Archive for Gennaio 26th, 2021

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 26 gennaio: 10.593 nuovi casi e 541 morti

martedì, Gennaio 26th, 2021

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 26 gennaio: 10.593 nuovi casi e 541 morti

In Italia, dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, almeno 2.485.956 persone (compresi guariti e morti) hanno contratto il virus Sars-CoV-2: i nuovi casi sono 10.593, +0,4% rispetto al giorno prima (ieri erano +8.562). I decessi odierni sono 541, +0,6% (ieri erano +420), per un totale di 86.422 vittime da febbraio 2020. Le persone guarite o dimesse sono 1.917.117 complessivamente: 19.256 quelle uscite oggi dall’incubo Covid, +1% (ieri erano +15.787). E gli attuali positivi — i soggetti che adesso hanno il virus — risultano essere in totale 482.417 (sotto la soglia di 500 mila dal 23 gennaio), pari a -9.213 rispetto a ieri, -1,9% (ieri erano -7.648).

Più contagi in 24 ore rispetto a ieri. Succede ogni martedì per l’effetto di più tamponi (lunedì sono conteggiati i test domenicali, più bassi di quelli infrasettimanali). Nessuna impennata di casi, ma piuttosto un andamento altalenante che si osserva soprattutto all’inizio della settimana. Martedì scorso i nuovi contagiati sono stati +10.497 — simili a quelli di 7 giorni prima — e questo ci fa capire quanto lo scenario sia fermo, «congelato», come dicono gli esperti. «La suddivisione in zone ci lascerà in una situazione intermedia, con questo numero di casi abbastanza elevato, accompagnato da una mortalità non indifferente – ha detto il virologo Andrea Crisanti, ospite di Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1 —. Dati sui decessi un po’ più bassi il vedremo tra un paio di settimane. Andremo avanti con le zone fino a che non ci sarà l’impatto del vaccino, quindi verso settembre-ottobre».

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Usuelli (+Europa): “Fontana mi avrebbe fatto stare in ginocchio, la Lega mi ha dato le monetine”

martedì, Gennaio 26th, 2021

Agenzia Vista Mar, 26/01/2021

“Mi sono inginocchiato per chiedere i dati disaggregati come faccio da giugno. Mi è stato riferito che il presidente Fontana mi avrebbe fatto stare in ginocchio, mentre alcuni consiglieri della Lega mi hanno dato delle monetine. La Digos mi ha chiesto come si sono svolti i fatti e gentilmente mi hanno chiesto di uscire”. Così il consigliere regionale Michele Usuelli sul suo atto di mettersi in ginocchio in Consiglio regionale della Lombardia davanti al presidente Attilio Fontana per chiedere di mettere a disposizione i dati disaggregati.
(Alexander Jakhnagiev)

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Zona gialla Lazio, Veneto e Liguria domenica? La mappa delle regioni (Sicilia verso l’arancione)

martedì, Gennaio 26th, 2021

Da tre giorni la mappa a colori dell’Italia del Covid è cambiata. Quattordici Regioni sono arancioni (Calabria, Emilia Romagna, Veneto, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Umbria e Valle d’Aosta). Gialle Campania, Basilicata, Molise e Toscana, più la Provincia autonoma di Trento. Ma da domenica prossima lo scenario potrebbe cambiare di nuovo: il monitoraggio dei tecnici dell’Istituto superiore di sanità sarà effettuato venerdì 29 gennaio sulla base dei dati del contagio nella settimana dal 18 al 24 gennaio, con un aggiornamento fino al 27 gennaio. APPROFONDIMENTI

Immuni dal Covid, il genetista: «Nelle persone che non si infettano la chiave per capire chi è più a rischio»

LAZIO PUNTA AL GIALLO

Ci saranno novità? Per il passaggio da un colore all’altro devono intercorrere due settimane. Nell’ultimo monitoraggio dell’Iss (dall’11 al 17 gennaio) solo Puglia e Umbria hanno registrato numeri da zona arancione, ma la seconda è al confine con la zona rossa considerato che l’Rt sfiora 1. Tutte le altre Regioni sono in miglioramento e se verrà confermato entreranno in zona gialla. Ipotesi che riguarda da domenica prossima anche Lazio, Umbria, Abruzzo, Puglia, Calabria, Marche, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Val d’Aosta, Veneto e Friuli Venezia Giulia. In questo drappello, le Regioni principali candidate a tingersi di giallo sono il Lazio, con un Rt ieri a 0,94, la Liguria, con Rt medio sotto 1 e rischio complessivo basso, ma anche il Veneto, che nonostante il rischio moderato ha registrato nell’ultimo monitoraggio un Rt in forte calo (valore medio 0,81) e un’incidenza di contagi calata a 201 ogni 100 mila abitanti, rispetto ai 365 della settimana precedente e ai 454 di quella ancora prima.

Covid Veneto, Zaia: «Speriamo di tornare zona gialla, da lunedì riaprono le scuole»

La mappa dei colori con tutti i divieti —-> Scarica il Pdf

Flourish logo

A Flourish bar chart race

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Variante brasiliana Italia: altri 3 casi in Abruzzo. Cosa dicono gli esperti

martedì, Gennaio 26th, 2021

Roma, 26 gennaio 2021 –  Allarme variante brasiliana in Italia. Dopo il primo caso segnalato ieri a Varese (asintomatico), oggi l’Abruzzo riferisce di altri tre contagiati dalla nuova mutazione di Coronavirus. Lo ha confermato il governatore Marsilio durante il consiglio regionale, dopo le analisi condotte dall’Istituto zooprofilattico. Si tratta di una famiglia di Poggio Picenze di rientro dal Brasile. Un caso, spiega una nota della regione “tempestivamente individuato e isolato”. A quanto si apprende, la famiglia verrà successivamente sottoposta al vaccino. E l’ultima variante Covid preoccupa anche al di là dell’Oceano: di oggi la notiza del primo contagiato negli Usa, in Minnesota. 

Covid in Italia, bollettino e dati del 25 gennaio. Numeri sul Coronavirus regione per regioni

Cos’è 

La variante brasiliana, stando ai primi studi, sembrerebbe più contagiosa rispetto a quella inglese e sudafricana. Il punto resta sempre lo stesso: funzionerà il vaccino anti Covid con questo ulteriore ceppo? Al momento gli esperti non si sbilanciano: mancano le evidenze sia del fatto che sia resistente al siero, sia del contrario. Tuttavia, alcuni addetti ai lavori, a precisa domanda, hanno fornito il loro punto di vista sull’argomento.

Gli esperti

Cautela, ma anche fermezza. Questa la linea di chi è in prima linea nella lotta al Covid. “Il primo caso in Italia non vuol dire ancora niente, ma è un segnale del fatto che non siamo difesi dalle varianti di Sars-CoV-2”, diceva ieri il virolgo Andrea Crisanti dopo la notizia del contagiato a Varese. Il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova e citava alcuni studi secondo cui la variante brasiliana risponderebbe “meno al vaccino”. Quindi il monito: “Se si incominciano a vedere casi dispersi in tutta Italia e qualche cluster bisogna agire con prontezza. Soprattutto se si conferma una minore protezione da parte del vaccino, mi dispiace ma rimane solo un’opzione: bloccare tutto per impedire che si diffonda”.  E ancora: “Significa lockdown duro, non con le zone rosse. Non possiamo permetterci di mandare all’aria il vaccino. Non scherziamo”.

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Crisi di governo, o numeri veri o niente reincarico

martedì, Gennaio 26th, 2021

Trenta minuti non è il tempo di un colloquio lungo, anche perché in fondo c’era poco da dire che già non sia stato detto. Però è un tempo sufficiente per chiarire come Sergio Mattarella intenderà orientarsi in questa gestione della crisi. E se la domanda è se intenda reincaricare Conte per la terza volta in tre anni, la risposta è che l’incarico sarà dato a chi è in grado di garantire una “maggioranza coesa” con un “programma definito”. Il che rende non scontato che possa ottenerlo se, nelle prossime 48 ore, non ci sarà un fatto politico nuovo, in termini di certezze numeriche e di chiarimenti politici.  

Ecco, diciamola con un buon livello di semplificazione e di chiarezza: è impensabile che, nel corso del faccia a faccia tra il premier dimissionario e il capo dello Stato, si sia parlato, nello specifico, del destino di Conte in modo esplicito: il “che cosa” dovrebbe fare l’uno per tornare a palazzo Chigi e le intenzioni dell’altro. È invece piuttosto ovvio che sia stato ricordato, con eleganza istituzionale, il contesto generale entro cui sarà gestita la crisi. E cioè ci si atterrà, in una vicenda che ha già registrato picchi di fantasia politica, incertezze, dilatazioni dei tempi oltre ogni soglia consentita dal momento che vive il paese, al rigore di una consolidata prassi istituzionale.

Con la salita (e la ridiscesa) di Conte al Colle, la crisi passa nelle mani di Mattarella. Da palazzo Chigi al Colle. Cambia cioè regia, baricentro, grammatica. Chi immagina una sorta di gioco di sponda per arrivare al Conte ter, sbaglia. Il capo dello Stato ascolterà i partiti, nell’ambito delle consultazioni che iniziano mercoledì pomeriggio, provando a capire quali siano le loro intenzioni, con chi intendano realizzarle, quali nomi indicheranno per palazzo Chigi, e dunque su quali numeri si possa fondare una nuova maggioranza. Poi tirerà le somme.

Le dimissioni di Conte segnano un “volta pagina”, dal capitolo delle incertezze e dei tentativi di raccattare responsabili a quello delle certezze. Se davvero ci sono parlamentari intenzionati a sostenere un nuovo Governo guidato da Conte, non dovranno essere ipotesi, ma nomi o gruppi, insomma un sostegno visibile e concreto, tale da assicurare la fiducia davanti alle Camere che dovrà manifestarsi nelle prossime 48 ore. Altrimenti, senza un fatto politico nuovo, è impensabile che possa essere conferito un nuovo incarico per proseguire in questa sorta di verifica permanente protrattasi sin troppo a lungo.

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Giuseppe Conte annuncia dimissioni in Cdm, alle 12 sale al Quirinale

martedì, Gennaio 26th, 2021

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha comunicato ai ministri, a quanto si apprende, la decisione di recarsi al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni: “Ringrazio l’intera squadra di governo, ogni singolo ministro, per ogni giorno di questi mesi insieme”. I capi delegazione del M5s Alfonso Bonafede, del Pd Dario Franceschini e di Leu Roberto Speranza, a quanto si apprende, avrebbero ribadito in Consiglio dei ministri il loro sostegno a Conte. 

Alle 12 Conte è atteso al Quirinale per formalizzare le dimissioni.

Dopo oltre 500 giorni, il Governo Conte II è arrivato al capolinea- La crisi al buio, dopo oltre un mese di tensioni fortissime, è aperta e ora toccherà al presidente della Repubblica Sergio Mattarella sbrogliare una matassa che appare intricatissima. Il calendario delle consultazioni delle forze politiche non è ancora noto ma il Capo dello Stato dovrebbe cominciare ad ascoltare le forze politiche a partire da mercoledì pomeriggio dopo la cerimonia per il Giorno della Memoria in mattinata.

I COMMENTI

Guerini: “Conte e Renzi, serve un nuovo patto”. Il ministro della Difesa, intervistato da Repubblica, sostiene che per uscire dalla crisi serve un nuovo patto politico di legislatura anche con Italia Viva. “Adesso intorno a Conte, figura imprescindibile di equilibrio tra le forze che fin qui hanno sostenuto il governo – dice il titolare della Difesa – si metta in moto la costruzione di una maggioranza politica e parlamentare”.

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È finito un film

martedì, Gennaio 26th, 2021

Perché in fondo la politica ha una logica e la data del 27 gennaio, giorno della relazione in Aula sulla giustizia non è Cigno nero, ma un appuntamento già noto la settimana scorsa, quando il governo ha incassato una fiducia piccola. E, nell’euforia collettiva ha affogato l’elementare previsione che i numeri non sarebbero stati sufficienti a superare il primo scoglio su Bonafede. Dunque Conte si dimette, anzi è costretto a dimettersi, cedendo al pressing di quanti, tra Pd e Cinque stelle, suggeriscono di “non cadere in Aula” perché logica vuole che se uno cade in Aula, poi difficilmente può giocarsi il “reincarico” per la formazione di un nuovo governo. E già questo archivia tutte le chiacchiere sul voto, disvelando la strumentalità con cui veniva evocato con l’intento di spaventare i parlamentari inducendoli a sostenere il governo in nome della tutela delle poltrone.

Finisce un film: l’ossessiva, testarda, eterna ricerca di blindare l’assetto esistente protrattosi, con un governo immobile, fino a quota 86mila morti. E da domani inizia un altro film: dimissioni, consultazioni, percorso che porterà alla formazione di un altro governo. È, oggettivamente, una vittoria tattica di Renzi, di cui è stata celebrata una frettolosa uscita di scena, che – giusto o sbagliato che sia, ognuno ha il suo giudizio – ha portato tutti sul terreno da lui voluto di una crisi formale, per discutere di nuovi assetti. E qui c’è un dato politico per nulla irrilevante. Perché quella che si apre con le dimissioni di Conte non è una “crisi pilotata”, di una maggioranza che è tale, dove una forza politica chiede una “svolta”, un “cambio di passo”, un “nuovo programma” (chiamatelo come volete”) e un nuovo assetto. E lì arriva. È una crisi in cui i “piloti” hanno già deragliato, e una maggioranza che tale non è cerca di consolidarsi proprio nella crisi. L’idea con cui si entra alle consultazioni è quella di arrivare a un “Conte ter”: Conte si dimette, Pd, Cinque Stelle, Leu indicano il suo nome per un nuovo governo, il premier uscente ottiene un reincarico e nel frattempo si appalesa un gruppo di responsabili disponibile a sostenerlo, il che dovrebbe portare alla nascita di un nuovo governo, magari anche con Renzi, ma non più in una posizione determinate.

Queste le intenzioni. Il problema però è che tra le dimissioni e l’eventuale reincarico ci sono di mezzo le consultazioni e cioè un quadro nuovo in cui in cui agiscono più attori. Il primo attore è proprio il gruppo che dovrebbe nascere, di cui va innanzitutto verificata la consistenza numerica e la compatibilità politica con l’appello alla nazione che Conte farà nel tentativo di allargare il suo sostegno parlamentare. La formula che userà è “governo di salvezza nazionale”, per favorire l’avvicinamento di quei pezzi di centrodestra, dall’Udc al gruppo Cambiamo di Giovanni Toti, il che non è un dettaglio in termini politici, perché ha come conseguenza una revisione di politiche e di assetti. Ad esempio, in un governo del genere, può rimanere al suo posto il ministro Bonafede? Purtroppo la relazione sulla giustizia non è come Autostrade o gli altri dossier di cui si è celebrata l’arte del rinvio. Prima o poi dovrà andare in Aula. E dunque la crisi si gioca anche su un terreno delicato e dirompente come la prescrizione, proprio quello su cui era iniziata un anno fa prima dell’emergenza, quando il governo era sul punto di cadere.

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Dimissioni Conte, la palla passa a Mattarella: basteranno i Mastella e i Tabacci?

martedì, Gennaio 26th, 2021

di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Il presidente dimissionario del consiglio, Giuseppe Conte (ANSA)
Il presidente dimissionario del consiglio, Giuseppe Conte (ANSA)

Le dimissioni del governo che il presidente del consiglio ha appena annunciato in cdm formalizzano una crisi che era in atto da giorni. A questo punto la palla passa all’arbitro, come Mattarella ha voluto definirsi all’inizio del suo mandato presidenziale, sei anni fa. Già in giornata si capirà molto probabilmente quali saranno gli orientamenti del Capo dello Stato. Gli scenari sono tutti aperti, almeno dal punto di vista formale, e vanno dal rinvio del governo alle camere a un mandato esplorativo allo stesso Conte, a un reincarico immediato. Ma il più probabile, stando alla prassi che Mattarella ha mostrato sempre di voler seguire è quello dell’accettazione delle dimissioni e dell’avvio di un giro di consultazione tra le forze politiche. Inizia in sostanza la solita liturgia della repubblica.

Ora un premier per tirarci fuori dalla palude

Stavolta, stante la pandemia le procedure dovrebbero essere più rapide, ma la trama resta la stessa. Il punto è capire se Conte mostrerà di avere numeri certi e se soprattutto Mattarella accetterà di mettere nella mani di un governo che in ogni caso è un governo di raccogliticci la gestione di una delle fasi più delicate della vita del Paese, con un Recovery da riscrivere e portare avanti, una campagna vaccinale in salita, probabili, o possibili, disordini di piazza. Affidiamo tutto questo ai Tabacci e ai Mastella? 

Perché il premier Conte ha deciso di dimettersi

QN.NET

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Piano vaccini da aggiornare, nuove grane. “Astrazeneca poco efficace sugli over 65”

martedì, Gennaio 26th, 2021

di ALESSANDRO FARRUGGIA

Dopo Pfizer, anche contro AstraZeneca cresce il malumore dell’Europa. E fosse solo questo il problema del vaccino che entro venerdì potrebbe essere autorizzato dall’Ema. Secondo l’autorevole quotidiano tedesco Handesblatt, che cita fonti governative, il vaccino di AstraZeneca avrebbe un impatto estremamente ridotto sugli ultra 65enni: fornirebbe una copertura solo dell’8% a fronte del 60-90% sugli adulti sotto i 55 anni. Considerate le dosi acquistate dall’Europa – 40 milioni delle quali finiranno all’Italia – è una ipotesi che cambierebbe tutto. Al momento negli uffici del Commissario straordinario si fanno gli scongiuri e si ritiene che sia opportuno “navigare a vista”. “Non perderei la speranza di riuscire a raggiungere alla fine dell’autunno l’immunità di gregge, possiamo recuperare in corsa questi ritardi insopportabili, inaccettabili e imprevisti” ha detto ieri Domenico Arcuri. Ieri l’Avvocatura dello Stato ha inviato a Pfizer una diffida “ad adempiere ai propri obblighi contrattuali relativi, anzitutto, alla mancata consegna di dosi destinate alla campagna di vaccinazione”. Si sta anche valutando se inviare un esposto alla magistratura e una lettera all’Europa, mentre l’eventualità di una azione legale contro AstraZeneca resta per ora molto oltre l’orizzonte.

Astrazeneca si difende: “Nostro siero efficace anche su over 65”

Da parte sua l’Europa sembra muoversi finalmente con un po’ di maggiore decisione. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha telefonato al Ceo della casa farmaceutica AstraZeneca, Pascal Soriot, per “ribadire che si aspetta che la società rispetti gli accordi”. Ma con scarsi risultati. “Il nuovo calendario delle consegne – ha detto la Commissaria alla Salute, Stella Kyriakides – non è accettabile. L’Ue ha prefinanziato lo sviluppo del vaccino e la produzione e vuole vederne il ritorno. Vogliamo sapere esattamente quali dosi sono state prodotte da AstraZeneca e dove esattamente finora, e se o a chi sono state consegnate”. “Le risposte dell’azienda non sono state finora soddisfacent”, ha annunciato la commissaria.

Il sospetto da chiarire è che i vaccini acquistati dall’Europa finiscano ad altri Paesi, che li pagano di più. Per questo la Commissione ha proposto ai 27 Stati membri di istituire quanto prima un meccanismo di trasparenza delle esportazioni. “In futuro – ha annunciato la commissaria alla Salute – tutte le aziende che producono vaccini contro Covid-19 nell’Ue dovranno fornire una notifica tempestiva ogni volta che desiderino esportare vaccini in Paesi terzi”. Certo è che con i ritardi di Pfizer e AstraZeneca la strada verso l’immunità di gregge si allunga in maniera preoccupante. Senza contare che i problemi son dietro l’angolo. A Varese è stato individuato il primo caso in Italia della insidiosa variante brasiliana in un uomo rientrato dal Brasile. L’Iss è in attesa del campione per poter completare la sequenza dell’intero genoma per confernare l’identificazione. Al ministero della Salute non si medita al momento di riscrivere la strategia vaccinale.

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Ora un premier per tirarci fuori dalla palude

martedì, Gennaio 26th, 2021

di RAFFAELE MARMO

Le attese (per oggi) dimissioni di Giuseppe Conte sono il primo, autentico, atto di chiarezza e di onestà intellettuale e politica in questa controversa e per molti versi grottesca crisi di governo. Un esito che doveva e poteva arrivare prima in un tempo segnato dalla più grave tragedia sanitaria, economica e sociale dal Dopoguerra. Ma tant’è. Tardi e forse anche male, ma finalmente l’avvocato del popolo, senza più numeri in Parlamento, ha deciso di rimettere il pallino nelle mani del presidente della Repubblica. Toccherà a Mattarella rimettere a posto il puzzle scomposto della politica e far emergere la figura giusta per traghettare il Paese quantomeno fuori dal caos e dalla palude degli ultimi mesi.

Diciamolo come va detto, senza fronzoli e senza complimenti. Dall’inizio dell’autunno l’Italia è stata governata più o meno alla giornata. Ma, come raccontava efficacemente Mino Martinazzoli rispetto ad altre circostanze, “la nave è ormai in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è la rotta ma ciò che mangeremo domani”. Insomma, le convulsioni, i conflitti, le contraddizioni della maggioranza giallo-rossa hanno pesato, eccome, sulla definizione delle più delicate e vitali decisioni delle lunghe settimane di questo autunno-inverno di desolazione e di emergenza.

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