Archive for Gennaio 30th, 2021

Da Esopo alla crisi di governo: così i dialetti raccontano il mondo. E i coffee shop di Amsterdam a rischio

sabato, Gennaio 30th, 2021

di Tommaso Pellizzari

Mentre un gruppo di studiosi italiani e francesi fanno leggere una celebre favola in un numero infinito di parlate locali, Beppe Severgnini ricorre al cremasco per spiegare l’assurda situazione politica italiana. Poi Claudio Del Frate racconta perché una delle principali attrazioni della città olandese potrebbe essere vietata agli stranieri

Parlando in dialetto si possono esprimere sfumature di significati, ripetere adagi antichi e ancora validissimi e, volendo, raccontare l’attualità con espressioni puntuali a volte più che nelle lingue «ufficiali», italiano compreso. Una prova la fornisce oggi (nel podcast «Corriere Daily») Beppe Severgnini spiegando la crisi di governo con parole o frasi tipiche del dialetto cremasco. Ma se parliamo (di) dialetto, è perché Federica Manzitti ci racconta il lavoro di un gruppo di ricercatori che raccoglie e cataloga le parlate delle piccole comunità in giro per il mondo. Un progetto del Laboratorio di fonetica sperimentale dell’Università di Torino e del Centre National de la Recherche Scientifique di Parigi, aperto al contributo di tutti e che ruota attorno a «La Tramontana e il sole». Questa favola di Esopo è stata tradotta, letta e pubblicata su una mappa interattiva puntellata da 308 icone in corrispondenza dei Paesi in cui qualcuno si è cimentato in questa esperienza (per chi fosse interessato qui c’è il sito italiano; qui quello francese e qui la pagina Facebook). In molti casi c’è anche la trascrizione. La favola usata nei campionamenti di tutto il mondo è sempre la stessa, come da standard utilizzato per la prima volta nel 1886 dall’Associazione fonetica internazionale per saggiare la varietà delle lingue.

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Renzi, nel mirino due ministri: ora discontinuità nel governo

sabato, Gennaio 30th, 2021

di Maria Teresa Meli

Renzi, nel mirino due ministri: ora discontinuità nel governo

Dunque, Roberto Fico, proprio come aveva chiesto ieri al Presidente della Repubblica Matteo Renzi, che infatti mostra di gradire la decisione di Sergio Mattarella: «È una scelta saggia». Un altro giro di consultazioni è quello di cui il leader di Italia viva ha bisogno per piazzare le sue pedine e fare le sue mosse.

Il Conte ter è sempre all’orizzonte, però secondo l’ex premier c’è il tempo per trovare l’intesa su un altro nome o per porre delle condizioni stringenti al presidente del Consiglio dimissionario. La parola d’ordine è «discontinuità» perché, ripete Renzi, «io non ce l’ho con Conte anche se lui ha posto un veto su di me quando pensava di trovare un bel gruppo di responsabili».

Già, il problema del premier per il leader di Italia viva è un altro: il senatore di Scandicci è stufo di veder derubricato il braccio di ferro con l’inquilino di palazzo Chigi a un problema personale, a uno scontro tra caratteri: «Il governo — ripete ai suoi Renzi — è caduto sulla sua incapacità di fare le cose». È su questo che l’ex premier se ne è andato, «non perché a me sta antipatico Conte e io sto antipatico a lui».

Del resto non bisogna scordare che il leader di Italia viva nell’agosto del 2019, quando stava ancora nel Pd, ha lanciato l’attuale governo accettando di stare in maggioranza con i grillini con cui aveva litigato ferocemente fino al giorno prima. Perciò rifiuta la vulgata che lo vuole contro Conte per «un fatto personale». E infatti si tiene tutte le strade aperte come dimostrano le accomodanti dichiarazioni di ieri di Ettore Rosato: «Noi non abbiamo posto veti a Conte. Ci sono tutti i presupposti per fare un buon lavoro», spiega il vice presidente della Camera. Che poi plaude alla repentina inversione di marcia dei grillini che nel giro di meno di 48 ore sono passati da «giammai con Renzi» a «non ci sono veti nei confronti di Iv»: «Le parole dei 5 Stelle vanno in direzione delle richieste di Italia viva, c’è la volontà di costruire una maggioranza politica seria, Si può varare un programma di fine legislatura».

Dunque Matteo Renzi non scopre le sue carte ma si siede al tavolo delle trattative. Il leader di Italia viva sa che ora deve puntare tutto sui programmi e sulla qualità del governo. Da Iv dicono che sono tre i nomi nel mirino: il super commissario Domenico Arcuri, il Guardasigilli Alfonso Bonafede e il titolare del dicastero dell’Economia Roberto Gualtieri. Anche in questo caso niente di personale, ma secondo Italia viva la gestione della pandemia e della politica economica hanno mostrato delle lacune profonde. Per il partito di Renzi, che pure ha già contribuito a cambiare il Recovery plan, si può fare di più. Quanto alla giustizia, quello è stato sempre terreno di dissidio tra Italia viva, Conte e i 5 stelle.

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