Archive for Marzo 11th, 2021

La discontinuità non conta. Draghi vince solo vaccinando tutti per l’estate

giovedì, Marzo 11th, 2021

“Dal Governo Draghi noi ci aspettavamo un cambiamento di rotta, se poi abbiamo i Dpcm come Conte, anticipati alla stampa, beh, la grande differenza non la vedo. Sappiamo che chiuderemo a Pasqua, sappiamo delle zone rosse, francamente la discontinuità non la vedo”. Il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, dice in chiaro ciò che tanti iniziano a pensare: in queste prime settimane si sta replicando l’andazzo del Conte bis, almeno per quanto riguarda sia il merito della gestione della pandemia (leggi alla voce “nuove strette”) sia il metodo (leggi alla voce “Dpcm in successione”) sia le annesse polemiche e divisioni politiche (leggi alla voce “rigoristi vs aperturisti”).

Effettivamente alcune dinamiche non proprio fisiologiche che hanno caratterizzato l’ultima fase del precedente governo tendono a replicarsi alla stessa velocità in cui si riproduce il virus. E indubbiamente Draghi ancora non è riuscito a prendere le misure con l’innata e inevitabile litigiosità di una maggioranza eterogenea ed extralarge quale quella che lo sostiene. A parziale discolpa, c’è da dire che purtroppo la situazione del contagio sta notevolmente peggiorando a causa della maggiore diffusione e pericolosità delle varianti e che quindi la ormai più che probabile decisione di dare una forte stretta alla nostra vita quotidiana da qui a Pasquetta è necessaria e doverosa. 

Detto questo però, chi si affretta a giudicare l’operato di questo governo solamente o principalmente dal grado di apertura o chiusura del rubinetto delle nostre libertà si sbaglia di grosso. Perché il vero campo su cui Draghi e questo governo si giocano l’osso del collo è un altro. La grande area di battaglia è sempre quella, la sicurezza sanitaria, la porzione invece dove il premier ha deciso di schierare i migliori generali e le migliore truppe del suo esercito – dentro e fuor di metafora – non è tanto quella del controllo dei contagi ma quella dell’accelerazione sui vaccini. Se si riuscirà a raggiungere almeno la soglia dei due terzi della popolazione vaccinata per l’inizio dell’estate – come ha ricordato il sottosegretario alla Salute Gian Paolo Sileri anche oggi – allora la sfida sarà vinta. In caso contrario anche Draghi avrà fallito.

E purtroppo c’è da dire che per vincerla nemmeno Draghi ha tutte le leve nelle sue mani. Il governo infatti sta approntando il piano vaccinale in modo serio e professionale, avvalendosi dell’apporto prezioso di Esercito e Protezione civile, coinvolgendo medici di ogni ordine e grado, da quelli ospedalieri fino agli odontoiatri. Tuttavia sulla strada di una campagna di vaccinazione di successo ci sono almeno due variabili indipendenti dalla qualità del manico.

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Mario Draghi sente Ursula von der Leyen: “Nessun nesso trombosi-Astrazeneca”

giovedì, Marzo 11th, 2021
Mario Draghi e Ursula von der
Mario Draghi e Ursula von der Leyen

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha avuto un colloquio telefonico con Ursula Von der Leyen. Dalla conversazione è emerso che non c’è alcuna evidenza di un nesso tra i casi di trombosi registrati in Europa e la somministrazione del vaccino Astrazeneca.

La Presidente Von der Leyen ha comunicato che l’Ema ha avviato una ulteriore review accelerata. Lo rende noto palazzo Chigi.

L’HUFFPOST

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L’Ema autorizza il vaccino Johnson&Johnson: in Italia attese 6,5 milioni di dosi

giovedì, Marzo 11th, 2021

L’Agenzia europea del farmaco ha dato la sua autorizzazione al vaccino di Johnson & Johnson. Lo comunica la stessa agenzia su Twitter. L’ Ema ha raccomandato di concedere un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata per Janssen, il vaccino di Johnson & Johnson, per gli adulti, a partire dai 18 anni. «Questo è il primo vaccino che può essere usato come dose singola», ha ricordato la direttrice esecutiva dell’ Ema Emer Cooke. La raccomandazione Ema si basa sull’analisi di uno studio clinico che ha coinvolto 44mila persone negli Stati Uniti, in Sud Africa e nei paesi dell’America Latina. Lo studio ha rilevato un’efficacia del vaccino del 67%. Gli effetti collaterali nello studio sono risultati generalmente lievi o moderati e sono stati risolti entro un paio di giorni dalla vaccinazione. «La sicurezza e l’efficacia del vaccino – si legge in una nota Ema – continueranno a essere monitorate poiché viene utilizzato in tutta l’Ue, attraverso il sistema di farmacovigilanza dell’Ue e ulteriori studi sia da parte dell’azienda che delle autorità europee».  APPROFONDIMENTI

Che il semaforo verde al siero di Janssen, azienda farmaceutica del gruppo J&J, fosse in dirittura d’arrivo lo aveva detto Armando Genazzani, rappresentante italiano nel comitato tecnico Chmp dell’Ema: «Nei primi 15 giorni di marzo potrebbe arrivare la decisione dell’Agenzia europea dei medicinali Ema».

«L’Ema ha approvato il vaccino Johnson & Johnson. Ora abbiamo uno strumento in più per combattere il Covid-19. Uno strumento particolarmente utile perché si tratta del primo vaccino monodose. Manteniamo alta l’attenzione di tutte le istituzioni sanitarie, italiane e internazionali, sulla sicurezza e sulla sorveglianza. Sono i vaccini la chiave più importante per vincere la sfida contro la pandemia» ha scritto su Facebook il ministro della Salute, Roberto Speranza. 

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Corona deve tornare in carcere. Per protesta si taglia le vene: “Guardate gli atti o mi tolgo la vita”

giovedì, Marzo 11th, 2021

Francesca Galici

Fabrizio Corona torna a far parlare di sé. Il sostituto pg di Milano, Antonio Lamanna, per lui ha chiesto la revoca del “differimento di pena” e, quindi, la detenzione domiciliare in favore del ritorno in carcere.

A chiedere la revoca della misura alternativa al carcere è stata il magistrato Marina Corti, giudice che sta seguendo la fase dell’esecuzione della pena. La sua richiesta è arrivata dopo le due diffide comminate a Fabrizio Corona in autunno. In queste ore i giudici hanno deciso per lui il ritorno in carcere e l’ex re dei paparazzi, in aperta protesta con la decisione che riapre per lui le porte della galera, quest’oggi ha pubblicato sui social storie e video di grande impatto, in cui si mostra col volto interamente ricoperto di sangue, presente anche sul pavimento della sua abitazione.

L’estrema richiesta di perdono di Corona

“Mi dispiace, se ho sbagliato, come dite voi, se ho commesso gravi violazioni, come dite voi (…) vi chiedo scusa”, scriveva Fabrizio Corona prima dell’udienza davanti ai giudici del tribunale di Sorveglianza. “Sono un essere umano, non un criminale”, sottolineava nella sua lettera il 47enne con un ultima disperata richiesta di non veder revocata la misura alternativa al carcere. Dal 2019, infatti, Fabrizio Corona gode del deferimento di pena e ci ha tenuto a specificare che “da 15 anni non ho commesso più un reato (…) durante la notte ho i flashback come i reduci del Vietnam (…) non sono e non sarò più quello di prima e poi sono vecchio”. Il deferimento era stato concesso a Fabrizio Corona per motivi terapeutici per una “patologia psichiatrica“. Il suo appello non è però servito e dovrà tornare in galera.

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Il vaccino AstraZeneca e i lotti ritirati, in Italia e in diversi Paesi d’Europa

giovedì, Marzo 11th, 2021

L’Aifa, agenzia del farmaco italiana, ha bloccato l’utilizzo di un lotto del vaccino contro il Covid di AstraZeneca.

La decisione, relativa a un solo lotto — dal codice ABV2856 — è arrivata a seguito della segnalazione di alcuni «eventi avversi gravi», in «concomitanza temporale con la somministrazione di dosi del vaccino».

L’Aifa sostiene che questa decisione è stata presa in via cautelare: in altre parole non ci sono prove che il vaccino abbia causato gli «eventi avversi» — problemi circolatori chiamati trombosi — mentre si tratta, al momento, di segnalazioni legate a «concomitanza temporale».

Nel suo comunicato Aifa scrive che «al momento non è stato stabilito alcun nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e tali eventi», e spiega che sta «effettuando tutte le veridiche del caso, acquisendo documentazioni cliniche in stretta collaborazione con i NAS e le autorità competenti». I campioni del lotto ritirato «saranno analizzati dall’Istituto Superiore di Sanità».

Quali sono gli «eventi avversi» in Italia

Aifa non ha specificato quali siano gli «eventi avversi» che hanno portato alla sospensione cautelare. L’agenzia Reuters, che cita fonti a conoscenza della materia, spiega che si tratterebbe di due decessi registrati in Sicilia.

Uno di questi casi riguarda un militare in servizio ad Augusta, Stefano Paternò, 43 anni, originario di Corleone, ma residente a Misterbianco (Ct). Per la sua morte ci sono una decina di indagati, con l’accusa di omicidio colposo.

Un altro caso è quello di Davide Villa, 50 anni, agente di Polizia.

Villa e Paternò avevano ricevuto il vaccino AstraZeneca: il primo alcuni giorni prima, il secondo il giorno prima del decesso. Le dosi appartenevano al lotto ritirato dall’Aifa. Non c’è alcuna conferma — va ripetuto — del fatto che queste morti siano attribuibili al vaccino.

La decisione della Danimarca sul vaccino AstraZeneca

Nella stessa giornata di oggi, la Danimarca e altri 6 Paesi europei hanno deciso di sospendere l’utilizzo del vaccino AstraZeneca.

Questa decisione — hanno spiegato le autorità danesi — è legata a segnalazioni di «eventi avversi gravi» registrati in Danimarca, anche in questo caso trombosi, per i quali al momento non è certo il legame causale con la somministrazione del vaccino. In particolare, in Danimarca uno di questi eventi avversi è legato a un decesso.

La Danimarca ha deciso la sospensione dell’utilizzo del vaccino AstraZeneca per 14 giorni, e ha precisato che questa scelta non implica affatto che il vaccino AstraZeneca non sarà più usato in assoluto nel Paese.

Il lotto di cui si parla in questo caso è diverso da quello distribuito in Italia, ed era invece distribuito in 17 Paesi europei. Sette di questi Paesi — Estonia, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Norvegia, Islanda e Danimarca — hanno deciso la sospensione dell’utilizzo del vaccino AstraZeneca.

La Spagna ha sostenuto di non aver registrato alcun caso di trombosi, e che continuerà regolarmente a utilizzare il vaccino prodotto dalla casa anglo-svedese.

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I 5 consigli per rendere la mascherina chirurgica più efficace

giovedì, Marzo 11th, 2021

Le mascherine svolgono un ruolo fondamentale nel contrasto al Covid-19 e sono indispensabili per proteggere noi stessi e gli altri, anzitutto di fronte alle nuove varianti del virus. Ma siamo sicuri di utilizzarle al meglio? A rispondere all’interrogativo giungono i Cdc – Centers for Disease Control and Prevention, organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Usa che ha stilato un vademecum di 5 consigli per usare al meglio il dispositivo di protezione.

I consigli riguardano per lo più le mascherine chirurgiche che secondo molti studi, se usate in maniera corretta, possono essere molto efficaci nel bloccare le microscopiche goccioline di aerosol responsabili del contagio. Anche se, sottolineano gli esperti, le mascherine KN95, FFP2 ed N95 rimangono il gold standard dei dispositivi di protezione.

Per quanto concerne le mascherine chirurgiche, sottolineano i Cdc, è necessario assicurarsi che esse aderiscano perfettamente al viso: “Gli spazi vuoti possono far filtrare l’aria con le goccioline respiratorie dentro e fuori dai bordi”. In secondo luogo, bisogna scegliere una mascherina stratificata per impedire all’aerosol di entrare di uscire dalla maschera. Di seguito i 5 consigli:

1. Attenzione al naso

Il primo consiglio del Cdc è di scegliere mascherine con il filo metallico che corra lungo il naso, una striscia di metallo nella parte superiore: questo garantisce che le maschere siano sigillate ermeticamente. Va considerato anche un vantaggio pratico: se il filo metallico aderisce bene, gli occhiali non si appannano.

2. Aggiungere un supporto alla mascherina per migliorare la tenuta

Le mascherine chirurgiche non offrono comunque una tenuta perfetta. Per questo, il secondo consiglio dei Cdc è di aggiungere una staffa o un supporto per evitare che l’aria fuoriesca dai bordi.

3. Tecnica “annoda e chiudi” per migliorare l’aderenza

Il terzo consiglio è di utilizzare la tecnica “annoda e chiudi”. Si inizia piegando la mascherina a metà, da bordo a bordo, poi si legano gli elastici per fare in modo che i nodi siano il più vicino possibile agli strati di tessuto non tessuto della mascherina. Alla fine la mascherina viene aperta, procedendo a piegare l’eventuale tessuto in eccesso sotto i nodi. La procedura è visibile in questo video realizzato dalla UNC Health.

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L’Aifa ritira in Italia un lotto del vaccino AstraZeneca dopo “eventi avversi gravi”

giovedì, Marzo 11th, 2021

L’Aifa ritira in Italia un lotto del vaccino AstraZeneca dopo “eventi avversi gravi”. 

E’ la stessa Agenzia del farmaco a segnalarlo in una comunicazione ufficiale: “A seguito della segnalazione di alcuni eventi avversi gravi, in concomitanza temporale con la somministrazione di dosi appartenenti al lotto ABV2856 del vaccino AstraZeneca anti COVID-19, AIFA ha deciso in via precauzionale di emettere un divieto di utilizzo di tale lotto su tutto il territorio nazionale e si riserva di prendere ulteriori provvedimenti, ove necessario, anche in stretto coordinamento con l’EMA, agenzia del farmaco europea”. 

L’agenzia specifica che “al momento non è stato stabilito alcun nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e tali eventi. AIFA sta effettuando tutte le verifiche del caso, acquisendo documentazioni cliniche in stretta collaborazione con i NAS e le autorità competenti.

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Quella cena “muta”. Il giallo del trojan che spiava Palamara

giovedì, Marzo 11th, 2021

Luca Fazzo

Un trojan che la sera prima sta acceso fino alle ore piccole, intercettando ciò che sarebbe illecito intercettare; e che la sera dopo invece viene spento a metà pomeriggio, cosicché una conversazione cruciale per capire i misteri della Procura di Roma rimane inascoltata.

E dietro l’ultimo mistero del caso Palamara aleggia un interrogativo cruciale: chi gestiva davvero il trojan inoculato sul telefono di Luca Palamara, potente ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati? La Procura di Perugia? Il Gico della Guardia di finanza? O, come pare dire una analisi tecnica, una società privata?

Il telefono di Palamara è stato aperto senza rilevare dove approdasse il trojan, e ormai il dato è irrecuperabile. Ma i consulenti di Luigi Panella, il difensore del deputato renziano Cosimo Ferri, intercettato insieme a Palamara, hanno trovato lo stesso trojan in un altro telefono. L’Ip (il codice identificativo) del server corrisponde a un indirizzo: Isola 5E del centro direzionale di Napoli. Non c’è nessuna sede giudiziaria né di polizia ma gli uffici di Rcs, l’azienda privata che ha fornito il software, e che ha sempre negato di avere trattato i dati.

Capire per quali mani siano passate le registrazioni compiute nelle notti bollenti del maggio 2019, quando correnti e lobby decidevano le sorti della Procura di Roma, aiuterebbe a chiarire l’ultimo giallo della vicenda. Ovvero quello che accade la sera del 9 maggio, quando Palamara va al ristorante Mamma Angelina, ai Parioli, a festeggiare il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, che va in pensione. La sera prima, il trojan ha registrato parola per parola l’incontro all’Hotel Champagne tra Palamara, Ferri, Lotti e altri membri del Csm, nonostante la Finanza sapesse bene che sarebbe stato presente un parlamentare. Invece che cosa si dicano alla cena dell’indomani Palamara e Pignatone non si sa, perché ufficialmente nelle ore dell’incontro il trojan era disattivato. Possibile? No, secondo i consulenti informatici della difesa di Ferri. Perché è vero che inizialmente il trojan era programmato per spegnersi alle 2 di mattino del 9 maggio.

Ma alle 17,03 il sottufficiale della Finanza Dacunto riprogramma il sistema per continuare a registrare sino alle 02.00 del 10 maggio. Un altro sottufficiale, Correa, di lì a poco modifica ulteriormente, ma con una raffica di sei comandi in un secondo che non hanno nessun effetto. Mentre Palamara chiacchiera a cena con Pignatone, secondo i tecnici, il trojan registrava tutto.

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Covid, Gimbe: “Contagi e morti in aumento”. Vaccini: “Arrivati meno della metà”

giovedì, Marzo 11th, 2021

Roma, 11 marzo 2021 – Il contagio da Covid-19 sta aumentando, lo dicono i numeri del monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe della settimana 3-9 marzo 2021. In 11 regioni salgono sia i ricoverati con sintomi, che quelli in terapie intensive, ma anche i decessi. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, commentando i dati a Sky TG24, ha avvertito: “Da tre settimane consecutive si registra il progressivo incremento dei nuovi casi con un’inversione di tendenza di tutte le curve, che conferma l’inizio della terza ondata“.

Un dilagare del contagio che viene evidenziato dal paragone con il monitoraggio della settimana precedente: i nuovi casi sono 145.659, mentre nella settimana dal 24 febbraio al 2 marzo erano 123.272. Ancora peggio per quanto riguarda i decessi, che per la prima volta da 8 settimane tornano a salire, raggiungendo quota 2.191, contro 1.940 morti una settimana fa. 

I casi attualmente positivi sono 478.883, contro i precedenti 430.996, su anche le persone in isolamento domiciliare (453.734 ultimo dato, 409.099 il precedente) e i ricoveri con sintomi (che passano a 22.393, da 19.570).

Le terapie intensive aumentano a 2.756, mentre erano 2.327.

Rispetto alla settimana precedente le variazioni in precentuali: 

Decessi: 2.191 (+12,9%) 
Terapia intensiva: +429 (+18,4%) 
Ricoverati con sintomi: +2.823 (+14,4%) 
Isolamento domiciliare: +44.635 (10,9%) 
Nuovi casi: 145.659 (+18,2%) 
Casi attualmente positivi: +47.887 (+11,1%).




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Pd, il quasi sì di Enrico Letta (e il nodo del Congresso)

giovedì, Marzo 11th, 2021

Perché dalla passione politica non ci si dimette, nonostante tutto, e certe ragioni del cuore risultano inspiegabili anche per la ragione. Perché anche se sei una riserva della Repubblica e della sinistra, tra le più stimate, le più autorevoli arriva un tempo in cui, se dici no, è complicato rimanere tale attendendo un’altra chiamata, di questi tempi poi. Perché proprio una riserva della Repubblica e della sinistra non può rimanere indifferente al momento straordinario tale da mettere in discussione scelte pensate come irreversibili.

Per tutte queste buone ragioni le 48 ore chieste da Enrico Letta per “riflettere” possono legittimamente essere lette sostanzialmente come un sì e, al tempo stesso, come un ragionevole tempo per valutare e, in qualche modo, creare le condizioni. Il caos che sarebbe determinato, a due giorni dall’assemblea, da un suo rifiuto è sufficiente per indurre a miti consigli le anime inquiete del Partito democratico, almeno per ora.

Il punto critico, e che presumibilmente è anche l’oggetto di questa riflessione, non è il valore della persona, la sua capacità, l’autorevolezza né il largo consenso interno su cui può contare. È la riformabilità del partito e la possibilità di intaccare, o meglio cambiare, o meglio ancora stravolgere, i meccanismi di fondo che hanno portato il segretario uscente a dimettersi “vergognandosi” di un partito che conosce solo l’autoreferenzialità del potere, affidato al gioco delle correnti. Letta, la sua chiamata a salvare il salvabile, è frutto di un doppio default: quello del Pd, nell’ambito del più generale default della politica che ha prodotto il governo Draghi. Se il problema fosse solo trovare un accordo nel caminetto delle correnti, non si capirebbe la ragione per cui si è dimesso Zingaretti, forte di una legittimazione popolare alle primarie e di una solidità di consensi del partito. E invece la crisi è più profonda, tale da richiedere un mutamento radicale non solo di equilibri, ma di mentalità.

È piuttosto naturale dunque che ci si interroghi sulla agibilità in questo contesto, non potendo contare il nuovo segretario su un mandato popolare altrettanto forte perché, con tutto il rispetto, il voto online di mille persone non ha lo stesso peso di un grande fatto popolare come i gazebo. Il nodo non sciolto riguarda proprio questo, la parola “congresso”, attorno alla quale, con buona dose di strumentalità, è ripartito il grande valzer delle correnti. Chi lo chiede, i cosiddetti ex renziani, da Delrio a Nardella, ha in mente uno schema che porta, il prossimo anno quando si spera che la pandemia sia finita, alla candidatura di Stefano Bonaccini, con l’idea di avere, prima delle politiche, un nuovo segretario e una nuova maggioranza che faccia le liste elettorali. Chi, come Dario Franceschini e Nicola Zingaretti, insomma l’attuale maggioranza, immagina di arrivare con Letta al 2023, ha l’idea opposta, che è sì un modo per blindare Letta come segretario con pieni poteri, e non come un re travicello che traghetta verso il congresso, ma anche per blindare se stessa, sulle liste e sul proprio potere di condizionamento del nuovo corso.

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