Archive for Marzo, 2021

Vittorio Sgarbi: «Ho il cancro, perché mi obbligano a tenere la mascherina?»

giovedì, Marzo 25th, 2021

di Pierluigi Panza

«Risulto affetto da cancro». La notizia arriva dal diretto interessato, il critico d’arte e parlamentare Vittorio Sgarbi che a Montecitorio ha rivelato di aver scoperto di essere malato oncologico e di aver contratto anche il coronavirus, sebbene in maniera asintomatica.

Quando l’ha scoperto?
«L’ho scoperto un paio di mesi fa — racconta — mentre facevo gli esami del sangue per un controllo. Ho scoperto di aver già fatto il Covid in maniera asintomatica a dicembre, ma anche di avere un problema alla prostata».

Preoccupato?
«Il sangue è come un linguaggio, dice tutto. C’è un ingrossamento, c’è qualcosa che stanno analizzando. Non ho metastasi di nessun tipo e, fortunatamente, la cosa è circoscritta. I medici stanno studiando la situazione».

Ha già iniziato le cure?
«Sto prendendo farmaci. Inizio le terapie nucleari il 12 aprile al Sant’Orsola. Solo che oggi questa mia malattia sembra di serie B, meno importante della mitologia intorno alla pandemia. In aula mi fanno tenere la mascherina, che fa male alla mia malattia e non serve per combattere il Covid, che io non posso più avere perché l’ho già fatto. Un paradosso».

Anche ieri ha urlato in Aula…
«Sì, ho tenuto la mascherina. Ma l’ho detto a Draghi: se ho avuto una malattia cardiaca, una cancerogena e ho già fatto il Covid perché la mascherina che mi fa male alla respirazione? Io voglio essere libero, anche fuori, riaprire le mostre. Ho mandato al presidente Fico un certificato medico ove si prescrive che possa parlare senza utilizzare dispositivi».

Cosa le hanno risposto?
«Niente, non gliene frega del cancro o di problemi cardiaci, solo del Covid, che è meno letale del cancro ai polmoni per il fumo. In Parlamento siamo di fronte a un paradosso logico: prescrizioni rigidissime per una malattia non letale per più del 90% delle persone che la contraggono, ma se ne hai un’altra, come il cancro o cardiopatie, non frega niente a nessuno. Molti hanno avuto il Covid: Zingaretti, Gelmini, Lotti… e siamo ancora in quest’aula che sembra un teatro; solo che i teatri e i musei sono chiusi, le mostre sbarrate mentre quest’Aula è aperta e senza sanificatori».

I suoi medici che altro dicono?
«Il mio caso si dovrebbe risolvere con la radioterapia ma l’oncologia, in generale, oggi è vittima del terrorismo mediatico che si fa per la pandemia. Ecco — lo mostra — i medici del reparto hanno firmato questo documento dove si dice che una Nazione è andata in bancarotta solo perché mancavano decine o qualche centinaia di posti letto, e non centinaia di migliaia, nell’affrontare una malattia».

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COMUNICATO STAMPA: Il volo libero in parapendio in attesa della riapertura

giovedì, Marzo 25th, 2021

Pur costretti dall’emergenza sanitaria a restare con i piedi a terra, i piloti di deltaplano e parapendio non rinunciano a mantenersi informati sulla disciplina e a programmare il futuro.

Grazie alla tecnologia, una serie di appuntamenti a distanza tutt’ora in corso hanno raccolto quasi 4000 presenze. Ospiti tecnici, istruttori e i nostri campioni mondiali, sono stati affrontati argomenti come meteorologia, materiali, strategie di volo, manutenzione dei mezzi, sicurezza e volo in parapendio abbinato all’escursionismo, meglio noto come hike and fly, in pratica o voli o cammini.

Sull’onda del successo che questa disciplina sta raccogliendo, sono stati programmati tre raduni per la prossima estate: Hike&Fly Experience, il 12 giugno, con salita a piedi lungo i sentieri storici del Monte Grappa. Poi volo in un sito noto per le sue eccellenti condizioni aerologiche e atterraggio di precisione nei pressi del Garden Relais di Borso del Grappa (Treviso). Organizzazione Volo Libero Montegrappa e Parazoo.

La Prealpi Tour 2021 si terrà a Feltre (Belluno) dal 18 al 20 giugno, una combinazione di trekking e volo in parapendio tra rifugi e malghe nelle Prealpi Trivenete. Partenza dall’area Boscherai a Pedavena e aggiramento di sette punti prestabiliti prima dell’arrivo in val di Lamen. Organizzazione Para&Delta Club Feltre.

Pensata dal club Volomania, l’11 e 12 settembre appuntamento a Rovetta (Bergamo) per la H&F Presolana, nome mutuato dal massiccio montuoso delle Prealpi Bergamasche, detta anche “Regina delle Orobie” per i suoi 2.521 metri. Lo scorso anno i cinquanta posti previsti sono andati esauriti e il trofeo è finito al capo opposto della penisola, vinto dal pilota siciliano Giuliano Minutella.

A proposito di regine, nell’hike & fly il titolo regale spetta alla XAlps, gara biennale giunta quest’anno alla decima edizione. Decollerà il 20 giugno dalla piazza di Salisburgo dedicata a Mozart per raggiungere il Monte Bianco e tornare in Austria, un viaggio di andata e ritorno attraverso Germania, Svizzera, Francia e Italia. Dodici i punti di aggiramento, detti anche boe o turnpoint per un totale di 1.238 km da coprire entro il 2 luglio in volo o consumando le suole delle scarpe. Infatti in questa tipologia di competizioni nessun altro mezzo di trasporto è ammesso. Ogni 48 ore l’ultimo della coda viene eliminato. Parteciperanno 33 piloti da tutto il mondo, comprese tre donne. Dal Trentino e Alto Adige gli azzurri in lizza: Aaron Durogati, Tobias Grossrubatscher e Nicola Donini.

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Vaccino Covid, stop alle prenotazioni per le categorie dei servizi pubblici essenziali, precedenza ad anziani e fragili

giovedì, Marzo 25th, 2021

di Lorenzo Salvia

Vaccino Covid,  stop alle prenotazioni per le categorie dei servizi pubblici essenziali, precedenza ad anziani e fragili

Esaurire le «code», cioè vaccinare chi ha già preso l’appuntamento. E garantire i richiami per chi ha fatto la prima dose. Ma fermare subito le nuove prenotazioni. Sulle categorie dei servizi pubblici essenziali è questo l’orientamento delle regioni, che pure respingono l’accusa di aver costruito corsie preferenziali. Stop quindi agli appuntamenti per avvocati, giornalisti, dottorandi universitari, informatori del farmaco e via dicendo, con tutte le variazioni sul tema che abbiamo visto. In modo da mettersi in linea con il richiamo arrivato dal presidente del consiglio Mario Draghi, con le parole del capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e con quanto già previsto dall’ultima versione del piano vaccini, che dà la precedenza ad anziani e fragili. Un documento approvato due settimane fa e quindi «pienamente vincolante», come ricorda il ministro della Salute Roberto Speranza.

Le linee guida sui centri vaccinali e la nuova distribuzione

I dettagli di questa conversione saranno discussi oggi dalla Conferenza Stato-Regioni. Un appuntamento che servirà a esaminare le linee guida del governo per i punti vaccinali straordinari da aprire, con orario minimo d’apertura di 12 ore e una permanenza media di 10 minuti. E anche i criteri per la ripartizione tra le regioni delle forniture in arrivo da metà aprile in poi: si terrà conto del numero di assisiti dal servizio sanitario. Senza calcolare gli under 16, che non possono essere vaccinati, e gli over 80, perché le forniture in arrivo in questi giorni bastano per coprire l’intera platea. In realtà ci sono regioni che si stanno già portando più avanti, come il Lazio che da domani terrà aperto fino a mezzanotte il centro dell’aeroporto di Fiumicino. Anche l’Umbria si è portata avanti, ma sullo stop alle prenotazioni per i servizi essenziali, deciso ieri mattina. E la lista delle categorie coinvolte, anche in versione parziale, fa capire bene quanto si fossero allargate le maglie del sistema: centri operativi comunali, operatori dei tribunali, manutentori di dispositivi elettromedicali.

La difesa delle regioni

La linea di difesa delle regioni è che la vaccinazione è stata aperta a queste categorie per non tenere fermi i due milioni e mezzo di dosi di AstraZeneca consegnati finora. Un vaccino che non può essere utilizzato sui fragili e sugli ultraottantenni. E che, anzi, fino a poco tempo fa, poteva essere utilizzato solo sotto i 65 anni, all’inizio sotto i 55. Resta il fatto che per il personale non sanitario, calderone nel quale è rientrato un po’ di tutto, sono state utilizzate 1,4 milioni di dosi. La metà di quelle che sono andate alla prima categoria in lista, quella del personale sanitario e sociosanitario, un filo sotto i 2,9 milioni. E non troppo lontano nemmeno dall’altro «target prioritario», le persone con più di 80 anni, che hanno avuto meno di 2,5 milioni di dosi.

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Le Termopili di Suez

giovedì, Marzo 25th, 2021
Canale di
Canale di Suez

Il primo, immediato, effetto del maxi-ingorgo creato dalla nave Ever Given rimasta bloccata di traverso per più di un giorno nel Canale di Suez è stato l’improvviso rialzo del petrolio che ha visto il prezzo del barile andare oltre i 60 dollari (+5%). L’immagine di una tra le principali vie d’acqua commerciali del mondo intasata dalla nave battente bandiera panamense e noleggiata dalla compagnia taiwanese Evergreen ha fatto il giro del mondo: da molte ore il traffico è congestionato, con ritardi che si accumulano e decine di navi all’àncora in attesa di poter proseguire sulla rotta che collega il Mar Rosso al Mediterraneo. Il potenziale danno economico causato dai rallentamenti che si ripercuoteranno a catena sui porti e le infrastrutture logistiche di approdo è nei numeri: dal Canale di Suez transita il 30% delle portacontainer e il 12% del traffico di merci a livello mondiale, il 10% del petrolio scambiato via mare passa da lì così come il 9% di Gnl, gas naturale liquefatto. Solo l’anno scorso, nonostante la pandemia e il blocco dei traffici, sono passate circa 19mila imbarcazioni di varia dimensione, per una media di circa 50 navi al giorno secondo i dati forniti dal portavoce dell’Autorità del Canale George Safwat. Nel 2020 le sole petroliere in transito sono state cinquemila, bene 686 quelle per il trasporto di gas naturale. Per quanto riguarda l’Italia, “circa il 40% di tutto l’import-export marittimo transita da questo punto strategico”, rileva Massimo Deandreis, Direttore generale SRM, centro Studi di Intesa Sanpaolo.

Sebbene il traffico sembra essere in graduale ripresa, ci saranno probabili effetti sulle consegne. “Le conseguenze economiche dipenderanno dal tempo necessario per far tornare a galla la nave”, dice all’HuffPost Olaf Merk, coordinatore dell’International Transport Forum dell’Ocse su porti e shipping. “Ma non dimentichiamo – aggiunge – che l’affidabilità negli orari delle navi portacontainer è già al minimo storico e che i vettori hanno regolarmente aggirato il Canale di Suez quando gli conveniva”. Se c’è una nota positiva nell’ingorgo provocato dalla più grande nave mai incagliatasi nei 152 anni di vita del canale di Suez è certamente quella di aver palesato quali sono i rischi derivanti dalla corsa al gigantismo dei grandi armatori. 

Piccolo passo indietro. Alle ore 7.40 locali  (6.40 in Italia) di martedì la portacontainer Ever Given si è incagliata al chilometro 151 del Canale di Suez. Costruita nel 2018, è una delle navi moderne per il trasporto di container, una ultra large container carrier (Ulca) lunga 400 metri, più della Torre Eiffel di Parigi e dell’Empire State Building di New York, e larga 59 metri per un carico potenziale da 224mila tonnellate. Con una portata nominale di 20mila Teu, l’unità di misura dei contenitori, è tra le navi più grandi al mondo anche se molte arrivano a 24mila Teu e già se ne progettano di maggiori dimensioni. È partita dalla Cina ed era attesa al Porto di Rotterdam per il 31 marzo, porta d’accesso privilegiata per le merci provenienti da Oriente e destinate ai mercati europei. Il canale di Suez consente infatti di abbattere di quasi due settimane i tempi di navigazione rispetto alla rotta alternativa che passa da Capo di Buona Speranza. Le cause dell’incidente non sono ancora del tutto chiare ma di certo l’evento scatenante è stato il maltempo: secondo la compagnia di navigazione taiwanese, l’Ever Given è rimasta incagliata a causa di forti raffiche di vento da 40 nodi e la scarsa visibilità per la tempesta di sabbia. Pare, tuttavia, che sia stato un blackout ad aver impedito alla nave di manovrare per evitare di arenarsi. Per cercare di divincolare la portacontainer sono intervenuti sul posto otto rimorchiatori oltre a degli escavatori per liberare lo scafo. 

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Letta e Conte, la foto delle buone intenzioni

giovedì, Marzo 25th, 2021
Letta e Conte, la foto delle buone

La parola “cantiere” è tra le più abusate della politica italiana e ragioni quantomeno scaramantiche suggeriscono di trovare sinonimi. Diciamo così: conta la foto, al termine di un colloquio di un’oretta nella sede dell’Arel. La prima per Conte, che segna il suo ritorno da leader dei Cinque Stelle. La prima a cui Letta dà una certa enfasi, nell’ambito del suo giro di incontri per la costruzione di un nuovo centrosinistra, parlando alla fine dell’incontro di un impegno comune per una “nuova affascinante avventura”.

L’istantanea racconta di una cornice ancora tutta da riempire nei contenuti, nel pathos, negli assetti. E nelle modalità stesse con cui stare nel Governo Draghi, trasformando in opportunità la dura necessità che entrambi i partiti hanno subito con grande travaglio identitario. E se non è banale proprio che il dialogo sia ripartito da una piena accettazione della nuova fase, che significa convinto sostegno al Governo fondato su una certa idea dell’Europa, e da una promessa di dialogo sulle riforme, è evidente che ben altri sono i terreni su cui si misurerà la tenuta e il consolidamento dell’alleanza, a partire da un’agenda sociale ancora tutta da scrivere. Perché un conto è avere come collante il governo, il potere e una leadership investita del ruolo di federatore, altro è scoprire, nelle asprezze di un’inedita quotidianità e di una crisi sociale senza precedenti, le ragioni dello stare assieme.

La foto, che comunque indica una volontà – di questi tempi poco comunque non è – suggerisce una certa prudenza nel parlare enfaticamente di “nuovo Ulivo”, almeno finché non interverrà nel processo l’elemento popolare, che del “vecchio Ulivo” a rappresentò linfa vitale. E almeno finché i due partiti, ognuno alle prese con i suoi problemi identitari, non troveranno un assetto più definito e coerente al proprio interno. La stessa vicenda dei capigruppo questo racconta, delle difficoltà del cambiamento perché è vero che alla fine il capogruppo Marcucci ha fatto un passo indietro, ma al tempo stesso ha indicato, come suo successore Simona Malpezzi, che ha il suo stesso tasso di renzismo e appartiene alla sua stessa corrente. 

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Benzina, prezzo in salita da 20 settimane: verde a 1,579 euro. Aumenta anche il gasolio. Da novembre +10 euro a pieno

giovedì, Marzo 25th, 2021

ROMA – Il prezzo della benzina sale ancora, ormai ininterrottamente da 20 settimane. Secondo le ultime rilevazioni del Ministero dello sviluppo economico la verde in modalità self service è arrivata a 1,579 euro al litro (prezzo medio nazionale) con un aumento di 1,3 centesimi rispetto alla settimana scorsa. A crescere è anche il gasolio, arrivato – sempre in modalità self – ad una media nazionale di 1,445 euro a litro. I prezzi sono in salita dalla prima settimana di novembre 2020. 

Nella prima settimana di novembre scorso (in base ai dati della rilevazione del Mise del 9 del mese), il prezzo della benzina si attestava in modalità self a 1,378 euro al litro. Rispetto a 1,579 euro di oggi, l’incremento è del 14,5%. Il prezzo del gasolio è invece salito del 15,7% passando da 1,249 euro di inizio novembre a 1,445 della rilevazione di oggi relativa alla settimana appena trascorsa.

Con la corsa dei carburanti, in sette giorni un pieno da 50 litri costa 63 cent in più per la benzina e 45 cent per il gasolio. Dall’inizio dell’anno, ossia dalla rilevazione del 4 gennaio, un pieno da 50 litri è aumentato di 6 euro e 86 cent per la benzina e di 6 euro e 30 cent per il gasolio, con un rincaro, per entrambi, del 9,5%. Su base annua è pari a un aumento pari a 165 euro all’anno per la benzina e 151 euro per il gasolio. Sono i calcoli dell’Unione Nazionale Consumatori alla luce delle ultime rilevazioni del Mise sui prezzi dei carburanti.

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Vaccini Lazio, è caccia a Johnson&Johnson: farmacie-Asl, è lite sulle fiale

giovedì, Marzo 25th, 2021

di Francesco Pacifico

Non sono ancora arrivate e molto probabilmente non saranno sufficienti per tutti, ma nel Lazio già si litiga sulle dosi del vaccino di Johnson&Johnson. Le vogliono tutti gli attori messi in campo dalla Regione per le somministrazioni – le Asl per i centri vaccinali, i medici di base e i farmacisti – non fosse altri perché questo farmaco necessita soltanto di una inoculazione, è monodose, e può essere stoccato in frigoriferi con temperature non molto basse. Non a caso, qualche settimana fa, in una prima intesa con farmacisti l’assessore alla Sanità regionale, Alessio D’Amato, voleva destinare J&J a questa categoria. Ma più passano i giorni e più questi piani rischiano di saltare, sia per la difficoltà a reperire fiale di altre case, AstraZeneca in primis, sia perché le Asl non vogliono rinunciare a questo prodotto per i loro hub.

HUB DEDICATO
Soprattutto le dosi del farmaco della casa americana non saranno mai sufficienti rispetto alle richieste dei vari vaccinatori. Autorizzato dall’Ema e poi dall’Aifa, le agenzie del farmaco di Ue e Italia, lo scorso 11 marzo, il prodotto di Johnson&Johnson dovrebbe arrivare in Italia nel secondo trimestre in 14,806 milioni di dosi. Di queste, 1.184.480 di fiale sono destinate nel Lazio. Ma l’azienda ha già comunicato che riuscirà a velocizzare la produzione soltanto a maggio. Per aprile sono previsti invii nel Belpaese di 330mila dosi, quasi 27mila al Lazio. Troppo poche e per capirlo basta vedere le singole strategie di Asl, medici di base e farmacisti. Proprio sul fronte delle autorità sanitarie, la Roma 3 ha deciso di dedicare un suo hub, quello di via Quirino Majorana, alla somministrazione di J&J. L’obiettivo, con più medici, è quello di aumentare la iniezioni giornaliere, portandole da 200 a 2mila al giorno. Cioè, ogni mese, soltanto questo centro avrebbe bisogno di 62mila dosi. Ma anche altre Asl stanno studiando di convertire a Johnson&Johnson i loro hub, dove i numeri sono più alti.

La notizia scatena alcuni dubbi anche in Andrea Cicconetti, presidente di Federfarma Roma: «La nostra categoria può dare un grande apporto, ma se ci danno le fiale. E noi, di fatto, possiamo iniettare in sede soltanto Johnson&Johnson, viste le sue caratteristiche. Prodotto che, mi sembra, anche altri soggetti stiano richiedendo». L’intesa tra Regioni e Ordine dei farmacisti è stata rallentata perché il governo ha voluto accentrare a sé la questione tanto da lavorare e scrivere un protocollo direttamente con lo stesso Ordine. Soltanto dopo potranno essere firmate, a cascata, le intese con i singoli territori. Quel che è certo è che nel Lazio, su 1.800 farmacisti, almeno la metà dovrebbe aderire alla campagna vaccinale, con la capacità di fare anche 460mila inoculazioni al mese.

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Statali, smart working solo al 30% e maggiori controlli sui furbetti

giovedì, Marzo 25th, 2021

di Francesco Bisozzi

Lavoro agile per uno statale su tre. La proposta è sul tavolo della trattativa per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, che disciplinerà lo smart working nella Pa, regolamentandolo sotto il profilo economico, dei diritti e dei controlli anti-furbetti. È quanto emerge da fonti sindacali, dopo i primi incontri con il neo ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta. Oggi si trova a casa la metà dei dipendenti pubblici che svolgono attività che possono essere assolte da remoto, come stabilito dalle disposizioni emergenziali introdotte a ottobre e prorogate a più riprese, ma l’obiettivo del precedente esecutivo era di portare l’asticella ancora più su e di rendere accessibile il lavoro agile almeno al 60 per cento degli statali smartabili. 

Statali, nuovo contratto in arrivo: aumenti da 91 fino a 126 euro

Quota che l’attuale governo è pronto a dimezzare. Una stretta resa necessaria dai disagi sofferti da cittadini e imprese in questi mesi di smart working allargato nella Pa. Fino al 30 aprile valgono le disposizioni dell’ex inquilina di Palazzo Vidoni, Fabiana Dadone, secondo cui non sono necessari accordi specifici tra i dipendenti in smart working e i loro dirigenti, il che equivale a dire che non ci sono regole da rispettare, livelli di performance da assicurare e diritti da garantire, con tutto ciò che ne consegue in termini di qualità dei servizi resi dagli uffici pubblici. A mettere ordine devono essere i cosiddetti i Pola, i Piani organizzativi per il lavoro agile, che le amministrazioni centrali erano tenute a presentare entro la fine di gennaio (ma solo una su tre ha rispettato la scadenza). I Pola però nascono con lo scopo di estendere lo smart working almeno al 60 per cento dei dipendenti che possono lavorare da remoto, una percentuale ritenuta proibitiva per alcuni ministeri, come quelli della Giustizia e dei Trasporti per esempio, per la maggior parte dei Comuni e diverse Regioni, anche secondo gli esperti della Commissione tecnica del nuovo Osservatorio nazionale del lavoro agile, chiamati a valutare i Pola per stabilirne il livello di efficacia. 

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Dantedì, il 25 marzo 1300 iniziava il viaggio oltremondano del Poeta

giovedì, Marzo 25th, 2021


Ernesto Ferrero

Con il Dantedì, il giorno scelto per celebrare la presunta data d’inizio del viaggio oltremondano, il 25 marzo 1300, il Sommo Poeta ritorna con tutti gli onori sugli altari del culto nazionale che gli è dovuto nel settecentenario della morte. È un’iniziativa che ci allinea ad altri Paesi, giustamente intenti a tenere viva la presenza di autori fondativi che spesso coincidono con l’identità della nazione, da Shakespeare e Cervantes in giù.

In Italia il culto di Dante è ripreso con vigore nella seconda metà dell’800, che ritrovava orgogliosamente in lui non soltanto il profeta dell’Unità, ma il fondatore di una lingua che per secoli ha rappresentato il cemento ideale, la ragione stessa di un’unione tanto difficile da realizzare quanto imprescindibile. Fiorivano le pubbliche letture, si moltiplicavano commenti sempre più dotti e approfonditi. Ma non meno rilevante è stata la fruizione popolare. Non era infrequente trovare nelle campagne toscane contadini che sapevano a memoria la Commedia, vissuta come un patrimonio famigliare di bellezza e di sapienza, e pazienza se non si capiva tutto. Un Dante posseduto con il cuore, prima ancora che con la mente.

Nel furioso corpo a corpo con un tempo che è il suo, ma è diventato quello di tutti, Dante è narratore potente, capace di concentrare in pochi versi vicende diventate archetipi, chiavi universali per raccontare la storia umana. Valga per tutte quella di Ulisse. È a Dante che Primo Levi si aggrappa nel Lager per non soccombere alla disumanizzazione in atto. Perché è più che mai consigliabile un uso massiccio di Dante, non meno indispensabile dei vaccini? Quale senso pratico dare ai centenari, all’obbligatorietà delle celebrazioni? Cominciamo col dirci che di quello che fa la grandezza di Dante abbiamo metabolizzato assai poco. Non abbiamo le sue curiosità enciclopediche, tanto più stupefacenti perché sviluppate in un’epoca in cui il sapere era difficilmente accessibile. Abbiamo trasformato la sua passione politica, agitata da uno pneuma visionario, nella triste pratica di un sottogoverno spicciolo, gestito da mediocri comitati d’affari, incapaci di guardare al di là del trimestre e dell’egoismo più cieco.

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Il delirio palindromo

giovedì, Marzo 25th, 2021

Mattia Feltri

A ricordarci dell’esistenza di Virginia Raggi, eclissata dietro il Covid (che come sciagura non ha rivali nemmeno fra i cinque stelle), si è incaricata Gemma Guerrini. Immagino non abbiate idea di chi sia. È una consigliera comunale eletta nel 2016 con Raggi e con la febbre della rivoluzione: dal basso, della cittadinanza attiva, naturalmente dell’onestà e soprattutto del checcevo’, buttata giù la casta sarà un fiorire di giardini. Poi i giardini non sono fioriti, non con uno schioccare di dita, e la consigliera Guerrini ha preso a lagnarsene dopo pochi mesi. Lo schioccare di dita è stato il ritornello di questi anni. Tra vicesindaci, assessori, capi di gabinetto, dirigenti di municipalizzate, Raggi ne ha avvicendati trentanove, più o meno uno ogni quarantacinque giorni, per ritrovarsi infine al punto di partenza, senza maggioranza e mentre tutto intorno è sterpaglia.

La consigliera Guerrini ha infatti salutato e si è iscritta al gruppo misto, non prima di avere espresso il suo apprezzamento su Raggi: «Non supporterò nessuna forza politica che sosterrà la candidatura dell’attuale sindaca alle prossime elezioni». Un insindacabile, irrimediabile mai più a Raggi che cinque anni fa era un insindacabile, irrimediabile sempre e solo Raggi. È la storia dei cinque stelle in una riga, che abbia ragione Raggi o che l’abbia Guerrini nulla cambia, è un delirio palindromo.

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