Archive for Febbraio, 2021

Draghi, vertice su misure e nuove chiusure per le varianti. E vede Salvini: «Abbassare i toni»

mercoledì, Febbraio 24th, 2021

di Monica Guerzoni

Draghi, vertice su misure e nuove chiusure per le varianti. E vede Salvini: «Abbassare i toni»

LAPRESSE

Troppi contagi, troppi morti. Con la variante inglese che a metà marzo sarà predominante in tutta l’Italia, Mario Draghi sceglie di continuare sulla linea della massima cautela. Nessuna riapertura, non ancora. Gli scienziati saliti a Palazzo Chigi hanno portato dati e tabelle per nulla incoraggianti e il presidente del Consiglio, che pure non è sordo alle pressioni politiche di chi invoca l’allentamento dei divieti, intende muoversi sulla base dei numeri e della curva del virus.

Il dossier dell’emergenza Covid è quello che più lo impegna in queste ore, sul fronte del merito e su quello del metodo. Il 5 marzo scade il Dpcm firmato da Giuseppe Conte e l’ex presidente della Bce è al lavoro sul nuovo provvedimento, che manterrà la divisione in zone colorate, ma introdurrà correttivi per restringere o allargare a seconda delle zone. Draghi avrebbe voluto un decreto, per marcare la discontinuità e soprattutto per lasciare più spazio al Parlamento. Ma i tempi sono stretti, il presidente vuole che gli italiani siano informati con anticipo e così per questa volta potrebbe arrendersi allo strumento del Dpcm. «I cittadini non sono sudditi — ha ammonito Draghi, determinato a firmare entro il fine settimana —. Le decisioni non possono essere calate dall’alto all’ultimo minuto, la gente deve avere il tempo di informarsi e organizzarsi». Parole che Franceschini e Speranza hanno rilanciato a stretto giro. Draghi insomma accelera, ma vuole che le Camere abbiano il tempo di esprimersi. E così oggi il ministro della Salute sarà a Palazzo Madama e poi a Montecitorio per spiegare lo scenario in cui stanno maturando le decisioni del governo. «La variante produce difficoltà crescenti — dirà in sostanza il ministro — C’è un elemento di recrudescenza diffuso, gli scienziati ci chiedono di chiudere»

Lasciando Palazzo Chigi dopo il vertice con i ministri Speranza, Franco, Patuanelli, Giorgetti, Franceschini, Gelmini e Bonetti, il coordinatore del Cts Miozzo ha provato a tranquillizzare: «Non abbiamo descritto una situazione di catastrofe imminente». Ma Locatelli e Brusaferro non hanno nascosto quanto gli scienziati del comitato siano «spaventati dall’aggravarsi della situazione nelle terapie intensive». In questo quadro di nuovo drammatico, con la terza ondata che ha preso in pieno Brescia e non solo, Speranza invita a muoversi «nel solco della linea europea, che non è certo riaprire tutto». Il ministro lo ha ripetuto nel vertice della cabina di regia politica con Draghi, al quale gli esponenti dei partiti sono arrivati con posizioni anche opposte, divisi tra rigoristi e aperturisti. Una spaccatura che ha innescato qualche momento di tensione.
Da una parte il centrodestra, che ha chiesto «grande attenzione all’economia» e ha visto saldarsi l’asse tra il ministro leghista dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti e Mariastella Gelmini, la responsabile forzista degli Affari regionali.

Rating 3.00 out of 5

Nuovo Dpcm, Draghi convoca i ministri e Cts per varianti e misure

martedì, Febbraio 23rd, 2021

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Il presidente del Consiglio ha convocato per le 19 a palazzo Chigi un vertice con i ministri e i vertici del comitato tecnico scientifico per affrontare l’emergenza legata alle varianti del virus e le nuove misure da inserire nel provvedimento che dovrà entrare in vigore il 6 marzo. Senza escludere di poter decidere alcune misure prima di quella data.

Oltre ai ministri della Salute Roberto Speranza e degli Affari Regionali Mariastella Gelmini, sono stati convocati anche i titolari dei dicasteri economici.

Il primo argomento all’ordine del giorno riguarda i parametri per le possibili riaperture. Con il dilagare delle varianti in numerose regioni italiane si dovrà infatti stabilire se modificare alcuni indicatori nel sistema delle fasce di colore.

Soltanto l’analisi epidemiologica aggiornata alla prossima settimana potrà fornire il quadro della situazione ma si fa notare che in questa fase il via libera a un allentamento dei divieti non sembra possibile.

Articolo in aggiornamento

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 23 febbraio: 13.314 nuovi casi e 356 morti

martedì, Febbraio 23rd, 2021

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 23 febbraio: 13.314 nuovi casi e 356 morti

Sono 13.314 i nuovi casi di coronavirus in Italia (ieri erano +9.630, qui il bollettino). Sale così ad almeno 2.832.162 il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall’inizio dell’epidemia. I decessi odierni sono 356 (ieri erano +274), per un totale di 96.348 vittime da febbraio 2020. Mentre le persone guarite o dimesse sono 2.347.866 complessivamente: 12.898 quelle uscite oggi dall’incubo Covid (ieri +10.335). E gli attuali positivi — i soggetti che hanno il virus — risultano essere in tutto 387.948, pari a +45 rispetto a ieri (-992 il giorno prima).

I tamponi e lo scenario

I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 303.850, ovvero 133.178 in più rispetto a ieri quando erano stati 170.672. Il tasso di positività è 4,4% (l’approssimazione di 4,38%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti più di 4 sono risultati positivi; ieri era 5,6%. Qui la mappa del contagio in Italia.

Più contagi in 24 ore rispetto a ieri, a fronte di più tamponi, e scende di oltre un punto il rapporto di casi/test che si attesta al 4,4% dal 5,6% di lunedì. La curva riprende l’altanena e cresce per effetto dell’aumento delle analisi processate: in genere raggiunge il massimo tra mercoledì e venerdì, ma senza toccare la soglia di 16 mila nuovi casi. Ricordiamo che l’ultima volta sopra quota 16 mila infezioni quotidiane era il 16 gennaio. Per esempio, lo scorso martedì sono stati comunicati +10.386 casi con un tasso di positività del 3,8% e dal confronto con oggi — più casi con una percentuale di positività più alta — si vede che lo scenario non migliora. Preoccupano le varianti e dove queste circolano si inaspriscono le restrizioni. «A Brescia siamo di fronte alla terza ondata», ha detto Guido Bertolaso.

Più colpita per numero di nuove infezioni torna a essere la Lombardia (+2.480 casi) — ieri lo era l’Emilia-Romagna — seguita da Emilia-Romagna (+1.588), Campania (+1.436), Veneto (+1.062) e Piemonte (+1.023). Tutte le altre regioni comunicano un incremento a due o tre cifre, eccetto la Valle d’Aosta che segna +4 contagiati.

Il sistema sanitario

Continuano ad aumentare le degenze, ordinarie e non. I posti letto occupati nei reparti Covid ordinari sono +140 (ieri +351), per un totale di 18.295 ricoverati. I posti letto occupati in terapia intensiva (TI) sono +28 (ieri +24), portando il totale dei malati più gravi a 2.146. La variazione dei posti letto occupati, in area critica e non, indica il saldo tra i pazienti usciti e quelli entrati nelle ultime 24 ore. I nuovi ingressi in TI sono + 197 (ieri +162).

Secondo i dati Agenas a livello nazionale la quota di occupazione di posti letto in terapia intensiva è al 24%, sotto la soglia definita di allerta del 30%, ma in otto regioni questa quota è superata. La situazione peggiore è in Umbria dove il 57% delle TI è occupato da malati Covid. Seguono: Abruzzo (39%), Marche, Molise, Provincia di Trento e Provincia di Bolzano (33%), Friuli Venezia Giulia (32%) e Lombardia (31%). Il dato migliore è in Val d’Aosta e in Basilicata, con appena il 5% dei posti di rianimazione occupati.

I vaccinati

I cittadini vaccinati sono oltre 3,6 milioni quelli che hanno ricevuto la prima dose e più di 1,3 milioni quelli che hanno fatto il richiamo. Qui la mappa aggiornata ogni sera e qui i dati in tempo reale del report «Vaccini anti Covid-19» sul sito del governo.

I casi regione per regione
Rating 3.00 out of 5

I medici ospedalieri: “Primi nuovi segnali di stress, non ci sono le basi per riaprire”

martedì, Febbraio 23rd, 2021

Da una parte c’è chi, come Matteo Salvini, chiede di cominciare a riaprire l’Italia. Dall’altra c’è chi lavora sul campo che, dati alla mano, spiega che non è ancora tempo di ripartire. E che, anzi, negli ospedali iniziano a esserci i primi segni di un aumento dei casi più seri di Covid. “Gli ospedali italiani tornano ad avvertire i primi, nuovi, segnali di stress”, con l’aumento dei ricoveri per Covid in reparto e in terapia intensiva, afferma all’Agi Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri. “Il calo dei contagi iniziato dopo il picco di ottobre-novembre si è arrestato e oggi siamo in una situazione critica destinata a peggiorare, con le stime che prevedono 25 mila casi giornalieri nelle prime settimane di marzo”, ha detto Palermo. In 10 regioni, ha continuato, “i ricoveri in terapia intensiva hanno superato il 30%: l’Abruzzo è quasi al 40% (38%) mentre l’Umbria è addirittura al 57%”.

Per il segretario di Annao, “siamo di fronte a numeri allarmanti da tenere bene in considerazione quando si propone di allentare le misure”. Ad oggi, infatti, “non ci sono le basi per aprire”.

Rating 3.00 out of 5

Covid, Brescia in zona arancione «rafforzata» dalle 18: scuole chiuse dagli asili nido all’università

martedì, Febbraio 23rd, 2021

«Oggi il presidente emanerà un’ordinanza per l’istituzione in tutta la provincia di Brescia di una zona arancione rafforzata» che prevede «anche la chiusura scuole elementari, dell’infanzia, nido» ma anche le lezioni in presenza in università. Dalle 18 scatteranno tutti gli altri divieti previsti dalla zona arancione come quello «di spostarsi nelle seconde case»: lo ha detto l’assessore regionale al Welfare Letizia Moratti intervenendo in Consiglio regionale. Il provvedimento riguarda anche alcuni comuni della bergamasca (Sarnico, Gandosso, Viadanica, Predore, Adrara San Martino, Villongo, Castelli Calepio e Credaro) e Soncino in provincia di Cremona.

La terza ondata

«La provincia di Brescia ha un’incidenza, ovvero un numero di nuovi casi, doppia rispetto al resto delle province lombarde. Allo stato attuale, la situazione è sotto controllo e gestibile rispetto all’autunno passato, in tutto il territorio regionale, tranne in provincia di Brescia, dove siamo di fronte alla terza ondata della pandemia. Uno stato che va aggredito immediatamente» ha aggiunto Guido Bertolaso. Già ora i reparti di rianimazione a Brescia sono «sotto stress» e per questo Areu ha «già trasportato pazienti nelle aree limitrofe». Ad allarmare è la diffusione delle varianti che raggiunge il 39% dei contagiati. «I dati mostrano che a Brescia è evidente una terza ondata: è il punto che va aggredito e su cui bisogna intervenire immediatamente» ha spiegato in consiglio regionale il consulente alla vaccinazione in Lombardia Guido Bertolaso.

Vaccini «strumento di contenimento»

Insieme alla chiusura delle scuole, la Lombardia ha avviato la rimodulazione della campagna vaccinale. «Per quanto riguarda la provincia di Brescia, saranno prioritariamente vaccinati gli abitanti dei 103 comuni con una incidenza del contagio superiore a uno ogni 250 abitanti» fanno sapere da Regione. In pratica, ha spiegato la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Letizia Moratti, si comincerà a vaccinare nei Comuni dove ci sono i focolai, per evitare di riempire gli ospedali. «Regione Lombardia attuerà una rimodulazione della strategia vaccinale come strumento prioritario di contenimento del contagio ha spiegato Moratti —: verranno concentrati, nei limiti del possibile e delle linee guida del ministero, le attività di vaccinazione.

Rating 3.00 out of 5

I veri limiti di Astrazeneca

martedì, Febbraio 23rd, 2021

Antonella Viola

Grande entusiasmo sta suscitando un articolo apparso su Lancet in cui si sostiene che una singola dose del vaccino AstraZeneca sia efficace nel conferire protezione e che prolungare il tempo tra la prima e la seconda dose migliori l’efficacia complessiva del vaccino. Questi risultati stanno spingendo il nostro governo non solo a utilizzare il vaccino AstraZeneca in maniera massiccia nella fascia 18-65 (nonostante i dati sugli over 55 siano pochi e in generale questo vaccino sia meno efficace degli altri) ma anche ad adottare la strategia di vaccinare con una singola dose molte persone, per poi ritardare la seconda somministrazione.

Il primo punto che mi sento di sollevare riguarda proprio la pubblicazione in esame. Lo studio da cui si sono estrapolati i dati non è stato disegnato per studiare la differenza dell’efficacia di una singola dose rispetto a due, né per valutare la distanza tra le due dosi. Infatti, se confrontiamo i gruppi, vediamo che chi ha ricevuto una sola dose aveva caratteristiche diverse da chi ne ha ricevute due (più giovani, più donne, etnia diversa….) e quindi non è corretto fare un confronto di efficacia tra gruppi non sovrapponibili. Inoltre, guardando i numeri e gli intervalli di confidenza (da 0 a 100 in alcuni casi), è evidente che siamo ben lontani dal poter trarre conclusioni significative per il trattamento di massa della popolazione.

L’idea che il vaccino possa funzionare meglio se la prima dose è più bassa o se la seconda dose è ritardata non è assurda, anzi. Si tratta di vaccini il cui vettore (adenovirus) è estremamente immunogenico e stimola quindi una risposta immunitaria non solo contro la proteina Spike del Sars-CoV-2 (come nel caso di Pfizer e Moderna) ma anche contro il vettore stesso. Questa risposta immunitaria anti-vettore riduce l’efficacia del vaccino e, per questo motivo, Johnson&Johnson ha deciso di utilizzare una sola dose, e sempre per questa ragione il vaccino russo si basa su due adenovirus diversi.

Rating 3.00 out of 5

Covid, gli «spettacolari» dati della Scozia sui vaccini (anche dopo una sola dose)

martedì, Febbraio 23rd, 2021

di Marco Imarisio

Covid, gli «spettacolari» dati della Scozia sui vaccini (anche dopo una sola dose)

Una Scozia non fa primavera, ma questa è una gran bella notizia.

I primi risultati di una indagine scientifica condotta dall’equivalente del nostro ministero della Salute e dall’università di Edimburgo sull’impatto dei vaccini Pfizer e AstraZeneca hanno dato risultati che gli autori hanno definito «molto incoraggianti», venendo così superati a sinistra dalla Bbc, come è noto poco incline ai facili entusiasmi, che ha inserito nel titolo l’aggettivo «spettacolare» proferito dal direttore del gruppo di ricerca.

La seconda dose, in Gran Bretagna e in Italia

Adesso ci arriviamo, agli esiti tanto attesi. Prima va detto che non si tratta di uno studio effettuato su un numero più o meno alto di pazienti, ma sulla popolazione reale di quel Paese che ha già ottenuto la prima dose del vaccino.

A differenza di gran parte dell’Europa, il Regno Unito ha scelto di rinviare di tre mesi l’inoculazione della seconda dose, il cosiddetto richiamo, senza il quale non può dirsi completato il processo di immunizzazione.

In Italia, viene fatto dopo 21 giorni dall’iniziazione principale. Oltremanica, ha prevalso la strategia di raggiungere con il vaccino il maggior numero possibile di persone, e solo dopo novanta giorni, termine che può essere anche allungato di altre due settimane, procedere alla chiusura del cerchio.

Proprio per via di una decisione che sembrava andare controcorrente rispetto ai suggerimenti dell’Organizzazione mondiale della Sanità ai quali si attiene con scrupolo l’Unione europea e in subordine il nostro governo, c’erano molte domande che attendevano una prima risposta sulla praticabilità di questa strada.

I risultati dello studio

Ebbene, lo studio scozzese certifica l’elevatissima efficacia di entrambi i vaccini nel prevenire l’ospedalizzazione per Covid-19, rispettivamente 85 e 94 per cento a cinque settimane dalla prima dose.

Rating 3.00 out of 5

Fausto Gresini morto per Covid, aveva 60 anni. Da pilota e da manager ha fatto la storia del motociclismo

martedì, Febbraio 23rd, 2021

di Paolo Lorenzi

Fausto Gresini morto per Covid, aveva 60 anni. Da pilota e da manager ha fatto la storia del motociclismo

Getty

«La notizia che non avremmo mai voluto darvi e che siamo costretti a scrivere. Dopo due mesi di lotta al Covid, Fausto Gresini ci lascia a 60 anni appena compiuti, Ciao Fausto». Così il Team Gresini annuncia la morte dell’ex pilota e manager della scuderia di motociclismo che porta il suo nome, deceduto martedì mattina all’ospedale di Bologna dove era ricoverato dal 27 dicembre. L’ex campione del mondo della 125 (due titoli nel 1985 e 1987) e team manager fra i più bravi, vincenti e famosi del Motomondiale sembrava essersi ripreso, ma aveva subito un improvviso peggioramento delle condizioni una settimana fa.

Un punto di riferimento

Per tutti era Fausto. Semplicemente Fausto. Nel paddock, che ha percorso per 38 anni, prima come pilota e poi come affermato manager, era un riferimento unico. Fausto conosceva tutti i piloti, alcuni dei quali aveva affrontato in pista, altri li aveva invece lanciati, accuditi, portati al successo. Fausto conosceva tutti i segreti del Circus iridato. Conosceva tutti i giornalisti per i quali era una miniera d’informazioni. Perché nulla gli sfuggiva, perché spesso era lui stesso il baricentro dei discorsi. Fausto faceva notizia e in ogni caso sapeva ciò che serviva sapere prima degli altri.

Due titoli mondiali

Forse fu più famoso nella seconda parte della sua carriera, ma è un’asserzione opinabile. Come pilota vinse due titoli in 125 (1985 e 1987) negli anni in cui l’Italia regnava nelle piccole cilindrate e aveva appena ritrovato un ruolo da protagonista in 500 con Lucchinelli e Uncini. Affrontò il re indiscusso della categoria, il 13 volte iridato Angel Nieto, ma i suoi avversari principali furono i connazionali: Pier Paolo Bianchi, Ezio Gianola, Luca Cadalora e infine Loris Capirossi.

Fausto Gresini con Loris Capirossi

Fausto Gresini con Loris Capirossi

Il rapporto con Capirossi

L’imolese fu il punto di svolta. Il loro incontro segnò la carriera di entrambi. Approdato alla Honda a fine carriera, Gresini aiutò il debuttante Loris a imporsi sulla scena. Da buon compagno di squadra e ormai fuori dai giochi iridati gli coprì le spalle nella gara che diede all’esordiente Loris il primo titolo mondiale nel ‘90. In Australia fece il diavolo a quattro tanto da prendersi persino i pugni sul casco da Spaan pur di aiutare Capirossi. Anni dopo, smessa la tuta, Fausto seguirà Loris nell’avventura in 500. Nel ’95 divenne il suo osservatore speciale, oggi si direbbe il «mental coach» (figura rilanciata da Cadalora con Rossi). Il seme di una carriera da manager fu lanciato in quell’esperienza e messa a fuoco nel ’96: un mini team nel garage di casa e gli amici del bar per far correre un ragazzino nel Trofeo Honda. «A un certo punto della mia carriera dovetti scegliere se diventare un vecchio pilota o un giovane manager»: nel ‘97, sfruttando il vuoto lasciato da Pileri, debuttava il team Gresini con Alex Barros, una Honda 500 e il sostegno della filiale brasiliana della casa giapponese.

Rating 3.00 out of 5

Cambio al vertice dell’Esercito: nominato Csm il generale Pietro Serino

martedì, Febbraio 23rd, 2021

Paolo Mauri

Arriva la prima nomina “pesante” del nuovo governo Draghi: il generale Pietro Serino è stato nominato nuovo capo di Stato maggiore dell’Esercito in sostituzione del generale Salvatore Farina, giunto alla scadenza del suo mandato. Il suo nome è stato proposto direttamente dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini, ed il generale si afferma così al vertice più alto dell’esercito “battendo” i suoi colleghi Francesco Figliuolo, alpino, comandante logistico della Forza Aramta e Luciano Portolano, bersagliere, numero uno del Coi, il Comando Operativo Interforze.

Il generale Serino, nato a Roma il 3 giugno del 1960, ha un curriculum militare che comincia da giovanissimo: entrato a 15 anni nella scuola militare “Nunziatella” dove si diploma nel 1978, frequenta poi il 160esimo Corso dell’Accademia Militare di Modena ed il corrispondente Corso Applicativo presso la Scuola Ufficiali di Torino. Promosso Tenente della specialità trasmissioni nel 1982, ha prestato servizio presso l’11esimo battaglione quale comandante di plotone, comandante di compagnia e capo sezione operazioni. Ha successivamente comandato il battaglione “Leonessa” dell’11esimo reggimento trasmissioni e da colonnello il Primo reggimento trasmissioni, unità di supporto del Corpo di Reazione Rapido Italiano per la Nato (Nrdc-Ita) di base a Solbiate Olona (Va).

Nel corso della sua carriera, il generale Serino ha frequentato il corso basico di guerra elettronica per ufficiali, il corso per ufficiale addetto all’aerocooperazione (G-3 Air), il corso basico Cimic (Civil-Military Cooperation) per ufficiali, i corsi superiori di Stato maggiore presso la scuola di guerra dell’Esercito, l’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze e l’U.S. Army War College negli Stati Uniti. Ha conseguito la laurea ed il master di secondo livello in scienze strategiche presso l’università di Torino ed un secondo master, sempre in scienze strategiche, presso l’U.S. Army War College.

Quale ufficiale di Stato maggiore, ha prestato servizio presso lo Stato Maggiore dell’Esercito come addetto presso l’ufficio reclutamento, stato e avanzamento del I reparto e come capo sezione presso l’ufficio del sottocapo di Stato maggiore e presso il reparto pianificazione generale e finanziaria. Da colonnello ha diretto l’ufficio pianificazione dello Stato maggiore dell’Esercito.

Promosso generale di Brigata nel 2008, ha svolto nel triennio 2007/2010 l’incarico di addetto per l’Esercito presso l’ambasciata d’Italia a Washington. Successivamente ha comandato la brigata trasmissioni e dall’agosto 2011 è stato capo reparto pianificazione generale e finanziaria dello Stato maggiore dell’Esercito. Promosso generale di divisione nel 2012, nel triennio 2013/2016 è stato capo ufficio generale pianificazione programmazione e bilancio dello Stato maggiore Difesa.

Il primo gennaio 2016 viene promosso al grado di generale di corpo d’armata e dal febbraio 2016 al marzo 2017 è stato presidente del comitato guida per l’implementazione del Libro Bianco per la Sicurezza Internazionale e la Difesa. Dal primo febbraio 2017 al 30 ottobre 2018 è stato comandante per la formazione, specializzazione e dottrina dell’Esercito a Roma mentre dal 31 ottobre 2018 è stato capo di Gabinetto del ministro della Difesa.

Rating 3.00 out of 5

Roma, Sgarbi annuncia la sua candidatura a sindaco: «Daremo dignità alla Capitale»

martedì, Febbraio 23rd, 2021

È ufficiale: Vittorio Sgarbi si candida a sindaco di Roma. Lo ha annunciato lui stesso sui suoi profili social: «Ci siamo – ha postato su Facebook – la mia candidatura a sindaco di Roma è ufficiale. Domani la conferenza stampa con i movimenti e le liste che mi sosterranno. Ridaremo a Roma la dignità di Capitale», così il senatore del Gruppo Misto Vittorio Sgarbi.

Nel 1992- 1993 Sgarbi è stato sindaco di San Severino Marche. Dal 2008 al 2012 è stato sindaco di Salemi, in Sicilia. E dall’ 11 giugno 2018 è sindaco di Sutri, comune in provincia di Viterbo.​

IL MESSAGGERO

Rating 3.00 out of 5
Marquee Powered By Know How Media.