Archive for Marzo, 2021

Sos delle Regioni: “Subito più vaccini o il piano si blocca”

mercoledì, Marzo 24th, 2021

GIACOMO GALEAZZI

ROMA. «Dal 1° aprile partiamo con le prenotazioni sul sito delle Poste per gli over 70», spiega alla Stampa.it l’assessore alla Sanità della Regione Marche, Filippo Saltamartini. «I problemi sono sorti con il vecchio piano vaccinale che riteneva non idoneo AstraZeneca per le persone con più di 55 anni- evidenzia Saltamartini-. In precedenza a creare rallentamenti e ritardi nell’immunizzazione di massa è stata la creazione da parte del governo della categoria dei “servizi pubblici fondamentali”. Ogni Regione, infatti, ha interpretato a suo modo quali fossero i lavoratori da vaccinare in via prioritaria. Nelle Marche li abbiamo limitati alla scuola e alle forze dell’ordine, ma altrove sono stati somministrato vaccini a magistrati, avvocati, commesse di supermercati, dipendenti delle imprese di pompe funebri. In questo modo si è allargata la platea di chi deve poi completare con il richiamo il proprio ciclo vaccinale». In seguito, sottolinea l’assessore alla Sanità della Regione Marche, «si è stabilito che tutti possono essere vaccinati con AstraZeneca indipendentemente dalla fascia di età a cui appartengono. Salvo somministrare Pfizer e Moderna agli over 80 affetti già da altre patologie». Giannini: “Sui vaccini ritardi inaccettabili: Draghi non esiti a scavalcare le regioni, la Costituzione glielo consente”

Cicli da completare
«Completate le vaccinazioni di operatori della scuola e della sicurezza, proseguiamo a immunizzare gli “over 80”: siamo a 90 mila persone su un totale 122 mila- spiega Saltamartini-. Venerdì scorso il commissario per l’emergenza Covid ci ha comunicato che il piano di rifornimento dei vaccini prevede l’arrivo in Italia nel trimestre aprile-maggio-giugno di 50 milioni di dosi. La ripartizione regionale che abbiamo appreso venerdì stabilisce per le Marche solo 210 mila dosi ad aprile. E ciò significa che si riescono a coprire con i richiami appena centomila persone. A maggio ed aprile le forniture mensili alle Marche saliranno a 800 mila vaccini. Quindi completate le categorie della scuola e del comparto sicurezza (cioè i servizi pubblici fondamentali), si procede per fasce di età e soggetti fragili».   Piano vaccini a rilento, l’allarme del sindacato degli infermieri: “Abbiamo bisogno di un piano operativo”

Cambio di passo
«Oggi con i vaccini a disposizione possiamo quotidianamente vaccinare nelle Marche 6 milia persone in tutto, mentre ai margini del sistema di somministrazione restano i 1200 medici di base ai quali non riusciamo attualmente a fornire più di 5 dosi a settimana, cioè un quantitativo scarsissimo- precisa l’assessore regionale alla Sanità della Regione Marche-. Noi abbiamo un milione e 200 mila persone da vaccinare, con l’immunità di gregge fissata a 900 mila. Se alle 600 somministrazioni quotidiane nei centri vaccinali possiamo aggiungerne altrettante attraverso 1200 medici di base significa che arriviamo a 12 mila persone immunizzate quotidianamente e prima dell’estate diventiamo una regione “Covid free” sul modello di Israele». Flop vaccini in Lombardia, caos nel sistema costato 22 milioni di euro per sei mesi: tutte le domande senza risposta di Salvini

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Dopo Pasqua l’Italia non torna gialla, ma Draghi vuole riaprire le scuole

mercoledì, Marzo 24th, 2021

ALESSANDRO BARBERA

ROMA. Scommesse sulla fine dell’incubo a occhi aperti Mario Draghi non ne fa. Ancora ieri durante un lungo incontro con i vertici del Comitato tecnico scientifico, Silvio Brusaferro e Franco Locatelli lo hanno invitato alla massima prudenza. Ma il premier ha preso un impegno che vorrebbe onorare: riaprire le scuole il prima possibile.

Il giorno dopo Pasqua scade il decreto che sta regolando la vita degli italiani. Draghi ha deciso di rinviare ogni decisione politica ad un vertice con i partiti all’inizio della prossima settimana, quando saranno consolidati i numeri di questi giorni. La curva dei contagi fa meno paura di due settimane fa, quella dei morti e dei ricoveri, più lenta a registrare la minor progressione dei malati, è invece preoccupante. A Palazzo Chigi c’è chi azzarda uno scenario: l’approvazione di un decreto fotocopia che permetta di far cambiare il colore prevalente della cartina d’Italia da rosso ad arancione, escludendo ancora per un paio di settimane la possibilità delle Regioni di essere tinte di giallo. Dunque ristoranti ancora chiusi, niente mobilità fra Regioni, coprifuoco a livello nazionale dalle 22. Ma se la curva dei contagi non dovesse peggiorare, Draghi vorrebbe essere coerente con la promessa fatta la scorsa settimana in conferenza stampa e imitare la scelta fatta in questi mesi dai nostri partner: riaprire in ogni caso le scuole primarie, almeno fino alla prima media. Il ministro della Sanità Roberto Speranza continua a mostrarsi preoccupato, il premier su questo è disposto a prendersi qualche rischio, forte del fatto la cui vaccinazione fra gli insegnanti prosegue spedita.

Il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta – anche lui ieri a Palazzo Chigi – spinge perché il decreto vada oltre le misure anti Covid e contenga da subito le norme per le assunzioni straordinarie del personale che dovrà gestire il Recovery Fund. Al momento l’ossessione del premier è però un’altra: «diventare capaci di spendere quei soldi» e farne l’occasione per superare il divario fra Nord e Sud. Un messaggio spedito ad un convegno che sembra fatto apposta per spegnere la pressioni di chi vuole affrettare i tempi prima di aver presentato la versione definitiva del piano italiano a Bruxelles, il 30 aprile. A Palazzo Chigi sono convinti che poco dopo quella scadenza, entro la prima metà di maggio, ci sarà anche la svolta per la campagna vaccinale.

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Il nodo Giustizia/ La riforma che punta sulle capacità delle toghe

mercoledì, Marzo 24th, 2021

Paolo Graldi

Il mondo delle toghe deve saperlo: ecco che il metodo del governo “poche parole-molti fatti” si fa strada, e si coglie la determinazione ad intervenire presto e sul serio. Nessuna “rivoluzione” epocale come quelle periodicamente declamate in passato, fino a ieri, e poi rimaste nei cassetti a futura memoria. Decisioni operative, di ampia visione, capaci di incidere con immediatezza, plasticamente, sul settore della Giustizia. Ecco il pacchetto che si sta preparando.

E del resto nel discorso del premier Draghi alle Camere il vasto e controverso tema non era affatto un inciso ma anzi rivestiva un impegno preciso su entrambi i fronti della giustizia, civile e penale. Senza chiasso, silenziosamente, in ambiti diversi, attraverso contributi originali ecco i primi passi nell’era Draghi-Cartabia. 

Tanta la carne al fuoco ma solo poche portate sembrano destinate a divenire servizio attivo in tempi brevi. Il ministro della Giustizia Marta Cartabia, avvolta in un operoso silenzio, si muove con determinazione verso una figura di magistrato dalla potente formazione giuridica, affiancata da una altrettanto forte capacità organizzativa.

Gli uffici funzionano perché guidati da metodologie collaudate, serie e severe, catene di montaggio giuridico-giudiziario intelligenti, nemiche delle lentezze e delle lungaggini: le istruttorie e i processi si muovono con cadenze verificate, le risposte attese dalla società giungono in tempi ragionevoli, l’arretrato si assottiglia, quasi si prosciuga. 
Lo “scandalo Giustizia”, inadeguata ai tempi e perciò inadempiente, si trasforma in “macchina della Giustizia”. 

Se per un verso il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, David Ermini, accarezza l’idea di istituire delle pagelle da aggiornare periodicamente e finalizzate alla verifica della fondatezza di provvedimenti e sentenze dei magistrati, (proposta che trova ammiratori e acerrimi nemici in dosi uguali), la ministra Guardasigilli mette in campo, e vedremo quanto seguito avrà, l’idea di istituire corsi obbligatori con aumentata attenzione per i profili organizzativi e amministrativi. Verrebbero tirati in ballo anche docenti e testimoni esterni al circuito giudiziario. 

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Messe pasquali anti pandemia, veglia a San Pietro anticipata alle 19,30 e la Via Crucis affidata ai bambini

mercoledì, Marzo 24th, 2021

Città del Vaticano – Pasqua con il covid anche quest’anno e, di conseguenza, tutte le celebrazioni vaticane previste per il Triduo Pasquale seguiranno rigorose misure precauzionali anti pandemia. 

La veglia nella basilica di San Pietro, presieduta da Papa Francesco, per esempio, fissata per sabato 3 aprile si terrà in anticipo, alle 19.30. «La partecipazione dei fedeli sara’ limitata secondo le modalita’ usate nei mesi scorsi, nel rispetto delle misure sanitarie previste», precisano in Vaticano. Lo scorso anno la veglia presieduta dal Papa si tenne normalmente alle 21, considerato che non erano presenti fedeli in basilica, a causa del lockdown per il Covid. Quest’anno, nonostante sia limitata, e’ prevista la presenza di fedeli che dovranno rispettare il ‘coprifuoco’ delle 22.

Covid, Pasqua ancora in lockdown e per la messa delle Palme solo rametti d’ulivo in buste di plastica

Un altra novità arriva per il venerdì santo. Papa Francesco ha affidato quest’anno la preparazione delle meditazioni per la Via Crucis (che si terrà sul sagrato della basilica vaticana) al Gruppo Scout Agesci “Foligno I” (Umbria) e alla Parrocchia romana Santi Martiri di Uganda. Le immagini che accompagneranno le diverse Stazioni saranno disegni realizzati da bambini e ragazzi della Casa Famiglia “Mater Divini Amoris” e della Casa Famiglia “Tetto Casal Fattoria”. 

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Covid, la variante fa male. Lockdown Germania, l’Italia prende tempo

mercoledì, Marzo 24th, 2021

di Mauro Evangelisti

La sintesi di Angela Merkel, cancelliera tedesca che ha deciso un severissimo lockdown per Pasqua in Germania, è poco incoraggiante: «Dobbiamo intervenire perché è come se fosse iniziata una nuova pandemia». Ancora: «Siamo di fronte a un aumento esponenziale dei contagi e a una nuova variante molto più letale». Ma la Germania non è l’unico Paese europeo a chiudere. Altri esempi: la Norvegia inasprisce le misure di contenimento, la Polonia sta per varare una serie di restrizioni per le prossime due settimane, l’Olanda estende il lockdown fino al 20 aprile. Il governo italiano per ora prende tempo.

All’origine delle scelte di diversi paesi europei non c’è solo la maggiore velocità dei contagi della variante inglese ormai dominante, ma anche una elevata capacità di causare casi più gravi. In linea di massima, se con la versione iniziale di Sars-CoV-2 finiva in terapia intensiva lo 0,5 per cento dei contagiati, oggi siamo attorno all’1. E questo è un problema. Patrizia Laurenti, professoressa associata di Igiene dell’Università Cattolica del Sacro Cuore-Policlinico Gemelli di Roma, che l’altro giorno ospite di SkyTg24 ha confermato questa valutazione, aggiunge: «La variante inglese ha mostrato non solo una maggiore diffusività, ma anche una maggiore aggressività. Detta in altri termini: aumentando la diffusività di un virus, aumenta anche la probabilità che all’interno della popolazione i soggetti più fragili siano contagiati. Sia chiaro: i vaccini fermano la variante inglese, per questo spingiamo perché si faccia presto. Più vacciniamo, prima conteniamo la diffusione delle varianti».

INVITO ALLA PRUDENZA

Parte da questo quadro l’indicazione del Comitato tecnico scientifico che chiede di mantenere prudenza almeno nei dieci giorni successivi a Pasqua, confermando quanto meno le attuali misure di contenimento che hanno sospeso la fascia gialla. Il governo valuterà l’andamento del contagio, nei prossimi giorni, prima di decidere. Il professor Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di scienze fisiche del Cnr, ha sviluppato un algoritmo che analizza l’andamento dell’epidemia. Osserva: «Grazie alle misure adottate, abbiamo raggiunto il livello di mobilità (incontri medi giornalieri per persona) comparabile al plateau che avevamo toccato prima delle festività di fine 2020. In quel periodo (siamo ai primi di dicembre) avevamo, con questo livello di mobilità, una discesa nel numero dei casi. Adesso, con lo stesso livello di mobilità, il risultato è meno soddisfacente proprio per la presenza delle varianti a più alta trasmissibilità». In sintesi: bisogna essere prudenti e nel frattempo accelerare con la vaccinazioni.

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Israele, Netanyahu esulta: «Grandissima vittoria». Ma per il governo ha bisogno dell’ultradestra

mercoledì, Marzo 24th, 2021

di Davide Frattini

Israele, Netanyahu esulta: «Grandissima vittoria». Ma per il governo ha bisogno dell'ultradestra

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Gli israeliani sono tornati a votare per la quarta volta in due anni e Benjamin Netanyahu ha scommesso su questa data quando ha deciso di andare alla crisi di governo: non poteva essere sicuro che entro la fine di marzo la campagna vaccinale – di cui è stato l’artefice – sarebbe stata un successo. Invece il Paese ha riaperto e ha ripreso una vita quasi normale (i contagiati dal Covid-19 hanno votato in corsia o in locali protetti). Non è bastato a dargli una vittoria netta, almeno secondo i primi conteggi.

Sono state scrutinate 3 milioni di schede, il 70 per cento del totale: il Likud ha per ora raggiunto i 31 seggi, un anno fa erano 36. Per tentare di formare il governo Netanyahu ha bisogno dei deputati conquistati da Naftali Bennett (tra i 7 e gli 8): il leader di Yamina (A destra) durante la campagna elettorale lo ha definito «un leader fallimentare» ma non ha mai escluso di entrare nella coalizione ed è già stato suo ministro. Il gruppo comprenderebbe anche gli ultraortodossi e politici estremisti con posizioni razziste e omofobe.

Nella notte Netanyahu ha proclamato una «vittoria enorme»: «La gente ha dimostrato di volere la destra al potere ed è quello che le daremo». Eppure resta il rischio dello stallo politico, del pareggio e della necessità di un’altra elezione.

La clessidra gigante installata in mezzo a piazza Rabin a Tel Aviv ha indicato lo scorrere delle ore e dei minuti fino alla chiusura delle urne
. La sabbia cade e i politici sembrano presi dal panico tutti insieme: avvertono gli elettori di togliersi quella rimasta sui piedi dopo una giornata in spiaggia e di andare a votare. Perché l’affluenza è bassa (e lo rimarrà) e le coalizioni contrapposte sanno che per raggiungere la maggioranza anche i piccoli alleati devono riuscire a superare la soglia minima (3,25%) per entrare in parlamento.

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Vaccino Covid, Curcio: «Un hotspot in ogni città. In campo 200mila volontari per aiutare le Regioni»

mercoledì, Marzo 24th, 2021

di Fiorenza Sarzanini

«Arriveremo a 500mila vaccini al giorno e a quel punto nessuno potrà rimanere indietro nella somministrazione. Noi siamo pronti a sostenere le Regioni, entro fine anno dobbiamo riprendere la nostra vita migliore». Nel suo ufficio nella sede centrale della protezione civile Fabrizio Curcio parla per la prima volta della missione anti Covid 19, certamente una delle più impegnative.

Lei ha gestito le emergenze causate da terremoti, alluvioni, tsunami. Perché questa è così difficile?
«Nessun Paese era preparato alla pandemia, è difficile perché riguarda l’Italia intera, coinvolge tutti i cittadini».

Siamo in ritardo?
«Le mancate consegne hanno certamente provocato un rallentamento, ma stiamo recuperando bene. Entro la fine del mese arriveranno 4 milioni e mezzo di dosi. Adesso stiamo vaccinando 200mila persone al giorno, a regime dobbiamo arrivare a 500mila. Come ha detto il commissario Figliuolo, se le case farmaceutiche rispetteranno le scadenze a fine giugno ce la faremo».

Che cosa contestate alle Regioni?
«È necessario maggiore coordinamento e condividere gli obiettivi pur mantenendo la diversificazione per territorio. E seguire le indicazioni contenute nel piano. Ora che si finirà di vaccinare gli ultra ottantenni, le categorie fragili, i docenti, le forze armate, di polizia e di protezione civile bisogna tornare alle fasce di età. L’unico criterio deve essere questo».

Però bisogna fare i conti con i cittadini che rifiutano AstraZeneca e con la carenza di scorte.
«Molte Regioni hanno utilizzato l’80% delle scorte e questo è un grande risultato, ma io non credo proprio che la maggior parte delle persone stia rifiutando il vaccino. È la nostra salvezza, la vera via d’uscita dall’emergenza. Abbiamo ancora 500 morti al giorno, è bene tenerlo a mente».

Lei lo ha fatto per questo?
«Avevo deciso di essere l’ultimo tra i miei colleghi perché così fa chi guida una squadra, quando mi sono reso conto che la mia scelta poteva essere male interpretata sono andato subito. AstraZeneca è stato definito dalle agenzie regolatorie vaccino sicuro. Va fatto».

Ora si torna alle fasce di età, temete che alcuni governatori possano procedere in maniera diversa?
«Non è possibile. Quando AstraZeneca veniva somministrato con alcune limitazioni per fasce di età il piano è stato variato inserendo i servizi essenziali e ogni regione ha deciso per sè. Dall’11 marzo tutto è cambiato. Lo prevede il decreto in vigore condiviso con i Governatori. Procedere per categorie non va bene, causa problemi».

Si riferisce ai furbi che passano avanti?
«Se bisogna chiudere una coda – per esempio per gli insegnanti – va bene. Ma che non diventi saltare la fila. Procedere per anno di nascita è l’unico criterio oggettivo».

Quali Regioni stanno peggio?
«Le Regioni hanno usato criteri differenti tra loro e questo ha generato disomogeneità sul territorio, differenze che presto saranno superate. Ma io vorrei che uscissimo dal paradigma che vede buoni e cattivi, le Regioni devono poter contare su di noi. Questa è una battaglia che si vince solo se Stato e territorio lavorano insieme».

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Covid, Draghi chiama Speranza e il Cts: i timori per l’avanzata del virus

mercoledì, Marzo 24th, 2021

di Giuseppe Alberto Falci

Poco dopo l’ora di pranzo Roberto Speranza, Franco Locatelli e Silvio Brusaferro arrivano a Palazzo Chigi. Il ministro della Salute e i due scienziati del Cts (Comitato tecnico scientifico) sono convocati da Mario Draghi. Il presidente del Consiglio appare preoccupato dal contesto europeo, e da un bollettino che fa registrare nelle ultime 24 ore ancora tantissime vittime, 551. Ecco perché, assieme al ministro della Salute e ai vertici del Comitato tecnico scientifico Brusaferro e Locatelli, l’ex governatore della Bce passa in rassegna l’evoluzione dei contagi nelle varie aree del Paese, l’andamento delle terapie intensive soffermandosi laddove si è superato il livello di guardia.

Nell’ora e mezzo di confronto Draghi desidera conoscere ogni numero. Insomma, il suo vuole essere un monitoraggio a tutto tondo in vista del prossimo decreto. Nel corso dell’incontro non sarebbero state esaminate le misure del provvedimento che seguirà al decreto legge in scadenza il 6 aprile. Draghi vorrebbe allentare le restrizioni ma solo se ci sarà una riduzione del numero dei contagi. Di questo si occuperà la cabina di regia che dovrebbe essere convocata già oggi e che esaminerà, fra le altre cose, il delicato dossier scuola. Diversi ministri invocano il ritorno in classe fino alla prima media, anche in zona rossa. E d’altro canto lo stesso Draghi aveva promesso che «la scuola sarà la prima a riaprire non appena le condizioni lo permetteranno».

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Aldo Cazzullo in viaggio con Dante nell’Aldilà, la prima puntata: «Nel mezzo del cammin…»

mercoledì, Marzo 24th, 2021
Moriva 700 anni fa Dante Alighieri. L’iniziativa multimediale del Corriere, con Aldo Cazzullo – Aldo Cazzullo /CorriereTv
Aldo Cazzullo ci conduce in venti video a ripercorrere la discesa agli Inferi del Sommo Poeta: un contributo al giorno, weekend esclusi, su Corriere.it. Su «7» in edicola il 19 marzo abbiamo presentato la mappa completa del viaggio (leggi qui). Il primo video racconta «L’inizio»: «Nel mezzo del cammin di nostra vita». Il viaggio comincia così — scrive Cazzullo — . La parola chiave è «nostra». Dante ci dice subito che la storia parla di noi. Ci riguarda in quanto esseri umani, perché il viaggio all’Inferno è anche un viaggio interiore, sino ai confini di ciò che è in noi. E ci riguarda in quanto italiani. Dante parla di Italia fin dal primo canto. È lui a inventare l’espressione «Belpaese». Dante ci ha dato non soltanto una lingua, ma soprattutto un’idea di noi stessi. Per lui l’Italia non era uno Stato, ma appunto un’idea: un patrimonio di cultura e di bellezza.
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Maria Elena Boschi contro Andrea Scanzi: «Lui caregiver, ma quando? Non aveva nessun titolo per vaccinarsi»

martedì, Marzo 23rd, 2021

di Elisa Messina

Maria Elena Boschi contro Andrea Scanzi: «Lui caregiver, ma quando? Non aveva nessun titolo per vaccinarsi»

Non si placa la polemica per il caso Andrea Scanzi, il giornalista del Fatto Quotidiano che ha dichiarato in un video di essersi vaccinato ad Arezzo, la sua città, in quanto caregiver dei genitori anziani. Ora, sui social, lo attacca anche Maria Elena Boschi, di Italia Viva: prima gli attribuisce «una volgare mediocrità che non merita commento», poi gli da del bugiardo mettendo in discussione il suo ruolo di caregiver: «Ha detto che doveva fare il caregiver dei suoi genitori e vorrei capire quando, visto che è sempre in giro». Scanzi sarebbe bugiardo, secondo Boschi, anche nell’affermare che ha potuto iscriversi alla lista di “riservisti” perché le regole in Toscana lo permettono: «No, le regole non sono così – dice Boschi – Scanzi non poteva vaccinarsi. In Toscana una come me – che è avvocato – avrebbe potuto vaccinarsi un mese fa. E chi tra i miei colleghi lo ha fatto, ha rispettato le regole. Se non l’ho fatto io, nonostante abbia voglia come tutti di tornare ad abbracciare i miei nipotini, è stato per evitare polemiche dei moralisti contro di me».

Boschi ha ricordato poi le polemiche che l’hanno investita in precedenza come quella dopo un’ospitata a Otto e mezzo: «Pensate che quando sono stata a Otto e Mezzo anziché parlare della crisi di governo mi hanno fatto il processo perché – in un parco pubblico – ho baciato il mio fidanzato abbassando la mascherina: chissà cosa avrebbero detto se mi fossi vaccinata, rispettando le regole ma prima di altri. Chissà se Lilli Gruber adesso incalzerà il suo opinionista prediletto Scanzi per il vaccino come ha fatto con me per un bacio con la mascherina abbassata».

Infine la deputata di Italia Viva (spesso attaccata da Scanzi sul suo giornale e sui social) ritorna sul fatto che il giornalista non dovrebbe più ricevere alcun compenso dalla Rai (sarebbe pagato come opinionista da Rai3 per partecipare a Cartabianca): «Ma la Rai? Chi ha deciso che dobbiamo pagare il canone per un bugiardo come Scanzi?».

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