Archive for Febbraio, 2021

Covid, tacere bisognava andare avanti

martedì, Febbraio 16th, 2021

di MICHELE BRAMBILLA

Altro che chiusi: i bar sono aperti ventiquattr’ore al giorno. Basta accendere la tv, o aprire un giornale, e non parliamo dei social: c’è sempre qualcuno pronto a pontificare su tutto, a spiegare come vanno i contagi, a prevedere come si svilupperanno e soprattutto a offrire la sua infallibile soluzione. In tv si parla della pandemia come al bar s’è sempre parlato di calcio: sono tutti commissari tecnici. E passi. Il problema è che di pandemia parlano come si parla al bar anche coloro che dovrebbero essere davvero commissari tecnici. Cioè i virologi, i biologi, gli epidemiologi, i consulenti del ministero e così via, tutti in una corale supercazzola a reti unificate.

Adesso pare che la misura sia colma e qualcuno si accorge che ci vorrebbe, soprattutto da parte degli uomini di scienza, un po’ più di prudenza.

Il casus belli è la storia della chiusura in zona Cesarini degli impianti sciistici. Il professor Walter Ricciardi, uno degli eperti del governo, l’ha sponsorizzata a gran voce venerdì sera a una trasmissione su Rai Tre e poi ripetuta a vari organi di informazione il giorno seguente, e quindi ancora auspicata, invocata e implorata per tutta la giornata di domenica. Fino a che, all’ora di cena della domenica stessa, il ministro Speranza ha accolto la proposta ordinando la chiusura. O meglio la non-riapertura, visto che gli impianti per lo sci erano già chiusi: tutti gli operatori del settore attendevano però l’annunciata riapertura e si erano organizzati raccogliendo prenotazioni e investendo quattrini. Invece puf, all’ultimo respiro è arrivato il contrordine.

Sarà anche vero che c’è un rischio di ripresa dei contagi, ma è questo il modo di comunicare? Il professor Ricciardi non avrebbe dovuto passare per le vie istituzionali, ministero e governo? Invece s’è fatto tutto prima a mezzo tv, come a mezzo tv lo stesso Ricciardi ha buttato lì l’ipotesi di un nuovo lockdown totale in tutta Italia, stile marzo dell’anno scorso. Motivo: le varianti preoccupano. Sarà senz’altro vero anche questo. Ma andate a riascoltare che cosa dicevano fino all’autunno scorso i virologi in servizio televisivo permanente: il virus non è mutato, assicuravano. Invece ora dicono che è mutato da mesi. Nessuno pretende l’infallibilità dalla scienza: ma un po’ di umiltà dagli scienziati.

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Governo, piano Draghi: dai Vaccini all’Europa, dalla Solidarietà ai Giovani e alla Pandemìa, la nuova Italia in 5 capitoli

martedì, Febbraio 16th, 2021

di Alberto Gentili

Saranno cinque i capitoli chiave del discorso che Mario Draghi pronuncerà domani in Parlamento: pandemia, vaccini, solidarietà sociale, Europa-Recovery Plan e giovani. Questi ultimi due sotto il segno dell’ambiente e della transizione ecologica.


Non è un caso che il premier partirà dalla lotta al virus. Il presidente del Consiglio è convinto che il Paese stia vivendo «una grave emergenza sanitaria, economica e sociale» e che solo sconfiggendo la pandemia (con misure restrittive e con l’accelerazione del piano vaccinale) sarà possibile uscire dalla «depressione anche psicologica» e innescare la ripresa sostenendo l’occupazione e i consumi. Nel frattempo, grazie alla «solidarietà sociale», verranno garantiti i ristori e la Cig in modo da tutelare le imprese ormai al collasso e chi ha perso il lavoro a causa degli effetti devastanti sull’economia del Covid.


Draghi traccerà il profilo di un governo «convintamente europeista», come anticipato durante le consultazioni. E «convintamente ambientalista»: «Qualsiasi cosa faremo, a partire dalla creazione di posti di lavoro», ha spiegato sabato ai suoi ministri, «deve essere all’interno della grande sfida della sostenibilità ambientale». Da qui il battesimo del dicastero per la Transizione ecologica.
Importante, nel discorso, anche il capitolo dedicato al Recovery Plan: «E’ la sfida decisiva, quella che permetterà la ricostruzione del Paese. Dobbiamo lavorarci da subito e bene, in piena sintonia con l’Europa», il leitmotiv dell’ex capo dello Bce. Draghi ha l’ambizione, guidando l’Italia da Palazzo Chigi, di diventare l’alfiere di un salto in avanti dell’Unione grazie all’introduzione di una autonoma capacità fiscale della Ue e rendendo strutturali gli eurobond. Impresa molto difficile, ma non impossibile per chi nel 2012 salvò la moneta unica e poi sventò la crisi dei debiti sovrani grazie al Quantitative easing.


Il premier inoltre legherà strettamente il Recovery Plan alle riforme della giustizia civile, del fisco (Irpef e taglio del costo del lavoro) e della pubblica amministrazione con un «efficientamento della burocrazia».
Non mancherà un capitolo dedicato ai giovani, alla scuola, alla formazione. Anche perché è nel titolo stesso del Recovery Plan, “Next generation Ue”, il richiamo alla costruzione di un Paese dove l’attenzione alle nuove generazioni deve essere massima. «Per avere debito buono e non compromettere il futuro dei giovani», ha spiegato Draghi durante le consultazioni, «è meglio fare investimenti produttivi, piuttosto che dare sussidi a pioggia. E se vogliamo superare i sussidi creando lavoro, occorre aprire i cantieri. Tutte le opere infrastrutturali programmate e finanziate devono essere assolutamente realizzate».

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Covid, Draghi sceglie la linea dura. E ai virologi: parlate meno

martedì, Febbraio 16th, 2021

di Alberto Gentili

Da Palazzo Chigi trapela poco o nulla sulla linea di Mario Draghi sul fronte delle misure anti-Covid. Perché, come ha spiegato il premier sabato nel primo Consiglio dei ministri, «si deve parlare soltanto con i fatti». Ma i fatti dimostrano che Draghi, a dispetto dell’insurrezione leghista che scuote il governo, si attesta sulla linea del rigore e della massima cautela nell’affrontare la pandemia. Al pari di Angela Merkel, di Emmanuel Macron e della Commissione europea. Un legame, quello con l’Europa e le cancellerie più importanti, che il premier ha intenzione di mantenere saldo anche nella lotta alla pandemia. Piano vaccinale incluso.

Variante inglese nell’88% delle regioni. Lega e Fi: «Via i tecnici, Bertolaso al posto di Arcuri»

«SCELTA CONDIVISA»
Domenica pomeriggio, quando il ministro della Salute Roberto Speranza è stato chiamato a prorogare (sulla base del report del Cts di venerdì) il blocco fino al 5 marzo della stagione sciistica, è avvenuta una approfondita interlocuzione tra Speranza e Draghi. Per decidere lo stop dello sci, il responsabile della Sanità ha infatti dovuto modificare con la sua ordinanza il Dpcm varato il 14 gennaio. E l’ha fatto soltanto dopo il via libera del capo del governo. Tant’è, che da palazzo Chigi parlano di «scelta condivisa».

Assieme a Speranza, Draghi ha analizzato il verbale del Cts che evidenziava come il 17,8% dei nuovi positivi sono colpiti dalla variante inglese del Covid, che ha una velocità di diffusione del 40-50% superiore al virus prima versione. E al pari del responsabile della Salute, il premier ha ritenuto la situazione preoccupante. Tanto più, fanno notare fonti informate, che «anche in Germania e Francia la stagione sciistica è ferma».

E che il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) valuta il rischio-varianti «alto-molto alto per la popolazione complessiva e molto alto per gli individui vulnerabili», a causa della «maggiore trasmissibilità» che potrebbe rendere «i vaccini esistenti solo parzialmente o in gran parte meno efficaci».
Da qui il via libera di Draghi al giro di vite in extremis, a dispetto dell’impopolarità e incurante («la difesa del diritto alla salute viene prima di tutto», ha ribadito Speranza) della successiva insurrezione di Matteo Salvini e dei governatori del Nord. Ma con l’impegno a erogare «rapidamente i ristori» ai settori colpiti.

Stabilito che il premier non abbandonerà la linea del «rigore» e della «massima cautela» in sintonia con la Ue e i partner europei, e che spingerà per rendere più rapida e capillare la campagna vaccinale («è la precondizione per la ripresa economica», ha detto l’ex capo della Bce durante le consultazioni), il governo dovrà decidere entro il 5 marzo, quando scadrà il Dpcm attualmente in vigore, se prorogare l’attuale sistema a fasce Regione per Regione (giallo, arancione e rosso), il coprifuoco e il divieto di superare i confini regionali. In più, l’esecutivo dovrà stabilire se continuare con l’attuale procedura: la cabina di regia (composta da Istituto superiore della Sanità, ministero della Salute e Regioni) che il venerdì redige il report settimanale grazie ai dati regionali, e il Cts che poi fornisce all’esecutivo le sue proposte.

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Fabrizio Pregliasco: “Qui rischiamo una nuova ondata il pericolo sono asili ed elementari”

martedì, Febbraio 16th, 2021

PAOLO RUSSO

Nella guerra tra virologi Fabrizio Pregliasco, una cattedra in materia all’Università di Milano, ritiene giusto ma impraticabile al momento un lockdown locale. «Rischiamo la rivolta sociale». Ma chiede di rendere più rigorose le misure per le zone gialle. E sui vaccini sostiene che non è più tempo di limitare la produzione a chi detiene i brevetti.

Cosa dobbiamo attenderci se le varianti del Covid diverranno presto prevalenti in Italia?

«Sicuramente un aumento anche importante dei contagi, probabilmente anche dei decessi e dei ricoveri, se fossero confermati i dati dell’ultimo studio britannico della London School che stima un rischio di morte più alto del 58%. Sono stime ancora approssimative, ma ci dicono che dobbiamo tenere più alta l’attenzione».

Anche gli ospedali rischiano di finire sotto stress?

«Prima dell’aumento dei decessi arriva sempre quello dei ricoveri. In questo momento nel nostro Paese assistiamo a un calo della mortalità, dopo i picchi raggiunti tra novembre e dicembre. Ma se non facciamo presto ad adottare delle contromisure rischiamo una nuova ondata».

Sta dicendo che non bastano le misure previste per le zone gialle ed arancioni?

«Bisogna dare atto al nostro sistema a colori di aver funzionato, perché siamo l’unico paese europeo a essere riuscito a flettere la curva dei contagi pur adottando misure più morbide. Ma ora serve fare di più, soprattutto rafforzando le restrizioni delle zone gialle, che così danno un po’ l’idea del liberi tutti».

Il lockdown generalizzato proposto da Ricciardi sarebbe dunque eccessivo?

«E’ la soluzione più efficace. Ma anche la meno sostenibile, con la rabbia sociale che cresce.

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Il superdebito diventa leggero

martedì, Febbraio 16th, 2021

GUIDO MARIA BRERA

Nella danza delle stelle, ci sono momenti preziosi in cui gli astri si allineano. Si tratta di eventi attesi e rari. Ora, per la prima volta dopo decenni, qualcosa di simile sembra disegnarsi nei cieli del nostro Paese.

Un insieme di condizioni grazie alle quali possiamo dire che l’Italia, oggi, è il luogo del mondo dove investire.

Tutto ha origine negli uomini. E nelle parole, se controllare le parole equivale a controllare ciò che accade. D’altronde sono state tre parole, “Whatever it takes”, ad aver salvato l’Europa da una tempesta perfetta. Tre parole e l’uomo che le ha pronunciate, Mario Draghi. Con la sua forza, la sua reputazione internazionale e la sua capacità. Ora quell’uomo può garantire a tutti noi una stabilità politica che non abbiamo mai avuto in precedenza. E può offrire una visibilità che all’Italia, e a chi ci ha investito, non è mai stata concessa. Si tratta di due e probabilmente sette anni di presenza solida e rilevante sul palcoscenico del mondo. Un lasso di tempo che corrisponde a un’opportunità enorme, senza precedenti.

Non è un mistero che la stabilità sia fondamentale per un Paese, dal momento che ne determina la credibilità. Ma altri punti decisivi vanno valutati con la stessa attenzione. Uno, globale, riguarda le trasformazioni della politica economica. Larry Summers, che ha partecipato attivamente alla politica economica statunitense degli ultimi anni, lo ha scritto con chiarezza in un paper pubblicato a gennaio. Prima di tutto ha evidenziato come i parametri di Maastricht, con questi livelli di tassi d’interesse, perdano di valore e di significato.

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La falsa partenza

martedì, Febbraio 16th, 2021

massimo giannini

Siamo grati a Mario Draghi, che nella prima riunione del Consiglio ha pregato i suoi ministri di limitare le dichiarazioni perché «il governo parla solo dopo aver fatto qualcosa». Principio indiscutibile e condivisibile, che marca una cesura netta con il caos creativo dei governi precedenti. Ma la gestione del dossier sci e del caso Ricciardi è purtroppo una “falsa partenza”. Non segnala il nuovo che avanza, ma il vecchio che resiste. Di fronte al Covid e alle sue pericolose varianti abbiamo sempre appoggiato misure draconiane, ancorché dolorose. Ma qui siamo oltre. Non si può fissare la ripresa delle attività sciistiche con un mese di anticipo, e poi decidere la proroga improvvisa del lockdown a poche ore dalla riapertura. E se lo si fa, perché il rischio dei contagi lo impone, allora si ha il dovere di spiegare ai cittadini le ragioni di un’ordinanza urgente che fa saltare i piani di tante famiglie e i ricavi di tante imprese.

Sarebbe bastato almeno che il riconfermato ministro della Salute si fosse presentato ai tg di prima serata, per dare conto al Paese di queste gravi decisioni. Non lo ha fatto, e ora Speranza è già nel mirino di un ministro leghista, Garavaglia. Baruffe chiozzotte, degne di un pentapartito della Prima Repubblica, non di una Grande Coalizione della Terza. Lo stesso vale per l’incontenibile foga esternatoria dei virologi, che fuori dai circuiti istituzionali non fa aumentare la precauzione ma solo la frustrazione (come dimostra la “rivolta di San Valentino” dei ristoratori).

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Vaccino Covid in Gran Bretagna, la situazione: così Londra ha vaccinato oltre 15 milioni di persone (e vede la fine del tunnel della pandemia)

martedì, Febbraio 16th, 2021

di Luigi Ippolito, corrispondente da Londra

Vaccino Covid in Gran Bretagna, la situazione: così Londra ha vaccinato oltre 15 milioni di persone (e vede la fine del tunnel della pandemia)

La Gran Bretagna vede la fine del tunnel della pandemia. In soli 69 giorni Londra è riuscita a vaccinare oltre 15 milioni di persone: e la campagna di immunizzazione, combinata con gli effetti del lockdown in vigore da inizio gennaio, ha visto crollare le cifre del contagio e delle vittime.
Ieri si sono registrati meno di 10 mila nuovi casi di Covid, il valore più basso da inizio ottobre, e solo 230 decessi: per fare un confronto, a gennaio si era superata la soglia di 60 mila contagi quotidiani e per più di una settimana il numero di vittime era salito di oltre mille al giorno. Il governo di Boris Johnson si era dato fin da dicembre il traguardo di vaccinare entro metà febbraio tutte le categorie più a rischio, ossia gli ultrasettantenni e i malati cronici, e ha centrato l’obiettivo. Ora si passa ai sessantenni e ai cinquantenni, che Londra si ripromette di immunizzare entro la fine di aprile.

Johnson assicura: «Uscita dal lockdown sarà cauta ma irreversibile»

Dobbiamo essere «ottimisti ma pazienti», ha detto Johnson nella conferenza stampa da Downing Street. Il primo ministro illustrerà lunedì prossimo la tabella di marcia per l’uscita dal lockdown: che sarà «cauta ma irreversibile». Il governo di Londra infatti non si vuole più trovare nella situazione di dover imporre di nuovo restrizioni: questa sarà l’ultima volta che si sacrifica la libertà dei cittadini.

La campagna vaccinale

Lo straordinario successo della campagna di vaccinazione britannica è dovuto a una serie di fattori. Innanzitutto Londra si è mossa fin dalla scorsa primavera e ha stipulato subito contratti con le aziende farmaceutiche, assicurandosi un gran numero di dosi. Poi, grazie alla situazione politica creata dalla Brexit, non ha dovuto aspettare gli europei ma si è lanciata per prima nella corsa. Quindi ha messo in campo una straordinaria operazione logistica, che ha visto somministrare i vaccini negli stadi, nei centri congressi, nelle chiese, nelle moschee, nei cinema, oltre alle farmacie, gli ospedali e gli ambulatori medici. Infine, non ha fatto distinzioni fra i diversi vaccini e ha scelto di distanziare le dosi: una strategia la cui validità è stata confermata dalle ultime evidenze scientifiche.

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Casalino in tv, dai consigli a Draghi all’omofobia: cosa ha detto l’ex portavoce di Conte

martedì, Febbraio 16th, 2021
Ospite di Lilli Gruber a «Otto e mezzo» in onda su La7 – Ansa /CorriereTv
Il portavoce dell’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, torna in tv. Rocco Casalino, ospite di Lilli Gruber a ‘Otto e Mezzo’ in onda su La7, ha parlato di Draghi, degli insulti ricevuti da Renzi, e di quanto la politica italiana, a detta sua, sia maschilista.
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Zone rosse per fermare le varianti e vaccinazioni in caserme e palestre: la strategia del governo Draghi

martedì, Febbraio 16th, 2021

di Fiorenza Sarzanini

Zone rosse per fermare le varianti estere di Covid-19 e accelerazione della campagna vaccinale utilizzando anche le caserme e gli aeroporti. Dopo l’allarme dell’Istituto superiore di sanità sulla diffusione del virus, il governo studia le misure per cercare di tenere sotto controllo la curva epidemiologica che risulta di nuovo in salita. La strategia sembra escludere al momento il lockdown, puntando su interventi mirati proprio come sta già accadendo con la chiusura di intere aree decisa a livello locale, ma d’intesa con l’esecutivo. Appare difficile che possa esserci un allentamento dei divieti, anche se nei prossimi giorni dovrà essere effettuata una ricognizione per valutare se e come poter soddisfare almeno in parte le istanze delle varie categorie. Una delle priorità rimane quella di vaccinare nel più breve tempo possibile i cittadini e per questo saranno coinvolti militari e volontari della Protezione civile negli hangar e nelle caserme, preferiti alle «primule» del commissario Domenico Arcuri.

Il Dpcm in scadenza

Parte bene l’asse tra Roberto Speranza e Mariastella Gelmini, neoministro per gli Affari regionali, ma soltanto nei prossimi giorni si metterà a punto la strategia di contenimento del Covid-19. Anche perché in vista della scadenza del Dpcm in vigore, prevista per il 5 marzo, dovrà essere il presidente del Consiglio Mario Draghi a decidere se utilizzare lo stesso metodo, oppure procedere per decreto lasciando ai ministri il potere di ordinanza su aperture e chiusure.

Le zone rosse

La strada per evitare il lockdown nazionale passa dalla chiusura di paesi, città e intere province dove circolano la variante inglese, ma anche quella brasiliana e sudafricana che finora sembrano resistenti ai vaccini. Aree dalle quali non si può uscire e dove non si può entrare, dove gli spostamenti sono vietati e la maggior parte dei negozi resta chiusa. Per questo è stata ribadita a sindaci e governatori la necessità di intervenire d’urgenza chiudendo anche le scuole, appena si ha la percezione che ci siano positivi al virus mutato.

Italia a colori

Il sistema dei colori dovrebbe rimanere con la divisione in fasce rosse, arancione, gialla e bianca, ma proprio la presenza delle varianti potrebbe portare a un ulteriore ritocco dei parametri. Attualmente con l’Rt a 1 si entra in fascia arancione e con 1,25 si va in fascia rossa, ma non è escluso che gli scienziati propongano di abbassare ulteriormente le soglie. Sarà poi il governo a dover stabilire quali attività tenere aperte e quali invece vietare nelle varie aree.

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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 15 febbraio: 7.351 nuovi casi e 258 morti

lunedì, Febbraio 15th, 2021

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 15 febbraio: 7.351 nuovi casi e 258 morti

Sono 7.351 i nuovi casi di coronavirus in Italia (ieri erano +11.068, qui il bollettino). Sale così ad almeno 2.729.223 il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall’inizio dell’epidemia. I decessi odierni sono 258 (ieri erano +221), per un totale di 93.835 vittime da febbraio 2020. Mentre le persone guarite o dimesse sono 2.237.290 complessivamente: 11.771 quelle uscite oggi dall’incubo Covid (ieri +9.469). E gli attuali positivi — i soggetti che hanno il virus — risultano essere in tutto 398.098 (sotto la soglia di 400 mila, come il dato del 2 novembre), pari a -4.685 rispetto a ieri (+1.370 il giorno prima). La flessione degli attuali positivi di oggi — con il segno meno davanti — dipende dal fatto che i guariti, sommati ai decessi, sono in numero maggiore rispetto ai nuovi casi.

I tamponi e lo scenario

I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 179.278, ovvero 26.364 in meno rispetto a ieri quando erano stati 205.642. Mentre il tasso di positività è 4,1% (l’approssimazione di 4,100%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti 4 sono risultati positivi; ieri era 5,4%. Qui la mappa del contagio in Italia.

Meno contagi in 24 ore rispetto a ieri. Ogni lunedì la quantità di nuove infezioni è sempre la più bassa di tutta la settimana, perché oggi si registra anche il minimo di analisi processate nella settimana. Per esempio, lunedì scorso (8 febbraio) i casi sono stati +7.970 con un tasso del 5,5% e poi la curva è salita e due lunedì fa (1 febbraio) i casi sono stati +7.925 con un tasso del 5,6% e poi la curva è di nuovo salita. In genere con meno test la percentuale di positivi/tamponi sale rispetto al giorno prima, ma non oggi, perché mostra un netto calo, di quasi un punto e mezzo, e si attesta al 4,1% dal 5,4% di domenica. Potrebbe essere un buon segnale. Sulla distanza, osservando l’andamento su sette giorni, si vede che la settimana appena conclusa (8-14 febbraio) è stata una fotocopia della precedente, secondo i calcoli del fisico e comunicatore scientifico Giorgio Sestili. «Nell’ultima settimana i casi sono aumentati del 2% rispetto alla settimana precedente — spiega Sestili —, ma il numero è sostanzialmente in linea con i valori delle quattro settimane precedenti, compresi fra 84 mila e 85 mila». In miglioramento il dato dei decessi: «Le 2.304 vittime dell’ultima settimana sono tantissime, ma rappresentano un -16% rispetto alla settimana prima, che già registrava un calo del 10%. La curva dei decessi è in discesa da quattro settimane consecutive e diventa via via più rapida».

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