Archive for Febbraio, 2021

Federico Caffè, il maestro di Draghi

giovedì, Febbraio 11th, 2021

Il 6 Gennaio 1914 nasceva Federico Caffè. I suoi testi, tra i quali ricordiamo “la solitudine del riformista” e “la dignità del lavoro” sono importantissimi. Importanti non solo per coloro che si considerano keynesiani o vogliono approfondire il pensiero di Keynes, importanti non esclusivamente per coloro che studiano economia (non solo nell’ottima facoltà di Roma Tre a Caffè intitolata), bensì importanti per capire la differenza tra coloro che hanno fatto dell’economia una materia da tecnocrati e coloro che, al contrario, l’hanno vissuta e insegnata come una disciplina intellettuale con risvolti politici e radici sociali.

La scomparsa di Federico Caffè rimane uno dei grandi misteri che riguardano personalità di straordinario ingegno italiano (il paragone ricorrente è quello col destino di Majorana), ma il suo pensiero torna oggi di grande attualità non solo per i temi su cui egli lavorava ma perché il suo più noto allievo si chiama Mario Draghi.

Nel puntuale ritratto che ne fa Michelangelo Morelli su Pandora rivista, si ricorda il ruolo di Caffè nella Resistenza, il suo sostegno alla politica economica laburista sul finire degli anni ’40 mentre studiava presso la LSE, il suo rapporto col pensiero di Einaudi e con, tra gli altri, il collega Claudio Napoleoni, la sua capacità di vivere tra il mondo accademico-scientifico e quello della “messa in pratica” delle idee all’interno principali istituzioni finanziarie internazionali.

Come è noto, Keynes sosteneva che, nel tempo, è il potere delle idee più che quello degli interessi a essere pericoloso per il bene o per il male: “I matti al potere, i quali sentono voci nell’aria, distillano le loro frenesie da qualche scribacchino accademico di pochi anni addietro”. Proprio Federico Caffè sosteneva che, anche quando gli interessi sono più forti, bisogna tuttavia che gli economisti badino alle idee.

Poiché viviamo in quella che Crouch ha definito una “post-democrazia”, il Parlamento e il Governo, invece di essere luogo di composizione di interessi rappresentati dai partiti, diventano teatro di scorrerie individuali dei leader, di invocazione dell’uomo salvifico “tecnico”, della speranza che si risolva istituzionalmente una crisi che dovrebbe essere risolta politicamente.

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Governo Draghi, ultime notizie: oggi il voto del M5S su Rousseau

giovedì, Febbraio 11th, 2021

di Silvia Morosi

Governo Draghi, ultime notizie: oggi il voto del M5S su Rousseau

Concluso martedì il secondo giro di consultazioni con le forze politiche, il premier incaricato Mario Draghi ha incontrato ieri le parti sociali (qui la cronaca politica di ieri). Oggi gli iscritti al M5S sono chiamati alla scelta sull’appoggio al governo Draghi, attraverso il voto sulla piattaforma Rousseau, dalle 10 alle 18. Tredici parlamentari pentastellati parlano però di quesito volto a inibire il voto contrario (qui il quesito). Di Maio chiede di votare «sì»: «Draghi ha garantito che il reddito di cittadinanza non si tocca e il Mes non si è citato», rassicura. Ci sarà un ministero della Transizione ecologica.

Ore 18.45 – Si a Draghi dal M5S ma solo con il 59% di sì
I vertici del M5S hanno proclamato il risultato del referendum. «Il voto si è regolarmente svolto, gli aventi diritto erano 119.444, quelli espressi 74.817. I sì sono stati 44.177 pari al 59,3%, i contrari 30.360 corrispondete al 40,7%». Dunque il sì a Draghi passa con percentuali notevolmente più basse rispetto ai due governi Conte che avevano ottenuto rispettivamente il 94 e il 79% di consensi da parte della base.

Ore 18.40 – Mario Draghi arrivato alla Camera
Il premier incaricato Mario Draghi è arrivato da pochi minuti alla Camera dei deputati. L’ex numero uno della Bce è partito alla volta di Roma da Città della Pieve attorno alle 9. In mattinata e nel primo pomeriggio ha lavorato dalla sua abitazione capitolina, in zona Parioli, e dall’ufficio in Banca d’Italia.

Ore 18.30 – Zingaretti chiede la presenza di ministri «politici»
«La scelta dei ministri rispetti il pluralismo politico e la parità di genere»: lo ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Il passaggio, all’interno di una lunga dichiarazione letta al termine di un vertice del partito. La frase sembrerebbe alludere a una richiesta formulata a Draghi perché nella compagine di governo vengano inclusi rappresentanti dei partiti e non solo figure tecniche.

Ore 18.15 – Chiusa la votazione su Rousseau, risultati verso le 19 Si è chiusa alle 18 la votazione sulla piattaforma Rousseau dove gli iscritti M5s sono stati chiamati a esprimersi su un eventuale supporto a un Governo presieduto da Mario Draghi. L’esito del voto è atteso intorno alle ore 19.

Ore 18 – Nuovo record dello spread: chiude a quota 91
Non si arresta il calo dello spread tra Btp decennali e omologhi Bund tedeschi. Il differenziale chiude a 91 punti dopo un’apertura a 95, mentre il rendimento dei Buoni italiani si attesta al nuovo minimo storico dello 0,45%. A restringere ulteriormente la forbice sul Bund tedesco, l’ottimismo sulle prospettive di un nuovo governo italiano a guida Mario Draghi.

Ore 16.35 – Il precedente referendum sul Conte 2: come andò
In attesa di conoscere l’esito del referendum del M5s su Draghi, vale la pena ricordare il precedente del governo Conte 2. Anche l’alleanza tra i Pentastellati e il Pd passò dal vaglio degli iscritti il 3 settembre del 2019. Parteciparono al voto sulla piattaforma Rousseau 79.634 iscritti e i sì’ all’intesa con i dem furono il 79%. In occasione del primo governo Conte fu invece messo al voto sulla piattaforma del M5S il «contratto di governo«», che incassò ben il 94% di consensi ma fu votato il 18 maggio 2018 solo da 44.796 militanti.

Ore 16.15 – Il fotomontaggio di Grillo
Beppe Grillo ha pubblicato un fotomontaggio nel quale mostra Mario Draghi in bilico su un cornicione e Mattarella che lo osserva da una finestra. Didascalia a corredo dell’immagine: «Aspettando Rousseau». Con evidente allusione all’esito della consultazione online del M5S che sarà determinante per il cammino del nuovo esecutivo

Ore 16.04 – Toti: prima si archivia Rousseau e meglio è
«Quello su Rousseau lo ritengo un voto scontato. Dopo di che non rientra nella liturgia delle consultazioni della Costituzione italiana e prima si fa e ci si mette a lavorare, prima si archiviano queste cose anche un poco bizzarre come quelle di Rousseau e meglio è per la drammaticità del momento». Lo ha detto il presidente della Regione Liguria e leader di Cambiamo Giovanni Toti intervenendo su TgCom24, a meno di due ore dalla chiusura della votazione.

Ore 15.54 – Di Battista: «Il curriculum di Berlusconi ci impone di dire no a Draghi. Non ha fatto altro che pagare e pagare»
Nuovo affondo di Alessandro Di Battista, mentre sulla piattaforma Rousseau è in corso la votazione della base M5S sul sostegno al governo Draghi. «Da Dell’Utri a Bontate: il curriculum di Berlusconi ci impone di dire “no” al nuovo governo», tuona l’ex deputato 5 Stelle nel titolo del suo intervento su Tpi.it, la testata online per la quale collabora. In un lunghissimo articolo, l’ex deputato romano ripercorre le tappe di diverse questioni giudiziarie che hanno visto coinvolto il Cavaliere ma anche Marcello Dell’Utri. «Viviamo in una crisi. Crisi pandemica, economica. Anche una crisi etica. Il miglior vaccino per la crisi etica è la memoria – scrive dunque Di Battista tirando le somme del suo ragionamento -. Le imprese chiudono e molti imprenditori si affidano all’usura, ovvero ad una delle armi in mano alle cosche. Quelle cosche, queste cosche». «Non è accettabile dividere questioni economiche da questioni morali. Perché nella nostra Italia vi sono stati esempi virtuosi… E l’hanno fatto mentre un imprenditore che oggi viene ricevuto con tutti gli onori nelle stanze del potere romano non ha fatto altro che pagare, pagare e ancora pagare. Ed oggi rischia di tornare al governo del Paese», conclude con un’ultima stoccata.

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Effetto Draghi sui titoli di Stato, Btp per la prima volta sotto allo 0,50% e nuovi record in asta

giovedì, Febbraio 11th, 2021

sandra riccio

Gli investitori hanno di nuovo messo nel mirino i titoli di Stato dell’Italia. Lo dimostra il nuovo minimo record raggiunto dal Btp a dieci anni, sceso oggi a un tasso dello 0,48%. La fase positiva per la carta italiana è iniziata non appena è emerso il nome di Mario Draghi per la guida del Paese. Da quel momento il rendimento del Btp a dieci anni è calato senza sosta fino a toccare oggi il nuovo minimo storico. E’ la prima volta che il decennale dell’Italia sconfina sotto il livello dello 0,50%. Intanto lo spread Btp/Bund si muove in area 93 punti base nel contesto di una seduta postiva per Piazza Affari e per le altre piazze europee: Milano avanza dello 0,31% mentre Francoforte è in avanti dello 0,67%.

Per gli esperti, il buon andamento della carta italiana potrebbe proseguire anche nelle prossime sedute. All’orizzonte ci sarebbe un avvicinamento all’area «zero» in linea con quello che è il rendimento degli altri Paesi periferici: il governativo di pari durata della Spagna si muove a quota 0,15% quello del Portogallo è arrivato addirittura allo 0,07%. 

«L’effetto Draghi si sta facendo sentire e il Btp ha l’opportunità di scendere ancora – dice Alessandro Parravicini, strategy advisor indipendente per le società di investimento -. In questo momento gli investitori stanno scommettendo su un futuro più virtuoso del nostro Paese». Draghi, secondo le indiscrezioni, potrebbe salire al Quirinale tra venerdì 12 e lunedì 15 febbraio per sciogliere la riserva.

Per l’esperto il valore del nostro Btp è ancora interessante a livello di rendimento e dal momento che c’è ancora una quantità rilevante di liquidità nel sistema, il decennale così come le altre scadenze hanno le caratteristiche per performare bene anche nei prossimi mesi. 

Intanto, sulla buona intonazione del momento, oggi il Tesoro ha piazzato il massimo dell’offerta su una forchetta pari a 7,5-9 miliardi di euro nelle riaperture del Btp a 3, 7 e 20 anni. Su tutte le scadenze, l’effetto Draghi ha consentito di raggiungere minimi record.

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Covid, si va verso lo stop allo spostamento tra regioni dopo il 15 febbraio. Ecco cosa cambia

giovedì, Febbraio 11th, 2021

paolo russo

Con la curva dei contagi che non si piega e le varianti a fare sempre più paura, il dado è oramai tratto: si andrà alla proroga del divieto di spostamento anche dalle regioni gialle, in scadenza il prossimo lunedì. Contatti informali tra governo uscente ed entrante ci sono già stati e tutti convergono sul fatto che riaprire i confini in queste condizioni non si può.

L’unica incognita è se a firmare il decreto legge di proroga sarà Conte oppure Draghi. In quest’ultimo caso si aprirà una finestra di 48 ore giudicata comunque non troppo pericolosa. Oggi le Regioni diranno al governo la loro sulla necessità o meno di varare già nel week end il decreto senza attendere l’insediamento del nuovo governo. Ma la proroga o subito o dopo un paio di giorni ci sarà. Coronavirus: i contagi in Italia e quali sono le regioni da tenere sotto controllo

A raccomandare prudenza sono i numeri del bollettino di ieri, che conta ancora 12.956 casi. E sono oramai due settimane che la curva non scende sotto quella soglia quando il numero dei tamponi è quello standard di metà settimana. Anche i decessi che sembravano in discesa ora oscillano tra i 300 e gli oltre 400 al giorno, ieri 336. Numeri ancora troppo alti per abbassare la guardia. Tanto più in presenza di varianti sicuramente più contagiose del virus, che sembrano dilagare a macchia d’olio. I casi di infezione attribuibili alle varianti inglese o brasiliana (di quella sudafricana è emerso solo un caso in Lombardia) sembrano infatti molto più numerosi dei numeri ufficiali. Due studi condotti nelle provincie abruzzesi di Chieti e Pescara e nel bresciano nel primo caso rilevano il 50% di casi attribuibili a mutazioni del virus, nel secondo un pur sempre preoccupante 43%.

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Vaccino anti Covid, la Asl di La Spezia inserisce gli omosessuali tra i soggetti con comportamenti a rischio

giovedì, Febbraio 11th, 2021
Vaccino anti Covid, la Asl di La Spezia inserisce gli omosessuali tra i soggetti con comportamenti a rischio

Nel modulo per la prenotazione per il vaccino anti Covid della azienda sanitaria di La Spezia, la Asl 5, tra le 30 categorie considerate a rischio sono state inserite anche le persone omosessuali. Nel documento si legge infatti « persone con comportamenti a rischio: tossicodipendente, soggetto dedito alla prostituzione, omosessuale». Lo hanno denunciato i consiglieri regionali del Pd, Luca Garibaldi e Davide Natale: «Una discriminazione di cui la Liguria non si può macchiare. Un disservizio è scusabile, mentre una cosa del genere mai: discriminazioni e ignoranza non possono avere posto nelle aziende pubbliche, soprattutto se si parla di salute».

La Asl: «Un chiaro errore, possiamo solo scusarci»

La Asl ha chiesto scusa per l’errore, dicendosi dispiaciuta per l’accaduto. «Un chiaro errore, lo riconosciamo, che stiamo anche tentando di spiegarci per cui possiamo solo scusarci», ha ammesso il direttore dell’Azienda sanitaria locale 5, Paolo Cavagnaro. Intanto il governatore della Liguria Giovanni Toti ha annunciato provvedimenti disciplinari una volta che saranno state accertate le responsabilità. «La Regione Liguria – si legge in una nota – stigmatizza e condanna fermamente quanto accaduto nella Asl5: si tratta di un episodio inaccettabile e discriminatorio». Per questo saranno attivate le procedure di indagine amministrativa per verificare le responsabilità e adottare i necessari provvedimenti.

La denuncia sui social del consigliere Sansa

L’esistenza di questo modulo discriminatorio è stata denunciata su Facebook anche dal consigliere regionale ed ex candidato presidente della Regione Liguria per l’alleanza centrosinistra-M5S, che ne ha postato anche la foto.

VACCINO COVID: PER L’ASL5 GLI OMOSESSUALI SONO SOGGETTI CON “COMPORTAMENTO A RISCHIO” (come tossicodipendenti e…Pubblicato da Ferruccio Sansa su Giovedì 11 febbraio 2021

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Renzi gongola pure sul Financial Times: “L’Italia è tornata, il miracolo è merito mio”

giovedì, Febbraio 11th, 2021

“L’unico modo nel mezzo di una pandemia era chiamare il miglior giocatore, perché Mario è il miglior giocatore”. Così Matteo Renzi in un’intervista al Financial Times torna a rivendicare il suo “capolavoro” politico. Ieri il leader di Italia Viva aveva condiviso il proprio entusiasmo con il NyTimes; oggi è la volta del quotidiano finanziario con base a Londra.

“L’Italia è tornata, proprio come ha detto Joe Biden degli Stati Uniti. Se guardi ai mercati finanziari, ai leader internazionali, alla fiducia dei nostri cittadini, è un miracolo”. E questo miracolo – insiste Renzi – non sarebbe avvenuto senza di lui.

Il suo piccolo partito politico segna il 3% – ricorda il Ft – e rischia di essere spazzato via in future elezioni. Eppure Renzi, 46 anni, primo ministro italiano dal 2014 al 2016, è di umore trionfante. Mario Draghi, l’ex presidente della Banca centrale europea celebrato come il salvatore dell’euro, è sul punto di formare un governo di unità nazionale. E niente di tutto questo sarebbe successo – sottolinea l’ex premier – senza di lui. Il mese scorso ha fatto cadere il governo di coalizione di Giuseppe Conte ritirando il sostegno del suo piccolo partito Italia Viva.

“Nella mia cerchia ristretta molte persone mi dicevano, ‘ma sei pazzo?’ Ogni talk show in Italia diceva: guarda questo pazzo che apre una crisi per motivi personali”. In molti – prosegue il Ft – lo accusano di aver tentato di minacciare di far cadere Conte per aumentare la propria influenza sulla coalizione, cosa che lui nega. “Molte persone mi hanno detto: lo stai facendo solo per avere più ministri, solo per te. Ma un mese fa avevo la golden share nel governo, con Draghi no. Ho perso potere con questa operazione”. Renzi sostiene che il piano fin dall’inizio era quello di creare un’apertura per portare Draghi. “La possibilità di essere guidato da Draghi era un’incredibile speranza”. “Così ho deciso di rischiare tutto, perché l’obiettivo avrebbe giustificato quel rischio”.

“Ho ricevuto molti messaggi che dicevano: un mese fa ho scritto su Facebook che eri un figlio di puttana, ma ora riconosco che hai avuto coraggio – va avanti l’ex sindaco di Firenze – Ma è una minoranza. Per molte persone continuo a essere un figlio di puttana”.

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L’Ue rivedrà il Pil pre-Covid nel 2021, l’Italia neanche nel 2022

giovedì, Febbraio 11th, 2021

L’economia dell’area dell’euro crescerà del 3,8% quest’anno e anche l’anno prossimo, più o meno come il pil di tutta l’Unione Europea (+3,7% nel 2021 e +3,9% nel 2022). Rispetto alle stime presentate lo scorso novembre, migliorano le previsioni economiche della Commissione Europea per un continente ancora nella stretta della pandemia. È l’effetto del traino della Germania che si riprende più in fretta, anche per la decisione del governo di “annullare il taglio dell’Iva e introdurre nuove tasse sull’energia”, e dovrebbe tornare ai livelli pre-crisi per la fine del 2021. Ma in Italia la ripresa non arriverà nemmeno per la fine del 2022, scrive la Commissione che però in questo report con conteggia gli eventuali effetti positivi del recovery plan ancora ‘in costruzione’. In generale, in tutta l’Ue l’incertezza resta alta: legata all’andamento della campagna vaccinale e alla concretizzazione del piano anti-crisi ‘Next Generation Eu’.

L’Italia è in compagnia della Spagna e altri paesi (uno su quattro tra i 27 arranca) nella rincorsa ad una ripresa che potrebbe non arrivare nemmeno per la fine del 2022, scrive la Commissione Ue. Invece, gli altri paesi dell’Unione raggiungeranno i livelli di produzione pre-crisi già alla fine del 2021, in testa la Germania, dove il Pil ha perso ‘solo’ il 5 per cento nel 2020 e dovrebbe crescere del 3,2 per cento quest’anno e del 3,1 per cento l’anno prossimo.

Il Pil in Italia, contratto dell’8,8 per cento dalla pandemia nel 2020, crescerà del 3,4 per cento quest’anno e 3,5 per cento l’anno prossimo. “Il Pil reale – si legge nel report della Commissione – non dovrebbe tornare al livello del 2019 entro la fine del 2022”. Ma, si precisa, “l’impatto sulla crescita derivante dalle misure politiche relative al ‘Next Generation Eu’ non sono ancora incluse in questa previsione e costituiscono quindi un notevole rischio al rialzo per le prospettive di crescita”.

“I contagi in aumento e gli alti livelli di ospedalizzazione hanno richiesto al governo di re-imporre le restrizioni alla mobilità e alle attività economiche, il che implica una contrazione della produzione in autunno che probabilmente continuerà nel primo trimestre di 2021 – si legge nel report della Commissione – Tuttavia, rispetto alla primavera del 2020, le ultime misure di contenimento incidono direttamente su una fetta minore di attività economiche”. Per esempio, i settori “industriale ed edile hanno continuato a operare senza restrizioni”. Ma non è così per il turismo, settore fondamentale dell’economia italiana, “particolarmente colpito dalla pandemia”, che resterà indietro: “Si prevede che i visitatori, soprattutto dall’estero, torneranno solo gradualmente con il diminuire dell’incertezza”.

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Fondazione Pontificia nella bufera: «Ha occultato gli abusi del fondatore». Vittima risarcita con 36.000 euro

giovedì, Febbraio 11th, 2021

di Franca Giansoldati

Città del Vaticano – L’ennesima rivelazione choc travolge il fondatore dell’Aiuto alla Chiesa che Soffre, la ricchissima fondazione pontificia che si occupa di aiutare i cristiani perseguitati in Iraq e nei paesi islamici: padre Werenfried van Straaten (1913-2003) noto tutto il mondo come Padre Lardo – un buffo soprannome che gli deriva dal periodo post bellico quando distribuiva ai tedeschi sfollati cibo, abiti, pane e speck (da qui il soprannome) alle persone sfollate che non avevano più niente – avrebbe aggredito sessualmente una giovane nel 1973. Gli abusi secondo quanto ha rivelato il supplemento Christ und Welt del settimanale tedesco Die Zeit, erano ben noti sia in Vaticano che ai vertici della Fondazione pontificia già da dieci anni, anche se finora non erano mai affiorati perchè in Vaticano era stato dato l’ordine di tenere tutto sotto il tappeto e tacere.

In questi giorni c’è stato il risarcimento di 36 mila euro pagato alla vittima, che all’epoca delle violenze aveva 20 anni. 

Ad indagare sulla associazione pontificia posta sotto la guida del cardinale presidente Mauro Piacenza sarebbe stato il vescovo ausiliario di Paderborn, Manfred Grothe che ha promosso accertamenti sull’associazione tra il 2009 e il 2011 per conto di Benedetto XVI. Subito dopo avrebbe informato la Congregazione per il clero nel 2010 vi erano diverse accuse contro van Straaten. Esse includevano una tentata violenza sessuale così come “immoderatezza nello stile di vita, notevoli deficit nella gestione del personale così come certe idee fascistoidi”. 

Si capisce, dunque, perché il Vaticano non abbia mai voluto aprire l’iter per arrivare alla beatificazione di van Straaten, a lungo richiesta da diverse voci nella Chiesa. La Congregazione per il Clero avrebbe raccomandato, in un documento interno, di tenere il caso segreto e di non fare uscire questa notizia. Il giornale tedesco ha rilevato anche che Aiuto alla Chiesa che Soffre ultimamente ha però preso le distanze dal suo fondatore.

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Lombardia, gli ex consiglieri e i bonus a vita: uffici, mensa e un palco alla Scala. Ora una legge per cancellarli

giovedì, Febbraio 11th, 2021

di Claudia Guasco

Locali riservati a Palazzo Pirelli con relativo personale a disposizione, la possibilità di prenotare gratuitamente sale dove tenere convegni e incontri, un badge che permette di andare e venire a piacimento dalla sede della Regione con interessanti benefit a prezzi agevolati come bar, mensa e (fino a poco tempo fa) parcheggio. E per gli amanti della lirica c’è anche il privilegio di usufruire del palco riservato ai politici regionali al Teatro alla Scala. Per accedere a tutto questo basta essere un ex consigliere lombardo, pagare una quota di 100 euro all’anno e iscriversi all’Associazione Consiglieri regionali della Lombardia. Membri a vita e privilegi altrettanto duraturi, ma che presto potrebbero essere cancellati.


ISCRIZIONE AUTOMATICA
In commissione Affari istituzionali è arrivata la proposta di legge firmata dall’opposizione ma, da quanto trapela, apprezzata anche dalla maggioranza che si è affrettata a calendarizzarla. Perché la storia dell’Associazione crea un po’ di imbarazzo e mette a disagio tutti i consiglieri che, per scelta personale, non intendono far parte di club di qualsiasi tipo. E invece, per effetto di un cambio di statuto dell’Associazione, si ritrovano automaticamente iscritti nel momento in cui vengono eletti. La proposta di legge è firmata dal consigliere M5s Luigi Piccirillo, secondo il quale l’Associazione non ha i requisiti giuridici sufficienti per essere riconosciuta e «ingloba illegittimamente anche i consiglieri in carica che a essa non hanno aderito, violando così il principio costituzionale». In più riconosce agli ex consiglieri «alcuni poteri istituzionali come l’accesso alle sedi, l’uso di spazi istituzionali e catering, la fruizione delle biblioteche, l’accesso alle mense. Mantenere benefici senza essere eletti è un privilegio indecoroso». Affittare una sala nel palazzo regionale costa, a qualunque organizzazione voglia realizzare un evento, svariate migliaia di euro. Per gli ex consiglieri iscritti è gratis. Eppure l’Associazione è nata il 28 gennaio 1983 con tutt’altro spirito, quello di mantenere viva la passione politica di chi non siede più al Pirellone, una sorta di club amatoriale. Tutto cambia nel 2001: arriva un nuovo statuto, cade la parolina ex, diventa Associazione Consiglieri regionali della Lombardia e fissa la sede presso il consiglio regionale.

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Covid, varianti e contagio: perché i Paesi che vaccinano di più restano in lockdown

giovedì, Febbraio 11th, 2021

di Cristina Marrone

Covid, varianti e contagio: perché i Paesi che vaccinano di più restano in lockdown

1 Come mai Israele e il Regno Unito che stanno vaccinando rapidamente sono in lockdown mentre l’Italia, che procede più lentamente nel piano vaccinale, è quasi interamente in zona gialla?
«I due Paesi si sono trovati con un elevato numero di contagi quando è partita la campagna vaccinale, che giustificava il lockdown. Israele è stato molto rapido a organizzarsi ma conta appena nove milioni di abitanti, meno della Lombardia, e si è assicurato le dosi necessarie di vaccino Pfizer in cambio di un ampio database sugli effetti dell’immunizzazione sulla popolazione. Non ci sono stati problemi di approvvigionamento come stiamo subendo in Europa. È vero che anche il Regno Unito procede spedito ma non lo prenderei come esempio perché hanno cambiato i protocolli, fanno sperimentazioni, ritardano la seconda dose, scelta quest’ultima che potrebbe portare alla comparsa di varianti dal momento che con una dose fornisco una quantità di anticorpi neutralizzanti non sufficiente a bloccare il virus. Rischiano dunque di essere facilitate quelle varianti che non sono riconosciute dagli anticorpi somministrati».

2 La Germania procede agli stessi ritmi dell’Italia con i vaccini ma sta prorogando le restrizioni. Come mai?
«La Germania, pur registrando complessivamente un calo dei contagi, teme la diffusione delle varianti, soprattutto quella inglese che rischia di diventare prevalente e potrebbe causare un nuovo boom di contagi. Anche l’Italia ha lo stesso problema con la variante brasiliana in Umbria, dove sono state infatti predisposte zone rosse».

3 Cosa dovrebbe fare l’Italia?
«Dobbiamo stare molto attenti, in questa fase non possiamo permetterci grandi riaperture. Sono contraria al ritorno dello sci, delle piscine o degli sport di gruppo. Dobbiamo tenere duro ancora due o tre mesi: se riapriamo troppo presto non solo ci esponiamo a una nuova ondata, ma anche alla diffusione di nuove varianti».
4 Perché chi è vaccinato deve continuare a seguire le precauzioni?
«Prima di tutto perché per raggiungere l’efficacia riportata negli studi bisogna attendere in media una settimana dopo la seconda dose. Inoltre non abbiamo ancora una prova sicura che questi vaccini oltre alla malattia blocchino l’infezione, e quindi il contagio. Abbiamo forti indicazioni su questo punto per Pfizer e Moderna ma non c’è certezza. Infine ricordiamo che nessun vaccino è efficace al 100% (Pfizer e Moderna intorno al 95%, Astrazeneca 62%): questo significa che non tutti i vaccinati saranno protetti».

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