Archive for Gennaio 28th, 2021

L’emozione di (ri)vedere il mio commissario Ricciardi

giovedì, Gennaio 28th, 2021

di Maurizio de Giovanni

L'emozione di (ri)vedere il mio commissario Ricciardi

Ho incontrato Luigi Alfredo Ricciardi, barone di Malomonte e commissario di pubblica sicurezza, in una caldissima mattina di giugno di quindici anni fa. Il luogo era magico, un ponte sospeso sul tempo, il Caffè Gambrinus, nel centro della città: ero alla ricerca di qualcosa da raccontare per un concorso al quale ero stato iscritto per scherzo, io che ero un lettore e che a mettermi a scrivere non ci avevo mai pensato. Qualche parola su un foglio, per non essere l’unico a non aver immaginato niente e per poi tornarmene alla mia vita da bancario. Girando attorno il mio sguardo privo d’ispirazione lo vidi là, nella penombra, gli occhi perduti nel vuoto e un caffè che gli si freddava davanti. Brillantina, un ciuffo sulla fronte che ogni tanto metteva a posto con un gesto nervoso della mano, un soprabito (con quel caldo!) dal bavero rialzato.

Ricordo gli occhi, verdi, che inseguivano chissà cosa e che, all’improvviso, si fissarono su un angolo deserto, una sedia vuota, come vedesse qualcosa che era invisibile agli altri. Ora che ci penso, quella fu l’unica volta in cui potei vederlo. Dall’esterno, perché nella sua anima tormentata ho poi vissuto per tre lustri, dodici romanzi e una decina di racconti, mille presentazioni e innumerevoli interviste a raccontare i suoi pensieri, le emozioni e gli amori, i sentimenti e le paure.

Il rapporto tra un autore e un personaggio è simile a quello che si ha con se stessi. Ci si guarda allo specchio la mattina, ci si vede di sfuggita per sistemarsi, e se poi capita di imbattersi in una foto in cui si compare e nemmeno ci si riconosce. Posso dirvi cosa pensa e cosa sente Ricciardi in ogni istante della sua vita, ma non saprei descrivervi il suo corpo o il volto nei minimi particolari. Non è quello che devo raccontare. È forte perciò l’emozione a vederlo muoversi per le strade della sua città, che è la mia, nella sua epoca. Riconoscerne il portamento, l’espressione del volto, le esitazioni nella parola. E con lui gli altri, i personaggi che mi sono venuti a trovare negli anni e che hanno composto un mondo completo in ogni parte, per me più vero della realtà in cui vivo.

Ricciardi è strano, sapete. È come se fosse rinchiuso in una cella, dalla quale continua a urlare e a chiedere aiuto, ma nessuno lo sente. È convinto di essere pazzo, in un tempo in cui i pazzi venivano messi senza pietà in luoghi terribili che assomigliavano all’inferno, e quindi nasconde a tutti la propria condizione, come un atroce segreto inconfessabile che se venisse scoperto diventerebbe una condanna definitiva.

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Vaccino Covid e penali: i rischi della guerra Ue-AstraZeneca

giovedì, Gennaio 28th, 2021

di Lorenzo Salvia e Fiorenza Sarzanini

Vaccino Covid e penali: i rischi della guerra Ue-AstraZeneca

La regola (generosa) è la stessa. Anche per AstraZeneca, arrivata al braccio di ferro con Bruxelles per i tagli alle forniture del vaccino anti Covid, con uno scambio di accuse che sembra non fermarsi più. Il contratto con l’azienda britannica, come tutti quelli firmati dalla Commissione europea con le altre case farmaceutiche, non fissa le forniture da garantire ogni settimana. Ma stabilisce solo le quote da rispettare ogni tre mesi. All’interno dei trimestri l’azienda può frenare o accelerare il ritmo, a seconda delle esigenze produttive. L’importante è che alla fine di marzo per il primo trimestre, alla fine di giugno per il secondo, e così via, la fornitura venga garantita. Ma anche se questo vincolo non dovesse essere rispettato, le carte in mano alla Commissione europea non sono poi così buone. Senza escludere effetti collaterali sull’ok alla vendita da parte di Ema, ormai questione di ore.

Il contratto

Le penali non sono automatiche, anzi risultano improbabili. A definire i «rimedi» in caso di violazione delle forniture trimestrali deve essere un nuovo accordo tra la casa farmaceutica e la Commissione. La penale può essere uguale al 20% del valore delle dosi non consegnate. Una sanzione abbastanza contenuta, che può essere messa in conto da un’azienda con le spalle larghe e con gli affari che vanno bene. Ma i «rimedi» possono essere anche altri, come la restituzione delle somme versate o addirittura la risoluzione del contratto. Un’ipotesi, questa, che sarebbe un suicidio perché significherebbe rinunciare alla consegne in un momento in cui di vaccini c’è grande domanda e poca offerta.

Le forniture

Da AstraZeneca, in un primo momento, l’Italia doveva avere nel primo trimestre 16 milioni di dosi. Una fornitura, che pur senza suscitare scandalo, era già stata dimezzata qualche settimana fa, scendendo a 8 milioni. Poi è stata ridotta di nuovo con quel taglio del 60% che ha innescato lo scontro con la Commissione europea. Per l’Italia significa avere nel primo trimestre appena 3,4 milioni di dosi a disposizione. Non solo. A proposito della possibilità di risoluzione del contratto, nel secondo trimestre di dosi ne dovremmo avere 24 milioni. Si tratta della fornitura più consistente di tutte, in un momento in cui saremo ancora esposti alle oscillazioni nelle consegne delle case farmaceutiche. E in cui non si sarà ancora concretizzata la strada della parziale autarchia, con la produzione del vaccino italiano Reithera che non arriverà prima dell’estate. Che fare, quindi?

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Crisi di governo, Conte vuole costruire una «sua» maggioranza e trattare con Italia viva da una posizione di forza

giovedì, Gennaio 28th, 2021

di Monica Guerzoni

Prima del post su Facebook con cui Matteo Renzi ha ripreso a strattonarlo, Giuseppe Conte era quasi convinto di potercela fare. Almeno a ottenere dal capo dello Stato un incarico esplorativo venerdì, al termine del primo giro di consultazioni. Poi è arrivata la «botta». Il fondatore di Italia Viva si è scagliato via social contro l’«autentico scandalo» dei responsabili e «la creazione di gruppi improvvisati». Pietre che hanno gettato nel panico Palazzo Chigi. Tra Conte e Renzi non risulta alcun contatto. Dopo l’appello a tutte le forze europeiste per un governo di salvezza nazionale, il professore si è messo nella modalità «silenzio operoso». Si dedica «affari correnti» per i quali è rimasto in carica e si tiene alla larga dai «giochi politici». Un riserbo studiato, per rispetto nei confronti del Quirinale. «Il Movimento, il Pd e Leu faranno il mio nome — su questo almeno l’avvocato si sente tranquillo —. Ma la cosa più importante sarà capire cosa farà Renzi». Il senatore di Rignano sembra orientato a non porre veti su Conte, eppure l’inquilino (precario) di Palazzo Chigi continua a non fidarsi. Tanto da aver chiesto ai cacciatori di «volenterosi» di affannarsi attorno al pallottoliere per «provare ad allargare l’alleanza anche senza Italia viva». Strada impervia, pronostici negativi. Finché alle nove di sera sul cellulare di Conte arriva la notizia che il senatore Vitali è stato sedotto dall’appello alla responsabilità nazionale e ha lasciato Forza Italia. Con il nuovo acquisto il fronte del «Conte ter» tocca quota 155, quindi per arrivare alla maggioranza assoluta anche a Palazzo Madama, senza conteggiare i tre senatori a vita che hanno votato la fiducia, servono altri sei «costruttori». Conte sa di non essere ancora nella condizione di mettere lui un veto su Renzi e se punta ai 161 è per avere l’autosufficienza numerica e poter condurre il confronto su programma e squadra da una posizione di forza. «Matteo ti farà vedere i sorci verdi…», lo hanno messo in guardia i ministri del Pd.

E così Conte non si stanca di telefonare, ai senatori tentati e ai dem che si stanno facendo in quattro per lui, come Zingaretti, Franceschini, Bettini e Boccia. La pesca non è ancora miracolosa, eppure il giurista pensa che «altri arriveranno» e spera di agguantare l’autosufficienza numerica. Se uscirà indenne dal primo giro di consultazioni, dovrà sedersi al tavolo con Renzi. Sarà una partita di scacchi e di nervi, in cui l’avvocato non potrà permettersi errori. «Il tema adesso è non farsi umiliare da Matteo — spiega sottovoce un ministro dem —. Conte deve riuscire a renderlo numericamente irrilevante». Un piano su cui il premier dimissionario sente di avere l’appoggio del Pd, dopo che Zingaretti ha rilanciato l’appello per una maggioranza ampia «che metta il governo al riparo da veti e ricatti».

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Cos’è GameStop e perché sta sbancando Wall Street grazie alla congiura dei piccoli investitori?

giovedì, Gennaio 28th, 2021

di Massimo Gaggi

NEW YORK — La gioiosa beffa dei ragazzini di TikTok che, giocando coi siti delle prenotazioni, mandarono semideserto il primo comizio di Trump; una tendenza allo sganciamento dalla realtà in stile QAnon; una rivolta populista contro l’establishment finanziario alimentata dall’ostilità nei confronti degli esperti, in questo caso gli analisti di Wall Street. C’è un po’ di tutto questo nella strana vicenda del boom in Borsa di GameStop, una catena di negozi di videogiochi dalle prospettive non proprio rosee (sta chiudendo 450 dei suoi negozi) e di altre società in crisi come Amc, Blackberry e Bed Bath & Beyond.

Sintesi estrema di una storia complessa: GameStop si trascina da tempo in un business in declino. Ad aprile il suo titolo vale 3 dollari. A settembre Ryan Cohen, padrone di un sito che vende cibo per cani e gatti online, acquista il 13% della società e dice di volerla rilanciare come un avversario di Amazon. A Capodanno il titolo vale 12 dollari: troppo secondo gli hedge fund specializzati nello short selling (vendite allo scoperto di azioni non ancora possedute in previsione di un calo del loro valore) che partono all’attacco. Ma, mentre Cohen entra nel board della società, il prezzo dell’azione, anziché calare, schizza in alto. Addirittura si moltiplica di molte volte, con oscillazioni impressionanti: la scorsa settimana l’azione veniva scambiata a 40 dollari, venerdì ha chiuso a 70, lunedì è schizzata oltre quota 100 e ora, mercoledì, mentre scriviamo, GameStop quota 320 dollari dopo aver aperto a 351, aver raggiunto un massimo di 380 ed essere scesa, durante le contrattazioni, fino a 249.

Cosa sta succedendo? I venditori short, in genere poco contrastati perché attaccano società in crisi, stavolta sono stati travolti da una massa di piccoli investitori che, coordinando i loro acquisti su piattaforme digitali di Reddit come Wsb (sta per Wall Street Bets) e utilizzando applicazioni come Robinhood che consentono di comprare e vendere opzioni di GameStop in modo facile, divertente e senza dover pagare commissioni, hanno concentrato le loro scommesse proprio su questa società malandata. Il conseguente aumento del suo valore ha messo in moto una spirale: davanti alla crescita imprevista, gli speculatori al ribasso sono stati costretti a comprare azioni per compensare i rischi che si erano assunti. Così hanno fatto crescere ancor più i prezzi.

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