Archive for Marzo, 2021

Ilaria Capua: «Bisogna stare fermi per altri due mesi»

mercoledì, Marzo 10th, 2021
La virologa ospite di Floris a «diMartedì» | CorriereTv
Covid, Ilaria Capua: «La soluzione adesso è stare fermi, uscite il meno possibile. Si tratta di due mesi, poi arriva la buona stagione».
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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 9 marzo: 19.749 nuovi casi e 376 morti

martedì, Marzo 9th, 2021

di Redazione online

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 9 marzo: 19.749 nuovi casi e 376 morti

Sono 19.749 i nuovi casi di coronavirus in Italia (ieri sono stati +13.902, qui il bollettino). Sale così ad almeno .101.093il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall’inizio dell’epidemia. I decessi odierni sono 376 (ieri sono stati +318), per un totale di 100.479 vittime da febbraio 2020. Mentre le persone guarite o dimesse sono 2.521.731 complessivamente: 12.999 quelle uscite oggi dall’incubo Covid (ieri +13.893). E gli attuali positivi — i soggetti che hanno il virus — risultano essere in tutto 478.883, pari a 6.350 rispetto a ieri (-329 il giorno prima).

I tamponi e lo scenario

I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 345.336, mentre ieri erano stati 184.684. Il tasso di positività, in aumento, è pari al 5,7%: ieri era 7,5%. Qui la mappa del contagio in Italia.

Le vittime

Le vittime: sono 376 contro le 318 di ieri.

La pressione sul sistema sanitario

Aumentano le degenze nei reparti Covid, ordinari e intensivi. I posti letto occupati nei reparti Covid ordinari sono + 562, per un totale di 22.393 ricoverati. I posti letto occupati in terapia intensiva (TI) sono +56 (ieri +95), portando il totale dei malati più gravi a 2796 La variazione dei posti letto occupati, in area critica e non, indica il saldo tra i pazienti usciti e quelli entrati nelle ultime 24 ore.

I vaccinati

Le dosi di vaccino somministrate sono oltre 5,4 milioni. I cittadini che hanno ricevuto la seconda dose sono più di 1,6 milioni. Qui la mappa aggiornata ogni sera e qui i dati in tempo reale del report «Vaccini anti Covid-19» sul sito del governo.

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I casi regione per regione

Il dato fornito qui sotto, e suddiviso per regione, è quello dei casi totali (numero di persone trovate positive dall’inizio dell’epidemia: include morti e guariti). La variazione indica il numero dei nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore.

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Lombardia rischia la zona rossa. Focolai, Rt e ospedali sotto stress: ecco perché

martedì, Marzo 9th, 2021

di Stefano Landi

La situazione è particolare. Perché se da un lato la Lombardia si è chiusa in un più rassicurantearancione rinforzatogiovedì scorso e quindi attende di vedere gli effetti dell’ennesima stretta all’andamento del contagio, venerdì il consueto monitoraggio della cabina di regia potrebbe portare a un nuovo cambio di fascia: sarebbe il 16esimo nei 5 mesi di semaforo a tre velocità. Ecco la fotografia di tutti gli elementi che porteranno alla decisione del ministero.

L’incidenza
Il governo ha stabilito come soglia di rischio i 250 casi proporzionati a 100 mila abitanti. Dato che mediamente la Lombardia ha superato negli ultimi giorni. Ma si riscontra una grande disomogeneità sul territorio, di una Regione grande con oltre 10 milioni di abitanti. L’incidenza regionale oggi è 313, in crescita dal 252 di venerdì scorso. Solo Brescia è a 580. Milano, Bergamo, Sondrio e Varese, Lodi le province ancora sotto quota 250. Commenta il presidente lombardo Attilio Fontana: «I numeri non stanno migliorando. Noi stiamo cercando di contenere con tutte le misure che abbiamo assunto».

I focolai
Sono stati alcuni focolai di variante inglese nel Bresciano a rialzare la curva epidemiologica. Quelli complessivamente rilevati nell’ultima settimana in Lombardia sono 2.844. Erano 2.422 in quella precedente. E 1640 in quella prima.

Gli Rt
L’ultimo Rt regionale rilevato dalla cabina di regia era 1,13 per contagi e 1,24 per ricoveri. Dovrebbe crescere perché riferito all’intervallo di settimana scorsa, dove i casi sono aumentati in maniera importante. A Milano, se si considera tutta la provincia, l’ultima rilevazione dice 1,28 sui contagi, per la prima volta da alcuni giorni leggermente sotto la media della settimana precedente. L’indice riferito alla sola città è a 1,26 (la media degli ultimi 14 giorni è 1,30). L’Rt ospedaliero invece è a 1,27. Secondo i parametri stabiliti dal Ministero, un Rt sopra l’1,25 sarebbe da fascia rossa, ma il dato andrebbe comunque letto in combinazione ad altri fattori.

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Sputnik V, il vaccino russo sarà prodotto in Italia: 10 milioni di dosi entro il 2021

martedì, Marzo 9th, 2021

Sarà prodotto anche in Italia a partire da giugno il vaccino russo Sputnik V .
Il Fondo russo che commercializza lo Sputnik (Rdif)ha concluso un accordo con l’azienda svizzera Adienne Pharma & Biotech, che produrrà 10 milioni di dosi del vaccino russo. «A partire da giugno-luglio nello stabilimento di Caponago, vicino a Monza», ha detto al Corriere il presidente della Adienne Antonio Di Naro. Il numero uno di Rdif, Kirill Dmitriev ha affermato che «molte regioni italiane vogliono realizzare il farmaco» e che, sempre da giugno, anche in diverse altre fabbriche potranno essere sfornate «decine di milioni di dosi».
Il processo produttivo innovativo» del vaccino russo Sputnik «aiuterà a creare nuovi posti di lavoro e permetterà all’Italia di controllare l’intero processo di produzione del preparato. Questo permetterà la produzione di 10 milioni di dosi entro la fine dell’anno» aggiunge la Camera di Commercio Italo-Russa, in una nota pubblicata sul suo sito nel quale annuncia la firma del primo accordo in Europa.

I dubbi dell’Ema, la replica dei russi

Sul vaccino russo però continuano le forti perplessità dell’Agenzia europea del farmaco (Ema). Usarlo oggi, senza che gli esperti della Ue abbiano avuto la possibilità di verificare concretamente tutti i dati, sarebbe come ricorrere «alla roulette russa», ha detto senza mezzi termini la presidentessa dell’Ema Christa Wirthumer-Hoche.
Parole che hanno suscitato la reazione indignata dell’Istituto Gamaleya di Mosca, che produce il vaccino Sputnik V: ha chiesto all’Ema (Ema) di «scusarsi pubblicamente» per le dichiarazioni di Christa Wirthumer-Hoche, che – si legge sul profilo Twitter dedicato al vaccino russo – «sollevano serie questioni su possibili interferenze politiche nell’esame in corso all’Ema». «Sputnik V è stato approvato da 46 nazioni», ricorda il profilo Twitter, «l’Ema non ha consentito dichiarazioni simili su nessun altro vaccino. Gli europei meritano una verifica imparziale come avvenuto in altri 46 Paesi – conclude il profilo – dopo aver rimandato l’esame di Sputnik V per mesi, l’Ema non ha il diritto di minare la credibilità di altre 46 autorità che hanno esaminato tutti i dati necessari».

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Zero nella forma. Lode alla sostanza

martedì, Marzo 9th, 2021

Alessandro Sallusti

Ieri Mario Draghi si è rivolto per la prima volta direttamente agli italiani con un messaggio registrato di pochi minuti.

Devo essere sincero: ho visto all’opera il peggior comunicatore nella storia dei presidenti del Consiglio. Sguardo fisso alla telecamera come un neofita del video, traballante nella voce, ingessato nella postura, nessuna concessione alla ricerca del consenso, Draghi è stato un vero disastro nell’epoca dei social e dei clic. Ma c’è un «ma» grosso come una casa. Detto tutto questo, Mario Draghi è il primo presidente a dirci come stanno le cose e non come vorremmo – o vorrebbe lui, che è poi la stessa cosa -, che stessero. Concetto riassumibile in una frase del suo discorso che andrebbe incorniciata e imparata a memoria da qualsiasi politico: «Non voglio promettere nulla che non sia veramente realizzabile».

Dopo anni di «vedremo», «faremo», «studieremo» spacciati per fatti e verità acquisite, sentire il comandante in capo dire «non voglio promettere» ci lascia più tranquilli e ottimisti sul futuro, più o meno come immagino lo furono non voglio fare paragoni eccessivi – gli inglesi già in guerra con Hitler ascoltando il primo discorso di Winston Churchill premier di emergenza: «Non ho nulla da offrirvi se non fatica, lacrime e sudore».

Realismo e pragmatismo al posto di prese per i fondelli e previsioni farlocche è uno scambio che facciamo volentieri, al diavolo l’efficacia mediatica e il consenso social. La sintesi del discorso di Draghi è che non è finita, ma finirà quanto prima tanto più si starà uniti, e il richiamo mi pare di capire non è soltanto per la litigiosa classe politica ma vale anche per la comunità scientifica, la classe dirigente (per esempio quella scolastica) e in ultima istanza tutti noi.

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“Freddo, senza lustrini e ingessato. Però sta governando con i fatti”

martedì, Marzo 9th, 2021

Laura Cesaretti

Claudio Velardi, lei è un esperto di comunicazione politica, ma è stato anche braccio destro di un premier (D’Alema, ndr).

Ci dia il suo giudizio sul debutto comunicativo di Mario Draghi.

«Va fatta una premessa: noi (e parlo di tutti, politica, media, pubblico) stiamo uscendo da una pesantissima overdose di comunicazione. Siamo come tossici all’ultimo stadio, dopo anni e anni di escalation comunicativa: da Berlusconi a Renzi, fino all’apoteosi casalinian-contiana. Ora, con Draghi a Palazzo Chigi, ci hanno messo tutti a San Patrignano a disintossicarci, e soffriamo molto, cerchiamo disperatamente un metadone e lui, algido, non ce lo dà».

Per restare alla sua metafora, Draghi non le pare intenzionato a fare il pusher?

«Non è un animale comunicativo, per come siamo abituati a considerarlo noi. Ha scelto un’altra cifra: il comunicato con cui ha diffuso l’altro giorno la sua agenda (la visita, l’inaugurazione, il messaggio) sembrava fatto per Mariano Rumor. Una cifra ingessata, formale, senza lustrini. Ovviamente lui sa benissimo che non è questa la comunicazione cui si è abituati al giorno d’oggi, quindi non è che non può, ma non vuole farla. E ci vedo anche una sorta di sottile, elitario sfottò verso un pubblico di intossicati da dirette Facebook».

Ma questa cifra può durare o prima o poi dovrà cambiarla?

«Potrebbe durare se non ci fosse più bisogno di comunicazione perché arrivano subito i fatti. Ma i fatti non possono arrivare in tempi talmente rapidi da poter continuare così a lungo. Al primo incidente di percorso dovranno intervenire, inventarsi una forma comunicativa per le emergenze. Finora di incidenti non ce ne sono stati, c’è stata solo quella polemica idiota su Mc Kinsey, risolta con un gelido comunicato del ministro dell’Economia».

Ma così non rischia di lasciare un palcoscenico ai vari leader politici che si agitano in astinenza da telecamere?

«Per ora Draghi può ancora permettersi di restare nell’iperuranio a guardare dall’alto in basso i soliti noti che si agitano in cerca di visibilità. Del resto, due dei principali partiti della sua maggioranza – Pd e Cinque Stelle – sono lì che razzolano nei cassonetti delle loro crisi interne. Salvini si dà molto da fare per apparire, ma resta anche lui alla periferia. Persino la Meloni s non va oltre i suoi videomessaggi fiume sui 35mila euro. L’agenda politica la ha saldamente in mano Draghi, gli altri sono materia da pastoni dei tg, la gente sa che al Paese ci pensa il premier, non certo Salvini o Zingaretti».

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Covid, nasce il treno sanitario per trasferire e curare i pazienti durante le emergenze

martedì, Marzo 9th, 2021
Può viaggiare in tutta Europa e trasportare fino a 21 malati – Ansa /CorriereTv
Un treno sanitario equipaggiato per la cura e il trasporto dei pazienti durante emergenze o calamità. Dotato di 8 carrozze che possono trasportare fino a 21 malati, non per forza di Covid, e che potrà circolare in tutta Europa: il Gruppo FS Italiane presenta il nuovo progetto realizzato in collaborazione con Dipartimento della Protezione Civile, Regione Lazio, Croce Rossa Italiana e Agenzia Regionale Emergenza Urgenza della Lombardia (AREU). Il convoglio è dotato di personale sanitario dedicato su carrozze equipaggiate con specifiche attrezzature mediche e potrà essere messo a disposizione per la gestione di emergenze nazionali o internazionali. Il treno verrà utilizzato per il trasporto pazienti verso altre zone d’Italia o all’estero per alleggerire la pressione sulle strutture ospedaliere, oltre a rappresentare un’integrazione al servizio sanitario territoriale per la gestione delle emergenze, in caso di utilizzo come Posto Medico Avanzato.
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Vaccino, prima gli anziani o il futuro dei giovani? L’incubo del conflitto tra generazioni

martedì, Marzo 9th, 2021

di RAFFAELE MARMO

È rimasto sotto traccia durante tutto questo lungo e terribile anno e, in larga parte, si manifesta tuttora in forma carsica, coperto come è da distinguo e velate ipocrisie. Ma il conflitto generazionale nonni-nipoti o nonni-figli è uno dei prodotti più avvelenati della pandemia, da un lato, e della sua gestione, dall’altro. Un prodotto che viene da più lontano che, però, con l’incalzare dell’emergenza Coronavirus e con l’avvio della campagna di vaccinazione è riemerso dai retropensieri di una società sempre più inquieta, incerta, impoverita e terrorizzata da un futuro che si è rivelato ben diverso da quello che si voleva far presagire con l’ottimistico “ne usciremo migliori” di 12 mesi fa.

Covid: coprifuoco e lockdown, stretta da lunedì

No, non ne siamo usciti migliori: purtroppo, il lungo e buio inverno del virus del secolo ha generato morte e povertà, rabbia e dolore, ha allargato le vecchie disuguaglianze e ne ha generato di nuove, ha determinato, insomma, una caduta verticale del tenore e della qualità della vita per milioni di persone. La gestione dell’emergenza, a sua volta, realizzata per stop and go, chiusure, aperture, passi in avanti e improvvisi ritorni indietro, ristori, bonus e piani di contrasto più o meno fallimentari, ha finito per moltiplicare divari e opposizioni: lavoratori autonomi e dipendenti, pubblici e privati, uomini e donne. Ma, soprattutto, tra giovani e anziani.

Basti solo riflettere su quello che ha scritto qualche giorno fa Walter Veltroni: “Ora un segnale, vacciniamo i giovani. Proteggere i ragazzi — almeno quelli tra i sedici e i diciotto anni che già oggi possono ricevere uno dei vaccini — e accelerare la sperimentazione già partita per estendere rapidamente l’età di possibile somministrazione, significa non solo consentire agli adolescenti di tornare a vivere, ma arginare, proprio tra coloro che hanno più possibilità e bisogno di mobilità e relazione, la diffusione del contagio”. Parole che hanno visto un altro uomo di sinistra, come il ministro della Salute, Roberto Speranza, bocciare seccamente l’ipotesi: “Le scelte etiche sono sempre rispettabili, ma 6 decessi su 10 riguardano persone con più di 80 anni, vaccinarle significa salvare loro la vita. È la cosa più nobile che c’è”. E, d’altra parte, è di questi giorni uno studio dell’Ispi secondo il quale “dando priorità agli anziani, a febbraio si potevano salvare 2.200 vite”. Il risultato è plasticamente rappresentato, se vogliamo, da due manifestazioni simboliche in programma proprio per oggi: da un lato, il presidio di FederAnziani davanti a Palazzo Chigi per commemorare i 100mila morti, nella stragrande maggioranza nonni d’Italia, e sollecitare maggiori tutele e una più veloce corsa alla vaccinazione per chi rischia di più; dall’altro, gli studenti che si ritrovano di nuovo in piazza per protestare contro la ripresa della Dad, ma anche i ristoratori che non reggono le strette in corso e temono un vero e rinnovato lockdown.

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Famiglia in crisi. L’uomo è fatto per stare in tribù

martedì, Marzo 9th, 2021

di DAVIDE RONDONI

Figli piccoli uccisi, genitori e mogli uccisi, suicidi. La cronaca ci inonda di orrori nelle case. Certo, non fanno notizia tutte le altre case dove invece ci si aiuta, ci si perdona, ci si sostiene. Dove crescono i piccoli. Del resto la casa dove diventa inevitabilmente il luogo in cui si accumulano e si scaricano le forze della vita. Tutte, quelle positive e quelle difficili. Ma tutte queste notizie sembrano gettare un’ombra sinistra su quel che chiamiamo famiglia. Ma ecco il problema. Cosa intendiamo oggi con famiglia? Da tempo ripeto che l’essere umano è fatto per la comunità, per la tribù, non per la famiglia.

O meglio, è chiaro che una famiglia senza comunità rischia di diventare in molti sensi una tomba, e non a caso in tutte le tragedie la solitudine getta la sua ombra. Il fatto è che è prevalsa nel tempo una idea e una pratica di famiglia che definirei “borghese”. Intendo con questo termine non uno status economico, bensì una idea, una mentalità.

La crisi della famiglia attuale (evidenziata dai fatti violenti, ma anche dal calo dei matrimoni) è la crisi della famiglia borghese, cioè di un modello imposto da varie forze, culturali e consumiste. Secondo questo modello la famiglia sembra dover essere una specie di piccolo paradiso autosufficiente, tenuta insieme dall’allegro consumo di prodotti che soddisfano bisogni e da una specie di autonomia da tutto il resto. Il mondo fuori dalla porta. Un nido felice. Migliaia di film, di pubblicità, di retorica spesso dolciastra, anche da parte di chierici lontani dalla realtà, la propongono in questo modo. Ma questo organismo si rivela invece mostruoso e poco interessante. Come se la aspirazione della vita fosse chiudersi in un condominio (o villetta per i più fortunati) in cui lui, lei, un figlio forse, un cane e le fette biscottate di quella certa marca garantiscono un luogo confortevole. Balle. E infatti quel modello non tiene e non attira. E può trasformarsi in un incubo.

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Grillo prova a ricucire con Casaleggio. Conte vuole scegliersi la squadra

martedì, Marzo 9th, 2021

Difficile convivenza quella tra Giuseppe Conte e Davide Casaleggio. Ambienti vicini all’ex premier ritengono che le strade siano sempre più distanti, ma Beppe Grillo sta provando fino all’ultimo ad evitare la frattura. Contatti tra il Garante e il figlio del co-fondatore ci sarebbero stati nell’ottica di fissare dei paletti ben chiari sulla possibilità d’azione dell’Associazione Rousseau. Richiesta avanzata anche dallo stesso Casaleggio in un lungo post.

Ma c’è anche chi è pronto a scommettere che “siamo in una fase finale”, come dicono alcuni big M5s nel commentare lo scontro con l’Associazione Rousseau: “Da un lato ci sarà il partito di Conte e dall’altro il Movimento di Davide Casaleggio”. La data da segnare sul calendario è mercoledì 10 marzo, quando Casaleggio presenterà il suo “Manifesto Controvento”. Dai toni e dalle risposte che arriveranno si capiranno i prossimi passaggi.

I suoi detrattori considerano questo manifesto come l’annuncio di un nuovo partito, se non fosse che Casaleggio considera M5s di sua proprietà dal momento che l’attuale simbolo “Blog delle Stelle” è dell’Associazione Rousseau. La questione è molto ingarbugliata, nel mezzo ci sono codici, regolamenti e l’esito potrebbe essere di fronte a un notaio.

Di tutto questo hanno parlato ieri Giuseppe Conte e Beppe Grillo a Marina di Bibbona, in Toscana, nella villa del Garante con tanto di foto sulla spiaggia diffusa dal Fatto Quotidiano. I due si sono visti da soli per fare il punto sul progetto di rifondazione del Movimento che il comico genovese vuole affidare all’ex presidente del Consiglio con un orizzonte che guarda al 2050. Data che comparirà senza dubbio nel nuovo simbolo e c’è chi non esclude che possa esserci anche il nome di Conte.

Intanto oggi, sul Blog delle Stelle, Casaleggio ha rivendicato la funzione di Rousseau non come “strumento” ma come “ecosistema” della democrazia partecipata. Il presidente dell’Associazione Rousseau rifiuta di essere incasellato nel ruolo di “fornitore di servizi” che gli è stato offerto come possibile soluzione del conflitto. “Rousseau – è il passaggio chiave del nuovo post – non è uno strumento o un media da utilizzare per il voto, ma rappresenta una architettura digitale della partecipazione”. E poi ancora: “In questa delicata e fondamentale funzione è necessario definire, pubblicamente e definitivamente, lo spazio di azione attraverso il quale poter esercitare pienamente un ruolo di garanzia di metodi e di processi trasparenti e condivisi e per poterlo fare in maniera indipendente”. Ecco la richiesta di chiarezza che Casaleggio ha avanzato, anche telefonicamente, al Garante.

Parole che sembrano tendere a rottura imminente se Conte e Grillo non vorranno mettere l’Associazione Rousseau al centro della vita del nuovo partito. L’annuncio del “Manifesto Controvento” da parte dei Casaleggio viene visto come una fuga in avanti, che non risponde ai compiti previsti dal Codice etico e nel regolamento del Comitato di garanzia del M5S, dove si parla di ’piattaforme tecnologiche’. Inoltre, come era trapelato nei giorni scorsi, l’ex presidente del Consiglio immagina un partito più snello nelle procedere. E non un partito che impone ai parlamentari di versare 300 euro ogni mese a un’Associazione che si occupa di consultazioni online. Adesso si cerca una mediazione per non arrivare alla rottura con Casaleggio, quindi una parte del Movimento.

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