Archive for Marzo, 2021

Vaccini, un algoritmo indica il nome di chi ha la priorità attribuendo a ogni cittadino il grado di vulnerabilità

giovedì, Marzo 4th, 2021

I criteri per accedere con priorità alla vaccinazione anti-Covid sono uno dei degli argomenti più dibattuti degli ultimi mesi, se si esclude la fascia degli ottantenni e oltre ritenuti ad alto rischio e quella dei medici. Ora, un algoritmo sviluppato dagli statistici dell’Università Milano Bicocca, è pronto per essere usato gratuitamente e viene sottoposto al Ministero della Salute e alle Regioni per individuare i cittadini, con nome e cognome, dai 18 ai 79 anni, che hanno diritto al vaccino per primi in base al loro profilo clinico.

La Direzione generale welfare della Lombardia lo ha già adottato, prima regione italiana, e il sistema è entrato a far parte dei criteri di priorità del “Piano regionale vaccini per la prevenzione delle infezioni da Sars-CoV2”. L’indice di fragilità è stato calcolato dai ricercatori incrociando le informazioni della Banca dati assistiti (visite mediche, specialistiche, analisi diagnostiche, terapie) che tutte le Regioni hanno, con i flussi di sorveglianza dei tamponi, dei ricoveri e dei decessi per Covid sia durante la prima ondata dell’epidemia che nella seconda. “L’applicazione di questo sistema – hanno spiegato all’Ansa i ricercatori – consente di evitare centinaia di intubazioni e decessi“. “Se l’algoritmo verrà recepito dalle Regioni e a livello nazionale – viene evidenziato – potrebbe essere una rivoluzione nell’individuazione dei cittadini che hanno la priorità assoluta al vaccino, a prescindere dalla loro età”.

Per il lavoro sono stati usati i dati di cinque regioni: Lombardia, Valle d’Aosta, Marche, Puglia e Sicilia, per un totale di circa 16 milioni di persone, un quarto della popolazione italiana. L’algoritmo, proposto da Gianni Corrao, professore di Statistica medica di Milano Bicocca, e sviluppato dal suo team, ha identificato le 23 condizioni patologiche che, oltre all’età e al genere, sono risultate indicative del rischio clinico. Tra le malattie che hanno inciso causando ricoveri e decessi per Covid, anche alcune che non fanno parte della lista con cui il Ministero della Salute ha individuato i cosiddetti fragili: disturbi mentali (per ragioni comportamentali e trattamenti farmaceutici), malattie che prevedono l’uso di farmaci per il dolore cronico (oppioidi), malattie neurologiche come epilessia e Parkinson, patologie che richiedono trattamenti prolungati con corticosteroidi come l’artrite reumatoide e il lupus, le anemie, la gotta.

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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 3 marzo: 20.884 nuovi casi e 347 morti

mercoledì, Marzo 3rd, 2021

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 3 marzo: 20.884 nuovi casi e 347 morti

Sono 20.884 i nuovi casi di coronavirus in Italia (ieri sono stati +17.083, qui il bollettino). Sale così ad almeno 2.976.274 il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall’inizio dell’epidemia. I decessi odierni sono 347 (ieri sono stati +343), per un totale di 98.635 vittime da febbraio 2020. Mentre le persone guarite o dimesse sono 2.440.218 complessivamente: 14.068 quelle uscite oggi dall’incubo Covid (ieri +10.057). E gli attuali positivi — i soggetti che hanno il virus — risultano essere in tutto 437.421, pari a +6.425 rispetto a ieri (+6.663 il giorno prima). L’aumento degli attuali positivi di oggi — con il segno più davanti — è dovuto al fatto che i guariti, sommati ai decessi, sono in numero inferiore rispetto ai nuovi casi.

I tamponi e lo scenario

I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 358.884, ovvero 22.901 in più rispetto a ieri quando erano stati 335.983. Mentre il tasso di positività è 5,8% (l’approssimazione di 5,819%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti più di 5, quasi 6, sono risultati positivi; ieri era 5,1%. Qui la mappa del contagio in Italia.

Più contagi in 24 ore rispetto a ieri, oltre la soglia di 20 mila per la seconda volta nell’arco di una settimana (vedi lo scorso venerdì 26 febbraio). Cresce il rapporto di casi/test che si attesta al 5,8% dal 5,1% di martedì. In genere questa percentuale si abbassa con più analisi processate, di conseguenza il fatto che oggi si alzi non è un buon segnale. La curva si muove verso l’alto e lo scenario in peggioramento desta preoccupazione. «Sembra iniziata la terza ondata — dice l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova —. I numeri in risalita riguardano solo alcune regioni, ma se dovessero aumentare su tutto il territorio nazionale la situazione sarebbe più complicata. Temo che questa ondata farà male». Secondo l’ultimo report settimanale dell’Oms, l’Italia fra i cinque Paesi del mondo con maggior numero di nuovi casi: la scorsa settimana i Paesi che hanno segnalato più nuovi contagi sono stati gli Stati Uniti (472.904 nuovi casi, comunque in calo del 2% rispetto alla settimana precedente), il Brasile (373.954 nuovi casi, +18%), la Francia (149.959 nuovi casi, +14%), l’Italia (112.029 nuovi casi, +32%) e l’India (105.080 nuovi casi, +21%). A livello globale la scorsa settimana i contagi complessivi sono stati 2,6 milioni, +7% dopo sei settimane di calo.

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Essere un rider a Napoli: come si vive di consegne con la paura delle rapine, una notte con Emanuele

mercoledì, Marzo 3rd, 2021


Di Vincenzo Ammaliato

Lavora duramente con scarse garanzie e poche tutele. E’ impegnato dieci ore al giorno, sei giorni la settimana. Guadagna in media poco più di mille euro al mese. Ma lui, Emanuele Petrone, “rider” napoletano, il suo lavoro lo vede come un’opportunità. “Non ho un capo che mi comanda – dice col piglio da scugnizzo il ventiquattrenne – gestisco autonomamente il mio orario e non sono schiavizzato in un magazzino, o in qualche bottega con una paga da fame. La cosa che non mi va giù – aggiunge – è che ho la stessa percentuale di tassazione di un architetto, un avvocato, un ingegnere, quando io sono un semplice portapizze”. Emanuele è uno dei 2mila e 500 rider che girano fra Fuorigrotta e San Giovanni a Teduccio consegnando a domicilio i pasti ordinati dai napoletani sulle piattaforme on line di delivery. Con le prime restrizioni dovute al contenimento della pandemia da coronavirus nel marzo del 2019 anche nella città partenopea è scoppiato il particolare segmento, raggiungendo rapidamente numeri impensabili in così breve tempo.

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Alta fedeltà

mercoledì, Marzo 3rd, 2021
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di   Massimo Gramellini

La morte di Claudio Coccoluto è stata la notizia più letta del giorno, ma la notizia più grande è stata la sua vita. Specie per chi, fino a ieri, aveva solo una vaga idea di chi fosse. Coccoluto era un disc jockey, forse il più bravo del mondo, certo uno dei più ricercati, da Londra a New York. Però non è stato il mestiere a rendere la sua storia così esemplare, quanto il suo modo di interpretarlo. Coccoluto ha iniziato a mettere dischi in vinile nel negozio di elettrodomestici del padre sul lungomare di Gaeta. Aveva tredici anni, e per i quarantasei successivi non ha fatto altro. Non esiste sirena mediatica che non lo abbia tentato, dalla radio alla televisione. Lui ha resistito a tutte per non correre il rischio di snaturarsi, ma principalmente per rispettare la sua vocazione. Gli artisti rispondono alle chiamate interiori, come le persone di fede. E lui a tredici anni, logorando puntine di giradischi nel negozio di famiglia, aveva capito — anzi, sentito — di essere nato per fare proprio quella cosa lì. Manipolare dischi con eleganza per assembrare corpi danzanti, esercizio oggi scellerato, benché apprezzatissimo fin dai tempi delle Baccanti.

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Mediobanca, blitz di Caltagirone: prende l’1% e guarda a Generali

mercoledì, Marzo 3rd, 2021

francesco spini

Non più solo Generali. Francesco Gaetano Caltagirone spunta anche a monte della catena: da pochi giorni ha l’1,014% di Mediobanca. L’acquisto risale allo scorso 22 febbraio ed è stato effettuato attraverso Istituto Finanziario 2012. Con questo ingresso, appare consolidarsi l’asse tra il costruttore romano e Leonardo Del Vecchio. I due, infatti, sembrano muoversi in sintonia rispetto alla strategia sulle Generali di cui sono entrambi grandi azionisti. Caltagirone infatti, con acquisti progressivi, è arrivato a detenere il 5,65%, secondo azionista proprio dietro Mediobanca che del Leone ha poco meno del 13%. Subito dopo c’è, per l’appunto, Leonardo Del Vecchio, con il 4,84%. Proprio Del Vecchio è il protagonista di una costante salita nel capitale di Mediobanca. In Piazzetta Cuccia il fondatore di Luxottica e presidente del colosso EssilorLuxottica è arrivato al 13,17% ma ha in tasca l’autorizzazione per arrivare fino al 20%.

La salita di Caltagirone in Mediobanca, come si diceva, rafforza l’intesa con Del Vecchio, con una manovra a tenaglia, in vista del prossimo anno, quando si tratterà di eleggere un nuovo consiglio di amministrazione alle Generali e con esso scegliere anche chi sarà l’amministratore delegato. Oggi alla guida delle assicurazioni di Trieste c’è il francese Philippe Donnet, che ha appena effettuato importanti cambiamenti nella prima linea manageriale, confermando gli obiettivi di piano, nonostante le difficoltà imposte dalla pandemia del covid.

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Covid, Bertolaso: «Tutta Italia si avvicina a lunghi passi verso la zona rossa, in Lombardia alcune province di fatto già ci sono»

mercoledì, Marzo 3rd, 2021

di . Stefania Chiale

Covid, Bertolaso: «Tutta Italia si avvicina a lunghi passi verso la zona rossa, in Lombardia alcune province di fatto già ci sono»

Si aspetta venerdì, con i dati del Comitato tecnico scientifico, ma la preoccupazione è tanta e la prospettiva di una Lombardia tutta in zona arancione scuro o direttamente in rosso è sempre più vicina. Non è impossibile che già oggi pomeriggio possano arrivare ulteriori provvedimenti mirati, dopo quelli dei giorni scorsi, su altri Comuni e province.

Che la Lombardia si avvicini a una prossima stretta generalizzata lo dicono le parole del consulente di Regione Lombardia per la campagna vaccinale anti Covid, Guido Bertolaso, in conferenza stampa al Pirellone dopo la seduta di Giunta.

mappa

«A me sembra che tutta l’Italia, tranne la Sardegna, ci si avvicini a passi lunghi – ha detto l’ex Capo della Protezione civile, rispondendo alla domanda se la Lombardia rischi la zona rossa o l’arancione rafforzato -. È ovvio che la Lombardia anche per quello che finora ha vissuto è più vulnerabile di altre Regioni. Ma non sono più preoccupato per la Lombardia che per altre Regioni: bisogna vaccinare», ha aggiunto. I dati allarmano Palazzo Lombardia, con lo stesso Bertolaso che parla di province della Lombardia già «in zona rossa a tutti gli effetti»: «I dati in questa Regione sono estremamente preoccupanti abbiamo un paio di province che sono in zona rossa a tutti gli effetti, molte rianimazioni sono piene di casi di Covid, all’Ospedale in Fiera ci sono 57 ricoverati in rianimazione, a cui segue quello di Brescia che ne ha 30. Ci sono statistiche molto pesanti».
Prudenza è la parola d’ordine da parte del presidente e dalla vicepresidente della Regione Attilio Fontana e Letizia Moratti.

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Sondaggisti concordi: Conte prosciuga il Pd

mercoledì, Marzo 3rd, 2021

di ELENA G. POLIDORI

Giuseppe Conte alla guida dei 5 stelle quanto vale dal punto di vista elettorale? Un recentissimo sondaggio Swg per La7 ha svelato che l’ex premier a capo di quel che resta dei grillini guadagnerebbe 6,2 punti, arrivando al 22% delle preferenze, riprendendo la Lega (al 22,3%) e facendo perdere al Pd un 4,3% (si piazzerebbe al 14,2%). Dati che hanno fatto tremare il Nazareno, ma che vengono confermati anche da Alessandra Ghisleri. “Stiamo parlando della fotografia di questo momento storico – spiega la sondaggista – dove Conte nel ruolo di leader del M5s, secondo i miei dati, fa arrivare i 5 stelle al 20% e fa lasciare sul campo al Pd il 5%. Ma mantenere queste intenzioni di voto è tutt’altro che semplice, perché Conte deve riuscire a tenere insieme le tante e litigiose anime grilline cercando di far corrispondere il partito a quella che è la sua immagine ’istituzionale’, di uomo garbato, educato, di area progressista che è uscito da Palazzo Chigi con un consenso personale che sfiorava il 42%, dunque non quanto la somma dei partiti della coalizione che lo sostenevano, ma quasi. Però, questo compito sarà veramente molto complicato e se dovesse fallire, la sua scommessa potrebbe dirsi persa”.

Conte leader, dunque, anche per cannibalizzare un Pd comunque martoriato da lotte interne e con sempre meno appeal nell’elettoratro? “M5s con Conte leader – spiega stavolta Antonio Noto – vale il 22%, con il Pd che lascia sul campo, in questa ipotesi, almeno il 3%. Va detto, però, che Conte leader grillino fa aumentare la base elettorale, ovvero riporta al voto persone che si sarebbero astenute senza di lui o non avrebbero votato più i 5 stelle senza una guida forte come si presenta la sua. L’ex premier appare infatti come un progressista moderato capace di attirare elettori sia a sinistra che al centro, ma soprattutto di tenere insieme un elettorato grillino che appariva in libera uscita prima di questa svolta”.

“Certo – prosegue Alessandra Ghisleri – quando si parla di erosione del Pd si parla di un partito che è comunque ’tanta roba’ e che anche se lascia sul terreno una percentuale importante, resta pur sempre un partito fortemente radicato sul territorio, cosa che il M5s non è mai stato e che invece dovrà diventare se davvero Conte vuole rendere solida la sua base elettorale; i 5 stelle sono nati come un Movimento che teneva insieme anime diverse e talvolta contrapposte, che si riconoscevano nella volontà di cambiare la politica; da ’sudditi’ a ’senatori che fanno le leggi’ ed incidono sul futuro del Paese. Ora Conte deve riallacciare tutti i ponti con questa gente e con il territorio e il Pd potrebbe ritrovarsi anche più penalizzato”.

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La scelta pragmatica del premier

mercoledì, Marzo 3rd, 2021

di RAFFALE MARMO

Nessuno si aspettava di ritrovarsi un anno dopo il primo lockdown a fare i conti con nuove e sempre più rigide chiusure di vita e di attività. E di sicuro non si attendeva di dover fronteggiare uno scenario ancora incerto e cupo come l’attuale il nuovo premier Mario Draghi. Solo due settimane fa l’ex governatore della Bce, chiamato da Sergio Mattarella al capezzale di un Paese sfinito dalla pandemia e dallo stallo politico della vecchia maggioranza, ipotizzava una primavera di progressive riaperture dell’Italia. Ma la comparsa delle “varianti” ha imposto un rapido cambio di programma: e il primo a dare la sterzata rigorista è stato proprio Draghi con il suo Dpcm d’esordio.

E’ verosimile immaginare che il presidente del Consiglio puntasse a mettere in atto da subito una significativa discontinuità non solo, come ha fatto, nella gestione della campagna vaccinale, con la sostituzione radicale di uomini e strategie, ma “anche” per quello che riguarda la natura e la tipologia delle misure da adottare per contenere i contagi, nell’intento di conciliare maggiormente e più efficacemente il contrasto della pandemia con il ritorno alla normalità, a cominciare dalla scuola (ma non solo).

E, però, da pragmatico realista quale è, ha dato priorità alla sostanza sulla forma, all’etica della responsabilità rispetto all’estetica delle enunciazioni di principio. E così, secondo il criterio della concretezza delle azioni, il primo provvedimento dell’era Draghi è modellato sulla realtà rapidamente cambiata in pochi giorni e non sul programma originariamente fissato.

Dietro la sua prima mossa da Palazzo Chigi sul fronte delle regole anti-pandemia c’è, del resto, la stessa logica delle priorità emergenziali che lo ha ispirato, ceteris paribus, quando, da numero uno della Banca centrale europea, lanciò, nel luglio del 2012, l’ormai notissimo “Whatever it takes“. Allora si trattava di salvare l’Euro “costi quel che costi”, oggi di salvare la comunità nazionale dalla nuova morsa delle “varianti” del virus “facendo tutto ciò che è necessario”. E, dunque, allora come oggi è il principio di realtà a far premio su tutto.

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“Ospedali di nuovo in emergenza. Ecco che cosa abbiamo sbagliato”

mercoledì, Marzo 3rd, 2021

di ALESSANDRO BELARDETTI

Torna l’allarme nelle strutture ospedaliere per i malati Covid: altri 38 pazienti in Terapia intensiva e altri 458 ricoveri nei reparti. La soglia critica è a un passo: nuovamente. Le Rianimazioni sono piene al 25,4% (dove l’allarme rosso scatta al 30%) e i ricoveri ordinari al 30,7% (dove l’emergenza è fissata al 40%). Come siamo arrivati fino qui? Dopo oltre un anno di pandemia, è stato fatto abbastanza per potenziare gli ospedali? Che cosa manca ancora?

“Il potenziamento delle strutture ospedaliere, seppur in maniera non omogenea, è stato effettuato in tutte le Regioni (passando da 5.324 posti in Rianimazione a 9.156 attivabili) – risponde il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta –. Ma è un collo di bottiglia che non si può espandere all’infinito, soprattutto per un problema di risorse umane. Medici specialisti e infermieri esperti non si formano in pochi mesi”.

Che cosa si è sbagliato nella gestione della scuola?

“Abbiamo puntato tutto su sanificazione, distanziamento e mascherine e quasi nulla su areazione e umidificazione dei locali, fattori determinante per la diffusione del contagio negli ambienti chiusi”.

Quanto incidono le varianti in questa risalita della curva?

“Le varianti hanno impresso un’accelerazione, visto che l‘ultimo report dell’ISS documenta da metà gennaio un netto incremento dei casi negli under 20, fascia di età nella quale le varianti circolano di più”.

Come è possibile che gli ospedali rischiano nuovamente di collassare?

“Quando i contagi risalgono, la scialuppa di salvataggio non sono i posti letto in area medica e in terapia intensiva, ma il sistema di tracciamento e isolamento dei contatti positivi, di fatto saltato all’inizio della seconda ondata. E quando crolla l’argine territoriale l’ondata si riversa negli ospedali, visto che il 5% degli attualmente positivi viene ricoverato e lo 0,5% finisce in terapia intensiva. Le percentuali sono basse, ma quando il numero dei casi aumenta vertiginosamente gli ospedali vanno in tilt. E oggi il numero degli attualmente positivi ha superato i 425mila ed è in rapida crescita”.

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Due miliardi, 48 aerei, 6 mila esuberi: una mini-Alitalia per voltare pagina

mercoledì, Marzo 3rd, 2021

PAOLO BARONI

ROMA. La nuova Alitalia destinata a nascere già molto piccola, sarà ancora più piccola del previsto. Anziché 52 aerei ne metterà in pista 45-48, e i dipendenti saranno 4.500-4.800, anziché 5.500 come annunciato nelle settimane passate. Ieri il consiglio di amministrazione di «ITA», la newco che nei piani del precedente governo è chiamata ad ereditare le attività dell’ex compagnia di bandiera, si è riunito per un aggiornamento del processo di pianificazione che, spiega una nota della società, « è via via in completamento».

Il presidente Francesco Caio e l’ad Fabio Lazzerini si muovono tenendo presenti «tre fattori chiave»:«l’evoluzione del dialogo istituzionale, delle relative scadenze e delle implicazioni sulla struttura con cui ITA sarà autorizzata ad operare, l’aggiornamento delle proiezioni del traffico aereo atteso per i prossimi trimestri e le modalità e i tempi con cui Alitalia in Amministrazione straordinaria gestirà il processo di dismissione dei suoi asset». Nel corso della riunione ieri, in particolare, il cda ha esaminato un primo schema di pianificazione a cui il management sta lavorando per impostare l’avvio della fase operativa una volta concluso il dialogo istituzionale (in primis con l’Europa) che di fatto ne determinerà tempi e modalità. Un piano «flessibile»
A fronte di previsioni pessime circa la ripresa del traffico aereo nei prossimi mesi ITA ha deciso di mettere in campo «un piano flessibile». Per questo è stato deciso che la nuova società parta usando circa 2 dei 3 miliardi stanziati dal governo, mentre la quota restante verrà utilizzata in base alle necessità future come fosse una linea di credito. Caio e Lazzerini prevedono di avviare l’attività entro due mesi rilevando solamente aerei, piloti e rotte (61 in partenza, 93 a regime nel 2025, per un totale di 8,2 milioni di passeggeri trasporti destinati poi a salire a 22,5 fra 5 anni).

Quanto ai vari asset, più che lo «spezzatino» che tanto spaventa i sindacati, d’intesa col governo all’Europa si vuole proporre «un programma a step». Si partirà dunque rilevando direttamente tutto il settore dell’aviation, e poi sull’handling (ma lo stesso ragionamento potrebbe valere per le attività di manutenzione) c’è l’ipotesi di un accordo commerciale, ma non si esclude nemmeno che ITA possa anche farsi avanti con un partner, che potrebbe essere Lufthansa o Delta a seconda di come verranno definite le alleanze internazionali, e partecipare alla gara che potrebbe essere bandita entro l’estate.

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