Archive for Febbraio, 2021

Varianti Covid, allerta voli a Roma: «Arrivi da Londra rischio falsi negativi»

martedì, Febbraio 23rd, 2021

di Flaminia Savelli

«Ancora troppi positivi sui voli dall’Inghilterra e quello che ci preoccupa è che nell’ultima settimana erano tutti asintomatici». Il responsabile medico del centro Covid dell’aeroporto di Fiumicino, Fabrizio Rossi, traccia così un primo bilancio. Mentre a Roma, l’allerta per la variante inglese si è trasformata in emergenza con i casi che si moltiplicano. Intanto nelle scuole romane è emergenza: ieri ha chiuso la Cerboni, è il sesto istituto in tre giorni.

Variante inglese a Roma, chiusa la scuola “IC Carotenuto”: «A casa 215 bambini e 45 insegnanti»

L’ordine resta quello di sottoporre a tampone rapido tutti i passeggeri che atterrano e di inviare i campioni dei positivi – e dei casi sospetti- nel laboratorio di virologia dello Spallanzani. L’unico in grado di sequenziare Variant of Concern, classificata come VOC 202012/01. 

Secondo gli ultimi dati registrati al Leonardo da Vinci di Fiumicino dunque, quasi il 2% dei viaggiatori atterrati da Londra nell’ultima settimana è risultato positivo e asintomatico. Solo nei prossimi giorni arriverà la conferma per la positività alla mutazione: «Se consideriamo che si tratta di persone che all’imbarco erano negative, si tratta di una percentuale altissima» precisa il responsabile. Intanto lo screening prosegue su tutti i viaggiatori in arrivo. Ancora ieri la macchina dei controlli era pronta a partire per l’ultimo volo atteso per le 17 da Londra. 

I VOLI DALL’AUSTRIA
Ma la falla nel sistema dei controlli tra Italia e Inghilterra, sarebbe proprio oltre Manica. 
«I passeggeri che qui sono risultati positivi – sottolinea il dottor Rossi- ci hanno mostrato il referto del test che avevano fatto il giorno prima di imbarcarsi da Londra: in tutti i casi si trattava di tamponi “fai da te”. Ecco perché i risultati sono falsati. Non è certo la prima volta che segnaliamo come quel genere di tampone non si efficace se non eseguito correttamente. Ma quello che stiamo notando – precisa – è che si tratta di casi asintomatici che hanno viaggiato nello stesso aereo con altre persone». 

Già a dicembre, proprio dall’aeroporto romano, era scattato il primo allarme per i passeggeri che arrivavano dall’Inghilterra positivi al Covid, ma con il foglio di un tampone negativo. E il rischio di aver fatto “viaggiare” anche la variante che intanto è stata registrata per la prima volta a Roma lo scorso 29 gennaio. I controlli sono diventati sempre più serrati soprattutto nelle scuole romane. Dove sono emersi poi i primi casi di VOC 202012/01. Prima all’Istituto comprensivo di Lunghezza, Villaggio Prenestino, quindi alla Carotenuto di Acilia e alla scuola del quartiere Africano, la Ferrini Sinopoli. 

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Riaperture, settimana chiave: ristoranti e centri sportivi gli osservati speciali. Nei ristori prestiti allungati

martedì, Febbraio 23rd, 2021

di Andrea Bassi e Marco Conti

Non è stato mai facile trovare un equilibrio tra le due emergenze, ma dopo un anno di bollettini quelli sanitari cominciano a pesare quanto quelli economici. Sarà anche il cambio nella composizione della maggioranza, e in qualche ministero chiave, che la pressione per misure di contenimento più ponderate trova sponde nel presidente del Consiglio. 

L’appuntamento è per il 5 marzo quando scade il Dpcm di Conte e occorrerà metter mano ad un nuovo decreto che segni una certa discontinuità con il passato, pur tenendo in considerazione i numeri della pandemia. Uno screening dei settori maggiormente colpiti dalle chiusure è in corso a palazzo Chigi e serve non solo per mettere a punto il decreto ristori, ma anche per capire se qualche attività può essere riaperta o non più penalizzata nell’orario. Semplificare tabelle e cambiare i parametri, come chiedono le Regioni, ma sempre con un occhio ai numeri sulla circolazione del virus. È per questo che Draghi attende il report del venerdì dell’Istituto superiore di Sanità – con tanto di valutazioni sulla pericolosità delle varianti – prima di metter mano a nuovi criteri che potrebbero permettere, in alcune zone, la riapertura anche ad attività che non hanno mai riaperto, come le palestre, cinema e teatri o che hanno forti limitazioni, come i ristoranti.

Intanto il neo ministro dell’Economia Daniele Franco sta iniziando a lavorare al dossier ristori. Il decreto c’è, ma è quello lasciato in eredità dall’ex ministro Roberto Gualtieri. Se la decisione sarà di accelerare e forzare i tempi, anche per andare incontro alle richieste arrivate dalle Regioni, sarà difficile scostarsi molto dall’impianto del provvedimento di 37 miliardi predisposto dal precedente governo. Del quale alcune cose sono ormai note. La prima è che il meccanismo dei codici Ateco sarà superato. Gli indennizzi terranno conto dei costi fissi delle attività chiuse: gli affitti, il personale, le bollette energetiche. Ma dal conteggio del “ristoro”, dovranno essere sottratti gli aiuti già erogati, come la Cassa Covid o i crediti di imposta sulle locazioni. Resterà il principio secondo cui per avere accesso all’aiuto pubblico, bisognerà aver subito una perdita di fatturato che al momento oscilla tra il 33% e il 50% nel 2020 rispetto al 2019. Ma la novità che potrebbe emergere in realtà è un’altra. Al Tesoro ci stanno lavorando sottotraccia, anche perché per poterla attuare servirà un via libera da parte della Commissione europea.

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Rinviate le nomine dei sottosegretari, tutti i partiti ora puntano al Tesoro

martedì, Febbraio 23rd, 2021

Ilario Lombardo

ROMA. Mario Draghi ieri ha cominciato a capire sulla propria pelle cosa significhi avere a che fare con i partiti e con le loro richieste. Tanto più se i partiti sono tanti e le richieste per ovvie ragioni si moltiplicano. Da Palazzo Chigi si tenta in tutti i modi di nascondere l’irritazione, dicono che il premier stia semplicemente aspettando che le forze di maggioranza sciolgano i propri nodi interni sui sottosegretari. In realtà Draghi subisce un rinvio che si sarebbe voluto risparmiare. Non c’è un accordo che vada bene a tutti. L’uomo delegato a raccogliere i desiderata è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli. A lui vanno consegnate le rose dei candidati e i relativi ministeri di preferenza. Da incrociare cercando di scontentare al minimo gli azionisti del governo e seguendo i due criteri fissati dal capo del governo. La rappresentanza deve rispettare gli equilibri prodotti dal voto di fiducia e la metà delle indicazioni devono essere di donne. Il primo criterio penalizza il M5S perché rende le nomine proporzionali ai parlamentari che hanno detto sì a Draghi e i grillini ne hanno persi 41. Meno posti, tanti candidati: il casting diventa poi ancora più faticoso perché i grillini si sono prefissati di rispettare non solo l’equilibrio di genere, ma anche quello tra Nord e Sud, in un governo a fortissima trazione settentrionale, e tra Camera e Senato, dopo su quattro ministeri tre sono andati a deputati. Un difficile gioco a incastri che potrebbe costare il sacrificio a un big come Stefano Buffagni, pure molto stimato dagli altri partiti. Il secondo criterio complica di più la vita di Lega e Pd. Nel Carroccio oltre al problema quote rosa, sono alle prese con la pretesa di Matteo Salvini di piazzare i suoi fedelissimi come sottosegretari, dopo aver “bucato” tre ministeri, finiti tutti a personalità dell’ala nordista e moderata del partito. La presidente dem Valentina Cuppi ha invece chiesto che la questione donne al governo sia affrontata dal Pd durante la direzione del partito prevista per dopodomani, un appuntamento che potrebbe ulteriormente far slittare il completamento della squadra.

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Dall’oratorio in Brianza all’Africa: “Luca donava la sua vita agli altri” 

martedì, Febbraio 23rd, 2021

ALBERTO MATTIOLI

LIMBIATE (MONZA). Don Angelo Gornati, ex parroco di Limbiate, lo conosceva dai tempi dell’oratorio di San Giorgio. Il ragazzino era diventato ambasciatore d’Italia ed è stato don Angelo a sposarlo con Zakia Seddiki, marocchina e musulmana: «Una doppia cerimonia, islamica là e cristiana qui. Luca era una luce che si accendeva e illuminava gli altri, un raggio di sole. Veniva da una bella famiglia, molto unita, e ne aveva costruita un’altra così. Sempre sorridente, positivo, altruista. All’oratorio aveva fondato un gruppo di sostegno per gli anziani malati e poi un altro per i ragazzi disabili. Aveva continuato anche da diplomatico come presidente dell’associazione «Mama Sofia», fondata dalla moglie per aiutare le mamme e le bambine di strada del Congo. Non dimenticava la sua città e gli amici. La diplomazia l’ha imparata qui. Era un appassionato frequentare della comunità di Taizé e una volta che un gruppo internazionale di una sessantina di ragazzi si è riunito a Limbiate è stato lui a gestirlo».

De mortuis nihil nisi bonum, certo. Eppure l’impressione è che in questa cittadona di 36 mila abitanti fra Milano e Monza, 4 mila extracomunitari, il 70 per cento dei cittadini arrivati a suo tempo dal sud, Luca Attanasio fosse davvero amato. Era il compaesano che aveva fatto strada nel mondo, e tutti ne erano contenti . «Abbiamo sempre pensato che fosse destinato a un bell’avvenire», dicono in piazza Cinque giornate. I genitori, papà Salvatore, ingegnere in pensione, e mamma Alida, casalinga, sono chiusi in casa. Hanno appreso la notizia dai tiggì. L’ultimo messaggio dal figlio l’hanno ricevuto ieri mattina: una fotografia di lui in partenza per quella che sarebbe stata la sua ultima missione. «Mi spiace, non abbiamo intenzione di vedere nessuno»: neanche in momenti come questi la famiglia riesce a essere sgarbata con i giornalisti. Don Angelo ha sentito la sorella minore, «è una tragedia, siamo sconvolti», gli ha detto, come qualcuno che ancora non si capacita di quel che è successo dall’altra parte del mondo. La moglie di Attanasio è a Kinshasa con le loro tre figlie: una ha tre anni, le gemelline due.

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Guarda e passa

martedì, Febbraio 23rd, 2021

Buongiorno

mattia feltri

A me Giorgia Meloni fa una simpatia irresistibile. La conosco da una vita, ci diamo del tu, quando ci incontravamo prima del Covid ci scambiavamo sorrisi e bei bacetti sulle guance e una volta che la intervistai in video per il sito della Stampa lei si raccomandò: vedi de nun mena’.

Figuriamoci, sono una persona animata dai sentimenti più nobili e squisiti, e se mi capita di biasimare Giorgia è per amore, solo per amore: di me e di lei. Oddio, in omaggio alla lingua della verità, ammetto che mi capita spesso di biasimarla. Confesso: mi capita sempre. La ascolto e penso due cose: prima, accidenti quanto è simpatica; seconda, accidenti non ne dice una giusta. Indugio sulla simpatia: mi è simpatica perché è tenace, battagliera, sa ridere, se ne fotte delle convenzioni, ribatte muso a muso e non per niente è una che ce l’ha fatta.

Però, nonostante io sia animato dai sentimenti più squisiti eccetera, sono anche un vile. Sono il più vile dei giornalisti attualmente iscritti all’Ordine. E dunque postillo sempre meno Giorgia Meloni perché da qualche tempo lei l’indomani mi manda degli sms vibranti dell’oltraggio subito, e io non sono capace di sostenerli, non ho la forza morale di accettare il dibattito, mi dolgo della piccola grande Giorgia allineata al lacrimificio twitterista e facebookista, in cui ognuno si scopre e dichiara preda dell’odio, e si edifica sul vittimismo e sul compatimento. Va bene Giorgia, quel tizio come un ragazzetto di strada ti ha dato della vacca e della scrofa, non dicendo nulla di te e tutto di sé, e non saprei che altro aggiungere, tantomeno una solidarietà per inerzia.

LA STAMPA

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Coronavirus, sfida destra-sinistra nel governo: Gelmini vuole aprire, Orlando frena

martedì, Febbraio 23rd, 2021

Carlo Bertini

ROMA. «Restiamo a bocce ferme finché non si capisce l’impatto di queste varianti». Approvato il decreto di proroga che vieta per un altro mese gli spostamenti tra regioni, Mario Draghi mette così la parola fine alla discussione innescata in Consiglio dei ministri sulla revisione meno stringente dei parametri che determinano la classificazione dei «colori»: revisione chiesta dai governatori e riportata dalla neo ministra Mariastella Gelmini, che ha consegnato al premier e ai colleghi il documento approvato dalla conferenza delle Regioni. Documento in cui si chiedono anche immediati ristori a fronte di ogni limitazione delle attività produttive e la comunicazione anticipata delle decisioni della cabina di regia sui nuovi «colori» settimanali di ogni territorio. Un pressing, quello dei presidenti di Regione, mosso dalla considerazione che sia meglio limitarsi a pochi indicatori, come contagi e ricoveri in terapie intensive, invece che su calcoli complessi per stabilire parametri da associare al famoso indice di contagiosità Rt.
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Chi ha assistito seduto al grande tavolo tondo da una delle postazioni protette da pannelli di plexiglas, lo descrive come «un confronto, anche con posizioni diverse, ma senza vis polemica». Fatto sta che al cospetto di un premier poco incline ad apprezzare gli acuti, è andata in scena una pacata argomentazione di Gelmini delle ragioni dei governatori «aperturisti». Stoppata però, prima che dal premier, non solo dal titolare della Salute, Roberto Speranza, ma anche dal neo ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Determinato sì a preoccuparsi dei riflessi sull’occupazione, ma anche a non lanciarsi in avanti prima del tempo: quindi, «meglio non toccare il sistema che fissa le fasce di rischio». I due ministri di sinistra hanno rintuzzato la collega azzurra con l’argomento delle «varianti» del virus. «Prima bisogna capire cosa succede e che impatto avranno nel Paese», ha ribattuto Speranza. Che attende per il fine settimana un report aggiornato sul nodo che più preoccupa gli scienziati in questa fase, ovvero se stanno aumentando i tassi di contagio e quanto prendono piede le varianti inglese e brasiliana.

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Vaccini, produzione in Italia: l’idea di convertire i siti dove nasce l’antinfluenzale

martedì, Febbraio 23rd, 2021

C’è una nuova ipotesi per produrre i vaccini contro il Covid anche in Italia. Ed è quella di convertire gli stabilimenti che preparano l’antinfluenzale. Se ne parlerà giovedì nell’incontro che il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha convocato con Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, l’associazione delle imprese del settore. Ma sul tavolo c’è soprattutto l’altra soluzione, e cioè lo spostamento in Italia di una parte del processo produttivo dei vaccini. Con un gioco ad incastro che coinvolga anche altri Paesi. E con la regia della Commissione europea, che si farebbe carico del problema licenze. Per questo sempre giovedì ci sarà un consiglio Ue sulla competitività, con il commissario Thierry Breton.

Su tutte e due le ipotesi, «pur offrendo la massima collaborazione possibile», il presidente di Farmindustria invita però alla prudenza. In particolare sulla conversione degli stabilimenti per l’antinfluenzale: «La produzione parte tra un mese — spiega — fermarla ora significherebbe non avere le dosi necessarie in autunno. Un problema serio». Sullo spezzettamento della produzione in più Paesi, Farmindustria ha cercato le aziende disponibili, raccogliendo alcune adesioni di massima. Nelle settimane passate il governo precedente si era concentrato su due impianti, uno nel Lazio e uno nel Veneto. Ma il cerchio non si è ancora chiuso.

Secondo Scaccabarozzi, anche questo non è un percorso semplice: «Adattare gli impianti non è operazione immediata. L’altro giorno parlavo con un produttore di macchinari per l’infialamento, che non è certo la parte più complessa del processo. E mi diceva che con grande sforzo è riuscito a dimezzare i tempi di realizzazione. Ma da un anno è passato a sei mesi». In ogni caso il governo è intenzionato a spingere su questa strada anche perché di vaccini anti Covid, purtroppo, avremo bisogno anche nei prossimi anni.

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L’imboscata ad Attanasio in strada, volevano rapire gli «uomini bianchi»

martedì, Febbraio 23rd, 2021

di Francesco Battistini

L'imboscata ad Attanasio in strada, volevano rapire gli «uomini bianchi»

Ore 10,15, villaggio di Kibumba, tre chilometri da Goma. Nella savana più pericolosa del più pericoloso Paese africano, avanzano due jeep bianche. Davanti c’è una missione del World Food Programme, dietro c’è l’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio: l’accompagna un funzionario italiano del Wfp, Rocco Leone, e lo scorta un carabiniere, Vittorio Iacovacci. Due autisti, due bodyguard congolesi, sette persone in tutto: un piccolo e discreto convoglio, solo i distintivi Onu sulle portiere. È una missione informale, l’addetto consolare Alfredo Russo doveva parteciparvi ma all’ultimo è rimasto a casa. L’ambasciatore ha passato la domenica da un amico saveriano, padre Franco Bordignon, e ora in sneaker e occhiali scuri va a Rutshuru per visitare una scuola che deve ricevere aiuti alimentari. Nessuno porta l’auricolare di sicurezza, non ci sono ponti radio d’allerta, la strada è considerata «pulita» e relativamente sicura.

L’agguato è rapido. Simile a tanti da queste parti: un mucchio di pietre nel mezzo della strada Rn4, le macchine costrette a rallentare, a frenare. Dalla boscaglia spuntano sei, forse sette uomini con armi leggere. All’inizio è una raffica d’avvertimento, verso l’alto. Un’altra mira subito alla macchina del diplomatico e uccide l’autista, Mustafa Milambo. L’ambasciatore Attanasio, Rocco Leone e il carabiniere Iacovacci vengono fatti scendere: sono loro l’obbiettivo, i bianchi. I banditi danno ordini in swahili ai tre italiani — «fate presto, camminate veloci!» —, ma parlano fra loro in kinyarwanda: è una lingua ruandese comune tanto tra i fuorusciti hutu delle Fdlr, le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, quanto fra jihadisti ugandesi Adf che vantano legami con l’Isis e imperversano in questi confini del Congo. Di chiunque si tratti, sembra in tutto e per tutto un rapimento. L’ambasciatore e gli altri vengono fatti camminare per qualche decina di metri. Poi la sorpresa, almeno secondo la versione ufficiale di Kinshasa: compaiono dal nulla i soldati e i ranger governativi, richiamati dai colpi dei banditi, e c’è una sparatoria. Non si sa bene chi ammazza chi. Il carabiniere Iacovacci, 30 anni, latinese di Sonnino, muore subito. L’ambasciatore Attanasio, 43 anni, brianzolo di Limbiate, moglie e tre bambine, è colpito all’addome e perde molto sangue. Lo caricano su un pick-up, la bodyguard di Leone gli tiene la testa: quando arriva all’ospedale di Goma, una ventina di chilometri di strada, non c’è più nulla da fare. Rocco Leone finisce ricoverato, sotto choc, ma senza ferite. Non è chiaro che ne sia degli altri del convoglio: secondo alcune fonti sarebbero stati rapiti, ma padre Bordignon lo esclude. È ancora meno chiaro che cosa cercassero i killer, che certo non agivano per caso. Soldi? O magari un’arma di ricatto sugli investimenti energetici, anche italiani, nel Nord Kivu?

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Amerigo Vespucci, «la nave più bella del mondo» compie 90 anni

lunedì, Febbraio 22nd, 2021
Il veliero scuola e ambasciatore d’Italia varato il 22 febbraio 1931 nei regi cantieri di Castellamare di Stabia – Ansa /CorriereTv
Novant’anni e non sentirli. Lo storico veliero Amerigo Vespucci, nave scuola varata il 22 febbraio 1931 nei regi cantieri di Castellamare di Stabia. L’unità più anziana in servizio della Marina Militare italiana, la più ammirata. Compie 90 anni e non si è fermata neppure con il Covid. Tre alberi, 26 vele, lo scafo bianco e nero con fregi in oro, legni e ottoni, il Vespucci è «la nave più bella del mondo». Definizione data dalla portaerei. americana USS Independence incrociata nel 1962 nel Mediterraneo. Un diario di bordo ricco di pagine: era presente alla riconsegna di Trieste all’Italia nel 1954. Nel 1960 per le Olimpiadi di Roma trasportò la fiaccola dal Pireo a Siracusa. Nel 1968 risalì a vela il Tamigi per ormeggiare a Londra. Per il compleanno niente grandi feste causa Covid, ma la torta non mancherà. “E’ un traguardo a cui arriva avendo percorso più di 800 mila miglia, navigato in tutti i mari del mondo”. Racconta il comandante Gianfranco Bacchi, il 122esimo e uno degli unici tre ad avere superato l’anno di comando del Vespucci. «E’ uno strumento formativo formidabile ha visto passare decine di migliaia di allievi dell’Accademia navale. E poi è un simbolo per il Paese, non solo per la Marina»
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Mattarella sulla morte dell’ambasciatore in Congo: “Attacco vile, l’Italia è in lutto”

lunedì, Febbraio 22nd, 2021

Cordoglio da parte dei vertici delle istituzioni dopo la morte dell’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo: “Ho accolto con sgomento la notizia del vile attacco che poche ore fa ha colpito un convoglio internazionale nei pressi della citta di Goma uccidendo l’Ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista. La Repubblica Italiana è in lutto per questi servitori dello Stato che hanno perso la vita nell’adempimento dei loro doveri professionali in Repubblica Democratica del Congo”, ha scritto il presidente della Repubblica Mattarella in un messaggio inviato alla Farnesina.

Luca Attanasio è deceduto a seguito di un tentativo di rapimento. Morti anche un carabiniere e un autista. Anche da Palazzo Chigi la vicinanza al ministero degli Esteri e alla famiglia del diplomatico: “Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, esprime profondo cordoglio del Governo e suo per la tragica morte di Luca Attanasio, Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del Congo, e di Vittorio Iacovacci, appuntato dei Carabinieri che lo accompagnava a bordo di un convoglio a Goma. Il Presidente del Consiglio e il Governo si stringono ai familiari, ai colleghi della Farnesina e dell’Arma dei Carabinieri. La Presidenza del Consiglio segue con la massima attenzione gli sviluppi in coordinamento con il Ministero degli Affari Esteri”, si legge in una nota.

Il titolare della Farnesina, Luigi Di Maio, era a Bruxelles quando ha appreso la notizia ed ha deciso di tornare in Italia. “Oggi lo Stato piange la perdita di due suoi figli esemplari e si stringe attorno alle loro famiglie e ai loro amici e colleghi alla Farnesina e nell’Arma dei Carabinieri”, ha scritto su Facebook, specificando che riferirà “il prima possibile” in Parlamento. 

Cordoglio anche da parte del ministro della Difesa, Lorenzo Guerini:  “Oggi nell’attacco al convoglio Onu nella Repubblica democratica del Congo hanno perso la vita due servitori dello Stato. Un vile e barbaro agguato che l’Italia, fermamente impegnata con la comunità internazionale, condanna con forza. Alle famiglie dei nostri connazionali e di tutto il personale delle Nazioni unite coinvolto va la nostra incondizionata riconoscenza e affetto. Siamo vicini e condividiamo il dolore delle famiglie per la perdita dei loro cari”.Guerini ha poi espresso: “Profondo dolore alle famiglie delle vittime, all’Arma dei carabinieri il più profondo cordoglio, vicinanza e solidarietà a nome mio e di tutta la Difesa”.

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