Archive for Febbraio, 2021

Salvini lo sa: stare al governo gli conviene

sabato, Febbraio 6th, 2021

di BRUNO VESPA

Quando era presidente della Bce, Mario Draghi riuscì a comperare vagoni di titoli di Stato italiani facendo “tutto il necessario” non per salvare l’Italia, ma la moneta unica, come gli ha riconosciuto il ‘Financial Times’. Lo ha fatto nonostante l’opposizione del presidente della Bundesbank Jens Weidmann. Se è riuscito in questo, perché non dovrebbe riuscire a far sedere in consiglio dei ministri Matteo Salvini con – poniamo – un Franceschini, un Di Maio, un Tajani e uno Speranza? Nel ’46 De Gasperi ebbe come ministri Togliatti, Nenni, La Malfa e il liberale Manlio Brosio. Oggi stiamo uscendo o no da una guerra? Abbiamo un’economia devastata o no? 

Draghi ha ancora bisogno di qualche giorno. Ma ieri sera Salvini ha dato la disponibilità della Lega nel governo e non escluderemmo un suo impegno personale. Le ragioni sono almeno due. Glielo chiedono con grande insistenza gli imprenditori grandi e piccoli del Nord. Vogliono che non sia soltanto la sinistra a gestire l’uscita dall’emergenza e la programmazione del futuro. Nel governo ci sarà Forza Italia. Se Berlusconi non facesse questo passo, perderebbe metà partito e si condannerebbe all’irrilevanza. Ma è evidente che la presenza della Lega sarebbe strategica, e non solo perché garantirebbe una maggioranza numericamente alternativa a quella con i Cinque Stelle (non politicamente perché il Pd non ci starebbe).

La seconda ragione che ha convinto Salvini è la sua collocazione internazionale. Ieri il ‘Financial Times’ diceva che in questo modo lui avrebbe la possibilità di “ricostruire la credibilità economica del suo partito danneggiato dagli attacchi al ‘bunker di Bruxelles’ e dalla sua parentela con Marine Le Pen”. (E – aggiungiamo noi – con gli estremisti tedeschi di AfD). Chi si candida alla guida Paese, ha il dovere di ricostruire un rapporto con i suoi potenziali interlocutori di domani.

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L’Italia resta gialla, ma indice Rt su in 13 regioni. Polemica sulla riapertura serale dei ristoranti

sabato, Febbraio 6th, 2021

francesco grignetti

Altro che riaprire i ristoranti alla sera, come chiedevano in tanti. Il comitato tecnico-scientifico dice di no. E se qualcuno ha equivocato sulle parole usate dal Cts, arriva a sera una nota definitiva: «Una rimodulazione complessiva dei pacchetti di misure potrebbe modificare l’efficacia nella mitigazione del rischio».

Fosse per i tecnici, chiuderebbero tutto di nuovo. Dice il professor Walter Ricciardi, il consulente del ministro della Salute: «Questa è la quiete prima della tempesta. Auguro a tutti di godersi questo week-end, ma è sbagliato riaprire e non nascondo la mia preoccupazione». Si riferisce al fatto che questo sarà il primo week-end con tante regioni in zona gialla e quindi libertà di movimento tra i comuni, ma non tra le regioni. Si temono affollamenti. Sono previsrti dunque controlli straordinari.

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“Ormai è tardi, ho chiuso il mio locale”

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filippo la mantia*

I numeri del monitoraggio settimanale rilasciati dalla Cabina di regia sembrano tranquillizzanti. La diffusione del contagio pare stabile. Eppure. «Si osserva – scrive la cabina di regia – un lieve generale peggioramento della epidemia con un aumento nel numero di regioni o province autonome classificate a rischio alto (sono Bolzano, Umbria e Puglia; era solo una la settimana scorsa) e con la riduzione delle regioni a rischio basso (7 contro 10)». L’indice di contagio Rt sale in ben 13 regioni.

Ci sono grandi differenze anche negli ospedali. «Complessivamente – scrive la cabina di regia – il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in diminuzione». Così anche per i ricoverati in aree mediche. Ma a ben guardare, ci sono «forti variazioni inter-regionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’incidenza, impongono comunque misure restrittive». Le terapie intensive sono oltre la soglia critica in 7 regioni.

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Coro di sì a Draghi. “Fidatevi di me”. Squadra in 7 giorni

sabato, Febbraio 6th, 2021

ALESSANDRO BARBERA

Pensa a un governo lungo, di legislatura, ma ai partiti parla solo delle cose più urgenti. Sui vaccini: «Occorre partire con un piano massiccio che spenga tutte le emergenze: sanitaria, economica ed educativa». Sulle imprese: «Sono preoccupato per il loro livello di indebitamento, e per le conseguenze che ciò sta producendo sui bilanci delle banche». Sul Recovery Plan che va presentato in Europa: «Nel momento in cui i cittadini di tutta l’Unione vengono tassati per finanziare debito comune, non possiamo permetterci di spendere male quei soldi». Quando la delegazione di Forza Italia, l’ultima programmata per ieri, lascia la biblioteca della Camera, sono le 18.47. Giovedì Mario Draghi aveva terminato il primo giorno di consultazioni alle 18.46. Questa volta però non c’è stato il tempo per il pranzo a casa con la moglie. L’ex numero uno della Banca centrale europea cerca di mantenere le vecchie abitudini e un controllo militare del tempo. Non è ancora chiaro se riuscirà ad avere lo stesso successo coi partiti.

Per evitare gaffes, nel secondo giorno di consultazioni Draghi chiede e ottiene un album con i volti delle persone che deve incontrare. Per non costruire ipoteche sulla maggioranza che lo dovrà sostenere, evita accuratamente gli argomenti divisivi: la giustizia, il fisco, la riforma dello Stato sociale o delle pensioni. Non si sbilancia mai quando gli viene chiesto di valutare gli eventuali equilibri di governo. Per quelli ci sono le conversazioni al telefono. Nelle ultime 48 ore ne avrebbe avute almeno due rilevanti. Una con Silvio Berlusconi, che all’ultimo e per paura del virus non si è presentato di persona alle consultazioni. La seconda telefonata – confermate da fonti dei Cinque Stelle – sarebbe stata con Beppe Grillo, che oggi guiderà la delegazione del suo partito all’incontro.

Alla vigilia del terzo giorno di consultazioni si iniziano ad avere alcune certezze. La prima: l’unico partito che resterà fuori del governo è Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. La seconda: dopo l’incontro con Cinque Stelle e la Lega (entrambi oggi), quello con i sindacati e le imprese (lunedì), il premier incaricato farà un secondo giro di consultazioni. Ciò significa che per avere la lista dei ministri bisognerà attendere almeno una settimana. Terza e ultima certezza: non sarà un governo solo di tecnici. Draghi non è contrario alla presenza dei leader, ma non vuole essere impiccato al manuale Cencelli. Ieri nei partiti i conti erano già fatti: tre ministeri ai Cinque Stelle, due a Pd, Forza Italia e Lega, uno per il movimento di Matteo Renzi. In queste ore raccogliere notizie non verificate è piuttosto facile: l’ex direttore generale del Tesoro non ha uno staff, né un ufficio di comunicazione. Durante le consultazioni Draghi però ha fatto capire che di queste cose parlerà «anzitutto con il Quirinale».

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L’incarico a Draghi? Sì del 60% degli italiani

sabato, Febbraio 6th, 2021

di Nando Pagnoncelli

L'incarico a Draghi? Sì del 60% degli italiani

La decisione del presidente Mattarella di dare l’incarico per la formazione di un nuovo governo a Mario Draghi incontra il consenso del 60% degli italiani: l’apprezzamento della scelta è trasversale, prevale tra tutti gli elettorati.

Non era un dato scontato tenuto conto che, come abbiamo potuto leggere nei sondaggi pubblicati su queste pagine nelle ultime settimane, la crisi di governo è risultata incomprensibile alla maggioranza dei cittadini.

Non solo: il presidente Conte e l’esecutivo riscuotevano un gradimento elevato, ancorché inferiore rispetto alla prima fase dell’emergenza sanitaria.

Nel complesso, poco più di un italiano su quattro (28%) si esprime criticamente riguardo all’incarico dato all’ex presidente della Bce. I più critici risultano gli elettori della Lega (42%) e di FdI (36%), che presumibilmente auspicavano nuove elezioni, e i pentastellati (40%), forse per il timore di avere un ruolo meno rilevante in un prossimo esecutivo.

Al momento non è dato sapere se il tentativo di Mario Draghi andrà in porto e da quali forze politiche potrebbe essere composta una nuova maggioranza. La soluzione preferita (28%) sarebbe quella di un governo che comprendesse tutte le forze politiche; a seguire risulterebbe gradita una maggioranza con le principali forze ad esclusione del M5S (13%); le altre possibili maggioranze ottengono un consenso inferiore al 10%: dalla continuazione di quella uscente allargata al gruppo europeista guidato da Bruno Tabacci (9%), all’inclusione di Forza Italia, la cosiddetta «maggioranza Ursula» (8%), fino all’inclusione di tutte i principali partiti tranne la Lega (7%). Da notare che uno su tre (35%), non esprime alcun gradimento, e tra astensionisti e indecisi la quota sale al 51%.

Nei diversi elettorati le opinioni sono molto differenziate. I più diversificati sono gli elettori del Pd, che si dividono in tre gruppi di uguale entità: a favore della continuazione della maggioranza uscente, di un esecutivo Ursula e di uno di unità nazionale; i pentastellati privilegiano la continuazione della maggioranza uscente; i leghisti preferirebbero una maggioranza con tutti tranne il M5S e in subordine l’unità nazionale, mentre tra gli elettori di FI e FdI si registra un’inversione tra queste due opzioni.

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Lega, Borghi e Bagnai: dai No euro all’ex Bce Draghi. Storia spettacolare di una conversione

sabato, Febbraio 6th, 2021

di Fabrizio Roncone

Lega, Borghi e Bagnai: dai No euro all'ex Bce Draghi. Storia spettacolare di una conversione

I convertiti della Lega vengono giù per via degli Uffici del Vicario, uno avanti e l’altro dietro.
Ogni conversione di solito scatena tormento, dubbio, ansia da martirio. Ma su questi due ha sortito l’effetto del Lexotan, almeno 20 gocce.
Rilassati, positivi, di ottimo umore.
Dopo aver odiato l’euro e la Bce, aver scritto e detto cose terrificanti sull’Unione Europea, i due economisti adesso camminano in completa letizia verso Mario Draghi.
Quello basso (Claudio Borghi): eccolo che arriva davanti alle telecamerine, ai microfoni, il sospiro e lo sguardo di uno che prova fastidio per questi idioti di giornalisti che fanno sempre domande idiote. «Io avrei cambiato idea? In che senso?». Santo cielo: come in che senso? «Draghi è Ronaldo, è un fuoriclasse». Allora c’è uno di noi che si volta e camminando all’indietro dice no, scusate, ragazzi, mi sa che non ho capito: ha detto che Draghi è come Ronaldo?
Quello più alto e dall’aspetto elegante (Alberto Bagnai, però poi vedremo cosa nasconde questa sua scorza oxfordiana): «Draghi? Ma io Draghi l’ho sempre stimato». Cala un brevissimo silenzio di stupore, si sentono i passi sui sampietrini. Un giovane cronista prova a dire che beh, forse, veramente. Allora Bagnai diventa arrogante, è proprio così, arrogante e grifagno, gli viene naturale: «Provate a fare un piccolo sforzo visto che sicuramente avete studiato…».
La scorsa estate Bagnai è subentrato a Borghi alla guida del «dipartimento economia» della Lega. Salvini, all’epoca, voleva che il partito continuasse ad essere decisamente orientato: e Bagnai, 58 anni e modesto suonatore di clavicembalo ai festival di musica barocca, senatore e docente all’università di Pescara, è noto alla comunità scientifica e politica solo ed esclusivamente per la sua forsennata battaglia contro l’Eurozona.
Una pubblicazione di successo: Il tramonto dell’euro, otto anni fa (quindi scarsamente profetica). Poi convegni e interviste. Sempre con tono minacciosetto. Contro chiunque osi criticarlo. Il collega Tommaso Monacelli della Bocconi ci prova. E Bagnai, su Twitter: «Gli facciamo un bel cappottino di abete» (per alludere a una bara). Un’altra volta, soliti toni cimiteriali, sul suo blog: «L’unica Bce buona è quella morta». Su Draghi, all’epoca presidente della Banca europea: «Dice sciocchezze. Non ha alcun titolo per dettare la linea economica di uno Stato sovrano». Poi se la prende con i partigiani dell’Anpi: «Sono pro euro… Da antifascisti a piddini, il passo è breve, per gli amabili vegliardi».

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Una vita da garante

sabato, Febbraio 6th, 2021
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di   Massimo Gramellini

Non dev’essere poi così male fare il politico per hobby come Beppe Grillo. Un giorno ti fai vedere e nei cinquecento successivi sparisci nella blogosfera, evitandoti la seccatura di sedare liti, sintetizzare sproloqui, mediare tra Di Maio e Conte e tra Di Battista e il suo specchio.

Di mestiere Grillo continua a dedicarsi a tutt’altro. Ma nel tempo libero, invece di giocare a tennis o innaffiare gerani, ridiventa lo gnomo del destino. Un leader carsico.

Nei rari giorni in cui si fa veramente la Storia, spinge di lato Di Maio e Conte, trattandoli da comparse, e come se niente fosse si riprende il centro della scena.

Oggi è uno di quei giorni e sfido chiunque, ancora una decina d’anni fa, a immaginare un incontro decisivo per le sorti del Paese tra Mario Draghi e Beppe Grillo, agli antipodi anche come esponenti del mondo favolistico animale, senza mettersi a ridere o chiamare un’ambulanza: le probabilità di un simile evento sarebbero apparse le stesse di una cena a lume di candela tra Vito Crimie Charlize Theron.

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“Conte, Draghi e la data del voto”. ​Tutte le “profezie” di Cacciari

venerdì, Febbraio 5th, 2021

Francesco Curridori

“Conte oggi si è proposto come il candidato premier di una coalizione Pd-Cinquestelle, non c’è dubbio”. Così il filosofo Massimo Cacciari, per molti anni sindaco di Venezia, raggiunto telefonicamente da ilGiornale.it, analizza la crisi dei giallorossi e il futuro politico del premier uscente.

Secondo lei, il Pd di Zingaretti come ha gestito questa fase di crisi politica?

“Ha dato segni di grande impotenza perché le trattative con Renzi dovevano essere affidate al Pd. Dovevano essere i dem a fare il mestiere di dettare l’accordo con Renzi e, chiaramente, non gli è riuscito. Al di là di quello, sono anni che, di fatto, il Pd puntella i governi che si succedono. È un partito sempre a rimorchio della situazione. Per carità, questo è anche un elemento di equilibrio però mi pare che manchi completamente di una strategia propria”.

Ma non è stato, forse, un errore quello di arroccarsi sul nome di Conte?

“È evidente che non era così, ma neanche colà. Il Pd è un partito incerto e senza strategia per cui era chiaro che per i dem andava bene anche se non c’era Conte. Ma, nello stesso tempo, Conte era quello su cui sembravano puntare i Cinquestelle in modo tassativo. I dem avrebbero accolto benissimo anche un presidente diverso da Conte, anche Di Maio sarebbe andato bene. Il Pd è un partito che, sull’altare della governabilità e della stabilità che (non c’è), va avanti così”.

Ieri si è tenuta una riunione virtuale tra Pd, LeU e M5S. È il segno che l’alleanza giallorossa ha un futuro?

“Sì, può essere una prospettiva. Io stesso mi auguravo nascesse già nel 2018, ma poi non è maturato nulla. È maturata solo un’esperienza di governo che, dal punto di vista politico, non ha prodotto nulla, un governo che è nato semplicemente per evitare le elezioni e nient’altro. O meglio, per la paura dei Cinquestelle di andare al voto, e non del Pd o di Zingaretti. È stato un governo che non ha portato avanti un’esperienza politica di intesa di Pd e M5S, degna di questo nome. Personalmente mi augurerei che maturasse qualcosa di serio tra Pd e Cinquestelle, ma al momento ne vedo labilissime tracce”.

Eppure oggi è sembrato che Conte volesse prendere la leadership della coalizione…

“È il gioco che sta facendo ora, ma sarà molto difficile che ci riesca così. Dovrebbe costituire un suo movimento oppure dovrebbe esplicitamente diventare il capo del M5S. Ma ce la farà a diventare capo dei Cinquestelle? Può darsi, con l’avvallo di Grillo può farcela. Altrimenti, rimanendo a casa e facendo il battitore libero, non potrà essere premier manco per sogno. Questo, nell’eventualità remotissima che il centrosinistra vinca le prossime elezioni”.

Ma Conte è il nuovo Prodi 2.0?

“Ma scherza? Prodi è uno che faceva politica da quando aveva i calzoncini corti. Era un politico di lunghissimo corso, ammanigliatissimo con tutti i potentati democristiani. Prodi è il capo politico della fu Democrazia Cristiana. Conte è un signor nessuno”.

La leadership di Zingaretti nel Pd è a rischio?

“Non c’è alternativa. Non ha dato fastidio a nessuno, purtroppo. Quindi, perché dovrebbero cambiarlo?”.

E, ora, Renzi che ruolo avrà?

“Ah questo andrebbe chiesto a lui… Cosa gli viene in testa oltre a questa vittoria di Pirro di poter dire ‘Ho mandato a casa Conte?’ Sicuramente Draghi sarà così intelligente da non dare alcun ruolo al movimento di Renzi nel nuovo governo. Qualunque sia il carattere di questo governo, se più tecnico o più politico, Renzi non ci sarà. Questa è l’unica cosa certissima. E, dunque, cosa fa? Crede di recuperare tanti voti perché ha mandato a casa Conte?”.

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Covid, il 15 febbraio scade il divieto di spostamento tra regioni: che succede in attesa del governo Draghi?

venerdì, Febbraio 5th, 2021

giampiero maggio

Seppur la roadmap del premier incaricato Mario Draghi non è ancora definita sono certi però i temi sui quali, eventualmente, il nuovo esecutivo dovrà immediatamente concentrarsi. A cominciare dall’emergenza sanitaria, forse, la più seria delle ragioni per le quali il Capo dello Stato Sergio Mattarella non ha sciolto le Camere dopo la crisi emersa nell’ex maggioranza ma si è rivolto all’ex presidente della Bce per cercare di formare un governo “di alto profilo”. La questione dei contagi e la cosiddetta campagna vaccinale sono ai primi posti dell’agenda politica. Dopo aver ricevuto l’incarico dal Presidente Sergio Mattarella, Draghi non a caso, infatti, aveva sottolineato «che siamo in emergenza e che servono risposte all’altezza».

Ecco l’elenco dei punti che dovranno essere affrontati

Il piano vaccini

Bisogna accelerare su questo fronte se si vuole uscire il prima possibile dall’emergenza. Oggi il Commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ha spiegato che l’obiettivo, per le prossime settimane, sarà vaccinare almeno 6 milioni e mezzo di persone, 2 milioni e mezzo sono coloro che lavorano negli ospedali e nelle residenze per anziani, mentre 4,5 milioni di dosi saranno destinate agli over 80. Per marzo è previsto l’arrivo («se i tempi saranno rispettati» sottolinea Arcuri) di altri 8 milioni di dosi spiega il Commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri. «Entro il primo trimestre potremo vaccinare 7 milioni di italiani». Sarà ancora Arcuri a guidare l’emergenza? E’ probabile che Draghi, con il ministro che verrà (sempre che non sia confermato Speranza) apporti delle modifiche. Bisogna vedere come. 

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Regioni, Rt nazionale a 0,84, come una settimana fa

venerdì, Febbraio 5th, 2021

L’Rt nazionale si attesta allo 0,84, come nell’ultimo monitoraggio (quello del 29 gennaio), però con un range (e 0,76– 1,02) che supera l’uno nel limite superiore . E’ questo il valore che la cabina di regia indica nel nuovo monitoraggio settimanale sul Covid in Italia basato sui dati Iss-Ministero della Salute, riferito al periodo 25-31 gennaio. Si osserva un lieve generale peggioramento della epidemia con un aumento nel numero di regioni classificate a rischio alto (3 contro 1) e con la riduzione delle regioni a rischio basso in questa settimana (7 contro 10).
L’Italia, si legge nel monitoraggio, si trova in un contesto «preoccupante per il riscontro di varianti virali di interesse per la sanità pubblica in molteplici regioni che possono portare ad un rapido incremento dell’incidenza». Alla luce di questi dati, secondo la cabina di regia si conferma «la necessità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone» e di «restare a casa il più possibile». Secondo gli esperti, è fondamentale che «la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie». Con un avvertimento: «In questa fase delicata dell’epidemia questi iniziali segnali di contro-tendenza potrebbero preludere ad un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero rigorosamente messe in atto adeguate misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale».

I colori delle regioni

Dal nuovo monitoraggio emerge come unica modifica rispetto al quadro dei «colori» della scorsa settimana la promozione della Sardegna dall’arancione al giallo. Mentre Puglia, Sicilia e Provincia di Bolzano rimangono arancioni. Quanto all’Umbria, già in arancione, dai dati non è escluso possa passare in zona rossa. Tutte le altre regioni sarebbero confermate in zona gialla.

L’Rt delle regioni

Una Regione (Umbria) e una PA (Bolzano) hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2. Per la precisione, l’Umbria registra il dato più alto (1.18), a seguire la PA di Bolzano a 1.06 e il Friuli Venezia Giulia a 1.03. Tutte le altre regioni sono sotto il valore soglia di 1, con l’Abruzzo e Toscana al limite, rispettivamente a 0.99 e 0.98. La PA di Trento ha il più basso (0.61), seguono Veneto e Basilicata a 0.63.

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Lo sprint di Draghi: sì a ministri-politici. “Una sfida difficile”

venerdì, Febbraio 5th, 2021

ALESSANDRO BARBERA

 ROMA. Nessuna pentola d’oro in fondo all’arcobaleno. Il Recovery Fund è «una sfida difficile in una situazione difficile». E siccome la ripresa non è lontanissima «bisogna arrivarci preparati con scelte coerenti di politica fiscale». Nel primo giorno di consultazioni Mario Draghi non si sbilancia su quale governo, quanti tecnici, quanti politici, quale maggioranza. Ascolta, prende appunti, parla poco, fa capire di avere in testa soluzioni che vanno oltre gli schieramenti. E però la politica non vuole farsi commissariare.

Pd e Cinque Stelle non vogliono rompere l’alleanza, la Lega vorrebbe essere parte con Forza Italia di un governo di quasi unità nazionale. E così, mentre l’ex presidente della Banca centrale europea incontra tutti i gruppuscoli di Camera e Senato, Pd, Cinque Stelle, i partiti e i leader parlano, parlano, parlano. Il capogruppo in Senato Pd Andrea Marcucci dice che non ci sono le condizioni per un governo allargato a destra. Beppe Grillo vuole una patrimoniale sui più ricchi, Matteo Salvini pone come precondizione il no a qualunque aumento di tasse, soprattutto se sulla casa. Draghi non può tornare da Mattarella con una maggioranza risicata, dunque occorrerà aver pazienza e ascoltare ancora per giorni dichiarazioni tattiche e riposizionamenti. Giannini: “L’Italia gioca con il fuoco, se salta Draghi dopo ci rimane solo un generale o un cardinale”

Il quadro politico in Parlamento è quello che è. Basta scorrere la lista dei partiti che ieri Draghi ha dovuto incontrare: Azione, più Europa e Radicali italiani, il Maie (Movimento associativo degli italiani all’estero) con il Partito socialista, il Centro democratico, le minoranze linguistiche, Noi con l’Italia, Usei, Cambiamo. Il calendario delle consultazioni prevedeva di chiudere i lavori alle 18.30, il premier incaricato ha congedato l’ultimo gruppo alle 18.46. Oggi è il giorno di Pd, Forza Italia e il partito di Renzi, sabato di Lega e Cinque Stelle. Si può scommettere che il governo Draghi nascerà, ma non è ancora chiaro quale sarà il suo «perimetro». Questa parola, ripetuta più volte nelle ultime ore dai protagonisti, sottolinea involontariamente il vuoto lasciato dalla politica. L’effetto Draghi sui mercati: titoli in rialzo, lo spread scende

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