Archive for Marzo, 2021

Parte la corsa al dopo Zingaretti: pressing su Letta

martedì, Marzo 9th, 2021

Ai giorni dell’appello seguono quelli del mutismo. Esaurite le esortazioni, è scattato il silenzio ufficiale. La deadline offerta dal “gruppo dirigente” a Nicola Zingaretti per ripensarci è scaduta con l’intervista del segretario uscente a Barbara D’Urso, che non è stata accolta con tripudio ai piani alti del Nazareno. A questo punto la parola d’ordine, accanto a “fare presto”, diventa quella di eleggere un segretario con pieni poteri, autorevole e capace di gestire questa fase. L’obiettivo è che l’assemblea del 13 marzo – data ancora in piedi – non metta in campo né reggenti né congressi.

Sul nome, però, l’accordo tra le correnti è ancora lontano. Raccontano che il pressing per convincere Enrico Letta a rimpatriare, soprattutto su iniziativa di Dario Franceschini, non sia stato frenato dal disimpegno pubblico dell’attuale direttore della School of International Affairs di SciencesPo. “Con sorpresa ho letto sui giornali (Repubblica, ndr) il mio nome come possibile segretario del Pd – ha twittato ieri – Ma io faccio un’altra vita e un altro mestiere”.

Pur considerato una personalità di indiscusso standing e capacità, una “risorsa” come si diceva un tempo, il nome di Letta lascia qualche dubbio negli zingarettiani e nell’ala più a sinistra dei Dem. Non certo per il “pedigree” lettiano, precocemente europeista, da sempre attento ai temi del welfare e del lavoro con grande sensibilità sociale (il suo motto in politica è l’inno del Liverpool: you’ll never walk alone), presidente dell’Istituto Jacques Delors, che negli ultimi anni ha persino intensificato i rapporti con il socialismo europeo. Il punto problematico risiederebbe nella congiuntura con Mario Draghi a Palazzo Chigi, e nella prospettiva di un asse forte e capace di orientare in modo netto le politiche di un partito confuso. Sullo sfondo, remota ma minacciosa, la competizione tra ex Ds ed ex Margherita, le due anime fondatrici del Pd che questa crisi ha rianimato.

In questo quadro, l’area del segretario dimissionario punterebbe piuttosto su due nomi: il giovane e apprezzato ex ministro del Sud Peppe Provenzano, oppure la portavoce della Conferenza delle Donne Cecilia D’Elia. Ma le indiscrezioni su un’ipotetica corsa per il Campidoglio di Zingaretti – che lui, in collegamento con la trasmissione di Barbara D’Urso, ha però smentito – mettono in circolazione anche il nome dell’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, finora considerato il candidato più accreditato per sfidare Virginia Raggi.

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Covid e turismo, ipotesi tamponi anche in vacanza: il piano del governo

martedì, Marzo 9th, 2021

di Francesco Bisozzi

ROMA Paletta, secchiello e tamponi. Per far ripartire il turismo, prima motore del pil e ora attaccato alla bombola dei ristori e dei sostegni, si guarda oltre i modelli di Sardegna e Sicilia, dove vige la regola del tampone all’ingresso per chi arriva senza certificato vaccinale o di negatività al coronavirus, e si inizia a pensare al tampone (rapido) intra-vacanza. C’è pure questa tra le soluzioni che il ministro del Turismo Massimo Garavaglia sta considerando per liberare le vacanze dal Covid, oltre al passaporto vaccinale europeo, la cui messa in pista tuttavia richiede tempo e perciò potrebbe dimostrarsi un efficace salva-vacanze solo dopo Ferragosto. 


Il meccanismo

La formula delle vacanze Covid-tested sembra quella in grado di offrire maggiori garanzie al momento e viene sposata anche da Fs, che ha appena annunciato l’arrivo dei treni covid-free con obbligo di tampone per passeggeri e personale all’imbarco. Nel contempo il ministero dei Trasporti e gli operatori aeroportuali ragionano sull’ampliamento dei voli Covid-tested (già operativi tra New York e Roma e tra Atlanta e la Capitale) ad altre destinazioni Usa, ma anche alle principali mete turistiche dello Stivale. La cosa certa è che servono protocolli chiari, lo hanno chiesto tutte le associazioni di settore, sia sotto il profilo del contrasto ai contagi che dal punto di vista delle misure di assistenza da attivare in caso di positività dei viaggiatori. La regola del tampone intra-vacanza non si applicherebbe però a tutti i soggiorni, ma solo a determinati tipi di vacanze. L’idea sarebbe di restringerla ai soggiorni in hotel, villaggi vacanze, camping e bed and breakfast superiori a una settimana. Non solo. Anche i cambi di struttura potrebbero far scattare quest’estate l’obbligo di eseguire un test, a prescindere dalla durata del viaggio: se così sarà, chi si sposterà da un albergo a un altro o da un camping a un bed and breakfast, anche se all’interno della stessa regione, dovrà sottoporsi a un tampone rapido riconosciuto dall’Istituto superiore di sanità nelle 24 o 48 ore precedenti al trasloco. 


Il confronto

L’ipotesi è stata discussa anche con le associazioni di categoria del settore. Per adesso però il piano in fase di elaborazione per rimettere in moto uno dei settori maggiormente penalizzati dalla pandemia rimane top-secret e dal dicastero fanno sapere che è ancora troppo presto per definire con chiarezza la strategia con cui rilanciare il turismo. Sotto i fari la curva dei contagi e il cammino delle vaccinazioni, ma come detto anche le misure speciali introdotte dalla Sardegna e i controlli sugli arrivi appena riconfermati dalla Sicilia hanno attirato l’attenzione del ministro Garavaglia. I sistemi pensati da Christian Solinas e Nello Musumeci convincono gli operatori del settore, ma richiedono un’intensa attività di tracciamento e adeguate piattaforme online tramite cui seguire i vacanzieri e monitorare costantemente arrivi, partenze ed eventuali tamponi eseguiti durante il soggiorno.

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Paolo Bonolis si racconta: «Quella volta che Freddie Mercury mi chiese il numero»

martedì, Marzo 9th, 2021

di Alvaro Moretti

Avanti un altro! Stavolta l’hanno detto a lui, Paolo Bonolis, quelli della Warner Bros. Anzi: Tom & Jerry in persona. E Bonolis s’è messo sull’attenti ed è partito per Londra e ha girato il suo cameo nel live action stile Roger Rabbit che il 18 marzo esce sulle piattaforme. In America e in Cina è un successo anche nei cinema che hanno riaperto platee e botteghini. Qui ci dobbiamo accontentare della smart tv. Paolo, però, nel frattempo s’è rimesso in moto e su Canale 5 Avanti un altro è tornato da ieri – al decimo anno – ad essere il motto-convocazione per i personaggi da Hellzapoppin’ che popolano questo suo mondo a parte: preserale, ovvio, ma anche prima serata domenicale del post Barbara D’Urso dal prossimo 11 aprile.

Quante puntate, Bonolis?
«Quante ne servono. Quando io stringo una mano sono nella squadra».

Sette Oscar, i precedenti di Gene Kelly e Esther Williams. Ora anche lei a fianco di Tom e Jerry.
«I cartoni animati mi hanno fatto come sono: un animo fantasioso che cerco di portare nei miei show da sempre. Nei cartoni può succedere davvero tutto, nella vita non va proprio così. C’è anche una morale: siamo tutti Tom e Jerry, inseguiamo per prendere qualcosa o scappiamo per non essere acchiappati».

Sanremo è finito: lei ne ha condotti due, 2005 e 2009. Per chi presenta sembra una centrifuga.
«Ha senso se decidi tu. Allora c’era la controprogrammazione e dovevo ideare uno show. Non sono un così grande esperto di musica. Anche se nel 2005 pensavo assurdo escludere i Negramaro di Mentre tutto scorre. Poi li hanno eliminati, ma sono diventati i Negramaro. Nel 2009 stavano escludendo Sincerità di Arisa: ma quella era come la sigla della Coca Cola, chi non la canta? Poi vinse».

C’è qualcosa che lei ancora insegue in tv?
«Sono stato un pioniere, le idee sembravano davvero opportunità. Oggi mi dicono che è stato fatto tutto, tutto arato: si fa tv stanziale, da coltivatore…»

Ma i suoi format sono beni durevoli, a partire da Avanti un altro.
«Il fatto è che improvvisando, senza conoscere chi entra in studio, è come aprire ogni volta un nuovo sipario. Poi lo sforzo è quello di rendere tutto più leggero possibile. Difficilissimo alleggerire il clima, specie ora. E dà gusto proprio questo. Come l’essere pop».

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Stretta sul Recovery: due mesi per il piano, i primi soldi in estate

martedì, Marzo 9th, 2021

PAOLO BARONI

ROMA. Il Recovery plan, secondo le ultime stime, potrà contare su una dote di 191,5 miliardi anziché i 196 di cui si parlava nelle settimane (con una prima tranche di fondi in arrivo già entro l’estate) e il suo impatto sul Pil potrebbe superare il 3% stimato finora. Ma i tempi, avverte il ministro dell’Economia Daniele Franco, «sono stretti»: il governo ha a disposizione meno di due mesi per finalizzare il Piano di ripresa e resilienza e il lavoro da fare è davvero tanto. «Per il nostro Paese il Piano Next Generation EU è una occasione molto importante. Rende possibile affrontare in modo coordinato e con rilevanti mezzi alcuni problemi strutturali che affliggono la nostra economia da tempo», come bassa crescita, occupazione e temi come Sud, giovani e disparità di genere. Ma questo richiede di «focalizzare molto bene gli investimenti» e di «completare e dare concretezza» ai programmi.

Le missioni e le riforme Il titolare del Mef si presenta per la prima volta in Parlamento davanti ai rappresentanti di sei diverse commissioni di Camera e Senato (Finanze, Bilancio ed Affari europei), e dopo aver superato prima un guasto tecnico e poi le proteste di Fratelli d’Italia per il contingentamento dei tempi, fa il punto della situazione. Confermando innanzitutto il «buon lavoro» fatto dal governo Conte e le sei missioni già individuate (digitalizzazione, transizione ecologica, infrastrutture, scuola e cultura, disparità di genere e salute) oltre alla necessità di rafforzare il piano puntando su precisi obiettivi strategici. Quanto alle riforme, avanti con pubblica amministrazione, giustizia e semplificazione normativa; mentre quella del Fisco, che resta una «priorità» del governo, «non può essere affrontata» nel Pnrr.

L’opera, «alquanto complessa», che il governo ha di fronte non solo richiede una governance «robusta», ma impone anche un vero e proprio «cambio di passo», visto il modesto utilizzo fatto in questi anni dall’Italia dei fondi europei. Di qui la necessità di avviare «un deciso rafforzamento delle strutture tecniche ed operative»: al Mef, a cui spetta il ruolo di coordinamento coi vari ministeri, ha spiegato Franco,è già stato costituito un gruppo di lavoro composto da 50 persone impegnate a tempo pieno sul Pnrr, destinate a breve a crescere di numero.

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Covid, il primario Nava: «Tragedia continua ma la rimuoviamo, ora perdiamo i malati più in fretta»

martedì, Marzo 9th, 2021

di Marco Imarisio

Covid, il primario Nava: «Tragedia continua ma la rimuoviamo, ora perdiamo i malati più in fretta»

Stefano Nava direttore della Pneumologia e Terapia intensiva al Sant’Orsola

«Quanti sono stati i morti del ponte Morandi? E quelli dell’ultimo terremoto? È come se ogni giorno ci fosse una tragedia del genere. Ma ormai siamo troppo assuefatti. E la voglia di voltare pagina conduce dritta alla rimozione, quando non al fastidio per quel che continua ad avvenire». Il professor Stefano Nava non deve andare troppo lontano per fornire la prova di quel che sostiene. Gli basta accendere il computer. La mail che lo definisce come «un miserabile prezzolato che semina terrore» è l’ultima in ordine di tempo, preceduta da altre simili. Nato a Crema, sposato, una carriera cominciata a Pavia e passata per Boston, Montreal. Da dieci anni dirige i reparti di pneumologia e sub-terapia intensiva del Sant’Orsola di Bologna, l’ospedale nel cuore della regione più colpita da questa terza ondata. «Non a caso siamo la prima grande città a essere tornata in lockdown. Questa semplice constatazione mi ha attirato insulti di ogni genere. Come se avessi voluto porre un marchio di infamia sulla collettività. Per il resto, ho tutti e 34 i posti letto occupati da pazienti Covid. E intanto ho dovuto “rubare” un piano ad altri colleghi. Esattamente come l’anno scorso».

Cosa pensa quando legge certi messaggi?

«Al mio amico Giuseppe Lanati, di Como. Grande esperto di rock e di indiani d’America. Era andato in pensione alla fine del 2019. Quando esplose la pandemia, tornò a lavorare gratis. È stato il secondo medico italiano a morire di Covid. Dopo di lui, ne abbiamo persi altri 330, e ottanta infermieri».

Non è cambiato nulla rispetto a un anno fa?

«Ne sappiamo ancora poco, di questa malattia. E non abbiamo ancora trovato una buona cura. Questo ha confuso la popolazione, anche perché intanto siamo stati sommersi dalle dichiarazioni di miei colleghi che si presentavano in televisione con la verità in tasca».

Hanno fatto danni?

«Parlare senza controllo, fino al punto di superare la linea del pubblico servizio per entrare nel campo del narcisismo, generando false aspettative o ulteriori paure, è stato deleterio».

Avrebbe mai creduto possibile arrivare a centomila morti?

«A metà marzo chiamai una mia amica psichiatra a Pavia, perché mi sentivo addosso un senso incombente di morte. Mi sembrava di essere travolto da questo male. Provavo angoscia. Non mi era mai capitato di provare sensazioni così disperanti».

Dopo cosa accadde?

«Il 21 marzo mi ammalai. Lavorando in corsia, oppure in riunione. L’assedio era cominciato anche qui a Bologna, e non uscivo più dall’ospedale».

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Lockdown nel weekend, spostamenti limitati e negozi chiusi: il Dpcm verrà modificato, oggi la riunione d’urgenza con il Cts

martedì, Marzo 9th, 2021

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

La decisione è presa, il Dpcm sarà modificato. Nuovi divieti entreranno in vigore, forse già il prossimo fine settimana. Il governo ha chiesto il parere al Comitato tecnico-scientifico che è stato convocato per questa mattina alle 9. Dopo aver ricevuto le indicazioni degli esperti saranno stabilite le nuove regole. Tra le possibili misure c’è il lockdown nei fine settimana e in tutte le aree dove i contagi settimanali sono superiori ai 250 per 100mila abitanti che diventano zona rossa. Ma anche la serrata dei negozi nei Comuni dove si decide la chiusura delle scuole. Il bollettino quotidiano con 13.902 nuovi casi e 318 vittime conferma la salita della curva con un tasso di positività che arriva a quota 7,5. Dimostra come il Covid-19 continui a correre e dunque nuovi provvedimenti si rendono necessari per contenere i contagi.

La richiesta al Cts

L’istanza di palazzo Chigi agli scienziati sottolinea «il progressivo mutamento del quadro epidemiologico» e sollecita un’indicazione «sulla necessità di implementare le misure di mitigazione e contenimento del virus». Venerdì scorso, dopo aver analizzato il monitoraggio settimanale, era stato l’Istituto superiore di sanità a ritenere «indispensabili» regole più strette per contrastare «l’aumento sostenuto della circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità». Ecco perché adesso si chiede di valutare se sia opportuno stabilire ulteriori divieti in quelle zone — anche in fascia gialla e arancione — dove i presidenti di Regione hanno deciso di chiudere tutte le scuole.

La riunione d’urgenza

È la linea che il Cts aveva già condiviso ritenendo valido — nonostante le resistenze dei governatori — il parametro dei 250 contagi su 100mila per chiudere le scuole, ma anche i negozi e i luoghi di aggregazione. Un modo per evitare che i ragazzi impegnati nella didattica a distanza possano ugualmente vedersi fuori dalle aule e dunque senza rispettare l’obbligo di indossare la mascherina e di rimanere distanziati come invece avviene quando sono in classe.

Le zone rosse

Più volte gli scienziati hanno evidenziato la necessità di limitare lo spostamento e i contatti tra le persone per contenere la trasmissione del virus. Per questo anche oggi ribadiranno che in tutti i Comuni in cui viene decretata la zona rossa bisognerà adottare il «modello Codogno» con la facoltà di uscire di casa soltanto per «comprovate esigenze», motivi di lavoro, salute e urgenza. Misure strettissime che prevedono la chiusura di tutte le attività «non essenziali». E l’ampliamento della «zona interdetta» ai Comuni limitrofi, pure se l’incidenza dei casi non è ugualmente elevata.

Il fine settimana

Un vero e proprio lockdown che — questa è la valutazione degli esperti — dovrà scattare in tutta Italia nel fine settimana, dove inevitabilmente aumenta la circolazione dei cittadini. In questo caso la scelta dovrà però essere politica perché prevede la chiusura dei negozi e soprattutto di bar e ristoranti anche in fascia gialla, mentre adesso è possibile tenere i locali pubblici aperti fino alle 18. Se il governo varerà questa modifica, il sabato e la domenica saranno consentiti soltanto l’asporto e la consegna a domicilio di cibi e bevande. E sarà confermato il divieto di consumarli all’aperto e nelle adiacenze dei locali.

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Vaccini, il piano su due binari per iniettare 60 milioni di dosi entro giugno

martedì, Marzo 9th, 2021

di Lorenzo Salvia

Vaccini, il piano su due binari per iniettare 60 milioni di dosi entro giugno

L’obiettivo resta sempre quello di arrivare a 60 milioni di somministrazioni entro la fine di giugno. Poco meno di 15 milioni con la doppia dose, e quindi pienamente vaccinati. Poco più di 30 milioni con una sola dose, e quindi protetti anche se in modo parziale. Ma dal continuo adattamento del piano vaccinale, dopo il punto fatto ieri a Palazzo Chigi, si vanno delineando due binari paralleli.

I vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna continueranno a essere usati per le persone con più di 80 anni e per i fragili, categoria già definita da una tabella del programma elaborato dal governo precedente. E che prevede quattordici voci tra le quali i malati oncologici, gli immunodepressi, i disabili, i gravemente obesi.

L’altro binario riguarda invece AstraZeneca, che ieri ha avuto l’annunciato via libera anche per le persone con più di 65 anni ma in buona salute. E Janssen, il vaccino della Johnson & Johnson che entro questa settimana dovrebbe essere autorizzato nell’Unione Europea e quindi in Italia. Questi due prodotti saranno utilizzati sia per i lavoratori delle categorie a rischio, ma con un freno alla concorrenza sfrenata di questi giorni fra le categorie, sia per le persone anziane, ma fino ai 79 anni d’età e in buona salute. Mentre sullo sfondo resta il russo Sputnik, non ancora autorizzato come anche i vaccini cinesi, «suggeriti» ieri da Beppe Grillo.

Il doppio binario è proprio quello di cui ha parlato il presidente del Consiglio Mario Draghi, nel giorno in cui l’Italia ha superato il tetto dei 100 mila morti dall’inizio della pandemia, quando ha detto che si privilegeranno le «persone più fragili e le categorie a rischio». In ogni caso l’accelerazione che dovrebbe arrivare da aprile in poi dipende in primo luogo dall’arrivo delle dosi promesse. Ieri la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ricordato che finora AstraZeneca ha consegnato meno del 10% delle dosi pattuite nel primo trimestre di quest’anno. Aggiungendo di «aver sostenuto» l’Italia sullo stop all’export chiesto dal governo di Roma nei giorni scorsi.

AstraZeneca ha promesso di recuperare nel secondo trimestre. Ma se così non fosse sarebbe un problema. Ieri sera c’è stato un segnale positivo, visto che sono state consegnate 684 mila dosi, quelle previste. Poi c’è il capitolo dei punti vaccinali, i luoghi in cui materialmente somministrare le dosi. L’ufficio del commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo, che sta per essere rafforzato con 150 persone della Difesa, lavora per allargare la rete insieme alla Protezione civile. Al momento sono 142 i nuclei vaccinali mobili, che dovranno raggiungere i centri isolati. Ma si punta ad arrivare a 200. Si lavora a un protocollo con Confindustria per vaccinare anche sui luoghi di lavoro, utilizzando per le piccole aziende gli ambulatori dell’Inail.

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Draghi: «Via d’uscita dalla pandemia è vicina, il Recovery è un’opportunità per le donne»

lunedì, Marzo 8th, 2021
Il videomessaggio del premier Draghi in occasione di una conferenza sulla parità di genere – Agtw /CorriereTv
«Ci troviamo tutti di fronte, in questi giorni, a un nuovo peggioramento dell’emergenza sanitaria. Ognuno deve fare la propria parte nel contenere la diffusione del virus. Ma soprattutto il governo deve fare la sua. Anzi deve cercare ogni giorno di fare di più. La pandemia non è ancora sconfitta ma si intravede, con l’accelerazione del piano dei vaccini, una via d’uscita non lontana. Voglio cogliere questa occasione per mandare a tutti un segnale vero di fiducia. Anche in noi stessi». Con queste parole il Presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto durante la web conference ‘Verso una Strategia Nazionale sulla parità di genere’ promossa dalla ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti.
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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 8 marzo: 13.902 nuovi casi e 318 morti

lunedì, Marzo 8th, 2021

di Redazione online

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 8 marzo: 13.902 nuovi casi e 318 morti

Sono 13.902 i nuovi casi di coronavirus in Italia (ieri sono stati +23.641, qui il bollettino). Sale così ad almeno 3.081.368il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall’inizio dell’epidemia. I decessi odierni sono318 (ieri sono stati +207), per un totale di 100.103 vittime da febbraio 2020. Mentre le persone guarite o dimesse sono 13.893 complessivamente: 2.508.732 quelle uscite oggi dall’incubo Covid (ieri +13.467). E gli attuali positivi — i soggetti che hanno il virus — risultano essere in tutto 472.533, pari a -329 rispetto a ieri (+7.050 il giorno prima).

I tamponi e lo scenario

I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 184.684, mentre ieri erano stati 271.336. Il tasso di positività, in aumento, è pari al 7,5%: ieri era 7,6%. Qui la mappa del contagio in Italia.

Le vittime

Le vittime: sono 318 contro le 207 di ieri. E purtroppo superiamo oggi il numero di 100mila morti dall’inizio dell’epidemia.

Il sistema sanitario

Aumentano le degenze nei reparti Covid, ordinari e intensivi. I posti letto occupati nei reparti Covid ordinari sono +687, per un totale di 21.831 ricoverati. I posti letto occupati in terapia intensiva (TI) sono +95 (ieri +34), portando il totale dei malati più gravi a 2700 La variazione dei posti letto occupati, in area critica e non, indica il saldo tra i pazienti usciti e quelli entrati nelle ultime 24 ore.

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Draghi: «Covid, la via d’uscita non è lontana»

lunedì, Marzo 8th, 2021
Mario Draghi

Il testo che segue è quello del discorso integrale del presidente del Consiglio, Mario Draghi, in apertura della Conferenza «Verso una Strategia Nazionale sulla parità di genere».

Ci troviamo tutti di fronte, in questi giorni, a un nuovo peggioramento dell’emergenza sanitaria. Ognuno deve fare la propria parte nel contenere la diffusione del virus. Ma soprattutto il governo deve fare la sua. Anzi deve cercare ogni giorno di fare di più. La pandemia non è ancora sconfitta ma si intravede, con l’accelerazione del piano dei vaccini, una via d’uscita non lontana. Voglio cogliere questa occasione per mandare a tutti un segnale vero di fiducia. Anche in noi stessi. Ringrazio, ancora una volta, i cittadini per la loro disciplina, la loro infinita pazienza, soprattutto coloro che soffrono le conseguenze anche economiche della pandemia. Ringrazio gli studenti, le famiglie e gli insegnanti che sopportano il peso della chiusura delle scuole. Ringrazio gli operatori sanitari, le forze dell’ordine, le forze armate, la Protezione Civile e tanti altri lavoratori in prima linea per la loro incessante opera. Sono anche questi esempi di responsabilità civica e professionale, di cittadinanza italiana attiva che impongono al governo di moltiplicare ogni sforzo. Siamo solo all’inizio. Il nostro compito – e mi riferisco a tutti i livelli istituzionali – è quello di salvaguardare con ogni mezzo la vita degli italiani e permettere al più presto un ritorno alla normalità. Ogni vita conta. Non perdere un attimo, non lasciare nulla di intentato, compiere scelte meditate, ma rapide. Non voglio promettere nulla che non sia veramente realizzabile. Le mie preoccupazioni sono le vostre preoccupazioni. Il mio pensiero costante è diretto a rendere efficace ed efficiente l’azione dell’esecutivo nel tutelare la salute, sostenere chi è in difficoltà, favorire la ripresa economica, accelerare le riforme. Il 10 marzo di un anno fa l’Italia si chiudeva diventando per la prima volta, una grande zona rossa. Un nostro concittadino su venti è stato contagiato – secondo i dati ufficiali che, come è noto, sottostimano la diffusione del virus. Mai avremmo pensato che un anno dopo ci saremmo trovati a fronteggiare un’emergenza analoga e che il conto ufficiale delle vittime si sarebbe avvicinato alla terribile soglia dei centomila morti. Dobbiamo al rispetto della memoria dei tanti cittadini che hanno perso la vita il dovere del nostro impegno. Nel piano di vaccinazioni, che nei prossimi giorni sarà decisamente potenziato, si privilegeranno le persone più fragili e le categorie a rischio. Aspettare il proprio turno è un modo anche per tutelare la salute dei nostri concittadini più deboli. Questo non è il momento di dividerci o di riaffermare le nostre identità. Ma è il momento di dare una risposta alle tante persone che soffrono per la crisi economica, che rischiano di perdere il posto di lavoro, di combattere le disuguaglianze. In un solo anno il numero di italiani che vivono in una situazione di povertà assoluta è aumentato di oltre un milione, mentre si sono acuite altre disparità, prima fra tutte quella tra donne e uomini.

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