Archive for Marzo 10th, 2021

“È sotto tutte le attese…”. Un ‘altra bomba sul Pd Gualtieri ora può saltare

mercoledì, Marzo 10th, 2021

Gabriele Laganà

Anche se le amministrative sono state spostate in autunno a causa dell’emergenza sanitaria, tutti i partiti sono già al lavoro per individuare i candidati giusti da presentare agli elettori.

In casa Pd la situazione appare particolarmente difficile. Non basta il caos seguito alle dimissioni del segretario Nicola Zingaretti. Ora, infatti, i dem stanno ragionando sul nome per il Campidoglio. Tutto ruota intorno a Virginia Raggi. Se l’attuale sindaco si dovesse ripresentare, allora sarebbe estremamente complicato un accordo tra Pd e M5s. A quel punto i dem dovrebbero affrontare i pentastellati come rivali. Già, ma il Pd su chi dovrebbe puntare? Per la candidatura al Campidoglio nei giorni scorsi era circolato il nome dell’ex ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Un esponente di spicco e figura nota per il ruolo che ha coperto fino a poche settimane fa. Eppure la situazione non è così semplice.

Perché secondo quanto riferisce Tpi sondaggi riservati che circolano al Nazareno circa la candidatura di Gualtieri non sono affatto buoni. L’ex ministro, come spiegano autorevoli fonti dem, sarebbe “molto al di sotto delle attese”. Un risultato negativo, questo, che fa ipotizzare una uscita di scena di Gualtieri. Un altro bel guaio per il Pd.

Il partito, però, si trova ad affrontare anche la questione segretario. Stando ad indiscrezioni riportate da Tpi la partita, però, potrebbe essere chiusa. “Renzi fa la mossa del cavallo? E noi rispondiamo col colpo del cartoccio”, avrebbero spiegato dalle parti dell’ormai ex segretario dem. Il nome che metterebbe molti d’accordo nel Pd sarebbe quello di Enrico Letta. L’ex premier è “autorevole, antirenziano, aperto alle alleanze coi 5 Stelle. Ha un ottimo rapporto con Zingaretti, lo ha pure votato alle primarie. È perfetto. Perfetto”.

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Le mosse di Enrico Letta per sminare le insidie nel Pd: durata, pienezza e contenuto del mandato

mercoledì, Marzo 10th, 2021

Fabio Martini

E’ ad un passo dal traguardo, intende superarlo, ma prima di accettare, Enrico Letta sta cercando di sminare tutte le insidie che lo attendono una volta diventato segretario del Pd su indicazione dei principali notabili del partito. In mattinata ha diffuso un tweet improntato alla sincerità: «Sono grato per la quantità di messaggi di incoraggiamento che sto ricevendo. Ho il Pd nel cuore e queste sollecitazioni toccano le corde più profonde. Ma questa inattesa accelerazione mi prende davvero alla sprovvista; avrò bisogno di 48 ore per riflettere bene. E poi decidere».  In effetti gli eventi sono precipitati velocemente: alcune delle principali personalità del Pd – Zingaretti e Franceschini in primis – altre fuori dall’orbita partitica – Prodi, Gentiloni – lo spingono ad accettare, altri si sono allineati, come Orlando e Bettini, ma Letta vuole chiarire tre aspetti: durata, pienezza e contenuto del mandato. 

Durata: Letta chiede che il congresso si tenga secondo il timing previsto dallo Statuto, nel 2023 e dunque che il suo sia un mandato pieno, non da “reggente” di fatto. E dunque chiede che nella sostanza sia confermata la linea politica portata avanti da Zingaretti (in particolare l’alleanza con i Cinque stelle, ma soprattutto un Pd sempre più di sinistra), una linea che invece la corrente di Base riformista ha chiesto di discutere attraverso un Congresso anticipato da svolgere entro l’anno.

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Piano vaccinazioni, si cambia. Arriva il modello israeliano, immunizzazione per fasce di età

mercoledì, Marzo 10th, 2021

Paolo Russo

Il Piano vaccini cambia di nuovo pelle. Vuoi per la decisione del Ministero della salute di qualche giorno fa che ha esteso agli over 65 l’uso del ritrovato di AstraZeneca, vuoi per l’accordo raggiunto dal Governo con le regioni che prevede di procedere a passo spedito con il metodo israeliano immunizzando per fasce di età, lo stesso dicastero di Speranza sta in queste ora mettendo a punto la terza versione del calendario vaccinale. Che si spera riesca una volta a mettere fine alla babele di regole regionali, che privilegiando questa o quella categoria ha finito per favorire i furbetti del vaccino. Il nuovo testo sarà presentato nel week end, rendono noto fonti di Palazzo Chigi, ma l’ossatura c’è già. Covid, Draghi: “Emergenza sanitaria in peggioramento, ma con vaccini via d’uscita non è lontana”

Prima di tutto bisognerà portare a termine l’immunizzazione degli ultraottantenni, che in tre casi su quattro devono ancora chiudere il cerchio con il richiamo. Per loro non ci sarà l’indicazione su quale antidoto utilizzare, ma tutte le regioni sono già partite con quelli di Pfizer e Moderna a Rna messaggero e con questi vaccini si finirà l’opera. Contestualmente, come richiesto dal ministro degli Affari regionali Maria Stella Gelmini, sarà la volta di disabili e loro caregiver, e delle persone che vivono in comunità.
Nello stesso tempo si andrà avanti con le prenotazioni dei due milioni di persone estremamente vulnerabili, già individuate nell’ultima versione del Piano vaccinale. Ossia pazienti affetti da forme particolarmente gravi di malattie respiratorie, neurologiche, diabete, fibrosi cistica, renali, epatiche, cerebrovascolari, onco ematologiche e emoglobinopatie, sindrome di Down, trapiantati, grandi obesi. Covid-19 e variante inglese, come proteggersi: i consigli dell’esperto

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Contratti pubblici, patto con Draghi: nei rinnovi 107 euro in più a dipendente e smart working

mercoledì, Marzo 10th, 2021

di Michelangelo Borrillo

«La pandemia e il piano di rilancio e resilienza richiedono nuove professionalità e nuove forme di lavoro. Nuove professionalità richiedono investimenti e nuove regole. Questo è quello che oggi stiamo cominciando: ci tengo a confronto e dialogo». Sono le parole con cui il premier Mario Draghi, nella sala verde di Palazzo Chigi, ha introdotto la firma del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale. Un patto firmato dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri che prevede il rinnovo del contratto (con 107 euro in più) e l’individuazione di una disciplina del lavoro agile (smart working) per via contrattuale.

Il settore pubblico «come motore» della società

«Innanzitutto — ha esordito Draghi nel suo discorso — grazie a tutti voi. Nel corso delle consultazioni ho avuto modo di esprimervi quanto tenga a questo confronto e a questo dialogo. Oggi è la prima occasione formale di incontro dopo la formazione del governo e vi ringrazio molto. Voglio ringraziare il ministro Brunetta, che ha preparato questo patto. Grazie ancora alle Confederazioni qui presenti. Il buon funzionamento del settore pubblico è al centro del buon funzionamento della società. Se il primo funziona, funziona anche la seconda. In caso contrario, la società diventa più fragile, più ingiusta. Per questo bisogna considerare questo ruolo centrale delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici. Questo è ancor più vero con la pandemia, se pensate alla capacità e al sacrificio dei medici, degli infermieri, degli insegnanti, delle forze dell’ordine, del personale degli enti territoriali e statali nel fornire i servizi essenziali». PUBBLICITÀ

Le risorse

La valorizzazione del personale

Il patto stabilisce che coesione sociale e creazione di buona occupazione saranno i pilastri di ogni riforma e di ogni investimento pubblico previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nello specifico, gli obiettivi sono quattro: riconoscere alla Pubblica amministrazione il ruolo centrale di motore di sviluppo e catalizzatore della ripresa perché la semplificazione dei processi e un massiccio investimento in capitale umano sono strumenti indispensabili per attenuare le disparità storiche del Paese, curare le ferite causate dalla pandemia e offrire risposte ai cittadini adeguate ai bisogni. In secondo luogo, assicurare la partecipazione attiva delle lavoratrici e dei lavoratori nell’innovazione dei settori pubblici, sostenuta dagli investimenti in digitalizzazione e avviare, inoltre, una nuova stagione di relazioni sindacali che punti sul confronto con le organizzazioni delle lavoratrici e dei lavoratori e porti a compimento i rinnovi contrattuali del triennio 2019-2021. dipendenti pubblici

Valorizzare, infine, il personale pubblico in servizio e stabilire il diritto-dovere soggettivo di ogni pubblico dipendente alla formazione. Il personale pubblico, quindi, va valorizzato. E su questo Draghi, che ha fornito anche dei numeri, è stato chiaro: «A fronte della centralità del settore pubblico, con riferimento alla situazione attuale, c’è veramente molto da fare. Partiamo da due numeri: l’età media oggi dei dipendenti pubblici è di quasi 51 anni, mentre venti anni fa era di 43 anni e mezzo. Dal punto di vista demografico, quindi, per ragioni che trovano la loro radice in eventi anche lontani, c’è stato un progressivo indebolimento della struttura demografica della pubblica amministrazione».

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Un Presidente nel Paese dei furbetti

mercoledì, Marzo 10th, 2021

di MICHELE BRAMBILLA

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La forza di una fotografia

Guardate la foto qui a fianco. 

Ritrae Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica, mentre aspetta – in una sala d’attesa dello Spallanzani, a Roma – di essere vaccinato contro il Covid. Accanto a lui altri suoi coetanei, opportunamente distanziati. L’ambiente è quello che è. Sedie da ospedale, cestini dei rifiuti in vista. E lì, in mezzo, il Capo dello Stato.

In fila come un comune cittadino, insieme ad altri comuni cittadini. Nessun trattamento di favore e nessuna precedenza. Il presidente Mattarella compie 80 anni in luglio e in questi giorni nella sua regione, il Lazio, stanno vaccinando quelli della sua età. Ci sarà chi dirà: questa foto è propaganda, è demagogia. 

E lo dirà perché quando qualcuno si comporta in modo virtuoso dobbiamo sempre trovare il pelo nell’uovo, dobbiamo avanzare dubbi, sospetti, maldicenze. “Se l’ha fatto avrà il suo tornaconto”, diciamo sempre di chi fa del bene, perché così esorcizziamo il nostro senso di colpa per non aver fatto altrettanto; così troviamo un alibi per la nostra accidia. Parlar male degli altri ci fa meschinamente sentire migliori. Ma i fatti hanno una loro ostinazione, e i fatti dicono che il presidente della Repubblica, nonostante il proprio ruolo, ha rispettato l’attesa e la fila come un qualsiasi cittadino; e s’è fatto vaccinare dopo tante categorie ritenute più essenziali del Capo dello Stato: gli operatori della sanità, molti impiegati amministrativi, gli insegnanti, i volontari eccetera.

Altri Grandi hanno fatto sapere, “per dare l’esempio”, di essere stati vaccinati, ma delle loro vaccinazioni non abbiamo immagini: forse sono state fatte nelle loro residenze. E non c’è niente di male, sia chiaro. Ma c’è molto di bene, e soprattutto di bello, se il Presidente della Repubblica va a farsi vaccinare in un ospedale pubblico in orario normale e in compagnia di cittadini normali.

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“Sinistra snob? Non c’è niente di male. Il Pd è un’oligarchia che si parla addosso”

mercoledì, Marzo 10th, 2021

di GIORGIO COMASCHI

Via Zamboni, a un tiro di fionda dalle Due Torri, sul campanello c’è scritto SB. Che vuol dire Stefano Bonaga, filosofo e docente a Scienze della Formazione. Uomo di cultura, uomo di traverso, uomo da sempre fra Bologna e il mondo. Parte con una battuta. “Suona SB sul campanello, che purtroppo sono anche le iniziali di Silvio Berlusconi…”. Chiacchiere nel terrazzino sui tetti rossi, perché non fa freddo.

Stefano, perché adesso si associa al Pd la parola ‘snob’?

“Mi diverte una cosa. Apprezzo l’espressione radical-chic, che viene usata normalmente in maniera offensiva. Spero che qualcuno me lo dica per rispondere il contrario e cioè ’superficial-cafone’. Perché il pensiero dovrebbe essere radicale e anche elegante. Non c’è niente di male”.

Sì ma snob? Non è un bel termine.

“È vero che il Pd ha raccolto molti voti nelle zone ricche. D’accordo, ma dico una cosa seria. Fra sinistra e destra c’è una struttura insopprimibile. La destra è un paradigma della politica in cui c’è uno a cui si dà la fiducia e che guida i cittadini passivi. Il modello della sinistra è qualcuno che coinvolge i cittadini nell’attività del processo della democrazia. La deriva dei partiti che hanno rinunciato alla loro funzione di sollecitazione alla costruzione della società da parte dei cittadini, produce questa impotenza della politica”.

La sinistra ha perso il senso di sinistra, vuoi dire?

“Essere di sinistra non è dire qualcosa di sinistra. Adesso la destra in fondo adotta lo stesso modello di costruzione della società coi cittadini. Il Pd ha rinunciato a questo ed è la sua debolezza. Una volta lavoravi 20 anni sul territorio e andavi in parlamento. Oggi invece si pesca così, molto a caso”.

Quindi il Pd cos’è diventato?

“Hai presente un taxista senza macchina? Ecco. Cosa fa lei? Il taxista. E il taxi dov’è? Non ce l’ho. Il gruppo dirigente è un gruppo che dirige se stesso. E non ha la macchina”.

Ma perchè adesso si va dalla D’Urso a dire le cose?

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“Mondo di mezzo”, 10 anni a Carminati (che resta libero) e 12 a Buzzi nell’Appello bis

mercoledì, Marzo 10th, 2021

di Valentina Errante

Arriva dopo sette anni dall’inchiesta la sentenza d’Appello bis sul “Mondo di Mezzo“, dopo che  il 22 ottobre di due anni fa la Cassazione ha fatto cadere l’accusa di mafia e smentito l’impianto della procura nell’inchiesta ordinando un processo d’appello bis per il ricalcolo delle pene. Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, protagonisti del maxi processo, erano in aula e non da detenuti ma da liberi, essendo scaduti i termini di custodia cautelare. Sono loro, per la Cassazione, il vertice delle due associazioni a delinquere semplici. Carminati è stato condannato a 10 anni, Buzzi a 12 anni e 10 mesi . Cinque anni all’ex consigliere Luca Gramazio.

“Mondo di mezzo”, appello bis: il pg chiede 11 anni per Carminati

Il processo d’Appello bis per il ricalcolo delle pene per 20 imputati si è aperto lo scorso 8 settembre, a quasi un anno dalla sentenza della Cassazione. In aula si sono ritrovati fianco a fianco Buzzi e Carminati. Entrambi sono tornati liberi la scorsa primavera per decorrenza termini. L’ex Nar è stato scarcerato dopo avere svolto 5 anni e 7 mesi di detenzione preventiva una parte della quale, fino al luglio del 2017, in regime di 41 bis, il carcere duro. Al momento nei confronti di Carminati non sono arrivati nuovi provvedimenti restrittivi da parte della Corte d’Appello o della Procura ed è stato disposto l’obbligo di dimora. 

Tredici imputati hanno ottenuto di concordare la pena. Tra loro l’ex consigliere regionale Luca Gramazio per una pena definitiva a 5 anni e 6 mesi, per Franco Panzironi 3 anni e 6 mesi. Per Riccardo Brugia 6 anni mentre per Fabrizio Franco Testa 5 anni e 6 mesi, Matteo Calvio 5 anni e 7 mesi, Paolo Di Ninno 3 anni 8 mesi e 10 giorni, Alessandra Garrone (moglie di Buzzi) 2 anni 9 mesi e 10 giorni, Claudio Caldarelli 4 anni e 5 mesi. Assolti, invece, Angelo Scozzafava e Antonio Esposito. 

Le richieste 

Il procuratore generale Pietro Catalani  aveva chiesto nelle scorse udienze di condannare Carminati a undici anni e un mese e Salvatore Buzzi a 12 anni, 8 mesi e 20 giorni di reclusione.

Le reazioni

«Con questa sentenza il mio assistito è sotto il limite che consente una misura alternativa e quindi potrebbe non tornare più in carcere», commenta Cesare Placanica difensore di Carminati. Dal canto suo Buzzi, presente in aula come l’ex estremista nero, ha affermato che la condanna «è molto più dura di quanto ci aspettavamo perché la corte ha considerato più grave il reato di associazione a delinquere semplice. Faremo ricorso nuovamente in Cassazione».

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Lockdown a Pasqua, Cts: weekend in zona rossa, ma il governo frena. Stato d’emergenza, ipotesi proroga a settembre

mercoledì, Marzo 10th, 2021

di Marco Conti

La curva dei contagi non accenna a calare, soprattutto in Lombardia, qualche novità potrebbe arrivare tra domani e dopo, ma pare tramontata la stagione dei Dpcm quotidiani. D’altra parte il Comitato tecnico scientifico è un organo consultivo ed è improprio trasformare i pareri – destinati al ministero della Sanità – in decisioni già assunte dal governo che invece si muove con cautela, attenzione per i tempi e con un occhio soprattutto alle vacanze pasquali che potrebbero rappresentare la prima occasione di “fuga di massa”.

L’obiettivo

Malgrado un certo agitarsi di esperti e virologi, per sapere se qualcosa realmente cambierà si dovrà quindi attendere la consueta riunione del venerdì nella quale il ministro della Salute Roberto Speranza fornisce i dati settimanali, si procede allo spostamento nelle fasce delle regioni che superano i parametri sempre con il necessario preavviso e si valuta l’adozione di ulteriori misure.

Nel parere del Cts – fornito dai Ventisette dopo tre ore di riunione – si leggono varie proposte restrittive e anche se si dice di voler mantenere lo schema delle fasce e si esclude il lockdown nazionale, la somma dei suggerimenti di fatto molto vi somiglia e ha come obiettivo anche le vacanze pasquali che potrebbero risultare – complice il bel tempo – un’occasione non da poco per spostamenti tra regioni. L’allarme è anche del presidente dell’Anci Antonio De Caro: «Servirebbe evitare che durante le feste qualcuno si possa spostare e aumentare i contagi». Il Cts suggerisce di fatto al ministro Speranza di abolire la zona gialla per la quale si chiede un deciso rafforzamento delle misure restrittive a cominciare dalla chiusura dei locali pubblici. Inoltre si propongono fine settimana rossi per tutti come è accaduto a Natale e l’istituzione in automatico delle zone rosse appena si supera la soglia dei 250 casi su 100 mila. Salterebbe quindi la discrezionalità delle singole regioni e la possibilità di chiusure provinciali, che però i presidenti non sembrano disposti a mollare. Per le zone rosse provinciali niente deroghe e quindi chiusura non solo delle scuole ma anche dei locali pubblici.

A preoccupare gli esperti non è solo la situazione delle terapie intensive, ma soprattutto la velocità con la quale si diffonde la variante inglese del virus e da qui la necessità di riattivare il tracciamento. L’ultimo Dpcm è però di una decina di giorni fa e nel governo c’è chi fa notare che gli effetti delle misure in esso contenute – come le scuole chiuse anche se in fascia gialla – hanno bisogno di tempo per produrre effetti. Ovviamente anche il Cts sottolinea l’urgenza di accelerare la campagna vaccinale il cui andamento lento dovrebbe consigliare – sostengono – un irrigidimento delle misure di contenimento. Il Comitato – come sette giorni fa – torna a proporre la linea dura, considerando la curva in rialzo dei contagi e gli ospedali in sofferenza con le terapie intensive al di sopra della soglia critica in tante regioni. Restrizioni e chiusure per limitare i contatti interpersonali perchè, a giudizio del Cts, le misure attualmente in vigore non bastano. 

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Un super-decreto per lanciare il Recovery: “Assunzioni e nuovi professionisti nella Pa”

mercoledì, Marzo 10th, 2021

AMEDEO LA MATTINA

ROMA. Renato Brunetta frena sullo smart working ma accelera su tutto il resto. Per il governo lo strumento sarà quello che il ministro della Pa chiama «decretone». Correre, fare presto, farsi trovare pronti all’appuntamento storico del Recovery Fund che l’esponente di FI considera il «grimaldello» per la transizione ecologica e digitale. E per trasformare le strutture dello Stato in una macchina moderna ed efficiente. Tutto questo richiede nuove figure professionali e un profondo svecchiamento.

È una questione politica di primaria importanza, in cui il governo Draghi si gioca tutto, più impellente delle classiche riforme costituzionali. È urgente uscire dalla crisi economica a passo di carica. La chiave di volta sarà la mutazione della Pubblica amministrazione che Brunetta considera «il volto della Repubblica che si presenta tutti i giorni ai cittadini». È una missione che purtroppo è sempre fallita. Mancanza di volontà politica e freni dei sindacati, ma sicuramente anche scarsità di risorse. Ora i soldi ci sono. Ma «il sistema di accesso e di reclutamento deve cambiare radicalmente e non nei prossimi anni, ma nei prossimi mesi altrimenti il sistema non solo è bloccato, ma è morto. Reclutamento – ha spiegato Brunetta – vuol dire turn over. Io stesso in momenti di crisi l’ho dovuto bloccare: questa è una misura estrema. Adesso abbiamo un’occasione. Abbiamo i soldi e un governo quasi di unità nazionale». Ma se non si fanno le riforme, ha precisato il ministro, i 191 miliardi europei non possono essere spesi. Nell’attesa del Recovery, il governo deve continuare a trovare i soldi per gli indennizzi alle attività economiche in sofferenza. A questo proposito il decreto Sostegni slitta: arriverà al Consiglio dei ministri la prossima settimana.

I dubbi che il vecchio elefante della Pa possa diventare un cavallo galoppante rimangono forti. Non avremo però altre chance. Ma, appunto, bisogna fare in fretta come ha detto l’altro ieri il ministro dell’Economia Daniele Franco: entro aprile dovrà presentare a Bruxelles il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che verrà accompagnato da un super decreto legge. «Un decretone», per dirla con Brunetta, che attuerà quanto è previsto nel Pnrr.

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Cartabia detta i tempi: un piano di due mesi per la nuova Giustizia

mercoledì, Marzo 10th, 2021

francesco grignetti

ROMA. Un mese per migliorare il piano per la giustizia del Recovery Plan, con più investimenti sugli organici, la digitalizzazione, l’infrastruttura giudiziaria. E poi un altro mese per presentare al Parlamento la nuova versione delle riforme-cardine: penale, civile, Consiglio superiore della magistratura. Forse anche una riscrittura della giustizia tributaria, ma serve un coordinamento con il ministero dell’Economia. È una marcia serrata, quella che la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha presentato ieri alle forze di maggioranza.

Se la partita del Recovery si gioca in poche settimane, le riforme dovrebbero essere approvate entro l’estate, per poi licenziare subito dopo i decreti delegati. Quando si voterà il rinnovo del Csm, a settembre, il governo vorrebbe che il nuovo meccanismo di voto sia già operativo. Considerando che sulla giustizia si giocano i destini dei governi, l’ambizione è altissima. E perciò la ministra Cartabia ha usato toni solenni, citando nientemeno che due classici della tragedia greca. «Vi invito – ha detto alla folta rappresentanza parlamentare presente – ad ascoltare le ragioni l’uno dell’altro. Ricordate Antigone o le Eumenidi: quando si arriva alle forme dell’intransigenza, pur in presenza di principi giusti, si finisce in tragedia per tutti; è la “polis” stessa ad esserne distrutta».

Sul momento, pare che l’appello sia piaciuto. «Il dialogo con il Parlamento avviato dalla ministra è il segno del cambiamento che contraddistingue questo governo», si compiace il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, Forza Italia.

La Cartabia ha voluto rendere omaggio al suo predecessore Alfonso Bonafede, dicendo che ha trovato un buon lavoro sul Recovery, ma che occorrerà migliorarlo. Non c’erano finanziamenti adeguati per la digitalizzazione dei processi o anche la digitalizzazione delle attività penitenziarie (tipo le telefonate via Skype che si fanno da quando c’è il Covid), ora ci sono. Anche i ddl all’attenzione del Parlamento non vengono cestinati. «Siamo soddisfatti degli esiti di questa riunione, si riparte dal riconoscimento della grande mole di lavoro lasciata in eredità dal precedente governo e dagli stessi obiettivi», proclamano infatti i M5S delle commissioni Giustizia.

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