Archive for Febbraio, 2021

Coronavirus: in Piemonte è allarme per i contagi tra i ragazzini, si valutano zone rosse locali

giovedì, Febbraio 18th, 2021

alessandro mondo

TORINO. Continua in Piemonte la lenta discesa dei ricoveri di persone con il coronavirus. Oggi l’Unità di Crisi della Regione ha comunicato che i ricoverati in terapia intensiva sono 128 ( – 10 rispetto a ieri). I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.866 (- 9 rispetto a ieri). Ma c’è una novità.  «Registriamo un trend crescente nella fascia di età 6-10 anni. I giovani di stanno contagiando di più rispetto agli anziani». Lo ha spiegato l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, nel corso di un’informativa tenuta in Consiglio regionale.

Cirio: “Situazione stabile, il Piemonte resterà zona gialla”

Anche giovani e bambini stanno così entrando nelle statistiche, ragione per cui le raccomandazioni di massima attenzione e di cautela per l’ingresso nelle scuole di alunni che presentano anche solo i sintomi del raffreddore vengono ribadite.

Altro dato emerso dall’informativa è che la Giunta sta pensando alla possibilità di istituire zone rosse circoscritte laddove ci fossero focolai di varianti Covid sul nostro territorio.
«La media giornaliera di contagiati è di 718 casi – ha proseguito Icardi – la riduzione è molto lenta, si evidenzia una generale costanza, con questo dato nuovo di positivi di giovane età».

Rispondendo a una domanda di Mauro Salizzoni (Pd) circa la possibile incidenza delle varianti, in generale l’assessore ha spiegato che «abbiamo tutte le condizioni per rimanere in zona gialla, tutti i parametri ci dicono che è ragionevole pensare di restare in questa condizione. Certo, abbiamo previsioni non rosee sull’andamento possibile futuro dei contagi per quanto riguarda le varianti, per questo stiamo spingendo con il Governo per avere più dosi di vaccini».

Al momento la variante inglese circola nelle regioni con percentuali fino al 59%, con una media del 17%, «per fortuna è intercettata dal vaccino ma è molto più contagiosa della versione originale e non ci sono evidenze sulla maggiore o minore virulenza. In Piemonte sono stati individuati 23 casi».

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«AstraZeneca efficace al 100% contro casi gravi, come obesità o diabete». Di Lorenzo (Irbm): non si rischia più l’ospedale

giovedì, Febbraio 18th, 2021

​«AstraZeneca efficace al 100% contro casi gravi, come obesità o diabete». Lo sostiene Pietro Di Lorenzo, presidente della Irbm di Pomezia: «Ciò significa che la totalità dei vaccinati non rischia più di andare in ospedale o terapia intensiva».

Il preprint

«Efficacia al 100% del vaccino per Astrazeneca/Oxford Irbm nell’evitare l’ospedalizzazione – dice Di Lorenzo -: il preprint consegnato a The Lancet di uno studio su 10.290 persone in Inghilterra e 10.300 in Brasile con età dai 18 anni in su e quindi comprensiva degli anziani anche con patologie gravi come diabete, obesità, insufficienze respiratorie e problemi cardiovascolari, chiarisce senza ombra di dubbio che l’efficacia per contrastare la malattia grave è del 100%».

Il datore di lavoro non può sapere se i dipendenti si sono vaccinati o meno: la risposta del Garante della Privacy

Vaccini, Bassetti: «Andiamo a rilento, così la terza ondata sarà inevitabile»

«A marzo 4 milioni di dosi, poi recupero consegne»

«Entro fine Febbraio arriverà un milione di dosi del vaccino Oxford/AstraZeneca/Irbm. A Marzo, se non ci saranno problemi particolari, è prevista la consegna di ulteriori 4 milioni di dosi. Nei mesi successivi, considerato lo sforzo organizzativo che sta mettendo in campo Astrazeneca, è credibile che si possa anche ipotizzare un recupero di parte delle consegne mancate». Lo afferma Pietro Di Lorenzo, presidente della Irbm di Pomezia, in un’intervista all’ANSA.

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La pantera nera sembra proprio quella di Dante

giovedì, Febbraio 18th, 2021

di Paolo Di Stefano

La pantera nera sembra proprio quella di Dante

Un ritratto di Dante del sedicesimo secolo

Ha qualcosa di stupefacente che nel 700° della morte di Dante salti fuori la caccia alla pantera. Una caccia vera, non metaforica: si tratta di una belva fuggita non si sa da dove che si aggira nelle campagne baresi. La «pantera errante» viene avvistata un po’ qua un po’ là da diversi giorni, tuttavia non è ancora stata catturata a dispetto della vasta mobilitazione anche militare. Cosa c’entra Dante con la pantera? C’entra, ma quella di cui parlò il poeta non era una belva in carne e ossa, era una bestia simbolica, di quegli animali a cui i «bestiari» medievali assegnavano un significato morale e religioso. Alla pantera (o a un animale simile che veniva chiamato in latino «panthera») si attribuiva una curiosa caratteristica. Non appena consumato il suo lauto pasto, la pantera sazia si rintanava, dormiva per tre giorni, al risveglio elevava al cielo un potente ruggito e spandeva ovunque il suo alito odoroso.

Un aroma pieno di tutte le spezie e così dolce da richiamare gli altri animali (tranne il dragone, si specificava). Tuttavia, nonostante quel diffuso profumo inebriante, la pantera era introvabile. Ancora più introvabile di quella pugliese. Nel suo trattato sulla lingua, il De vulgari eloquentia, che precedette la Commedia, Dante utilizzò l’immagine misteriosa della pantera introvabile identificandola con la parlata italiana più bella e più illustre: quella parlata che tra tutti i volgari d’Italia potesse dirsi perfetta. Immaginò così di mettersi a caccia della pantera, per boschi e per pascoli: ma pur passando in rassegna ben 14 «dialetti», dal friulano al siciliano, e sentendone il profumo qua e là, non riuscì a stanare la bestia.

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Morto Raffaele Cutolo, chi era il boss della Nuova Camorra

giovedì, Febbraio 18th, 2021
Ricoverato nel reparto sanitario del carcere di Parma, era il detenuto più anziano al 41bis – Ansa /CorriereTv
È morto a 79 anni, dopo una lunga malattia, il boss della Camorra Raffaele Cutolo. Fondatore della Nuova Camorra Organizzata, era ricoverato nel reparto sanitario detentivo del carcere di Parma. Detenuto dal 1979, si trovava dal 1995 nel penitenziario della città emiliana, in regime di carcere duro. Il 12 maggio 2020 il magistrato di Sorveglianza di Reggio Emilia aveva respinto l’istanza di sospensione di esecuzione della pena, avanzata per motivi di salute. Aveva condotto la trattativa con pezzi dello Stato e i vertici della Dc perché le Br liberassero l’assessore regionale Ciro Cirillo, rapito il 27 aprile 1981 e liberato il 24 luglio 1981. In un interrogatorio del 2016 dichiarò “potevo salvare Aldo Moro ma i politici mi dissero di non intromettermi”. Cutolo non si è mai distaccato dalla mentalità camorristica, non ha mai voluto collaborare con la giustizia ed è sempre rimasto fedele alle sue convinzioni.
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Cinquestelle, Crimi: “Saranno espulsi i 15 senatori M5S che hanno votato no alla fiducia”

giovedì, Febbraio 18th, 2021

ROMA. «I 15 senatori che hanno votato no alla fiducia saranno espulsi». Lo annuncia su Facebook il capo politico del Movimento 5 stelle, Vito Crimi, che aggiunge: «Si collocano, nei fatti, all’opposizione. Per tale motivo non potranno più far parte del gruppo parlamentare del Movimento al Senato. Ho dunque invitato il capogruppo a comunicare il loro allontanamento, ai sensi dello Statuto e del regolamento del gruppo».
«Ieri al Senato – spiega Crimi – il Movimento 5 Stelle ha votato sì. Non lo ha fatto a cuor leggero, è evidente. Ma lo ha fatto, lo ha fatto con coerenza, nel rispetto dell’orientamento emerso in seguito all’ultima consultazione, dove la maggioranza dei nostri iscritti si è espressa a favore. E lo ha fatto con coraggio, assumendosi la responsabilità di una scelta che non guarda all’interesse esclusivo del Movimento o al facile consenso, bensì agli interessi di tutti i cittadini italiani e della nostra comunità nazionale».

Quello di chi ha votato sì «è un voto unitario, una responsabilità collettiva, non del singolo». sostiene Crimi. Aggiune: «I compromessi con se stessi, con i propri credo, convinzioni e valori, sono quelli più difficili. Riuscire ad affrontarli e sostenerli per il bene di un Paese che sta vivendo il momento più difficile della sua storia recente non è una sconfitta, è un valore aggiunto in termini di etica e dignità”. Poi riferendosi ai 15 «dissidenti» precisa: “I 15 senatori che hanno votato”’no” sono venuti meno all’impegno del portavoce del Movimento che deve rispettare le indicazioni di voto provenienti dagli iscritti. Tra l’altro, il voto sul nascente Governo non è un voto come un altro. È il voto dal quale prendono forma la maggioranza che sostiene l’esecutivo e l’opposizione».

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Draghi ai raggi X: dalle riforme al welfare i nostri opinionisti analizzano il primo discorso del premier

giovedì, Febbraio 18th, 2021

GIOVANNI ORSINA, MARCO REVELLI, STEFANO STEFANINI, MASSIMILIANO PANARARI

Draghi ai raggi X: dalle riforme al welfare i nostri opinionisti analizzano il primo discorso del premier

LE DINAMICHE PARLAMENTARI
Quell’impronta politica che mette sotto pressione i partiti di maggioranza

Con l’intervento al Senato, Draghi ha dato al suo gabinetto un’indiscutibile impronta politica. Il suo esecutivo, ha detto in apertura, «è semplicemente il governo del Paese». Privo di qualifica, ossia di alcun limite d’oggetto o tempo. E subito dopo ha aggiunto: «Si è detto e scritto che questo governo è stato reso necessario dal fallimento della politica. Mi sia consentito di non essere d’accordo. Nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai … ne fa uno avanti nel rispondere alle necessità del Paese».

A conferma di queste premesse, nel suo discorso Draghi si è poi mosso a tutto campo, dalla scuola al fisco, dalla pubblica amministrazione alla sanità, e ha messo sul tappeto una serie di riforme altamente politiche che, anche a volerle solo impostare, richiederebbero ben più dei due anni che restano alla legislatura.

Nel suo breve intervento del 2 febbraio, il Presidente Mattarella aveva chiesto un governo che non si identificasse «con alcuna formula politica». Reggendosi su una maggioranza che non corrisponde a una formula politica, il gabinetto Draghi rispetta appieno il mandato. Ma di per sé una formula politica ce l’ha eccome. Né avrebbe potuto fare a meno di averla, quando si consideri l’ampiezza del Next Generation EU che è chiamato a gestire.

Ora, un governo con formula politica fondato su una maggioranza senza formula politica è destinato a mettere sotto forte pressione i partiti che lo sostengono. La Lega più degli altri, perché è la forza più eccentrica rispetto a quella formula, che si fonda non soltanto sull’europeismo, ma su un europeismo a torsione federalista. Ma non soltanto la Lega: la tensione fra la diversa politicità del gabinetto e della maggioranza varrà per tutti. E su di essa si giocherà parte almeno del futuro della «soluzione Draghi».

GIOVANNI ORSINA, professore ordinario di storia contemporanea alla Luiss 

IL TESSUTO SOCIALE
Tutto bene ma che ne sarà dei lavoratori meno smart travolti dalla pandemia?

Una parte del discorso al Senato di Mario Draghi è stata dedicata al sacrificio immenso che il mondo del lavoro ha pagato alla pandemia. Il capo del governo non ha nascosto le cifre drammatiche in termini di occupazione perduta, in particolare dalle figure più fragili, giovani e donne, autonomi e precari, e neppure l’inquietante prospettiva che in un futuro non lontano possa «essere colpito il ‘”posto fisso”, i contratti a tempo indeterminato». E questa attenzione è buona cosa. Meno preciso è stato tuttavia sulle risposte che il nuovo governo è disposto a mettere in campo, per alleviare queste sofferenze. Ha nominato, è vero, il blocco dei licenziamenti, sottintendendo che dovrà essere prorogato, ma non ha detto fino a quando (ed è questione decisiva per chi vuole sapere se sarà tra i sommersi o i salvati). Ha fatto riferimento alla riforma degli ammortizzatori sociali, come materia correlata alla questione del blocco, ma è tema che da più di un decennio sta sui tavoli dei decisori senza che se ne sia finora venuti a capo. Ha nominato le «politiche attive» del lavoro, ma come si sa queste hanno tempi medio-lunghi prima di portare ristoro e non funzionano per tutti. Ha anche promesso che, per lo meno nell’immediato, tutti i lavoratori colpiti dovranno essere soccorsi (s’immagina con sussidi). Ma anche in questo caso fino a quando la rete di protezione sarà attiva, e quando verrà ritirata? Una frase gettata lì quasi per inciso lascia trapelare qualche indizio: quella relativa al soccorso alle imprese, «ma non a tutte», solo a quelle con potenzialità innovative serie: è un principio ben radicato dell’ideologia prevalente, ma può valere nello stato d’emergenza che attraversiamo? E soprattutto, che ne sarà nel medio periodo dei dipendenti nei settori meno «smart»? Insomma, avrei preferito anche ora, su questi temi, un whatever it takes.

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“Il governo senza aggettivi” di Draghi si presenta alla Camera

giovedì, Febbraio 18th, 2021

ROMA. Fiducia al governo Draghi parte seconda. Dopo la fiducia nella notte al Senato (262 si e 40 no) Mario Draghi oggi – la discussione è iniziata poco dopo le 9 – chiede la fiducia della Camera dei deputati per il suo «governo senza aggettivi», nè tecnico nè politico, dove essere uniti non è più un’opzione ma «un dovere» per amore dell’Italia. Il premier siede tra i ministri degli Esteri e dell’Interno, Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese.

È in blu, cravatta azzurro Europa. Tutti i nove posti al banco del governo sono occupati da ministri, l’emiciclo è pieno di deputati e parte il dibattito. Ma non ci saranno applausi sul discorso di emozione intensa del premier, che i senatori ieri hanno ascoltato e che oggi, come è consuetudine, Draghi non ripete. Roberto Giachetti, capogruppo dei deputati Iv, chiede che il governo della «nuova ricostruzione» faccia il suo lavoro ma che sia la politica a pensare invece alle riforme, con «una bicamerale dove siedano tutti i leader di partito». Pandemia, vaccini, Recovery, riforme, ambiente, lavoro, Europa, scuola, donne, giovani, disuguglianze,fisco: tutti i temi del discorso programmatico di Draghi tornano nei brevi interventi della discussione generale, che andrà avanti fino alle 12, quando ci sarà sanificazione dell’Aula.

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Nicola Morra dice no a Mario Draghi e si commuove: “Non mi mette a mio agio”

giovedì, Febbraio 18th, 2021

Francesca Galici

Nicola Morra è uno dei 15 grillini che ha votato “no” alla fiducia a Mario Draghi in Senato, andando così contro la linea del Movimento 5 Stelle.

Il presidente della commissione Antimafia, nei giorni scorsi indagato per le frasi contro Jole Santelli a pochi giorni dalla sua morte, è uscito visibilmente commosso dall’Aula, pronto a ricevere la prevedibile espulsione per il suo gesto di dissenso. A non dare la fiducia a Mario Draghi anche Barbara Lezzi, uno dei nomi forti del MoVimento, che ora è a rischio scissione.

“Penso di aver fatto qualcosa che certamente non mi mette a mio agio, però ci sono situazioni in cui bisogna anche rimanere soli”, ha commentato Nicola Morra. Le conseguenze potrebbero essere importanti, ma il presidente della commissione Antimafia sembra aver valutato quaunque scenario: “Se sono pronto all’espulsione? Adesso vedremo. Non ci sono problemi, bisogna andare avanti e avere il massimo rispetto delle posizioni di tutti”. Stando alle sue affermazioni all’uscita dal Senato, il suo “no” sembra maturato nel corso della giornata, dopo aver ascoltato il discorso di Mario Draghi, ma in realtà già nei giorni precedenti era nell’aria la possibilità che Morra andasse in direzione contraria rispetto al MoVimento: “Oggi il Presidente del Consiglio non ha mai fatto riferimento alla lotta alla mafia. Ha parlato di legalità al Sud ma non credo che la mafia sia solo al Sud”. Nicola Morra è apparso visibilmente commosso, probabilmente per quelle che saranno le conseguenze del suo gesto: “Se dormirò sereno e con la coscienza apposto? Cercherò di accompagnare l’addormentarmi con qualche pagina di libro”.

Morra non conferma il suo voto e poi: “Il gruppo deciderà se espellermi. Se me ne vado? Sono M5S”

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Meloni lancia l'”intergruppo” in vista delle amministrative

giovedì, Febbraio 18th, 2021

Fabrizio De Feo

Segnali di compattezza dal centrodestra. Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia all’indomani della loro divisione su opposte sponde e di fronte alla possibile nascita dell’intergruppo Pd-M5S-Leu organizzano la controffensiva.

L’obiettivo è rappresentare con forza i valori comuni all’interno del governo, resistere alle spinte centrifughe e mantenere un dialogo e un coordinamento.

La richiesta, all’indomani del primo vertice «di maggioranza» tra Matteo Salvini, Antonio Tajani e Licia Ronzulli, è firmata da Giorgia Meloni. «Penso che l’intergruppo sia utile farlo nonostante il diverso posizionamento attuale dei partiti della coalizione», ha spiegato la Meloni. «Formulerò questa proposta a Salvini e Berlusconi e mi auguro possa essere accolta per portare avanti il programma elettorale comune».

La risposta del leader della Lega è un rilancio, all’insegna di un suo vecchio cavallo di battaglia: la federazione del centrodestra. «Sono stato io che avevo proposto la federazione del centrodestra, mi avevano detto di no, ma magari adesso i no si sono trasformati in sì. La ripropongo adesso. Si può fare, mantenendo la propria identità, chi in maggioranza, chi all’opposizione».

Il leader della Lega già a novembre aveva proposto un patto federativo. Il 21 novembre, di fronte alla difficile navigazione del governo Conte e ai primi tentativi di campagna acquisti parlamentare, Salvini aveva proposto una «federazione di centrodestra», a cominciare dai gruppi parlamentari, che «unisca i cuori e le teste», per presentare «proposte concrete comuni al governo» per «aiutare chi è stato penalizzato dal Covid».

Forza Italia per il momento osserva la situazione e attende che prenda davvero forma il nuovo scenario politico. «Non abbiamo le divisioni che ci sono all’interno della sinistra – spiega Antonio Tajani -. Ora si tratta di lavorare tutti insieme per dare risposte al Paese e di togliere la maglia del club per indossare quella della nazionale». Dentro Fratelli d’Italia è Isabella Rauti a raccogliere e rilanciare l’idea di questo coordinamento.

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Vaccini, l’Europa in pressing su Pfizer: «Fate produrre le dosi in Italia»

giovedì, Febbraio 18th, 2021

di Gabriele Rosana

L’Unione europea aggiorna la sua strategia vaccinale per rispondere a una sfida che è allo stesso tempo scientifica e industriale: con il nuovo piano Hera Incubator presentato ieri a Bruxelles, la Commissione vuole far fronte alle mutazioni del virus con un meccanismo dedicato e preme sull’acceleratore per incrementare acquisto e produzione delle dosi. Un obiettivo chiave, quest’ultimo, che passa anche per la riconversione di impianti finora non predisposti alla fabbricazione del vaccino. «Vogliamo coinvolgere la base industriale già esistente, che in Europa non è poca cosa, e accompagnare le aziende per la realizzazione di un vero e proprio exploit industriale che renda il nostro continente autonomo nella produzione delle dosi», ha spiegato ieri Thierry Breton, il commissario europeo all’Industria e al mercato interno, che da poco più di una settimana è alla guida di una task force per il potenziamento della capacità produttiva di vaccini nel continente.

Covid Roma, positivi dopo il vaccino: è allerta per i medici


«Creare da zero un impianto richiederebbe fino a cinque anni. La nostra strategia, invece, è di partire da quanto c’è già». I contatti della task force con le autorità italiane ed alcune aziende sono già entrati nel vivo per individuare potenziali siti nel nostro Paese che possano essere riconvertiti, nel rispetto di tutti i protocolli di sicurezza. Nel Lazio, in Toscana, in Veneto ci sono imprese farmaceutiche in grado di arrivare a una produzione in tempi brevi. Siamo al lavoro perché ciascuno faccia la propria parte – dice in sostanza Breton -, come ha dimostrato il recente ingresso di Sanofi nella catena di produzione del vaccino Pfizer-BioNTech. E l’Unione europea si offre come pontiere per facilitare i contatti tra autorità pubbliche e aziende e la cooperazione industriale, con un occhio al rispetto delle regole a tutela della concorrenza sul mercato.

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