Archive for Marzo, 2021

Vaccino, l’Ema avvia la valutazione per Sputnik. La Russia: «Pronte 50 mln di dosi da giugno per l’Europa»

giovedì, Marzo 4th, 2021

Prime aperture dell’Ema verso il vaccino anti Covid russo Sputnik. In particolare, l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha annunciato oggi di aver avviato una revisione continua del farmaco Sputnik V (Gam-Covid-Vac), prodotto dal Centro nazionale di Epidemiologia e Microbiologia Gamaleya in Russia. Il richiedente Ue di Sputnik è l’azienda farmaceutica R-Pharm Germany Gmbh: «La decisione del Chmp (Comitato per i medicinali per uso umano ndr.) di avviare la revisione a rotazione si basa sui risultati di studi di laboratorio e studi clinici negli adulti. Questi studi indicano che lo Sputnik V innesca la produzione di anticorpi e cellule immunitarie che prendono di mira il coronavirus Sars-CoV-2 e possono aiutare a proteggere dal Covid-19», ha dichiarato l’Ema. APPROFONDIMENTI

Von der Leyen, rischiosi vaccini comprati fuori dallo schema europeo

La revisione dei dati

Quello che va valutato – si apprende da fonti europee – è se la copertura immunitaria è sufficiente al punto da avviare la produzione. Soprattutto, l’Ema ha dichiarato che va valutato «se i benefici superano i rischi». E aggiunge: «La revisione a rotazione continuerà fino a quando non saranno disponibili prove sufficienti per la domanda formale di autorizzazione all’immissione in commerciò».

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L’Agenzia europea del farmaco valuterà la conformità dello Sputnik V ai consueti standard Ue in termini di sicurezza e qualità: «Sebbene l’Ema non sia in grado di prevedere le tempistiche complessive, dovrebbe essere necessario meno tempo del normale per valutare un’eventuale applicazione grazie al lavoro svolto durante la revisione a rotazione», così l’Agenzia europea dei medicinali.

Le forniture russe

Nel frattempo le autorità russe si sono dichiarate pronte da subito per fornire una quantità di vaccini pari a 50 milioni di dosi, a partire da giugno. La decisione arriva dopo l’annuncio da parte dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema) dell’inizio della revisione continua dei dati di laboratorio: «A seguito dell’approvazione dell’ Ema, saremmo in grado di fornire vaccini a 50 milioni di europei a partire da giugno 2021» ha dichiarato Kirill Dmitriev, capo del fondo sovrano russo, che ha contribuito allo sviluppo del vaccino anti coronavirus.

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Coronavirus a Roma Nord, su i positivi. Lazio, il rischio arancione

giovedì, Marzo 4th, 2021

di Francesco Pacifico

Il Lazio corre verso la zona arancione. Lo si saprà soltanto domani, ma mettono in allarme l’indice Rt, quello che calcola la velocità di trasmissione del virus, vicino alla soglia di guardia 1, l’aumento dei pazienti in terapia intensiva e i focolai (soprattutto nel Frusinate) causati dalle varianti. In quest’ottica è emblematico che cambi anche la mappa del Covid in città, con il quadrante Nord che registra un’accelerata inaspettata nel numero dei contagi. Infatti, in questa parte di Roma, si sono avuti in una sola settimana 1.782 casi in più.

Segnala Pier Luigi Bartoletti, medico di base che guida le Uscar, le unità operative sanitarie della Regione: «Molti colleghi che lavorano a Roma Nord mi fanno presente che in quell’area si è avuta una recrudescenza del virus. Riteniamo, ma questo avviene ormai in tutta la Capitale se non l’intero Paese, che siamo di fronte a casi di variante inglese, molto più aggressiva. Per esempio, rispetto al passato, notiamo che si contagiano tutti i componenti di una stessa famiglia. Dagli antigeniti rilevati con i test, anche quelli rapidi e non soltanto i molecolari, abbiamo scoperto che la gente si infetta anche con una carica batterica più bassa rispetto al passato».

In attesa di capire se siamo già entrati nella fase 3 della pandemia, la Capitale e il Lazio registrano spostamenti in avanti della curva. «Che è in ascesa ed è proprio per questo che dobbiamo mantenere il rigore nei comportamenti di ogni giorno», dice l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato. Mentre il governatore Nicola Zingaretti non nasconde la preoccupazione per la circolazione del virus tra gli studenti. «La stretta sulle scuole? Penso che siano i dati a dirci che la misura è corretta. Quando le varianti producono un aumento cosi enorme dei contagi, noi dobbiamo mettere in sicurezza i ragazzi e le ragazze». 

Tornando ai contagi, la sola Roma, per esempio, è da tre giorni consecutivi sopra quota 600 per numero di positivi (ieri erano 643). Stando all’ultimo bollettino del Lazio, i nuovi casi scoperti nelle ultime 24 ore sono stati in tutta la regione 1.520, 332 in più rispetto al giorno prima, i decessi sono aumentati di 6 unità (siamo a 35), mentre i guariti hanno raggiunto il livello di 1.491. Ma si iniziano a intravedere preoccupanti ripercussioni sull’organizzazione ospedaliera del territorio. Per esempio sale il ricorso alle terapie intensive, con 237 malati ricoverati. Senza dimenticare che il grosso delle persone in rianimazione è in un’età compresa tra i 50 e i 60 anni e non mancano quarantenni in pessime condizioni. Il tutto mentre le vaccinazioni – che scontano ancora i ritardi per le inoculazioni dei medici di base – ieri sono state 17mila, ancora la metà di quanto potrebbe effettuare la macchina messa in campo da via Cristoforo Colombo. 

Alla base di questa accelerazione c’è, secondo gli esperti, la variante inglese che ha uniformato la mappa dei contagi in tutte le zone di Roma. Come detto la parte Nord ha segnato nelle ultime settima una pericolosa recrudescenza, tanto che siamo quasi ovunque con 400 malati ogni 10mila abitanti. I quartieri che hanno registrato maggiori aumenti sono, sul versante Nordovest, Val Cannuta con oltre cento casi in più, Primavalle (+150), Tomba di Nerone (+104), mentre sfiora il centinaio di persone infettate in più l’Aurelio. A Nordest, invece, allarme a Monte Sacro con oltre 130 casi in più, Serpentara (+108) Val Melaina (+89). Secondo gli esperti, soprattutto guardando al lato nordoccidentale, le cause sono diverse. In primo luogo queste zone sono servite da meno autobus e pochissimo dalle metropolitane: e tanto basta per capire il rischio di assembramenti sui mezzi pubblici. Parallelamente è ampia la presenza di ospedali e di locali per la movida, soprattutto all’altezza del Flaminio. Tutti elementi opposti tra loro uniti spiegherebbero perché è più facile ammalarsi in questa parte di Roma.

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Vaccino, ecco il piano, il generale Portolano: «Pronti a immunizzare porta a porta»

giovedì, Marzo 4th, 2021

di Cristiana Mangani

Libano, Balcani, Afghanistan,Iraq, Iran: non c’è missione che il generale Luciano Portolano non abbia pianificato e diretto. Ed è sempre lui, come comandante del Coi (il Comando operativo di vertice interforze) a gestire quei militari che il ministro Lorenzo Guerini ha schierato per contrastare la pandemia.

Generale Portolano, cosa è cambiato da gennaio dello scorso anno quando i militari sono entrati in campo per dare battaglia al virus?
«Nella prima fase la Difesa ha fornito un concorso importante in termini qualitativo e quantitativi di mezzi, materiali, personale, esperienza, e supporto sanitario. Poi c’è stata l’estate, e un periodo di apparente stasi, durante il quale abbiamo lavorato sull’esperienza maturata, sviluppando piani di contingenza proprio in vista di una seconda possibile ondata».

Covid, Lazio a rischio zona arancione. Lombardia ed Emilia verso il rosso, in bilico Piemonte, Campania, Toscana

Seconda ondata che non si è fatta attendere.
«Purtroppo era prevedibile e, su input del ministro Guerini, abbiamo messo in campo l’Operazione Igea, capace di esprimere fino a 200 Drive through difesa su tutto il territorio nazionale. Ieri erano attivi 142, ma cambiano di giorno in giorno, alcuni sono stati chiusi perché non c’è affluenza. Si tratta di operazioni molto fluide, molto dinamiche. E quello che è vero oggi non è detto che valga domani. Per questo motivo il mio team è costantemente in contatto con tutti gli organismi nazionali, per poter adeguare la pianificazione alla situazione contingente».

Gli ultimi dati parlano di un continuo aumento dei contagi. È possibile immaginare, così come è avvenuto in Israele, di poter effettuare anche una vaccinazione “porta a porta”?
«L’operazione Eos, naturale evoluzione dell’Operazione Igea, disciplina proprio il piano di vaccinazione nazionale. Molti dei Dtd già in campo sono stati rimodulati per effettuare le somministrazioni del siero. E ciò viene fatto su indicazione delle Aziende sanitarie locali. Siamo andati nelle Rsa, negli ospedali civili. E su richiesta del ministero della Salute, potremmo anche supportare l’attività di vaccinazione nelle scuole, negli uffici, e dove sarà necessario su tutto il territorio nazionale, compatibilmente con le risorse disponibili. Nello stesso tempo siamo e continueremo a essere impegnati nella ricezione, lo stoccaggio, la conservazione e la distribuzione dei vaccini nell’hub centrale di Pratica di Mare. Un’operazione che può apparire semplice ma che, invece, risulta essere molto complessa. E richiede la presenza di molteplici attori. Abbiamo, a esempio, un ufficiale esperto della catena del freddo, che ha il compito di controllare che tutto sia in regola nel rispetto della tenuta dei vaccini».

Come potrebbe avvenire concretamente la vaccinazione “a domicilio”?
«Quello che abbiamo fatto con le Rsa prevede la famosa trasformazione dei Drive through in Nuclei vaccinali mobili, per cui se ci viene richiesto dalle istituzioni preposte – pur non riuscendo a soddisfare tutte le richieste nazionali -, il nostro concorso ci sarà sempre e costituirà un importante valore aggiunto. Oltre a questi rimarranno i centri vaccinali fissi come la Cecchignola a Roma e a Milano».

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L’ex direttore della Cia: “Togliatti, il Metropol e il voto infiltrato. L’Italia è ancora un obiettivo dei russi”

giovedì, Marzo 4th, 2021

Paolo Mastrolilli

DALL’INVIATO A NEW YORK. Lee Harvey Oswald aveva ucciso John Kennedy per obbedire ad un ordine di Nikita Krusciov. E questa è sola una delle rivelazioni esplosive contenute nel libro Operation Dragon, appena pubblicato dall’ex direttore della Cia Jim Woolsey e dall’ex capo dei servizi segreti romeni Mihai Pacepa. Perché quando poi passiamo all’Italia, escono notizie che varrebbero ognuna un libro: Stalin aveva cercato di eliminare Pio XII; Enrico Fermi aveva contribuito a passare i segreti della bomba atomica a Mosca; Togliatti era stato fatto fuori in Urss perché aveva urtato Krusciov. Più di recente, poi, sono credibili l’audio di Gianluca Savoini all’albergo Metropol che documenta la corruzione della Lega, le interferenze nelle elezioni italiane, e gli obiettivi nascosti della missione inviata in Lombardia per il Covid.

Perché è convinto che Oswald lavorasse per Mosca?
«Krusciov era uomo emotivo ed impetuoso, e odiava Kennedy dall’epoca delle crisi dei missili a Cuba, perché lo aveva fatto sembrare uno stupido costringendolo al ritiro. L’ordine per eliminare il capo della Casa Bianca era stato emesso. Poi Krusciov aveva capito che così rischiava la guerra con gli Usa, e aveva bloccato il Kgb. Oswald però era un fanatico e non era riuscito a fermarsi».

Jack Ruby fu parte dell’operazione?
«Il Kgb gli ordinò di uccidere Oswald, perché altrimenti avrebbe sicuramente parlato».

Perché gli investigatori e la Commissione Warren non lo avrebbero scoperto?
«L’analisi delle comunicazioni fra Krusciov ed Oswald non fu fatta in maniera efficace. Il mio coautore Pacepa, che operava in quel mondo, ne era convinto. Ora speriamo nella revisione dei fatti».

Voi scrivete che dopo l’uccisione di Kennedy l’Urss aveva lanciato una campagna di disinformazione, anche attraverso la pubblicazione di libri, a cui aveva partecipato l’editore di origini italiane Carlo Aldo Marzani.
«I russi fanno sempre disinformazione, è un aspetto centrale del loro rapporto col mondo esterno. A volte ci incappano buoni autori, altre volte quelli cattivi. Sarebbe bello poter verificare credenziali e motivi di tutti, ma su Kennedy sono stati pubblicati oltre 3.000 libri, e buona parte contiene bugie».

Denunciate che Marzani era «un noto agente del Kgb (nome in codice Nord)».
«Il Kgb ha sempre usato centinaia di “illegali”, cittadini stranieri che passano l’intera vita a disposizione di Mosca, magari per essere chiamati all’azione una sola volta, o anche mai. Ruby era uno di questi. In genere fanno lavori e conducono esistenze normali, fino a quando vengono attivati».

Scrivete che uno di loro era Teodoro Castro, ambasciatore della Costa Rica in Vaticano, che in realtà era l’agente Iosif Grigulevich mandato da Stalin a Roma per eliminare Pio XII.
«La Chiesa cattolica è sempre stata un target del Kgb, per molti motivi. Pio XII era inviso per varie ragioni. È una vergogna, perché durante la Seconda Guerra Mondiale aveva compiuto molti passi per proteggere gli ebrei ed ostacolare i nazisti. I papi avevano operato in onestà, a differenza di chi uccideva».

Dite che il complotto era stato cancellato per la morte di Stalin.
«Il processo decisionale somiglia a quello che aveva usato Krusciov nei confronti di Kennedy».

Denunciate che il padre della bomba atomica, Oppenheimer, aveva passato i segreti delle armi nucleari ai sovietici, parlandone con i colleghi del Manhattan Project, incluso Enrico Fermi.
«La condivisione di questi segreti con Mosca è avvenuta, con l’accordo di Oppenheimer e gli altri colleghi».

Perché?
«Ragioni ideologiche, e la preoccupazione che i nazisti arrivassero prima. Coinvolgendo i sovietici speravano di accelerare».

Fermi sapeva ed era d’accordo?
«Questo ho letto, e credo sia così».

Riportate una conversazione di Pacepa con il leader romeno Gheorghe Gheorghiu-Dej, in cui il suo amico Chivu Stoica dice che Togliatti era stato ucciso in Crimea, non era morto di malattia.
«È una conversazione che ha ascoltato di persona».

Nel libro sostenete che questi comportamenti sono una costante dei russi, anche oggi. È credibile che abbiano interferito nelle elezioni in Italia e il referendum del 2016?
«Assolutamente. I russi interferiscono nella politica dei vicini da decenni, è quello che fanno. Semmai bisogna chiedersi perché non lo fanno, quando non avviene. Lo considerano un loro diritto, e non è limitato alle operazioni digitali o all’uso dell’intelligenza artificiale. Include anche l’omicidio, come nel caso di Ruby».

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Il regista Draghi e il dramma Italia

giovedì, Marzo 4th, 2021

Massimo Cacciari

Cresce la voglia di miracoli, dilagano le cieche speranze. Intramontabile carattere del genio italico: l’arte del compromesso al ribasso, del trasformismo, del nascondersi o rimandare i problemi, fa tutt’uno con gli esercizi retorici sulle rinascite, sui rinascimenti o sulle ricostruzioni. A ogni cambio di governo, da 30 anni a questa parte, ascoltiamo il ritornello sulle irrinunciabili riforme e sulla certa promessa del loro imminente realizzarsi. Ora abbiamo un premier che sembra almeno non ripetere il gioco ed essere ben consapevole dei concretissimi fini che sono a sua portata, e tuttavia i suoi soci di maggioranza, così come le varie organizzazioni di categoria, vanno a gara nell’illudere che un governo di questa natura possa seriamente affrontare questioni su cui tutte le forze politiche, pur combinandosi e ricombinandosi nei più svariati modi, son naufragate – e per ragioni culturali, strategiche, ben prima che per fragilità organizzativa o per errori tattici.

Sarebbe manna sui nostri deserti se Draghi varasse un Recovery Plan che contenga obiettivi di sviluppo e non solo di assistenza, salvataggi e incentivi a pioggia, e poi una legge di bilancio che davvero contrasti l’intollerabile aumento delle disuguaglianze che questa crisi va producendo. E già sarebbe poi un quasi-miracolo se il suo governo riuscisse a superare le contraddizioni, i ritardi, le disfunzioni incredibili che hanno segnato l’inizio della campagna-vaccini. Si sa, infatti, che questa situazione dipende anche e soprattutto dal modo in cui è organizzata la sanità, e cioè dal rapporto irrazionale tra poteri centrali e Regioni, ma, per carità, lasciamo perdere l’idea che un nodo di tale portata possa essere anche solo pensato da un “governo di guerra”come l’attuale. Il “principio di realtà” non è mai stato uno di quelli più frequentati dalle nostre parti, ma l’uomo che viene da Bruxelles e Francoforte dovrebbe averlo saldamente nelle sue corde.

Certo egli non potrà contrastare l’ondata sempre meno arrestabile che emerge da sempre più vasti settori dell’opinione pubblica. Non si tratta ancora dell’appello all’Uomo Forte di fronte alla impotenza delle forze politiche in campo, appello che, nelle condizioni storiche attuali, sarebbe comunque destinato a cadere nel vuoto. Si tratta, piuttosto, di un ingenuo “decisionismo” tutto ideologico, velleitario, ampiamente diffuso, peraltro, in settori significativi delle cosiddette èlites dirigenti. Ideologia che sottovaluta o ignora, da un lato, il ruolo fondamentale che la struttura amministrativa, tecnica, burocratica svolge negli assetti istituzionali e politici del mondo contemporaneo, e, dall’altro, la funzione dei corpi intermedi nella costituzione di una democrazia progressiva( “idea regolativa” della nostra Costituzione). Ecco, allora, la pulsione al Regista, all’uomo capace finalmente di mettere in scena il dramma come si deve. Peccato che nessun regista, per quanto in teoria meraviglioso, sarà mai in grado di farlo se dispone di guitti di strada, di tecnici di luci, scenografi, costumisti da tre soldi. Il Regista funziona se coordina e combina competenze – e competenze al lavoro non solo per se stesse, per i propri legittimi interessi, ma anche per la riuscita complessiva dello spettacolo, e cioè che conoscano il dramma da rappresentare e magari pure lo amino. Tali competenze, nella loro sinergia, il Regista le potrà valorizzare, ma non sarà mai lui a produrle – dovranno formarsi da sé, organizzarsi autonomamente.

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Patrizio Bianchi: “La variante ci ha costretti a chiudere, la Dad resterà anche dopo il Covid”

giovedì, Marzo 4th, 2021

flavia amabile

ROMA. A due settimane dall’insediamento, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sta affrontando le prime critiche da parte di genitori e studenti che vedono chiudersi di nuovo le scuole e hanno la sensazione che a un anno dall’inizio della pandemia troppo poco sia cambiato. A tutti risponde spiegando che il quadro presentato dagli esperti del Cts non lasciava margini di manovra e che, comunque, la scuola del passato non ci sarà più.

Che missione le ha affidato il premier Draghi quando l’ha chiamata?

«Conosco il presidente Draghi da molti anni. Mi ha chiesto di riportare la scuola al centro dello sviluppo del Paese, di guardare alla scuola che verrà, oltre l’emergenza. Il punto cruciale del nostro Recovery Plan per l’Istruzione sarà la lotta contro la dispersione scolastica e la povertà educativa. Ci sarà un grande piano. La pandemia ha esasperato una situazione che era presente anche prima, ora abbiamo l’occasione per intervenire». Questo è il futuro. Nel presente i ragazzi vogliono andare a scuola. Invece dalla settimana prossima molti di loro saranno a casa.

«Ci siamo trovati di fronte a un rapidissimo cambiamento della situazione epidemiologica. La variante inglese ha modificato radicalmente il quadro precedente: colpisce anche i ragazzi e non solo quelli tra i 10 e i 19 anni, ma anche più piccoli. Abbiamo chiesto un parametro chiaro. Il Cts ce lo ha dato: 250 casi ogni 100 mila abitanti. Abbiamo fatto delle scelte. La scuola sarà a distanza in situazioni eccezionali e comunque nelle aree in cui servono forti restrizioni legate all’andamento dell’epidemia. Dobbiamo tutelare la salute pubblica, in particolare quella dei nostri bambini, e preservare la piena funzionalità del sistema sanitario». Covid-19: ecco come si diffonde il virus in un’aula scolastica

Le scuole chiuse e l’asporto di alcol possibile dopo le 18, accusa il presidente dell’Anci Antonio Decaro.

«Scuole chiuse è un termine sbagliato. Si farà didattica a distanza nelle zone rosse o in quelle con situazioni epidemiologiche che richiedono maggiori restrizioni. Ma la scuola ha sempre lavorato e continuerà a farlo. Abbiamo parlato con Decaro e con gli enti locali. È chiaro che serve responsabilità da parte di tutti in questo momento».

Non è una beffa essere l’autore del documento che la scorsa estate sottolineava la necessità di tornare a svolgere attività in presenza a settembre e trovarsi in un governo che nelle zone rosse per la prima volta riporta dentro casa i bambini?

«Non ci sono beffe o contraddizioni. Siamo davanti a un oggettivo cambiamento delle condizioni. In estate nessuno immaginava che saremmo stati soggetti a una trasformazione del virus di questa portata. Bisogna tener conto della realtà, prendere atto che le varianti vanno combattute. Non ci sono dissennati da una parte e difensori dei bambini dall’altra. Speriamo di uscirne quanto prima e speriamo che sia l’ultima battaglia». Covid, l’epidemiologo Ciccozzi: “Facciamo chiarezza sulle varianti: sono davvero più letali e il vaccino funziona?”

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Sanremo 2021, il meglio e il peggio della seconda serata

giovedì, Marzo 4th, 2021

alice castagneri

Sanremo 2021, il meglio e il peggio della seconda serata

SANREMO. Emozioni di casa nostra. La seconda serata del Sanremone marziano è ricca dell’italianità più bella. Sul palco dell’Ariston spazio all’Italia che piace nel resto del mondo. Quella che fa sobbalzare il cuore. A rappresentarla al meglio c’è Laura Pausini, l’unica artista nostrana ad avere oltre un miliardo di streaming su Spotify. La cantante – che proprio a Sanremo nell’ormai lontano 1993 diede il via alla sua straordinaria carriera –  regala un attimo di magia con Io sì, canzone composta per il film La vita davanti a noi che le è valsa un Golden Globe. Sanremo 2021, Luca Dondoni sulla seconda serata: la classifica della giuria demoscopica va stravolta

Emozionatissima, con la voce spezzata, Laura trattiene la lacrimuccia più volte. «Quando vinco un premio ci sono molte persone, tutta l’Italia. È strano che un a canzone cantata da un’italiana sia nominata a un premio del cinema in America. Non mi aspettavo davvero di vincere».  Sanremo 2021, Laura Pausini si commuove. Poi canta con Fiorello e Amadeus (esilarante)

Non si può parlare di miti della musica italiana e non citare Ennio Morricone. Il momento più toccante del Festival 70+1 è l’omaggio al grande maestro affidato al trombettista Nello Salza, che suona il tema del capolavoro «Il buono, il brutto e il cattivo» con l’orchestra diretta da Andrea Morricone.  Abiti Sanremo 2021, le pagelle di Michela Tamburrino: “Le conchiglie luccicanti di Orietta Berti, la Pausini che sembra il mago Otelma e l’abito di Elodie non le nasconde nemmeno un brufolo”

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Anticorpi monoclonali contro il Covid, via ai test sull’uomo in Italia. Rappuoli: «Potrebbero farci guarire in 3-4 giorni»

giovedì, Marzo 4th, 2021

di Jacopo Storni

Dall’estate si potrà forse guarire dal Covid-19 con una semplice iniezione intramuscolare, fatta in ospedale, a casa o dal medico.

Una volta che il liquido della fiala sarà iniettato, basteranno tre o quattro giorni per guarire e sconfiggere il Coronavirus.

Sarà possibile grazie all’anticorpo monoclonale della Fondazione senese Toscana Life Sciences, realizzato in laboratorio da un team di una ventina di ricercatori, perlopiù donne e quasi tutte italiane, che sono al lavoro su questo farmaco rivoluzionario da un anno, da quando cioè il Covid 19 fece tappa a Codogno, per la prima volta in Italia. Da allora la ricerca in questi laboratori avveniristici nella periferia di Siena non si è mai fermata, sotto la supervisione del dottor Rino Rappuoli, microbiologo, coordinatore scientifico del Mad Lab di Fondazione Toscana Life Sciences.

Il farmaco monoclonale è l’unico italiano e si è dimostrato molto potente (studi in vitro e in vivo), al punto che potrebbe servirne una quantità di molto inferiore a quella utilizzata dall’allora presidente Usa Donald Trump.

L’anticorpo è inoltre capace di combattere anche le varianti inglese, sudafricana e brasiliana.

Ma cosa sono gli anticorpi monoclonali? A spiegarlo con estrema semplicità è lo stesso dottor Rappuoli: «Gli anticorpi sono sostanze naturali prodotte dal nostro organismo. Noi non abbiamo fatto altro che selezionare gli anticorpi prodotti dai pazienti guariti, riprodurre in laboratorio quelli più potenti, fino a passare alla produzione industriale che li rendono un medicinale da reiniettare nelle persone».

In questi giorni, sono in corso i primi test sull’uomo per verificarne la sicurezza e, dice Rappuoli, «nel giro di un mese ci aspettiamo i primi dati sulla sicurezza», mentre «verso maggio-giugno i primi dati sull’efficacia», e, compatibilmente, il farmaco potrà essere messo a disposizione del Servizio sanitario nazionale a partire dall’estate.

Certo è che si tratta di un farmaco molto costoso, lascia intendere Rappuoli, «ma noi abbiamo cercato di sviluppare un farmaco molto potente così che sia possibile averne dosaggi inferiori a prezzi accessibili».

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Destra, centro, sinistra alla prova della coesione

giovedì, Marzo 4th, 2021

di Paolo Mieli

La nascita del governo presieduto da Mario Draghi ha già avuto conseguenze non irrilevanti sul sistema politico italiano. Il centrodestra ha trovato la via per restare unito nonostante due partiti (Lega e FI) siano entrati in maggioranza, mentre uno (Fratelli d’Italia) è rimasto all’opposizione. E, almeno per il momento, l’alleanza regge. Il centrosinistra, nelle rilevazioni demoscopiche, è addirittura cresciuto come conseguenza della designazione di Giuseppe Conte alla guida del M5S. È vero che nei sondaggi il campo progressista ha conosciuto l’espansione in virtù esclusiva di un balzo in avanti del movimento fondato da Beppe Grillo (mentre il partito di Nicola Zingaretti ha registrato una notevole flessione). Ma l’insieme è aumentato di due o tre punti e adesso il partito grillino insidia il primato di quello guidato da Matteo Salvini. Laddove, a conclusione dell’esperienza di governo del 2018-2019, la Lega aveva doppiato il M5S sottraendogli la metà dell’elettorato. E non è che l’inizio. D’ora in poi destra e sinistra dovranno, se vorranno, contendersi il centro popolato da formazioni (quelle di Matteo Renzi, di Carlo Calenda, di Emma Bonino) tra loro non concordi ma dimostratesi nella recente crisi di governo dinamiche. E, in aggiunta, ad esse collocheremmo anche Forza Italia che ha ritrovato un imprevedibile ruolo di un qualche rilievo.

Apparentemente il partito di Silvio Berlusconi fa parte del centrodestra e ogni discorso potrebbe chiudersi qui. In realtà Forza Italia è rimasta nell’area a cui venticinque anni fa diede vita forse anche per qualche confusione nel fronte opposto. Dicevano M5S e Pd nell’estate del 2019 di aver messo in piedi un governo per l’Europa «nel nome di Ursula» avendo trovato l’intesa, appunto, dopo aver votato in luglio per l’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea. Ma non spiegavano come mai non avessero coinvolto nell’operazione Forza Italia la formazione nostrana che fa parte dei popolari europei a cui la von der Leyen appartiene. Strano, no? Fu subito evidente che M5S e Pd, pur dichiaratisi convinti «ursuliani», non volevano aver niente a che fare con Berlusconi. La contraddizione si è ripresentata qualche settimana fa quando si è giunti all’ora del giudizio per il Conte 2. Nel momento in cui Renzi legittimamente si chiamava fuori, i contiani — sempre in nome dell’Europa — avrebbero dovuto rivolgersi apertamente a Berlusconi, scusarsi per la dimenticanza dell’estate ’19 e chiedergli di unirsi a loro. Non è detto che la risposta sarebbe stata un sì ma il gesto avrebbe avuto una sua importanza. Invece hanno preferito andargli a rubacchiare qualche senatore sotto la guida esperta di parlamentari che da quel mondo venivano: Bruno Tabacci e Clemente Mastella. Risultato: una brutta figura dopo la quale si ritrovano al governo assieme a Berlusconi (e perdipiù a Salvini). Ma è presto per parlarne.

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Decreto Sostegno, alle imprese ristori dal 15 al 30% del calo di fatturato

giovedì, Marzo 4th, 2021

di Andrea Ducci

Un pacchetto di interventi per un valore di 32 miliardi di euro. Sono le risorse che l’esecutivo guidato da Mario Draghi intende destinare al decreto Sostegno, il provvedimento che rimpiazza la quinta versione del decreto Ristori a cui già stava lavorando il governo Conte. L’obiettivo è arrivare a un testo definitivo, con l’elenco degli aiuti per imprese, partite iva e famiglie, nell’arco dei prossimi dieci giorni. Anche ieri il ministro dell’Economia, Daniele Franco, è stato a Palazzo Chigi, per un confronto con il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e la messa a punto dei vari interventi. Nella bozza che sta prendendo forma figurano misure per finanziare con 2 miliardi il piano vaccinale, nella lista anche la proroga del blocco dei licenziamenti fino a giugno, l’estensione della cassa integrazione Covid per l’intero 2021, congedi parentali (200 milioni le risorse a disposizione) per i genitori degli alunni che fanno didattica a distanza, la sospensione delle nuove cartelle fiscali fino al 30 aprile (ipotesi di stralcio per le cartelle fino a 5mila euro), e i ristori per 2,7 milioni di attività colpite dalla crisi. Il sussidio a favore delle imprese più danneggiate dalla pandemia è, del resto, oggetto di una lettera che la leader di FdI, Giorgia Meloni, ha scritto al premier Draghi per suggerire la sospensione del cashback e di destinare ai ristori i circa 5 miliardi che si risparmierebbero. «Chiediamo — specifica Meloni in un passaggio della lettera — che, già nel primo provvedimento del suo Governo a sostegno del mondo produttivo, i cinque miliardi stanziati per il cashback siano meglio utilizzati per dare respiro alle imprese in difficoltà, sostenere il tessuto produttivo e tutelare i posti di lavoro. In altre parole, la nostra proposta è di sospendere il cashback e aggiungere queste risorse, pari a circa 5 miliardi, al decreto destinato ai ristori». Il suggerimento è seguito da un appello: «Ci auguriamo che la sua concretezza prevalga, e che sia così possibile modificare un provvedimento inutile e sbagliato».

Quattro fasce di indennizzo

In attesa della risposta la bozza del decreto contiene già lo schema che il governo intende adottare per i ristori. L’intenzione è di destinare risorse a fondo perduto a 2,7 milioni di attività, tra imprese e professionisti, con un fatturato fino a 5 milioni di euro. Il ristoro non sarà più erogato in base ai codici Ateco, che definiscono le attività, ma sulla base del calo del fatturato calcolato sull’annualità. L’indennizzo spetta alle attività che dimostrino una perdita del 33% nel 2020 rispetto al 2019, calcolata sul confronto tra la media mensile del fatturato del 2019 e la media di quello 2020. Lo schema prevede 4 fasce di indennizzo: il 30% di quanto perso alle imprese e i professionisti con un fatturato fino a 100 mila euro annuo, il 25% alle attività con un fatturato da 101 a 400 mila euro, il 20% della perdita per chi ha un fatturato da 401 a 1 milione l’anno e al 15% per imprese da 1 a 5 milioni.

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