Archive for Gennaio 22nd, 2021

COMUNICATO STAMPA: Salute mentale: a Liceo Virgilio di Roma premio per il contest “Ma Sei Fuori?”

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

Salute mentale: a Liceo Virgilio di Roma premio per il contest “Ma Sei Fuori?”
“E’ stata la classe 3a I del Liceo Ginnasio Statale Virgilio di Roma ad aggiudicarsi il premio per il miglior slogan nell’ambito di “Ma Sei Fuori?”, il progetto realizzato in collaborazione tra Fondazione The Bridge e Angelini Pharma per sensibilizzare i giovani contro lo stigma sociale di cui sono spesso vittime le persone affette da fragilità mentali. Lo slogan vincitore “Se la mente si allontana, tu restami vicino”, realizzato dai ragazzi del liceo romano, apparirà in uno spot video, mentre alla scuola sarà destinato un voucher di 2000 euro da utilizzare per l’acquisto di materiale didattico. 
“Siamo molto orgogliosi della straordinaria adesione che abbiamo registrato a questa iniziativa in un momento non semplice per la didattica. Ben 120 scuole di tutta Italia hanno partecipato inviando i loro progetti e non è stato facile scegliere il migliore”, ha detto Rosaria Iardino, presidente della Fondazione The Bridge nel corso della cerimonia di premiazione online alla quale hanno preso parte la Sottosegretaria alla Salute, On. Sandra Zampa, la country manager Italia di Angelini Pharma, Rosita Calabrese, l’attrice e conduttrice televisiva, Andrea Delogu, e l’onorevole Fabiola Bologna, segretario della Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati.
“Le malattie mentali sono spesso causa di discriminazione e isolamento sociale – ha continuato Iardino -, le persone affette da questi disturbi sono ancora oggi vittime di pregiudizi che fanno precipitare gli individui e le loro famiglie in una condizione di solitudine, fino alla perdita dei propri diritti umani in termini economici, sociali e culturali”. “Questa iniziativa fa parte di una grande campagna di sensibilizzazione che vuole partire dalle fasce più giovani della popolazione, dove il fenomeno dello stigma nei confronti delle persone affette da problemi mentali è molto presente e alle volte sfocia in episodi di bullismo”, ha concluso.

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Le due giovani di Como in fuga. La vita negata, i ragazzi sono allo stremo

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

di DAVIDE RONDONI

Evviva le due ragazzine e la loro innocente rivoluzione. Se ne sono andate in “fuga” dal lockdown perché, hanno scritto, non ce la facciamo piú a non stare coi nostri amici. Quattordici anni, compagne di scuola, famiglie rispettose dei Dpcm e altri strani decreti che però non parlano la lingua della vita vera. Perché a 14 anni se non puoi vedere gli amici che vita è? E allora via, una piccola fuga sognata on the road da un mondo che non piace. In fondo han fatto un gesto di quelli rappresentati da tutto il cinema, la letteratura. Le rivoluzioni amate da quegli adulti della generazione dei loro genitori e nonni che ora invece, sussiegosi, si rivolgono a loro sempre con in bocca la parola “regole”.

Ma le due ragazzine del Comasco hanno dato voce a un disagio potente che i Signori dei Palazzi e spesso quelli dei media non vogliono affrontare. Le due ragazzine come centinaia di migliaia di ragazzi italiani non ne possono più. Non ne possono più di scelte che, prese contro il contagio, stanno andando contro la vita. Non ne possono più di essere considerati degli untori. O dei cretini pericolosi. C’è un allarme che la classe politica e intellettuale del nostro Paese da tempo sottovaluta: i nostri ragazzini.

Eppure oramai è un vera emergenza. Le due ragazzine di Como sono un simbolo. Il loro gesto azzardato (ma avvisando a casa) suscita tenerezza. Ma non possiamo non guardare le proteste in tante scuole e il tremendo allarme lanciato da tanti medici sull’aumento di patologie depressive e su nuove dipendenze da droghe e farmaci. Né tralasciare gli episodi di guerriglia urbana in varie città. Ci sono tante categorie in crisi economica. Ma ce n’è una che oltre alla economica ne pagherà una esistenziale. E invece si parla di loro solo come “scuola”, come se la vita dei ragazzi fosse tra i banchi, dimostrando ancora una volta una visione “scuolacentrica”, statalista e terrificante.

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Le regole da rifare

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

di Ernesto Galli della Loggia

Che cosa altro deve succedere in Italia perché cambi il sistema politico, perché cambino le regole che lo governano?Non basta avere da tre anni come presidente del Consiglio — caso mai verificatosi a memoria d’uomo in alcun regime democratico — un signor nessuno mai presentatosi in alcuna competizione elettorale, privo di qualunque immagine pubblica precedente, estraneo a qualunque affiliazione che potesse farne indovinare le idee e i valori? E come l’esperienza ha dimostrato, proprio perciò disposto a essere qualsiasi cosa, ad abbracciare qualunque punto di vista, a presiedere coalizioni di governo e a promuovere leggi le une l’opposto delle altre?

Ancora: non basta ritrovarci con una rappresentanza parlamentare composta di uomini e donne in grandissima parte sconosciuti ai propri elettori? Ritrovarci con senatori e deputati eletti unicamente grazie alle loro relazioni personali con un pugno di oligarchi padroni di fatto delle liste elettorali, e quindi delle elezioni? Non basta ritrovarci con un Parlamento oggetto — chi mercoledì mattina ha ascoltato i programmi delle radio di mezza Italia ne ha avuto una conferma straziante — di un meritato dileggio per il semianalfabetismo di tanti dei suoi membri, per la loro dabbenaggine e la loro miseria culturale, per la penosa vanità e l’infantilismo argomentativo dei loro interventi?

A cos’altro sarà necessario assistere? Non bastano i fasti di un sistema che ormai annovera quasi soltanto partiti-meteore e partiti personali, che consente a un partito che ha perso le elezioni di sedere pressoché in permanenza al governo e dominare da sempre l’assegnazione di centinaia di incarichi pubblici di vertice? Non basta ascoltare l’intero stuolo di coloro che vivono di politica dipingere di continuo l’eventualità di un ricorso alle urne come la massima sciagura possibile, agitati da un terrore per la competizione tipico di un potere votato all’autoperpetuazione, a considerare la volontà dei cittadini un fastidioso inconveniente di cui sarebbe meglio fare a meno?

Non è un caso, dal momento che ciò che caratterizza il sistema politico e di governo che vige in Italia — e che rappresenta il fattore forse più rilevante nel distruggere qualunque fiducia nella democrazia da parte dei cittadini — è l’irresponsabilità. Per qualunque errore od omissione del potere, anche i più gravi, in Italia infatti è rarissimo che qualcuno paghi. Vuoi perché il meccanismo dei governi di coalizione e la farraginosità delle procedure consentono sempre di eludere qualsiasi precisa attribuzione di responsabilità (un solo esempio: qualcuno hai mai capito ad esempio chi è stato nel governo dell’epoca a permettere ad «Autostrade per l’Italia» di ottenere le concessioni che ha ottenuto con quelle scandalose clausole di favore?). E vuoi perché le elezioni, quando pure si fanno, sono un sistema blindato che garantisce comunque di essere eletto anche a un cavallo purché il capo della scuderia sia d’accordo.

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Lombardia arancione, «Rt sbagliato»: così può cambiare colore già domenica. Fontana attacca, la replica del ministero

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Lombardia arancione, «Rt sbagliato»: così può cambiare colore già domenica. Fontana attacca, la replica del ministero

La Lombardia torna a chiedere al governo di tornare in arancione. Per questo i tecnici della Regione dovrebbero trasmettere al ministero della Salute i nuovi dati ammettendo di aver sbagliato il calcolo dell’Rt nell’ultimo monitoraggio e sollecitando una nuova valutazione della cabina di regia. In questo caso il ministro della Salute Roberto Speranza, dopo aver chiesto il nuovo parere della “cabina di regia” potrebbe firmare l’ordinanza che cambia la fascia e la Regione potrebbe tornare in arancione già domenica.


«La Lombardia deve essere collocata in zona arancione. Lo evidenziano i dati all’esame della Cabina di regia, ancora riunita. Abbiamo sempre fornito informazioni corrette. A Roma devono smetterla di calunniare la Lombardia per coprire le proprie mancanze» ha scritto su Facebook il presidente della Regione Attilio Fontana.

Il ministero della Salute replica rimandando a una nota diffusa ieri dalla stessa Regione Lombardia nella quale era scritto: «I tecnici dell’Istituto Superiore di Sanità e della Direzione Generale del Welfare hanno in corso una interlocuzione e, nelle prossime ore, valuteranno una serie di dati aggiuntivi da parte della direzione Welfare lombarda per ampliare e rafforzare i dati standard già trasmessi nella settimana precedente, ai fini di una rivalutazione in vista della Cabina di regia di venerdì 22 gennaio».

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La mossa del Papa sui vaccini: cosa cambia ora nella Chiesa

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

Francesco Boezi

La vaccinazione è la principale arma contro la pandemia che ha sconvolto il mondo: la scienza lo ribadisce dal principio di questa storia. Anche Papa Francesco ha richiamato tutti alla necessità di non negare le evidenze scientifiche sul vaccino. Era scontato, si potrebbe dire. La realtà è diversa. La Chiesa cattolica, infatti, non si è sempre schierata dalla parte della scienza e, per quanto fede e ragione abbiano spesso camminato su strade parallele, quella di Jorge Bergoglio sul vaccino è una svolta.

Se non altro perché il Papa ha attaccato senza mezze misure il negazionismo, entrando nello specifico della questione. E questa rappresenta una delle tante novità apportate da questo pontificato, in specie durante l’evoluzione del quadro pandemico, che ha modificato i piani di Jorge Mario Bergoglio: il Santo Padre ha sospeso le visite apostoliche. Tra le mura leonine si augurano che il programmato viaggio in Iraq possa svolgersi durante i primi giorni di marzo.

Il pontefice argentino ha deciso d’intervenire sull’argomento “vaccino” attraverso l’intervista concessa a Fabio Marchese Ragona. Un confronto a 360 gradi che è andato in onda su Canale 5. Poco dopo, l’ex arcivescovo di Buenos Aires si è vaccinato. Anche il papa emerito Joseph Ratzinger è stato sottoposto alla vaccinazione anti-Covid19. Tanto il regnante quanto l’ex pontefice hanno scelto di non mediatizzare il momento: le telecamere non li hanno ripresi. Il Vaticano, nel contempo, ha attivato il “piano vaccini” come tutti gli altri Stati europei. Così come in Santa Sede, nel momento in cui è stato disposto il lockdown nazionale, si sono allineati alle disposizioni del governo italiano. Se lo stupore per queste procedure può non essere giustificato, lo stesso non si può dire per la fermezza con cui Francesco ha stroncato il negazionismo: “C’è un negazionismo suicida – ha affermato il Papa sudamericano durante l’intervista – che non saprei spiegare, il vaccino si deve prendere”. E ancora: “Io credo che eticamente tutti debbano prendere il vaccino, è un’opzione etica, perché tu ti giochi la salute, la vita, ma ti giochi anche la vita di altri”. Sono le argomentazioni della scienza. Quelle che il Papa ha fatto sue.

Le recenti aperture sui vaccini creati attraverso cellule di feti abortiti

Nella vulgata comune, religione e scienza collidono: i progressisti lo ripetono spesso dai tempi dell’avvento dell’illuminismo. Negli ambienti ecclesiastici, poi, non tutti sul vaccino la pensano alla stessa maniera: si pensi al caso segnalato dall’Osservatorio Van Tuhan secondo cui cinque vescovi sarebbero contrari all’utilizzo di vaccini creati attraverso l’utilizzo di cellule derivanti da feti abortiti.

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Il governo si prepara al lockdown di primavera

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

Antonio Signorini

Governo al lavoro sul decreto Ristori, tra mille difficoltà. Mette a punto il rinvio della Cassa integrazione (e relativo rinvio dello stop ai licenziamenti), conferma lo stop ai contributi delle partite Iva.

Ma sul fronte degli aiuti alle imprese per ora non trova una quadra, tra pressioni sempre più forti che vengono dal mondo produttivo e paletti europei. Il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo ha incontrato le associazioni del lavoro autonome e ha annunciato lo stanziamento di 1,5 miliardi per il cosiddetto «anno bianco» dei contributi. E una eventuale estensione dell’Iscro, la cassa integrazione per gli autonomi prevista dall’ultima legge di Bilancio. Per quanto riguarda la Cassa integrazione il decreto Ristori cinque prolungherà di 26 settimane l’assegno in deroga e di 8 quello relativo alla Cig ordinaria. Nella lettera inviata alla Commissione europea per motivare lo scostamento di bilancio, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, ha spiegato che «il governo desidera disporre di risorse finanziarie sufficienti» anche «per prolungare, se necessario, il regime di integrazione salariale Covid-19 fino all’autunno».

Ma c’è dell’altro. Lo scostamento da 32 miliardi, autorizzato dal Parlamento, ha sottolineato Gualtieri, serve al prossimo decreto Ristori, che nelle previsioni dovrebbe essere l’ultimo. Ma anche «in caso di permanenza di rigidi vincoli alla mobilità e all’attività imprenditoriale durante la primavera».

Dettaglio che rivela la possibilità, per nulla remota, che le misure restrittive vadano oltre marzo. La cassa integrazione estesa fino al prossimo autunno può essere legata agli strascichi della crisi. Quello di Gualtieri sembra molto un annuncio di nuovi lockdown regionali.

Anche l’Europa si sta muovendo verso un’estensione degli aiuti alle imprese. È di due giorni fa una bozza elaborata dalla Commissione europea che propone agli Stati membri la proroga dal 30 giugno al 31 dicembre 2021 del Temporary Framework sugli aiuti di Stato, cioè il regime transitorio che rende più facile l’intervento dello Stato in sostegno alle imprese. Se il resto d’Europa proseguirà a varare piani di aiuto, difficile che l’Italia si fermi.

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Renzi: “Noi pronti al confronto, non ci prenderete come dei Ciampolillo qualsiasi”

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

“Il mio personalissimo suggerimento al presidente del Consiglio e a tutti gli altri è: smettiamola di fare le polemiche. Se volete confrontarvi nelle sede istituzionali ci siamo. Non ci prenderete mai come dei Ciampolillo qualsiasi dicendo che non servono i vaccini e insaponando gli ulivi”. Lo dice Matteo renzi intervistato da ‘Piazza pulita’.

Secondo Renzi non c’è una crisi, perché “il presidente del Consiglio non si è andato a dimettere. La crisi che c’è è economica, gli altri paesi sono messi molto meglio di noi”.

Cosa ha significato l’astensione dal voto di fiducia? “Non incertezza, ma apertura a un compromesso”, ha detto l’ex premier.

E al governo dice: “Il mio appello è ‘non fate un baratto di singoli parlamentari, tornate alla politica’”. Alla domanda se la sua nuova apertura dopo il ritiro delle ministre sia un segno di incertezza, Renzi ha replicato: “Non è che è un segno di incertezza, è un segno di aprirsi al compromesso. Abbiamo scritto una lettera al premier che il premier non ha nemmeno letto e se l’ha letta non ha nemmeno risposto”.

L’HUFFPOST

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Nicola Gratteri, il magistrato che piace a destra e sinistra ma non sempre ai giudici

venerdì, Gennaio 22nd, 2021
Nicola
Nicola Gratteri

Nel 2014 Matteo Renzi lo voleva ministro della Giustizia. È stato a un passo dal diventarlo. Poi il progetto si è fermato. Le voci, confermate dal diretto interessato anni dopo, narrano che a stopparlo fu l’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Cinque anni dopo, agli albori del secondo governo Conte, qualche rumor su un suo possibile incarico ai vertici di via Arenula è circolato. Poi, invece, Alfonso Bonafede è rimasto nel posto che ricopriva già da più di un anno. Non è entrato a far parte di alcun governo Nicola Gratteri, eppure il magistrato calabrese, dal 2016 al vertice della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, è sostenuto vigorosamente dai politici. Quale che sia il loro colore. 

“Mi fido di Gratteri”, diceva, fieramente, senza aggiungere molto altro, Matteo Salvini, quando veniva raggiunto dalla notizia dell’inchiesta nei confronti di Domenico Tallini. Il presidente del consiglio regionale calabrese, di area centrodestra, è accusato dalla procura guidata da Gratteri di concorso esterno in associazione mafiosa e condotto a metà novembre agli arresti domiciliari. Qualche settimana dopo il provvedimento cautelare è stato revocato. Le indagini andranno avanti, le accuse dovranno essere dimostrate. Tallini, intanto, si è dimesso. Tra gli applausi, trasversali, di buona parte della politica.

Magistrato dal anni ’80, Nicola Gratteri è sotto scorta da trent’anni per le tante minacce ricevute dalla criminalità organizzata. E la ’ndrangheta è al centro anche dell’inchiesta della sua procura venuta alla ribalta oggi, con arresto dell’assessore regionale Francesco Talarico, accusato di associazione a delinquere con l’aggravante del metodo mafioso. Stessa accusa per Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc. Proprio nel momento in cui la sua compagine politica potrebbe avere un ruolo determinante negli estremamente instabili equilibri di governo. L’inchiesta ha coinvolto quasi 400 uomini delle forze dell’ordine. Cinquanta le misure cautelari notificate. Gli indagati sono 160 e i capi di imputazione tanti da riempire – parola di Gratteri – 150 pagine.

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Ristori, ministra Catalfo: «In arrivo 1,5 miliardi per l’anno bianco degli autonomi». Inps: 4 mliardi per la cig nel 2020

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

Risorse per i lavoratori autonomi. La ministra Catalfo annuncia lo stanziamento di un miliardo e mezzo di euro per l’anno bianco.

Cassa integrazione e sgravi, governo lavora a 26 settimane in più. Gualtieri: «Avanti finché necessario»

«Stiamo lavorando al primo decreto attuativo per disciplinare il fondo, istituito in legge di Bilancio, per l’esonero del pagamento dei contributi previdenziali di lavoratori autonomi e professionisti più colpiti dalla crisi. Con il nuovo Dl Ristori rifinanzieremo con un miliardo e mezzo questo fondo per garantire loro un “anno bianco” contributivo». Lo ha detto, secondo quanto riferiscono fonti presenti all’incontro, la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, nel corso del tavolo di confronto con le associazioni dei lavoratori autonomi. 

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Io, ex renziano, che credevo nel sogno riformista

venerdì, Gennaio 22nd, 2021

LUCA RICOLFI

Caro Renzi, anche se non ci conosciamo, né ci siamo mai parlati a tu per tu, mi permetto di raccontarle che cosa passa per la testa di un ex-renziano come me. Non sono mai stato iscritto a un partito, e meno che mai al Pd, di cui non mi sono mai piaciuti l’attaccamento al potere e l’ostinato convincimento di rappresentare «la parte migliore del paese».

E tuttavia, quando lei di quel partito cercò di rinnovare la sostanza e il linguaggio, ho fatto una cosa per me del tutto innaturale, ma che allora mi sembrò utile: ho fatto la coda alle primarie, per votare lei, che mi pareva l’unico in grado di modernizzare la cultura politica del campo progressista, di cui mi sono sempre sentito parte.

Poi l’ho vista in azione al governo, e l’ho vista far naufragare il suo stesso progetto di riforma istituzionale. Ho cominciato a pensare che mi ero sbagliato, e che le mie speranze erano state mal riposte. Ma il colpo di grazia è arrivato nel 2019, quando lei si fece promotore della più spregiudicata manovra parlamentare della storia repubblicana: la nascita del governo giallo-rosso.

Attenzione, però. La spregiudicatezza di quella manovra, per me, non risiedeva nel fatto che l’unico collante del nuovo governo fosse il terrore del voto (per i Cinque Stelle) e l’amore per il potere (per il Pd). E nemmeno nel fatto che lei promuoveva un’alleanza, quella con il partito di Grillo, che fino ad allora aveva escluso, e che inevitabilmente avrebbe snaturato il suo Pd, spegnendone ogni residua vocazione riformista e modernizzatrice.

No, per me la spregiudicatezza sta nella giustificazione che di quella manovra lei volle dare. Allora lei si oppose strenuamente alle elezioni anticipate soprattutto con un argomento, ovvero il rischio che Salvini potesse assumere «i pieni poteri». Di fronte a quel rischio si poteva, anzi si doveva, anche digerire il rospo-Cinque Stelle.

Ebbene, quella giustificazione non sta in piedi. Quella giustificazione è solo il frutto di una consapevole e non scusabile manipolazione della realtà, o meglio delle parole altrui. 
La terribile invocazione dei pieni poteri è la seguente: «Non sono nato per scaldare le poltrone. Chiedo agli italiani, se ne hanno voglia, di darmi pieni poteri. Siamo in democrazia, chi sceglie Salvini sa cosa sceglie».

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