Archive for Marzo, 2021

Selvaggia Lucarelli: «I 4 anni di amore tossico che mi hanno tolto la dignità. Sono guarita e ora ne parlo»

domenica, Marzo 21st, 2021

di Elvira Serra

Selvaggia Lucarelli: «I 4 anni di amore tossico che mi hanno tolto la dignità. Sono guarita e ora ne parlo»

Selvaggia Lucarelli

«Mi sono bucata per quattro anni. Non mi infilavo una siringa nel braccio perché la mia droga non era una sostanza, era una relazione». Comincia così e non te l’aspetti. Perché Selvaggia Lucarelli, giornalista e scrittrice temutissima e seguitissima sui social da quasi quattro milioni di follower, non sta raccontando la storia di un’altra: è la sua. «La mia storia» è la prima di sei puntate del podcast «Proprio a me» dedicate alle dipendenze affettive, che ha realizzato per Chora Media e che da mercoledì sarà disponibile su tutte le app free. Ed è la storia di un amore sbagliato con un uomo che un giorno dopo l’altro le toglie fiducia in se stessa, dignità, bellezza. Che le ruba quattro anni, il tempo necessario perché riesca infine a guardarsi con tenerezza e a uscire dal pozzo della dipendenza.

L’incipit è spiazzante.
«Dare alle cose il nome giusto è importante. Molti confondono gli amori infelici con le dipendenze affettive. Io volevo che chi ha attraversato quello che ho vissuto io si riconoscesse: non è infelicità, è malattia».

Perché proprio ora?
«Era una di quelle cose che macinavo dentro di me da tanto tempo, questa vicenda si è chiusa molti anni fa. Ne avevo già accennato nei miei libri, sia in quelli più sentimentali come Che ci importa del mondo sia in quelli più ironici come Dieci Piccoli Infami. Poi è successo che davanti a un caffè Daria Bignardi, con la quale ci passiamo il testimone nelle Mattine di Radio Capital, mi chiedesse perché fossi a Milano. Ero arrivata per amore, risposi, e poi ero rimasta per guarire da quell’amore. Guarire non è un verbo consueto, abbinato all’amore. Lei era stupita che potesse essere capitato a una come me. Ne riparlammo in tivù a L’assedio e per me è stata una liberazione. Lì ho provato il desiderio di condividere questa esperienza».

Rating 3.00 out of 5

Vaccini Covid agli over 80: solo il 15% ha ricevuto le due dosi

domenica, Marzo 21st, 2021

di Margherita De Bac e Lorenzo Salvia

Il segreto è, in parte, nell’accoglienza. All’istituto Spallanzani di Roma, maggiore riferimento per le malattie in città e a livello nazionale, anziani e fragili sono coccolati. Fiori e panchine lungo il percorso che conduce al padiglione della Primula, simbolo della campagna anti Covid, all’interno musica, riscaldamento, personale selezionato e gentile, non c’è attesa. «Domani inauguriamo il percorso per i non vedenti — racconta Francesco Vaia, direttore sanitario —. Una volta arrivati al cancello d’ingresso, vengono accompagnati da un addetto alla sicurezza fino alla postazione medica e qui presi in carico da personale dedicato. Il passaparola ha fatto il resto. C’è grande richiesta». Secondo la tabella aggiornata ogni giorno dalla Fondazione Gimbe, il Lazio è al quarto posto in Italia per percentuale di over 80 che hanno completato il ciclo con il richiamo(22,8%), quindi che sono immunizzati del tutto. Un altro 27,6% ha ricevuto la prima dose di Pfizer-Biontech e Moderna, i due preparati indicati per le categorie dei fragili. L’assessore alla Salute Alessio D’Amato vede vicina la meta: 290.000 anziani hanno fatto la profilassi con almeno una dose oltre quelli ricoverati nelle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e raggiunti a casa.

Solo la metà

La media nazionale però è insoddisfacente. Appena il 14,7% degli ultra 80enni è immunizzato al completo, il 28,2% si trova a metà del percorso, col primo inoculo. In pratica meno della metà della popolazione più in avanti con gli anni, a più alto rischio di ricovero e di morte (4.442.000) ha avuto l’iniezione. Quasi ultimata invece la fase nelle Rsa dove moltissimi sono stati protetti: l’89,1% degli ospiti (507.912). La differenza tra Regioni è abissale, a prescindere dalla posizione geografica nord-sud. Secondo il piano originale presentato in Parlamento dal ministro Speranza il 2 dicembre e poi aggiornato sulla base delle pessime notizie di mancata consegna dei vaccini, gli anziani avrebbero dovuto essere messi al riparo dal Sars-CoV-2 entro febbraio, scadenza poi slittata a fine marzo per le note difficoltà di approvvigionamento di materia prima. Ora il traguardo scivola a fine aprile, o addirittura a maggio quando sarà scattata la campagna di massa. Il beneficio a livello di riduzione di mortalità nella categoria anziani è fermo su piccoli numeri e comunque non è stato rilevato.

Gli imbucati

Ma c’è soltanto questo, il taglio degli ordinativi, dietro il fenomeno della lentezza con cui la fascia più debole della popolazione sta ancora aspettando la «fialetta»? Non ne è convinto Nino Cartabellotta, fondatore di Gimbe: «Purtroppo all’inizio della campagna vaccinale, che indicava come priorità 1.404.000 operatori sanitari e sociosanitari, parte delle dosi allora disponibili sono finite a persone che non ne avevano diritto. Mi riferisco a dipendenti amministrativi che non avevano contatto né con malati né col pubblico e che quindi anche per l’età non avrebbero dovuto avere la precedenza. Possiamo calcolare che gli imbucati siano stati il 16%. Non dico che sia stata un’operazione in malafede. Eravamo in una fase in cui le aziende farmaceutiche non avevano comunicato i tagli e non si prevedeva ci sarebbero state difficoltà di scorte. Sembrava che ci fosse disponibilità».

Rating 3.00 out of 5

Banche, aziende, politiche del lavoro. Tutte le partite aperte del governo

domenica, Marzo 21st, 2021

di Federico Fubini+

Banche, aziende, politiche del lavoro. Tutte le partite aperte del governo

Il ministro dell’Economia Daniele Franco

Molto si può dire di Mario Draghi ma non che non sia consapevole di ogni sua parola. Parla di rado in pubblico, il premier, esattamente per questo: vuole che ciascuna frase pesi. Deve averci pensato venerdì quando ha indicato il suo approccio alla recessione. «In questo anno è necessario accompagnare le imprese e i lavoratori di uscita dalla pandemia. Questo è un anno in cui non si chiedono soldi, si danno. È la politica economica da fare oggi. E basta», ha detto.

Appare impossibile oggi accelerare su riforme destinate a dividere la società e i partiti. Non mentre continuano le morti per Covid-19 e in Italia (come in tutta l’Unione europea) si procede a 0,25 vaccini ogni cento abitanti al giorno, mentre la Gran Bretagna viaggia tre volte più in fretta e il Cile sei volte di più. Mario Draghi sa che il momento di affrontare i mali cronici che frenano l’economia italiana verrà, ma non è adesso. Sa anche che molti invece se lo aspettano – specie fuori dall’Italia – e forse è per questo che venerdì ha detto: «Mi auguro che le future delusioni non siano uguali all’entusiasmo di oggi».

D’altra parte il premier ha scelto. La priorità va ai vaccini, con colloqui in questi giorni anche fra lui e il presidente americano Joe Biden per accelerare le forniture. Va alla protezione economica delle imprese e delle persone fino a dopo l’estate, con un altro stanziamento di entità paragonabile a quello da 32 miliardi appena definito. E va al Recovery – sulla base di un decreto nelle prossime settimane che ne fissi i criteri e i poteri di gestione affidati al ministero dell’Economia – perché possa essere approvato a Bruxelles a giugno. Le scadenze

Rating 3.00 out of 5

Salvini e Open Arms, la procura di Palermo chiede il rinvio a giudizio per l’ex ministro

sabato, Marzo 20th, 2021

La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio del capo della Lega Matteo Salvini per i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d’uffiicio al termine dell’udienza preliminare che vede imputato, a Palermo, l’ex ministro dell’Interno. Secondo l’accusa il leader del Carroccio, ad agosto del 2019, avrebbe illegittimamente negato lo sbarco a 147 migranti soccorsi a largo di Lampedusa dalla nave della ong Open Arms. Il processo è stato aggiornato al 17 aprile, quando prenderà la parola la difesa.

La discussione in aula è stata sostenuta dai tre magistrati presenti dentro al bunker del carcere Ucciardone di Palermo. La prima a parlare è stata la Procuratrice aggiunta Marzia Sabella, seguita dal pm Geri Ferrara. Ha concluso il Capo della Procura Francesco Lo Voi. «Non vedremmo come in un caso come questo non si possa chiedere il rinvio a giudizio», ha ribadito il magistrato, che nel corso della discussione aveva dichiarato: «Il contratto di governo di cui parla Salvini non prevedeva il blocco indiscriminato degli sbarchi».

Salvini è accusato di aver privato della libertà per 19 giorni, tra il primo e il 20 agosto del 2019, ai migranti soccorsi dall’imbarcazione umanitaria negando il cosiddetto «safety place» , vale a dire il porto sicuro di sbarco previsto dai tratti internazionali sui soccorsi in mare. Questo nonostante all’allora ministro dell’interno fossero arrivate anche le sollecitazioni del premier Giuseppe Conte attraverso una missiva datata 16 agosto. La vicenda si svolse a cavallo della crisi del primo governo Conte, culminato con l’annuncio da parte di Salvini dal lido del Papeete. Il braccio di ferro fu risolto dal pm di Agrigento Luigi Patronaggio che, dopo aver constatato le precarie condizioni igieniche e di sicurezza a bordo della nave, decise il sequestro preventivo della Open Arms: a quel punto lo sbarco dei migranti a bordo a Lampedusa divenne una scelta obbligata. Nella sua difesa Salvini ha sempre sostenuto che l’accoglienza spettava o alla Spagna (la nave Ong batteva bandiera del paese iberico) o Malta (il punto più vicino al punto in cui si trovava l’imbarcazione).

Rating 3.00 out of 5

Covid: i vaccini funzionano, i primi effetti sugli operatori sanitari e ospiti delle RSA

sabato, Marzo 20th, 2021

di Silvia Turin

Covid: i vaccini funzionano, i primi effetti sugli operatori sanitari e ospiti delle RSA

In Italia le persone che hanno completato il ciclo vaccinale (con prima e seconda dose) sono 2.145.434 milioni, il 3,6% della popolazione, un numero ancora molto basso per poter apprezzare l’effetto della protezione sulla curva dei ricoveri, dei decessi e dei contagi.

Le categorie maggiormente vaccinate

Se però scomponiamo il dato nelle categorie prioritarie individuate dal piano nazionale vaccini e cioè over 80, operatori sanitari, fragili e ospiti delle Rsa, riusciamo a scorgere le prime differenze, dato che le somministrazioni in alcune di queste categorie sono più avanti rispetto ai numeri dei vaccinati nella popolazione in generale. Al 19 marzo sono state somministrate 2.825.292 dosi a operatori sanitari e sociosanitari, 1.169.920 dosi a personale non sanitario, 2.433.867 dosi a persone over 80 e 502.394 dosi a ospiti di RSA. Questo significa, secondo l’ultimo report targato Istituto Superiore di Sanità e datato 10 marzo, che il gruppo che, in proporzione, ha ricevuto il numero maggiore di dosi è la fascia dei maggiori di 90 anni (il 40% circa ha ricevuto almeno una dose), seguito dalla fascia 80-89 anni (almeno una dose a circa il 32%).

Gli operatori sanitari

Per accorgerci quanto il vaccino incida in modo positivo analizziamo i contagi e i dati relativi a operatori sanitari e over 80. Con un’avvertenza: la protezione completa della vaccinazione arriva a circa un mese dalla prima dose e riguarda soprattutto i ricoveri e i decessi, in modo meno incisivo i contagi. «A partire dalla seconda metà di gennaio (la campagna vaccinale in Italia di fatto è partita dopo l’Epifania, ndr) – scrive l’ISS nel report – si osserva un trend in diminuzione del numero di casi negli operatori sanitari e nei soggetti di età maggiore di 80 anni, verosimilmente ascrivibile alla campagna di vaccinazione in corso». Il calo da solo non è indicativo, perché contemporaneamente possono influire sul numero dei casi le restrizioni in corso: va sempre confrontato con l’andamento del resto della popolazione.

FIGURA 1 - casi tra operatori sanitari (media 7 giorni) - Fonte ISS

Per quanto riguarda gli operatori sanitari la buona notizia c’è: la proporzione di casi tra operatori sanitari sul totale dei casi segnalati in Italia, a metà novembre superava il 5% del totale (come si vede nella FIGURA 1 qui sopra), ma dalla metà di gennaio si osserva una tendenza al calo «verosimilmente attribuibile al completamento del ciclo vaccinale in una buona percentuale di soggetti appartenenti a questa categoria», scrive l’ISS. Durante il periodo 22 febbraio – 7 marzo 2021 ci sono stati 2.154 casi tra gli operatori sanitari, l’1% del totale. I dati riportati dalle Regioni indicano anche che la letalità tra questi soggetti è inferiore, anche a parità di classe di età, alla letalità totale. Il confronto più notevole è quello della linea dei casi tra gli operatori sanitari affiancata a quella della popolazione generale: le due curve epidemiche (si veda la FIGURA 2, qui sotto) hanno avuto un andamento molto simile fino alla seconda metà di gennaio, quando hanno iniziato a divergere, mostrando una discesa negli operatori sanitari, a fronte di un andamento stazionario e poi in evidente aumento dall’8 febbraio nella popolazione generale.

Rating 3.00 out of 5

Nord Italia in rosso fino a metà aprile, in Europa oltre un milione di morti

sabato, Marzo 20th, 2021

paolo russo

Zona rossa, ecco cosa si può fare e cosa è vietato

ROMA. Alla roulette del monitoraggio settimanale la pallina cade ancora sul rosso per tutte le regioni che già erano in lockdown. Uniche eccezioni il piccolo Molise che viene promosso in fascia arancione dove riaprono i negozi, si può uscire liberamente di casa, ma restano chiusi bar e ristoranti tutto il giorno. E la Sardegna, che perde invece il paradiso della fascia bianca, dove tutto o quasi riapre e anche il coprifuoco è un ricordo. I suoi numeri le consentirebbero di non uscire dall’Eden delle riaperture, ma dopo una serie di verifiche al ministero della Salute su altri indicatori un’ordinanza del ministro Speranza la fa ora balzare in un sol colpo in zona arancione. Colore assai meno attrattivo per i vacanzieri, che il governatore Solinas aveva comunque cercato di tenere alla larga dall’isola durante le vacanze pasquali con il passaporto sanitario a riprova dell’avvenuta vaccinazione o di un test negativo prima della partenza. Le due regole tassative del virologo Di Perri per fermare la pandemia da seguire ossessivamente

Per il resto sono per almeno un’altra settimana in zona rossa: Campania, Emilia Romagna, Friuli, Lombardia, Lazio, Marche, Piemonte, Trento, Puglia e Veneto. Tutte le altre rimangono tinte di arancione. Ma i numeri del monitoraggio che fotografa la situazione nella settimana dall’8 al 14 marzo ci aiutano a capire anche cosa accadrà da qui a dopo Pasqua. Il Lazio ad esempio quasi sicuramente verrà promosso in fascia arancione già lunedì 29 marzo, facendo passare ai suoi abitanti una settimana santa liberi di uscire di casa fino al sabato prima di Pasqua, quando tutta l’Italia si ritingerà di rosso per tre giorni .

Questo perché l’Rt della regione è sceso dal valore minimo di 1,27 a quello di 1,06 e poiché sotto il valore soglia di 1,25 si va in arancio la promozione è quasi scontata, essendo improbabile un’impennata dei contagi in pieno lockdown. Coronavirus, usare la mascherina sui mezzi pubblici è fondamentale: la simulazione è inquietante

Rating 3.00 out of 5

Beppe Grillo detta le regole della regia nei talk show: “No a interruzioni e inquadrature spezzettate per i nostri portavoce”

sabato, Marzo 20th, 2021

Nel 2012 Beppe Grillo impediva agli esponenti del M5S di partecipare a talw show televisivi (“Chi lo fa compie una scelta di campo”, scriveva allora). Oggi invece pretende addirittura di stabilire le regole della regia dei dibattiti fra politici in tv. In un post sul suo blog, infatti, si scaglia contro le “inquadrature spezzettate e artatamente indirizzate”, consigliando riprese “in modalità singola, senza stacchi” e senza indugiare su particolari come le “calzature indossate”. E giudica non più ammissibile che l’ospite di turno “venga continuamente interrotto quando da altri ospiti, quando dal conduttore, quando dalla pubblicità”. Insomma Grillo chiede un approcio “etico”, più “riguardoso della persona e della sua immagine” anche nei programmi di approfondimento politico.

Niente interruzioni

“La transizione MiTe impone un diverso approccio, etico e riguardoso della persona e della sua immagine anche negli spazi televisivi dedicati alla politica ed ai suoi approfondimenti – scrive Grillo sul blog –  Il cittadino ha diritto di essere informato sui contenuti. Non è più tollerabile che il dibattito sui temi che interessano ai cittadini venga svilito da una sorta di competizione al ribasso dove vince chi urla più forte. Non è più accettabile che le immagini dei servizi e degli ospiti in studio vengano svilite con inquadrature spezzettate e artatamente indirizzate. Non è più ammissibile che l’ospite in trasmissioni televisive (rappresentante politico, esperto, opinionista, ecc) venga continuamente interrotto quando da altri ospiti, quando dal conduttore, quando dalla pubblicità, che determina il livello del programma fomentando la litigiosità ed immolando il rispetto della persona sull’altare dell’audience”.

No a intrattenimento di bassa lega

“Questo modo di fare televisione -aggiunge- non serve a informare, ma a propinare le posizioni degli editori o dei conduttori di turno e queste non interessano ai cittadini. Questa non è informazione, ma intrattenimento di bassa lega che sfocia in propaganda da quattro soldi. D’ora in poi, per rispetto dell’informazione e dei cittadini che seguono da casa, chiediamo che i nostri portavoce, ospiti in trasmissioni televisive, siano messi in condizione di poter esprimere i propri concetti senza interruzioni di sorta per il tempo che il conduttore vorrà loro concedere, e con uguali regole per il diritto di replica, che dovrà sempre essere accordato”.

Rating 3.00 out of 5

Centrodestra in alto mare: per il voto nelle città i candidati sono solo civici

sabato, Marzo 20th, 2021

di Carmelo Lopapa

ROMA – Impantanati nelle trincee delle comunali (per fortuna loro e del Pd ancora lontane), i partiti del centrodestra sono finiti in rotta anche sulla guida delle commissioni parlamentari di garanzia. Giorgia Meloni contro tutti o tutti contro Giorgia Meloni, è un po’ il mood della coalizione che, a poche settimane dalla nascita del governo Draghi, registra già distanze siderali al proprio interno. Il termometro per l’esattezza segna temperature polari tra la leader di Fdi e Matteo Salvini. Complici, chissà, anche gli ultimi sondaggi, che darebbero l’unico partito di opposizione in crescita di un punto (al 16,5) e la Lega in discesa al 20.

L’ultimo botta e risposta ieri: sulla nascita di un nuovo soggetto sovranista europeo su input dell’ungherese Orban e col coinvolgimento del capo leghista. Ma i rapporti sono ai ferri corti soprattutto sulle candidature: Roma e le altre città che in autunno andranno al voto. Una cosa è certa, in nessuna delle cinque grandi città i tre partiti (Lega, Fi e Fdi) non riusciranno a presentare loro uomini, solo civici. Il buco nero (anche) del centrodestra resta Roma. Tre giorni fa il forfait di Guido Bertolaso. Su di lui puntava e punta ancora Forza Italia. L’ex sottosegretario alla Protezione civile resta il candidato ideale di Matteo Salvini (che lo ha sponsorizzato al suo governatore lombardo Fontana per la gestione della campagna vaccinale). “Chi ha detto no a Bertolaso per mesi ora faccia qualche proposta alternativa”, è sbottato giovedì il segretario chiamando in causa espressamente gli alleati di Fdi.

Ieri la replica risentita di Giorgia Meloni: “Per noi basta mezz’ora per chiudere sulle candidature nelle città e in Calabria. Non credo che Salvini abbia detto davvero queste cose. Sa benissimo che su Roma, dove le ipotesi in campo sono due ed entrambe autorevoli, Guido Bertolaso e Andrea Abodi, come su Milano, ma anche sulla Calabria abbiamo deciso insieme di approfondire e poi rivederci. Per noi si può chiudere anche prima di Pasqua. Basta mezz’ora. Spero sia lo stesso per Salvini”. Ora sembra che quel tavolo sarà convocato prima o subito dopo Pasqua. La tensione resta. “Attenzione, Roma non è terreno per esperimenti o esordi”, avverte Maurizio Gasparri da quel fronte forzista che resta saldo in sostegno di Bertolaso. E sembra riferirsi oltre che ad Abodi, il presidente dell’Istituto di credito sportivo citato da Meloni, anche all’altro nome in circolo, quello di Francesco Rocca, a capo della Croce rossa.


Ma fosse solo Roma. A Napoli, dove centrosinistra e M5S potrebbero convergere sulla candidatura forte del presidente della Camera Roberto Fico, il centrodestra si starebbe ritrovando in sostegno del magistrato Catello Maresca. Il quale però non vuole bandiere o liste di partito al suo seguito. Salvini si è detto subito disponibile a rinunciare al simbolo (anche perché la Lega lì non raggiunge le due cifre), Fdi ha fatto sapere di non essere d’accordo. Milano è in altissimo mare. Quattro i potenziali civici in corsa. Su nessuno c’è intesa: il dirigente del gruppo Pellegrini Roberto Rasia dal Polo, i docenti universitari Paolo Veronesi e Maurizio Dall’Occhio, infine Simone Crolla, consigliere della Camera di Commercio americana in Italia. Stessa storia a Bologna. Si sono detti disponibili al “sacrificio” col centrodestra l’ex ministro centrista Gianluca Galletti e l’ex M5S Giovanni Favia. E poi il responsabile Ascom Giancarlo Tonelli e l’imprenditore Fabio Battistini. L’unico accordo raggiunto riguarda Torino e l’imprenditore Paolo Damilano.

Rating 3.00 out of 5

Torna l’ora legale (forse l’ultima) in Italia. Ma perché l’Europa è divisa sull’abolizione?

sabato, Marzo 20th, 2021

di Fausta Chiesa

Oltre 1,7 miliardi di euro risparmiati dal 2004 al 2020 grazie a minori consumi di energia per 400 milioni di kWh: quanto il consumo medio annuo di elettricità di circa 15o mila famiglie. È il vantaggio dell’ora legale, che quest’anno torna alle 2 del mattino di domenica 28 marzo fino al 31 ottobre, calcolato da Terna. «Per effetto dello spostamento delle lancette degli orologi un’ora in avanti – spiega in una nota a società che gestisce la rete di trasmissione elettrica nazionale – nei prossimi sette mesi in Italia avremo impatti positivi per il sistema energetico dal punto di vista elettrico, ambientale ed economico. Secondo quanto rilevato da Terna, nel 2020 i benefici dell’ora legale hanno determinato un risparmio pari a un valore corrispondente a minori emissioni di CO2 in atmosfera per 205mila tonnellate e a un risparmio economico pari a circa 66 milioni di euro. E in tutto questo va considerato che i risparmi sono stati influenzati al ribasso dal calo dei consumi energetici dovuta alla chiusura delle attività per effetto dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Per il 2021, pur permanendo una situazione di incertezza legata alla pandemia, secondo i dati attualmente disponibili Terna si attende un parziale recupero del fabbisogno energetico e quindi valori di benefici elettrici, ambientali ed economici più simili a quelli degli anni precedenti. Il Rapporto Ambrosetti

Risparmi di circa 10 miliardi di kilowattora in 16 anni

Dal 2004 al 2020 Terna ha rilevato che il minor consumo di elettricità per l’Italia dovuto all’ora legale è stato di circa 10 miliardi di kilowattora e ha comportato, in termini economici, un risparmio per i cittadini di un miliardo e 720 milioni di euro. Nel periodo primavera-estate i mesi che segnano il maggior risparmio energetico sono aprile e ottobre. Spostando in avanti le lancette di un’ora si ritarda l’uso della luce artificiale in un momento in cui le attività lavorative sono ancora in pieno svolgimento. Nei mesi estivi l’effetto «ritardo» nell’accensione delle lampadine si colloca nelle ore serali, quando le attività lavorative sono per lo più terminate e fa registrare valori meno evidenti in termini di risparmio elettrico. Dalla homepage del sito Terna, www.terna.it, è visibile la «curva di carico», che rappresenta l’andamento del consumo di energia elettrica in Italia in tempo reale.

La divisione sull’ora legale nella Ue

Ma l’ora legale è davvero così vantaggiosa a livello complessivo? La polemica in Europa è ferma. Nel 2018 il Parlamento Europeo ha approvato (con l’84% dei voti) una risoluzione che prevede l’abolizione dell’obbligo per i vari Paesi membri di passare da un’ora all’altra due volte all’anno, ma ha anche auspicato una decisione unitaria a livello europeo.

Rating 3.00 out of 5

Un trauma salutare per un cambiamento vero

sabato, Marzo 20th, 2021

di   Massimo Franco

Non si può dire che sia stato un esordio timido. La prima conferenza stampa di Mario Draghi, dopo settimane di silenzio apprezzato o criticato, ha mostrato un presidente del Consiglio sicuro, rassicurante e a tratti ironico. Molto più a suo agio di fronte alle domande, a tutte le domande, di quanto si potesse immaginare. Pronto a vaccinarsi con AstraZeneca, dopo che lo ha già fatto il figlio a Londra. Consapevole delle difficoltà e della parzialità nella distribuzione degli aiuti. E molto sintetico. Anche se le oltre tre ore di ritardo con le quali si è presentato hanno rischiato di proiettare sul suo esordio le ombre del passato: quelle di una coalizione litigiosa e patologicamente protesa a frenare l’azione del governo.

Il rinvio ripetuto dell’orario è dipeso da una lunga trattativa, soprattutto con la Lega, che voleva sottolineare la sua insistenza sul condono fiscale: un’impuntatura che alla fine si è rivelata un modo per marcare un fazzoletto di territorio elettorale; ma ha fatto pensare anche ad una certa incomprensione della fase nuova apertasi nel Paese. Nel lungo negoziato che ha preceduto la riunione del Consiglio dei ministri qualcuno ha visto la volontà dei partiti di non apparire irrilevanti. Da giorni, il mantra dello scontento contro Palazzo Chigi e alcuni ministri di Draghi è che farebbero tutto da soli.

Se era davvero questo l’obiettivo, in apparenza può avere avuto successo. Ma solo in apparenza. In realtà ha mostrato quanto sia miope la voglia di alcune forze di riproporre dinamiche che hanno umiliato la politica, invece di cogliere le opportunità di una stagione nuova: un’occasione per ricostruirsi e rilegittimarsi. Il premier ha liquidato le rivendicazioni della Lega concedendo la mole di «annunci passati» e di «bandiere identitarie» che «tutti i partiti» si portano dietro. Il problema, ha aggiunto, è chiedersi quali siano di buonsenso e quali dannosi. Insomma, li ha trattati come riflessi automatici di un’epoca finita, e che tuttavia tende a riaffiorare in alcuni comportamenti.

La conferenza stampa poteva finire per accreditare l’idea di continuità con un passato caotico. Le liti tra alleati prima del Consiglio dei ministri; il rinvio dell’inizio dell’incontro; le voci di un negoziato teso e forse inconcludente; e il primo impatto con i giornalisti. Ma questa immagine distorta è stata corretta in un’ora di risposte su tutto, dalle vaccinazioni al Quirinale, ai rapporti con le Regioni e con la Commissione europea. Risposte rapide, nette, a domande tutt’altro che addomesticate. E in qualche caso, repliche volutamente ipersintetiche: come quando è stato chiesto a Draghi se voglia succedere a Sergio Mattarella come capo dello Stato e quanto durerà il suo governo. Dipende dal Parlamento, si è limitato a dire.

Rating 3.00 out of 5
Marquee Powered By Know How Media.