Archive for Marzo, 2021

AstraZeneca, bufera per le dosi nascoste in Italia: “La metà andrà all’Ue”

giovedì, Marzo 25th, 2021

Luca Monticelli

Una nuova bufera si abbatte su AstraZeneca. Come svelato ieri da La Stampa, oltre 29 milioni di dosi del vaccino dell’azienda anglo-svedese sono state stipate nello stabilimento Catalent ad Anagni, in provincia di Frosinone. Fiale già pronte per essere iniettate che la casa farmaceutica, secondo fonti europee, puntava a spedire nel Regno Unito e non nei Paesi dell’Unione, nonostante i ritardi nelle consegne concordate con Bruxelles. Il braccio di ferro tra Europa e Gran Bretagna però potrebbe risolversi con un accordo vantaggioso per tutti sulle forniture. Proprio con il varo della stretta all’export dei vaccini, sembra avvicinarsi la pace con il governo di Boris Johnson.

Il premier Mario Draghi, nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo, ha spiegato di aver ricevuto una telefonata sabato sera da Ursula von der Leyen che gli segnalava il problema: «Ho subito chiesto al ministro Speranza di inviare i Nas per un’ispezione. La mattina seguente i carabinieri avevano identificato e bloccato i lotti in eccesso». Due di questi sono poi partiti per la casa madre in Belgio con destinazione ignota. «Non sappiamo dove andranno», ha aggiunto Draghi, assicurando però la sorveglianza sui lotti rimanenti.

L’indagine era scattata dopo la visita del commissario Ue Thierry Breton, capo della task force sui vaccini, nel centro di Leida in Olanda, uno dei due impianti utilizzati da AstraZeneca, in grado di sfornare 5-6 milioni di dosi al mese. Il sospetto è che la casa farmaceutica abbia ritardato la comunicazione dei dati necessari all’Ema per ottenere il via libera sulla produzione in Europa così da garantire, nel frattempo, una corsia preferenziale alle consegne nel Regno Unito.

Ieri la multinazionale si è difesa rivelando che nello stabilimento di Anagni ci sono 16 milioni di dosi in attesa del rilascio del controllo di qualità e destinate all’Europa. Di queste, quasi 10 milioni saranno spedite agli Stati europei l’ultima settimana di marzo mentre il saldo è previsto ad aprile. Gli altri 13 milioni di fiale, invece, sempre secondo la ricostruzione di AstraZeneca, sono stati prodotti fuori dall’Ue e destinati a Covax, il programma internazionale nato per portare vaccini ai Paesi poveri.

Il tema sarà al centro del Consiglio Ue di oggi che discuterà della proposta della Commissione di inasprire il sistema per il controllo dell’export.

«Noi siamo l’unico grande produttore dell’Ocse che continua a esportare vaccini su larga scala – ha detto la presidente Ursula von der Leyen – ma le strade devono correre a doppio senso.

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Siamo il Paese delle categorie

giovedì, Marzo 25th, 2021

di Antonio Polito

L’Italia che salta la fila non è solo un fenomeno di costume, da «lei non sa chi sono io», sebbene alcuni beneficiati non sfigurerebbero affatto in un film di Alberto Sordi. È anche l’autobiografia di una nazione, perché rivela una struttura profonda della nostra società, in cui le persone contano di più e hanno più diritti in quanto membri di una categoria o di una corporazione, un gruppo o un’associazione, un ordine o un albo, che come cittadini. «Ballerine, modelle, professori d’orchestra, insegnanti di discipline sportive, istruttori di scuola guida, cuochi e camerieri»: ha raccontato il Corriere che c’era di tutto nell’elenco dei 57 mila aspiranti vaccinati nel portale della Regione Toscana, che vanta il primato italiano di immunizzati tra gli under 59 e la maglia nera tra gli over 80. E ciò che è notevole, in Toscana come del resto altrove, è che tutto sembra nei limiti della legalità. Non siamo insomma di fronte a singoli furbetti, ma a un sistema di antica origine, che seleziona per arti e mestieri, secondo il criterio medievale delle gilde. Una specie di codice Ateco della cittadinanza.

Accade non solo per i vaccini. Sono più di settecento le categorie di italiani che godono di forme peculiari di deduzione, detrazione o sconto fiscale, una giostra che costa allo Stato (cioè agli altri contribuenti) più dell’intera evasione. E ancora combattiamo, pur dopo tante e dolorose riforme, con i residui di una giungla pensionistica che ha assorbito i due terzi della nostra spesa sociale. Con il risultato che il diritto alle prestazioni del welfare non è universale, cioè uguale per tutti indipendentemente dal lavoro che si fa e dalla posizione sociale che si ricopre. Di liste speciali ce ne devono essere molte. Il lavoro degli italiani è capire come ci si entra.

Più che una democrazia, la nostra assomiglia a una timocrazia, come nell’antica Roma repubblicana: le teste non si contano, si pesano. Solo che al posto del criterio del censo, reso ormai obsoleto dalla società di massa, si è sostituito quello del «prestigio», dello «status». Come si fa a dire di no a un magistrato o a un giornalista? Come si fa a dire di no al figlio di un collega o alla sorella del capo? C’è tutta una trama di relazioni sociali basate su rapporti di patronato e di clientela. Aspettando il ritorno dello Stato, annunciato da Draghi, ci sono ancora pezzi d’Italia in cui si va avanti come un tempo nell’Unione Sovietica: con il «blat», l’economia dei favori, rivolgendosi a «chi sistema le cose» per ottenere servizi altrimenti irreperibili. Anzi: la rapidità e la facilità con cui si riesce ad accedere a diritti che dovrebbero essere uguali per tutti è la nuova forma di «distinzione sociale», il nuovo «habitus» che indica la reale posizione di un individuo nelle gerarchie, e ci consente di riconoscerne lo status anche se veste e mangia come noi.

Siamo così bravi a questo gioco noi italiani, e i poteri pubblici sono diventati così pronti ad assecondarlo distribuendo vantaggi e protezioni alle singole categorie invece di perseguire l’interesse generale (l’apoteosi dei bonus ne è stato il simbolo), che verrebbe quasi da chiedersi perché non ci rassegniamo. Magari se lo Stato distribuisse i vaccini a sindacati e Confindustria, all’Ordine dei commercialisti e all’Albo dei geometri, si farebbe prima: ognuno vaccina i suoi e i relativi parenti, e non c’è neanche bisogno dell’esercito.

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Covid, nove contagi da un operatore no vax in un ospedale ligure

giovedì, Marzo 25th, 2021

Dopo il caso del Policlinico San Martino di Genova, un nuovo cluster di Covid ospedaliero legato a un operatore sanitario non vaccinato si è verificato a Lavagna, dove si sono registrati nove pazienti positivi. Lo ha annunciato il presidente della Regione, Giovanni Toti, precisando che un altro cluster riguarda una Rsa di Tiglieto (Genova), dove due operatori che lavorano all’interno della struttura hanno provocato il contagio di tre pazienti.

I tre pazienti della Rsa di Tiglieto hanno dovuto ricorrere alle cure ospedaliere. “Fortunatamente uno è già stato dimesso e nessuno è in pericolo di vita”, ha spiegato Toti. Leggi Anche

Covid, in Italia 21.267 nuovi casi con 363.767 tamponi e 460 morti

Toti: “Tema delicato, serve intervento del legislatore” “Dalle prime indagini interne della Asl – ha aggiunto Toti – personale ospedaliero non vaccinato ha portato il virus inconsapevolmente all’interno di un reparto e ha provocato nove pazienti positivi che sono ora ricoverati all’ospedale di Lavagna. Lo erano già per altre ragioni, ma oggi si sono positivizzati in ragione di un incontro con lo staff sanitario che evidentemente ha rifiutato il vaccino, visto che il personale sanitario è già stato vaccinato tutto da tempo”.

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Mai visti così. Ecco come i buchi neri “mangiano” materia ed emettono getti fortissimi

mercoledì, Marzo 24th, 2021
Esa
Esa

Una nuova immagine di M87 rivela informazioni su come i buchi neri mangiano materia ed emettono getti fortissimi. Oggi, la collaborazione dell’Event Horizon Telescope (EHT), che nel 2019 ha prodotto la prima immagine in assoluto di un buco nero, ha pubblicato una nuova immagine dell’oggetto massiccio al centro della galassia Messier 87 (M87): il suo aspetto in luce polarizzata. Questa è la prima volta in cui gli astronomi sono stati in grado di misurare la polarizzazione, un segnale della presenza dei campi magnetici, così vicino al confine di un buco nero. Le osservazioni sono fondamentali per spiegare come la galassia M87, a 55 milioni di anni luce di distanza da noi, sia in grado di lanciare dal nucleo getti energetici. 

Negli ultimi anni le scoperte legate ai buchi neri si sono moltiplicate grazie alle osservazioni dirette realizzate dall’Event Horizon Telescope insieme a quelle indirette realizzate dagli osservatori di onde gravitazionali e altri telescopi dell’ESO.

Solo pochi mesi fa, infatti, un team di astronomi osservava per la prima volta “in diretta” il pasto cosmico di un buco nero che ingoiava una stella e dopo emetteva un potentissimo getto di luce. Il meccanismo con cui questo getto di luce potentissimo viene emesso non è ancora chiaro. Ma oggi, grazie alle nuove osservazioni dell’EHT è possibile fare dei passi avanti per comprendere i meccanismi che animano questi giganti dell’Universo. 

A spiegarci meglio i dettagli di questa nuova scoperta sarà Mariafelicia De Laurentis, professoressa di Astronomia e Astrofisica alla Federico II e ricercatrice dell’ Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), coautrice dell’articolo pubblicato oggi su Astrophysical Journal Letters.

Nel 2019 avete pubblicato la prima immagine del un buco nero M87, lo stesso che avete fotografato oggi. Che differenza c’è fra la foto premiata nel 2019 e quella di oggi? 

Rispetto alla prima immagine, siamo riusciti ad approfondire ulteriormente l’analisi dei dati raccolti nel 2017, riuscendo a osservare che una frazione significativa della luce attorno al buco nero di M87 è polarizzata. Questo si traduce in una foto più definita che presenta delle striature che prima non eravamo in grado di osservare. La foto ora sembra quasi un dipinto ottenuto per “spatolatura”. Questo lavoro rappresenta una pietra miliare in questo campo perché, studiando la polarizzazione della luce, è possibile ricavare informazioni che permettono di comprendere meglio la fisica che sta dietro l’immagine del 2019.

Che si intende per luce polarizzata?

La luce è un’onda elettromagnetica oscillante. Se le onde hanno una direzione di oscillazione preferita, sono polarizzate. Nello spazio, il gas caldo in movimento, o “plasma”, attraversato da un campo magnetico emette luce polarizzata. I raggi di luce polarizzati che riescono a sfuggire all’attrazione del buco nero viaggiano verso una telecamera distante. L’intensità di quei raggi di luce e la loro direzione è ciò che osserviamo con l’Event Horizon Telescope. 

Che informazioni riuscite a ricavare da questa immagine?

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«Stop al codice degli appalti per accelerare il Recovery». L’Antitrust al governo: regolamenti da sospendere

mercoledì, Marzo 24th, 2021

di Roberta Amoruso

La sfida del Recovery Plan è realizzare i progetti. Farlo davvero, e farlo entro il 2026. Altrimenti, niente anticipi su prestiti e sovvenzioni europee (191,5 miliardi secondo l’ultima fotografia del Tesoro). Ecco perché congelare il Codice degli Appalti viene considerata una priorità, forse la decisiva, inserita dall’Antitrust nella segnalazione annuale inviata al governo con le proposte per la revisione della legge sulla concorrenza.
Un modo per stringere subito, e senza tanti passaggi, tempi e procedure che possono mettere a rischio la realizzazione delle grandi infrastrutture.

Recovery e Dl Sostegno, Draghi convoca ministri a Palazzo Chigi

LABIRINTO INESTRICABILE
Dunque, l’indicazione è precisa: sospendere il Codice degli appalti per il tempo necessario a realizzare gli investimenti del Recovery Plan. In realtà, visto dall’Autorità, la riforma degli appalti (battezzata come «un labirinto di norme» che genera «inefficienze») è un obiettivo strategico, un passaggio obbligato, per rilanciare gli investimenti. Ma i tempi del Recovery Plan non permettono esitazioni: per l’Authority non c’è tempo per attuare subito una rivisitazione organica. Di qui l’idea di muoversi su due piani paralleli. Il primo, da attuare subito, consiste «nella sospensione dell’applicazione del Codice dei contratti pubblici per ricorrere solo alle direttive europee per aggiudicare gli appalti interessati dai fondi europei del Next Generation Eu e alle opere strategiche». Questa mossa, secondo l’Autorità, consentirebbe di poter eliminare immediatamente i vincoli che attualmente insistono, tra gli altri, sul subappalto, l’avvalimento, l’appalto integrato, i criteri di valutazione delle offerte, l’obbligo di nomina di commissari esterni».

Recovery plan: in sei mesi il via libera ai progetti delle opere

A quel punto si potrebbe passare alla fase due. Solo dopo la sospensione per velocizzare gli investimenti del Recovery, per l’Autorità guidata da Roberto Rustichelli, dovrebbe però arrivare la riforma complessiva del Codice degli appalti con l’obiettivo di semplificare le procedure «e lasciare maggiore spazio alla discrezionalità delle stazioni appaltanti».
LE AVVERTENZE
L’Antitrust sottolinea però che «il riconoscimento di una più ampia discrezionalità delle stazioni appaltanti nel rispetto delle regole. deve accompagnarsi a una riqualificazione delle stesse» e anche a una «specializzazione» delle pubbliche amministrazioni insieme alla «digitalizzazione delle procedure». Un percorso di questo tipo, secondo l’Autorità, riducendo «formalismi e adempimenti non necessari», andrebbe a vantaggio «non solo dell’acquirente pubblico, che può spendere meglio le risorse assegnate, ma anche delle imprese che, in assenza di norme di dettaglio, vengono liberate da tutti quegli oneri che, ad oggi, ne rendono spesso ingiustificatamente costosa e complessa la partecipazione agli appalti e ne ritardano l’aggiudicazione e l’esecuzione».

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Lockdown in Germania, la Merkel (sommersa dalle critiche) ci ripensa e revoca le restrizioni dure: «Scusate, è stato un errore»

mercoledì, Marzo 24th, 2021

Dietrofront: il lockdown rafforzato previsto intorno alle vacanze di Pasqua in Germania è stato revocato da Angela Merkel. Lo scrive l’agenzia tedesca Dpa citando fonti informate a pochi minuti dall’inizio di un nuovo vertice fra governo e Laender. «E’ stato un errore, e gli errori vanno corretti in tempo, questo è ancora possibile. Me ne assumo la responsabilità».

Secondo Spiegel è quello che avrebbe detto la Merkel all’inizio del vertice Stato-Regioni. «Chiedo scusa al Paese», ha anche aggiunto la cancelliera.

La cancelliera infatti si è consultata nuovamente con i premier dei Land tedeschi, dopo le critiche suscitate dall’esito dell’ultimo vertice, che aveva disposto rigide misure restrittive fino al 18 aprile, compresa la chiusura dei supermercati per 5 giorni (ma era prevista un’eccezione per generi alimentari il sabato santo).

Questa misura, che includeva dei “Ruhetage”, e cioè dei “giorni di sosta” ulteriori rispetto ai festivi ordinari, ha provocato grande confusione ed è stata fortemente attaccata dal mondo economico.

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L’eccidio delle Fosse Ardeatine, l’omaggio di Mattarella alle 335 vittime della furia nazista: un inno all’unità del Paese

mercoledì, Marzo 24th, 2021

di Concetto Vecchio

Sergio Mattarella è stato in mattinata per l’ultima volta, da presidente della Repubblica, alle Fosse Ardeatine per rendere omaggio alle 335 persone uccise il 24 marzo 1944 dai nazisti come rappresaglia dell’attentato partigiano di via Rasella, in cui il giorno prima erano morti 33 tedeschi. È un appuntamento a cui il capo dello Stato tiene particolarmente.

Fosse Ardeatine, l’omaggio di Mattarella nel 77° anniversario dell’eccidio

Nel 2015 la prima visita alle Fosse Ardeatine

La visita alla lapide in ricordo delle vittime fu non a caso il suo primo atto, dopo l’elezione al Quirinale il 31 gennaio 2015. Ci andò in veste privata, con la sua Panda grigia. E lì rilasciò la sua prima dichiarazione. Un monito contro i terrorismi, un inno all’unità del Paese. Temi che sono stati ricorrenti nel suo settennato.

Ogni anno Mattarella è tornato alle Fosse, deponendo una corona di fiori con il tricolore, perché reputa la memoria dell’eccidio un banco di prova per la coscienza del Paese. L’anno scorso, per l’infuriare della prima ondata della pandemia, non fu possibile un atto in presenza. “L’eccidio delle Ardeatine ha costituito una delle pagine più dolorose della storia recente del nostro Paese. I valori del rispetto della vita e della solidarietà che ci sorreggono in questo periodo, segnato da una grave emergenza sanitaria, rafforzano il dovere di rendere omaggio a quei morti innocenti”, scrisse Mattarella in una nota, ricordando che dopo la guerra l’Italia unita rinacque.”La stessa unità che ci è richiesta, oggi, in un momento difficile per l’intera comunità”. “Quest’anno, con grande rammarico, non sarà possibile incontrarsi, per ascoltare, insieme alle loro famiglie e con sempre uguale commozione, i nomi dei martiri”.

Le vittime

A cadere sotto il piombo tedesco furono persone dalle estrazioni più varie, generali e straccivendoli, operai e intellettuali, commercianti e artigiani, un prete e 75 ebrei, monarchici, azionisti, liberali, comunisti. Nel libro di Alessandro Portelli L’ordine è già stato eseguito sono raccolte, con passione civile, moltissime voci di quella tragedia.

In un tempo sempre più povero di memoria, e con una scarsa attenzione alla storia da parte di chi ha occupato posti di potere, Mattarella ha cercato di far rivivere, con paziente pedagogia repubblicana, i valori alla base della nostra Costituzione. L’attenzione al destino degli ebrei italiani durante la seconda guerra mondiale è stato costante, testimoniato anche dalla nomina a senatrice a vita di Liliana Segre, con cui ha visitato nel 2019 il memoriale della Shoah di Milano.

Le reazioni

“Trecentotrentacinque vittime inermi della barbarie nazifascista. I loro nomi siano sempre con noi, ispirandoci ad agire ogni giorno al meglio per far progredire la cultura del dialogo, del rispetto, della fratellanza”, ha dichiarato Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane uscendo dal mausoleo delle Fosse Ardeatine. “E’ la Memoria – ha aggiunto – che costruisce futuro. Che ci dà un indirizzo, una prospettiva. E quella prospettiva è la difesa della libertà , bene inestimabile che, come ci insegna anche la festa ebraica di Pesach in arrivo, siamo chiamati a difendere in ogni generazione con il massimo impegno e sforzo. Lo dobbiamo – ha concluso Di Segni – anche al ricordo di chi, quel terribile 24 marzo di 77 anni fa, perse la vita in questi luoghi di morte e dolore”. 

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Regioni, il primo vero affondo di Draghi: «Trascurano anziani in favore di altri gruppi»

mercoledì, Marzo 24th, 2021

di Marco Galluzzo

Regioni, il primo vero affondo di Draghi: «Trascurano anziani in favore di altri gruppi»

ROMA – Mario Draghi striglia le Regioni. In modo duro, inedito, perché alcune differenze nell’attuazione del piano vaccinale sono «inaccettabili». Soprattutto se si scaricano sul diritto degli anziani, degli over 80, ad essere vaccinati prima degli altri.

I vaccini agli over 80 e le differenze regionali

L’affondo del capo del governo è molto esplicito, affronta l’argomento di presunti favoritismi verso categorie che non avrebbero diritto: «Per quanto riguarda la copertura vaccinale di coloro che hanno più di 80 anni, persistono purtroppo importanti differenze regionali, che sono molto difficili da accettare. Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del Ministero della Salute, altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale».

Il piano vaccinale e l’ordine di priorità

Ma nonostante la gravità di alcuni contesti il presidente del Consiglio continua a ritenere che non occorra uno scontro, né tantomeno far valere quella clausola di supremazia dello Stato verso le Regioni cui pure accenna subito dopo. Se ne esce solo alzando il livello della collaborazione e il rispetto delle regole: «Dobbiamo essere uniti nell’uscita dalla pandemia come lo siamo stati soffrendo, insieme, nei mesi precedenti. Tutte le regioni devono attenersi alle priorità indicate dal Ministero della Salute. In tempo di pandemia, anche se le decisioni finali spettano al governo, come ha ricordato anche una recente sentenza della Corte Costituzionale, sono pienamente consapevole che solo con una sincera collaborazione tra Stato e Regioni, in nome dell’Unità d’Italia, il successo sarà pieno».

Il discorso di Draghi in Senato

Nel discorso al Senato sul vertice europeo che inizierà giovedì Mario Draghi annuncia anche alcune attività. Sui numeri delle vaccinazioni: «Il governo intende assicurare la massima trasparenza ai dati sui vaccini e renderà pubblici tutti i dati sul sito della Presidenza del Consiglio Regione per Regione, categoria di età per categoria di età».

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29 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca sono state trovate in uno stabilimento ad Anagni

mercoledì, Marzo 24th, 2021

di Redazione Online

29 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca sono state trovate in uno stabilimento ad Anagni

Un’ispezione da parte di autorità italiane, per conto dell’Unione europea, nello stabilimento della Catalent di Anagni (Frosinone) ha trovato uno stock di 29 milioni di dosi del vaccino di AstraZeneca delle quali l’Ue non era a conoscenza.
L’ispezione, secondo quanto ha confermato Palazzo Chigi con una nota, è stata richiesta sabato dalla Commissione europea. Il presidente del Consiglio Draghi ne ha informato il ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha inviato sul posto i carabinieri del Nas. Alle autorità italiane tali dosi risultavano destinate al Belgio. Nel primo pomeriggio di mercoledì, AstraZeneca ha diffuso una nota in cui definiva «inesatte» le informazioni relative alle dosi di vaccino ritrovate ad Anagni. Secondo la casa farmaceutica, 13 milioni di dosi sono destinati a Covax (il programma Onu per la distribuzione di vaccini nei Paesi a basso reddito) e altri 16 milioni «all’ Europa». Da fonti europee è arrivata a stretto giro una risposta, così riferita dalle agenzie di stampa: «Non speculiamo se le dosi fossero o meno destinate all’Ue», ma se «l’azienda vuole esportare queste dosi fuori dall’Ue, dovrà presentare una richiesta di autorizzazione alle autorità italiane». Secondo le stesse fonti, l’Ue assiste a «una mancanza di trasparenza da parte di AstraZeneca su quante dosi hanno prodotto, dove e da chi». L’episodio si inserisce nell’ambito delle tensioni in corso da settimane tra Bruxelles e l’azienda farmaceutica.

Le dosi «destinate al Belgio»

L’ispezione dei Nas nello stabilimento Catalent, impegnato nell’infialamento del siero Oxford, ha permesso di verificare l’esistenza di alcuni lotti di vaccino che risultavano destinati al Belgio. Le dosi contenute in tali lotti sarebbero 29 milioni in totale. La Commissione europea — secondo quanto riferito da un rappresentante francese al Financial times — ha intenzione di bloccarne l’esportazione, a meno che non siano destinate al mercato dell’Unione europea.

L’Ue: «AstraZeneca è molto indietro con le consegne»

Il 1 febbraio scorso è entrato in vigore il regolamento Ue per il controllo dell’export.
Il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, ha parlato oggi di «forti inadempienze» di AstraZeneca nella distribuzione dei vaccini nell’Unione europea: «di 120 milioni di dosi» che avrebbe dovuto consegnare nel primo trimestre secondo il contratto, ha tagliato a «30 milioni ma non è nemmeno vicino a questa cifra».«Spetta all’azienda (AstraZeneca, ndr) decidere dove vanno le dosi» stoccate ad Anagni, «ma non possiamo fare a meno di notare che AstraZeneca è molto indietro con le consegne» all’Unione europea, ha detto Dombrovskis.

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Se la Germania cade sul virus Il caso tedesco

mercoledì, Marzo 24th, 2021

Gian Enrico Rusconi

In Germania l’autorevole “Die Zeit” fa una preoccupatissima analisi di quanto sta accadendo nel Paese, di fronte alla pandemia e alle difficoltà di contenerla. Arriva alla conclusione che i tedeschi stanno perdendo la fiducia nel loro Stato. Non è una affermazione di poco conto per la storia e la società tedesca. Non si tratta di una generica insoddisfazione verso il sistema partitico o singole personalità politiche. La lotta alla pandemia è considerata un compito specifico dello Stato in quanto istituzione nella sua interezza, comprensiva della sue articolazioni amministrative e regionali.

Di conseguenza l’ insoddisfazione per la deficitaria gestione della pandemia investe lo Stato come tale. Il tradizionale affidamento dei tedeschi alle competenze dello Stato sta venendo meno come mai è accaduto prima. Con conseguente inattese. I cittadini tedeschi – prosegue la “Die Zeit” – sono insoddisfatti di tutto: scuole, economia, vaccini. In tutti questi ambiti il grado di soddisfazione è sempre molto basso. Si lamenta che gli insegnanti sono costretti a lavorare nelle scuole senza essere stati sottoposti ad alcun test preventivo; che medici e infermieri sono impegnati nelle terapie intensive inadeguate a fronte delle esigenze dei pazienti. I lavoratori autonomi attendono invano da mesi i sostegni promessi e sono in preda al cinismo. In tutte queste situazioni, gli interessati non mostrano soltanto rabbia, ma incredulo stupore per le inadeguatezze dello Stato. Un titolo dello Spiegel parla di “Vergogna e scandalo: la nuova incapacità tedesca”. Si chiede: “È davvero possibile che lo Stato tedesco non sappia fare di meglio?”. Dovunque insufficienze, ritardi o dilazioni. I più, se non diventano subito critici furiosi della politica e delle sue istituzioni, non le considerano più positivamente come prima. Quando in ufficio, in famiglia o su internet qualcuno insulta “quelli che ci stanno sopra”, non dissentono. C’è il pericolo che a lungo termine il disprezzo della politica diventi dominante, egemonico.

Di fronte a questo quadro viene spontaneo pensare alla situazione italiana. Materialmente è altrettanto seria e motivo di lamento, ma non sembra tradursi in un’accusa così diretta allo Stato come tale.

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