Archive for Marzo, 2021

Stralcio cartelle fino a 5.000 euro, battaglia sulla cancellazione: cosa ci sarà nel Dl Sostegni

venerdì, Marzo 19th, 2021

di Michele Di Branco

E’ ancora battaglia sulla cancellazione delle vecchie cartelle esattoriali. Un accordo sul testo da inserire nel decreto Sostegni non è stato ancora raggiunto tra le forze politiche che sostengono il governo Draghi ed è probabile, a questo punto, che la mediazione finale venga siglata solo in Cdm in programma in serata. Tra le ipotesi in campo in queste ore ci sarebbe la fissazione di un tetto per la cancellazione a 5 mila euro, come inizialmente previsto ma (ed è questa la novità di queste ultime ore) con un limite di reddito fino a 30mila euro. Questa impostazione sarebbe coperta con 1,5 miliardi di euro.

Tuttavia diverse fonti di maggioranza spiegano che sul punto manca ancora un accordo. Le altre ipotesi da ieri in campo sono abbassare a 3 mila euro il tetto per le singole cartelle o ridurre l’arco temporale della sanatoria, che farebbe riferimento non agli anni 2000-2015 ma agli anni 2000-2010. Trovare una sintesi non è semplice: la Lega, addirittura, continua a spingere per portare il tetto a 10mila euro («La pace fiscale è una salvezza per le famiglie», spiega il leader, Matteo Salvini), sostenuta dal Movimento cinque stelle favorevole all’azzeramento del magazzino fiscale. Ma Leu si oppone perché lo considera un condono.

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Case a Milano: per i Ferragnez nuovo attico a Citylife. I «gioielli» storici in vendita e la villa di Versace che nessuno compra

venerdì, Marzo 19th, 2021

di Elisabetta Andreis

Case a Milano: per i Ferragnez nuovo attico a Citylife. I «gioielli» storici in vendita e la villa di Versace che nessuno compra

Generali Re si compra la Maggiolina. I diciotto palazzi nel quartiere che comprende il Villaggio dei giornalisti passeranno di mano a giorni, con il fondo pensione Unicredit che vende a un prezzo superiore a 80 milioni. In un primo tempo aveva pensato di dismettere solo cinque edifici, dei 23 che possedeva in totale. Li aveva liberati dagli affittuari e venduti ai privati meno di due anni fa. Adesso invece la svolta, vara la maxi operazione con il colosso immobiliare della torre Hadid. Il rogito si firma a breve, Generali ristrutturerà tutto e divide il progetto in tre parti: una prima tranche di palazzine, più protette e immerse nel verde, sarà dedicata agli over 75, una seconda diventerà complesso residenziale del suo fondo europeo e una terza prevede a medio termine il frazionamento e la vendita delle unità abitative.

A Citylife Generali Re sta poi portando avanti una nuova costruzione nella parte sud: su 108 appartamenti, l’attico più esclusivo è già opzionato da Fedez e Chiara Ferragni.

Ancora, nell’enorme edificio che Generali possiede in Cordusio (palazzo Venezia), le impalcature nel 2022 sveleranno il nuovo hotel cinque stelle della catena spagnola Melìa International che a sorpresa occuperà anche i piani alti di via dei Mercanti (sotto, negozi). Per il resto, al netto di qualche asta (Enpam dismetterà tra l’altro il palazzo tra via Ripamonti e viale Toscana e Palazzo Marino quello in largo Treves), il mercato riserva sorprese soprattutto sul fronte del lusso.

L’ultimo colpo di scena è la vendita di 1.800 metri quadrati di superattico in San Babila dove vissero Maurizio Gucci e Patrizia Reggiani, comprato dal magnate indiano Rishal Shah.
Secondo fonti del settore sarebbero stati venduti anche due dei gioielli più cari della città. Quello in via dei Giardini all’angolo con piazzetta Sant’Erasmo che fu di Valentina Cortese lo avrebbe preso la famiglia Rovati (Rotapharm). Quello di via Bigli angolo via Verri, dove abitò anche Massimo Moratti, appartenuto a Zunino e poi rilevato da un fondo, è stato ristrutturato e riconvertito a residenziale e negozi: l’agenzia Milano Immobili di prestigio di Luca Marotta in sei mesi ha venduto metà degli alloggi a un prezzo monstre di 20-22 mila euro al metro quadrato (e per l’attico da mille metri c’è una trattativa in esclusiva in corso).

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Arriva il Decreto Sostegni: undici miliardi alle imprese, bonus stagionali e aiuti per 800mila professionisti

venerdì, Marzo 19th, 2021

Undici miliardi per il sostegno alle imprese, 3,3 per il rifinanziamento della cassa Covid fino a fine anno e la stessa cifra per Regioni ed enti locali, aiuti a fondo perduto per 800mila professionisti, cinque miliardi per la campagna vaccinale. Sono solo alcune delle cifre del decreto Sostegni che oggi andrà in Consiglio dei ministri.

Il Decreto Sostegni

Le cartelle – Sul tavolo in primis la questione dell’azzeramento delle vecchie cartelle fiscali: l’ipotesi contenuta nelle prime bozze e portata avanti finora era quella di cancellare gli importi fino a 5mila euro affidate alla Riscossione dal 2000 fino al 2015.CHIUDI ✕

La Lega, con Forza Italia, spinge per portare il tetto a 10mila euro, trovando però la contrarietà di Pd, Leu e Iv. Dal M5s – una parte – si punta a portare a casa almeno lo stralcio fino a 5mila euro, con l’inserimento di un automatismo per eliminare d’ora in poi i crediti inesigibili che, viene fatto notare, ingolfano il magazzino rendendo più difficile la lotta all’evasione. Frenano i dem: “dobbiamo trovare il modo di intervenire senza premiare i furbetti perché  altrimenti rischieremmo di dare il messaggio che è meglio non fare il proprio dovere”.

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Roma zona rossa, pranzo e cena al ristorante con il passaporto vaccinale: con la “green card” il piano per locali e palestre

venerdì, Marzo 19th, 2021

di Lorenzo De Cicco

Ristoranti e palestre a Roma potrebbero riaprire prima. Nel caso dei locali, anche di sera, almeno per chi ha in tasca il certificato vaccinale, la “green card” su cui ragiona l’Unione europea. Da domani i primi 219.791 cittadini del Lazio vaccinati con prima e seconda dose potranno scaricare l’attestato sul sito internet della Regione (il portale è SaluteLazio.it). L’assessore alle Attività produttive del Campidoglio, Andrea Coia, è al lavoro per permettere ai settori piegati dalla crisi della pandemia di rialzare la saracinesca il prima possibile. «Con la zona rossa, c’è poco da fare – ragiona l’assessore – ma quando il livello dei contagi, speriamo presto, scenderà di nuovo ai livelli della zona gialla, dobbiamo farci trovare pronti».

I SETTORI

In Comune, spiega Coia, circola l’idea di sfruttare in prima battuta anche i certificati vaccinali. «Potrebbero essere utilizzati per consentire ai ristoranti di rimanere aperti la sera, non solo di giorno, o per le palestre». La platea dei vaccinati è ancora limitata, ma interessa comunque quasi 200mila persone a Roma e con lo sblocco di AstraZeneca e l’arrivo di maggiori dosi Pfizer la campagna, ad aprile, dovrebbe viaggiare a ritmi molto più veloci. Sui locali aperti fino alle 22, prima che il Lazio diventasse zona rossa, si era spesa in prima persona la sindaca Virginia Raggi. «Dobbiamo aiutare i ristoratori e gli imprenditori provando a fare un passo in avanti verso la normalità», ha detto in tv a Porta a Porta. «Si potrebbe far riaprire ristoranti, bar e locali fino alle 22 con regole rigidissime, si valutino dei protocolli molto stretti da applicare ma si consenta a chi è in regola e rispetta questi protocolli di lavorare». Anche per l’utilizzo dei certificati vaccinali, riprende Coia, si passerebbe sempre dalla concertazione con le categorie, «attraverso protocolli specifici».

A PRANZO

Naturalmente a pranzo, in zona gialla, non ci sarebbero limitazioni, tutti potrebbero attovagliarsi, purché con i tavoli a debita distanza. Il punto è la sera. La giunta di Roma a inizio marzo ha chiesto al governo di permettere la riapertura fino alle 22 dei locali, con la città in giallo. Se non arrivasse il via libera dell’esecutivo, dopo Pasqua il Campidoglio potrebbe emanare una propria ordinanza. Si lavora anche alla ripartenza del turismo, settore chiave per la Capitale. Raggi due giorni fa ha lanciato l’allarme sullo svuotamento del Centro storico.

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Lazio in zona rossa, i dati migliorano: ipotesi prime riaperture lunedì 29 marzo

venerdì, Marzo 19th, 2021

di Mauro Evangelisti

L’Rt del Lazio, l’indice di trasmissione del virus, nel report della settimana scorsa era a 1,3. È stato inevitabile il doppio salto, con il passaggio diretto dalla fascia gialla a quella rossa. Dopo sette giorni, quel valore è già drasticamente sceso, secondo i calcoli che circolano negli uffici della Regione Lazio, siamo a 1,09, dunque in un territorio tale da garantire il passaggio in arancione. Significa che da lunedì Roma e le altre quattro province vedranno un allentamento delle misure di contenimento? No.

LA SPERANZA

Bisogna confermare questo dato (e altri) per due settimane consecutive, dunque la possibilità concreta di rivedere l’arancione è rimandata al 29 marzo, sempre tenendo conto che comunque poi a Pasqua (il 3, il 4 e il 5 aprile) tutta l’Italia, esclusa la Sardegna, sarà in zona rossa. Per l’eventuale riapertura delle scuole sarà necessario attendere, probabilmente, il 6 aprile. Ci sono altri dati che sembrano far ben sperare: «Il tasso di riempimento delle terapie intensive è sotto il livello di guardia del 30 per cento», dice l’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato, che però invita a non affrettare i tempi, a non dare per certo il raggiungimento del risultato a fine mese, perché comunque la situazione è ancora fluida. Per due motivi. C’è una parte della Regione, la provincia di Frosinone (la prima a diventare rossa quando il resto del Lazio era giallo) dove i casi non calano in modo soddisfacente, nonostante le restrizioni. C’è stata una riduzione rispetto ai giorni più bui, ma comunque si viaggia a 230-250 nuovi infetti al giorno. Per i tecnici della Regione rappresenta quasi un mistero, perché fino ad oggi si è visto che le restrizioni previste dalla zona rossa hanno un effetto sulla circolazione del contagio importante.

Le varianti potrebbero essere all’origine di questa modesta risposta alle chiusure, ma si sta studiando anche un’altra pista: la provincia di Frosinone, in Italia, è tra quelle con una più marcata presenza delle polveri sottili, superiore anche a Roma (dove negli ultimi anni la situazione è molto migliorata rispetto al decennio scorso). Tra gli scienziati, c’è chi sostiene – e in effetti in Italia questa tesi potrebbe avere delle conferme dalla mappa di diffusione del contagio – che nelle aree con più polveri sottili, c’è una diffusione più facile di Sars-CoV-2. Solo una ipotesi, sulla quale, ad esempio, si trova in disaccordo il professor Giorgio Buonanno, docente dell’Università di Cassino ed esperto di inquinamento. Secondo lui, il vero pericolo non è all’aperto, ma nei luoghi chiusi, a prescindere dalla distanza: «In provincia di Frosinone, è la mia considerazione, bisogna guardare più a una diffusione massiccia delle varianti. Non credo alla ipotesi dell’effetto delle Pm10 all’aperto».

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Biden, Putin e il vero rivale (la Cina)

venerdì, Marzo 19th, 2021
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di   Sergio Romano

In altri tempi e circostanze le parole usate dal presidente degli Stati Uniti per definire il collega russo («un assassino») sarebbero state una implicita dichiarazione di guerra. Oggi potrebbero essere soltanto la reazione umorale di un uomo che sta regolando un vecchio conto. Come all’epoca del duello fra Donald Trump e Hillary Clinton, Putin si sarebbe servito della stessa arma (le offensive cibernetiche) per influire sul risultato di quello fra Biden e Trump scegliendo, ancora una volta, di sostenere il secondo. Come durante la Guerra fredda Washington usa motivazioni morali, recita la parte del Bene contro quella del Male. È una diplomazia invecchiata, ma ha ancora il merito di compiacere quella parte del Paese che crede nella propria superiorità morale. Non mi stupirei se Biden fosse rimasto candidamente sorpreso dalla decisione del governo russo di richiamare l’ambasciatore.

Ancora più sorprendente, forse, è la scelta di politica internazionale che Bidensembra avere fatto con quella malaugurata parola. Ogni grande potenza muove le sue pedine sulla scacchiera del mondo tenendo d’occhio quelle del principale avversario. Per la Russia il potenziale nemico è la Cina. La Russia è stata per due secoli dominata da una popolazione (i mongoli) che proveniva dall’Asia. A Pechino non hanno dimenticato i continui tentativi zaristi di allargare sino al cuore dell’Impero cinese le loro conquiste in Manciuria.

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La vita ha i suoi rischi, non puoi stopparla

venerdì, Marzo 19th, 2021

Da uomo che non ha la patente e che ha passato il 90 per cento dei Ferragosto della sua vita in casa a fare il lavoro di cui campo, mi lasciava di stucco il numero dei morti italiani per incidenti stradali avvenuti ogni anno nei due giorni di Ferragosto. Tipo 180 all’anno, talvolta qualcosa di meno, talvolta qualcosa di più.

I morti quanti di una battaglia moderna cruenta, non meno che questo.

Succedeva dunque che l’anno successivo si mettessero in auto nei giorni di Ferragosto meno italiani dell’anno precedente? C’era qualche ente italiano o europeo che stoppava l’afflusso di auto e autocarri lungo le autostrade ferragostane? Ma neppure per idea.

È ovvio che la vita è un rischio, che già a uscire di casa rischi qualcosa, che dal terzo piano della casa di un vicino ti piombi in testa un vaso di fiori. Eccome se rischiarono gli abitanti di New York che lavoravano ai due grattacieli più alti della città e che alla mattina dell’11 settembre 2001 andarono puntuali al lavoro. Quelli di loro che lavoravano ai piani più alti rimasero imprigionati dalle fiamme che venivano dal basso. Sprangarono la porta nella speranza di stoppare le fiamme, solo che contro le fiamme non c’è difesa. Si rifugiarono nelle finestre, anzi fuori dalle finestre, appesi per le mani anziché bruciare vivi, solo che le loro mani cedettero al fuoco e loro trascorsero gli ultimi istanti della loro vita, volando giù verso la morte. Non per questo all’indomani i cittadini newyorkesi non andarono al lavoro puntuali. E ci mancava altro.

La vita ha i suoi rischi, non puoi stopparla.

Succede dunque che alcuni cittadini europei, meno di dieci su milioni che ne sono stati vaccinati, muoiano in concomitanza con l’assunzione di un determinato vaccino, l’arma migliore tra quelle a nostra disposizione contro un diabolico nemico di nome Covid. Ne viene stoppata per un paio di giorno, ed è una precauzione sacrosanta, la vaccinazione a mezzo di quel determinato vaccino, ed è purtroppo la nostra una corsa contro il tempo a salvare il “gregge”. Ritardare quella corsa significa aumentare i pericoli per il “gregge”, ossia per me e voi che ci stiamo parlando. Per fortuna non c’è alcun pericolo determinato, ossia non esistono prove certe che tra quelle morti e il vaccino in questione ci sia un nesso di causa-effetto.

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Cts nella tempesta. L’ingegnere Gerli si dimette, polemiche sulla mancanza dell’Inail

venerdì, Marzo 19th, 2021
Gerli
Gerli

Parte tra polemiche, malumori e qualche protesta il nuovo Comitato tecnico scientifico che si riunirà per la prima volta nel primo pomeriggio di domani, venerdì 19 marzo. Non ci sarà l’ingegnere Alberto Giovanni Gerli, uno dei dodicicomponenti nominati il 16 marzo, che oggi ha comunicato la rinuncia all’incarico, ufficializzata dalla comunicazionedel Dipartimento della Protezione civile cui il Cts fa capo.

La nomina dell’ingegnere padovano di 40 anni, fondatore di una startup di illuminazione a led e appassionato di bridge, era finita al centro dell’attenzione per il fatto che le sue previsioni sull’andamento del coronavirus si sono rivelate inesatte. Sinistra Italiana e Verdi avevano criticato la nomina, da tutti attribuita alla Lega benché dal partito di Salvini si continua a smentire, chiedendo al capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, di sollevarlo dall’incarico nel Cts.

Gerli non ha aspettato, ha fatto un passo indietro per “evitare al Cts e alle istituzioni in generale ulteriori, inutili ostacoli e distrazioni rispetto alle importanti e difficili decisioni che sono chiamati a prendere in un momento tanto delicato per il Paese”, ha scritto in una nota definendo “inattese e sorprendenti le polemiche” che lo hanno riguardato, dicendosi “convinto della bontà dei dati che ho contribuito a sviluppare e del fatto che possano costituire un utile elemento di analisi nella gestione della pandemia”.

Fin qui le polemiche e le proteste. Poi ci sono i malumori, che riguardano in particolare l’esclusione dell’Inail dal nuovo Cts. Una scelta sulla quale, riferiscono ad HuffPost fonti di primissimo piano, anche il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando avrebbe espresso più di una perplessità. Per Cgil, Cisl e Uil, “è un errore”. Lo scrivono in una nota unitaria i segretari confederali, Rossana Dettori, Angelo Colombini e Domenico Proietti, nella quale precisano che “non sono chiari i criteri con i quali è stato definito il nuovo Comitato Tecnico Scientifico”, è chiedono al Governo “di rivedere la sua decisione”. Ricordando “il contributo tecnico svolto dall’Inail nella definizione dei protocolli condivisi sulla salute e sicurezza siglati dal Governo con le parti sociali, protocolli che hanno avuto una funzione decisiva nel garantire la salute nei luoghi di lavoro”.

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Sollievo di Draghi: “Ora accelerare”, ma è allarme rosso per le disdette

venerdì, Marzo 19th, 2021

alessandro barbera, paolo russo

Le iniezioni riprendono subito. Da oggi stesso, promette Mario Draghi. Sono le 18.14 quando il premier, rompendo l’abitudine a non dichiarare per iscritto, manda alle agenzie di stampa la decisione del governo di ripartire con la campagna vaccinale per AstraZeneca. «Accogliamo con soddisfazione il pronunciamento dell’Ema». Che cosa avrebbe detto l’ente per il farmaco europeo, Draghi lo sapeva da qualche ora. Attendeva solo l’ufficialità. «Ora la priorità rimane quella di realizzare il maggior numero di vaccinazioni nel più breve tempo possibile». Facile a dirsi, difficile a farsi. Appena rientrato dalla visita a Bergamo, il premier ha la notizia dell’accelerazione delle sperimentazioni sul vaccino italiano di Reithera, che però arriverà ben oltre settembre. Per il momento si può proseguire con i tre prodotti a disposizione, anzitutto con quello che, nonostante le rassicurazioni dell’Ema, soffrirà comunque una crisi di fiducia.
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Mentre la Francia già ieri pomeriggio ha ripreso a vaccinare con AstraZeneca, l’Agenzia per il farmaco italiana si è presa fino alle 15 di oggi per dare il via libera alle immunizzazioni. La decisione finale deve ancora essere presa, ma con ogni probabilità l’Aifa non porrà alcuna limitazione all’uso del vaccino di Oxford, limitandosi ad apportare leggere modifiche al foglietto illustrativo, e aggiungendo all’elenco delle avvertenze quella sui rarissimi casi di trombosi cerebrali, rispetto ai quali non sussistono prove di un nesso di causalità con il siero. Questo obbligherà a ritoccare anche il foglio del consenso informato che è chiamato a firmare chi si immunizza, ma buona parte delle Regioni ha deciso di ripartire lo stesso oggi pomeriggio chiamando a mostrare il braccio chi aveva prenotato per la stessa data. Nei prossimi giorni saranno avvisati con sms i circa quattrocentomila che avevano dovuto saltare il turno dopo la sospensiva. Una ripresa condizionata dal rischio fuga da AstraZeneca. «Da sabato abbiamo registrato la metà delle defezioni. Siamo imbarazzati», ammette il governatore Veneto, Luca Zaia. «Chi non lo fa lo metterei a fine coda e ci stiamo pensando», aggiunge subito dopo, anticipando una scelta comune a diverse Regioni. Sulla stessa linea punitiva rispetto a chi rifiuta il ritrovato di AstraZeneca sono infatti anche Puglia, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Lombardia. «Il vaccino a Rna messaggero è riservato ai fragili, gli altri fanno quello che è disponibile. Cercheremo di convincere i più scettici che i vaccini sono tutti uguali, ma per noi dire no a quello appena dichiarato sicuro ed efficace dell’Ema significa rifiutare la vaccinazione», taglia corto l’assessore alla sanità pugliese, Pierluigi Lopalco. «Speriamo che il maggior numero possibile di persone continui a vaccinarsi, ma nessuno può scegliere quale vaccino fare. Chi lo rifiuta va in fondo alla coda», conferma l’emiliano, Raffaele Donini.

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La mia città ferita e il santuario di San Patrizio: così ho riscoperto l’orgoglio bergamasco

venerdì, Marzo 19th, 2021

Mattia Feltri

La mia città ferita e il santuario di San Patrizio: così ho riscoperto l’orgoglio bergamasco

È la foto del santuario di San Patrizio, Colzate, Val Seriana. Me l’ha mandata un amico, Mirco Gualdi. La nostra è un’amicizia strana: non ci siamo mai visti. Mi ha scritto per la prima volta un anno e tre giorni fa, il 16 marzo 2020, per raccontarmi di suo padre, ucciso a 77 anni dal coronavirus. Dicevamo coronavirus, un anno fa. Col tempo ho scoperto che Mirco vive dirimpetto ai miei zii, il fratello di mia madre e sua moglie, nella casa che fu di mio nonno Raffaele. Vede il giardino della casa dove sono stato a balia da Santina e da suo marito Amabile, ormai morti da tanti anni. Con la balia – la chiamavo zia Santina – alla mattina partivo a piedi per salire a San Patrizio. Alzando gli occhi lo vedevamo sempre, tranne quando a una curva scompariva all’improvviso dietro agli alberi, e poi ricompariva di bianco, coi suoi archi, le sue colonne, la sua severa e inesorabile immobilità, la sua infinita dolcezza, il suo sprofondare intatto nei secoli come garanzia sul passato e sul futuro. Se c’è un posto che posso chiamare patria, è il santuario di San Patrizio. Io so che per secoli le mani e gli occhi dei miei avi si sono posati lì sopra, come i miei occhi e le mie mani, e lo sentivo fin dentro le ossa già da bambino. Mirco l’ha capito e talvolta alla mattina sale a San Patrizio, a piedi o in bicicletta, e mi manda le foto, e le guardo come fossero le foto dei miei figli, cioè l’epicentro di me stesso. Salivo anche coi miei zii o con mio nonno, quando andavamo a funghi, o a mangiare i casoncelli nella trattoria del cortile sottostante al santuario, e sono trent’anni che non ci vado più.

Un anno fa mia zia restò a letto con trentanove, quaranta di febbre per due settimane. Non ci vado in ospedale, mi disse, se posso salvarmi, posso salvarmi solo a casa. Si erano ammalati tutti: i loro tre figli – miei cugini – coi rispettivi coniugi, e i figli dei loro figli, e mio zio, che quest’anno fa 78 anni, fu l’unico a non ammalarsi e saltellava tutto il giorno di negozio in negozio e di casa in casa a fare la spesa per i familiari lungodegenti. Mia zia non me lo passava, sai che non parla volentieri al telefono, non sa che cosa dire. Mio zio, nel turbine del suo affaccendarsi, non ha mai saputo dire niente di troppo, se non con l’abissale azzurro dei suoi occhi sempre schiacciati dentro un sorriso.

Non c’è nulla di più bergamasco di mio zio. Nei giorni successivi ebbi notizie rare e via Whatsapp, perché mia zia aveva la sua partita da giocare, e poi la vinse e mi disse: quando tutto sarà finito usciremo per le strade del paese e vedremo chi c’è ancora e chi non c’è più.

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