Archive for Marzo, 2021
Covid e viaggi, nuova ordinanza di Speranza con le regole per le vacanze di Pasqua: la lista dei Paesi con obbligo di isolamento di 5 giorni e tampone al rientro
mercoledì, Marzo 31st, 2021di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini
Chi arriva in Italia da un Paese dell’Unione europea dovrà sottoporsi a tampone e rimanere in isolamento fiduciario per 5 giorni. La regola — in vigore da oggi fino al 6 aprile — vale anche per gli stranieri intenzionati a venire nel nostro Paese per trascorrere le festività pasquali. Dopo le proteste di tour operator e albergatori per le regole che consentono di volare oltreconfine ma impediscono gli spostamenti in patria — se non per andare nelle seconde case — il governo interviene con una norma che limita gli ingressi e inevitabilmente scoraggia chi aveva scelto di prendersi qualche giorno di vacanza. Lo fa per impedire quanto avvenuto la scorsa estate con la libertà di viaggi in Italia e all’estero che ha contribuito a far aumentare i contagi. Ma scatena una polemica ancor più feroce: «La toppa è peggiore del buco, così non viaggerà nessuno». L’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza equipara gli arrivi dagli Stati che fanno parte del sistema Schengen a quelli extra, anche se in quest’ultimo caso la quarantena è di 14 giorni. Ecco sulla base delle nuove norme le regole e i divieti per chi si sposta prima e durante i giorni delle festività di Pasqua.
La nuova ordinanza
«A tutti coloro che hanno soggiornato o transitato nei quattordici giorni antecedenti all’ingresso in Italia in uno o più Stati e territori dell’Unione europea è fatto obbligo di sottoporsi a prescindere dall’esito del test effettuato, alla sorveglianza sanitaria e a un periodo di 5 giorni di quarantena presso l’abitazione o la dimora previa comunicazione del proprio ingresso nel territorio nazionale al dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria competente per territorio». Al termine di questo periodo si dovrà «effettuare un ulteriore test molecolare o antigenico».
La lista
I Paesi inseriti nell’elenco per cui si impone la quarantena di cinque giorni sono: Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca (incluse isole Faroe e Groenlandia) Estonia, Finlandia, Francia (inclusi Guadalupa, Martinica, Guyana, Riunione, Mayotte ed esclusi altri territori situati al di fuori del continente europeo) Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi (esclusi territori situati al di fuori del continente europeo) Polonia, Portogallo (incluse Azzorre e Madeira) Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna (inclusi territori nel continente africano) Svezia, Ungheria, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Andorra, Principato di Monaco.
Debora Serracchiani eletta capogruppo Pd alla Camera | “Letta ha dato la scossa per una leadership femminile”
mercoledì, Marzo 31st, 2021Debora Serracchiani è la nuova capogruppo del Pd alla Camera. L’ex presidente della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia ha ottenuto 66 voti, contro i 24 di Marianna Madia. Una scheda bianca, una nulla e un voto per Barbara Pollastrini. Hanno votato 93 deputati (tutti gli aventi diritto), di cui 7 su delega.
“Competizione fatto positivo ora gruppo unito” – “Che ci sia stata una competizione nel gruppo è una novità ma anche un fatto positivo. Abbiamo un gruppo compatto. Voglio ringraziare tutti i colleghi, chi ha votato me e chi ha votato Marianna. Adesso dobbiamo dare risposte ai cittadini che sono preoccupati. Questo sarà il lavoro che porteremo avanti, lo faremo tutti insieme, cercando di fare sintesi”. Lo dice Debora Serracchiani, eletta capogruppo Pd alla Camera. “Voglio ringraziare il presidente Delrio, il gruppo è arrivato sin qui grazie alla sua guida autorevole e saggia. Ha fatto un passo indietro dopo la richiesta del segretario, dimostrando le qualità dell’uomo ma anche quella del dirigente politico”, ha aggiunto Serracchiani.
“Ringrazio Letta, ha dato la scossa al partito” – “Ringrazio il segretario Letta, che ha dato la spinta e la scossa permettendo a due donne di arrivare alla guida” dei gruppi di Camera e Senato, ed è un grande passo avanti, non solo per le donne ma per il Pd”. Dice ai cronisti Debora Seracchiani. “E ringrazio anche Marianna: siamo state su fronti contrapposti ma anche molto vicini”, ha concluso.
“Ricostruire senso di appartenenza” – “C’è da ricostruire un sentimento di appartenenza che sembra essersi smarrito nei rivoli di un individualismo e di un particolarismo esasperato e banale. A questo impegno desidero ispirare, se lo vorrete, il mio lavoro con voi. Perché il nostro lavoro è qui, nel Parlamento della Repubblica, dove dobbiamo trovare il modo di far sentire ciascuno di noi protagonista. Dobbiamo in questo senso allargare la partecipazione, lavorare tutti e consentire a tutti di presentare all’esterno il faticoso lavoro svolto”. Lo aveva scritto Debora Serracchiani nella lettera inviata ai 90 deputati del Pd alla vigilia dell’elezione della capogruppo. Leggi Anche
Madia: “Buon lavoro a Debora, ora costruiamo insieme” – “Buon lavoro a Debora e adesso costruiamo insieme che questo è un gruppo parlamentare”. Lo dice Marianna Madia al termine dello spoglio che ha visto l’elezione di Debora Serracchiani quale capogruppo Pd alla Camera.
AstraZeneca cambia nome: il vaccino si chiamerà Vaxzevria
martedì, Marzo 30th, 2021Il vaccino anti-Covid di AstraZeneca ha cambiato il nome in «Vaxzevria». Lo ha proposto la casa farmaceutica e il cambio di denominazione è stato approvato dall’Agenzia europea per i farmaci (EMA) il 25 marzo scorso. Lo si apprende dal sito dell’EMA che specifica anche che è stato pubblicato il nuovo bugiardino del farmaco dove, tra gli effetti collaterali, vengono menzionati i rarissimi casi di trombosi. «Dare un nome a un farmaco nuovo è consuetudine. Ed è un processo che avviene in maniera separata dall’approvazione normativa, il vaccino non aveva un nome e ora ce l’ha», ha spiegato l’azienda.
Il nuovo foglietto illustrativo
Per indagare meglio sui rari «eventi avversi», a metà marzo era stata decisa in via precauzionale la sospensione del vaccino AstraZeneca in Italia e in altri Paesi europei. Dopo attenti esami, l’EMA aveva giudicato sicuro il vaccino, affermando che i suoi benefici superano i rischi. Le avvertenze aggiunte sul foglietto illustrativo riguardano la «coagulazione intravascolare disseminata», che, raramente, può determinare una «trombosi venosa cerebrale», dovuta all’occlusione di una vena del cervello. L’invito sul foglietto illustrativo del vaccino AstraZeneca è quello di rivolgersi a un medico in caso di: «respiro affannoso, dolore toracico, gonfiore alle gambe, dolore addominale persistente dopo la vaccinazione. Inoltre, chiunque manifesti sintomi neurologici tra cui cefalea severa o persistente o visione offuscata dopo la vaccinazione oppure ecchimosi (petecchie) in una sede diversa da quella della vaccinazione dopo alcuni giorni».
Aggiornamenti EMA
In ragione del lieve incremento di episodi trombotici osservato in giovani donne (sotto i 55 anni) e non visto nella popolazione più anziana, l’EMA non ha escluso (né acclarato) un legame tra questi casi e il vaccino ed è per questo che gli studi su queste forme di trombosi stanno continuando. L’EMA afferma che pubblicherà un aggiornamento sul vaccino durante la prossima riunione del suo comitato per la sicurezza, che si terrà dal 6 al 9 aprile, incontro che aiuterà a chiarire la frequenza con cui si verifica l’effetto avverso segnalato e se il rischio possa variare in base all’età o al sesso.
Stop in alcuni Land tedeschi sotto i 60 anni
Per lo stesso motivo nella gionata di martedì il Land di Brandeburgo, oltre a Berlino e Monaco hanno deciso di sospendere la somministrazione del vaccino AstraZeneca per persone sotto i 60 anni di età. La Germania indaga ora su 31 casi di rari coaguli di sangue nel cervello, 9 dei quali hanno provocato la morte in persone che hanno ricevuto il vaccino (i numeri sono appena stati aggiornati). All’inizio del mese , dopo circa 1,6 milioni di vaccinazioni AstraZeneca e 7 casi di rara trombosi segnalati, gli esperti dell’Istituto Paul Ehrlich avevano detto che normalmente «ci si sarebbe aspettati circa 1 caso» in quella finestra temporale in quel numero di persone. Finora, la maggior parte dei casi è stata osservata in donne sotto i 65 anni, ma ciò potrebbe essere dovuto alla popolazione vaccinata: molti paesi inizialmente usavano AstraZeneca solo nelle persone sotto i 65 anni. Ciò significava che il vaccino veniva utilizzato in gruppi prioritari come operatori sanitari e insegnanti, la maggioranza dei quali è rappresentata da donne.
Come si spiegano
In attesa di decisioni coordinate da parte dei Land tedeschi dello Stato Federale dopo la sospensione di alcuni, arriva uno studio di un gruppo guidato dallo specialista tedesco della coagulazione Andreas Greinacher dell’Università di Greifswald, che potrebbe aver trovato una spiegazione per le rare forme di trombosi e, soprattutto, un modo per prevenirle e affrontarle.
Somiglianze con un effetto collaterale dell’eparina
I team di ricercatori tedeschi ha esaminato alcuni rapporti e ha scoperto che questa rara combinazione molto insolita di sintomi – coaguli di sangue diffusi e, al contempo, una bassa conta piastrinica, a volte con emorragie – assomiglia a un raro effetto collaterale del fluidificante del sangue eparina, chiamato «trombocitopenia indotta da eparina» (HIT). Identificare somiglianze e decorso può aiutare a prevenire e, nel caso, a curare le manifestazioni delle reazioni avverse. «Sappiamo cosa fare: come diagnosticarlo e come trattarlo», ha affermato Greinacher, parlando del disturbo che ha denominato «sindrome da trombocitopenia immunitaria protrombotica indotta da vaccino» (VIPIT). Anche se si tratta solo di un’ipotesi, lo studio (non ancora pubblicato, nè sottoposto a revisione) del professore, viene preso «sul serio». Due società mediche tedesche hanno diffuso comunicati stampa lodandolo per aver «risolto il dilemma». Nei Paesi Bassi, la Dutch Internal Medicine Society ha esortato gli internisti a studiare le linee guida di intervento raccomandate nella ricerca.
Io so’ io
martedì, Marzo 30th, 2021Mattia Feltri
Raffrontate le due scene. Scena numero uno, la protesta dei ristoratori. Sono scesi in strada a Milano con le mascherine e i cartelli, e nei prossimi giorni replicheranno a Bologna, a Napoli, a Roma. Protestano perché non lavorano da un anno, o lavorano a metà servizio, o soltanto con la consegna a domicilio e, dicono, non è questione di irresponsabilità ma di sopravvivenza (i primi a pagare, questa è un’aggiunta mia, sono stati sguatteri e lavapiatti, spesso stranieri, spesso assunti in nero). Non chiedono né sostegni né vaccini, chiedono di lavorare.
Scena numero due, la protesta dei magistrati. Il loro sindacato ha diffuso una nota per esprimere «disagio e sconcerto» poiché l’illustre corporazione non è stata inserita fra quelle da vaccinare prioritariamente (sacrilegio!), e pertanto saranno costretti a rallentare lo svolgimento delle mansioni, o in casi estremi a sospenderle. Per dirla meglio, i ristoratori sono alla canna del gas e chiedono di lavorare di più, anche senza vaccino; i magistrati continuano a ricevere lo stipendio e, senza vaccino, vogliono lavorare di meno.
Era difficile descrivere meglio il concetto di diseguaglianza fra i garantiti e i non garantiti, fra chi non mangia se non si rimbocca le maniche e chi mangia comunque, in prossimità della crapula, ma lo stesso si lagna e con accenti di protervia. Era difficile immaginare – rubo il lampo a Carlo Nordio – un’esemplificazione più spettacolare della Giustizia che non sa che cosa sia la giustizia.
Quarantena e tampone anche per chi rientra da Paesi dell’Ue
martedì, Marzo 30th, 2021ROMA. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato questa mattina un’ordinanza che dispone, per arrivi e rientri da Paesi dell’Unione Europea, tampone in partenza, quarantena di 5 giorni e ulteriore tampone alla fine dei 5 giorni. La quarantena è già prevista per tutti i Paesi extra Eu. Lo ha comunicato lo stesso ministro con un tweet. Il provvedimento è stato deciso dopo aver registrato un’impennata di prenotazioni di voli per l’estero nel timore che potesse accadere quanto già successo la scorsa estate con migliaia di persone in viaggio e un aumento dei contagi al rientro.
In ogni caso, come spiegato ieri sera dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio al Tg2Post, «quello che noi abbiamo chiesto è rimanere a casa e non spostarsi, chi va all’estero e rientra deve fare un tampone all’andata e al ritorno, rientra nelle regole della mobilità europea. Ma non stiamo assolutamente consigliando ai cittadini di andare all’estero, anzi sconsigliamo di spostarsi perché siamo in una fase difficile».
Non ha perso l’occasione per criticare ancora una volta Speranza, Matteo Salvini che ha commentato l’ordinanza firmata dal ministro con un «meglio tardi che mai». Ribadendo: «Spero che il ministro Speranza restituisca dignità agli operatori del turismo italiani, che altrimenti si vedevano beffato». In vista della prossima estate, ha poi invitato gli italiani, ma anche gli stranieri, a passare le prossime vacanze in Italia. E ironizzando sui viaggi nelle isole spagnole, che ora sono consentiti, ha detto: «Le isole italiane sono molto più belle: tra Sardegna e Baleari non c’è partita».
Le due linee del governo
martedì, Marzo 30th, 2021Marcello Sorgi
Ci sono due filosofie nel governo. E ce n’è una prevalente tra i governatori delle Regioni, che ieri Draghi ha incontrato dopo il duro faccia a faccia a distanza della scorsa settimana, in cui ne aveva accusato alcuni di aver condotto la campagna di vaccinazione con inutili privilegi verso categorie forti, e insopportabili ingiustizie verso gli ottantenni, in gran parte rimasti in attesa di protezione. I presidenti delle Regioni guidate dal centrodestra non accettano un altro mese di lockdown.
Che il governo vorrebbe disporre già domani per decreto. E sono riusciti a convincere il premier ad accettare una sorta di verifica a metà aprile, e una graduale riapertura, se i dati lo consentissero, e dove possibile.
La seconda filosofia, attenta al ritorno in funzione delle scuole prima dei ristoranti, riguarda l’altra metà del governo, soprattutto il Pd, che pensava in questo modo di intercettare il consenso di Draghi. Ma il presidente del Consiglio ha dovuto ascoltare, più che i governatori, con alcuni dei quali il gelo è rimasto, la ministra delle Autonomie, Gelmini. Da giorni, la Gelmini conduce una vera mediazione democristiana tra Draghi e i governatori spiegando che anche le pressioni di Salvini, e in qualche caso le minacce di rottura, non sono solo propaganda, ma attenzione a qualcosa di reale. C’è insomma una parte consistente di Paese, rappresentata da imprese medie, piccole e familiari, che proprio non ce la fa più. È un pezzo di società che non può sopravvivere con ristori e sostegni, per quanto il governo si proponga di velocizzarne la distribuzione, e ha estremo bisogno di tornare a lavorare, pena la rinuncia definitiva alla propria attività. Non è vero, ha spiegato la ministra, che conosce bene il Nord del Paese, che si tratti solo dei ristoranti: perché attorno a quel genere di locali, ai bar, allo street-food, gira un notevole indotto che è fermo da un anno e dà lavoro a migliaia di persone che con lo sblocco dei licenziamenti potrebbero finire per strada. Draghi ha ascoltato, ha riflettuto e ha concesso uno spiraglio per metà mese, ciò che politicamente ha riempito di soddisfazione Lega e Forza Italia. Ma fermo restando, ha ribadito il presidente del Consiglio, che con oltre ventimila contagi e più di trecento morti al giorno, a decidere anche sulle riaperture parziali dovranno essere i dati. Al vertice con i governatori, sottolineato dal capo della Conferenza dei presidenti di Regione, Bonaccini, è emerso anche il problema dei dubbi sulle forniture dei vaccini da parte delle case farmaceutiche. In questo campo, ha confermato il commissario straordinario Figliuolo, la novità sarà l’entrata in circolazione da aprile dei nuovi vaccini monodose Johnson e Johnson. Ma non c’è effettivamente alcuna garanzia sul fatto che tutti e quaranta i milioni di dosi promessi da Pfizer, AstraZeneca e Moderna per il secondo trimestre, a partire da dopodomani, siano effettivamente consegnati senza ulteriori dilazioni o tagli.
I vaccinati in Italia, regione per regione, per fascia d’età. I dati e i territori più efficienti
martedì, Marzo 30th, 2021Domani potremmo superare la soglia simbolica dei 10 milioni di somministrazioni. Un livello ancora lontano dal Regno Unito o degli Stati Uniti, dove la campagna di vaccinazione è partita prima e con altre risorse. Ma i numeri cominciano ad essere non più irrilevanti. Gli italiani che hanno completato il ciclo vaccinale, e quindi hanno avuto tutte e due le dosi, hanno scavalcato un’altra quota simbolica, quella dei 3 milioni. Siamo appena sopra il 5% della popolazione. Ci sono poi altri tre milioni e mezzo di persone che hanno ricevuto la prima somministrazione e sono in attesa della seconda. Sono quasi il 6% degli italiani. Dopo i ripetuti richiami dei giorni scorsi da parte del governo, il commissario straordinario all’emergenza, Paolo Francesco Figliuolo, e il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, ripetono che non si tratta di fare la classifica delle regioni. Un modo per evitare di perdere tempo con le polemiche. Ma le differenze ci sono ancora.
Il Molise in testa
Una prima possibile classifica è quella che mette in fila le regioni in base alla percentuale di popolazione che ha ricevuto la prima dose di vaccino. E che quindi ha una protezione parziale, ma comunque efficace. Al primo posto, secondo la tabella della Fondazione Gimbe, c’è il Molise con il 7,3%. Seguono l’Umbria con il 7,2%, il Lazio con il 7,1% e il Veneto con il 6,7%. La Lombardia è a centro classifica con il 5,6%. In coda ci sono la Basilicata con il 3,7%, preceduta dalle Marche con il 4,5% e dalla Calabria con il 4,6%.
Richiami, guida il Friuli
La geografia cambia se si guarda alla percentuale di popolazione che ha ricevuto già il richiamo. Qui al primo posto con il 6,3% c’è il Friuli-Venezia Giulia, che invece nella classifica che abbiamo visto prima è abbastanza indietro. A pari merito, sempre con il 6,3%, ci sono il Piemonte e di nuovo il Molise. Un filo indietro, con il 6,2%, ci sono l’Emilia-Romagna e la provincia autonoma di Bolzano. In questa classifica la Lombardia — che ieri ha superato il milione e mezzo di somministrazioni totali — è nella parte bassa con il 4,7%. A chiudere è la Sardegna, con il 3,7%, preceduta di misura da Umbria e Calabria, a pari merito con il 4,1%.
Le dosi utilizzate
C’è una terza classifica possibile, che finora abbiamo visto più volte. Ed è quella della percentuale di dosi somministrate rispetto a quelle consegnate. Qui la media nazionale è all’84,5%. Al primo posto c’è la provincia di Bolzano con il 94,1%, all’ultimo la Calabria con il 75%. Finora le dosi sono state distribuite tra le regioni in base al numero dei residenti. A partire dal 15 aprile il metodo cambierà. Si terrà conto del numero degli assistiti da parte del servizio sanitario. Ma senza considerare le persone al di sotto dei 16 anni, che al momento non possono essere vaccinate e che finora hanno aiutato nella distribuzione le regioni del Sud, che hanno un’età media più bassa. E nemmeno gli over 80 che per quella data dovrebbero essere in gran parte immunizzati o comunque con le dosi già prenotate.
Cabina di regia, i governatori in pressing: “Sulle riaperture dare segnale al Paese”. Draghi: “Programmiamo per quando sarà possibile, l’Ue ci assicura l’immunità a luglio”
martedì, Marzo 30th, 2021di Michela Scacchioli
ROMA – Un incontro difficile, dopo le tensioni degli ultimi giorni tra governo e regioni sulle vaccinazioni – con il premier che ha denunciato la precedenza data ad alcune categorie, rispetto agli ultraottantenni – e su Sputnik, con le fughe in avanti di De Luca (ma non solo).
Oggi nella cabina di regia i governatori, soprattutto quelli leghisti, sono andati alla carica sul tema delle riaperture. “Bisogna guardare al futuro per dare un segnale al Paese. Si cominci a fare un ragionamento sulle riaperture in base alla certezza sull’arrivo dei vaccini”, hanno detto. E hanno invocato il ripristino delle “zone gialle”, abolite per decreto.
A parlare è stato soprattutto il governatore ligure, Giovanni Toti: “Lavoriamo insieme per recuperare il ‘gusto del futuro’. Cominciamo a riprogrammare le nostre aperture, le manifestazioni, le fiere, i matrimoni”, ha detto. Il premier, Mario Draghi, che ha partecipato al vertice insieme ai ministri Speranza e Gelmini, ha aperto uno spiraglio, almeno nelle parole: “Riprogrammiamo già da ora le aperture per quando sarà possibile”, ha detto. Un modo, secondo il presidente del Consiglio, per dare speranza al Paese.
La posizione di Draghi è comunque chiara: chiusure e aperture dipendono dai dati, non da altri criteri. Su questo si è consumato un botta e risposta tra lui e Salvini negli ultimi giorni. Il presidente del Consiglio, nell’incontro, si è concentrato sul futuro del piano vaccini, sottolineando come “la campagna vaccinale stia migliorando continuamente e rapidamente”. Per Draghi “l’obiettivo delle 500mila dosi al giorno non è lontano”. Ha citato le parole del commissario Ue Breton: “Per quanto riguarda le forniture dei vaccini per i prossimi mesi la Commissione ha assicurato che le dosi dovrebbero essere più che sufficienti per raggiungere l’immunità per il mese di luglio in tutta l’Europa”. Un obiettivo è stato comunque chiaro nell’incontro: “Evitiamo lo scontro istituzionale”, ha detto il premier.
La linea della prudenza è stata confermata, ancora una volta, dal ministro della Salute Roberto Speranza: “Sono i numeri dei decessi, del contagio e delle terapie intensive a imporci attenzione. Con 3.721 posti letto in terapia intensiva occupati non possiamo fare un passo troppo lungo. Le prossime settimane saranno decisive per le vaccinazioni e potremo così programmare l’estate e la graduale uscita dalle restrizioni sulla base delle evidenze scientifiche e dei dati del monitoraggio che sono e restano la nostra bussola”. Più possibilista la ministra degli Affari regionali, Maria Stella Gelmini: “Fino al 15-20 aprile ci vorrà ancora molta attenzione ma poi, se i numeri migliorano, all’interno del decreto servirebbe un automatismo per prevedere aperture mirate senza il bisogno di approvare un nuovo provvedimento”.
Rider, Just Eat e sindacati firmano l’intesa: assunti in 4 mila
martedì, Marzo 30th, 2021Roma. Just Eat e le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti hanno raggiunto un accordo per il primo contratto collettivo aziendale per inquadrare i rider nel contratto collettivo di lavoro del settore “Logistica, Trasporto, Merci e Spedizioni” che sarà applicato a tutti i rider dipendenti.
Sono state così confermate le anticipazioni data a suo tempo da Repubblica. In una nota, il gruppo delle consegne a domicilio, che in novembre aveva annunciato l’avvio del processo di regolarizzazione, spiega come Just Eat in Italia preveda l’inquadramento dei rider come lavoratori subordinati e nel corso l’anno l’assunzione di circa 4 mila rider in tutto il Paese.
I ciclofattorini saranno a tutti gli effetti lavoratori subordinati e tutelati nei diritti. Saranno assunti tutti coloro che hanno lavorato per Just Eat, dal primo agosto 2019, con qualsiasi tipo di rapporto di lavoro, anche per pochissimo tempo, mantenendo lo stesso orario precedente. A chi ha fatto almeno 60 turni cumulativi – si legge ancora nell’accordo – non sarà richiesto il periodo di prova.
Tra le altre novità: arriverà una paga base che sarà legata ai minimi contrattuali e non alle consegne, un Tfr, la previdenza, l’integrazione salariale in caso di malattia, di infortuni, maternità/paternità, le ferie, un’orario di lavoro minimo garantito. E ancora: maggiorazioni per il lavoro supplementare, straordinario, festivo e notturno, rimborso spese per uso del mezzo proprio, dipositivi di protezione anti Covid adeguati, anche in riferimento al momento pandemico in corso, e diritti sindacali.
L’annuncio, dopo settimane di trattative, arriva da Cgil Cisl e Uil che in una nota unitaria parlano di “risultato importante”. In arrivo anche un accordo aziendale con cui concordare eventuali maggiori flessibilità che si dovessero palesare. Previsto, inoltre, un premio di valorizzazione che terrà conto delle consegne effettuate, per le quali è stato previsto un limite fino ad un massimo di quattro nell’arco di un’ora, per ridurre al minimo il rischio per la salute e la sicurezza dei rider.
L’intesa arriva in un momento di aspre polemiche e dopo uno sciopero ‘generale’ dei ciclofattorini che venerdì scorso avevano incrociato le braccia per chiedere proprio di essere inquadrati come lavoratori dipendenti. Al centro la polemica con Assodelivery, l’associazione delle piattaforme del food delivery da cui Just Eat si è sfilata da tempo, e il contratto collettivo stipulato con l’Ugl con cui si è confermata la natura di lavoratore autonomo per i rider.