Archive for Marzo, 2021

AstraZeneca, i numeri che mancano per valutare l’emergenza

mercoledì, Marzo 17th, 2021

Luca Ricolfi

Mentre milioni di cittadini europei, spaventati dalle notizie sui decessi avvenuti dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca, si interrogano sui rischi della vaccinazione, le autorità sanitarie nazionali ed europee aspirano all’impossibile: rassicurare senza fornire i dati completi.

In questo articolo proverò a dire come vede la situazione un sociologo abituato a lavorare con i dati, ma prima di qualsiasi cosa devo fare una premessa. Oggi nel mondo una discussione aperta e disinibita su vantaggi e rischi dei vaccini è possibile solo in una manciata di Paesi, e precisamente nei Paesi che, avendo sostanzialmente estirpato il virus, sono in grado di scegliere fra avviare e non avviare una vaccinazione di massa.

In Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud sembra che, finora, sia prevalsa la scelta di vaccinare molto poco, non sappiamo se per aspettare di vedere come andranno le cose altrove, o per il timore che proprio la vaccinazione di massa favorisca la formazione di nuove varianti, più trasmissibili e/o più pericolose.

La nostra situazione, in Italia e nella maggior parte degli Stati europei, è del tutto diversa. Noi abbiamo scelto di mitigare l’epidemia, non di sradicare il virus. E avendo scoperto che non siamo in grado né di convivere con il virus, né di sradicarlo, ci siamo trovati di fronte ad un’unica alternativa.

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L’alternativa è quella di avviare una campagna di vaccinazioni di massa in piena pandemia, sperando che basti a sconfiggere il virus, e non provochi guai ancora maggiori. Quindi è normale che politici ed autorità sanitarie, non avendo (o non volendo considerare) le alternative, facciano tutto il possibile per convincerci a vaccinarci, e a farlo con qualsiasi vaccino già autorizzato. Ed è altrettanto normale, ancorché profondamente anti-scientifico, che ogni portatore di dubbi sia visto come disertore, o sabotatore della campagna vaccinale. 
Ecco perché è difficile, in questa contingenza, parlare del caso AstraZeneca in modo veramente libero. Ci proverò lo stesso, a partire dalla mia professione, che è quella di leggere i dati con freddezza, senza parteggiare per un’ipotesi contro un’altra.

Riassumo la questione: i casi di decesso dopo una vaccinazione (non necessariamente mediante AstraZeneca) sono o non sono attribuibili al vaccino? La prima risposta, incontrovertibile, è che una parte dei decessi sono sicuramente non dovuti al vaccino. Ogni giorno in Italia muoiono quasi 2000 persone, di cui circa 1700 per cause diverse dal Covid. Se vaccinassimo un italiano su 10 (è più o meno quel che abbiamo fatto finora), e i vaccinati fossero scelti a caso, osserveremmo circa 170 decessi al giorno fra le persone vaccinate, ed è del tutto logico immaginare che, per puro caso, alcune delle morti che vi sarebbero state comunque avvengano a ridosso del giorno di vaccinazione, e vengano classificate come sospetti effetti del vaccino. E poiché i vaccinati non sono scelti a caso, ma sono prevalentemente vecchi e soggetti fragili, è perfettamente ragionevole attendersi che il numero di decessi per cause indipendenti dal vaccino sia ancora maggiore.

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Dl Sostegni, compromesso sul saldo e stralcio. Per le imprese 12 miliardi, dieci alle famiglie

mercoledì, Marzo 17th, 2021

Luca Monticelli

ROMA. I nodi del decreto Sostegni sembrano ormai sciolti. I tecnici stanno limando gli ultimi dettagli e definendo le coperture, ma il provvedimento venerdì mattina sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri. Per l’occasione è molto probabile che il premier Draghi, insieme al ministro dell’Economia Franco, e al responsabile del Lavoro Orlando, possa partecipare alla conferenza stampa per illustrare quella che è la prima manovra del governo nato il 13 febbraio. Il decreto è costruito sui 32 miliardi di euro di extra deficit approvati dalle Camere due mesi fa, che però si sono rivelati pochi per la gravità della crisi.

Nonostante la dote anti Covid che in un anno di pandemia ha raggiunto 140 miliardi di soldi pubblici, ci sarà bisogno di un altro scostamento di bilancio per potenziare i rimborsi che arriveranno sui conti correnti delle imprese entro il 30 aprile. Il presidente del Consiglio l’ha già annunciato e al Mef circolano simulazioni da 10-15 miliardi, nuove risorse in disavanzo che però i partiti di maggioranza giudicano insufficienti, alzando l’asticella ad almeno 20 miliardi. L’idea dell’esecutivo è di varare il prossimo scostamento insieme al Def intorno al 10 aprile, ma la richiesta alle Camere potrebbe essere anticipata e arrivare già fra due settimane. Sarebbe un modo per far confluire soldi freschi nel decreto Sostegni, a quel punto all’esame del Parlamento, rafforzando così gli indennizzi attraverso un emendamento. Ieri mattina Draghi ha ricevuto Franco a Palazzo Chigi per stringere sul provvedimento, un colloquio che testimonia ancora una volta come il testo sia stato messo a punto in totale solitudine rispetto alle forze politiche. Peraltro, il vertice con il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, e i capigruppo è saltato un’altra volta. Oggi alle 17 dovrebbe esserci una riunione tra i capi delegazione e Draghi. La maggioranza conta di incidere nel corso dell’iter alle Camere, ma tutto dipenderà dalle coperture a disposizione. Matteo Salvini rilancia su cashback e lotteria degli scontrini: «Userei quei soldi per aiutare chi lavora nel turismo».

Nel menu pare confermato lo stralcio delle vecchie cartelle esattoriali fino a 5 mila euro (per gli anni 2000-2015), anche se la bozza resta chiusa nel cassetto di via XX settembre. Superati i codici Ateco, i ristori saranno destinati alle imprese con fatturato fino a 10 milioni di euro che hanno registrato perdite pari al 33%. Verranno calcolati sul calo di ricavi nel 2020 rispetto al 2019. Per determinare l’entità del rimborso, alla perdita media mensile (moltiplicata per due) verrà applicata una aliquota (sono cinque) che va dal 10 al 30%, a seconda delle dimensioni del giro d’affari. Il meccanismo è complicato, ma in sostanza chi ha incassato 100 mila euro in meno a causa della crisi ne riceverà 5 mila dallo Stato.

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Draghi dimezza il Cts: solo esperti. Stupore per la decisione di Merkel

mercoledì, Marzo 17th, 2021

ALESSANDRO BARBERA

ROMA. Lo farà senza l’enfasi che molti suoi colleghi in giro per il mondo hanno potuto permettersi, se non altro grazie a una campagna vaccinale rapida, come a Londra o Washington. Ma spera che il gesto contribuisca almeno a ristabilire la fiducia degli italiani. Il caso ha voluto che da questa settimana la Regione Lazio abbia iniziato a immunizzare le persone ultrasettantenni. E così, come aveva fatto Sergio Mattarella, Mario Draghi, come ogni romano, la prossima settimana si prenoterà per ricevere la sua dose. Non basterà, ma è un inizio.

Il premier ha passato la giornata di ieri a tentare di mettere a posto i cocci di una decisione che – spiegano a Palazzo Chigi – ha subìto. In una lunga telefonata al mattino con Emmanuel Macron, Draghi ha condiviso la sorpresa per la comunicazione ricevuta da Angela Merkel lunedì. Di fronte all’annuncio unilaterale di Berlino di sospendere la somministrazione del prodotto di AstraZeneca, i due non avevano alternativa: il messaggio nei confronti dei cittadini europei sarebbe stato ancora più confuso.

Ormai la frittata è fatta. Draghi e Macron sono convinti che il giudizio di domani dell’Ema sui rischi del prodotto anglo-svedese sarà tranquillizzante, e che sarà possibile ripartire da subito con le somministrazioni. Non basterà, ma è un altro passo. La seconda telefonata di ieri di Draghi è stata per il commissario all’emergenza Covid Figliuolo, al quale ha chiesto di valutare l’entità dei danni causati dallo stop. Con un tanto di ottimismo il generale ha calcolato la perdita di duecentomila somministrazioni, e quattro giorni di ritardo sulla tabella di marcia. Più che la domanda di vaccini e la rapidità di somministrarli, il problema è l’offerta. E così da Palazzo Chigi è partita una terza telefonata, stavolta verso Bruxelles. A metà mattina la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha detto che c’è l’accordo con Pfizer per l’arrivo in anticipo di altre dieci milioni di dosi: per l’Italia significa altre ottocentomila fiale, niente in un Continente che conta 446 milioni di abitanti. Draghi ha detto alla presidente della Commissione che occorre fare di più.

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La sfida rischio-sicurezza fa del caso vaccini un dilemma

mercoledì, Marzo 17th, 2021

di Antonio Polito

«L’inglese ama immaginarsi sul mare, il tedesco in una foresta», diceva Elias Canetti. Dunque il primo sa che il rischio è la sola via al successo, il secondo cerca innanzitutto la sicurezza, e le subordina tutto il resto. Le due polarità europee sono davanti ai nostri occhi in queste ore. La Gran Bretagna ha scelto un approccio utilitaristico al tema dei vaccini, fondato sul calcolo costi-benefici; la Germania ha sospeso la distribuzione di AstraZeneca, sulla base del principio di precauzione. Nel mondo anglosassone, di solito, un comportamento è consentito fino a che non sia stato provato che è dannoso; sul continente è vietato finché non sia stato provato che non fa danni.

Sul piano dell’etica è estremamente difficile, se non impossibile, assegnare torti e ragioni, scegliere la cosa giusta, quando si tratta della vita umana, anche di una sola vita umana. Tra chi dice che bisogna agire contro la pandemia «a ogni costo» e chi pretende che l’intervento sia «a nessun costo» ci deve per forza essere una via di mezzo. Oggi parliamo del rischio (eventuale e non provato) che poche persone abbiano ricevuto un danno da un vaccino che evidentemente arreca un vantaggio a milioni di essere umani. Ma è un dilemma che in altri termini si propone quotidianamente nelle nostre società. Pensiamo agli incidenti stradali. Nessuno proporrebbe di fermare il traffico autostradale a causa delle vittime. Allo stesso tempo nessuno negherebbe la necessità di rivedere le condizioni di sicurezza di un tratto di strada dove si ripetano degli incidenti. Un mero calcolo costi-benefici può portare a conclusioni crudeli, come nei protocolli sanitari che all’inizio della pandemia stabilivano a chi fornire le cure ospedaliere in condizioni di emergenza, quando non c’erano abbastanza letti di rianimazione per tutti. Ma ogni volta che il pericolo è letale e imminente, e si agisce in stato di necessità, una comunità sa che combattere comporta rischi, che vanno ridotti al minimo, certo, ma accettati.

Quando gli scienziati ci dicevano che la campagna vaccinale contro il coronavirus sarebbe stata una «prima volta» nella storia dell’umanità, non abbiamo prestato loro abbastanza attenzione. Stiamo facendo un esperimento su una scala e con modalità mai viste, grazie a vaccini scoperti e prodotti con una rapidità mai conosciuta. Siamo più fortunati degli esseri umani di tutte le epoche precedenti. Ma era perciò scontato che intoppi, ritardi e problemi sarebbero insorti. Guai a quei Paesi che sono partiti più tardi nel valutarli, noi tra loro.

Nei confronti della scienza oscilliamo tra lo scetticismo e il fideismo. La ricerca è il progresso, soprattutto in medicina; ma non può produrre verità assolute, valide per sempre, bensì «solo» leggi probabilistiche, basate sul metodo sperimentale del «trial and error», tentativi ed errori. Quello scientifico è un sapere fondato su un processo continuo e ininterrotto di verifica, mai accertato una volta per tutte.

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AstraZeneca, l’intesa tra Draghi e Macron: se l’Ema dà l’ok, si riparte subito

mercoledì, Marzo 17th, 2021

di Francesca Basso e Marco Galluzzo

AstraZeneca, l'intesa tra Draghi e Macron: se l'Ema dà l'ok, si riparte subito

Il presidente francese Emmanuel Macron e il premier Mario Draghi

«Attualmente siamo ancora saldamente convinti che i benefici del vaccino nel prevenire il Covid-19, con i rischi associati di ricovero in ospedale e di morte, superino i rischi di questi effetti collaterali». La direttrice esecutiva dell’Ema Emer Cooke parla in conferenza stampa da Amsterdam: obiettivo ricostruire la fiducia nei vaccini dopo la decisione di una quindicina di Paesi, tra cui Italia, Francia, Spagna, Germania, Spagna e Portogallo, di sospendere temporaneamente in via precauzionale l’uso delle dosi di AstraZeneca in seguito ad alcuni eventi avversi che si sono prodotti dopo la somministrazione del siero. Cooke rassicura: «Stiamo valutando ogni incidente, caso per caso. I nostri esperti si stanno incontrando anche oggi (ieri, ndr), per valutare tutte le informazioni. Gli esperti arriveranno a una conclusione giovedì».

I casi sospetti

Al 10 marzo si trattava di 30 casi tromboembolici registrati su un totale di 5 milioni di vaccinati e già lunedì l’Ema spiegava che «il numero di eventi tromboembolici complessivi nelle persone vaccinate non sembra essere superiore a quello osservato nella popolazione generale». Le parole di Cooke hanno dato fiducia e sono state definite «incoraggianti» nella conversazione telefonica di ieri pomeriggio tra il premier Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron: in caso di conclusione positiva dell’analisi dell’Ema i due leader sono pronti a far ripartire speditamente la somministrazione del vaccino AstraZeneca. Lunedì Italia (leggi il parere del ministro della Salute Roberto Speranza intervistato dal direttore del Corriere Luciano Fontana), Francia, Germania e Spagna si erano coordinate per la sospensione (mossa non apprezzata dal Belgio), senza informare Bruxelles . La decisione rientra «nelle competenze nazionali», ha ricordato la commissaria Ue alla Salute, Stella Kyriakides, ieri al termine del video-consiglio in cui si sono confrontati i ministri della Salute dei 27 Stati Ue. E la ministra portoghese e presidente di turno del Consiglio Ue, Maria Temido, ha precisato che «tutti i Paesi hanno assicurato che si allineeranno alla valutazione dell’Ema». «Facciamo totale affidamento sulla revisione scientifica e sulle raccomandazioni dell’Ema — ha aggiunto Kyriakides —. La sicurezza per noi non è negoziabile».

Le nuove forniture

Cooke non ha voluto anticipare le possibili opzioni pratiche a cui si troverà davanti l’Ema domani, in base all’esito della valutazione degli esperti. Ma come spiega Vincenzo Salvatore, avvocato di BonelliErede e professore di Diritto dell’Ue all’Università dell’Insubria, sono tre: «Modificare il riassunto delle caratteristiche di prodotto, includendo nuove controindicazioni o precauzioni di impiego; sospendere in attesa di ulteriori dati o revocare l’autorizzazione all’immissione in commercio». Cooke ha spiegato che «una situazione come questa non è inaspettata: quando vaccini milioni di persone è inevitabile che si verifichino episodi rari o gravi di malattie dopo la vaccinazione». L’Ema sta valutando i casi sospetti «per capire se si tratta di un vero effetto collaterale del vaccino o di una coincidenza».

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Vaccini Covid, per Big Pharma un affare da 150 miliardi solo nel 2021

mercoledì, Marzo 17th, 2021

di Federico Fubini

Il 29 gennaio scorso Emmanuel Macron si lascia sfuggire una delle affermazioni potenzialmente più impegnative della sua intera carriera politica. Esistono «poche informazioni» sul vaccino del gruppo britannico AstraZeneca, dice il presidente francese. E aggiunge: «Pensiamo che per le persone di più di 65 anni sia quasi inefficace». Era una dichiarazione pericolosa, perché rischiava di indurre un gran numero di persone a rinunciare alle somministrazioni. È plausibile che Macron stesso avesse ricevuto informazioni fuorvianti, tanto che in seguito si è corretto. AstraZeneca era ampiamente sperimentato sugli anziani: nello studio presentato per l’approvazione ai regolatori in Europa erano stati inseriti 2.100 ultrasessantenni. Del resto un secondo studio indipendente delle Università di Edimburgo e di Wellington, già allora consultabile, dimostrava un’efficacia del 94% per tutte le fascie d’età. IL CASO

I vaccini Covid e l’industria del farmaco

Ma è difficile capire errori come quello di Macron senza il loro contesto. Sul piano politico, tutto si svolge mentre l’Unione europea e Londra stanno facendo i conti con l’impatto della Brexit; tutto accade quando l’America di Joe Biden avvia un riavvicinamento all’Europa continentale, dopo gli anni del sostegno di Donald Trump alla secessione euroscettica di Boris Johnson. Trump era arrivato persino a finanziare il progetto sui vaccini di AstraZeneca, voluto dal premier britannico, con 1,2 miliardi di dollari. Sul piano del business poi il contesto presenta sviluppi anche più concreti: Covid-19 sta diventando forse il più grande affare di sempre per l’industria del farmaco. l’azienda farmaceutica anglo-svedese

Vaccini, dieci miliardi di dosi in vendita solo nel 2021

Solo nel 2021 si venderanno nel mondo almeno dieci miliardi di dosi di vaccini, che porteranno ai gruppi di Big Pharma tra 120 e 150 miliardi di dollari di ricavi in più. Impossibile prevedere oggi esattamente quanto, perché molto dipende da quale fra due grandi case conquisterà le quote più ricche del mercato: il vaccino di AstraZeneca, sviluppato all’Università di Oxford e alla Irbm di Pomezia, è un prodotto tradizionale in vendita a 2,80 euro a dose; quello dell’americana Pfizer, sviluppato con la tedesca BioNTech, è una tecnologia avanzata e ha un prezzo medio di circa 16 euro (19,5 dollari). La casa prima è impegnata a fornire nel 2021 tre miliardi di fiale, la seconda sta cercando di crescere oltre il limite di 1,2 miliardi previsto per ora. Chiunque vinca, la sfida per il mercato europeo fra i due gruppi è la cornice entro la quale le autorità di Parigi, di Roma e della Germania continuano a seminare dubbi sul vaccino inglese.

Pfizer e AstraZeneca

Quel 29 gennaio Macron parlava nelle ore in cui l’agenzia europea del farmaco (Ema) approvava in pieno il vaccino di Oxford e Pomezia per tutti gli adulti. Il presidente francese parlava – anche – a due giorni dall’annuncio dell’americana Pfizer di una licenza concessa alla francese Sanofi per produrre di cento milioni di dosi. Lo stesso governo di Parigi aveva dato sostegno all’accordo con Pfizer e probabilmente anche parte dei 160 milioni di euro stanziati per i vaccini in Francia.

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Merkel sotto accusa per la sospensione di AstraZeneca: «Non è allarmismo, ma precauzione»

mercoledì, Marzo 17th, 2021

di Paolo Valentino

Merkel sotto accusa per la sospensione di AstraZeneca: «Non è allarmismo, ma precauzione»

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO — Sono stati sette casi di trombosi cerebrale, di cui tre mortali, su 1,6 milioni di dosi del vaccino di AstraZeneca somministrate in Germania, a motivare la decisione del governo tedesco di bloccare l’uso del preparato della casa anglo-svedese su tutto il territorio federale. A spiegarlo è Klaus Cichutek, presidente del Paul-Ehrlich-Institut, l’equivalente dell’Aifa in Germania, che tuttavia cerca di tranquillizzare tutti coloro che hanno già ricevuto la prima dose del vaccino, definendolo «sicuro ed efficace»: «Non dovete preoccuparvi, non siete a rischio. E comunque chi si è vaccinato da più di 16 giorni non ha nulla da temere», ha detto, precisando che reazioni ai vaccini sono normali e solo nel caso di forti mal di testa nei primi giorni dopo la somministrazione bisogna rivolgersi a un medico.

«Il nostro dovere — ha spiegato Cichutek — è di verificare anche i più piccoli segnali di rischio. Non è allarmismo, ma precauzione». Secondo il capo del Pei, biochimico di formazione, le complicazioni sono state registrate su sei donne di età compresa tra 20 e 50 anni, due delle quali sono decedute. La terza vittima è stato un uomo, morto per emorragia cerebrale con trombosi. «Questo ci ha spinti a consigliare al governo la sospensione delle somministrazioni, fino a quando non avremo analizzato più precisamente questi segnali. Il nostro giudizio è ancora sospeso». Secondo Cichutek, tuttavia, «per quanto ne sappiamo, questi casi non si registrano con analoga frequenza in alcuno degli altri Paesi dell’Unione europea».Quanto alle conseguenze del blocco di AstraZeneca sulla campagna vaccinale in Germania, che già procede a rilento, Cichutek ha detto che «se dura un po’ di più non è un problema».

Il presidente del Paul-Ehrlich-Institut ha però messo in chiaro che se dovesse essere provato un legame tra il vaccino AstraZeneca e le trombosi, allora «bisognerebbe o prendere misure per limitare il rischio, ovvero rivedere il rapporto tra usi e rischi di tutti i vaccini». La decisione del governo di sospendere il vaccino anglo-svedese si scontra con forti critiche anche dall’interno della maggioranza.

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Covid, ecco le nuove raccomandazioni contro le varianti: 2 metri di distanza e test multi-gene

mercoledì, Marzo 17th, 2021

Con il dilagare delle varianti del coronavirus, a partire da quella inglese (responsabile ormai di oltre il 50% dei casi di infezione a livello nazionale), arrivano nuove indicazioni per la prevenzione ed il contenimento. A partire dall’aumento del distanziamento fisico a 2 metri, quando possibile, e l’utilizzo di test multi-geni per identificare le mutazioni. Ma anche alla quarantena per i vaccinati, se contatto stretto e a prescindere se con una o due dosi.

Mascherina e la versione

Le raccomandazioni sono contenute in un nuovo rapporto redatto da Inail, Iss, Aifa e ministero della Salute. Per il distanziamento fisico, un metro rimane la distanza minima da adottare ma sarebbe opportuno aumentarla “fino a due metri, laddove possibile e specie in tutte le situazioni in cui venga rimossa la protezione respiratoria come, ad esempio, in occasione del consumo di bevande e cibo”.

Inoltre, “non è indicato modificare le misure di prevenzione e protezione basate sull’uso delle mascherine e sull’igiene delle mani; al contrario, si ritiene necessaria un’applicazione estremamente attenta e rigorosa di queste misure”.

Altra indicazione riguarda i contatti stretti. Si evidenzia infatti che anche chi è vaccinato contro Sars-CoV-2, dopo un’esposizione ad alto rischio con un caso Covid “deve adottare le stesse indicazioni preventive valide per una persona non sottoposta a vaccinazione, a prescindere dal tipo di vaccino ricevuto, dal numero di dosi e dal tempo intercorso dalla vaccinazione”.

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Speranza: “Caso AstraZeneca non incrina fiducia nei vaccini”

mercoledì, Marzo 17th, 2021

“Il governo considera i vaccini la prima vera chiave per chiudere la stagione difficile che stiamo vivendo nell’ultimo anno”, così il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha aperto la propria audizione davanti alle commissioni riunite Affari sociali di Camera e Senato. Quanto accaduto con Astrazeneca, “non incrina la nostra fiducia nell’arma più importante di cui disponiamo per sconfiggere il virus”.
 

Giovedì la risposta di Ema su AstraZeneca – “L’auspicio è che già da domani arrivino rassicurazioni per rilanciare la campagna di vaccinazione . Nel  secondo trimestre avremo in arrivo oltre 50 milioni di dosi e nel terzo trimestre avremo altre 80 milioni di dosi, questo significa che potremo avere una accelerazione molto significativa”, ha aggiunto Roberto Speranza. Leggi Anche

Prima consegna Johnson&Johnson dopo metà aprile – “Sul vaccino Johnson & Johnson l’auspicio è che dopo la metà di aprile possano arrivare le prime dosi”, dice Roberto Speranza parlando del vaccino monodose che dovrebbe aiutare a dare una forte accelerazione alla campagna d’immunizzazione dal virus.

La campagna  vaccinale va avanti – “L’interruzione temporanea e precauzionale delle somministrazioni del vaccino AstraZeneca avvenuta in vari Paesi europei è stata frutto di confronto prima di agenzie regolatorie poi dei ministri della Salute dei Paesi europei. Ma il governo italiano è  convinto che i vaccini siano l’arma fondamentale per contrastare il covid”, dice ancora Speranza. “Il governo ripone la massima fiducia nelle agenzie regolatorie Ema e Aifa. E pretendiamo il massimo livello di sicurezza per i cittadini. La campagna di vaccinazione auspichiamo possa riprendere subito dopo che sarà arrivato il parere di Ema”.

Coinvolgere farmacie e infermieri – “Stiamo lavorando a due interventi normativi: uno per favorire un maggiore impegno di farmacie e di infermieri nella campagna di vaccinazioni per favorirne l’accelerazione”, afferma Roberto Speranza in audizione di fronte alle commissioni riunite Affari
Sociali di Camera e Senato.

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Vaccini, citochine e piastrine: cosa sappiamo dei rischi di coagulazione

martedì, Marzo 16th, 2021

Alessandro Ferro

Dopo la decisione dell’Aifa di sospendere le vaccinazioni con il siero di AstraZeneca nel pomeriggio del 15 marzo, c’è una lista lunghissima di Paesi europei che ha “seguito” lo stesso esempio: Germania, Francia, Spagna e, ultime in ordine cronologico, anche Svezia e Portogallo. La scorsa settimana lo avevano sospeso anche Danimarca, Norvegia e Islanda (qui il nostro pezzo) e la lista potrebbe continuare.

Ma quali possono essere le motivazioni principali? Tutto parte dai due militari siciliani deceduti a causa di trombosi a seguito della vaccinazione con AstraZeneca ma si aspetta l’esame delle autopsie per accertare le cause di morte. E poi, una 60enne in Danimarca è morta per un insolito numero basso di piastrine nel sangue secondo quanto riportato dalla Danish Medicines Agency. Caso volle che proprio in quei giorni, la stessa Ema (Agenzia Europea del Farmaco) aveva segnalato un nuovo effetto collaterale dei vaccini senza specificare, in particolare, di quale si trattasse. Insomma, tra coagulazione del sangue, effetti trombotici e piastrine, è normale che nella popolazione italiana ma non solo ci sia molta confusione ed un po’ di (giustificata) preoccupazione. Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

“Nessuna evidenza di coagulazione”

“I vaccini non hanno un’inferenza diretta sulla coagulazione del sangue: il vaccino, qualunque esso sia, o perché agisce come Rna, o con un vettore virale o addirittura con la somministrazione di piccole quantità di virus, non agisce direttamente sulla coagulazione del sangue. Non c’è un meccanismo fisiopatologico ovvio che possa spiegare l’incremento di eventi tromboembolici dopo una vaccinazione, di qualunque genere”, ha risposto in esclusiva per ilgiornale.it Sergio Siragusa, Professore Ordinario di Ematologia all’Università di Palermo, Direttore dell’UO di Ematologia del Policlinico di Palermo e Vice Presidente della SIE (Società Italiana di Ematologia). Da questo punto di vista, quindi, siamo “salvi”: i casi di coagulazione, fino a prova contraria, non sono da attribuire né alle vaccinazioni con AstraZeneca e nemmeno a quelle con qualsiasi altro vaccino. “Non c’è nessuna evidenza che una vaccinazione possa determinare, per il suo meccanismo d’azione o per le sue conformazioni caratteristiche farmacologiche, un’attivazione diretta della coagulazione”.

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