Archive for Marzo, 2021

Ospedali in affanno: 10 Regioni sono oltre la soglia critica

domenica, Marzo 7th, 2021

NADIA FERRIGO

TORINO. Mancano i posti letto. Scarseggiano i ventilatori. Balzo in avanti, numeri record, impennata. Parole diverse, ormai conosciute e ricorrenti, che riportano le lancette del tempo indietro di mesi e hanno un solo, spaventoso significato: gli ospedali italiani sono al collasso. Ancora una volta. La curva dell’epidemia sta velocemente virando verso l’alto, aumenta e si fa sempre più preoccupante il conto delle regioni con un tasso di occupazione in terapia intensiva e aree mediche ormai sopra la soglia critica del 30%. L’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali segna la percentuale di posti letto di Terapia Intensiva occupata da Pazienti Covid−19 al 28%, quella dei ricoveri-Covis in “area non critica” – i reparti di malattie infettive, medicina generale e pneumologia – è invece è al 32%. A ridosso della “zona arancione” che si raggiunge con il 40%, mentre quella rossa, di massima allerta, è al 50%.
Scandagliando i dati regione per regione, l’asticella segna l’allarme in Umbria, al 59% dei ricoveri Covid in terapia intensiva. Va male anche nelle Marche (40%) e in Molise (49%). Ben oltre la soglia anche Abruzzo (41%), Lombardia (40%), Friuli Venezia Giulia (36%) e le province autonome di Trento e Bolzano (53% e 37%). Grandi malati anche Emilia Romagna (36%) e Toscana (32%). Tra i parametri valutati dall’Emilia Romagna, dichiarata zona rossa, ci sono anche i numeri allarmanti dei ricoveri. «Nelle ultime due settimane anche la situazione ospedaliera è preoccupante, con 87 ricoverati per Covid ordinari (più 11 rispetto a ieri) e 6 in terapia intensiva al Morgagni Pierantoni, quindi con percentuali di riempimento che rischiano di mettere in grave difficoltà il presidio. Infine, sulla scuola si è registrato un aumento dei casi del 90% in Romagna. Prima ci si rende conto della gravità della situazione prima se ne esce. Non c’è altra via». La situazione sta precipitando, e si farà sempre più difficile: il picco dei contagi è previsto per il prossimo 20 marzo. Le terapie intensive degli Spedali Civili di Brescia sono sature, e quello che rimbalza nelle province di Como, Cantù, Cremona è lo stesso, identico, e purtroppo già sentito gridi di dolore: non c’è più posto. La pressione si fa sentire sempre più sulle strutture del pronto soccorso e si ripercuote su tutta l’attività ospedaliera. Nonostante in Campania i numeri siano ancora al di sotto della soglia critica, nella notte tra venerdì e sabato ha ripreso a circolare sui social il post di Giovanni Lombardi, medico-rianimatore dell’ospedale napoletano Cotugno e sindaco di Calvi Risorta, nel Casertano. «Da stamattina la centrale operativa regionale di smistamento non è riuscita a trovare né un posto di terapia intensiva né di sub-intensiva in nessun ospedale della Campania – ha scritto sul suo profilo Facebook – e al momento, l’assistenza sanitaria non è più garantita». Ha poi aggiustato il tiro, con una nuova dichiarazione sabato mattina: «La situazione è molto critica, ma comunque il sistema regge. Ieri, durante il mio turno di lavoro, abbiamo avuto difficoltà a trovare posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva disponibili in altri ospedali della Regione. In altri giorni è andata meglio.

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Nei Dem una difficile successione

domenica, Marzo 7th, 2021

marcello sorgi

Alla fine potrebbe toccare a un ticket formato dall’ex-ministro Provenzano e da una donna. Giovane, non ancora quarantenne, laureato e specializzato alla Scuola Sant’Anna di Pisa, un legame d’affetto quasi familiare con Emanuele Macaluso per via delle comuni origini siciliane di Caltanissetta, al nome di Provenzano il gruppo dirigente è arrivato dopo una serie di valutazioni, anche se non è detto che si tratti di una scelta definitiva.

Il tempo stringe. Da quando è diventato chiaro che le dimissioni di Zingaretti sono definitive, il Pd è assediato. Ieri dalle Sardine, affacciatesi al Nazareno con tanto di sacchi a pelo come per un’occupazione, da Grillo, che si è provocatoriamente proposto come successore, e da Renzi, che ha incassato l’uscita di scena dell’ex-leader suo avversario. L’idea di arrivare all’Assemblea di sabato 13 per nominare, intanto un reggente, e il nuovo leader al congresso in autunno, si è rivelata via via insufficiente rispetto alle prossime, pesanti scadenze politiche autunnali. Insomma, ci vuole subito un segretario, in grado di condurre autonomamente le trattative per le coalizioni da lanciare nelle grandi città in cui sono chiamati a votare oltre tredici milioni di elettori e poi di impegnarsi in prima persona in una delle campagne elettorali più difficili che il partito abbia mai dovuto affrontare.

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John Elkann e il secolo dell’Avvocato: “Non avrebbe temuto il virus e sarebbe orgoglioso di Draghi”

domenica, Marzo 7th, 2021

MASSIMO GIANNINI

«Se potessimo festeggiare con lui i suoi 100 anni, pensi che momento straordinario sarebbe… Ci sarebbero tante cose di cui parlare: tutte quelle che sono successe negli ultimi vent’anni». «Lui» è Gianni Agnelli, e il 12 marzo avrebbe compiuto appunto 100 anni. Un secolo di vita, per un uomo che la vita l’ha attraversata come un lampo, ma lasciando tracce profonde di sé nella sua famiglia, nelle sue aziende, nella sua città, nel suo Paese, nel suo mondo. Di lui parla adesso John Elkann, il nipote che dall’Avvocato ha ereditato un po’ tutto: le aziende, la responsabilità, il comando. I piccoli ricordi personali sono tanti, e il presidente di Exor e Stellantis li ha rievocati tante volte: dalle regate in barca a vela in Corsica alle discese di skeleton a Saint Moritz, dalle visite alla Pinacoteca di Torino ai film nei cinema di Parigi. E questi ricordi personali si intrecciano fatalmente con i grandi problemi attuali: il Coronavirus e la Grande Recessione, l’Europa e l’America da Trump a Biden, il neo-imperialismo cinese e Greta Thunberg, le disuguaglianze sociali e le sfide ambientali, i populismi e Mario Draghi. Temi sui quali l’opinione di Agnelli avrebbe pesato, e sui quali ora ragiona anche Elkann. «Del Covid non dobbiamo avere paura, come sono sicuro avrebbe fatto mio nonno: ma dobbiamo esercitare la massima attenzione, questo sì». E anche su Draghi, Elkann non ha dubbi: «Sarebbe stato molto orgoglioso di un presidente del Consiglio come lui». Soprattutto, Agnelli avrebbe cercato un dialogo con i giovani, a partire da Greta Thunberg: «Sono certo che avrebbe voluto incontrarla». Navigando in mezzo al secolo dell’Avvocato, il suo erede dice la sua anche sui business e le passioni della famiglia. Su Stellantis, prima di tutto: «E’ un traguardo importante, ma per noi è un punto di partenza, non di arrivo». Poi la Juve: «Abbiamo fiducia in un allenatore e in una squadra giovane». E infine la Ferrari: «Siamo delusi, come tutti i tifosi della Rossa, ma sono ottimista perché abbiamo due piloti giovani, che con la loro umiltà e determinazione stanno contagiando tutto il team».

Ingegner John Elkann, da cosa sarebbe rimasto più colpito Gianni Agnelli, in quest’ultimo anno?
«Da quasi tutto, direi. A partire dalla pandemia, col suo impatto devastante sulla vita delle persone, dalle conseguenze più gravi a quelle apparentemente futili: le limitazioni ai viaggi, per esempio, sarebbero state gravose per un viaggiatore innamorato della libertà come lui…Ma poi pensiamo anche a tutto il resto, all’economia, alla società, alla cultura. La globalizzazione e il boom del commercio elettronico, Twitter e Netflix. L’incredibile avventura dell’uomo che si spinge oltre i confini del cosmo andando su Marte. E per ritornare sulla Terra: la forza della Cina, la Brexit, l’assalto a Capitol Hill. In Italia: un governo a larga maggioranza, le piazze e gli stadi vuoti, il coraggio degli infermieri, dei medici e delle forze dell’ordine di fronte al virus».

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Vaccino Covid, un codice doganale su ogni fiala: così l’Italia non perderà le dosi

domenica, Marzo 7th, 2021

di Milena Gabanelli

Vaccino Covid, un codice doganale su ogni fiala: così l'Italia non perderà le dosi

Il vaccino Jenssen di prossima approvazione anche in Europa (Ap)

Roma-Fiumicino 5 febbraio 2021, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm) ferma otto fiale di vaccino Covid in fase 1 di sperimentazione (adenovirus inattivato), spedite da ReiThera Srl Unipersonale di Roma a Moredun-Scientific, Uk. Altre fiale con lo stesso contenuto il 12 e 17 febbraio, e l’1 marzo, con destinazione Stati Uniti e Glasgow. L’ultimo stop il 3 marzo: 40 fiale per 400 dosi di vaccino Covid per sperimentazione da Catalent Anagni Srl, a Astrazeneca LP Gaithersburg, Usa. Il Regolamento europeo 2021/111 identifica, tra la merce oggetto di autorizzazione, i vaccini Covid e i principi attivi di tali vaccini, comprese le banche di cellule. Tutte le spedizioni di cui sopra erano prive di autorizzazione. Ma in realtà il regolamento è facilmente raggirabile scomponendo le parti di vaccino per riassemblarle da un’altra parte. Queste criticità vengono segnalate al ministero degli Esteri e a quello della Salute, contemporaneamente Adm scrive alle Autorità europee (DG-Taxud) sulla necessità di contrassegnare le spedizioni di vaccini e di singoli componenti con appositi codici doganali. L’Autorità europea condivide, e i codici diventeranno regola Ue a partire dall’11 marzo.

I codici doganali

Tali codici infatti consentono agli ispettori delle dogane europee di identificare subito la presenza di questi prodotti sanitari nelle spedizioni ed esercitare le funzioni di vigilanza. Non sarebbe infatti immaginabile che i controlli possano avvenire aprendo tutti i pacchi; si tratta di definire indicatori di rischio e opportune classificazioni delle merci che consentano una selezione accurata ed efficace di potenziali problematiche. E una volta aperto il pacco, il prodotto viene esaminato nei laboratori chimici dell’Agenzia. Un deterrente che costringe l’esportatore ad attenersi alle regolari richieste di autorizzazione. È il caso della partita di 500 mila dosi di vaccino AstraZeneca, poi diventate 250 mila, in partenza il 26 febbraio da Anagni per l’Australia.

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Nuovo Dpcm, stretta per evitare il lockdown. Videomessaggio di Draghi

domenica, Marzo 7th, 2021

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Il nuovo Dpcm entrato in vigore sabato 6 marzo potrebbe subire modifiche già la prossima settimana. Se dopo sette giorni dall’applicazione delle regole la curva epidemiologica continuerà a salire dimostrando che le misure di contenimento non sono sufficienti a fermare l’avanzata del Covid-19 determinata dalle varianti, il governo valuterà se inserire ulteriori restrizioni come suggerito dagli scienziati. In particolare il passaggio automatico in zona rossa a fronte di un contagio settimanale di 250 persone ogni 100 mila abitanti. È il parametro che i governatori possono adesso utilizzare per chiudere le scuole. Una soglia critica che diventerebbe invece l’indicatore primario per rendere obbligatorio il lockdown locale.

Il messaggio

La situazione è grave e lunedì, in occasione della Festa della donna, il presidente del Consiglio Mario Draghi invierà un messaggio — probabilmente video — alla commissione Pari opportunità per sottolineare la necessità di essere vicino a chi soffre per la pandemia, per dare un segnale di speranza alle famiglie. Sarà la prima uscita pubblica dall’arrivo a Palazzo Chigi, dopo la scelta di non illustrare il Dpcm lasciando ai ministri della Salute Roberto Speranza e degli Affari regionali Mariastella Gelmini il compito di annunciare la strategia del governo.

La soglia critica

Ancora sabato gli esperti del Comitato tecnico scientifico sono tornati a sottolineare che le misure previste adesso non sono sufficienti, soprattutto guardando la progressione dei contagi: l’ultimo bollettino registra 23.641 nuovi casi e 307 morti. I report consegnati al governo parlano di «terza ondata già in atto», segnalano che la prossima settimana le varianti estere del virus potrebbero essere prevalenti al 70% e dunque «difficilmente gestibili». Per questo i tecnici chiedono di agire in maniera più tempestiva, lanciano l’allarme sui rischi di intervenire con ritardo rispetto all’andamento dell’epidemia e sulle conseguenze che questo potrebbe causare sulla tenuta delle strutture sanitarie, vogliono valutare dati raccolti al massimo nei tre giorni precedenti. Nel verbale consegnato al governo prima della firma del Dpcm il Comitato tecnico scientifico aveva evidenziato la necessità, di fronte alla soglia critica dei 250 su 100 mila abitanti, di rendere obbligatoria e non facoltativa la chiusura delle scuole. Al momento il provvedimento firmato dal premier Draghi lascia questa scelta ai governatori, ma non è escluso — qualora l’andamento dei contagi dovesse ulteriormente peggiorare — che si arrivi a una modifica. Non è l’unica.

Gli incontri tra i giovani

Il rischio più evidente riguarda i possibili assembramenti tra giovani nelle aree dove le scuole sono chiuse. Per questo la linea degli scienziati è impedire gli accessi ai possibili luoghi di ritrovocompresi i centri commerciali che nei giorni feriali sono aperti per consentire l’accesso ai negozi — e limitare gli spostamenti delle persone. Nelle raccomandazioni al governo dopo la riunione per l’analisi del monitoraggio di venerdì è stata evidenziata dai componenti del Cts la necessità di «mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e della mobilità».

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Roberto Speranza: «L’impatto delle varianti chiede misure rigorose. Dalla crisi nasca un nuovo partito»

domenica, Marzo 7th, 2021

di Monica Guerzoni

Roberto Speranza: «L'impatto delle varianti chiede misure rigorose. Dalla crisi nasca un nuovo partito»

Chiuso da un anno nella trincea della guerra al virus, Roberto Speranza ha voglia per un giorno di «togliersi il camice e ragionare di politica». Ma mentre il ministro della Salute parla della sinistra da rifondare, i dati allarmanti del Covid lo richiamano in battaglia.

Perché, dopo esserci fatti cogliere di sorpresa dalla seconda ondata, non riusciamo a fermare la terza?
«La seconda non è mai finita, assistiamo a una ripresa molto forte dovuta all’impatto delle varianti, che ci sta portando a misure sempre più restrittive sui territori».

Imporrete coprifuoco anticipato e lockdown nazionale, almeno nei weekend?
«Abbiamo confermato il modello per fasce perché ci sono situazioni geografiche molto diverse. È chiaro che monitoreremo giorno per giorno l’evoluzione epidemiologica, adattando le misure alla luce delle varianti».

Sui vaccini l’Italia è in grave ritardo. Figliuolo farà meglio di Arcuri?
«I nostri numeri sono in linea con Germania e Francia. Figliuolo farà un gran lavoro, che ci consentirà di accelerare ancora di più la campagna quando finalmente avremo molte più dosi».

Se Salvini ne ha ottenuto il siluramento, non è perché Arcuri ha fallito?
«Arcuri va ringraziato per il lavoro straordinario fatto. Se oggi abbiamo mascherine e respiratori e abbiamo fatto 186 mila vaccinazioni in un giorno è anche merito suo».
Gelmini al posto di Boccia sposta a destra la mediazione tra rigoristi e aperturisti?
«Io sono rigorista perché sono realista. Ricevo chiamate preoccupate dei governatori, che stanno firmando ordinanze restrittive anche da zone rosse. Gelmini è molto consapevole della serietà della situazione».

Lei si augura che Zingaretti torni in sella?
«Il grido di dolore di Zingaretti ha tolto il velo alle contraddizioni del Pd e aperto una crisi che riguarda tutti i progressisti. Quello che c’è oggi non basta e quello che serve ancora non c’è. Con il virus che ha stravolto le esistenze, anche il nostro campo deve profondamente cambiare».

Inevitabile, ma come?
«La pandemia ha riposto l’accento sul primato di alcuni diritti irrinunciabili e non negoziabili. Beni pubblici fondamentali come il diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro e la grande questione dello sviluppo sostenibile vanno difesi, non possono essere affidati alle sole logiche del mercato. Attorno a questi temi c’è lo spazio per rifondare una sinistra larga e plurale. Le soggettività politiche esistenti si stanno dimostrando insufficienti per rispondere alla domanda di protezione che viene dalla società. Il Pd ha mostrato i suoi limiti, ma anche le esperienze costruite al di fuori del Pd non hanno raggiunto gli obiettivi».

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Sanremo, i Maneskin dedicano la vittoria «a quel prof che ci diceva sempre di stare zitti e buoni»

domenica, Marzo 7th, 2021

«Dedichiamo questa vittoria a quel prof che ci diceva sempre di stare zitti e buoni». I Maneskin hanno salutato così la vittoria del 71esimo Festival di Sanremo con la canzone «Zitti e buoni». Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio — i quattro componenti della rock band romana — hanno poi twittato: «Abbiamo fatto la rivoluzione».

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Il testo di Zitti e Buoni

Loro non sanno di che parlo
Voi siete sporchi, fra’, di fango
Giallo di siga fra le dita
Io con la siga camminando
Scusami ma ci credo tanto
Che posso fare questo salto
E anche se la strada è in salita
Per questo ora mi sto allenando
E buonasera signore e signori
Fuori gli attori
Vi conviene toccarvi i coglioni
Vi conviene stare zitti e buoni

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Vaccino in Lombardia, prenotazioni cancellate e falla nel portale Aria

sabato, Marzo 6th, 2021

di Sara Bettoni

Vaccino in Lombardia, prenotazioni cancellate e falla nel portale Aria

L’appuntamento vaccinale confermato e annullato poche ore dopo. «Buchi» che permettono di chiedere l’iniezione anche a chi non ne ha diritto (per ora). Il portale regionale di Aria spa si inceppa ancora. Nato per raccogliere le adesioni al vaccino anti-Covid e per comunicare ai cittadini dove e quando ricevere la puntura, ha creato più di un intoppo ad una campagna già difficile. Tant’è che per la fase «massiva» Regione ha scelto di usare un altro strumento, messo a disposizione gratuitamente da Poste Italiane.

Ma ci vorranno tre settimane per avere la nuova piattaforma. Nel frattempo tocca fare i conti con quella made in Lombardy e con tutti i suoi difetti. Gli ultimi aneddoti in merito risalgono a ieri. Una nonna over 80 riceve il tanto atteso messaggio: «Caro cittadino, Regione Lombardia la invita alla vaccinazione anti-Covid 19». Seguono i dettagli su dove presentarsi e quando. La gioia viene spazzata via poco dopo, da un nuovo trillo del cellulare. L’appuntamento viene cancellato. «A causa di un problema tecnico abbiamo inviato un messaggio con informazioni non corrette. Seguirà nel più breve tempo possibile un nuovo messaggio di invito». Lo stesso disguido è stato segnalato da alcuni insegnanti. Perché le convocazioni sono state revocate? «Un problema di agende e di slot disponibili» spiegano dall’assessorato alla Sanità, senza dare ulteriori precisazioni.

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Il Papa in Iraq, l’ayatollah Al Sistani a Francesco: «Pace e sicurezza per i cristiani»

sabato, Marzo 6th, 2021

di Gian Guido Vecchi

Il Papa  in Iraq, l'ayatollah Al Sistani a Francesco: «Pace e sicurezza per i cristiani»


Una stanza spoglia, due divanetti, un tavolino d’angolo con una scatola di fazzoletti, un vecchio condizionatore sulla prete intonacata in bianco. E seduti, uno di fronte all’altro, Papa Francesco e il grande ayatollah Sayyid Ali Al-Husayni Al-Sistani, la figura più autorevole degli sciiti, due uomini anziani in bianco e nero che si guardano negli occhi. Il senso del viaggio di Bergoglio in Iraq è tutto in questa immagine scattata stamattina nella moschea di Najaf, il luogo dove è sepolto l’imam Ali, cugino e genero di Maometto, il cuore dell’islam sciita, considerato più moderato rispetto a quello iraniano.

Francesco ha raggiunto Najaf prima di spostarsi a Nassiriya e quindi nella città di Abramo, la piana di Ur dei caldei, per l’incontro interreligioso accanto alla grande ziggurat sumera.

L’incontro con Al-Sistani è durato tre quarti d’ora, un colloquio riservato durante il quale Francesco, fa sapere il Vaticano, «ha ringraziato il grande ayatollah Al-Sistani perché, assieme alla comunità sciita, di fronte alla violenza e alle grandi difficoltà degli anni scorsi, ha levato la sua voce in difesa dei più deboli e perseguitati, affermando la sacralità della vita umana e l’importanza dell’unità del popocheno». Francesco «ha sottolineato l’importanza della collaborazione e dell’amicizia fra le comunità religiose perché, coltivando il rispetto reciproco e il dialogo, si possa contribuire al bene dell’Iraq, della regione e dell’intera umanità». Nel congedarsi, il Papa «ha ribadito la sua preghiera a Dio, Creatore di tutti, per un futuro di pace e di fraternità per l’amata terra irachena, per il Medio Oriente e per il mondo intero».

Anche da parte sciita si parla di un colloqui incentrato su «l’importanza della convivenza pacifica» e «le grandi sfide dell’umanità». Al Sistani ha sottolineato che i cristiani, così come tutti i cittadini iracheni, devono poter vivere in pace e in sicurezza e chiarito il ruolo che i grandi leader religiosi e spirituali dovrebbero svolgere per mettere fine alle grandi «tragedie» dell’umanità, ovvero «ingiustizia, oppressione, povertà, persecuzione religiosa e ideologica e soppressione delle libertà fondamentali e assenza di giustizia sociale».

Di certo si tratta di un’altra tappa fondamentale nella strategia del dialogo di Francesco, dopo la firma del «Documento sulla fratellanza umana» firmato il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi con l’imam Al-Tayyib, grande Imam di al-Azhar e massima autorità dell’islam sunnita. Proprio venerdì, nel suo primo giorno di viaggio, Francesco ne aveva citato un passaggio a Baghdad: «Il nome di Dio non può essere usato per «giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione».

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Vaccinazioni, ricoveri e terapie intensive: Centro-Sud batte Nord. Lazio, Campania e Puglia più efficienti nella somministrazione

sabato, Marzo 6th, 2021

di Diodato Pirone

Fra gli enormi effetti negativi della pandemia, ne sta spuntando con forza uno imprevedibile: alcuni sistemi sanitari del Centro-Sud stanno rispondendo meglio del previsto alla terribile sfida del Sars Cov-2. Anzi, a guardare i numeri in filigrana si scopre che spesso (non sempre) le Regioni più importanti del Centro e del Sud stanno battendo quelle del Nord.

Covid, infettato un italiano su 20: superati i 3 milioni di casi da inizio pandemia. Ecco perché il virus corre

Il confronto non può che partire dalle vaccinazioni e in alcuni casi è addirittura impietoso. Se si guarda ad esempio alla campagna di protezione degli insegnanti si scopre che la Lombardia alle 17 di ieri aveva protetto poco più di 1.000 docenti contro i 57 mila della Campania e i 41.000 della Puglia (entrambe le Regioni prevedono di vaccinare tutti i prof e i bidelli entro domenica 14 marzo). E non è che le altre Regioni del Nord brillino nell’offrire vaccini ai loro docenti: il Piemonte è a quota 26 mila, il Veneto a 20 mila e l’Emilia a 12 mila. Inoltre, sul fronte della protezione ai nonni, la fascia di popolazione che ha pagato il prezzo più alto al Covid-19, il Lazio straccia la Lombardia con il punteggio rugbistico di 35% a 25% con 162.000 ultraottantenni già protetti su 470.000 contro i 176.000 lombardi su 710.000.

Un altro parametro per misurare la diversa efficienza dei sistemi sanitari regionali è l’uso complessivo delle dosi vaccinali disponibili che vedeva alle 17 di ieri questa classifica: Campania 84,6%; Lazio 77,7%; Lombardia 72,1%;Veneto 71,4%.

Va detto però che alcune Regioni del Nord con molti anziani, e che quindi hanno ricevuto più vaccini di quelle meridionali, hanno vaccinato una quota maggiore di cittadini. Il Piemonte, ad esempio, ha già protetto oltre 10 dei suoi cittadini ogni 100 contro gli 8 della Campania e gli appena 6 dei tre sistemi sanitari che sembrano in affanno totale, ovvero quelli di Sardegna, Calabria e Umbria.

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