Archive for Marzo 10th, 2021

Coronavirus, Crisanti: “La settimana prossima sarà cruciale”

mercoledì, Marzo 10th, 2021

francesco rigatelli

MILANO. Speravamo avessero torto, invece lui, Galli e Ricciardi sono stati le Cassandre della pandemia. Anche questa terza ondata sarebbe andata diversamente se fossero stati ascoltati. E ora Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia a Padova, si concentra su ciò che si può fare per limitare i danni, «dato che tutti, finalmente, si preoccupano per la variante inglese».

*** Iscriviti alla newsletter Speciale coronavirusIl Cts ha proposto weekend rossi come a Natale e inasprimento delle misure per tutte le zone. Che ne pensa?
«È la direzione giusta ma va intrapresa con urgenza. La settimana prossima sarà cruciale: se il contagio supererà i 30mila casi al giorno bisognerà chiudere tutto».

Solo la zona rossa può arginare la variante inglese?
«In Inghilterra misure simili sono state sufficienti, ma è molto importante che vengano seguite da tutti».

I provvedimenti sono in ritardo?
«Sono mesi che chiedo di contenere la variante inglese ma non mi hanno dato retta. Avremmo evitato tanti morti e questo mi rattrista».

A Draghi cosa suggerisce?
«Di copiare la Nuova Zelanda: appena si presentano nuovi focolai circoscrivere, chiudere, tamponare e vaccinare a tappeto. È il modo migliore per salvaguardare l’economia».

Con la vaccinazione serviranno ancora i tamponi?
«I molecolari sì, mentre gli antigenici hanno dei limiti. Ammesso che tra un anno tutti gli italiani siano vaccinati, restano due incognite: la durata dell’immunità e le nuove varianti che potrebbero superare i vaccini. Bisogna prepararsi a questi scenari».

Come?
«Sarà fondamentale poter fare tamponi e tracciare come in Nuova Zelanda per bloccare la reintroduzione del virus dall’estero e l’arrivo di nuove varianti. Se no ricominceremo da capo».

Il resto del mondo non si vaccinerà?
«Mezzo mondo non ne avrà le risorse».

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La regina: «Addolorata, ma Harry, Meghan e Archie restano nel cuore»

mercoledì, Marzo 10th, 2021

di Enrica Roddolo

La regina: «Addolorata, ma  Harry, Meghan e Archie restano nel cuore»

«Tutta la famiglia è addolorata di sapere quanto siano stati difficili gli ultimi anni per Harry e Meghan», la regina rompe il lungo silenzio dopo l’intervista choc dei duchi di Sussex. E più che scendere nella polemica conferma che Harry, Meghan e Archie resteranno sempre «Much loved family members». «Le accuse di razzismo sono preoccupanti… ma verranno affrontate dalla famiglia, privatamente».

I tempi della regina

Tanto era stata rapida nella risposta, un anno fa, quando a gennaio 2020 arrivò come un fulmine a ciel sereno l’annuncio dell’uscita dei Sussex dal circuito dei «reali operativi». Tanto adesso Her Majesty ha voluto ponderare bene le mosse. E nonostante i ripetuti – non certo uno soltanto – meeting di crisi sin dal weekend, la Royal Household ha aspettato, prima di uscire allo scoperto con una dichiarazione. PUBBLICITÀ

Comunicazione di crisi

Tutto calcolato. Nel 2020 «la regina ha voluto mettere in chiaro subito che o sei dentro, o sei fuori dalla House of Windsor», ci aveva spiegato il superesperto di casi di crisi, il global president di Edelman, Matt Harrington. «Un messaggio inequivocabile non tanto ai Sussex, ma a tutti gli altri esponenti della Firm: non sono ammessi lavori part-time».

Azioni e reazioni

Adesso, 2021, la calma con la quale la regina ha atteso il momento opportuno per rispondere all’attacco di Harry e Meghan si spiega non soltanto con il celebre Never explain, never complain. Mai spiegare e mai lamentarsi. Ma con la determinazione a non scendere nella polemica, a tenere la questione in famiglia. «Non c’è dubbio che la regina sopravviverà anche a questo», dice da Londra al Corriere, Hugo Vickers storico vicino alla famiglia reale, convinto anche che non ci sarà una battaglia legale.

I precedenti

«La regina, come ne uscirà? Cercherà di far fronte alla situazione a modo suo. Se forzata a pronunciarsi, dirà qualcosa sul senso della famiglia, sul suo dispiacere», aveva detto ieri al Corriere l’ex diplomatico Laurence Bristow-Smith. E infatti, lo statement stasera di Buckingham Palace segue questa linea. «In fondo ha già reagito così in passato». Quel che è nuovo, inevitabile viste le accuse, è la riflessione di Her Majesty sulla questione razziale che sarà però affrontata «in casa».

Blair e Johnson

Ma c’è un‘altra riflessione interessante: dopo la morte tragica di Lady D, l’inquilino del numero 10 di Downing Street, un giovanissimo Tony Blair, fu pronto a uscire allo scoperto, a prendere la guida dell’operazione. Convinse la regina a parlare e rendere omaggio a Lady D. Questa volta invece il premier Boris Johnson ha subito risposto a quanti gli chiedevano un punto di vista: «When it comes to matters to do with the Royal family, the right thing for a prime minister to say is nothing». Insomma, per le faccende della Royal family la cosa migliore da fare è tacere, da parte di Downing Street. L’ulteriore conferma che – sebbene con le accuse di razzismo i Sussex abbiano cercato di portare il dibattito su un piano istituzionale, per il momento sia da parte della regina che da parte del governo, è una questione da risolvere nella Royal family.

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Vaccini, Johnson & Johnson: «Non ha bisogno di richiamo, è un grande vantaggio. E funziona con le varianti»

mercoledì, Marzo 10th, 2021

di Margherita De Bac

Vaccini,  Johnson & Johnson: «Non ha bisogno di richiamo, è un grande vantaggio. E funziona con le varianti»

Problemi di consegne anche per il vaccino Janssen che attende l’approvazione dell’agenzia europea Ema? Le liquida come «indiscrezioni non rispondenti al vero», Loredana Bergamini, direttore medico di Janssen Italia, la divisione farmaceutica di Johnson&Johnson. «Noi stiamo lavorando in modo rigoroso sulla logistica per far arrivare i lotti dove e quando devono essere consegnati».

Altre brutte sorprese?
«La nostra tempistica di produzione ci permetterà di rispettare l’impegno di 200 milioni di dosi per l’Ue nel 2021. Entro la fine di marzo avremo un quadro più preciso del programma di fornitura e siamo in stretto contatto con la Commissione e gli Stati membri per definire un calendario di consegne più preciso, regolare e trasparente. Ci aspettiamo che i primi lotti siano disponibili per l’Ue nel secondo trimestre. Distribuiremo equamente questi volumi tra tutti i Paesi».

Quali sono le caratteristiche del vaccino?
«È l’unico a dose singola ad aver concluso la fase 3 di sperimentazione, la conclusiva. È costruito su una piattaforma di cui abbiamo un brevetto esclusivo chiamata AdVac che utilizza un adenovirus del raffreddore, ingegnerizzato in modo da essere reso inattivo e incapace di infettare. Al suo interno viene inserita un’informazione genetica, quella della proteina Spike di cui il Sars-CoV-2 si serve per penetrare nella cellula umana. Una volta inoculato, le cellule leggono questa informazione e stimolano la produzione di anticorpi specifici in grado di rispondere al coronavirus».

È una nuova tecnologia?
«No, l’AdVac è stata utilizzata anche per sviluppare il vaccino anti Ebola, approvato un anno fa, e viene impiegata attualmente per la messa a punto di altri candidati vaccini contro Zika e l’Aids. Una tecnologia collaudata, con un profilo di sicurezza che ci rende sereni».

Dove è stato sviluppato l’anti Covid?
«Nel centro di Leiden, in Olanda, sede di Janssen. È qui il maggiore sito produttivo. Consapevoli di dover far fronte a una richiesta epocale di dosi sono stati attivati altri siti di produzione a livello globale dove verranno effettuati i lavori di rifinitura. L’italiana Catalent è fra i nostri partner, si occuperà del confezionamento delle fiale».

E l’efficacia?
«Il preparato di Janssen previene nell’85% dei casi le forme più temibili del Covid che richiedono ricovero in ospedale e nel 100% dei casi evita la morte. Quindi ha una protezione molto forte».

Dopo quanto tempo dalla somministrazione si sviluppa l’immunità?
«Dal settimo giorno comincia la protezione degli anticorpi. Al 28mo giorno è dell’85%».

Va bene per ogni età?
«Nel nostro studio sperimentale abbiamo fatto test su 45 mila persone di tutte le età, a partire dai 18 anni ed oltre i 60. Il 41% dei volontari arruolati avevano una o più patologie croniche: obesità, ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari severe. Tutti hanno risposto bene. Sta per partire uno studio su under 18 e bambini».

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Cortina, così è scoppiato il focolaio nell’hotel delle star (dopo i mondiali di sci e il torneo di polo)

mercoledì, Marzo 10th, 2021

di Andrea Priante

Cortina, così è scoppiato il focolaio nell'hotel delle star (dopo i mondiali di sci e il torneo di polo)

La facciata principale dell’Hotel de la Poste, uno dei più famosi e storici di Cortina d’Ampezzo, nel Bellunese

L’Hotel De la Poste — probabilmente il più famoso albergo di Cortina, set di cinepanettoni e luogo di appostamento per paparazzi a caccia di Vip — riaprirà a fine maggio. Chiuso in seguito a un focolaio di coronavirus, strascico dei Mondiali di sci di febbraio ed emerso dopo che la Regina delle Dolomiti ha ospitato un evento di Polo e il premio «Car of the Year». Una beffa, considerato che il sistema delle «bolle», studiato per impedire proprio la diffusione del Covid 19 tra gli sciatori, pare aver funzionato alla perfezione: oltre ventimila tamponi eseguiti su staff, atleti e personale delle strutture ricettive, e appena 22 positivi.

Il tracciamento

Diversa la sorte toccata al De la Poste. Stando a quanto ricostruito dall’Usl di Belluno, la prima notizia del focolaio risale al 2 marzo, quando all’imbarco dell’aeroporto di Venezia si presenta un atleta straniero di ritorno dall’evento equestre. I test non lasciano dubbi: positivo alla variante inglese. Emerge che l’uomo ha alloggiato nell’albergo ampezzano e scattano i controlli al personale, che portano a scoprire altri dodici contagiati. Non è escluso che lo straniero si sia ammalato proprio in hotel e che la catena dell’infezione sia antecedente a quel 2 marzo. Durante i Mondiali, infatti, il De la Poste ospitava «Casa Veneto», uno spazio promozionale della Regione in cui era stato allestito anche un set televisivo. Lì alloggiavano gli inviati di quotidiani e tv. E proprio una decina di quei giornalisti, che hanno lasciato Cortina poco prima della cerimonia di chiusura (il 21 febbraio) o nei primi giorni della settimana successiva, si sono scoperti positivi alla variante inglese del Covid 19.

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Ilaria Capua: «Bisogna stare fermi per altri due mesi»

mercoledì, Marzo 10th, 2021
La virologa ospite di Floris a «diMartedì» | CorriereTv
Covid, Ilaria Capua: «La soluzione adesso è stare fermi, uscite il meno possibile. Si tratta di due mesi, poi arriva la buona stagione».
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