Archive for Marzo 16th, 2021

Veltroni: “Il Pd stia con Draghi e torni a pensare agli ultimi, la sinistra impari a stare insieme”

martedì, Marzo 16th, 2021

francesca schianchi

«Quel giorno la città cambiò umore, persino colore. Un po’ come ora». Nella prima mattina del nuovo lockdown, le finestre non lasciano trapelare nessun rumore. Nel salotto in cui pareti stipate di libri si alternano a quadri e stampe – un meraviglioso disegno di Ettore Scola accanto a uno schizzo di Renzo Piano – Walter Veltroni parte dall’anniversario di oggi per ragionare del presente. Da «quel giorno» di quarantatré anni fa, quel 16 marzo 1978 in cui Aldo Moro venne rapito. «È come se ci fosse stata una cesura del tempo da quel mattino». Vuole ricordare il «coraggio» di Moro e Berlinguer per arrivare a oggi, al suo ottavo successore Enrico Letta e al Pd osservato con «affettuosa attenzione e doverosa distanza», che «ha davanti a sé spazi enormi».

Sono passati 43 anni da quel 1978. Com’è cambiato il Paese?
«Fino alla caduta del Muro, la vita politica italiana si è dibattuta nelle sue contraddizioni. Poi c’è stata quella che fatico a definire Seconda Repubblica…». Perché?
«Perché una nuova Repubblica nasce quando cambia la Costituzione, come in Francia, non quando cambia la legge elettorale. La Merkel è cancelliera da 15 anni, noi continuiamo ad avere un governo all’anno, siamo alle prese con una stabilità mai raggiunta, restiamo il Paese dei Turigliatto e dei Ciampolillo».

La caduta del Muro è stata evocata anche da Enrico Letta domenica: la fine della pandemia, ha detto, scatenerà energie come fu per la sua generazione la caduta del Muro…
«Penso anch’io che ci sarà un prima e un dopo pandemia. Si sottovaluta forse che, insieme agli effetti sociali, si fa strada un profondo disagio psicologico, specie tra i più giovani. Quando tutto finirà e la gente tornerà a vivere, sarà come la fine di una guerra. Non ci sono stati bombardamenti. Ma centomila vittime, la morte nelle case, la paura in ciascuno».

Qual è il ruolo del Pd in questa fase?
«Mai come in questo momento sono confermate le ragioni per cui è nata una grande forza riformista di massa. Nella commedia degli inganni che è la politica di oggi, penso ci sia uno spazio enorme per una forza riformista, innovativa. E coerente, mentre tutti cambiano posizione su temi fondamentali, come sull’Europa».

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L’obbligo della chiarezza

martedì, Marzo 16th, 2021

ANTONELLA VIOLA

Quando si usano i vaccini, la precauzione è d’obbligo. E questo non perché rispetto agli altri farmaci essi siano pericolosi, anzi. Il profilo di sicurezza dei vaccini che utilizziamo è altissimo, grazie a molti anni di ricerca e a procedure di autorizzazione severe. Ma la vaccinazione è un intervento di salute pubblica che si attua nelle persone sane, a scopo preventivo e non curativo, e che viene vissuto dalla popolazione in maniera diversa rispetto a una chemioterapia o anestesia. Se, infatti, siamo tutti disposti a un compromesso quando malati, accettando il rischio legato alle terapie farmacologiche o agli interventi chirurgici, quando stiamo bene e ci vacciniamo non siamo disposti a correre rischi.

Per questo motivo, quando sorge un dubbio, anche infondato, sulla sicurezza di un vaccino, bisogna prendere la cosa sul serio. Non basta delegittimare i no-vax o ripetere “il vaccino è sicuro” come slogan a cui i cittadini sono chiamati a credere con un atto di fede nella scienza o nella politica. Questo può funzionare quando non ci sono dubbi, in fase preventiva, proprio come una vaccinazione. Ma quando la malattia è esplosa, quando il dubbio agita le coscienze, bisogna usare strumenti diversi, bisogna curare. Ecco perché, quando i primi Paesi europei hanno deciso di sospendere il vaccino di AstraZeneca in via precauzionale, ho ritenuto che quella fosse la strada giusta anche per noi. Se infatti la statistica proveniente dal Regno Unito ci dice che il vaccino è sicuro, quando però si verificano eventi gravi potenzialmente riconducibili alla vaccinazione, per tutelare la salute dei cittadini e per non perdere la loro fiducia, è bene fermarsi, fare tutte le verifiche del caso, per poi eventualmente riprendere la campagna con maggiore forza.

La decisione dell’Aifa di sospendere l’uso del vaccino di AstraZeneca anche in Italia è arrivata ieri, insieme a quella di Germania e Francia. I colleghi tedeschi hanno osservato un aumento preoccupante di una rara forma di trombosi cerebrale, associata a una forte diminuzione delle piastrine. E hanno segnalato la cosa a Ema, l’agenzia regolatoria europea, che sta analizzando i dati e si esprimerà nei prossimi giorni. Se da un lato può accadere che alcuni effetti collaterali rari sfuggano allo studio clinico e, per ragioni statistiche, si manifestino solo quando si passa alla vaccinazione di massa, sorprende però che nel Regno Unito, dove il vaccino è stato somministrato a milioni di persone, non si siano osservati eventi trombotici. I prossimi giorni ci diranno se sono stati loro poco attenti o noi europei troppo scrupolosi. Personalmente, ritengo che quando si parla di salute pubblica la prudenza sia la nostra migliore alleata.

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Astra Seneca

martedì, Marzo 16th, 2021
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di   Massimo Gramellini

Trovo semplicemente gigantesca Simona Riussi, la moglie dell’insegnante di clarinetto morto a Biella quattordici ore dopo la somministrazione del vaccino. Se c’era una persona che aveva diritto di perdere il controllo delle sue parole per dare fiato alla paura di molti, questa era lei. Invece, poco prima che AstraZeneca venisse sospesa precauzionalmente dappertutto, se n’è uscita così: «In cuor mio non me la sento di dire che la colpa sia del vaccino. Bisogna continuare a crederci. Se io e mio marito non ci avessimo creduto, non lo avremmo fatto, ma da educatori era importante farlo».

Ci vuole tanta sapienza, di libri e di vita, per mantenere la testa fredda dentro una tragedia, rovesciando una potenziale invettiva in un messaggio di speranza. Il modo migliore di onorare una donna simile è sforzarsi di imitarla. Un anno di pandemia ci ha insegnato che non esistono verità assolute.

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AstraZeneca: l’Italia aspetta 40 milioni di dosi entro settembre. Così il piano vaccinale rischia di rallentare

martedì, Marzo 16th, 2021

di Lorenzo Salvia

AstraZeneca: l'Italia aspetta 40 milioni di dosi entro settembre. Così il piano vaccinale rischia di rallentare

L’obiettivo di arrivare all’immunità di gregge entro settembre, con l’80% degli italiani vaccinati, era stato appena ufficializzato. Ma il caso AstraZeneca rischia di trasformarlo in un miraggio. Al di là delle comprensibili rassicurazioni ufficiali, sono i numeri a dirlo. Il vaccino di Oxford pesa parecchio nel pacchetto prenotato dall’Italia. Ne abbiamo opzionati 40 milioni di dosi. Ma il vero guaio è un altro. A differenza delle consegne degli altri vaccini, quelle di AstraZeneca sono concentrate nella prima parte della campagna. Quei 40 milioni andrebbero consegnati tutti entro fine settembre. Proprio la stessa scadenza indicata dal governo per arrivare all’immunità di gregge.

Non è una coincidenza. Ma la prova di come fosse proprio AstraZeneca il vaccino che avrebbe dovuto garantire quell’accelerazione sul piano vaccini promessa dal governo Draghi. Non solo. Perché l’effetto devastante di un eventuale stop permanente si vedrebbe subito: dei circa 7,5 milioni di dosi che aspettiamo entro fine marzo, 2,9 milioni sono proprio di AstraZeneca. Quasi la metà. Nel governo c’è preoccupazione per un obiettivo appena annunciato e già a rischio. Ma anche fiducia nel parere sulla sicurezza di AstraZeneca che giovedì dovrebbe arrivare dall’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali. Soprattutto, però, pesa la consapevolezza che la psicosi, quando parte, è difficile da fermare. Se anche l’Ema dovesse garantire la sicurezza del vaccino di Oxford, resterebbe il problema delle probabili disdette che si potrebbero trascinare da qui in avanti. Che fare, allora?

Scartata l’ipotesi di dirottare verso Pfizer BjoNTech e Moderna chi si è già prenotato per AstraZeneca. Quei preparati sono riservati alle categorie più esposte e più fragili, come i medici e gli over 80. E non si cambia. La possibilità di scegliere quale vaccino fare resta un’utopia, almeno fino a quando le dosi saranno davvero abbondanti. Un momento che, purtroppo, sembra ancora lontano.

In attesa del verdetto di giovedì, è stato già fatto un primo tentativo per cercare di compensare lo stop ad AstraZeneca, rafforzando le forniture di altri prodotti. E in particolare di Janssen, il preparato della Johnson & Johnson che ha il grande vantaggio di prevedere una sola somministrazione. Ogni dose, in sostanza, vuol dire aver una persona pienamente immunizzata. Ma non è facile. Dopo le indiscrezioni delle settimane scorse, Janssen ha confermato che consegnerà alla commissione europea i 200 milioni di dosi previsti nel 2021. Ma le prime forniture arriveranno dalla terza settimana di aprile in poi. Accelerare sembra difficile, almeno nell’immediato. Stesso problema anche per gli altri vaccini già autorizzati e utilizzati, Pfizer BioNTech e Moderna. Anche perché la stessa mossa è stata tentata anche da altri Paesi europei, visto che lo stop ad AstraZeneca e il rischio di una campagna vaccinale a metà non riguarda solo l’Italia.

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