Archive for Marzo 12th, 2021

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 12 marzo: 26.824 nuovi casi e 380 morti

venerdì, Marzo 12th, 2021

di Annalisa Grandi

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 12 marzo: 26.824 nuovi casi e 380 morti

Sono 26.824 i nuovi casi di coronavirus in Italia (ieri sono stati +25.673, qui il bollettino). Sale così ad almeno 3.175.807 il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall’inizio dell’epidemia. I decessi odierni sono 380 morti (ieri sono stati +373), per un totale di 101.564 vittime da febbraio 2020. Mentre le persone guarite o dimesse sono 2.564.926 complessivamente: 14.443 quelle uscite oggi dall’incubo Covid (ieri +15.000). E gli attuali positivi — i soggetti che hanno il virus — risultano essere in tutto 509.317 (+ 11.967 rispetto a ieri). Sono invece 482.747 le persone in isolamento domiciliare.

I tamponi

I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 369.636, mentre ieri erano 372.217. Il tasso di positività, in aumento, è pari al 7,2%: ieri era 6,9%.Qui la mappa del contagio in Italia.

Le vittime

Le vittime: sono 380 contro le 373 di ieri.

La pressione sul sistema sanitario

Aumentano le degenze nei reparti Covid, ordinari e intensivi. I posti letto occupati nei reparti Covid ordinari sono +409, per un totale di 23.656. ricoverati. I posti letto occupati in terapia intensiva (TI) sono +55 (ieri +32), portando il totale dei malati ricoverati in questi reparti a 2914 Con 226 nuovi ingressi (la variazione dei posti letto occupati indica il saldo tra i pazienti usciti e quelli entrati nelle ultime 24 ore).

I vaccinati

Le dosi di vaccino somministrate sono oltre 6 milioni. I cittadini che hanno ricevuto la seconda dose sono più di 1,8 milioni. Qui la mappa aggiornata ogni sera e qui i dati in tempo reale del report «Vaccini anti Covid-19» sul sito del governo.

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Draghi: “Ce la faremo con i vaccini. Ognuno rispetti il proprio turno come ha fatto Mattarella”

venerdì, Marzo 12th, 2021

Paolo Festuccia

La prima “vera” uscita del premier Mario Draghi fuori dai contesti “istituzionali” è nell’hub vaccinale dell’aeroporto di Fiumicino. Il capo del governo ringrazia i presenti, la Croce rossa, il ministro Speranza, poi entra nel merito del provvedimento varato stamattina dal consiglio dei ministri. Un provvedimento con «misure necessarie» dice l’ex presidente della Bce per evitarne altre «ancora più dure» e fermare l’espansione della malattia. Ma, «questo» riferendosi al centro vaccinale, «è un luogo di speranza, ne usciremo». Grazie ancora «agli italiani per la loro infinita pazienza». Poi aggiunge: «Faremo di tutto per evitare che si ripeta quanto accaduto nella scorsa primavera». Certamente, purtroppo, «c’è una nuova ondata di contagi: nell’ultima settimana – afferma il capo del governo – più di 150mila infezioni contro le 131mila della settimana precedente, un incremento di ricoverati quasi di 5000 persone, della terapia intensiva di seicento unità. Questi numeri impongono massima cautela per limitare il numero di morti e impedire la saturazione delle strutture sanitarie».  Vaccini, l’appello di Draghi: “Chiedo a tutti di rispettare il proprio turno, come il Presidente della Repubblica”

Le misure

Sulla base dell’evidenza scientifica, il Governo – spiega il presidente del Consiglio – ha adottato «oggi misure restrittive che abbiamo giudicato adeguate e proporzionate. Lo abbiamo fatto con un decreto legge, che vedrà il Parlamento pienamente coinvolto nella discussione. Le nostre scelte sono state condivise più volte nella Conferenza Stato-Regioni, nello spirito di massima collaborazione tra i diversi livelli dell’amministrazione». E quindi, per venire incontro alle esigenze della famiglie, «abbiamo deciso – sottolinea – già nel decreto legge di oggi, di garantire il diritto al lavoro agile per chi ha figli in didattica a distanza o in quarantena. Per chi svolge attività che non consentono lo smart working, sarà riconosciuto l’accesso ai congedi parentali straordinari o al contributo baby-sitting». Le misure di sostegno economico, dunque, previste nel decreto legge Covid varato dal governo «sono corpose, coprono una platea più ampia e arriveranno rapidamente». Non solo aggiunge il capo del governo, «tra i provvedimenti più significativi, c’è il prolungamento della cassa integrazione guadagni, un più ampio finanziamento degli strumenti di contrasto alla povertà, per sostenere i “nuovi poveri”, coloro che sono diventati maggioranza nelle file della Caritas». Draghi ha annunciato, inoltre, che «agli autonomi e alle partite IVA che hanno patito perdite di fatturato riconosceremo contributi in forma più semplice e immediata, senza criteri settoriali».

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Enrico Letta si candida a segretario Pd: «Ci sono, sintonia con Zingaretti»

venerdì, Marzo 12th, 2021

L’ex premier Enrico Letta ha sciolto la riserva e accettato la candidatura (al momento unica visto che Debora Serracchiani si è chiamata fuori in nome dell’unità) a nuovo segretario del Pd, in sostituzione del dimissionario Nicola Zingaretti: «Io ci sono» ha detto in un videomessaggio postato su Twitter. Letta ha spiegato di essere in sintonia con Zingaretti («mi lega a lui una profonda amicizia») e ha annunciato un suo intervento all’assemblea nazionale del partito di domenica, che ufficializzerà la nomina. «Lo faccio per amore per la politica e passione per i valori democratici — ha aggiunto —. Parlerò domenica, credo al valore della parola, chiedo di votare su quello che dirò, sapendo che io non cerco l’unanimità, io la verità nei rapporti tra di noi e per uscire da questa crisi e guardare lontano». Letta ha spiegato di volere avviare un dibattito che nelle due settimane successive all’insediamento consenta a tutti i circoli del Pd di discutere delle varie proposte di rilancio del partito. «Poi faremo insieme sintesi — ha spiegato — e troveremo le idee migliori per andare avanti. Insieme».

Letta in mattinata si era preso un ultimo momento di riflessione passeggiando nella zona del Ghetto ebraico di Roma e postando da lì, sempre via Twitter, un selfie con una citazione di Liliana Segre: «Non siate indifferenti». Una frase che, di fronte ai tanti appelli arrivati in questi giorni dalle diverse anime del Pd, poteva già essere interpretata come una dichiarazione di intenti. Di fronte a tante sollecitazioni, insomma, il «gran rifiuto» sarebbe stato difficilmente contemplato.

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Decreto Sostegno per 47 miliardi, lo stop ai licenziamenti prorogato fino a giugno

venerdì, Marzo 12th, 2021

di Luca Cifoni

Quando sarà approvato il decreto Sostegno? Un interrogativo che ormai viene ripetuto in modo sempre più insistente non solo tra le categorie produttive, ma anche all’interno della stessa maggioranza: ieri tra gli altri si è fatto sentire anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che chiede all’esecutivo di rompere gli indugi. La risposta più probabile, al momento, è che il provvedimento sarà approvato dal Consiglio dei ministri a metà della prossima settimana. Con una potenza di fuoco che potrebbe andare oltre i 32 miliardi dello scostamento di bilancio votato a gennaio dal Parlamento. In realtà proprio il tentativo di calibrare in corsa la dotazione finanziaria, per adeguarla alle necessità di una situazione ben pandemica più grave di quella immaginata all’inizio dell’anno, è uno dei fattori che stanno contribuendo ad allungare i tempi. Ormai però la situazione ha fatto saltare un altro presupposto su cui si basava il decreto, ovvero l’idea che sarebbe stato l’ultimo, dopo le misure varate a partire dal marzo scorso e poi con i quattro provvedimenti Sostegni di fine 2020. Nuovi interventi arriveranno probabilmente a primavera e già si parla di un ulteriore scostamento di bilancio in concomitanza con la discussione sul Documento di economia e finanza (Def).

I NODI
Il prossimo decreto comunque contiene anche alcuni nodi politici da sciogliere. Uno di quelli più delicati, relativo alla scadenza del blocco dei licenziamenti, sembra ormai vicino alla soluzione, stando alle parole del ministro del Lavoro. «Andiamo nella direzione di una proroga – ha detto Andrea Orlando in audizione parlamentare sulle linee programmatiche del suo dicastero – però per i lavoratori che dispongono di strumenti ordinari sarà legata ad un termine che sarà definitivo; per coloro non coperti da strumenti ordinari sarà agganciata alla riforma degli ammortizzatori sociali». In altre parole la situazione attuale sarà congelata fino al 30 giugno con una forma di tutela generalizzata; dopo di che la protezione dovrebbe essere assicurata in particolare per le piccole imprese e le categorie che attualmente non dispongono di Cig proprio dal futuro riassetto degli ammortizzatori a cui sta lavorando il ministro. Riassetto in vista del quale dovrà essere sciolto il nodo del perimetro dei nuovi strumenti, quindi le categorie incluse, e quello delle politiche attive.

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Astrazeneca, Draghi: «Faremo ogni verifica». Ma crescono i timori di una psicosi che complicherebbe la campagna

venerdì, Marzo 12th, 2021

di Marco Conti

L’approfondimento è dovuto e sollecitato anche all’Ema attraverso la Von der Leyen, ma un messaggio di prudenza arriva dal presidente del Consiglio Mario Draghi proprio mentre i due pm, che indagano sulle morte dei due ufficiali in divisa, si vaccinano con AstraZeneca.

LE PAURE
Rassicurazioni che il premier ha avuto direttamente da Bruxelles. «Nessun nesso tra i casi di trombosi registrati in Europa e la somministrazione del vaccino Astrazeneca», spiega la presidente della Commissione Ue. Ursula Von der Leyen dice anche che «una review» da parte dell’Ema è in corso. Le dosi di vaccino sequestrate dai Nas sono già finite all’Istituto Superiore di Sanità per accertare se qualcosa è andato storto nella produzione o nella conservazione, ma non c’è dubbio che gli iniziali toni allarmistici – arrivati dalle procure di Siracusa e Catania seppur privi di riscontri scientifici – hanno scatenato una reazione emotiva che ha prodotto migliaia di prenotazioni cancellate ai centri vaccinali e presso i medici di base.

Per evitare reazioni isteriche, e togliere argomenti ai no-vax, non basta però sottolineare che il vaccino anglo-svedese è stato già somministrato a cinque milioni di europei e ad una quindicina di milioni di inglesi. Servono nuove evidenze scientifiche che Draghi conta di avere rapidamente sia da Bruxelles che dall’Aifa. Nel pomeriggio Draghi farà visita ad un centro vaccinale a Fiumicino e avrà occasione di tornare sulla questione affrontando anche la campagna vaccinale che non si regge solo sul vaccino di AstraZeneca e che da ieri, dopo il via libera di Ema, può contare anche sul vaccino Johnson&Johnson – che viene infialato anche in Italia – e che ha il vantaggio di essere monodose.

Migliaia di dosi di AstraZeneca sono state somministrate in Italia come anche in Francia, Spagna, Germania e molti altri paesi europei che non hanno però sospeso in via cautelativa la somministrazione. «Siamo in buone mani, tranquilli», dice la ministra della Salute spagnola Carolina Darias, secondo la quale «non si è prodotto nessun caso di trombosi in Spagna» e che «al momento non vi è una relazione causale fra il vaccino e i trombi». Ancor più netto il collega francese Olivier Veran secondo il quale «non c’è motivo» di sospendere AstraZeneca» anche perché «stiamo parlando di una trentina di persone su oltre cinque milioni di europei che hanno ricevuto una dose».
Sinora AstraZeneca ha fornito 700 mila dosi all’Italia ed entro il mese dovrebbero arrivarne altre tre milioni, e da aprile l’azienda anglo-svedese dovrebbe fornire, da contratto, altri dieci milioni di dosi solo al nostro Paese. Numeri che dimostrano quanto per l’Italia sia importante poter contare su questo vaccino anche se ordini sono in arrivo da Pfizer (25 milioni), Moderna (4,6 milioni) e J&J (7,3 milioni).

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Lazio zona rossa, da lunedì tutte le scuole in Dad. Parrucchieri e barbieri chiusi, ma si può andare nelle seconde case

venerdì, Marzo 12th, 2021

di Mauro Evangelisti e Francesco Malfetano

Per la prima volta da quando esiste il sistema dei colori, differenziato da Regione a Regione, il Lazio entra in fascia rossa, trascinato dall’effetto della diffusione delle varianti. Succederà lunedì, quando tutte le scuole faranno didattica a distanza, chiuderanno bar e ristoranti (consentita la consegna a domicilio), resteranno aperti solo i negozi di prima necessità, vietati gli spostamenti anche all’interno della Regione se non per motivi di lavoro, necessità e salute. L’indice di trasmissione del Lazio (l’Rt) è a 1,3 e non era così alto da nove mesi, vale a dire da giugno scorso. Questo valore fa scattare la zona rossa, con un doppio salto per il Lazio che fino a domenica resterà giallo. Avverte l’assessore alla Salute, Alessio D’Amato: «Attenzione, lo scenario previsto è di netto peggioramento».

Fine settimana

Il passaggio nella classificazione di rischio molto alto avverrà solo lunedì e questo alimenta i timori che vi possano essere degli eccessi negli ultimi due giorni in giallo, che coincidono con il fine settimana (oggi e domani). Ma cosa è successo nel Lazio? I numeri sono davvero così preoccupanti? Sì e no. Sul fronte dei ricoveri, la situazione non è ancora al limite e l’incremento nelle ultime due settimane non è stato così eclatante: giovedì 25 febbraio nel Lazio c’erano 227 pazienti Covid in terapia intensiva e 1.807 nei reparti di area medica; ieri erano 258 in terapia intensiva e 2.088 negli altri reparti. Come si vede, c’è un incremento ma non poderoso, siamo nell’ordine del più 10 per cento. Tra l’altro la vaccinazione con almeno una dose di quasi il 50 per cento degli over 80 (205mila) ha ridotto ricoveri e decessi in quella fascia d’età, la più a rischio. Va detto che a gennaio si registravano in media 40-50 morti per Covid al giorno, nell’ultima settimana siamo a 20-30. E anche ieri è stato battuto il record giornaliero di somministrazioni di vaccini, con 22.936 iniezioni (il totale ora è di 625mila). Fin qui, dunque, la situazione appare sotto controllo. 

Ma ci sono altri numeri a spaventare. Secondo l’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità (datato 18 febbraio, dunque le percentuali oggi sono più alte) la variante inglese nel Lazio è presente nel 34 per cento dei casi positivi, la brasiliana nel 13,2. La loro velocità di trasmissione è assai elevata e questo spiega l’improvvisa accelerazione. Il professor Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di scienze fisiche e tecnologie della materia del Cnr, ha sviluppato un modello che grazie a un algoritmo prevede l’andamento dell’epidemia. Spiega: il Lazio, senza nuove chiusure, a causa della diffusione delle varianti, «tra due mesi si troverebbe con 5.000 casi al giorno».

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I falsi miti che incombono sul Pd

venerdì, Marzo 12th, 2021

Elisabetta Gualmini

Caro Direttore, il dibattito sullo stato confusionale in cui versa il Pd, dopo le dimissioni choc di Zingaretti, dovrebbe ripartire dai falsi miti che inseguiamo da anni. Inutilmente. Primo tra tutti, il mito dell’unità: l’evocazione a tutti i costi di un (finto) unanimismo di intenti e strategie in qualunque bivio decisionale. Peccato che negli ultimi anni le decisioni da prendere sono tutte complicatissime, in una fase storica che non procede in modo lineare ma per salti e tornanti, e che non offre ricette preconfezionate da tirare fuori al bisogno. Così nel 2018, quando il travaglio era tra l’alleanza con gli arcinemici (i 5Stelle) o il ritiro sull’Aventino (con le mani imburrate nei sacchetti di popcorn); così nel 2019, quando bisognava decidere se andare al voto o salvare il Paese dall’estremismo di Salvini; così nel 2021, quando il dilemma era tra difendere Conte, convertitosi alla socialdemocrazia europeista, o curvare a 360 gradi e andare a coabitare con Salvini. Non sono decisioni automatiche né diritte. Da prendere dentro il rumoroso sferragliare di coltelli prodotto dal correntismo esasperato, nel mezzo di conflitti e antagonismi tra capibastone decisi a imporre la propria linea (e i propri uomini). Di per sé le correnti non sono il male assoluto, se sono aree di riferimento culturale dentro a un partito grande e plurale. Anche quando Meloni e Salvini devono decidere posizionamenti e candidature non lo fanno con leggiadria intorno a un tè e a vassoi di pasticcini. Certo, se le correnti degenerano in filiere di potere fortissime dentro ai palazzi romani e prive di qualsiasi appeal elettorale, allora sì che diventano un problema.

Il secondo mito è quello della responsabilità, sempre e comunque. Il Pd governa da anni senza vincere le elezioni, si è detto. Ma quanto entusiasmo e commozione ho visto negli occhi di dirigenti e amministratori quando raccontano il Pd come forza tranquilla e rassicurante, quella che da un lato “costituzionalizza” i 5 Stelle e dall’altro “argina l’onda nera” della Lega. Applausi. Un partito, dunque, che si muove sempre in difesa, per parare gli attacchi dei malintenzionati. Ma andare al governo per il bene del Paese è una buona soluzione se si hanno obiettivi chiari da realizzare, non solo per frenare le idee degli altri.

E poi il mito della parità di genere. Mai praticato, se non in rare occasioni, e con la destra che ci supera a ogni latitudine. E sempre evocato come una gentile concessione. Bisogna che le donne che desiderano rivestire ruoli politici si rappacifichino con la nozione di potere e si mettano in gioco. Piuttosto che chiedere oggi due segretari (eh?), meglio preparare candidature femminili quando ci saranno le primarie in modo che ci si misuri sul campo

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Giovanni Agnelli *1921-2021* – L’avvocato

venerdì, Marzo 12th, 2021

Marcello Sorgi

Si celebra il centenario del più grande industriale italiano, il più conosciuto all’estero, il capo riconosciuto di una delle maggiori famiglie imprenditoriali italiane, tra le poche ad aver attraversato due secoli di storia. Agnelli è stato anche il modello invidiato e irraggiungibile di una certa Italia elegante, colta e ormai quasi scomparsa; un grande editore, un grande collezionista e amante dell’arte, oltre che un grandissimo sportivo.
 

Gianni Agnelli – di cui oggi ricorre il centenario della nascita – è stato il più grande industriale italiano, il più conosciuto all’estero, il capo riconosciuto di una delle maggiori famiglie imprenditoriali italiane, tra le poche ad aver attraversato due secoli di storia senza uscire di scena, ed anzi conquistando, sotto la guida del nipote John Elkann, una dimensione mondiale. Agnelli è stato anche il modello invidiato e irraggiungibile di una certa Italia elegante, colta e ormai quasi scomparsa; un grande editore, un grande collezionista e amante dell’arte, un grandissimo sportivo. E’ stato un soldato, ha combattuto durante la Seconda guerra mondiale in Africa e in Russia, e al fianco della Quinta Armata americana ha preso parte alla Liberazione. Nel 1991, dodici anni prima di morire, era stato nominato senatore a vita per i meriti di una vita di lavoro, e forse anche per il distacco con cui aveva trattato per anni i politici italiani, molti dei quali non lo amavano. Qui però – i lettori lo perdoneranno – questo articolo cesserà di essere scritto al passato prossimo o remoto – perché, pensando all’Avvocato, vengono in mente per prime la sua straordinaria vitalità, la passione per la velocità, l’impazienza, la curiosità per il futuro, l’ironia, l’estrema capacità di sintesi, racchiusa nelle sue battute memorabili. Tal che qualsiasi malinconia, qualsiasi tono commemorativo o di circostanza, di quelli che in Italia tendono sempre a costringere tutti i grandi personaggi in un busto di marmo, fatto della stessa pietra, con lo stesso pallore, lo stesso sguardo fisso, la stessa immobilità, proprio non gli si addicono. Così si può cominciare dalle sue intuizioni, due in particolare: aver compreso anzitempo, con venti o trenta anni di anticipo, il valore dell’immagine, in una società che in ritardo e a suo modo ne avrebbe colto l’importanza, stravolgendola e trasformando la vita pubblica in un infinito ed estenuante talk show (Draghi a parte, che l’Avvocato conosceva bene e di cui avrebbe salutato con soddisfazione l’approdo a Palazzo Chigi). E poi aver capito molto prima di tanti altri le implicazioni, non solo economiche, della globalizzazione, nel Paese che già suo nonno Giovanni considerava piccolo e che da sempre stenta a rapportarsi ai cambiamenti del mondo. «Per un uomo come mio nonno, liberale europeista – ha ricordato Agnelli in occasione del centenario della Fiat, nel 1999 – le angustie del regime, l’autarchia, la tutela protezionistica, rappresentavano un ostacolo alle sue aspirazioni internazionali di imprenditore».

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È record di contagi: due italiani su tre verso la zona rossa

venerdì, Marzo 12th, 2021

paolo russo

ROMA. Da lunedì due italiani su tre rischiano di andare in lockdown per effetto di una curva epidemica che continua a puntare verso l’alto, toccando ieri i 25.673 contagi in 24 ore, il dato peggiore dal 28 novembre, quando eravamo nel picco della seconda ondata. Questa mattina il governo presenterà a regioni, comuni e province il nuovo decreto legge, poi sarà il premier in persona ad illustrarlo al Paese. Un provvedimento che tingerà di rosso anche le festività pasquali.

La novità che farà serrare in più di una regione negozi e scuole di ogni ordine e grado già da lunedì è quella che indipendentemente dall’Rt colloca in fascia rossa chi ha più di 250 contagi ogni 100 mila abitanti. Ad esempio Lombardia, Marche e Trento che sono abbondantemente oltre quota 300. Ma anche l’Rt, l’indice di contagio, è salito alle stelle. In più di una regione siamo oltre il valore di 1,25, che significa in questo caso finire in lockdown anche senza applicare le nuove regole del decreto di Pasqua.

In Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e nel Lazio, fino ad ora ancora in giallo, l’Rt è salito sopra l’1,3. In Piemonte addirittura a 1,41. È vero che i valori trasmessi ieri dalle regioni sono quelli medi, mentre il monitoraggio di oggi valuterà quello minimo della forbice prima di decidere se estrarre o meno il cartellino rosso, ma miscelando l’Rt in rialzo con il nuovo parametro dei 250 casi per 100 mila abitanti in rosso rischiano seriamente di finire ben 12 regioni e gli oltre 40 milioni di italiani che le abitano. Vedono rosso Abruzzo, Emilia, Fvg, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Trentino. Balla tra l’arancio e il rosso il Veneto, che ha un Rt comunque sotto l’1,25. A questo gruppone si aggiungono poi Campania, Molise e Alto Adige che in rosso lo sono già, mentre la Basilicata se confermerà i miglioramenti della scorsa settimana potrebbe essere promossa alla fascia arancione. La Puglia resta colorata di arancione ma non le provincie di Bari e Taranto, due città che il governatore Emiliano ha deciso di spedire in fascia rossa. La Valle d’Aosta che solo due settimane fa stava per terminare in fascia bianca, potrebbe passare invece in zona arancione perché il suo Rt è sopra 1 e i contagi aumentano. In bianco dovrebbe restare la sola Sardegna e in fascia gialla Sicilia e Calabria se, come sembra, la Liguria che ha un Rt sia pure di poco sopra l’1 dovesse scivolare in zona arancione. «La nostra regione è a cavallo tra il giallo e l’arancione, perché nel valore più alto dell’Rt siamo in arancione ma non sappiamo ancora quale sia quello più basso», ammette il governatore Giovanni Toti.

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“Io sono incinto” – Il nuovo racconto di Stefano Massini

venerdì, Marzo 12th, 2021

Stefano Massini dedica il suo intervento alla vicenda gravissima di Lara Lugli, la pallavolista citata per danni per essere rimasta incinta. È il simbolo di un’idea del lavoro sempre più distante dall’essere umano, per cui tutto ciò che non si traduce in produttività viene considerato un danno da risarcire. Ma a colpire lo scrittore è soprattutto la rara solidarietà maschile al caso di Lara, per cui in prima persona Massini prende posizione e si fa immortalare con un guanciale sotto il maglione, come fosse in gravidanza.

LA 7

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