Archive for Febbraio, 2021

Governo, il giuramento di Draghi e dei ministri. Cosa succede oggi

sabato, Febbraio 13th, 2021
Mario Draghi (Ansa)
Mario Draghi (Ansa)

Roma, 13 febbraio 2021 – Il governo politico-tecnico di Mario Draghi vede la luce a mezzogiorno con il giuramento al Quirinale dei 23 ministri con la formula 8 a 15: un terzo le donne, un terzo i tecnici. Alle 13 il momento del passaggio di testimone: la cerimonia della campanella che passa di mano, dall’avvocato del popolo a SuperMario (i due si sono incontrati ieri sera per una mezz’ora). Subito dopo la squadra – fotografia fedele per quanto possibile degli schieramenti – si ritrova riunita nel primo consiglio dei ministri. Il ‘parto’ si conclude mercoledì, quando è previsto il voto di fiducia al Senato e alla Camera.

Chi sono i nuovi ministri: nomi e volti

In pillole, novità e conferme: sette nomi del governo Conte, tra cui il ministro della Sanità Roberto Speranza, quello dell’Interno Luciana Lamorgese e quello degli Esteri Luigi Di Maio, restano al loro posto. Nasce il ministero della Transizione ecologica affidato al fisico Roberto Cingolani. La Lega, con Giorgetti, conquista il dicastero per lo Sviluppo economico. 

Pd soddisfatto, 5S ridimensionati, la Lega storce il naso

E prima ancora di partire, il nuovo governo riceve l’omaggio della stampa internazionale, con il New York Times che esemplifica nel titolo la considerazione verso l’ex presidente della Bce: “Un gigante d’Europa si prepara a guidare il nuovo governo di unità in Italia” e tratteggia il futuro: Draghi “avrà il compito di guidare l’Italia attraverso una pandemia devastante e imprevedibile, ma deve anche garantirne il futuro spendendo in modo saggio ed efficiente” il denaro senza precedenti “raccolto collettivamente” dall’Ue per sostenere i Paesi. “Se fallisce, è meno probabile che i paesi Ue decidano in futuro nuove misure analoghe”. 

Governo, il giuramento di Draghi e dei ministri. Cosa succede oggi
Luciana Lamorgese (Interno) È una delle conferme dal governo precedente: l’ex prefetto di Milano, 67 anni, nata a Potenza, resta al Viminale dove aveva sostituito Matteo Salvini. A fine 2020, tra le altre cose, il suo ministero aveva archiviato proprio i decreti Salvini sulla sicurezza.
Governo, il giuramento di Draghi e dei ministri. Cosa succede oggi
Marta Cartabia (Giustizia) Nata nel 1963 a San Giorgio su Legnano (Milano), è stata la prima donna a occupare la carica di presidente della Corte Costituzionale, dall’11 dicembre 2019 al 13 settembre 2020. È cattolica e considerata vicina al movimento Comunione e Liberazione.
Governo, il giuramento di Draghi e dei ministri. Cosa succede oggi
Daniele Franco (Economia) Daniele Franco, bellunese classe 1953, è il super tecnico per l’Economia. Due le grandi esperienze della sua carriera: la prima in Bankitalia dove si è occupato della finanza pubblica, la seconda lunga sette anni, da Ragioniere generale dello Stato
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La variante inglese corre: «Colpito un infetto su 5». Brusaferro: «Presto diventerà prevalente»

sabato, Febbraio 13th, 2021

di Mauro Evangelisti e Cristiana Mangani

La presenza delle varianti del coronavirus, soprattutto quella inglese, che si trasmettono a una velocità sostenuta, non consente distrazioni. Anzi, il report settimanale della cabina di regia (Istituto superiore di sanità e Ministero della Salute) avverte: «In questa fase delicata dell’epidemia, con una circolazione diffusa di varianti virali a maggiore trasmissibilità, si confermano segnali di contro-tendenza nell’evoluzione epidemiologica che potrebbero preludere ad un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero rigorosamente rafforzate/innalzate misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale». Chiaro, no? Ci aspettiamo un aumento della diffusione del virus a causa delle varianti, dobbiamo rendere più rigorosi i provvedimenti di contenimento.

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CINEMA E TEATRI
Niente spostamenti tra Regioni almeno fino al 25 febbraio: l’Rt medio in tutta Italia è in risalita, e il Consiglio dei ministri uscente ha disposto il prolungamento del divieto. Le varianti e la risalita dei contagi continuano a preoccupare, tanto che il Comitato tecnico scientifico non è d’accordo a dare l’ok alla riapertura di cinema, teatri e ristoranti negli orari serali.
Gli esperti, poi, sembrano essere poco convinti sulla possibilità che si torni a sciare. «Pericoloso far ripartire lo sci», dicono. Tutto questo mentre i titolari degli impianti si stanno preparando a riaprire mettendo a punto un piano di sicurezza che prevede mascherine, ingressi limitati e distanziamento. Il testo del provvedimento non prevede, almeno al momento, la proroga fino al 5 marzo, quando scadranno le altre misure anti-Covid. Anche se è ancora possibile che il nuovo governo prenda una decisione diversa. Inizialmente doveva essere un provvedimento ponte di una settimana, poi si era ipotizzato di andare fino al 5 marzo «per uniformare le scadenze dei divieti». Alla fine si è trovata la soluzione che consentisse al nuovo governo, guidato da Mario Draghi, di decidere prima della scadenza del Dpcm, che è appunto fissata al 5 marzo. Il governo uscente ha invece deciso di non prorogare il divieto di apertura degli impianti da sci e dunque il via libera rimane fissato al 15 febbraio nelle regioni gialle. Se si va in albergo si dovrà rimanere nella propria regione, se invece si ha una seconda casa si potrà raggiungerla anche se si trova in zona arancione o rossa.
Cambiano i colori delle Regioni: Toscana in arancione da domani, Umbria verso la zona rossa, mentre Valle d’Aosta e Sardegna potrebbero raggiungere la tanto agognata zona bianca. Passa la linea dei ministri Roberto Speranza (confermato) e Francesco Boccia (che finisce la sua esperienza al governo) che negli ultimi giorni hanno gestito l’emergenza mettendo in guardia dai rischi di un allentamento, soprattutto per la presenza delle varianti e perché coincide con la riapertura degli impianti sciistici. Supportati da un documento firmato dai governatori che va proprio in questa direzione.

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La battaglia necessaria sullo strapotere delle toghe

sabato, Febbraio 13th, 2021

CARLO NORDIO

Non sappiamo quale sia il programma del nuovo governo sulla giustizia. Sappiamo che Draghi la considera una priorità – ed in effetti lo è – perché la lentezza dei processi e l’incertezza del diritto incidono gravemente sull’economia che rappresenta oggi, assieme alla salute, l’emergenza maggiore. Abbiamo anche scritto, e lo ripetiamo, che proprio per questo occorre intervenire, prima di tutto, sulla giustizia civile, i cui ritardi compromettono gli investimenti e lo sviluppo, e contemporaneamente su quei settori che paralizzano la pubblica amministrazione. L’abolizione del reato di abuso di ufficio e la limitazione dei ricorsi al Tar ridarebbero vitalità a sindaci e assessori oggi paralizzati dalla minaccia delle inchieste.

Sarebbero riforme a costo zero e, quel che più conta, abbastanza condivise. Soprattutto l’accelerazione delle cause civili troverebbe – riteniamo – un ampio consenso parlamentare. 
Detto ciò, aggiungiamo che questa potrebbe essere l’occasione per una strategia di più ampio respiro. Il governo Draghi ha tre punti di forza: l’ impronta genetica del Presidente della Repubblica, l’avallo dell’Europa e la conseguente fiducia dei mercati e, ultima ma non ultima, la certezza che la sua caduta comporterebbe lo scioglimento delle Camere e il ritorno a casa di molti soggetti che passerebbero dal congruo emolumento parlamentare al più modesto reddito di cittadinanza. Con questo viatico favorevole, non è utopistico pensare che, almeno in seconda battuta, il nuovo premier possa proporsi di riscrivere la pergamena marcita della nostra giustizia. 

I tarli che l’hanno corrosa sono molti. Il codice di procedura penale è un’arlecchinata di cui nessuno capisce più nulla. Nato con il nobile intento di sostituire il fascistissimo codice Rocco con quello anglosassone (detto appunto alla Perry Mason) di impronta liberale e garantista, è stato snaturato e stravolto dal legislatore, dalla Corte Costituzionale (dove sedeva, ironia della sorte, il suo stesso autore, professor Giuliano Vassalli) e dall’interpretazione giurisprudenziale.


L’abominio della modifica della prescrizione, voluta da Bonafede, ha posto il sigillo finale del giustizialismo più ottuso e giacobino. Per il resto c’è solo l’imbarazzo della scelta: l’uso eccessivo e strumentale delle intercettazioni, la loro oculata selezione con la diffusione pilotata attraverso giornalisti compiacenti, l’azione penale diventata arbitraria e quasi capricciosa, l’adozione della custodia cautelare come strumento di pressione investigativa, lo snaturamento dell’informazione di garanzia diventata grimaldello di estromissione degli avversari politici, e più in generale la sottomissione umiliante e servile della politica davanti alle iniziative giudiziarie più sconsiderate.

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Vaccini, Draghi cambia il piano: AstraZeneca agli anziani, vaccinare subito gli insegnanti

sabato, Febbraio 13th, 2021

di Mauro Evangelisti

Digitalizzazione, call center nazionale, potenziamento del personale, innalzamento a 65 anni dell’età limite per AstraZeneca, accelerazione sui vaccini agli insegnanti, perché la scuola viene vista come una priorità. E soprattutto più dosi a disposizione. Il presidente incaricato, Mario Draghi, durante le consultazioni, ha ripetuto in più occasioni: la priorità ora è velocizzare il piano vaccinale. La partenza lenta, o quanto meno con i tempi dell’Unione europea che non sono paragonabili a quelli di Israele e Regno Unito, rischia non solo di allungare la triste lista dei decessi per Covid, ma di rinviare la ripresa economica. Per questo Draghi ora vuole rivoluzionare la strategia, sia pure nel segno della continuità con la conferma al Ministero della Salute di Roberto Speranza.

La variante inglese corre: «Colpito un infetto su 5». Brusaferro: «Presto diventerà prevalente»


SCENARIO
Nei giorni scorsi il professor Walter Ricciardi, consulente del Ministero della Salute, parlando di vaccinazioni ha detto che fino ad oggi abbiamo giocato una partita amatoriale, ora «dobbiamo alzare il livello alla Champions League». E per farlo, è la proposta di Ricciardi sul tavolo, è necessaria una autorità del vaccino, qualcuno che si occupi a tempo pieno dell’organizzazione. Se Draghi prenderà questa direzione, andrà a ridimensionarsi il ruolo di Domenico Arcuri. Ði certo ci sarà una regia nazionale. Ma l’insistenza con cui Draghi ha ripetuto che è necessario vaccinare tutto il personale scolastico impone anche una svolta sul fronte di AstraZeneca: malgrado il via libera anche ai più anziani da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità e di altre nazioni europee come Germania e Francia (in questo caso fino a 65 anni), l’Italia mantiene un limite di 55 anni, che ovviamente complica la possibilità di vaccinare tutti i professori. Ieri il dirigente del settore Prevenzione del Ministero della Salute, il professor Gianni Rezza, ha confermato che nelle prossime ore si svolgerà un tavolo tecnico che affronterà questo tema: se passerà la linea di autorizzare fino a 65 anni il vaccino di AstreZeneca, la immunizzazione di massa nelle scuole (studenti esclusi) diventerà molto più semplice, tenendo conto che nel mese di febbraio sono attese 1,2 milioni di dosi, mentre nel secondo trimestre dovrebbero arrivarne oltre 20.

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È sempre domenica

sabato, Febbraio 13th, 2021

Buongiorno

Mattia Feltri

Bisogna essere onesti, e dare ragione ad Alessandro Di Battista. Oddìo, ho appena scritto una frase di cui non condivido una sola parola.

Comunque, getto il cuore oltre l’ostacolo e la confermo: quando Di Battista sostiene che non è blasfemo criticare Mario Draghi, fa un’opera di salute pubblica, specialmente in giorni di mitologia draghiana, la sobrietà, la competenza, l’autorevolezza, la riservatezza, l’eleganza, i titoli, gli eloquenti silenzi, tutto vero, per carità, ma per esempio ieri è stato annunciato l’arrivo del premier al Quirinale per le 19.00, e quando poi il premier è arrivato al Quirinale alle 19.00 lo sbalordimento ha attraversato l’opinione pubblica: è arrivato alle 19.00! Ecco che siamo: un Paese dove la puntualità è sbalorditiva. Ci aveva visto giusto chi definiva l’Italia una sterminata domenica.

Quindi sì, criticare Draghi non è blasfemo, è sano, è sanissimo. Semmai lascia leggermente disorientati il caso in questione, quello del critico e del criticato. Fra molto altro, governatore di Bankitalia e presidente della Bce il criticato, mentre del critico – cito a memoria – si ricordano escursioni in Sudamerica e in India, ingaggi da animatore di villaggi vacanze, un’esperienza da parlamentare d’opposizione, anche attività da me particolarmente quotate, come quella di barman in spiaggia.

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Governo, la stampa internazionale: Draghi unisce politici e tecnici, ma la parità di genere non c’è

sabato, Febbraio 13th, 2021

francesca schianchi

Governo, la stampa internazionale: Draghi unisce politici e tecnici, ma la parità di genere non c’è

ROMA. In Francia, l’edizione online del quotidiano progressista Le Monde apre sul nuovo governo italiano «che vuole conciliare coesione, efficacia e rappresentatività», mentre secondo il conservatore Le Figaro «Mario Draghi ha rovesciato la scacchiera politica italiana» riuscendo a mettere insieme «quasi tutti i partiti in cinque giorni». Il britannico Guardian si sofferma sul nuovo ministero per la transizione ecologica. «Draghi, figura rispettata in patria e a livello internazionale, è riuscito a convincere quasi tutti i principali partiti del paese a sostenere il suo governo, e i leader della Lega di estrema destra e il movimento populista dei Cinque Stelle (M5S) ad adottare toni più moderati e filoeuropei negli ultimi giorni», scrive il Guardian.

Ministre, la parità può attendere

Ministre, la parità può attendere

francesca schianchi

Lo spagnolo El Mundo ricorda che si tratta del «terzo esecutivo di una legislatura convulsa in Italia, in questo caso un ibrido tra tecnocrati e politici, e storico nella sua composizione: ci sono membri di tutte le formazioni tranne i Fratelli d’Italia di estrema destra», e sottolinea che quasi tutti i nomi dei ministri non sono trapelati «fino a che Draghi non li ha rivelati, cosa molto rara in Italia». Importanza viene data alla scelta di Daniele Franco per l’Economia: «Tecnocrate che ha guidato la Banca d’Italia, dovrà occuparsi della distribuzione dei fondi di ripresa europei: 209 miliardi provenienti da Bruxelles».

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Il grande compromesso

sabato, Febbraio 13th, 2021

MARCELLO SORGI

È un perfetto compromesso tra vecchio e nuovo, tecnici e politici, uomini e donne, novità e grandi ritorni, profili alti e meno alti, il governo presentato ieri sera da Mario Draghi al Quirinale. Se anche fosse vero, ed è difficile crederci, che il premier ha fatto di testa sua e ha telefonato ai segretari dei partiti della maggioranza dieci minuti prima di salire al Colle, come ha raccontato Salvini al Tg di Mentana, se ne ricava che premier e Presidente della Repubblica, lavorando insieme alla lista dei ministri, si sono dimostrati al corrente della mappa più aggiornata dell’articolazione correntizia, prima che politica, dell’attuale panorama parlamentare.

Una prova di realismo. All’interno della quale, va subito segnalato, spicca l’impronta che Draghi ha voluto dare al suo governo, soprattutto attraverso i tecnici: Franco all’Economia e Garofoli sottosegretario alla presidenza del Consiglio a Palazzo Chigi sono collegati direttamente a lui, non solo dal comune passato in Banca d’Italia, ma da una specie di legge del contrappasso, per cui, dopo essere stati accantonati (“È stanco” disse dell’ex governatore il premier uscente Conte, e quanto a Franco e Garofoli, furono assai maltrattati quando erano al Tesoro durante il governo gialloverde), tornano al governo con tutti gli onori. Come del resto Colao, inutilmente messo a capo, sempre da Conte, di una task-force incaricata di produrre con urgenza un progetto per la ricostruzione post-Covid altrettanto rapidamente finito in un cassetto. Invece innovazione digitale (Colao) e transizione ecologica (Cingolani), seppure nella forma di un comitato in cui entreranno altri ministri politici, diventano le due scommesse più ambiziose di Draghi, che su questi obiettivi proverà a orientare una parte consistente dei miliardi del Recovery Fund. Inoltre, fa ben sperare la Giustizia attribuita all’ex presidente della Corte costituzionale Cartabia e finalmente sottratta all’uso propagandistico che ne era stato fatto, a discapito del suo funzionamento, dal giubilato ministro grillino Bonafede.

In campo politico le numerose conferme e ritorni peseranno sulla foto di gruppo che stamane, dopo il giuramento, verrà scattata al Quirinale. Per i 5 Stelle si rivedono Di Maio (Esteri), D’Incà (Rapporti con il Parlamento), Patuanelli e Dadone (nuovi incarichi, Agricoltura e Politiche giovanili). Per il Pd Franceschini (Cultura), Guerini (Difesa) e Orlando (Lavoro, già alla Giustizia con Renzi), mentre le “new entries” Amendola e Provenzano diventano ex, e niente donne, che già protestano. Per Italia Viva dentro Bonetti (Pari opportunità), fuori la battagliera Bellanova. E per LeU Speranza (Sanità), forse il solo veramente giustificato, dall’emergenza Covid, a succedere a se stesso Ritorni anche nei partiti che lasciano l’opposizione per rientrare al governo: Giorgetti (Sviluppo economico), che vede coronato il suo sogno dell’unità nazionale, era sottosegretario nel Conte uno; Garavaglia (Turismo) era viceministro; Stefani già ministra gialloverde. Pure Forza Italia, con Brunetta (Pubblica amministrazione), Gelmini (Regioni) e Carfagna (Sud) si affida all’usato sicuro. Gli altri partiti, quelli che una volta si chiamavano alleati minori, dovranno accontentarsi della seconda fila, viceministri e sottosegretari.

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I primi 100 giorni, ecco le sfide che deve affrontare il governo Draghi

sabato, Febbraio 13th, 2021

LUCA MONTICELLI

L’agenda dei primi 100 giorni del governo Draghi è piena di appuntamenti. Le sfide sono tante e richiedono misure immediate. La sanità è uno dei primi capitoli da affrontare. Il divieto di spostamento tra regioni è stato prorogato fino al 25 febbraio, sul piano dei vaccini occorre accelerare e molte attività commerciali attendono di poter riaprire. Sul fronte economico c’è il Pnrr da modificare e approvare, un decreto Ristori da realizzare e misure da prendere per frenare l’arrivo delle 50 milioni di cartelle esattoriali che tolgono il sonno agli italiani. Il 31 marzo scade poi il blocco dei licenziamenti: i sindacati chiedono la conferma dello stop per tutti mentre Confindustria vorrebbe limitarlo ai settori più in sofferenza. La decisione che adotterà Palazzo Chigi avrà delle ripercussioni sul mercato del lavoro e rischia di condizionare i rapporti con le parti sociali. Gli altri nodi importanti da sciogliere sono la giustizia civile che zavorra la competitività del Paese, i cantieri che bisogna far ripartire con tempestività e il calendario scolastico da cambiare. Per non dimenticare le crisi industriali: Alitalia e l’ex Ilva sono le osservate speciali. Tra i dossier caldi anche la definizione del passaggio di Autostrade a Cdp.

LUCA MONTICELLI  Giannini: “Un grande compromesso: formidabile governo del presidente, Draghi ha le mani sulle posizioni chiave”

EMERGENZA COVID
Pressing sull’Ue per i vaccini. L’obiettivo è ottenere più dosi

Cerchiata in rosso nella sezione sanità dell’agenda di Draghi c’è l’accelerazione della campagna vaccinale da imprimere prima che le più contagiose varianti si diffondano nel Paese facendolo precipitare in una terza ondata. Difficilmente il neo-premier asseconderà il fai da te degli acquisti regionali dei vaccini a prezzi quintuplicati, visto che tra le priorità ha già indicato la creazione di un call center per gestire centralmente le prenotazioni e di una piattaforma digitale unica per lo smistamento delle dosi. Ma l’ex capo della Bce sta già facendo pressing sull’Europa per strappare un aumento delle forniture dalle aziende produttrici, mentre sarà da sondare la disponibilità delle imprese farmaceutiche che hanno stabilimenti produttivi di vaccini in Italia a sfornare in subappalto dosi degli anti-Covid. Rispetto a organizzazione e logistica Draghi dovrà poi sciogliere il nodo del commissario Arcuri, che la Lega vorrebbe mandare a casa, ma che per altri andrebbe comunque caricato di meno compiti. In termini temporali nelle prime pagine dell’agenda dei 100 giorni c’è però l’approvazione entro il 5 marzo del nuovo Dpcm che dovrà prorogare o meno il coprifuoco alle 22, chiusura di bar e ristoranti la sera, serrata di cinema, teatri e palestre. La scelta di riconfermare Speranza lascia pochi spazi a un allentamento della linea del rigore. Infine il Recovery plan: lo stesso ministro della salute chiede di aumentare la dote di 19,7 miliardi per la sanità, mentre manager e medici reclamano una più specifica definizione dei progetti.
PAOLO RUSSO Tra conferme e sorprese, ecco la squadra di governo scelta da Draghi

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Coppia scomparsa nell’Adige: maxi battuta nel fiume abbassato per recuperare il corpo del padre di Benno

sabato, Febbraio 13th, 2021

BOLZANO. E’ iniziata la maxi battuta di ricerca sull’Adige per trovare la salma di Peter Neumair, padre di Benno. Il fiume è stato nuovamente abbassato e sul posto si trovano centinaia di centinaia di persone lungo le rive, come anche sette unità cinofile della polizia tedesca specializzate nella ricerca in acqua. Coppia scomparsa a Bolzano, i vigili del fuoco volontari dell’Alto Adige cercano il corpo di Peter Neumair

Coppia scomparsa a Bolzano: “Non è certo che il corpo nell’Adige sia di Peter Neumair”
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Governo Draghi, quel «triangolo» che è il perno del nuovo esecutivo. La presenza di Colao un messaggio a Conte

sabato, Febbraio 13th, 2021

di Francesco Verderami

Governo Draghi, quel «triangolo» che è il perno del nuovo esecutivo. La presenza di Colao un messaggio a Conte

In cima a tutto c’è Draghi. E accanto a lui tre personalità di spessore nei dicasteri che considera «cruciali». Perché è vero che il governo dell’ex presidente della Bce (qui la lista completa) è più politico che tecnico, che la struttura ministeriale riflette i rapporti di forza in Parlamento, che pare insomma un esercizio di real politik. Ma l’apparenza è un filtro che distorce l’immagine. Basta toglierlo e subito si manifesta il progetto del premier, che fa perno sul triangolo Economia-Transizione ecologica-Innovazione digitale. È questo il core business del nuovo esecutivo, il nucleo che sarà chiamato a gestire i piani per l’Italia che verrà, a partire dai fondi europei del Recovery plan. Non a caso Draghi considera i ministri scelti per questa operazione tre personalità di grande spessore per i tre dicasteri «cruciali».
Ecco la cassaforte attorno a cui è stato costruito il resto della squadra, che il neo presidente del Consiglio ritiene equilibrata e capace di porter lavorare in tranquillità. È soddisfatto del lavoro, e l’autonomia che si è preso nella selezione dei ministri politici è frutto dell’autonomia che il capo dello Stato gli aveva consegnato all’atto del mandato: infatti — come aveva anticipato alle consultazioni — ha informato i segretari di partito della lista solo qualche minuto prima di salire al Quirinale. Immagina che nessuno possa dirsi insoddisfatto, ma questo è un modo per consegnare ai leader della maggioranza il giudizio finale: perché se a lui spettava la sintesi, ora tocca al Parlamento l’ultima parola. La fiducia arriverà, ovviamente, e sarà una sorta di fiducia ad personam. D’altronde l’immagine di Draghi copre il resto del Consiglio dei ministri. E il tratto di continuità della sua squadra rispetto al precedente esecutivo, non nasconde in ogni caso l’evidente segno di cesura rispetto al precedente presidente del Consiglio. La presenza di Colao nel governo — per di più in uno dei ruoli che Draghi considera «cruciali» — è un post it per Conte, che adoperò strumentalmente il manager nella commissione chiamata a supporto del vecchio governo, e che poi venne messo alla porta senza tante formalità dall’ormai ex presidente del Consiglio.

Dietro il cambio a Palazzo Chigi si è combattuto un sordo scontro di potere da parte di chi ha cercato di resistere fino all’ultimo. La differenza con il recente passato si vedrà presto, per esempio dal meccanismo di gestione della crisi sanitaria e da chi sarà chiamato a investire le risorse per contrastare la pandemia. Ma la rupture non sta solo nel maggior tasso di competenza del nuovo gabinetto, sta anche nel modo in cui d’ora in avanti si coniugheranno i verbi: il tempo futuro verrà usato da Draghi giusto per la presentazione del programma. Poi verrà il tempo di lavorare alle riforme. E se l’ex presidente della Consulta, Cartabia, è stata scelta come Guardasigilli, significa che il governo ha l’ambizione di sanare le ferite di un ordine — quello della magistratura — che è in crisi forse più del potere politico.

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