Archive for Marzo, 2021

Mef, 15 giorni per cambiare il Recovery: in bilico i 5 miliardi destinati al cashback

lunedì, Marzo 1st, 2021

PAOLO BARONI

ROMA. Al Mef hanno 15 giorni di tempo per rimettere mano al Recovery plan: entro il 30 marzo infatti il Parlamento intende formalizzare i propri pareri e dunque per metà mese il governo dovrà aver già completato l’intero restyling del piano in modo da evitare altri ritardi. Per questo il ministro dell’Economia Daniele Franco, a cui Draghi ha affidato la regia dell’intera operazione, appena insediato ha subito avviato i contatti coi vari ministeri interessati e fissato un serrato calendario di lavoro, e quindi ha affidato ad un dirigente della Ragioneria la guida della nuova unità di missione. Si tratta di Carmine Di Nuzzo, grande esperto di sistemi informativi e di regole finanziarie europee, che vanta con Franco un rapporto consolidato: a lui fa capo il lavoro di coordinamento e di raccordo coi ministeri, la gestione e tutta l’attività di rendicontazione del Piano.

Le nuove priorità

Il cantiere, insomma, è avviato. In base alle indicazioni date dal premier nel suo discorso programmatico il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) dovrà essere rafforzato soprattutto in due aspetti: dovranno essere individuati in maniera molto chiara gli obiettivi strategici e quindi andrà potenziato il capitolo delle riforme (Pa, fisco, giustizia, ecc.) che necessariamente dovranno accompagnare il Piano indicando meglio i loro effetti, come del resto ci chiede anche Bruxelles. In parallelo il Recovery plan verrà in qualche modo «ripulito»: via i tanti microprogetti ancora presenti, nonostante l’ultima scrematura fatta dai tecnici del Mef in occasione del varo della versione finale messa a punto dal Conte 2, e via tutte le misure che non rispondono alla lettera ai parametri europei, come ad esempio il Cash back.

La struttura del ministero a cui Draghi ha affidato la regia del piano è robusta, ma il lavoro da fare è comunque tanto. Andranno infatti selezionati e messi meglio a fuoco i vari progetti, e bisognerà verificare che siano finanziati per intero e non nascondano il rischio di produrre altro debito, dovranno poi essere fissati e ben cadenzati nel tempo gli obiettivi che si intende perseguire, ed andranno dettagliati i cronoprogrammi. E poi ci sarà da tener presenti le istanze del Parlamento oltre a fare i conti con le richieste non sempre coerenti dei partiti di maggioranza.

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Draghi accentra il piano vaccini: stop al Far west delle Regioni

lunedì, Marzo 1st, 2021

ilario lombardo

ROMA. Sui numeri Mario Draghi ha poco da dire. Il piano dei vaccini che il presidente del Consiglio sta definendo assieme ai nuovi vertici della Protezione civile prevede di moltiplicare le iniezioni che attualmente galleggiano su cifre troppo basse, ma non offre traguardi numerici precisi. Chi lavora nella trincea organizzativa parla di almeno 300 mila al giorno, ma è più un auspicio che altro. È sul metodo e sulla strategia che invece l’ex banchiere centrale sta concentrando in queste ore la propria attenzione. Puntando su un obbiettivo, tra gli altri: centralizzare maggiormente il piano a Roma ed evitare il far west regionale.

Per farlo però non dovrebbe ritagliare un ruolo di comando a misura di un solo uomo. L’idea di un coordinatore unico sui vaccini richiesto ieri da Antonio Tajani a nome di Forza Italia non trova sponda a Palazzo Chigi. Draghi non vuole replicare il modello del governo Conte che aveva affidato a Domenico Arcuri uno strapotere nella lotta alla pandemia. Tra qualche giorno il commissario, di fatto, uscirà di scena, e potrebbe finire a occuparsi, in veste di amministratore delegato di Invitalia, della logistica amministrativo-contrattuale che riguarda dosi, forniture e contratti firmati. La somministrazione del siero, cioè la campagna vaccinale vera e propria, non dovrebbe più riguardarlo. Da fonti di governo, si fa notare, tra l’altro, che Arcuri in questi giorni è alle prese con l’inchiesta sullo scandalo delle false mascherine, e a breve dovrebbe essere sentito dalla Procura di Roma per una controverifica sulle rivelazioni degli intermediari finiti sotto indagine. I poteri di Arcuri torneranno maggiormente in capo alla Protezione civile che per volontà di Draghi e su suggerimento del neo-sottosegretario con delega ai Servizi, Franco Gabrielli, è tornata a essere guidata da Fabrizio Curcio.

Il premier vuole che gli uomini dell’emergenza, anche dell’esercito che il ministero della Difesa metterà a disposizione, si muovano in una cornice normativa ben definita e alla luce della sentenza della Corte costituzionale di cinque giorni fa. La lotta alla pandemia, hanno stabilito i giudici della Consulta, è competenza dello Stato. Cosa vuol dire? Che in questo lungo anno di battaglia al virus il conflitto tra governo centrale e Regioni non aveva ragione di essere se non per una errata interpretazione del federalismo sanitario.

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Vaccini, gli errori dell’Europa

lunedì, Marzo 1st, 2021

di Aldo Cazzullo

A poco più di un anno dall’arrivo del Covid, si profila un fallimento clamoroso dell’Europa sui vaccini. L’Unione dei Paesi che vantavano il miglior sistema sanitario pubblico al mondo si sta rivelando impotente nel proteggere e immunizzare i propri cittadini. Non soltanto i regimi — che come ci siamo detti mille volte hanno mezzi che le democrazie non hanno —, ma pure gli Stati Uniti e il Regno Unito vantano oggi numeri che Germania, Francia, Italia e Spagna si sognano; per tacere del miracolo israeliano, dove il peso internazionale di un leader sia pure contestato come Netanyahu ha incrociato la forza morale e organizzativa di una nazione per cui il concetto di guerra a un nemico comune non è un’idea astratta. L’Europa invece è ultima in tutte le classifiche di immunizzazione. E pure la diatriba sui vaccini — secondo Le Monde, il 24% degli italiani non intende vaccinarsi o non ha ancora deciso, percentuale che sale al 33 in Germania e addirittura al 51 in Francia, mentre crolla al 20 nel Regno Unito — si rivela priva di senso; perché i vaccini non ci sono, neppure per chi li vorrebbe.

Il fallimento nasce non da uno, ma da molti errori. L’Europa ha puntato quasi tutto su un vaccino, quello di AstraZeneca, che è arrivato molto dopo quello di Pfizer, e pur avendo alcuni vantaggi — costa meno, si trasporta più facilmente — ha un’efficacia inferiore. Quando la Germania se n’è accorta, ha tentato di risolvere il problema trattando con la Pfizer per conto proprio, e di fatto rimangiandosi la strategia con cui le due donne forti del continente — la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e la cancelliera Angela Merkel — avevano impostato la campagna vaccinale. Una strategia non sbagliata, anzi: muovendosi in modo coordinato, e facendo quindi massa critica, l’Europa poteva ottenere condizioni migliori, sia come prezzi sia come forniture. Ma questa strategia si basava su due presupposti: fare le scelte giuste; e restare uniti. Purtroppo entrambi i presupposti sono venuti meno.

Inoltre, l’Europa non si è mostrata abbastanza flessibile e reattiva di fronte all’emergenza. Finalmente ha capito di dover spendere di più e condividere quote di debito comune — anche se in una misura che si rivelerà forse insufficiente e tardiva —; ma non è riuscita a scuotersi dalla consueta complessità burocratica. E neppure a dissipare l’impressione che tempi insopportabilmente più lunghi di quelli non solo cinesi e russi ma pure americani, inglesi, israeliani fossero dovuti non a maggiori controlli, bensì a maggiore lentezza. Non al rigore, ma all’omaggio che la burocrazia paga a se stessa, autoalimentandosi.

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Nuovo Dpcm di Draghi: quando entra in vigore, le regole per seconde case, spostamenti, visite ai parenti

lunedì, Marzo 1st, 2021

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Nuovo Dpcm di Draghi: quando entra in vigore, le regole per seconde case, spostamenti, visite ai parenti

L’ultimo confronto con i presidenti di Regione potrebbe avvenire già oggi. Poi il presidente del Consiglio Mario Draghi firmerà il nuovo Dpcm con le misure per contrastare i contagi da Covid 19. Le aperture sollecitate da governatori, sindaci e rappresentanti di categoria – elencate nella lettera che la conferenza delle Regioni ha trasmesso a palazzo Chigi – non appaiono possibili visto che la curva epidemiologica non scende e le varianti del virus continuano a provocare nuovi focolai, ma il percorso per una revisione dei parametri è avviato e già dal 27 marzo alcuni settori – cinema e teatri, musei e mostre anche nel fine settimana – potranno ripartire. Al provvedimento del governo si sommano le ordinanze locali per isolare le aree di maggior rischio. In particolare è stata creata una fascia di arancione scuro per rafforzare alcuni divieti previsti in quella arancione senza decretare il lockdown locale. Ecco tutti i punti chiave delle misure che saranno valide per un mese.

Quando entrerà in vigore il Dpcm?

Il 6 marzo e sarà valido fino al 6 aprile .

L’Italia continuerà a essere divisa per fasce di rischio?

Sì, ci saranno la fascia bianca, gialla, arancione e rossa. In alcune zone è stato già decretato il regime di arancione scuro che prevede alcune restrizioni ulteriori.

Chi può andare in fascia bianca?

Le Regioni dove per tre settimane l’incidenza dei nuovi contagiati è inferiore a 50 persone per 100mila abitanti possono andare in fascia bianca.

Che differenza c’è tra la fascia arancione e la fascia arancione scuro?

Nella fascia arancione scuro sono chiuse le scuole e non si può andare nelle seconde case.

Il divieto di spostamento tra le regioni è stato confermato?

Sì, anche tra le regioni gialle non ci si può spostare. L’unica eccezione riguarda i motivi di lavoro, salute e urgenza che devono essere giustificati con il modulo di autocertificazione.

Rimane la deroga per andare nelle seconde case?

Sì, si può andare nelle seconde case se si trovano in fascia bianca, gialla e arancione. Non si può andare se la seconda casa si trova in una zona in fascia arancione scuro e in fascia rossa.

Chi può andare nelle seconde case?

Esclusivamente il nucleo familiare. In casa non possono esserci altre persone.

Una casa presa con affitto breve può essere considerata seconda casa?

No, per essere considerata seconda casa bisogna dimostrare di averne avuto titolo – proprietà o affitto – prima del 14 gennaio 2021.

Chi vive in una zona in fascia arancione scuro o in fascia rossa può andare nelle seconde case che si trovano in fascia bianca, gialla o arancione?

No, è vietato uscire da quei territori.

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Un anno di Covid: i danni ad oggi e quelli che vedremo nel tempo

lunedì, Marzo 1st, 2021

di Milena Gabanelli e Giuditta Marvelli

Dopo un anno esatto di pandemia l’azienda Italia tira le somme. Il Prodotto interno lordo nel 2020 è diminuito dell’8,8%, dice l’Istat. Sono circa 160 miliardi di euro in meno rispetto al 2019. Vuol dire che ognuno di noi ha «perso» 2.600 euro di Pil. Se tutto va bene nel 2021 la ricchezza nazionale risalirà del 3-4%. La più ottimista è Standard & Poor’s: +5,3%. In ogni caso non basta per tornare dove eravamo prima. Ci saremo forse nel 2023. Tutto il mondo ha perso vite umane e Pil, ma, nota Ref ricerche, c’è chi ha preso la botta in una situazione di forza e chi paga debolezze antiche. La ricchezza della Germania, pandemia compresa, negli ultimi 25 anni è cresciuta comunque del 30%, il nostro incremento dal 1995 ad oggi è zero.

Famiglie, meno reddito e più risparmio

Nel 2020 per le famiglie mancano all’appello 29 miliardi di euro di reddito e 108 di consumi. Chi invece non ha perso reddito ha risparmiato, visto che molte spese sono «vietate» dal distanziamento fisico. Così la propensione a «metter via» è passata dal 9 al 16%: sui conti correnti delle famiglie sono finiti 84 miliardi in più rispetto al 2019 (un record storico) e ora il totale viaggia a 1.200 miliardi (Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo). Dentro questi dati medi si nascondono disagi e disuguaglianze in aumento. Un terzo delle famiglie dichiara di aver subito una diminuzione di reddito, il 15% denuncia decurtazioni delle entrate pari al 25%. E crescono le situazioni di grave indigenza: secondo l’indagine Caritas il peso dei nuovi poveri è passato dal 31 al 45% nell’ultimo anno.

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Vaccino Covid, le tappe del piano vaccini: per chi riceve AstraZeneca la monodose è già una realtà

lunedì, Marzo 1st, 2021

di Marco Galluzzo e Lorenzo Salvia

Vaccino Covid, le tappe del piano vaccini: per chi riceve AstraZeneca la monodose è già una realtà

La campagna di vaccinazione

Se anche si dovesse passare al meccanismo della dose unica, resterà ancora valido il sistema delle precedenze previsto dall’attuale piano vaccinale. Prima i più anziani e i più fragili, quindi. E poi a scalare verso i più giovani in base alle fasce d’età. Naturalmente lasciando andare a esaurimento le vaccinazioni «di settore» già avviate, come quelle degli insegnanti, dei militari e dei poliziotti e degli altri servizi pubblici essenziali. Anche perché per loro si usa AstraZeneca, che non può essere utilizzato per le persone che hanno più di 65 anni.

La dose unica

La decisione vera e propria sull’eventuale passaggio al sistema della somministrazione unica non è stata ancora presa. La scelta è stata già fatta solo per le persone che il Covid lo hanno già avuto e sono guarite. Hanno gli anticorpi e una sola iniezione viene considerata sufficiente per proteggerli in modo adeguato. Per tutti gli altri la valutazione è in corso. E sembra esserci un vero e proprio scontro tra favorevoli e contrari, a livello scientifico prima ancora che politico. Difficile che si scelga questa strada per medici e infermieri, anche considerando il fatto che buona parte di loro ha già ricevuto la seconda dose e quindi il problema non si pone. Difficile anche per le persone con più di 80 anni, visto che sono le più fragili e anche quelle colpite più duramente dal Covid: l’età media dei morti è 81 anni. Anche qui, seppure con velocità molto diverse fra le Regioni, la campagna è già partita e sarebbe complicato cambiare le regole in corsa. Per tutti gli altri, però, la questione si pone. Anche se non proprio nell’immediato.

Per AstraZeneca la monodose è una soluzione di fatto

Con l’eccezione degli over 80 e dei medici, la nostra macchina vaccinale sta già avanzando di fatto in regime di monodose. Per AstraZeneca, il vaccino riservato a insegnanti e militari, il richiamo ideale è previsto nel corso della dodicesima settimana. Nei fatti spesso si arriva anche più in là. Le prime immunizzazioni sono state fatte a inizio febbraio, quindi i primi richiami arriveranno tra due mesi. C’è tempo per decidere cosa fare. In ogni caso qui la dose unica sarebbe in linea di massima meno azzardata rispetto a Pfizer o Moderna, per medici e anziani. Da inizio aprile arriverà poi il quarto vaccino della Johnson & Johnson, prodotto dalla Jansen che è in tutto e per tutto un monodose. Inizialmente si era pensato di usarlo per i casi socialmente difficili, come i senza fissa dimora, per i quali già il primo appuntamento è un’incognita, figuriamoci il secondo. Ma potrebbe essere usato a tappeto, aprendo la strada alla strategia della monodose.

Un problema superato?

C’è però un’altra questione da tener presente. A partire da aprile il numero delle dosi a disposizione non dovrebbe esser più un problema. Tra aprile e giugno ne dovrebbero arrivare 64 milioni, di cui 9 milioni del monodose Jansen. Un «arsenale» sufficiente per immunizzare, chi con dose unica chi con doppia, 36 milioni di persone. Poco meno dei 42 milioni necessari per raggiungere l’immunità di gregge. Certo, ci potrebbero essere nuovi tagli alle forniture, visto che finora ci sono sempre stati. Ma in caso diverso il problema non sarebbe più avere le fiale a sufficienza, e nemmeno decidere se fare una dose oppure due. Ma procedere velocemente con le somministrazioni.

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Pagamenti online, da lunedì 1° marzo tasse e bollette si saldano con Spid e carta d’identità elettronica

lunedì, Marzo 1st, 2021

Dal 1° marzo per pagare tasse e bollette online sarà necessario avere lo Spid o la carta d’identità elettronica (Cie). Per questo, entro il 28 febbraio, le amministrazioni italiane e i gestori dei servizi pubblici devono rendere disponibili i pagamenti elettronici utilizzando la piattaforma pagoPa. Tuttavia, lunedì sarà ancora possibile accedere con le vecchie credenziali, alle quali però bisognerà gradatamente disabituarsi perché dal 30 settembre verranno dismesse.

Sarà quindi necessario dotarsi di una delle modalità di identificazione e autenticazione riconosciute per i servizi online.

Cos’è lo Spid – Lo Spid è il Sistema Pubblico di Identità Digitale. Consiste di un sistema basato su credenziali personali che, grazie a delle verifiche di sicurezza, permettono di accedere ai servizi online della Pubblica amministrazione e dei privati aderenti. Per ottenere Spid basta scegliere uno dei 9 gestori di identità digitale presenti sul sito spid.gov.it/richiedi-spid e seguire i passi indicati dalle varie procedure ai fini dell’identificazione. 

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