Archive for Marzo, 2021

La destra moderna che serve al Paese

lunedì, Marzo 29th, 2021

di   Ernesto Galli della Loggia

Oggi Fratelli d’Italia si trova in un certo senso nella stessa situazione dei 5 Stelle nel 2013. Questi ultimi, attestati allora su un clamoroso risultato elettorale del 25 per cento ma restati fuori da ogni combinazione ministeriale e via via accreditati negli anni seguenti di una continua crescita di voti (infatti ottennero oltre il 32 per cento nel 2018), invece di impiegare i cinque anni d’intervallo per liberarsi dei sommari enunciati demagogici dei loro inizi, per familiarizzarsi con i problemi della realtà effettiva e non già di quella fantasticata, invece di rinnovarsi in vista dei futuri compiti, i 5 Stelle, dicevo, invece di tutto ciò continuarono a gingillarsi nel nulla preparando così la propria rovina. La natura e la vicenda di FdI sono del tutto diverse, naturalmente, ma anche essi sono accreditati da tempo di una futura avanzata elettorale che potrebbe tradursi domani in un importante ruolo di governo; e anch’essi quindi avrebbero bisogno di darsi una veste ben più convincente di quella sommaria e prevedibile, sempre tentata da toni d’opposizione a prescindere e talora schiettamente reazionari.

La Destra italiana del ventunesimo secolo si divide tra il populismo arrabbiato della Lega e il vaporoso liberalismo di Forza Italia, mai capace di precisarsi in qualcosa di più consistente. Poi c’è Fratelli d’Italia. Non credo che lo si possa più considerare un partito neofascista, pur se esso viene da territori della storia che portano quel nome.

Al massimo la sua lontana origine si manifesta oggi in una postura difensiva contro le smargiassate dell’antifascismo di professione. Quanto invece al suo rispetto delle regole della democrazia fissate dalla Costituzione, mi sembra che non possano esserci dubbi. Certo, della Carta costituzionale Fratelli d’Italia non condivide il pervasivo afflato progressista, ma fino a prova contraria quell’afflato non lo condividevano neppure uomini come Malagodi o, mettiamo, Salvemini: il primo a causa del suo liberalismo duro e puro, il secondo per via del dissacrante realismo che non cessò mai di animarlo. Ma possono essere considerati per questo antidemocratici? In realtà quanto è racchiuso in molti dei cosiddetti «valori costituzionali» è cosa diversa dalla democrazia: è la democrazia come ideologia, che può essere condivisa o no senza che per questo si diventi dei nemici delle sue regole. Come accade infatti a un gran numero di partiti conservatori europei.

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Dante, i tedeschi non lo infangano: storia (e bugie) di un blitz inventato

lunedì, Marzo 29th, 2021

di Roberto Saviano

Dante, i tedeschi non lo infangano: storia (e bugie) di un blitz inventato

Un articolo intelligente ha scatenato l’ira di chi è abituato a fare della cultura l’occasione per un derby, allo scopo di farsi animatore della curva, perché più la tifoseria si arrabbia, più ti si stringe attorno. A nulla vale spiegare che la cultura non è né gara né derby né competizione né status symbol, perché è evidente che, in questa storia, la cultura non c’entra nulla. L’articolo in questione è dell’intellettuale tedesco Arno Widmann ed è uscito sul quotidiano Frankfurter Rundschau nel giorno più simbolico di questo settimo centenario della morte di Dante, il 25 marzo. Commenti indignati, sbigottiti, reazioni isteriche da ogni parte, su siti web, nei telegiornali, e poi prese di posizione scomposte di ministri ed ex ministri, e persino di giallisti, che si sono mobilitati contro il «tizio tedesco».

L’attacco truffa

Il motivo? Dante Alighieri sarebbe stato attaccato. E, all’apparenza si tratta quindi di un nobile motivo e potrebbe anche sembrare ottimo segno l’attività culturale che diventa dibattito, la politica che si nutre di letteratura, i telegiornali che danno finalmente spazio non residuale e notturno alla cultura. Ma è una truffa. Non c’è stato nessun attacco in quest’articolo tradotto qui, in modo che chiunque possa leggerlo e capire facilmente che non aggredisce Dante, non lo definisce plagiatore, non afferma che è anni luce dietro a Shakespeare, non dice che era un arrivista, non dichiara, infine, che gli italiani non hanno proprio niente da festeggiare. Nulla di tutto questo. L’autore dell’articolo vuole dire una cosa diversa sulla quale concorda ogni persona che abbia un minimo di reminiscenze di quello che ha studiato sui manuali di scuola: un testo letterario non nasce mai dal nulla, è come il buon vino, mantiene traccia degli umori della terra da cui è nato. L’idea del genio romantico che si sveglia una mattina e di colpo crea il capolavoro, senza aver prima letto, visto, studiato, approfondito, rimescolato, contaminato, è romantica, appunto!

Dante e l’Islam

La colpa di Widmann è di aver detto questo, che Dante non nasce dal nulla, ma nasce nel solco di diverse tradizioni, come quella della poesia provenzale, che inventa per prima la poesia in volgare. Un’operazione quella della poesia in volgare che, Widmann precisa, Dante fa lievitare. Il fatto che esistano dei precedenti, dice Widmann, non sminuisce Dante, così come non lo sminuisce il fatto che esista persino un testo arabo tra le possibili fonti d’ispirazione dantesca. A torto — ricorda Widmann — gli italiani credettero che Miguel Asìn Palacios volesse sminuire Dante, quando sostenne questo nel suo saggio, «Dante e l’Islam», pubblicato nel 1919. Palacios ipotizzava che tra i materiali che avevano ispirato Dante ci fosse il «Libro della Scala» o della ascesa di Maometto in cielo, un testo escatologico arabo, tradotto in castigliano da un medico ebreo, nel 1264. Proprio questo era del resto la cultura medievale: un ebreo che traduce dall’arabo, e un cristiano che trova la sua traduzione interessante! Nessuno però grida al tradimento della patria o di Dante, quando i nostri italianisti dicono che probabilmente tra le fonti d’ispirazione di Dante si deve considerare lo scrittore lombardo Bonvesin de la Riva, morto nel 1315, e autore di un poema in tre parti: la «scriptura negra», dove si descrivono le pene dell’Inferno, quella «rossa» dove si descrive la passione di Cristo e quella «dorata» dove si parla dei beati del cielo.

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Canale Suez, la Ever Given ha iniziato a muoversi: riapertura più vicina

lunedì, Marzo 29th, 2021

Redazione Esteri

Canale Suez, la Ever Given ha iniziato a muoversi: riapertura più vicina

L’immagine satellitare

La nave portacontainer Ever Given lunga 400 metri che ha bloccato il Canale di Suez per quasi una settimana ha iniziato a muoversi. La notizia arriva da Vesselfinder e Myshiptacking, i siti di osservazione del traffico marittimo. La poppa della nave che pesa più di 200.000 tonnellate si sarebbe allontanata dal lato ovest del Canale.

«Ci sono stati alcuni progressi»

Nella serata di domenica c’era stato ottimismo. «Ci sono stati alcuni progressi», aveva detto il generale Osama Rabie, a capo dell’autorità del Canale di Suez. Sono stati 14 i rimorchiatori impiegati in due interventi tra sabato e e lunedì notte che promettevano di essere risolutivi. La nave ha dunque cominciato a spostarsi. Alle operazioni, riprese stanotte, partecipa anche un rimorchiatore italiano: è la nave Carlo Magno, lunga 55 metri, arrivata ieri nel Canale.

CORRIERE.IT

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Massimo Gramellini: “Cogito ergo sum è la frase più truffaldina della storia”

domenica, Marzo 28th, 2021

Prevede già che nei commenti a questa intervista si scateneranno gli spiriti bipolari del nostro tempo: “Ci sarà chi urlerà che sono uno stronzo, un buono a nulla, un ciarlatano; chi controbatterà che non hanno capito niente, che la mia è una voce da ascoltare, a differenza della loro che non ha nulla da dire. Ogni mattina alle 7 e 30 succede la stessa cosa appena la rubrica che scrivo sul Corriere della Sera, il Caffè, viene pubblicata online. Sembra che per affermare il proprio punto di vista sia diventato necessario contrapporlo a quello dell’altro, almeno sui social. Credo sia stato Voltaire a dire che dovremmo essere capaci di nutrire dei dubbi, senza farci paralizzare dall’incertezza. Invece, siamo diventati insuperabili nel farci paralizzare dalle certezze”.

Il giorno prima di incontrarlo a casa sua, a Roma, mi scrive di non spaventarmi quando lo vedrò: “Mi troverai influenzato e scatarrante, ma ho fatto il tampone un’ora fa e sono negativo”. La febbre che in questo momento mi sembra gli faccia più paura è quella che sale online. “Non mi capita mai di scendere giù in strada e di sentir gente che mi insulta, come accade quotidianamente online. Finire in pasto al pubblico ludibrio della rete è un fenomeno tipico del nostro tempo. Nel mondo reale magari le persone vorrebbero sbranarsi allo stesso modo. Però, le regole della convivenza glielo impediscono. E sapere che esiste ancora al mondo un po’ di sana ipocrisia è un sollievo. Se la vita vera fosse come quella che si vive online ci sarebbero risse a ogni angolo di strada, episodi di guerriglia urbana nei centri commerciali, gli uffici postali dovrebbero essere presidiati dai caschi blu dell’Onu. Sarebbe un inferno”.

Sapevo che Gramellini era un lettore di Carl Gustav Jung, l’iniziatore della psicoanalisi del profondo. Mi racconta che per alcuni anni è stato in analisi con un junghiano, “allievo del padre di Emanuele Trevi, un pioniere della materia”. Non sospettavo però il suo interesse per il pensiero esoterico. “Questo è l’angolo della mia libreria dedicato all’esoterismo” dice, cercando un libro di un autore di cui mi ha parlato, Georges Ivanovič Gurdjieff. “Franco Battiato l’ha studiato molto. Deve a lui l’idea del centro di gravità permanente. Io l’ho conosciuto grazie a Jovanotti. Sostiene che noi uomini siamo veramente noi stessi solo quando siamo completamente immersi in quello che stiamo facendo nel momento preciso in cui lo stiamo facendo. In tutti gli altri momenti in cui ricordiamo il passato, oppure fantastichiamo il futuro, siamo vissuti da un’entità esterna che in realtà ci governa. Oggi è un concetto alla moda, ma rimane un’esperienza che, quando si traduce in parole, dice sempre meno di quel che veramente è. Una prova della sua validità l’abbiamo avuta durante la pandemia. Quanto siamo riusciti a stare nel presente, in quello che succedeva, anziché dedicarci col pensiero a quel che verrà, o a quello che non è più? Non guardarmi così. Nemmeno io ci riesco per più di trenta secondi al giorno. Però Gurdjieff scriveva che ciò che ti fa bene non è il risultato, ma lo sforzo per raggiungerlo.”

Durante quest’anno, Gramellini è andato nel futuro sino al dicembre del 2080 per scrivere C’era una volta adesso (Longanesi), un romanzo che racconta questi mesi dal punto di vista di un vecchio che ricorda cosa è stato viverlo da bambino.  

Due anni fa sei diventato padre, perché hai scritto da figlio?

In realtà, il vero protagonista non sono io. Con me e mia moglie Simona vive anche suo figlio di nove anni, a cui sono molto legato. Quando ha capito che avrei dato la sua voce a quella del protagonista, mi ha detto: “Guai a te!” Poi se n’è fatta una ragione: ormai ha capito che vivere in casa con due scrittori è una iattura. 

Ipotizzo fosse perché diventare padre non fa smettere di essere figli.

Se intendi dire che essere padri ti fa smettere immediatamente di porre te stesso al primo posto posso confermare che è successo anche a me. Mio padre è cresciuto durante la guerra, aveva sempre paura che io non mangiassi. Noi oggi, invece, siamo ossessionati dal dolore. Una parte di me già si preoccupa di come proteggere mio figlio da qualsiasi cosa possa fargli male. Anche se un’altra parte sa che il dolore è una condizione inevitabile della vita e che sperimentare è il miglior modo per imparare a non farsi travolgere.  

Cosa ti ha reso così diverso da tuo padre?

Mentre aspettavo la nascita di Tommaso, ho letto “Il codice dell’anima” di James Hillman. Hillman dice che noi non siamo fatti solo dai cromosomi che abbiamo ereditato dai nostri genitori, né dall’ambiente che ci ha formato – che, naturalmente, sono molto importanti. Ognuno di noi, sostiene, ha dentro un daimon, un demone, parola che per i greci aveva un’accezione positiva. Riuscire a riconoscerlo e, soprattutto, a seguirlo è ciò che fa di una persona indiscutibilmente quella persona, e non un’altra. Credo sia grazie a lui che ognuno di noi è diverso dai suoi genitori. E questo spesso i genitori fanno fatica ad accettarlo.

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Dall’infezione all’ossessione. Ma perché parliamo solo di Covid?

domenica, Marzo 28th, 2021

di MICHELE BRAMBILLA

Qualche giorno fa un amico imprenditore mi ha invitato a visitare la sua azienda. Mentre eravamo in mensa, e dopo ormai quasi tre ore che eravamo insieme, mi ha detto: “Mi accorgo ora che anche oggi abbiamo parlato solo della pandemia“. Ci siamo guardati in faccia sconsolati. È vero: tutti i nostri discorsi, tutte le nostre conversazioni, anche in casa e fra gli amici, sono monopolizzate dal maledetto virus. 
Ma davvero non c’è null’altro di cui parlare? Certo, il Covid è una tragedia planetaria che passerà alla storia. In poco più di un anno ha provocato due milioni e 770 mila morti. Un’enormità.

Si potrebbe ricordare che, sempre in un anno, nel mondo (dati Oms) i morti a causa di malattie cardiovascolari sono di norma quasi diciotto milioni, e quelli di cancro nove-dieci milioni. Eppure, e per fortuna, non passiamo le nostre giornate a parlare di coronarie e chemioterapie; né tantomeno il timore di queste terribili malattie ci paralizza. Si va avanti. Primum vivere.

Ma non è questo il punto. Non voglio passare per uno di quelli che minimizzano l’impatto che il Covid ha avuto sulla nostra vita. Mi domando però se, per uscire dal tunnel, sia producente espungere dalle nostre conversazioni e dai nostri pensieri tutto ciò che non abbia a che fare con tamponi, saturimetri, terapie intensive, zone rosse, vaccini. Ci sono trasmissioni televisive quotidiane dedicate ai numeri della pandemia: sono fatte benissimo, ma ha davvero un senso commentare ogni giorno il bollettino e le sue variazioni (quasi sempre dello zero virgola) rispetto al giorno precedente? E ha senso far intervenire ogni giorno legioni di virologi, epidemiologi, statistici eccetera che ripetono sempre le stesse cose? Ripeto: sono tutti bravissimi e competenti. Ma ricordo Michel Platini, il quale un giorno, uscendo dal campo di allenamento, disse al cronista che lo aspettava con il taccuino aperto per le dichiarazioni quotidiane: “Anche Einstein, intervistato tutti i giorni, finirebbe con il dire delle banalità”. Non sarebbe meglio un report settimanale che ci riassumesse come vanno le cose, e ci lasciasse un po’ di spazio mentale libero per farci parlare anche di altro?

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Movida a Milano: feste in casa e in b&b, grigliate e locali aperti senza mascherine. Aumentano le multe

domenica, Marzo 28th, 2021

La zona rossa non ferma feste clandestine, grigliate e locali aperti. Superlavoro per polizia e carabinieri impegnati nei controlli anti contagio nel fine settimana. Dopo le tre chiusure imposte venerdì sera ad altrettanti locali (tra i quali lo storico Jamaica di Brera) sabato sera è toccato ad un altro nome noto della movida milanese, il «White rabbit» di via Garigliano all’Isola(qui sotto l’episodio del podcast «Corriere Daily» con le voci e la musica registrate due settimane fa all’interno del locale aperto abusivamente ).

La polizia ha notato uno strano viavai all’interno del locale e quando gli agenti sono entrati per un controllo hanno trovato dieci clienti seduti ai tavoli senza mascherina e tranquillamente impegnati a bere e chiacchierare. Per loro è scattata la multa di 400 euro mentre il titolare del locale è stato sanzionato con il fermo della licenza per cinque giorni. Non era la prima volta che le forze dell’ordine riscontravano problemi nel locale. Identica sanzione per il ristorante «Panghea» di via Valenza, a Porta Genova. Diverse chiamate al 112 hanno segnalato la presenza di clienti all’interno. Quando i poliziotti sono arrivati ce n’erano 14, tutti seduti ai tavoli. Anche in questo caso multe per gli «ospiti» e chiusura per cinque giorni del locale. A far scattare le segnalazioni sempre le chiamate dei vicini di casa.

Non solo locali, però. Molti continuano a non rispettare il divieto di assembramento e feste all’interno di case private, hotel e bed and breakfast. In corso Lodi la polizia ha sorpreso cinque persone che festeggiavano un compleanno in una stanza all’interno di un B&B, mentre altre 13 sono state trovate dalle volanti in una appartamento di viale Andrea Doria, vicino alla Centrale. Tutte sanzionate. È toccato invece ai carabinieri del Radiomobile l’intervento, all’1.30 di domenica notte, in un appartamento di via Walter Tobagi, alla Barona. Musica ad alto volume, alcol e 9 ragazzi presenti tra i 19 e i 21 anni, tutti studenti universitari. Per otto di loro, escluso quindi il figlio del proprietario di casa che è residente nell’appartamento, sono scattate le multe. A Cologno Monzese, nell’hinterland, i carabinieri sono invece intervenuti dopo la segnalazione di un vicino di casa in una palazzina dove era in corso una grigliata. Sei le persone presenti che stavano così festeggiando il compleanno della moglie del proprietario. Per loro 400 euro di multa.

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Covid, dalla Domenica delle Palme al Lunedì dell’Angelus: come cambiano i riti della Settimana Santa in tempo di pandemia

domenica, Marzo 28th, 2021

Città del Vaticano – Mancano pochi giorni all’inizio della Settimana Santa e la Chiesa cattolica si appresta per il secondo anno di fila a celebrare le proprie funzioni sottostando alle restrizioni dovute alla pandemia per il Covid-19.

Anche la Settimana Santa di Francesco avrà tempi e ritmi modellati sulle esigenze che il Covid impone, prima fra tutte la perdurante assenza delle folle che abitualmente popolavano gli appuntamenti dalla Domenica delle Palme fino a quella della Pasqua.

Non a caso è stata proprio la sala stampa vaticana a comunicare che ogni appuntamento si svolgerà con presenza “limitata” di fedeli nel “rispetto delle misure sanitarie previste”. E così in tutta Italia.

Il primo appuntamento è la Messa della Domenica delle Palme, in programma in Vaticano alle 10.30 all’Altare della Cattedra in San Pietro. A differenza dello scorso anno vi sarà la presenza di qualche fedele.

Così ha disposto anche la presidenza della Conferenza episcopale italiana che ha dato alcune indicazioni su come celebrare il rito, spiegando “che rispetto allo scorso anno potranno avvenire anche in presenza dei fedeli”. Lo scorso anno, infatti, “non fu possibile ai fedeli assistere personalmente ai riti complice il lockdown che fermò il Paese per oltre due mesi”.

Secondo le disposizioni della Cei il popolo può partecipare in presenza alla Messa, ma “nel rispetto dei decreti governativi riguardanti gli spostamenti sul territorio e delle misure precauzionali”.

Anche la possibile presenza del regime di coprifuoco – che ha già inciso per esempio sull’orario di celebrazione della Messa della Notte di Natale – dovrà essere tenuto in considerazione nel fissare l’ora della celebrazione.

Il calendario: niente lavanda dei piedi né bacio della croce

La Messa crismale di giovedì Santo nella Basilica sarà alle 10, presieduta dal Papa, seguita, alle 18, dalla messa in Coena Domini, celebrata non dal Pontefice ma dal cardinale decano del Collegio, Giovanni Battista Re. Non ci sarà la lavanda dei piedi e non ci sarà il bacio della croce il Venerdì Santo.

Alle 18 del Venerdì si celebrerà la Passione di Cristo, nella Basilica, e, alle 21, la Via Crucis in mondovisione, entrambe presiedute da Francesco. La processione con la croce, come lo scorso anno, non si farà intorno al Colosseo, ma sarà allestita sul Sagrato della Basilica vaticana.

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Sulla questione dei debiti serve lo Stato

domenica, Marzo 28th, 2021

di BRUNO VILLOIS

Il Governo vuole concentrare sulla vaccinazione ogni suo sforzo. Ottima idea, ma le incertezze sulla tenuta economica può innescare una depressione socio-economica di particolare gravità. Indispensabili i sostegni, o risarcimenti che siano, ma sono sussidi temporanei, mentre all’orizzonte si sta consolidando il problema dell’indebitamento bancario, che ormai per una miriade di lavoratori autonomi ha sfondato i limiti del fido e ha messo in allarme gli istituti di credito.

E’ in continuo allargamento il perimetro della clientela per la quale si prospetta una inadempienza. Le banche valutano improbabile che questo tipo di debitori adempia integralmente alle obbligazioni contrattuali senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie. La maggior parte dell’indebitamento bancario di società di persone e ditte individuali è concesso a fronte di garanzie, prioritariamente immobiliari o fidejussorie di terzi.

A rischio ci sono proprio queste tipologie di partite Iva. Il loro indebitamento è soggetto a garanzie, ma se il debitore ha subito un crollo degli incassi non riesce a mantener fede alle scadenze, imponendo alle banche di richiedere il rientro dall’esposizione o di escutere le garanzie.

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La vergogna del Paese dei furbetti

domenica, Marzo 28th, 2021

di BRUNO VESPA

Adesso abbiamo i dati ufficiali del governo (qui le tabelle in Pdf). E ci si può chiedere come possano dormire sereni i presidenti e gli assessori alla Sanità di Sardegna (6.3 %), Toscana (10.47 %) e delle altre sei regioni italiane che hanno vaccinato meno del venti per cento dei loro cittadini che hanno più di ottant’anni. Abbiamo 250mila medici, 350mila infermieri, 50mila dentisti e 20mila ostetriche. 670mila persone in tutto. Si aggiungano 300mila operatori socio sanitari che in larga parte non entrano in corsia. E un numero non facilmente quantificabile di sanitari che operano nelle residenze per anziani

Alla fine di dicembre si è detto che subito dopo il personale autenticamente sanitario sarebbero stati vaccinati i 4milioni442mila italiani che hanno più di ottant’anni. Tre mesi dopo un milione e mezzo di essi deve ancora ricevere la prima dose, mentre sono stati vaccinati 8milioni 700mila italiani. Nel Belpaese delle raccomandazioni, stavolta si è superato il limite. Avvocati, magistrati, studenti, docenti universitari che fanno solo didattica a distanza spesso con contrattini di poche ore. E poi amici, parenti, giornalisti di grido che si camuffano da figli unici premurosi e si difendono mentre stanno cacciando via le loro nobili tossine in un albergo prestigioso. Che vergogna e che tristezza. Eppure questi nostri amministratori, leggendo dei 457 morti di ieri e delle migliaia delle ultime settimane, come fanno a non chiedersi se qualcuno avrebbero potuto salvarlo?

Esistono furbetti sotto ogni latitudine. Mario Draghi è stato il primo a sequestrare 250mila fiale di Astrazeneca destinate all’Australia. Nessuno s’era mosso prima e da allora i sequestri può farli solo Bruxelles, sentina di contratti che farebbero bocciare qualunque praticante avvocato. Pare di aver capito che l’Unione non esporterà più niente fino a quando non saranno stati raggiunti i quantitativi pattuiti. Quindi i 29milioni di dosi di Astrazeneca scoperti ad Anagni dovrebbero essere distribuiti solo tra i 26 paesi e all’Italia toccherebbero 3milioni770mila dosi, pari al 13 per cento che ci spetta in ogni ripartizione.

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Covid, perché l’Italia sta già vivendo gli effetti dell’immunità di gregge

domenica, Marzo 28th, 2021

giampiero maggio

Immunità di gregge. Stiamo già vivendo i benefici e gli effetti della cosiddetta immunità di gregge, condizione che ci porterà fuori dalla crisi sanitaria dovuta al Covid-19. La domanda è quando: ma un’analisi dei numeri e l’aiuto di due esperti che ci insegnano ad interpretarli, potranno dircelo. Con le dovute cautele, naturalmente, perché non esistono certezze assolute rispetto ad un virus, quello responsabile della sars Cov-2 che muta di continuo. 

I numeri però ci aiutano. E ci aiutano alcuni parametri sentinella. E poi, come detto, ce lo spiegano alcuni esperti (in questi caso un fisico e un virologo) ai quali abbiamo chiesto spiegazioni e un’interpretazione di questi numeri e di questi parametri. Ma andiamo con ordine e partiamo da due indici fondamentali per capire la direzione che ha preso l’epidemia. Partiamo da due dati: fino ad ora i vaccinati con una sola dose in Italia sono 9.017.095, di questi soltanto 2.862.386 hanno ricevuto la prima e la seconda dose. Immunità di gregge senza vaccini, per l’esperto è impossibile e pericolosa: “Così il coronavirus genera varianti”

E poi c’è un altro dato da prendere in considerazione: sono le persone che hanno contratto il virus e sono guarite. Ad oggi siamo a 2.814.462. «A queste ultime – spiega Giovanni Di Perri, virologo e responsabile del Reparto di Malattie infettive dell’Amedeo di Savoia – vanno aggiunte almeno 4 milioni di persone che hanno contratto il virus e non se ne sono mai accorti». Insomma, i cosiddetti asintomatici». Non ci inventiamo nulla, ovviamente, anche perché sono numeri che lo stesso Comitato tecnico scientifico valuta costantemente. 

Aumentare la percentuale di immunizzati

Sono due elementi, però, che tracciano una linea interessante. Se sommati, quei due numeri, fanno oltre 15 milioni di persone, circa il 25% della popolazione italiana. Ma che cosa c’entra con l’immunità di gregge? «C’entra – ci dice il fisico ed ex presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana Roberto Battiston – perché possiamo ipotizzare che questa fetta della popolazione sia già immunizzata. O lo sia in parte, se prendiamo per buono il fatto che l’immunizzazione post malattia duri appena qualche mese». Una percentuale ben lontana, d’accordo rispetto a quel 70 o 80% che gli esperti indicano come il target da raggiungere. Ma comunque importante perché sta limitando il danno dell’epidemia. Coronavirus, immunità di gregge: cos’è e come funziona

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