Archive for Marzo, 2021

Ema: “62 casi su 9,2 mln” vaccinati AstraZeneca. “No fattori rischio legati all’età”

mercoledì, Marzo 31st, 2021

“Sono stati valutati 62 casi su un’esposizione totale pari a 9,2 milioni” di vaccinati con AstraZeneca. Si tratta dello 0,000674%, secondo quanto riferito da Emer Cook, direttrice esecutiva dell’Ema, durante una conferenza stampa. “Se sarà stabilita una relazione” tra gli eventi rari di trombosi ed il vaccino di AstraZeneca “daremo nuove avvertenze e istruzioni per i medici”, tuttavia al momento “non ci sono prove che giustificano restrizioni nell’uso del vaccino nelle diverse classi di età” del vaccino AstraZeneca.

L’Agenzia europea ha rivisto il foglietto illustrativo del vaccino inserendo tra le controindicazioni rare forme di trombosi ed emetterà una raccomandazione aggiornata durante la sua riunione plenaria di aprile (6-9 aprile).

Finora “sono stati segnalati casi di effetti avversi su una persona ogni 100 mila vaccinati” con le dosi AstraZeneca, ma “non ci sono prove che questi casi siano collegati al vaccino” ha aggiunto Peter Arlett, capo del dipartimento di farmacovigilanza ed epidemiologia presso l’Agenzia europea per i medicinali. Dei 62 casi analizzati dall’Ema nella valutazione della sicurezza del vaccino anglo-svedese “44 si sono verificati nell’area economica europea dove sono stati somministrati 9,2 milioni di vaccini”.

Ieri la decisione della Germania, con un nuovo stop al vaccino anglo-svedese dopo ulteriori casi gravi di trombosi cerebrale: andrà solo a chi ha più di 60 anni, ai più giovani sarà “a discrezione del medico”. Oggi l’annuncio della Spagna che, almeno per adesso, continuerà a vaccinare con Astrazeneca solo le persone fino ai 65 anni: lo ha confermato in conferenza stampa la ministra della Sanità, Carolina Darias. L’unica eccezione, ha spiegato, è per lavoratori essenziali come sanitari o forze dell’ordine che eventualmente prestino ancora servizio dopo i 65 anni e per le quali si continuerà ad usare lo stesso Astrazeneca. 

“I benefici del vaccino di astraZeneca superano i rischi”. ha detto ancora una volta Cooke. “Non diamo controindicazioni alle donne incinte per l’uso del vaccino AstraZeneca ma consigliamo che si consultino con il loro medico prima di farsi somministrare alcun vaccino”.

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Camici, l’indagine su Fontana: autoriciclaggio e falso in voluntary, richiesta di rogatoria alla Svizzera

mercoledì, Marzo 31st, 2021

di Luigi Ferrarella

Camici, l'indagine su Fontana: autoriciclaggio e falso in voluntary, richiesta di rogatoria alla Svizzera

Supplemento di indagine, con richiesta di rogatoria e cioè di assistenza giudiziaria in Svizzera per l’ipotesi di autoriciclaggio e falso in voluntary, nell’indagine della Procura di Milano sul presidente leghista della Regione Lombardia, Attilio Fontana, indagato per turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture alla centrale acquisti regionale «Aria spa», dopo che la «Dama spa» del cognato Andrea Dini aveva tramutato in «donazione» (e non completato) la «fornitura» invece pattuita il 16 aprile 2020 come affidamento diretto da 513.000 euro per 75.000 camici e 7.000 set sanitari.

La vicenda era emersa perché Fontana, volendo in qualche modo risarcire il cognato del mancato profitto, aveva cercato di bonificargli di tasca propria (prima dello stop della sua fiduciaria per le anomalie dell’operazione in base agli indici antiriciclaggio) 250.000 euro attingendo i soldi da un proprio conto in Svizzera all’«Ubs», del tutto lecito da quando nel settembre 2015, come erede della madre morta a 92 anni, Fontana aveva utilizzato (senza mai dirlo pubblicamente nella sua attività politica) la legge sulla «voluntary disclosure» per regolarizzare 5,3 milioni detenuti su quel conto svizzero da «trust» alle Bahamas costituiti nel 2005 e 1997.

Adesso, quando al tirare le somme giuridiche sulla fornitura/donazione manca ormai poco alla Procura, i pm fanno sapere con un comunicato (anticipato e concordato con il difensore di Fontana Jacopo Pensa e Tommaso Papa in visita stamattina due volte al procuratore Greco) di voler cercare gli ultimi chiarimenti sulla documentazione bancaria del conto della madre scudato da Fontana, e a questo scopo di aver inoltrato alla Svizzera una richiesta di assistenza giudiziaria per chiarire alcuni movimenti finanziari.

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Roma, spionaggio e rivelazione di segreto: fermati due ufficiali di Marina e forze armate russe

mercoledì, Marzo 31st, 2021

L’intervento del Ros è avvenuto durante la consegna di materiale «classificato» in cambio di denaro. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha definito «un atto ostile di estrema gravità» la cessione di documentazione classificata da parte di un ufficiale italiano

Roma, spionaggio e rivelazione di segreto: fermati due ufficiali di Marina e forze armate russe

ROMA. Nella serata di ieri i carabinieri del Ros, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Roma, hanno fermato un ufficiale della Marina Militare e un ufficiale delle Forze Armate russe di stanza nel nostro Paese con le accuse di spionaggio e rivelazione di segreto.

Si chiama Walter Biot l’ufficiale della Marina arrestato per spionaggio. Lo apprende l’ANSA da fonti inquirenti. Il capitano di fregata Biot, sempre secondo quanto si è appreso, è in servizio all’ufficio Politica Militare dello Stato maggiore della Difesa. Domani si terrà l’udienza di convalida. Nei suoi confronti le accuse sono di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, spionaggio politico e militare, spionaggio di notizie di cui è stata vietata la divulgazione. 

I documenti fotografati e passati su una pennetta

L’ufficiale – secondo gli investigatori – fotografava dal monitor del computer documenti “classificati”, scaricava le immagini su una pennetta per poi consegnarla al militare dell’esercito russo. La pennetta è stata sequestrata dai carabinieri al momento dello scambio e sarà ora analizzata. I soldi sarebbero stati consegnati a Walter Biot in piccole scatole.

I dettagli dell’operazione

L’operazione, effettuata nell’ambito di una prolungata attività informativa condotta dall’Agenzia Informazioni Sicurezza Interna, con il supporto dello Stato Maggiore della Difesa, ha riguardato un Capitano di Fregata della Marina Militare e un ufficiale accreditato presso l’Ambasciata della Federazione russa, entrambi accusati di gravi reati attinenti allo spionaggio e alla sicurezza dello Stato. L’intervento è avvenuto in occasione di un incontro clandestino tra i due, sorpresi in flagranza immediatamente dopo la cessione di documentazione classificata da parte dell’ufficiale italiano in cambio di una somma di denaro. Il capitano della Marina è stato arrestato, mentre la posizione dello straniero è tuttora al vaglio in relazione al suo status diplomatico. La «mazzetta» era di 5 mila euro. I due si erano accordati anche su una cifra più bassa, circa quattromila euro, per la cessione di documenti avvenuta in passato.  Di Maio: “Spionaggio è un atto ostile di estrema gravità”

I segreti
I documenti ceduti dall’ufficiale della Marina Militare al funzionario russo riguarderebbero i sistemi di telecomunicazione militare. Alle carte classificate, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, il capitano di fregata avrebbe avuto accesso in quanto era in servizio allo Stato maggiore della Difesa.

I reati
I due reati sono previsti, rispettivamente dagli articoli 86 e 88 del Codice penale militare di pace che rientrano nel Titolo dei reati contro la fedeltà e la difesa militare e, in particolare, nel capitolo relativo allo spionaggio militare e alla rivelazione di segreti militari. Si tratta di fattispecie che, per i tempi in cui vennero concepite, erano tra le più gravi ipotizzabili ed infatti era originariamente prevista la pena di morte, poi commutata in quella dell’ergastolo.

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Il populismo tenta di uscire dal limbo europeo

mercoledì, Marzo 31st, 2021

di Massimo Franco

L’attivismo europeo di Matteo Salvini è vistoso. Quello del M5S risulta più sottotraccia. Ma le due formazioni politiche che si sono affermate nel segno del populismo alle elezioni del 2018, hanno in comune un’identità internazionale tuttora indefinita, che aspirano a cambiare. E l’appartenenza alla maggioranza guidata da Mario Draghi offre a entrambi l’occasione per uscire dal limbo di questi anni, dal quale non sono ancora usciti. Ma sia il Carroccio, sia i Cinque Stelle stanno seguendo un percorso di legittimazione nel quale non possono prescindere dall’avallo dei propri alleati.

Il leader della Lega si prepara a andare domani a Budapest a incontrare Viktor Orbàn, presidente ungherese espulso di recente dal PPe; e con lui il primo ministro polacco Mateusz Moraviecki, esponenti di una destra che, dall’europeismo, è scivolata verso una critica radicale delle istituzioni di Bruxelles e dei suoi principi: traiettoria comune a molti Paesi dell’Europa centrale, risucchiati in logiche nazionaliste ostili a qualunque politica che ricordi integrazione degli immigrati, globalizzazione, solidarietà. E conta poco che negli ultimi vent’anni ne siano stati beneficiari.

Salvini ieri ha ribadito che un ingresso della Lega nel Ppe «non è all’ordine del giorno». Parole che non significano un no, ma prendono atto di un processo con tempi lunghi, da entrambe le parti; e un prezzo alto da pagare: in particolare sul piano delle alleanze internazionali, a cominciare dai rapporti con la Russia. D’altronde, il fatto che il segretario del Pd Enrico Letta abbia chiesto a Salvini di entrare nel Ppe è apparso poco meno di una provocazione: un modo per sottolinearne la repentina conversione europeista entrando nell’esecutivo Draghi.

Ma il capo leghista ha anche ipotizzato una fusione tra il nuovo gruppo che dovrebbe prendere corpo insieme a ungheresi e polacchi, e i conservatori europei guidati da Giorgia Meloni, numero uno di Fratelli d’Italia: un’alleata del Carroccio e di Silvio Berlusconi, sebbene sia fuori dal governo Draghi. La risposta di Meloni, però, è stata gelida, a conferma di rapporti competitivi; e insieme della consapevolezza che è Salvini ad avere bisogno di una sponda, e non viceversa.

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Enrico Letta: “Al Pd serve una cura choc”

mercoledì, Marzo 31st, 2021

Il segretario dem Enrico Letta parla al Corriere della sera dopo il cambio radicale effettuato nel partito con l’elezione di due capogruppo donne alla Camera e al Senato, con relative polemiche, e l’ascesa di altre donne ai vertici del partito.

“La situazione del Partito democratico che ho trovato  – dice -è incrostata di un maschilismo e per romperlo c’è bisogno di gesti forti. Io faccio il rompighiaccio. Dico due cifre per far capire perché c’era bisogno che entrambi i capigruppo fossero donne. La prima linea del Pd finora è stata composta da uomini (il segretario, i ministri, i Presidenti di Regione, i capigruppo). Queste sono le persone che si vedono e che fanno il Pd. Quando io sono arrivato, erano tutti uomini. Undici uomini su undici persone. Quando sono stato raggiunto da varie telefonate a Parigi e mi hanno chiesto di tornare a fare il segretario del Pd, io ho detto: “No, io sto facendo altro, c’è bisogno che scegliate una donna. C’è bisogno che facciate un gesto di rottura”. Alla fine, poi, sono arrivato io, ma mi sono detto: “Undici figure maschili non va bene, bisogna cambiare e intanto mettiamo almeno due donne su undici”. E aggiungo un’altra cifra importante: gli ultimi tre congressi del Pd hanno avuto ciascuno tre candidati alla segreteria. Nove persone, tutti maschi”.

 Il segretario del Pd racconta: “In questi giorni ho dovuto combattere contro le critiche di maschi, bianchi, cinquantenni che mi dicevano: “Due donne pur che sia? Vanno scelte in base alle competenze”. Questo è assolutamente giusto. Peccato che nessuno faccia il discorso “due uomini pur che sia”. Quando si tratta di andare su due uomini vai sull’automatico. Naturalmente quello che ho fatto è solo il primo passo″.

Per cui è chiaro che su questa strada Enrico Letta non si fermerà. E a chi contesta le quote rosa, “soluzione brutta”, tanto per cominciare, il segretario dem dice: “Datemi un’alternativa”. 

“Io vorrei che il Paese discutesse di questo. L’Italia è un Paese tutto al maschile. La questione chiave è quella dei vertici. Quando si arriva a competere per una posizione apicale, c’è sempre un uomo. Non è questione soltanto di politica. Tutta l’ironia che si fa sulle quote rosa è tipica del benaltrismo italiano che io non condivido. Io sono per dire: bisogna fare una cosa, non è bella, però è l’unica soluzione? Allora la si fa perché l’obiettivo è quello di far sì che il nostro Paese abbia il 50% di rettori donne, che un giorno il Corriere della Sera sia diretto da una donna, che ci sia la possibilità che anche il prossimo presidente della Repubblica possa essere una donna”.

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Mascherine pericolose, maxi sequestro: hanno mandato i nostri medici a combattere a mani nude

mercoledì, Marzo 31st, 2021

Franco Bechis

Le aveva acquistate alla fine dell’estate scorsa l’ex commissario all’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri. In tutto 250 milioni di mascherine ad altra protezione contro il virus destinate alle Asl italiane per la distribuzione a medici e infermieri che erano in prima linea. La maggiore parte di queste- 185 milioni di pezzi- è stata effettivamente distribuita a loro. Altri 65 milioni per fortuna stavano ancora nei depositi della struttura che oggi guida il successore di Arcuri, il generale Francesco Paolo Figliuolo. Sono state sequestrate in tutta Italia ieri dalla guardia di Finanza su ordine della procura della Repubblica di Gorizia. Per un motivo terribile: dovevano proteggere dal Covid 19 fra il 90 e il 95% chi le indossava. Invece la loro capacità filtrante era dieci volte inferiore: intorno al 9%.

L’inchiesta era nata grazie a un servizio di “Striscia la Notizia” in Friuli Venezia Giulia, dove si erano sollevati i primi dubbi sulle mascherine in dotazione ad alcuni ospedali. La procura aveva sequestrato ad inizio marzo in tutta quella Regione oltre 2 milioni di pezzi e agli esami di laboratorio erano risultati tutti fallati. Portavano però il timbro della protezione civile nazionale ed è venuto il dubbio che facessero parte di una partita diffusa anche in altre parti del territorio. I modelli oggetto del sequestro sono stati 12, quasi tutti di produzione cinese, e ieri la finanza è andata a perquisire anche gli uffici di Invitalia, dove ancora c’è Arcuri, per cercare tutti i contratti di quella partita di mascherine. Sono stati acquisiti anche i verbali del Comitato tecnico scientifico in cui veniva validato l’utilizzo di quei modelli di mascherine. E già da ieri è iniziata la raccolta dati su contagi e – Dio non voglia- decessi del personale sanitario nelle strutture dove quelle mascherine erano state distribuite e purtroppo anche utilizzate nella certezza della loro sicurezza. L’indagine avrà i suoi sviluppi- clamorosi o meno- e ne attenderemo i risultati.

Ma quel che è accaduto è di una gravità inaudita: lo Stato italiano ha mandato in prima linea quelli che chiamava “eroi”, che vorrebbe addirittura candidare al “Nobel per la pace”  non con le scarpe rotte come accadde con gli alpini nella campagna di Russia, ma con le mascherine – la loro armatura fondamentale – bucata, facendo rischiare la vita a chi più di ogni altro avrebbe dovuto proteggere.

Non c’è che sperare che si sia sbagliata la procura di Gorizia, che siano errati i controlli di laboratorio effettuati, perché non è sopportabile un’ombra di questa gravità sullo Stato italiano, sulle spalle dell’uomo che ha gestito per conto dello Stato italiano l’emergenza all’epoca, sul governo in carica a quell’epoca, quello guidato da Giuseppe Conte con ministro della Salute Roberto Speranza e ovviamente sugli “scienziati” che avrebbero validato l’utilizzo di quelle mascherine.

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Sondaggio, è ancora boom di Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni: si riduce il distacco dalla Lega

mercoledì, Marzo 31st, 2021

Sale sempre di più il consenso di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia nei sondaggi politici. L’ultima rilevazione fatta da Italia Oggi fa avvicinare sempre di più il partito della Meloni alla Lega di Matteo Salvini, il cui distacco si è ridotto ad appena sei punti percentuali: FdI al momento è al 17,6% e in questo modo tallona a breve distanza il Partito Democratico e ha rosicchiato altri elettori, almeno nelle intenzioni, alla Lega. La buona notizia per Meloni, Salvini e Silvio Berlusconi è che l’intero centrodestra unito raggiunge circa il 50% dei voti degli italiani, a prescindere dalla nuova legge elettorale, sistema proporzionale o maggioritario che sia. E inoltre questa crescita del centrodestra non dovrebbe arrestarsi improvvisamente, visto che trova una rispondenza nei principali partiti europei.

Oltre ai buoni risultati del partito la Meloni può sorridere per quanto riguarda la classifica della fiducia nei confronti dei leader politici italiani. La leader di Fdi è cresciuta fino ad un 37% di fiducia, mentre Enrico Letta, nuovo segretario del Partito Democratico, si attesta ad un 33%, superando di un punto percentuale Salvini. Il leader che ispira maggiore consenso è Mario Draghi: il Presidente del Consiglio ha però visto un calo del 6%, dal 62 al 56. Italia Oggi fa quindi notare che è da segnalare anche il passaggio di alcuni parlamentari leghisti, fra i quali Vincenzo Sofo, a Fratelli d’Italia. E stando all’opposizione i dati sono destinati ad aumentare.

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Rai, conti in rosso e ascolti in calo: il ribaltone di Draghi, dall’ad ai Tg

mercoledì, Marzo 31st, 2021

Ilario Lombardo, Michela Tamburrino

ROMA. Sembra che Mario Draghi dopo aver chiesto e ottenuto un quadro sulla situazione in Rai sia trasecolato. Per lo stato in cui versano i conti e la struttura elefantiaca infarcita di nomine. Sul dossier sono al lavoro Roberto Garofoli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Funiciello, capo di gabinetto del premier, Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro e uomo di fiducia di Daniele Franco, e Giancarlo Giorgetti dal Mise. Ci sarebbe stata una riunione preliminare per inquadrare problemi e tempistiche. Fortunatamente per il governo, tutto scadrà entro l’estate: consiglio di amministrazione, amministratore delegato e presidente. Poi, a cascata direttori di rete e di Tg. E sul Tg1, tra i partiti, si combatte già una battaglia di nervi e di veti.

I conti

Primo problema: i conti. La situazione in Rai è drammatica e l’eterna lottizzazione si è radicalizzata. L’ad Fabrizio Salini a fine aprile consegnerà il bilancio che necessita dell’ok degli azionisti, in primis del Tesoro. Sul tavolo c’è un buco da 50 milioni, a cui si aggiungeranno altri 30-40 milioni di mancati incassi per i canoni speciali (da alberghi e palestre, chiusi col lockdown). Ma l’era Salini sta per terminare con un altro nulla di fatto: il piano industriale. Mai partito, nonostante i tre anni di incarico e costose consulenze. Si sono invece moltiplicate le direzioni e i relativi staff: per i nuovi format, i documentari, l’ufficio studi, il canale istituzionale, quello inglese. I costi sono lievitati, e in alcuni casi senza un minuto di trasmissione.

Sul lato degli ascolti le cose non sono andate meglio. Nonostante la platea degli spettatori sia aumentata, per la pandemia che ha costretto gli italiani in casa, lo share è calato di un punto. E Netflix, Amazon e le nuove piattaforme continuano a succhiare ascolti. Persino una soap turca di Canale5, DayDreamer, ha avuto a inizio marzo più contatti su Mediaset play di quelli di Sanremo su RaiPlay: il portale, altra grande scommessa di Salini, ideata dalle gestioni precedenti, non sta dando i frutti sperati. Non contribuisce a migliorare l’immagine dell’azienda il continuo cambio di direttori. In tre anni, un giro sostituzioni record. Per esempio, Silvia Calandrelli ex Rai3, tolta a favore di Franco Di Mare. Giuseppina Paterniti al Tg3 messa e poi rimossa per Mario Orfeo. A Rai2 Carlo Freccero e poi Ludovico Di Meo. A Rai1 Teresa De Santis e Stefano Coletta.

Vertici “tecnici”

Ora quello che si attende la politica è che il premier si regoli come fece Mario Monti, che diede la direzione generale a un uomo capace nei conti come Luigi Gubitosi e la presidenza ad Anna Maria Tarantola. Lo schema potrebbe essere replicato dando anche maggiore attenzione ai temi cari a questo governo, come transizione digitale ed ecologica, e il sociale. Sui nomi non ci sono certezze. Durante l’incontro di Gubitosi, attuale numero uno di Tim, e il ministro Giorgetti, per discutere di rete unica, i due hanno parlato anche di Rai. L’ex dg avrebbe sponsorizzato la candidatura di Paolo Del Brocco, da sempre considerato vicino a Pd e Italia Viva, ma apprezzato anche dalla Lega.

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Pronto il decreto, l’Italia rimane blindata. Draghi non cede: “Inutile illudere i cittadini”

mercoledì, Marzo 31st, 2021

alessandro barbera

ROMA. Bar e ristoranti resteranno chiusi per tutto aprile, a meno che la situazione epidemiologica non cambi drasticamente nelle prossime due settimane. Mario Draghi ha deciso di non cedere alle sirene di Matteo Salvini e dei tanti (sono 14) presidenti regionali di centrodestra che per tutto ieri hanno tentato di convincerlo a cambiar linea. Ha confermato la linea rigorista a metà pomeriggio, dopo essersi vaccinato con la moglie e aver letto gli ultimi dati dell’Istituto superiore di sanità, della Fondazione Bruno Kessler e dell’Agenas.

La variante inglese del coronavirus, più contagioso del ceppo precedente del 37 per cento, colpisce otto persone su dieci. La buona notizia è che la curva dei contagi si è raffreddata, ma restano alti il numero dei morti e soprattutto i posti occupati da malati Covid in terapia intensiva: sono il 41 per cento del totale, ben oltre la soglia critica di un terzo. «Di fronte a questi numeri inutile illudere gli italiani», dice Draghi in queste ore. Per dare un segnale al centrodestra, il decreto che verrà approvato oggi dovrebbe contenere comunque un impegno politico a valutare misure meno restrittive a partire da metà mese. Dalle zone gialle sospese alla scuola: le nuove misure anti-Covid in Italia nel mese di aprile 2021

Il premier ha un piccolo spazio di manovra e lo vuole usare per le scuole. Anzitutto le materne e le elementari: dal 7 aprile i bambini fino a dieci anni dovrebbero essere tutti a scuola. Il condizionale s’impone perché in passato alcune Regioni hanno deciso di fare da sé e – soprattutto al Sud – di tenere chiuse le aule anche quando non sono state costrette alla zona rossa. Per risolvere il problema a Palazzo Chigi si sta valutando una norma che obbligherebbe i presidenti ad attenersi all’indicazione del governo, ma poiché si tratta di una decisione politicamente delicata, Draghi ne riparlerà oggi con i partiti prima del consiglio dei ministri convocato alle 17.30. La stessa verifica si farà per un’altra questione: la riapertura al 50 per cento delle scuole superiori per le Regioni in zona arancione, ma in questo caso i governatori hanno la facoltà di decidere in autonomia. La virologa Ilaria Capua: “Questo virus non andrà via”

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In un anno + 40% di pasti alle mense dei poveri e +50% di richieste di aiuto

mercoledì, Marzo 31st, 2021

GIACOMO GALEAZZI

ROMA. Mai dal dopoguerra un «impoverimento così diffuso e generalizzato». Nei dati delle mense francescane (+40 di pasti serviti in un anno) e degli Osservatori delle Caritas diocesane (+50% di richieste di aiuto) è sintetizzato lo “tsunasmi” sociale della pandemia, Nella sola diocesi di Firenza la crisi Covid ha creato in un anno novemila nuovi poveri. Il report sugli effetti dell’emergenza sanitaria unisce le cifre dei servizi di asssitenza erogati negli ultimi dodici mesi e le testimonianza degli operatori e dei volontari impegnati nei centri d’ascolto territoriali. Ovunque, al nord come al sud, nelle aree metropolitane come nei piccoli centri, si registra un boom di persone entrate per la prima volta nel circuito del soccorso solidale. La maggioranza di loro non aveva mai avuto bisogno di aiuti, nemmeno dei servizi sociali dei comuni. 

Redditi insufficienti

In un anno gli accessi alle strutture caritative sono cresciuti di oltre del 43%. Uno su tre è un “nuovo povero”. Dichiarano di avere un reddito insufficiente per fare fronte alle normali esigenze. Sono prevalentemente uomini d’età compresa tra i 35 e i 54 anni, in gran parte stranieri anche se gli italiani sono aumentati del 15% rispetto al periodo pre-Covid. In forte aumento le persone coniugate che chiedono sostegno  perché non riescono a pagare l’affitto e i lavoratori che hanno visto ridurre sensibilmente le entrate in conseguenza della pandemia, a causa della cassa integrazione o dello stop alla loro attività.
Emergenza sfratti
Ora un’ulteriore preoccupazione, secondo i volontari, è per quando finiranno il blocco dei licenziamenti e degli sfratti: «In troppi non ce la faranno». Lo conferma la testimonianza del sindaco di Firenze, Dario Nardella: «La pandemia sanitaria si è trasformata in pandemia sociale. Le domande dei contributi ordinari per gli aiuti agli affitti sono raddoppiati, dalle 932 del 2019 alle 1862 del 2020. A queste domande  si aggiungono quelle per i contributi affitti straordinari, fondo che abbiamo attivato con il Covid: sono 2807. In tutto dunque stiamo cercando di aiutare 4700 nuclei familiari. Sono numeri impressionanti, che non abbiamo mai visto prima».
In grave disagio 

“Operazione Pane” è il nome del progetto con cui l’Antoniano sostiene gli ospiti di 14 mense francescane. Frati e volontari al fianco dei più fragili. Per donare serenità a alle persone che hanno maggior bisogno di aiuto. Cercando di trasmettere serenità e speranza. Soprattutto alle persone e alle famiglie che, in seguito alla pandemia, si sono trovate in una condizione di grave disagio. Nei dodici mesi di emergenza Covid sono stati distribuiti 500mila pasti. Oltre il 40% in più rispetto ad un anno ordinario.

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