Archive for Marzo, 2021

Covid Italia, cosa ci attende? Dai filtri dell’aria alla vitamina D, le 5 misure che mancano

sabato, Marzo 13th, 2021

Luca Ricolfi

Scenario A. Arrivano i vaccini promessi. Il generale Figliuolo fa miracoli, e riesce a far vaccinare il 70% della popolazione entro l’estate. Pochi si spaventano per i casi di reazione avversa, come quelli di questi giorni con AstraZeneca. Le aziende farmaceutiche cominciano a produrre vaccini anche per gli under 16, il che permette di portare la percentuale di vaccinati intorno all’80%. 

Non emergono, né in Italia né altrove, varianti più trasmissibili o letali di quelle attualmente in circolazione. Gli studiosi scoprono che i vaccinati non trasmettono il virus, o lo fanno in misura molto ridotta. L’arrivo della bella stagione abbatte drasticamente la circolazione del virus, nonostante cospicui flussi turistici in entrata e in uscita. 

A settembre, dopo un’estate abbastanza tranquilla, tutte le attività ripartono, e il numero di nuovi casi resta molto basso. I pochi focolai che si ripresentano vengono facilmente spenti con il tracciamento e, nei casi più ostici, con pochi, brevi, circoscritti lockdown. Il Papa in persona propone che Mario Draghi sia proclamato santo, ancor prima della sua trionfale elezione alla presidenza della Repubblica.

Se questo, che tutti sogniamo, fosse lo scenario che effettivamente ci attende, la politica sanitaria in atto sarebbe abbastanza razionale, ancorché leggermente cinica. 

Il rifiuto della linea Ricciardi (lockdown breve e durissimo subito) avrebbe un costo di parecchie migliaia di morti, ma almeno si tratterebbe dell’ultimo tributo al virus. Detto in altre parole: andremmo avanti ancora 3-4 mesi con centinaia di morti al giorno, ma poi l’epidemia si spegnerebbe.

E noi incasseremmo il vantaggio di non spendere altri miliardi di euro per controllare l’epidemia con le solite cose che invano si sono chieste al governo Conte, e altrettanto invano una sparuta minoranza sta continuando a chiedere al governo Draghi.

Ma è verosimile lo scenario A? Prima di provare a rispondere a questa domanda vediamo lo scenario opposto.

Lo scenario catastrofico

Scenario B. Le dosi acquisite entro l’estate non sono sufficienti ad attuare il piano vaccinale. Continuano a non essere disponibili vaccini per gli under 16. I (rari) casi di reazioni avverse fanno crescere la quota di popolazione che rifiuta i vaccini. Gli studiosi scoprono che con alcuni (se non tutti) i vaccini utilizzati i soggetti vaccinati continuano a trasmettere il virus. La scelta di vaccinare senza aver prima ridotto la circolazione del virus favorisce la formazione di varianti ancora più trasmissibili. L’individuazione delle nuove varianti è sempre tardiva, perché nel frattempo non si è rafforzata a sufficienza la capacità di sequenziamento. 

L’estate, grazie alla vita all’aperto, conduce sì a un rallentamento dell’epidemia, ma non a una drastica riduzione del numero di nuovi casi, perché i flussi turistici favoriscono la circolazione del virus e l’introduzione di nuove varianti. A settembre quasi tutte le attività riprendono e, dopo poche settimane, ci si accorge dell’arrivo della quarta ondata (la terza, anche se non tutti se ne sono accorti, è quella in corso). A quel punto al governo Draghi vengono rivolti gli stessi (sacrosanti) rimproveri a suo tempo rivolti al governo Conte: non aver rafforzato il trasporto pubblico locale, non aver messo in sicurezza le scuole, non aver varato un protocollo ufficiale di cure domestiche, non aver potenziato il tracciamento, non aver controllato adeguatamente le frontiere, eccetera.

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Vaccino, è allarme per i richiami nel Lazio. «Scorte quasi esaurite»

sabato, Marzo 13th, 2021

di Camilla Mozzetti

È ormai questione di giorni: il Lazio non rischia solo un ritardo sui richiami delle seconde dosi, è a un passo dal blocco totale con le vaccinazioni di AstraZeneca. Il balletto delle consegne a intermittenza è iniziato ormai da settimane e per settimane nella Regione sono arrivati meno vaccini di quelli attesi e previsti sulla carta. Ma ora con le inoculazioni contro il Covid-19, che viaggiano al ritmo delle 20 mila al giorno – e non più 7 mila – con un calendario di prenotazioni che arriva ad aprile, anche una dose in meno fa la differenza. 
L’assessore alla Sanità Alessio D’Amato non gira intorno al problema e non usa mezzi termini: «Abbiamo scorte per una settimana». E poi? Oltre ai richiami che rischiano di saltare, dietro l’angolo c’è il blocco totale almeno per quanto riguarda la somministrazione di AstraZeneca.

Vaccini Lazio, è allarme scorte. D’Amato: «Abbiamo dosi per una settimana»

LO STOP
L’azienda, che con il suo antidoto copre ad oggi la metà dei punti vaccinali della Regione, torna a deludere gli accordi: «La consegna del 15 marzo – spiega l’assessore alla Sanità D’Amato – rischia di saltare completamente, delle 60 mila dosi attese viaggiamo ad oggi intorno alle 10 mila e questo non può bastare». Il motivo della disdetta? Non pervenuto, ma l’assessore ha già esposto il problema al commissario straordinario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo chiedendo aiuto. «Si è aperto un proficuo dialogo e sono fiducioso – prosegue D’Amato – siamo disposti a tutto, anche a farci anticipare le dosi, pronti poi a restituirle perché nel Lazio abbiamo costruito e avviato una macchina che, in assenza di regolarità, si ferma».

L’effetto sarebbe drammatico considerate le prenotazioni già raccolte «che arrivano ad aprile inoltrato. Siamo in grande sofferenza e lo saremo di più tra il 17 e il 18 marzo – conclude l’assessore – abbiamo meno di una settimana di autonomia, ci servono quasi 50 mila dosi di AstraZeneca per non inficiare il sistema sia dei richiami che delle nuove somministrazioni». Per oggi la Regione conta di ricevere risposte dal governo mentre su Pfizer e Moderna la situazione resta stazionaria: le consegne non sono molte ma almeno certe. Dalla prima casa farmaceutica sono attese più di 65 mila dosi, dalla Moderna 31 mila entro la prossima settimana e qualcosa in più per la successiva consegna alla fine di marzo. 

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Letta tenga duro. Ancora due anni di governo forte

sabato, Marzo 13th, 2021

di BRUNO VESPA

Alla vigilia del mese più duro dal maggio dello scorso anno, Mario Draghi nel centro vaccinale di Fiumicino ha voluto dare un segnale simbolico del suo ruolo. E come Mattarella seduto allo Spallanzani in attesa della vaccinazione ha fatto capire che la ‘livella’ è arrivata sul colle del Quirinale, Draghi si è seduto accanto a uomini e donne della Croce Rossa (e non tra Speranza e Zingaretti, come da protocollo) con la divisa ideale da comandante in capo di questa battaglia, speriamo ultima e decisiva. Il primo ministro ha dato due segnali precisi: presto si arriverà a mezzo milione di vaccinati al giorno e chiederà al Parlamento un nuovo scostamento di bilancio. Mezzo milione al giorno fa 15 milioni al mese.

Contando i sei milioni di vaccini già fatti, avere di qui a fine aprile 25 milioni di vaccinati e 40 milioni a maggio tra prima e seconda dose sarebbe un risultato straordinario. Chiedendo magari, per salvare la decenza, che magistrati, avvocati e professori a contratto da poche lezioni a distanza (spero vivamente che i giornalisti non osino proporsi) diano per favore la precedenza ai milioni di ottantenni ancora in attesa. Mentre alla vigilia della stagione estiva sarebbe utile vaccinare il personale turistico per arginare una concorrenza micidiale. (E dopo che ieri sera Biden ha proibito le esportazioni di vaccini gridando alla Trump “Prima gli americani”, guai se una fiala prodotta in Europa uscisse dall’Europa).

Un nuovo scostamento di bilancio (cioè nuovo debito) è doloroso, ma indispensabile. Il mese più duro e le chiusure di Pasqua saranno un colpo tremendo per categorie già in ginocchio. Sarà difficile dire all’impresa scesa dai 220 mila euro di fatturato nel 2019 ai 120mila del 2020 che i 100 milioni in meno saranno compensati con 5.000 euro, come si è ipotizzato finora.

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Vaccini Covid: effetti collaterali ed efficacia. Cosa sappiamo tra benefici e rischi

sabato, Marzo 13th, 2021

di GIOVANNI PANETTIERE

Roma, 13 marzo 2021 – Sono tre i vaccini ora a disposizione per la lotta al Covid: Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca. Ecco quelli più efficaci. Dal mal di testa alla stanchezza fino alla febbre, tutti i possibili effetti collaterali. 

L’efficacia dei vaccini è uguale?

In Italia sono tre i vaccini impiegati nel prevenire la malattia da Covid-19: Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca. A breve arriveranno anche le prime dosi del siero prodotto dalla Johnson & Johnson che è stato approvato ieri dall’Agenzia italiana del farmaco. Tutte le profilassi attualmente disponibili sono affidabili, anche se le percentuali di efficacia variano a seconda del farmaco, specie in relazione all’età dei vaccinati. In generale si stima che Pfizer-BioNTech abbia un’efficacia maggiore rispetto a Moderna (95% contro 94,1%) e AstraZeneca (82% dopo la pubblicazione sulla rivista scientifica Lancet di un ultimo studio, più incoraggiante dei precedenti). Passando alla disamina per età, Moderna è particolarmente indicato per i cittadini fra i 55 e i 64 anni (copertura stimata al 95,6%), mentre Pfizer-BioNTech si fermerebbe al 93,7%, con AstraZeneca che, invece, si manterrebbe attorno all’80%. Con riferimento agli over 65, Pfizer garantisce una protezione del 92,9%, Moderna (82,4%) e AstraZeneca scenderebbe poco sotto l’80%. È bene sempre puntualizzare che i vaccini non prevengono l’infezione, ma la malattia generata dal nuovo Coronavirus.

“Vaccino Astrazeneca sicuro, fidatevi. Lotto ritirato per cautela”

Si possono verificare reazioni gravi?

Quando si legge nei report ufficiali sui vaccini di reazioni avverse gravi, la premessa è d’obbligo. Lo spiega Paolo Bonanni, docente di Igiene generale e applicata all’Università di Firenze. “Ci si riferisce a qualsiasi evento, occorso dopo l’iniezione, che abbia comportato un decesso, un ricovero ospedaliero o comunque abbia seriamente compromesso le attività quotidiane – precisa il professore –. Conta il dato temporale, può trattarsi di una cefalea importante, di un ictus, ma anche di un incidente avvenuto una volta usciti dall’ambulatorio”. Come dire, non significa di per sé che ci sia un nesso di causalità tra il vaccino e la reazione grave, “questo va dimostrato caso per caso”. Con riferimento alle sperimentazioni Moderna, Pfizer e AstraZeneca, chiosa Bonanni, “gli eventi avversi sono stati in egual misura sia per chi ha ricevuto il farmaco placebo, sia per chi ha avuto vaccino”.

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L’intesa con Guerini e Marcucci, ex renziani nella cabina di regia

sabato, Marzo 13th, 2021

Carlo Bertini

«Enrico,la prima cosa è caratterizzare l’azione del Pd, assumendo come nostra l’agenda Draghi». È la telefonata più delicata per Enrico Letta quella con Lorenzo Guerini, che guida la corrente Base Riformista. L’ex premier si premura di chiamare, per la seconda volta in 24 ore e prima di scendere in campo, il ministro della Difesa. Che era vicesegretario di Matteo Renzi nel 2014 quando Letta fu sfiduciato dalla Direzione dem. Più che i personalismi però poté la politica, e quindi grazie alla comune matrice di ex Dc, di cattolici democratici, il dialogo tra Enrico Letta e quelli che militavano con il suo rivale fiorentino comincia bene. Almeno formalmente. Con Guerini, che nel pomeriggio proporrà ai parlamentari della corrente di schierarsi con Letta segretario, il chiarimento è immediato: intanto sull’agenda Draghi da cavalcare, perché «Europa, atlantismo, crescita, riforme, lavoro, equità, sono parole del Pd». Poi c’è il tema alleanze, che andrebbe declinato come uno strumento e non come un fine. Tradotto, il Pd deve avere l’ambizione di guidarla l’alleanza e non di farla guidare da altri. E non a caso la nota ufficiale della corrente ricorda quando Letta a febbraio disse «prima viene una riflessione approfondita sulle proprie idee e sugli obiettivi, poi le alleanze scaturiscono naturalmente». Insomma, Base riformista ritiene che dopo quanto successo negli ultimi due anni un congresso delle idee (non le primarie) andrebbe celebrato, come richiesto anche da Orlando, Cuperlo, Bettini, Delrio. «Sta a Letta decidere come farlo», dice Guerini in assemblea. «Ascolteremo cosa dirà e che lavoro si intende fare con i circoli».

E se per una questione di opportunità la minoranza non chiede la vicesegreteria, né pone il tema della gestione collegiale, è lo stesso Letta a fornire le prime garanzie. Lo fa con Andrea Marcucci, altro snodo delicato, perché il capogruppo al Senato ha un ruolo centrale ed ebbe a polemizzare con Letta ai tempi della Margherita toscana: ma stavolta tifa per il neo segretario. «Con Letta siamo più credibili, c’è un cambio di passo e viene meno lo schiacciamento a sinistra del partito. Ora bisogna dare una dimostrazione di unità», dice Marcucci, collegato su Zoom insieme a Guerini, Lotti e gli altri ex renziani. In privato, Letta gli chiede di esprimere il suo punto di vista sulle dimissioni di Zingaretti; gli annuncia che vuole costituire una segretaria unitaria e integrarsi di più con i gruppi parlamentari. Tocco di diplomazia completato dal riconoscimento a Marcucci di aver «salvato» il gruppo del Senato restando nel Pd, altrimenti sarebbe stato svuotato da Renzi con Iv. Formalmente Letta si mostra molto collaborativo, per nulla animato da spirito di recriminazione o vendetta. E nelle impressioni di chi lo ascolta, forte della circostanza di parlare la stessa lingua che si usa a palazzo Chigi poiché, con Draghi, l’ambito culturale è assai affine.

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Il premier parla, il virus colpisce

sabato, Marzo 13th, 2021

marcello sorgi

A un mese esatto dall’entrata in carica del suo governo – e già questa è una notizia -, Draghi ha parlato per la seconda volta. La prima era stata il videomessaggio dell’8 marzo, dedicato solo in parte alle donne. Ieri invece ha approfittato della visita al centro vaccinazioni di Fiumicino, per un secondo breve intervento. I temi sono rimasti gli stessi: l’emergenza Covid, le conseguenze sanitarie, sociali ed economiche della pandemia, la campagna di vaccinazione. Identico il tono calmo, rassicurante del premier, come se appunto il suo primo obiettivo sia quello di tranquillizzare i cittadini.

Cittadini che, dopo oltre un anno alle prese con il virus, le chiusure e le riaperture, l’alternarsi di speranze e disillusioni, legittimamente non ne possono più. A ciò va aggiunto il repentino impoverimento della metà di popolazione che non vive di stipendio, ma di piccola e media impresa, e sconta ormai la minaccia del fallimento e l’assoluta sfiducia che il governo, qualsiasi governo, sia in grado di dare gli aiuti necessari per resistere.

Di tutti questi problemi, Draghi, ieri molto più che una settimana fa, si è mostrato perfettamente consapevole. È partito dall’incubo, ormai diffuso dopo le morti improvvise di alcuni vaccinati, che riguarda un lotto di dosi del vaccino Astra Zeneca, e s’è dichiarato d’accordo con le spiegazioni di tecnici, sanitari e scienziati, che escludono qualsiasi pericolo. S’è fatto carico dei nuovi disagi determinati dal decreto, approvato dal consiglio dei ministri, che impone nuove chiusure, in pratica un lockdown come quello dell’anno scorso, per quasi tutta l’Italia. Ha promesso ristori rapidi per le categorie che riceveranno i maggiori danni, e a tal fine ha annunciato un nuovo scostamento di bilancio per la prossima settimana. Ha garantito smart working e congedi straordinari per i genitori costretti a casa dai figli che non possono andare a scuola. E al termine di questa fredda elencazione di difficoltà crescenti (contagi in straordinario aumento, ospedali al limite della capacità di ricezione), ha spiegato che l’unica strategia per far fronte a quel che sta accadendo è rinforzare insieme chiusure e vaccinazioni, giunte peraltro in quest’ultima settimana a 170 mila al giorno, il doppio della media dei tre mesi precedenti. Il governo si propone di arrivare in tempi brevi o brevissimi a mezzo milione di vaccinati al giorno. Un traguardo ambizioso; possibile, quanto a organizzazione, come dimostra appunto il sorgere in più parti del Paese di strutture dedicate, come quella che il presidente del consiglio ha visitato con legittima soddisfazione. Ma quanto a dosi di vaccino, cosa garantisce che saranno davvero mantenute le promesse fin qui disattese dalle case produttrici che dovrebbero consegnarle all’Italia?

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Lamorgese: “Lockdown di Pasqua, ecco il piano”

sabato, Marzo 13th, 2021

francesco grignetti

ROMA. Ci risiamo. L’epidemia impazza e anche l’attuale governo è costretto a imporre nuove restrizioni. Al ministero dell’Interno, il compito di farle rispettare. «Purtroppo – e qui la voce della ministra Luciana Lamorgese diventa quasi un sospiro – a causa della crescita dei contagi, gli italiani sono chiamati ad altri sacrifici dopo un anno di forti limitazioni non facile per le famiglie e le imprese».

Non sarà semplice, ministra, perché gli italiani sono davvero stanchi.
«Guardi, come sempre, le forze di polizia, i militari e le polizie locali faranno la loro parte per svolgere controlli capillari sul territorio. Ma un effettivo rispetto delle regole, che in questo contesto è finalizzato alla tutela della salute di tutti i cittadini, dipende soprattutto dai comportamenti individuali e dal senso civico che ci deve legare come comunità nazionale». Aumentano i contagi e l’Italia si blinda, Pasqua in lockdown

La novità è che a sostegno del governo c’è ora una vastissima maggioranza parlamentare, che annovera anche Forza Italia e la Lega, fino a ieri suoi critici acerrimi.
«Il governo guidato dal presidente Draghi deve affrontare una emergenza sanitaria e una campagna di vaccinazione senza precedenti, ma ha anche il compito di scrivere il Recovery plan e di tenere insieme una base parlamentare molto ampia e variegata su temi in alcuni casi divisivi. Per quel che riguarda il ministero dell’Interno, l’azione di governo deve mirare ad individuare un punto di equilibrio, senza forzare in un senso o nell’altro, che offra garanzie sufficienti a tutte le posizioni campo. Con questo spirito, due giorni fa ho ricevuto al Viminale il senatore Matteo Salvini e allo stesso modo, se lo chiederanno, mi confronterò con gli altri leader dei partiti».

Lei si trova anche a convivere con un sottosegretario della Lega, Nicola Molteni, che era stato molto polemico con le sue scelte. Come vanno le cose al ministero?
«Il clima mi sembra positivo. Il confronto deve essere continuo anche perché nel governo c’è davvero bisogno del contributo di tutte le forze della maggioranza». Zona rossa, ecco cosa si può fare e cosa è vietato

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Mario Dragons

sabato, Marzo 13th, 2021
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di   Massimo Gramellini

Smartworking, babysitting… chissà perché dobbiamo sempre usare tutte queste parole inglesi», è sbottato alzando gli occhi dal foglio su cui le aveva appena lette e forse anche scritte. La sorpresa è stata notevole, dal momento che non si trattava di un sovranista e nemmeno di un linguista sconvolto dal «ferst reasccion sciakk» renziano, bensì di colui che ci viene raccontato come il portavoce delle élite senza patria. Uno che la sua frase più celebre l’ha pronunciata in inglese: «Whatever it takes», a ogni costo, qualunque cosa accada.

Qualcosa in effetti è accaduto. Approdato al secondo discorso pubblico in una settimana, Draghi ha cominciato a scongelarsi, azzardando commenti a braccio e persino una lieve mobilità delle sopracciglia. Non che domani assumerà Rocco Casalino e si metterà a inanellare dirette notturne su Facebook, però sembra avere accettato la prassi della comunicazione come noi la siringa del vaccino: una sofferenza necessaria. A sancirne la metamorfosi è giunta l’uscita contro lo pseudoinglese, che dal lessico delle aziende è precipitato nel linguaggio comune. Draghi si iscrive così a Prima l’Italiano, gruppo di pressione (ancora bassa, purtroppo) dove convivono due tipologie: quelli come me che preferiscono l’italiano perché parlano male l’inglese, e quelli come lui che, proprio perché lo parlano benissimo, usano l’inglese solo quando si trovano all’estero, dato che in Italia possono concedersi il lusso di privilegiare la lingua di casa senza passare per provinciali.

CORRIERE.IT

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Pd, Letta: «Non inizio questa avventura con l’idea di vivacchiare, ma di imprimere una svolta»

sabato, Marzo 13th, 2021
Il candidato alla segreteria del Partito democratico a “Propaganda Live” su La7 – Ansa /CorriereTv
«La politica io ce l’ho nel cuore, penso che la richiesta di provare a dare una svolta al PD, di aprire la porta a tante persone che stanno fuori andasse accolta. Oggi sono una persona diversa da prima perché ho lavorato con i giovani»: queste le parole di Enrico Letta, ospite a “Propaganda Live” su La7. Poi aggiunge: «Io non arrivo a questa nuova avventura della mia vita con l’idea di vivacchiare, arrivo con l’idea di imprimere una svolta».
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Il discorso di Draghi: «Sostegni corposi e avanti con i vaccini. Ognuno rispetti il turno come Mattarella»

sabato, Marzo 13th, 2021

di Monica Guerzoni

Il discorso di Draghi: «Sostegni corposi e avanti con i vaccini. Ognuno rispetti il turno come Mattarella»

Il giro con i medici e gli infermieri lo ha molto toccato e Mario Draghi, tolta la mascherina per il tempo di un messaggio «di fiducia e forza», lascia che gli italiani se ne accorgano. Gli mettono sul leggio il foglio con il testo dell’intervento, che contiene l’annuncio di «un nuovo scostamento di bilancio» per ristori e sostegni, ma il presidente del Consiglio parte a braccio e racconta la prima visita in un centro vaccinale, «breve ma veramente bella». Nell’hub di Fiumicino il capo del governo ha capito che «ne usciremo, grazie a voi e a tutti coloro che faranno e aderiranno a questa campagna». E a chi ha fatto il furbo o pensa di farlo, il presidente ha lanciato un appello e un monito, ricordando che l’ordine è imposto dall’età e dalle condizioni di salute: «A tutti chiedo di aspettare il proprio turno, come ha fatto in maniera esemplare il presidente della Repubblica».

I numeri dicono che qualcosa in un mese è cambiato in meglio e Draghi, sia pure senza troppa enfasi, si prende il merito di uno sprint sui vaccini: «Ad oggi, si vedono già i primi risultati di questa accelerazione». I numeri? «Solo nei primi undici giorni di marzo è stato somministrato quasi il 30% di tutte le vaccinazioni fatte fino all’inizio di questo mese: è il doppio della media dei due mesi precedenti». Quando però le dosi necessarie tardavano ad arrivare. «Il ritmo giornaliero attuale è di circa 170.000 somministrazioni al giorno — rivendica il premier — L’obiettivo è triplicarlo presto».

Nel padiglione trasformato in sala stampa c’è il presidente del Lazio Nicola Zingaretti, che Draghi ringrazia «per i record che stabilisce» in fatto di vaccinazioni. C’è il commissario Francesco Paolo Figliuolo e c’è il ministro Roberto Speranza, che il presidente del Consiglio ringrazierà «per tutto quello che ha fatto finora» e citerà tre volte. E ci sono quindici giornalisti accreditati, le cui domande rimarranno nei taccuini perché lo staff di Palazzo Chigi ha scelto di rinviare ancora la prima conferenza stampa. Draghi ringrazia Croce Rossa, Aeroporti di Roma, regione Lazio e Spallanzani per aver allestito il centro e, con «profonda riconoscenza»,medici, infermieri e volontari di tutta Italia. Poi legge il triste bollettino dell’emergenza: 150.175 nuovi contagi nell’ultima settimana, quasi 5.000 ricoverati negli ultimi quindici giorni, con oltre 650 pazienti in più nelle terapie intensive. «Questi dati ci impongono la massima cautela per limitare il numero di morti e impedire la saturazione delle strutture sanitarie» scandisce con tono mesto il premier, promettendo che il governo farà di tutto per impedire che il dramma della scorsa primavera possa ripetersi.

L’ex presidente della Bce spiega il perché di una seconda Pasqua blindata, con le misure «adeguate e proporzionate» del nuovo decreto legge «che vedrà il Parlamento pienamente coinvolto», così come lo sono state le Regioni. Di nuovo il premier loda l’«infinita pazienza» degli italiani e si dice consapevole delle conseguenze che le restrizioni avranno «sull’istruzione dei figli, sull’economia e sullo stato anche psicologico di tutti noi». Ma se i partiti hanno dato il via libera, Lega compresa, è perché bisogna «evitare un peggioramento che renderebbe inevitabili provvedimenti ancora più stringenti».

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