coglie il livello di allerta massima. Il Natale sta alimentando la stessa ondata nata dal ferragosto disordinato e stravagante ed inevitabile che sia influenzato in senso restrittivo il nuovo Dpcm che dovrebbe essere varato venerdì 15 ed entrare in vigore il giorno dopo
Il verbale della Cabina di regia –> clicca qui per scaricare il pdf
Secondo gli osservatori istituzionali, «dopo alcune settimane di diminuzione, si registra nuovamente un aumento dell’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 giorni (313,28 per 100.000 abitanti (21 dicembre 2020-3 gennaio 2021) rispetto a 305,47 per 100.000 abitanti (14 dicembre 2020 – 27 dicembre 2020), dati flusso ISS)», si legge nel documento firmato da Giovanni Rezza, Silvio Brusaferro e dagli altri 10 membri della Cabina di regia della Protezione civile. «Si evidenzia, in particolare, il persistente valore elevato di questo indicatore nella Regione del Veneto (927,36 per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni». Il Cts, si legge nel verbale n. 630-2020/972 di due giorni fa, «rileva un aumento generale del rischio, principalmente dovuto all’incremento dei tassi di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e nelle aree mediche e, alla luce dei dati e delle considerazioni espresse, il Comitato sottolinea che l’incidenza nel Paese rimane molto alta».
Il verbale del Cts –> clicca qui per scaricare il pdf
Apple e Google rimuovono Parler dagli Store, il Twitter dei supporter di Trump
domenica, Gennaio 10th, 2021Dopo Google anche Apple rimuove Parler, il Twitter della destra, dal suo App Store. La decisione è legata al fatto che Parler non ha preso le misure necessarie affrontare i discorsi di odio e violenza. “Abbiamo sostenuto che i diversi punti di vista dovessero essere rappresentati sull’App Store, ma non c’è spazio sulla nostra piattaforma per violenza e illegalità”. “Parler non ha preso le misure adeguate per affrontare il proliferare di queste minacce”.
“Parler non ha preso le misure adeguate per affrontare il proliferare di queste minacce sulla sicurezza della gente”., recita una nota ufficiale di Apple.
Nuovo dpcm, ristoranti al tappeto. “Danni enormi, rischiamo di non aprire più”
domenica, Gennaio 10th, 2021di CLAUDIA MARIN
“Perché uno stabilimento con migliaia di operai può restare aperto, con turni, mense, entrate e uscite, e noi no? Non sono sufficienti i protocolli di sicurezza che ci hanno fatto attuare? Ci dicano che cosa dobbiamo aggiungere. Ma ci ascoltino, ci consultino. Perché è ora di smetterla, dopo quasi un anno, con questo modo di procedere: basta incertezze, mille dpcm e decisioni prese all’ultimo minuto. Non siamo interruttori che si possono accendere e spegnere da un momento all’altro”. Lino Stoppani, Presidente della Fipe (ristoranti, bar pubblici esercizi) e Vice-presidente vicario di Confcommercio, è davvero esasperato e sconfortato, come migliaia di imprenditori del settore – avvisa – di fronte al nuovo dpcm che si annuncia come l’ennesimo provvedimento di bocco più o meno integrale degli esercizi pubblici.
Un grido di dolore, quello del numero uno della più rappresentativa associazione della categoria, che esprime tutto il malessere e la disperazione di migliaia di ristoratori e titolari di bar della Penisola. Da quelli più piccoli ai grandi della cucina. “È un calvario infinito, ma soprattutto è una grande vergogna. Come imprenditore, sento il reale rischio chiusura della mia attività – ha più volte dichiarato Gianfranco Vissani – Abbiamo adottato tutti i dispositivi di sicurezza indicati, i ristoranti sono luoghi assolutamente sicuri, ma non è bastato e quindi paghiamo il prezzo di scelte assurde, come quella di aver permesso la movida nelle grandi città”. Parole pesanti che trovano, però, la sostanza nei numeri di chi, insieme con gli albergatori e gli operatori turistici, ha pagato il prezzo più alto dell’emergenza Coronavirus senza ricevere adeguati e proporzionati ristori. Nel 2020 il comparto dei pubblici esercizi ha perso circa 38 miliardi di euro sugli 86 miliardi del 2019. Solo tra Natale e Capodanno la perdita è stata di circa 750 milioni di euro.
Ma le perdite complessive di dicembre derivanti dalle chiusure secondo i colori delle regioni sono state ben più rilevanti, fino a toccare i 6,6 miliardi di euro. Una cifra astronomica che difficilmente potrà essere compensata dalla nuova tornata di ristori in arrivo. Ma il nodo essenziale è il ritorno al meccanismo delle regioni con colori variabili. E la differenza è notevole: stare in zona rossa o arancione significa per un bar o un ristorante essere chiusi completamente salvo delivery e asporto, mentre stare in zona gialla permette almeno di stare aperti fino alle 18 del pomeriggio, il che salva una quota del fatturato.
Ideali mandati in soffitta, così la politica è fragile
domenica, Gennaio 10th, 2021di Sabino Cassese
Le istituzioni sono sottoposte a una dura prova dal protrarsi della pandemia, dalle misure draconiane necessarie per fronteggiarle e dalle difficoltà di una vaccinazione di massa. Tutta l’attenzione è ora rivolta a queste azioni pubbliche, mentre scivolano fuori dall’agenda politica temi, presentatisi da qualche anno e accentuatisi nell’ultimo, che condizioneranno pesantemente il nostro domani.
Il leader di Italia viva ha dichiarato che il Piano di ripresa, nella versione di qualche giorno fa, è senz’anima. Non ha tutti i torti, essendo una raccolta di progetti senza un chiaro obiettivo e disegno del nostro futuro. Questa assenza è segno di un vuoto che si è prodotto nella politica: la perdita dei fini. Sono scomparsi i programmi dei partiti come loro segni identificativi, come proposta da fare approvare all’elettorato e far diventare poi progetto per la ripresa. Le forze politiche, improvvisando, si aggrappano a temi di passaggio, che sollecitano i sentimenti più immediati della popolazione, con azioni simboliche, pronte a cambiare posizioni, noncuranti delle contraddizioni, sollecite nell’apparire e nel parlare, piuttosto che nel fare. Persino il presidente del Consiglio, senza batter ciglio, ha apposto la sua firma, nei due anni trascorsi, su provvedimenti tra loro in contrasto, il decreto legge Salvini su immigrazione e sicurezza e quello, di opposto contenuto, che Salvini ha combattuto. Nel 1964, Italo Calvino chiamò questo «il dismettersi degli ideali». Ogni politica è buona, purché ne sia sicura la popolarità in un certo momento. Destra e sinistra, conservatori e progressisti si confondono. La politica diviene oscura e viene sostituita dalle parole.
Secondo punto critico: sulle decisioni importanti, ormai, i due rami del Parlamento si dividono il lavoro, alternandosi: una volta uno approva e l’altro ratifica; la volta successiva avviene il contrario. Mentre il Parlamento perde quota come teatro della politica, le regioni assumono il ruolo di protagoniste, ma senza una sede nella quale esplicare questa funzione, che spesso è di decisori di ultima istanza. Allo Stato – Moloch si sostituisce lo Stato – arena dove protagonisti e co-protagonisti si affrontano. Queste due torsioni delle nostre istituzioni sembrano dare ragione a chi voleva abbandonare l’attuale bicameralismo e sostituire la seconda Camera con una rappresentanza delle regioni, in modo da dare loro una sede appropriata e farle diventare co-decisori sulle questioni di interesse nazionale, invece che chiassosi contradditori istituzionali.