Luca Ricolfi
Scenario A. Arrivano i vaccini
promessi. Il generale Figliuolo fa miracoli, e riesce a far vaccinare
il 70% della popolazione entro l’estate. Pochi si spaventano per i casi
di reazione avversa, come quelli di questi giorni con AstraZeneca.
Le aziende farmaceutiche cominciano a produrre vaccini anche per gli
under 16, il che permette di portare la percentuale di vaccinati intorno
all’80%.
Non emergono, né in Italia né altrove, varianti più
trasmissibili o letali di quelle attualmente in circolazione. Gli
studiosi scoprono che i vaccinati non trasmettono il virus, o lo fanno
in misura molto ridotta. L’arrivo della bella stagione abbatte
drasticamente la circolazione del virus, nonostante cospicui flussi
turistici in entrata e in uscita.
A
settembre, dopo un’estate abbastanza tranquilla, tutte le attività
ripartono, e il numero di nuovi casi resta molto basso. I pochi focolai
che si ripresentano vengono facilmente spenti con il tracciamento e, nei
casi più ostici, con pochi, brevi, circoscritti lockdown. Il Papa in
persona propone che Mario Draghi sia proclamato santo, ancor prima della sua trionfale elezione alla presidenza della Repubblica.
Se questo, che tutti sogniamo, fosse lo scenario che effettivamente
ci attende, la politica sanitaria in atto sarebbe abbastanza razionale,
ancorché leggermente cinica.
Il rifiuto della linea Ricciardi (lockdown
breve e durissimo subito) avrebbe un costo di parecchie migliaia di
morti, ma almeno si tratterebbe dell’ultimo tributo al virus. Detto in
altre parole: andremmo avanti ancora 3-4 mesi con centinaia di morti al
giorno, ma poi l’epidemia si spegnerebbe.
E noi incasseremmo il
vantaggio di non spendere altri miliardi di euro per controllare
l’epidemia con le solite cose che invano si sono chieste al governo
Conte, e altrettanto invano una sparuta minoranza sta continuando a
chiedere al governo Draghi.
Ma è verosimile lo scenario A? Prima di provare a rispondere a questa domanda vediamo lo scenario opposto.
Lo scenario catastrofico
Scenario
B. Le dosi acquisite entro l’estate non sono sufficienti ad attuare il
piano vaccinale. Continuano a non essere disponibili vaccini per gli
under 16. I (rari) casi di reazioni avverse fanno crescere la quota di
popolazione che rifiuta i vaccini. Gli studiosi scoprono che con alcuni
(se non tutti) i vaccini utilizzati i soggetti vaccinati continuano a
trasmettere il virus. La scelta di vaccinare senza aver prima ridotto la
circolazione del virus favorisce la formazione di varianti ancora più
trasmissibili. L’individuazione delle nuove varianti è sempre tardiva,
perché nel frattempo non si è rafforzata a sufficienza la capacità di
sequenziamento.
L’estate, grazie alla vita all’aperto, conduce sì
a un rallentamento dell’epidemia, ma non a una drastica riduzione del
numero di nuovi casi, perché i flussi turistici favoriscono la
circolazione del virus e l’introduzione di nuove varianti. A settembre
quasi tutte le attività riprendono e, dopo poche settimane, ci si
accorge dell’arrivo della quarta ondata (la terza, anche se non tutti se
ne sono accorti, è quella in corso). A quel punto al governo Draghi
vengono rivolti gli stessi (sacrosanti) rimproveri a suo tempo rivolti
al governo Conte: non aver rafforzato il trasporto pubblico locale, non
aver messo in sicurezza le scuole, non aver varato un protocollo
ufficiale di cure domestiche, non aver potenziato il tracciamento, non
aver controllato adeguatamente le frontiere, eccetera.