Archive for Febbraio, 2021

Il bivio di Draghi sui ministri del governo: tecnici o politici?

mercoledì, Febbraio 3rd, 2021

di Francesco Verderami

Il bivio di Draghi sui ministri del governo: tecnici o politici?

Al fondo di una crisi di governo che è soprattutto crisi di sistema, Sergio Mattarella chiama Mario Draghi per un esecutivo «di alto profilo» e «senza formula politica».

È una decisione che il capo dello Stato non aveva preparato con i partiti e che affiderà al voto del Parlamento: lì dove l’ex presidente della Bce dovrà conquistarsi la fiducia. Draghi era consapevole che — in caso di emergenza — sarebbe arrivata la chiamata del capo dello Stato, ed è altrettanto consapevole che il suo compito sarà difficile e delicato: costruire una maggioranza solida, nelle condizioni in cui versano oggi le Camere, sarebbe di per sé un’operazione improba. Ma il messaggio alla nazione del presidente della Repubblica è uno scudo che agevolerà il suo percorso.

Non è un caso che Mattarella abbia evitato di dare una connotazione al tentativo del futuro «incaricato», perché lascerà a lui decidere la formula del suo gabinetto: se cioè affidarsi a una squadra di esterni alla politica o cercare anche la collaborazione di personalità espressione dei partiti. Molti leader di maggioranza e opposizione hanno incontrato Draghi da quando ha lasciato Francoforte, e tutti sanno che il «tecnico» non ha intenzione di radicarsi in politica, che — a fronte di chiari punti programmatici — lascerà poi il campo e il ruolo ai partiti. E i partiti, posti davanti al bivio tra default e reset, dovranno ora scegliere. Altrimenti al capo dello Stato non resterà che varare un governo elettorale per gestire le urne.

Ma quel nome è una «livella» che frantuma gli equilibri. Lo si vede dallo scontro che già divide i grillini, dal modo precipitoso in cui il Pd si è ricacciato in gola l’idea di gridare alle elezioni. E dalle difficoltà a cui è atteso il centrodestra. La mossa di Renzi, la decisione di rompere lo schema a cui i giallorossi tentavano di costringerlo con il Conte 3, ha aperto a uno scenario che già era all’orizzonte. Quando il leader di Iv ha chiesto la sponda della Lega prima di formalizzare la rottura, Salvini gli ha risposto: «Prima fai cadere l’avvocato». Sparigliando, Renzi ha provocato il big bang. Nei Cinquestelle già si delinea la faglia tra l’ala movimentista e Di Maio, che vede in Draghi un passaggio traumatico ma in prospettiva proficuo per la maturazione di M5s. Nel Pd, la perdita del Santo Graal, cioè il progetto di riconquistare il Colle spingerà i democratici a cercare un nuovo baricentro.

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Draghi, l’istruzione dai gesuiti, i genitori persi a 15 anni: chi è l’uomo che ha convinto i mercati e salvato l’euro

mercoledì, Febbraio 3rd, 2021

di Daniele Manca

Draghi, l'istruzione dai gesuiti, i genitori persi a 15 anni: chi è l'uomo che ha convinto i mercati e salvato l'euro

«Coraggio», una parola che ricorre spesso parlando con Mario Draghi. La userà in uno dei ricordi della sua infanzia riferiti al padre. «A cavallo tra le due guerre, in Germania, mio padre vide un’iscrizione su un monumento. C’era scritto: se hai perso il denaro non hai perso niente, perché con un buon affare lo puoi recuperare; se hai perso l’onore, hai perso molto, ma con un atto eroico lo potrai riavere; ma se hai perso il coraggio, hai perso tutto».

Mario Draghi perde a breve distanza l’uno dall’altra entrambi i genitori. Ha 15 anni. Suo padre Carlo, una carriera iniziata in Banca d’Italia e proseguita in Bnl, muore nel 1963. Sarà una zia a prendersi cura di lui, di sua sorella Andreina e di suo fratello Marcello. Studia al liceo Massimiliano Massimo di Roma dai gesuiti. Nel 1970 si laurea con Federico Caffè, keynesiano, uno degli economisti più in vista in Italia, la cui scomparsa resta ancora un mistero, ma che farà in tempo ad avviare Draghi verso il Mit di Boston affinché studi con il premio Nobel Franco Modigliani. Di coraggio ne ha avuto bisogno.

E di coraggio Draghi ne avrà ancora bisogno per affrontare l’accidentato percorso che dovrà portarlo a dare un governo a questo Paese che sembra aver smarrito la strada del buon senso. Ha sperato fino in fondo che la politica riuscisse a ritrovare quella forza che è apparsa perduta in queste settimane, nelle quali si è srotolata la crisi più incomprensibile delle 67 maggioranze che hanno caratterizzato l’Italia dal Dopoguerra. Non è stato così. La telefonata dal Quirinale è infine arrivata ieri. E Mario Draghi stamattina salirà al Colle: sapeva che non poteva tirarsi indietro.In una delle sue ultime apparizioni pubbliche, parlando agli studenti dell’Università Cattolica, nell’ottobre del 2019, si è augurato «che molti studenti di questa università decidano un giorno di mettere le loro capacità al servizio pubblico. Se deciderete di farlo, non dubito che incontrerete ostacoli notevoli, come succede a tutti i policy maker. Ci saranno errori e ritirate perché il mondo è complesso. Spero però che vi possa essere di conforto il fatto che nella storia le decisioni fondate sulla conoscenza, sul coraggio e sull’umiltà hanno sempre dimostrato la loro qualità».

Ci sono 110 giornalisti a seguirlo, 22 radio e televisioni ad ascoltare le sue parole: sono i giorni del passaggio di testimone a Christine Lagarde. Tutti sentono scandire quella parola, coraggio, associata questa volta all’umiltà. Perché del Draghi pubblico si conosce tanto, ma di quello privato molto meno. Verrà scoperto tra le file di un supermercato assieme alla moglie Serenella conosciuta a 19 anni sulle rive del Brenta, dove ha una villa la famiglia di quella ragazza che non lascerà più. Faranno il giro del mondo le foto del presidente della Banca centrale europea che come qualsiasi altro cittadino spinge il carrello assieme alla moglie, con la quale ha due figli, Federica e Giacomo, riservati quanto lui. È lo stesso signore che nel luglio del 2012 con tre parole salverà l’euro. È il celebre «Whatever it takes», «faremo qualsiasi cosa perché l’euro resista» alla speculazione che in quei giorni sta attaccando la moneta senza uno Stato. Conosce i mercati.

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Perché Mattarella ha deciso di convocare Draghi, e non di andare al voto

mercoledì, Febbraio 3rd, 2021

di Davide Casati

Perché Mattarella ha deciso di convocare Draghi, e non di andare al voto

Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, preso atto del fallimento delle consultazioni del presidente della Camera Roberto Fico per tentare il varo di un governo politico sostenuto dalla maggioranza che aveva supportato il Conte-bis, ha tenuto nella serata del 2 febbraio un discorso nel quale ha spiegato perché — di fronte alla scelta tra elezioni immediate o varo di un governo tecnico — ha deciso questa seconda strada.

Nel suo discorso— che trovate qui in versione integrale — non ha fatto il nome diMario Draghi, ma il presidente della Repubblica ha poi convocato l’ex presidente della Banca d’Italia e della Banca centrale europea per le 12 di mercoledì al Quirinale, per affidargli l’incarico di formare un governo «di alto profilo».

Le ragioni per cui Mattarella non ha scelto la strada delle elezioni

Il capo dello Stato ha spiegato che la strada del voto anticipato, in quanto «esercizio di democrazia», andasse «attentamente considerata».

Ma ha elencato le ragioni per le quali ha «avvertito il dovere di rivolgere alle forze politiche un appello per un governo di alto profilo» per far fronte «con tempestività alle gravi emergenze in corso e non rinviabili».

Ecco i motivi elencati dal presidente della Repubblica:

– Siamo in un momento decisivo nella lotta alla pandemia. Secondo il capo dello Stato, nelle prossime settimane — e nei prossimi mesi — o sarà segnata la vittoria contro il virus, o si rischia di esserne travolti. La lotta al Sars-CoV-2 richiede, secondo il capo dello Stato, l’azione di un governo nel pieno delle sue funzioni.

– Lo stesso – ha detto Mattarella — «vale per lo sviluppo decisivo della campagna di vaccinazione, da condurre in stretto coordinamento tra lo Stato e le Regioni».

– il percorso che porta alle elezioni, e dopo di esse alla formazione di un nuovo governo, sarebbe inesorabilmente lungo: Mattarella ha ricordato che, nel 2018, dal momento dello scioglimento delle Camere alla formazione del nuovo governo sono trascorsi 5 mesi. Occorre infatti sciogliere le Camere, garantire 60 giorni per la campagna elettorale e, dopo il voto, garantire «poco meno di venti giorni per proclamare gli eletti e riunire le nuove Camere», consentire la formazione di un governo, che deve poi ottenere la fiducia. Secondo il presidente della Repubblica, l’Italia, in questo momento, non può permettersi un «vuoto» di questa portata: «Si tratterebbe di tenere il nostro Paese con un governo senza pienezza di funzioni per mesi cruciali, decisivi, per la lotta alla pandemia, per utilizzare i finanziamenti europei e per far fronte ai gravi problemi sociali. Tutte queste preoccupazioni sono ben presenti ai nostri concittadini, che chiedono risposte concrete e rapide ai loro problemi quotidiani».

– Mattarella ha ricordato come, entro aprile, andrà presentato un piano per ottenere i fondi del Next Generation Eu: «È auspicabile che la presentazione del piano avvenga anche prima, perché quegli indispensabili finanziamenti vengano impegnati presto, e prima si presenta il piano, più tempo si ha per il confronto con la Commissione», ha spiegato. Quei fondi «vanno poi usati, e un governo ad attività ridotta non potrebbe farlo», ha spiegato il capo dello Stato: «e non possiamo mancare questa occasione fondamentale per il nostro futuro».

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Mattarella dà l’incarico a Mario Draghi, l’uomo che salvò l’Europa

mercoledì, Febbraio 3rd, 2021
mario draghi

Nei giorni frenetici della crisi del governo Conte bis, il suo nome è diventato quasi un’invocazione. Ora Mario Draghi, l’ex illustre e venerato capo italiano alla Bce, da figura quasi mitologica, è pronto a materializzarsi al Quirinale per un incontro con il presidente Mattarella che gli conferirà il delicatissimo compito di formare un nuovo esecutivo. Quasi una missione. Per molti, la scelta di un nome così prestigioso cade nel momento storico meno propizio per l’Italia. 

“Whatever it takes” – Era il 26 luglio del 2012 quando, alla guida della Bce da un anno, pronunciò, con la religiosità di un mantra, questa frase che gli valse un capitolo nei libri di Storia. “Qualsiasi sacrificio, qualunque cosa serva” per fermare i mercati e fare da scudo a Paesi in tensione per l’andamento dei tassi sui titoli di Stato. Chissà se oggi quello spirito pugnace lo guiderà “costi quel costi” alla formazione di un governo istituzionale. 

Classe 1947, laurea alla Sapienza e master al Mit di Boston, Draghi è stato direttore generale del Tesoro – con il ministro Carlo Azeglio Ciampi, il primo tra i Ciampi boys – dove ha gestito la stagione delle privatizzazioni. Una breve parentesi a Goldman Sachs e poi ha ricoperto il ruolo di governatore della Banca d’Italia, una carica che lo ha catapultato negli snodi internazionali del Financial Stability Board e nella Bce come membro del consiglio.

Ma per tutti Mario Draghi è l’uomo che ha salvato l’Europa, quando nel 2011 ha visto coagularsi sulla sua candidatura anche il consenso dei Paesi più attenti ai conti pubblici, Germania compresa.

Fiducia ripagata poi con i fatti: il quantitative easing. l’impegno della Bce – e delle banche centrali dei diversi Paesi europei – a sostenere i loro titoli sul mercato. Di fatto ha cambiato la “cassetta degli attrezzi'”della Bce senza snaturarne il ruolo.

“Il futuro? Chiedete a mia moglie”, ha detto lasciando la Bce alla guida di Christine Lagarde. Ma già da prima la politica lo candidava nei ruoli più importanti. Impossibile negare che, anche prima dell’attuale crisi politica, in molti abbiano pensato a lui come il possibile successore di Mattarella alla Presidenza della Repubblica. Defilatissimo rispetto alla politica, Supermario ha la capacità di mantenere grande equilibrio, senza nascondere la sua opinione. “Ci troviamo di fronte a una guerra contro il coronavirus e dobbiamo muoverci di conseguenza”, ha detto rompendo il silenzio dopo l’uscita dalla Bce con un intervento pubblicato lo scorso marzo sul Financial Times. “Il costo dell’esitazione potrebbe essere irreversibile”, ha quindi aggiunto, con un monito che appare in piena sintonia con l’urgenza e i timori espressi in serata da Mattarella.

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Mario Draghi, Governo, tocca all’ex governatore della Banca centrale europea. La sua frase più celebre: «Whatever it takes, costi quel che costi»

martedì, Febbraio 2nd, 2021
Mario Draghi

Mario Draghi, 73 anni, romano, è il più «il più importante uomo di stato europeo dell’ultimo decennio», come riporta l’Enciclopedia italiana della Treccani. L’economista, che mercoledì salirà al Quirinale su invito del presidente Mattarella per tentare di formare un nuovo governo, si chiama come il “tecnico”  è anche un accademico ed è stato un banchiere e un dirigente pubblico ai massimi livelli in Italia e in Europa. Studi in Italia e specializzazione al Mit di Boston, già professore universitario, negli anni Novanta è diventato un alto funzionario del Ministero del Tesoro. Poi è alla guida prima della Banca d’Italia e successivamente della Bce. 

La sua frase più celebre

L’Istituto della Enciclopedia Italiana ha pubblicato l’anno scorso un percorso linguistico che colloca nel tempo e fissa il significato storico, sociale e culturale dell’espressione che ha scandito la fase culminante della carriera istituzionale di Mario Draghi in veste di governatore della Banca Centrale Europea, dopo esserlo stato della Banca d’Italia. Il neologismo Whatever it takes (“Costi quel che costi”) venne coniato dal grande economista e banchiere italiano nella crisi economica del 2012 per definire in modo assolutamente non equivocabile dai mercati il ruolo della Banca centrale europea nella difesa dell’euro. Oggi tale notissima frase è tornata in evidenza, sia nei discorsi dei rappresentanti politici sia degli operatori economici e dei media, anche come marcatore linguistico-temporale legato alla recente emergenza sanitaria da Coronavirus. Il lavoro della redazione digitale Treccani conferma dunque anche in campo linguistico lo straordinario ruolo giocato in campo economico, politico e istituzionale da Mario Draghi, definito al termine del suo mandato da numero uno della Bce «il più importante uomo di stato europeo dell’ultimo decennio».

IL MESSAGGERO

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Crisi di governo, le ultime notizie: Mattarella convoca Draghi per «un governo di alto profilo»

martedì, Febbraio 2nd, 2021

di G.A. Falci, M. Guerzoni, M. Pennisi, A. Sala e Redazione Online

Crisi di governo,  le ultime notizie: Mattarella convoca Draghi per «un governo di alto profilo»

Il presidente della Camera Roberto Fico è salito al Colle per comunicare l’esito del suo mandato esplorativo: «Non c’è disponibilità per dare vita a una maggioranza». Il Presidente della Repubblica ha rivolto un appello a tutte le forze politiche per creare un governo non politico. Poco più tardi l’annuncio: Mario Draghi viene convocato al Colle per mercoledì mattina alle 12

***

Ore 22.10 – Il discorso integrale di Mattarella: «Ora uniti, governo di alto profilo»
«Vi sono adesso due strade fra loro alternative: dare immediatamente vita a un governo, adeguato a fronteggiare le gravi emergenze presenti, sanitaria, sociale, economica-finanziaria, ovvero quella di immediate elezioni anticipate. Questa seconda strada va attentamente considerata perché le elezioni rappresentano un esercizio di democrazia. Di fronte a questa ipotesi ho il dovere di porre in evidenza alcune circostanze che oggi devono fare riflettere sull’opportunità di questa soluzione».

«Ho il dovere di sottolineare come il lungo periodo di campagna elettorale e la conseguente riduzione dell’attività di governo coinciderebbe con un momento cruciale per le sorti dell’Italia». «Sotto il profilo sanitario, i prossimi mesi saranno quelli in cui si può sconfiggere il virus oppure rischiare di esserne travolti. Questo rinchiede un governo nella pienezza delle sue funzioni, per adottare i provvedimenti via via necessari, e non un governo con attività ridotta al minimo, come è inevitabile in campagna elettorale. Lo stesso vale per lo sviluppo decisivo della campagna di vaccinazione, da condurre in stretto coordinamento fra lo Stato e le Regioni».. «Sul versante sociale, fra l’altro, a fine marzo verrà meno il blocco dei licenziamenti, e questa scadenza richiede decisioni e provvedimenti di tutela sociale adeguati e tempestivi, molto difficili da assumere da parte di un governo senza pienezza di funzioni, in piena campagna elettorale».

«Entro il mese di aprile va presentato alla Commissione europea il piano per l’utilizzo dei grandi fondi europei ed è fortemente auspicabile che questo avvenga prima di quella data di scadenza, perché quegli indispensabili finanziamenti vengano impegnati presto. E prima si presenta il piano, più tempo si ha per il confronto con la Commissione. Questa ha due mesi di tempo per discutere il piano con il nostro Governo, con un mese ulteriore per il Consiglio europeo per approvarlo. Occorrerà quindi successivamente provvedere tempestivamente al loro utilizzo per non rischiare di perderli». «Un governo dall’attività ridotta non sarebbe in grado di farlo. Per qualche aspetto, neppure piotrebbe e non possiamo permetterci di mancare questa occasione fondamentale per il nostro futuro».
«Va ricordato che dal giorno in cui si sciolgono le Camere, a quello delle elezioni, sono necessari almeno 60 giorni. Successivamente ne occorrono poco meno di 20 per proclamare gli eletti e riunire le Camere. Queste devono nei successivi giorni nominare i propri organi di presidenza. Occorre quindi formare il Governo e questo per operare a pieno ritmo deve ottenere la fiducia di entrambe le Camere. Deve inoltre organizzare i propri uffici di collaborazione nei vari ministeri. Dallo scioglimento delle Camere nel 2013 sono trascorsi quattro mesi, nel 2018 sono trascorsi cinque mesi. Si tratterebbe di tenere il nostro Paese con un Governo senza pienezza di funzioni per mesi cruciali, decisivi per la lotta alla pandemia, per utilizzare i finanziamenti europei e per far fronte ai gravi problemi sociali. Tutte queste preoccupazioni sono ben presenti ai nostri concittadini, che chiedono risposte concrete e rapide ai loro problemi quotidiani».

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Crisi di governo, vertice alleati-Renzi. Boschi: “Restano distanze”. Delrio: “Colmabili”

martedì, Febbraio 2nd, 2021

Roma, 2 febbraio 2021 – Era in salita questa mattina, resta in salita in serata l’ultimo miglio per l’esploratore Roberto Fico in questa interminabile crisi di governo aperta con lo strappo di Italia Viva e formalizzata con le dimissioni del premier Giuseppe Conte. Da questa mattina sono riuniti a Montecitorio attorno a un tavolo i rappresentanti delle forze politiche che sostenevano il Conte bis (con l’aggiunta del neonato gruppo Europeisti-Maie-Centro Democratico) per vedere se è possibile dare vita ad un nuovo esecutivo politico. Sul tavolo le ultime interlocuzioni per cercare di definire un programma comune e ovviamente i nomi (qui il toto-ministri) – a partire da quello del futuro premier (lo ammette Loredana De Petris di LeU: “il nodo rimane questo”) – prima che in serata – alle 20.30 – Fico salga al Quirinale per riferire al presidente Mattarella. Gli uffici della presidenza della Repubblica fanno infatti sapere che dalle 19.15 sarà disponibile lo streaming dal Colle (anche qui sul nostro sito).

Ma questo pomeriggio fumata nera a un vertice di Matteo Renzi con Dario Franceschini, Vito Crimi e Roberto Speranza: a quanto si apprende da fonti di Italia viva, sia sui temi che sulla squadra, dal Mes al ruolo di Arcuri, non si sarebbero registrate le aperture attese. In particolare, secondo le stesse fonti, Crimi avrebbe detto no alla richiesta di sostituire i ministri Alfonso Bonafede e Lucia Azzolina e Domenico Arcuri. In più, sarebbe stato “posto un veto” su Teresa Bellanova al ministero del Lavoro.

Carelli lascia il M5s: “Ha perso l’anima”

Niente intesa sul verbale

“La barzelletta che non si chiude sul verbale è, appunto, una barzelletta. Qui lo scontro è altissimo sui contenuti: dal Mes alle infrastrutture, dalla giustizia alla Torino -Lione e ovviamente sui nomi. Crimi ha detto che non intendono cedere su nessuno a cominciare da Bonafede e Azzolina. Domenico Arcuri e Mimmo Parisi non si toccano. Possono sostituire la Catalfo solo se non ci va la Bellanova. E per vicepremier al momento è in ballo Fraccaro con Orlando”. Lo scrive Matteo Renzi, a quanto si apprende, in chat con i parlamentari di Italia Viva.

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La mesta vita cui ci siamo (quasi) abituati

martedì, Febbraio 2nd, 2021

di MICHELE BRAMBILLA

Cade in questi giorni il mesto anniversario della più grande pandemia che abbia mai colpito il nostro Paese, almeno per quanto riguarda le attuali generazioni. Erano gli ultimi di gennaio e i primi di febbraio quando si ebbe notizia dei primi casi di coronavirus in Italia (ancora nessuno usava, nel parlato comune, il termine Covid). Alcuni esperti ci rassicurarono: è poco più di una brutta influenza. Sono gli stessi esperti che poco dopo avrebbero cominciato a occupare le tv per ricordarci che dobbiamo morire. Nessuno di noi, comunque, poteva ancora immaginare che la nostra vita quotidiana sarebbe stata rivoluzionata come mai era successo, in precedenza, nell’arco di un solo anno.

Non parlo tanto del lockdown totale di primavera: quella sembrava ancora una misura eccezionale, di breve termine. Parlo della vita che conduciamo oggi, in questo tempo così uguale ormai da mesi e mesi. Mai avremmo immaginato di aspettare ogni venerdì i colori delle regioni per sapere se le settimane a venire saranno di detenzione o di semidetenzione (anche la libertà vigilata ci è per ora negata). Di poter andare al ristorante solo in certi periodi e in certe zone e solo a pranzo. Di non potere andare al cinema e a teatro. Di non poter circolare dopo le ventidue. Di non potere spostarsi fra regioni e in certi casi neanche fra comuni. Di non potere andare in palestra. Di vedere i ragazzi chiusi in casa tutte le mattine perché perfino le scuole e perfino le università sono chiuse, e quando un Paese chiude le scuole e le università la libertà viene a mancare come il respiro.

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Vaccino russo, Lancet conferma: Sputnik V efficace al 91,6%

martedì, Febbraio 2nd, 2021

Il vaccino Sputnik V è efficace al 91,6 % contro le forme sintomatiche del Covid, secondo i risultati pubblicati sulla rivista medica The Lancet e convalidati da esperti indipendenti. «Lo sviluppo del vaccino Sputnik V è stato criticato per la sua fretta, il fatto che abbia bruciato gradini e una mancanza di trasparenza. Ma i risultati riportati qui sono chiari e il principio scientifico di questa vaccinazione è dimostrato», hanno affermato due esperti britannici, i professori Ian Jones e Polly Roy, in un commento allegato allo studio Lancet. Questo «significa che un vaccino aggiuntivo può ora unirsi alla lotta per ridurre l’incidenza del Covid-19», hanno aggiunto i ricercatori, che non sono stati essi stessi coinvolti nello studio. APPROFONDIMENTI

Vaccini, l”Ue agli Stati: siamo in grado di coprire il fabbisogno di tutta l’Unione, non previsti accordi bilaterali

Lo Sputnik V sarebbe quindi tra i vaccini più performanti, insieme a Pfizer/BioNTech e Moderna (circa il 95% di efficacia), che utilizzano una tecnologia diversa (Rna messaggero). Nelle ultime settimane si è parlato sempre più spesso di una possibile valutazione rapida in Europa da parte per l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) e Sputnik V è già utilizzato in Russia e in Paesi come Argentina o Algeria. I risultati pubblicati su The Lancet provengono dall’ultima fase degli studi clinici sul vaccino, fase 3, che coinvolge quasi 20.000 partecipanti. Come sempre in questi casi, questi risultati provenivano dal team che ha sviluppato il vaccino e poi condotto gli studi, e sono stati poi presentati ad altri scienziati indipendenti prima della pubblicazione. Mostrano che lo Sputnik V riduce del 91,6% il rischio di contrarre una forma sintomatica di Covid-19. 

Vaccini, Zaia: «Ci stiamo muovendo per trovarli sul mercato. E ragioniamo sul Veneto Covid-free»

I  partecipanti al trial  tra settembre e novembre scorsi hanno tutti ricevuto due dosi di vaccino o placebo a tre settimane di distanza l’una dall’altra. Ogni somministrazione è stata accompagnata da un test PCR (tampone).

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Governo, diretta. Fico: «Entro stasera da Mattarella». Giustizia: Iv e M5S divisi sul “Lodo Orlando”. Renzi: non accettano mediazioni

martedì, Febbraio 2nd, 2021

Governo, la diretta della crisi. É prevista alle 16 la chiusura dei lavori del tavolo di confronto alla Camera. I rappresentanti dei partiti che partecipano ai lavori hanno chiesto un prolungamento di due ore. I temi al centro del confronto sono giustiziaistruzione, cultura e turismo. Restano forti divisioni, con Italia Viva che sulla prescrizione respinge l’ipotesi del lodo Orlando. Renzi con i suoi avrebbe accusato le altre forze di maggioranza di non accettare mediazioni e tra i punti di conflitto cita ancora il documento finale scritto chiesto già ieri da Iv. Fico si recherà «entro stasera» al Quirinale per riferire al presidente Mattarella, ma prima potrebbe fare un nuovo «giro» di consultazioni con i partiti della maggioranza.

La diretta

Ore 14.20 – Orlando a Renzi: non sprecare chance

«Renzi dice che su giustizia siamo allo zero assoluto. Probabilmente sono stato invitato a un’altra riunione… Apertura su riforma penitenziaria, modifica prescrizione, intercettazioni… Non sprechiamo questa possibilità!», scrive su Twitter il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, commentando quanto trapela dall’assemblea di Italia viva.

Ore 14.07 – Renzi a Iv: noi per intesa ma non accettano mediazioni

«Non stanno concedendo nulla»: Italia viva è «favorevole a un accordo, ma» gli altri partiti «non accettano nessuna mediazione sui temi grossi e non vogliono neppure mettere nulla per iscritto», avrebbe detto Matteo Renzi, a quanto si apprende, ai parlamentari di Iv in assemblea parlando della trattativa sul governo. Sulla giustizia, avrebbe aggiunto, «lo zero assoluto». Finora non è stato fatto nessun passo avanti su nessun contenuto: «fino all’ultimo» proveremo a vedere se c’è una disponibilità a una mediazione. Iv «non condivide il lodo Orlando: non c’è nessun accordo sulla prescrizione e sul processo penale», affermano fonti di Iv.

Ore 13.25 Tajani: maggioranza Ursula non esiste. «Non esiste la sostanziale unità del Paese se manca mezzo Paese. Voglio dire una cosa chiara e netta: la maggioranza Ursula in Italia non esiste. Si è realizzata a Bruxelles perché a guida Partito Popolare Europeo, che ha vinto le elezioni, al quale gli altri si sono accodati». Lo dice il vicepresidente di Fi Antonio Tajani ad Affaritaliani.it sull’ipotesi che Forza Italia possa partecipare a un governo con Pd, M5S e Italia Viva ma senza Lega e Fratelli d’Italia.

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