Archive for Febbraio, 2021

La politica oscura di chi odia

giovedì, Febbraio 25th, 2021

di Angelo Panebianco

L’aggressione verbale di un professore universitario nei confronti di Giorgia Meloni, con connesso linguaggio da trivio, ci ricorda che la politica, oltre a un lato chiaro e pulito, ha anche un lato oscuro. Tenuto conto dei termini usati e dato che l’insultata è una donna, si può anche ritenere l’aggressione a Meloni un caso di sessismo. Ma sicuramente c’è dell’altro, di stretta attinenza con la politica. Escludendo tanto i professionisti, coloro che se ne occupano per mestiere, quanto i tantissimi che le prestano poca o nessuna attenzione, ciò che resta è una minoranza di cittadini che si interessa alla politica amatorialmente ma in modo continuo. Questa minoranza va divisa in due categorie. C’è la categoria di quelli che manifestano per la politica un interesse sano, non viziato da morbosità o da turbe di alcun genere. Sono coloro che, legittimamente, si sforzano di comprendere se e come la politica possa avere un influsso, positivo o negativo, sul loro Paese, su loro stessi, sui loro figli. Hanno ovviamente simpatie e antipatie partitiche o ideologiche. Apprezzano quello e detestano quell’altro. In ciò non c’è nulla da eccepire. C’è però anche una seconda categoria di persone che si interessa alla politica. Ne fanno parte individui, diciamo così, problematici. Sono coloro che usano la violenza verbale contro quelli che ritengono propri nemici politici. Sono gli odiatori in servizio permanente. Rappresentano il lato oscuro della politica. La loro aggressività, in certe circostanze, può anche tradursi in violenza fisica. In ogni caso, può innescarla e alimentarla. È questo il «vivaio» che fornisce la manovalanza che entra in azione tutte le volte che la politica attraversa una fase di forte turbolenza.

Si noti che, talvolta, ci si può anche imbattere in persone che all’inizio danno l’impressione di essere normalissime. Poi, a un certo punto, ti accorgi che c’è qualcosa che non va, il loro cervello, che sembrava ben funzionante, va in tilt appena si mettono a parlare di politica. Ricordo un tale, ad esempio, apparentemente sano di mente, che, alla fine degli anni Novanta, affermava che per lui tutti gli elettori di Forza Italia (stava parlando di milioni di persone) erano dei delinquenti e dei depravati. Egli era uguale in tutto e per tutto ad altri che, ai tempi della Guerra fredda, consideravano farabutti e assassini gli elettori del Partito comunista. Diciamo, per lo meno, che esistono casi borderline (non mi riferisco allo specifico disturbo così chiamato), persone a cavallo fra la categoria dei sani e quella degli insani.

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Domenico Arcuri non partecipa al vertice con Draghi: il depotenziamento del commissario

giovedì, Febbraio 25th, 2021

di Lorenzo Salvia

Domenico Arcuri non partecipa al vertice con Draghi: il depotenziamento del commissario

Il segnale (forse) definitivo è arrivato due giorni fa. Alle sette di sera il presidente del consiglio Mario Draghi convoca una riunione per discutere il nuovo decreto con le misure anti contagio. Ci sono i ministri che rappresentano tutti i partiti della maggioranza, da Giancarlo Giorgetti a Dario Franceschini, passando per Roberto Speranza. Oltre ai politici, partecipano anche i tecnici. E quando bisogna fare il punto su come sta andando la campagna sui vaccini a prendere la parola è Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità. Spiega lui come stanno andando le cose. Non il commissario straordinario all’emergenza, Domenico Arcuri. Che non c’è, e non è stato invitato.

Domenico Arcuri depotenziato, ma tanti dossier restano in mano a lui

Nel governo Conte due, in occasioni simili, questo capitolo toccava a lui. Ma nella cabina di regia voluta da Draghi, dove ci sono anche il sottosegretario Roberto Garofoli e il segretario generale Roberto Chieppa, lui non c’è. Depotenziato è dire poco. Arcuri continua a lavorare sui (tanti) dossier che gli sono stati affidati. Ma sono in pochi a cercarlo nel governo. E il mare della politica si sta richiudendo velocemente. Era stato lui ad avviare i primi contatti con le aziende italiane per la produzione «autarchica» dei vaccini. Ma oggi Farmindustria — l’associazione che le rappresenta — sarà ricevuta dal nuovo ministro allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. Un segnale di discontinuità e di attivismo, per dimostrare che sul quel dossier adesso c’è lui. Anche perché ogni giorno il segretario della Lega, Matteo Salvini, continua a chiedere le dimissioni di Arcuri. Qualche giorno fa sembrava tregua. Il Veneto del leghista Luca Zaia, pareva a un passo dall’acquistare in proprio i vaccini, dopo aver raggiunto un informale patto di desistenza con lo stesso commissario. Ma poi la via regionale ai vaccini si è rivelata un vicolo cieco. E da allora gli attacchi di Salvini sono tornati quotidiani. «È stato nominato monarca assoluto», ha detto ieri.

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Sottosegretari del governo Draghi: chi ha vinto e chi ha perso

giovedì, Febbraio 25th, 2021

di Giuseppe Alberto Falci e Marco Galluzzo

Sottosegretari del governo Draghi: chi ha vinto e chi ha perso

ROMA — Li aveva lasciati a bocca asciutta con i ministri, decidendo in totale autonomia, loro hanno provato a rifarsi, e in parte ci sono riusciti, con i sottosegretari.

È stato anche un estenuante tira e molla quello fra Mario Draghi e i partiti, la ricerca di un equilibrio delicatissimo fra correnti, ambizioni personali, rivendicazioni fra esponenti meridionali e del Nord, la questione centrale della parità di genere. Alla fine le donne sono 19, quasi la metà, ma alcuni partiti avevano disatteso le indicazioni del capo del governo presentando delle liste con quasi soli uomini.

Ci è voluta anche una sospensione di quasi un’ora del Consiglio dei ministri per mettere tutte le caselle a posto. E sembra che a un certo punto sia stato lo stesso Draghi a prendere la penna, tracciare una linea, e dire «ora basta, la lista è completa». Nei giorni scorsi aveva comunque avvertito che la parola ultima sarebbe stata la sua: «Tutte le vostre richieste sono comprensibili e legittime, devo prendere in mano il dossier, ma non posso sbilanciarmi».

Un attimo dopo la nota di Palazzo Chigi è scattato il gioco dell’interpretazione: chi ha vinto e chi ha perso?

Fra Pd e Cinque Stelle si storce il naso per il bottino di Forza Italia: due caselle strategiche per la storia del berlusconismo, una all’Editoria (Giuseppe Moles) e l’altra alla Giustizia (Francesco Paolo Sisto). Ma anche in questo caso c’è stato un piccolo incidente: il posto di Moles era stato assegnato a Giorgio Mulè, oggi portavoce azzurro di Camera e Senato ma in passato direttore di Studio Aperto e di Panorama. Insomma troppo legato al Cavaliere per i Cinque Stelle, che si sono messi di traverso, bollandolo in Cdm come «un dipendente del Biscione».

E mentre il centrodestra è alle prese con il caso Udc, che minaccia di uscire dal gruppo di Forza Italia dopo i no a Binetti e Saccone, in casa del Pd si sono scaricate tutte le lotte intestine fra le correnti.

È stato sacrificato Andrea Martella, sottosegretario uscente all’Editoria, vittima di uno scontro sotterraneo fra Zingaretti e il ministro Orlando. Lo stesso Orlando che avrebbe «perso» altri esponenti di riferimento della sua area, a cominciare da Antonio Misiani, viceministro uscente al Mef, dove adesso il Pd schiera Alessandra Sartore, assessore al Bilancio della Regione Lazio e donna di fiducia del segretario Nicola Zingaretti. E nel gioco delle quote è finita anche Assuntela Messina, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione e Transizione digitale, data in quota Michele Emiliano, presidente della Puglia. Insomma un incastro di correnti e bilancini in cui entra anche Marina Sereni, confermata viceministro alla Farnesina, molto vicina a Dario Franceschini e alla sua area, ma che lascia il Pd senza rappresentanti al ministero dell’Interno e alla Giustizia.

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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 24 febbraio: 16.424 nuovi casi e 318 morti

mercoledì, Febbraio 24th, 2021

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 24 febbraio: 16.424 nuovi casi e 318 morti

Sono 16.424 i nuovi casi di coronavirus in Italia (ieri erano +13.314, qui il bollettino). Sale così ad almeno 2.848.564 il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall’inizio dell’epidemia. I decessi odierni sono 318 (ieri erano +356), per un totale di 96.666 vittime da febbraio 2020. Mentre le persone guarite o dimesse sono 2.362.465 complessivamente: 14.599 quelle uscite oggi dall’incubo Covid (ieri +12.898). E gli attuali positivi — i soggetti che hanno il virus — risultano essere in tutto 389.433, pari a +1.485 rispetto a ieri (+45 il giorno prima).

I tamponi e lo scenario

I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 340.247, ovvero 36.397 in più rispetto a ieri quando erano stati 303.850. Il tasso di positività è 4,8% (l’approssimazione di 4,82%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti più di 4 sono risultati positivi; ieri era 4,4%. Qui la mappa del contagio in Italia.

Più contagi in 24 ore rispetto a ieri, con record di tamponi (superato il record precedente di oltre 310 mila del 10 febbraio). Sale il rapporto di casi/test al 4,8% dal 4,4% di martedì. Non si superava la soglia di 16 mila infezioni quotidiane da oltre un mese, l’ultima volta oltre questo valore è stato il 16 gennaio (con tasso 6,3%). Non sembra un buon segnale. La curva sale, come succede in genere a metà settimana, riprendendo la sua altalena. Ma dal confronto con lo stesso giorno della settimana scorsa, mercoledì 17 febbraio, quando sono stati comunicati +12.074 casi con un tasso del 4,1%, si vede che lo scenario non migliora. Di fatto, non si riesce ad avere e tenere la percentuale di positività sotto il 4%. «Non ci sono le condizioni per allentare le misure», dice il ministro della Salute Roberto Speranza al Senato. Si teme che le varianti possano prevalere sul virus che circola adesso. «I modelli ci dicono che per metà marzo il rischio è che tutti i casi siano collegati alla variante inglese — spiega il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario Irccs Galeazzi di Milano —. Speriamo che le azioni più mirate di zone rosse possano mitigare la diffusione». Mentre al livello globale l’Oms riferisce che i contagiati nel mondo, negli ultimi sette giorni, sono in calo per la sesta settimana consecutiva (con la curva dei decessi mondiali che segna -20%).

A comunicare oltre 3 mila contagi giornalieri è la Lombardia (+3.310 casi), seguita sopra 2 mila dalla Campania (+2.185). Poi ci sono Piemonte (+1.453), Emilia-Romagna (+1.427) e Lazio (+1.188). Tutte le altre regioni registrano un incremento a due o tre cifre.

Il sistema sanitario

Diminuiscono le degenze ordinarie e crescono quelle in terapia intensiva. I posti letto occupati nei reparti Covid ordinari sono -78 (ieri +140), per un totale di 18.217 ricoverati. I posti letto occupati in terapia intensiva (TI) sono +11 (ieri +28), portando il totale dei malati più gravi a 2.157. La variazione dei posti letto occupati, in area critica e non, indica il saldo tra i pazienti usciti e quelli entrati nelle ultime 24 ore. I nuovi ingressi in TI sono +178 (ieri +197).

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Vaccini Covid Lombardia, Bertolaso: nuova strategia a Bergamo e Brescia, da domani 24mila vaccini a over 60

mercoledì, Febbraio 24th, 2021

di Stefania Chiale

Vaccini Covid Lombardia, Bertolaso: nuova strategia a Bergamo e Brescia, da domani 24mila vaccini a over 60

Da domani ed entro 5-6 giorni verranno vaccinati i circa 24mila cittadini di età compresa tra i 60 e i 79 anni dei Comuni al confine tra Bergamo e Brescia con cui la Regione Lombardia rimodula la sua strategia vaccinale anti-Covid. Lo ha annunciato il responsabile della campagna Guido Bertolaso, dopo la presentazione del piano aggiornato da parte della vicepresidente e assessora al Welfare Letizia Moratti. Verrà vaccinata «prioritariamente» la popolazione di età compresa tra 60 e 79 anni in 15 Comuni della provincia di Bergamo e 8 della provincia di Brescia per creare un «cordone sanitario» ed evitare il diffondersi del contagio, che in queste aree è in aumento anche a causa delle varianti di coronavirus.

Mentre per gli ultraottantenni prosegue il programma vaccinale già in corso in tutta la Regione, Bertolaso ha ammesso che «probabilmente, per fare in modo di avere le dosi necessarie a vaccinare gli over 60 nei Comuni al confine tra la provincia di Brescia e di Bergamo, dovremo rallentare la somministrazione della cosiddetta fase 1 bis per quanto riguarda le attività sociali, dove tutto sommato ci sono categorie che non sono le più a rischio. Chiaro è che la coperta è corta, anzi è un fazzoletto e ci dobbiamo muovere su quelle che sono le priorità».

Le categorie a cui da domani si darà priorità in quei comuni di confine tra Bergamo e Brescia saranno quindi «gli over 80 (che sono alcune migliaia) e poi tutti i cittadini di questi Comuni da 60 a 79 anni (una parte verrà vaccinata con Pfizer, un’altra con Astrazeneca)», ha chiarito Bertolaso. A questo scopo sono stati individuati quattro centri vaccinali, due in provincia di Bergamo e due di Brescia: a Chiuduno, Iseo, Antegnate e Chiari. Saranno 18 le linee vaccinali in provincia di Bergamo e altrettante in provincia di Brescia: «Verranno fatte circa 2.500 vaccinazioni al giorno nella parte bresciana e altrettante in quella bergamasca, per un totale di 4-5.000 somministrazioni al giorno: per questo entro 5 o 6 giorni potremo chiudere questa vaccinazione lungo il confine tra le due province». In particolare i Comuni interessati sono: Adrara San Martino, Calcio, Castelli Calepio, Cividate al Piano, Credaro, Gandosso, Palosco, Predore, Pumenengo, Sarnico, Tavernola bergamasca, Telgate, Torre Pallavicina, Viadanica, Villongo in provincia di Bergamo. E Roccafranca, Rudiano, Urago d’Oglio, Pontoglio, Palazzolo s/O, Capriolo, Paratico, Iseo in provincia di Brescia.

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Niente elezioni comunali in primavera. Ma spunta la data X

mercoledì, Febbraio 24th, 2021

Francesca Galici

A maggio sono previste le elezioni comunali in alcune grandi città come Milano, Roma, Napoli, Torino e Bologna.

È previsto che vadano al voto milioni di italiani per rinnovare le amministrazioni locali di alcune delle metropoli più grandi e importanti del Paese. È un voto strategico fondamentale ma è anche un passaggio democratico obbligato, che però rischia di slittare di molti mesi, anche fino a settembre/ottobre, per colpa della pandemia. È quanto rivela Marco Antonellis su Italia Oggi, secondo il quale sarebbe già stata individuata una data: 19 settembre.“Niente elezioni”, “È la democrazia”. È scontro tra virologi sul voto

Il dossier è sulla scrivania di Mario Draghi ed è uno di quelli con la massima priorità. Il governo è chiamato a una decisione nel più breve tempo possibile, anche perché se venisse confermata la chiamata alle urne a maggio, ai candidati dev’essere dato il tempo materiale di organizzare e condurre la campagna elettorale. Ma i dubbi sono tanti, e crescono con l’andare dei giorni alla luce dell’aumento dei contagi. Inoltre, se davvero si andasse al voto per le elezioni comunali a settembre, cadrebbe la ragione per la quale Sergio Mattarella all’inizio del mese ha dichiarato di non voler sciogliere le Camere e andare al voto per paura dei contagi. La questione è sul tavolo e i quesiti tanti. C’è anche l’ipotesi che si possa slittare fino a ottobre per il voto, una differita di 5 mesi rispetto alla scadenza naturale del mandato.

Il Quirinale, proprio in virtù delle parole di Sergio Mattarella nel giorno del dichiarato fallimento dei tentativi di Roberto Fico di arrivare al Conte ter, è maggiormente orientato sullo slittamento. Far trascorrere l’estate, sperando che la combinazione tra vaccini e alte temperature abbatta i contagi sembra essere la strada preferita del Colle, secondo il quale non sarebbe ora sostenibile il rischio di assembramenti in campagna elettorale.

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Rider, maxi-inchiesta a Milano: «Non sono schiavi, le aziende devono assumerne 60 mila»

mercoledì, Febbraio 24th, 2021

Ammende, indagini dei vertici e presunte violazioni fiscali. Le società di food delivery finiscono sotto inchiesta. Ma la richiesta più importante della procura di Milano è quella dell’obbligo di assunzione di 60mila rider: trasformandoli da lavoratori autonomi e occasionali a parasubordinati.

Obbligo di assunzione di 60mila rider

Oltre «60mila lavoratori» di società del delivery, ossia Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo, dovranno essere assunti dalle aziende come «lavoratori coordinati e continuativi», ossia passare da lavoratori autonomi e occasionali a parasubordinati. E ciò sulla base, come spiegato in una conferenza stampa della Procura di Milano, di verbali notificati stamani alle aziende. «Diciamo al datore di lavoro – è stato spiegato – di applicare per quel tipo di mansione che svolgono i rider la normativa, di applicare i contratti adeguati e quindi ci devono essere quelle assunzioni». Altrimenti saranno presi «provvedimenti» specifici.

Uber eats sotto indagine fiscale

La procura di Milano ha aperto un fascicolo «per verificare se sia configurabile una stabile organizzazione occulta» dal punto di vista fiscale per la società Uber Eats. Lo ha annunciato il procuratore di Milano Francesco Greco nel corso di una conferenza stampa convocata per fare il punto sulle indagini a tutela dei ciclofattorini avviate nel capoluogo lombardo.

L’indagine fiscale su Uber Eats punta a verificare se la filiale italiana del colosso statunitense col servizio di food delivery abbia messo in piedi «una stabile organizzazione occulta», ossia svolga il servizio in Italia ma con guadagni all’estero per evitare di pagare le tasse al fisco italiano.

«I pagamenti dei clienti vengono effettuati on line – ha chiarito Greco – ma non sappiamo dove vengono percepiti questi pagamenti e nel frattempo il rapporto di lavoro dei rider è strutturato sul territorio italiano». Le indagini per caporalato del pm Paolo Storari, condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf, il 29 maggio avevano portato la Sezione misure di prevenzione del Tribunale, presieduta da Fabio Roia, a disporre, con un provvedimento mai preso prima nei confronti di una piattaforma di delivery, l’amministrazione giudiziaria di Uber Italy.

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Covid, Speranza: “Non ci sono condizioni per allentare le misure”. Il prossimo Dpcm includerà anche Pasqua

mercoledì, Febbraio 24th, 2021

«I ritardi di nuove forniture, che pure ci sono, non ci impediranno di sconfiggere il virus. Ma non ci sono oggi le condizioni epidemiologiche per allentare le misure di contrasto alla pandemia». Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza nelle comunicazioni in Aula al Senato sulle nuove misure contro la pandemia. Nel «ringraziare il Comitato tecnico-scientifico», il ministro della Salute ha affermato che «in ogni caso sono da considerare proposte di modifica della composizione così come la scelta di un portavoce unico». Coronavirus, Speranza: “Siamo a ultimo miglio ma non possiamo allentare misure”

«E’ fondamentale mantenere un approccio di grande prudenza. Con questo livello di incidenza di casi abbiamo 5 regioni con terapie intensive sopra la soglia critica e l’Rt medio è 0.99, secondo ultimo rilevamento. Quindi l’Rt si avvia con le misure attualmente in vigore a superare la soglia di 1» ha aggiunto il ministro della Salute ricordando anche che «C’è l’impegno del governo a congrui ristori per le attività che stanno soffrendo. Questo deve valere per le mie ordinanze che da ora andranno in vigore dal lunedì e per le misure regionali. Il prossimo Dpcm varrà dal 6 marzo al 6 aprile e la bussola sarà la salvaguardia del diritto alla salute». Il Dpcm includerà, dunque, la festività di Pasqua del 5 aprile. Covid, un anno dopo. Che cosa si poteva fare e che cosa è stato fatto: le opinioni di un virologo e un matematico a confronto

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Covid, indicateci l’uscita

mercoledì, Febbraio 24th, 2021

di Beppe Severgnini

Minimizzatore, malato, guarito, ansioso, coraggioso, confuso, battagliero, sfortunato: Boris Johnson ha cambiato spesso idea sul Covid, lo scorso anno. In gennaio il Regno Unito ha registrato un picco di contagi, poi sono arrivate le vaccinazioni e la situazione è migliorata. L’irruenza e la spettinatura – «s» iniziale – sono rimaste uguali, ma il primo ministro ha potuto pronunciare parole confortanti, finalmente. Un esempio anche per noi?

Nel Regno Unito – la popolazione è di poco superiore a quella dell’Italia, 66 milioni contro 60 milioni – sono morte purtroppo 121 mila persone, a causa della pandemia. Si registrano circa diecimila nuovi casi al giorno. Ma un quarto degli abitanti – il 26,8%, per l’esattezza – ha già ricevuto la prima dose del vaccino, la campagna vaccinale procede speditamente e i primi risultati si vedono.

Non staremo a fare confronti sanitari con l’Italia. Non solo la Gran Bretagna è fuori dall’Unione europea. Ogni Paese ha difficoltà, forniture, sistemi e strategie diverse. Ma un confronto politico e psicologico si può e, forse, si deve fare. Boris Johnson, nel corso dell’ultima esternazione, ha detto che «un anno miserabile» – a wretched year – si avvia alla conclusione. In primavera e in estate, ha assicurato, le cose saranno «incomparabilmente migliori». Una previsione o solo una speranza?

L’uomo – intelligente – è un ottimista patologico, con una certa tendenza alla faciloneria: i connazionali, ormai, hanno imparato a conoscerlo. Consapevole di questo, il primo ministro, stavolta, è stato preciso: fino al 29 marzo si sta a casa, dal 29 marzo si potrà uscire e fare sport all’aperto, dal 12 aprile riapriranno i negozi non essenziali, le biblioteche, i musei e i giardini dei pub. Il 17 maggio si potrà tornare negli stadi di calcio e sarà possibile ritrovarsi per ascoltare un concerto. Il 21 giugno, tutto aperto. Si torna alla vita normale. Boris Johnson è un entusiasta che ama buttare il cuore oltre l’ostacolo? Certo. Potremmo aggiungere che la Gran Bretagna, nelle difficoltà, è coesa: da Brexit alla pandemia. Ma aver annunciato questo programma, tanto ottimista da apparire ingenuo, ha un merito: offre una prospettiva. Indica una direzione, alcune tappe, un arrivo. Le cose possono cambiare nel corso di una pandemia, ormai lo sappiamo: ma avere un obiettivo aiuta.

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Covid, così le varianti del virus impongono cambi di fascia e chiusure

mercoledì, Febbraio 24th, 2021

di Leonard Berberi

La variante inglese del coronavirus si fa sempre più largo in Italia, cresce la presenza delle versioni sudafricana e brasiliana, così come aumenta il numero delle scuole chiuse e delle aree che finiscono in zona rossa o in zona arancione «rafforzata» o «scura». Dopo un periodo di stabilità diverse regioni (Lombardia, Provincia autonoma di Trento, Emilia-Romagna, Toscana, Abruzzo, Molise) tornano ad avere una curva dei contagi al rialzo. Secondo il Comitato tecnico-scientifico oltre il 30% delle infezioni Covid-19 in Italia è dovuto alla variante inglese e verso la metà di marzo questa sarà predominante.

Le limitazioni al Nord

Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha istituito la zona arancione «rafforzata» fino al 2 marzo in tutta la provincia di Brescia, otto comuni delle provincia di Bergamo e uno in quella di Cremona. «In provincia di Brescia siamo di fronte alla terza ondata», ha detto il consulente della Regione Guido Bertolaso. Limitazioni ulteriori, ma senza zona rossa, in una parte della Liguria. Lo prevede l’ordinanza del governatore Giovanni Toti per i distretti sanitari di Ventimiglia e Sanremo da oggi e fino al 5 marzo: chiusi asili e scuole di ogni ordine e grado, niente spostamenti tra le 21 e le 5 a Ventimiglia e comuni vicini.

La curva in salita

In Veneto dove per la prima volta quest’anno risalgono anche i ricoveri «in larga parte in rianimazione. Non sono focolai ma singole unità del territorio», ha spiegato il direttore generale della sanità regionale Luciano Flor. «Non sono catastrofista, ma invito a non abbassare la guardia — ha aggiunto il governatore Luca Zaia —. Il bollettino sta iniziando a dare segnali, il trend si sta riaccentuando». I tamponi sequenziati in Alto Adige hanno evidenziato altri quattro casi di variante sudafricana del coronavirus (portando a 16 il totale) che si aggiungono ai 96 casi di variante inglese.

Covid,  così le varianti del virus impongono cambi di fascia e chiusure
Le misure nel Centro

In zona rossa finisce da domani — per una settimana — il comune di Cecina (Livorno). In Emilia-Romagna è stata decisa la zona arancione scuro (fino all’11 marzo) per 14 comuni dove da alcuni giorni «si registra una situazione di progressiva criticità a causa dell’incremento dei contagi»: tra questi c’è anche Imola. Nel Lazio sale il numero dei Comuni che finiscono in zona rossa proprio a causa delle varianti: da oggi nell’elenco finisce anche Torrice (Frosinone), dopo l’ordinanza del presidente della Regione Nicola Zingaretti. A preoccupare in questo caso è la variante inglese. Nelle altre due zone rosse laziali — Colleferro e Carpineto Romano — parte lo screening per tutti. A Roma è la versione brasiliana del coronavirus a far chiudere una scuola, l’istituto «Sinopoli-Ferrini» (già interessato nei giorni scorsi dalla variante inglese). Nei prossimi giorni saranno sottoposti a tampone i circa 1.500 studenti e il personale. Si ferma per il Covid-19, sempre nella Capitale, anche la sede Cerboni dell’istituto comprensivo «Rosetta Rossi» a Primavalle.

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