Archive for Marzo 16th, 2021

Vaccini, citochine e piastrine: cosa sappiamo dei rischi di coagulazione

martedì, Marzo 16th, 2021

Alessandro Ferro

Dopo la decisione dell’Aifa di sospendere le vaccinazioni con il siero di AstraZeneca nel pomeriggio del 15 marzo, c’è una lista lunghissima di Paesi europei che ha “seguito” lo stesso esempio: Germania, Francia, Spagna e, ultime in ordine cronologico, anche Svezia e Portogallo. La scorsa settimana lo avevano sospeso anche Danimarca, Norvegia e Islanda (qui il nostro pezzo) e la lista potrebbe continuare.

Ma quali possono essere le motivazioni principali? Tutto parte dai due militari siciliani deceduti a causa di trombosi a seguito della vaccinazione con AstraZeneca ma si aspetta l’esame delle autopsie per accertare le cause di morte. E poi, una 60enne in Danimarca è morta per un insolito numero basso di piastrine nel sangue secondo quanto riportato dalla Danish Medicines Agency. Caso volle che proprio in quei giorni, la stessa Ema (Agenzia Europea del Farmaco) aveva segnalato un nuovo effetto collaterale dei vaccini senza specificare, in particolare, di quale si trattasse. Insomma, tra coagulazione del sangue, effetti trombotici e piastrine, è normale che nella popolazione italiana ma non solo ci sia molta confusione ed un po’ di (giustificata) preoccupazione. Proviamo a fare un po’ di chiarezza.

“Nessuna evidenza di coagulazione”

“I vaccini non hanno un’inferenza diretta sulla coagulazione del sangue: il vaccino, qualunque esso sia, o perché agisce come Rna, o con un vettore virale o addirittura con la somministrazione di piccole quantità di virus, non agisce direttamente sulla coagulazione del sangue. Non c’è un meccanismo fisiopatologico ovvio che possa spiegare l’incremento di eventi tromboembolici dopo una vaccinazione, di qualunque genere”, ha risposto in esclusiva per ilgiornale.it Sergio Siragusa, Professore Ordinario di Ematologia all’Università di Palermo, Direttore dell’UO di Ematologia del Policlinico di Palermo e Vice Presidente della SIE (Società Italiana di Ematologia). Da questo punto di vista, quindi, siamo “salvi”: i casi di coagulazione, fino a prova contraria, non sono da attribuire né alle vaccinazioni con AstraZeneca e nemmeno a quelle con qualsiasi altro vaccino. “Non c’è nessuna evidenza che una vaccinazione possa determinare, per il suo meccanismo d’azione o per le sue conformazioni caratteristiche farmacologiche, un’attivazione diretta della coagulazione”.

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AstraZeneca: “Ecco i sintomi cui prestare attenzione”. La lettera dell’autorità del farmaco danese ai vaccinati

martedì, Marzo 16th, 2021

di Elena Dusi

Macchie rosse sulla pelle e sanguinamenti che faticano a interrompersi. L’Autorità per i medicinali danese invita a fare attenzione ad alcuni sintomi, fra chi è stato vaccinato con AstraZeneca. Richiamando alla tranquillità prima di tutto, l’Agenzia ha comunque inviato una lettera ricca di informazioni a tutti quelli che hanno ricevuto l’iniezione negli ultimi 14 giorni. La Danimarca era stato uno dei primi paesi a bloccare il vaccino messo a punto dall’università di Oxford, giovedì scorso. Oggi raccomanda ai suoi cittadini immunizzati da meno di due settimane: “Se notate segni di sanguinamento sulla pelle o nelle mucose dovreste rivolgervi a un medico. Potrebbe verificarsi ad esempio un sanguinamento causato da un semplice sfregamento. Non bisogna preoccuparsi se accade nel punto di iniezione, dove è normale”. Altri segni cui prestare attenzione, secondo l’Agenzia danese, sono “le macchie rosse sulla pelle”.

I sintomi indicati nella lettera potrebbero essere, in alcuni casi, tipici della carenza di piastrine, uno dei sintomi riferiti dalle persone che si sono sentite male o sono decedute in Norvegia, Germania e Danimarca per problemi di coagulazione del sangue. L’Autorità danese non ha paura di rivolgersi ai suoi cittadini con schiettezza: “Insieme con l’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, stiamo investigando le notizie di alcuni casi, molto rari ma seri, di persone che hanno riportato sintomi concomitanti, come livello basso di piastrine nel sangue, emorragie e coaguli di sangue dopo aver ricevuto il vaccino di AstraZeneca”. Al momento, tranquillizza comunque la lettera, “non ci sono prove che questi problemi siano legati alla vaccinazione”. Anche il Paul-Ehrlich-Institut in Germania pubblica sul suo sito una nota simile, mettendo in guardia i neo-vaccinati da sintomi che durano per più di quattro giorni dopo l’iniezione, “mal di testa persistente e grave e sanguinamento puntiforme” (a puntini ravvicinati) sotto la pelle.

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Ue, accordo Ue-Pfizer per accelerare. AstraZeneca, Ema: “Benefici superiori a effetti collaterali”

martedì, Marzo 16th, 2021

BRUXELLES – “So quanto sia cruciale il secondo trimestre per l’attuazione delle nostre strategie di vaccinazione negli Stati membri”, ha spiegato la presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen annunciando un accordo con BioNtech-Pfizer per un anticipo di consegna di 10 milioni di dosi. Un’intesa che assume particolare rilevanza dopo la sospensione dell’utilizzo del vaccino AstraZeneca decisa da numerosi Paesi dell’Unione.

“Questi 10 milioni di dosi accelerate porteranno le dosi totali di BioNTech-Pfizer nel secondo trimestre a oltre 200 milioni. Questa è un’ottima notizia. Offre agli Stati membri spazio di manovra e possibilmente di colmare le lacune nelle consegne”. Le dosi arrivano dall’opzione di 100 milioni di dosi nel secondo contratto BioNTech-Pfizer, previsto per il terzo trimestre e il quarto trimestre del 2021.

Draghi in pressing sull’Ema, intanto la Ue punta su Pfizer.

di Annalisa Cuzzocrea ,  Alberto D’Argenio 15 Marzo 2021

“Ribadiamo quanto già espresso in questi giorni, che i benefici del vaccino AstraZeneca sono superiori ai casi rarissimi di trombosi”, ha detto in conferenza stampa la direttrice dell’Agenzia europea del farmaco Emer Cooke annunciando che l’Agenzia sta lavorando con gli esperti per verificare se ci sono correlazioni tra il vaccino e i casi di morte. E rispondendo a una domanda ha aggiunto che “è in corso un’inchiesta su alcuni lotti specifici di AstraZeneca”.

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Vaccino AstraZeneca, il procuratore Zuccaro: “Reazioni gravi, valutiamo se sostanze o altro nelle fiale abbiano fatto da detonatore”

martedì, Marzo 16th, 2021

Fabio Albanese

«Stiamo lavorando su due fronti: il primo è capire se esista una predisposizione, in determinati soggetti, a reazioni avverse gravi dovute a malattie genetiche; il secondo è se ci siano nel vaccino Astrazeneca eccipienti, o altre sostanze, che possano fare da detonatore alle reazioni gravi che ci sono state in alcune persone e che hanno portato anche alla morte o a gravi conseguenze». Il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro non ha più sul suo tavolo l’inchiesta sulla morte dell’ispettore della Squadra mobile di Catania Andrea Villa perchè la moglie del poliziotto è giudice a Catania e dunque è stato necessario trasferire gli atti alla procura di Messina, ma ha aperto un nuovo fascicolo che ha per ipotesi di reato l’articolo 443 del codice penale: somministrazione di prodotti nocivi alla salute. Stop al vaccino Astrazeneca, l’esperto fa chiarezza: “Aspettiamo risultati indagini, casi di trombosi anche con contraccettivi”

I casi di trombosi registrati in Italia, e non solo in Italia, sono molto allarmanti e la procura vuole capire cosa sia accaduto: «Finora non è stato provato alcun nesso causale tra vaccino e decesso – dice Zuccaro – piuttosto, è più probabile che vi sia una categoria di soggetti predisposti, ad esempio i trombofilici. In casi del genere, la percentuale di persone che hanno avuto reazioni gravi o il decesso è superiore alla media». Astrazeneca, chiude l’hub vaccinale di Termini: delusione e preoccupazione tra i cittadini

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Salvati: “Sul Pd un cigno nero, una catastrofe che può avere effetti benefici”

martedì, Marzo 16th, 2021

Professor Michele Salvati (il primo a teorizzare la nascita del Partito democratico e che al Pd ha dedicato due libri), nell’arco di qualche settimana il Pd si è avvitato in una crisi di strategia e di identità. Le radici sono profonde, ma il detonatore è stato Renzi o Draghi?

L’intera vicenda è un cigno nero: uno di quegli eventi catastrofici, non necessariamente negativi, che cambiano totalmente e radicalmente il quadro, qui politico anziché economico o fisico. Non sarà mai sottolineato abbastanza il comportamento straordinario ed esemplare dal punto di vista costituzionale e politico di Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica ha fatto “rinsavire” – e uso le virgolette perché non so se durerà – gli interlocutori politici. Poi, il detonatore naturale è stato l’iniziativa di Renzi. Se aveva previsto questi esiti, allora chapeau.

Addirittura, chapeau a Renzi per aver fatto saltare governo e segretario Dem?

I tre partiti maggiori sono stati costretti a cambiare le loro posizioni in altre più sostenibili per il Paese. I Cinquestelle sono diventati meno populisti, hanno la chance di trasformarsi in un partito di sinistra guidato da Conte, mentre la Lega si è ritrovata europeista. Entrambi sono rientrati nel sistema. Il Pd, che nel sistema c’era già, ha avuto l’occasione di liberarsi della cappa di dover difendere il governo a tutti i costi. Il Pd può ragionevolmente dire: prima non potevamo fare altrimenti per salvare l’Italia dai sovranisti. Insomma, si è tolto un fardello.

Ma il Pd può ancora trovare la sua ’”anima”? O, come sostengono alcuni, meglio per le due culture di base – post Dc e post Pci – salutarsi senza (ulteriore) rancore?

Spero che non accada questo secondo scenario, e poi non è questione soltanto di ex-Dc ed ex-Pci. Le differenze ci saranno sempre in un partito che discute, ma l’importante è che avvenga nel rispetto di una cornice liberal-democratica e all’interno di un perimetro circoscritto sulla base della situazione globale, europea e italiana. Siamo un Paese fragile dal punto di vista istituzionale ed economico prima che politico. E se si percepiscono queste difficoltà non esistono alternative al Pd. Per questo nutro un minimo di ottimismo sul suo futuro.

Il Pd attuale sembra paralizzato dalle correnti. Esiste la bacchetta magica per liberarsene?

Le correnti non sono un male, lo è il loro congelamento o la loro esasperazione. Mi auguro che quando si farà il congresso – più avanti perché adesso non ce ne sono le condizioni – si svolga intorno a una piattaforma programmatica i cui fondamenti sono accettati da tutti, beh, da quasi tutti. Ho letto oggi un appello di alcuni seri studiosi meridionali che nel Recovery Plan non vedono sufficiente attenzione al Mezzogiorno. Ecco: il confronto tra nordisti e sudisti è vero e serio. Ben vengano queste differenze.

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Disturbi alimentari, ansia e stress per uno studente su tre in Dad

martedì, Marzo 16th, 2021

di Valentina Arcovio

Non è la qualità della formazione, o almeno non solo quella, che la Didattica a distanza rischia di compromettere. In gioco c’è di più. La lontananza dalla scuola, dagli insegnanti, dai compagni di classe e in generale dalla vita «normale» espone i bambini e i ragazzi a mali ben peggiori, quelli dell’anima. Ansia e stress sono solo il preludio, disturbi alimentari e autolesionismo le tragiche conclusioni.

I dati che abbiamo sono piuttosto eloquenti e hanno dato alla nuova edizione della Giornata nazionale dei disturbi alimentari, che si è celebrata ieri, un’urgenza ancora più importante. Secondo il ministero della Salute, si è verificato un aumento del 30% dei casi di disturbi dell’alimentazione tra i ragazzi e i bambini. Sì, bambini anche di 9-10 anni. Per avere un’idea della grandezza del fenomeno, basta pensare che nel primo semestre del 2020 sono stati rilevati 230.458 nuovi casi, quando nello stesso periodo dell’anno precedente erano stati 163.547. Non solo. A fianco di anoressia, bulimia, ortoressia, binge eating e altre variazioni dei disturbi del comportamento alimentare, c’è il fenomeno dell’autolesionismo. «Spesso sono disturbi, quello del comportamento alimentare e l’autolesionismo, che si presentano insieme», spiega Simonetta Marucci, endocrinologa dell’AME (Associazione medici endocrinologi) ed esperta dei disturbi del comportamento alimentare. «E’ il risultato di un disturbo da stress post-traumatico, causato e alimentato dall’emergenza Covid-19 e da tutto quello che ne consegue, in primis l’isolamento sociale», aggiunge.

Il numero verde

Una subdola epidemia all’interno della pandemia. Il Numero Verde S.O.S. Disturbi Alimentari è: 800 180969. «La Dad allontana di fatto i ragazzi e i bambini dalla scuola, nel luogo dove solitamente le tensioni e lo stress si scaricano e hanno libero sfogo», spiega Marucci. «Pensiamo pure a tutti quei ragazzi e quei bambini che vivono in famiglie già con situazioni problematiche. La scuola – continua – rappresenta per loro una via d’uscita, un ammortizzatore delle tensioni». Ora tutto questo non c’è più. «Isolati nel proprio mondo da cui ci si affaccia solo tramite un computer, si iniziano a covare pensieri negativi», sottolinea Marucci. Terreno fertile per i disturbi dell’alimentazione. L’autolesionismo diventa molto spesso la via di fuga. «Ci si causa un dolore fisico per rendere più sopportabile quello mentale», spiega l’esperta. Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale Bambino Gesù, segnala un aumento vertiginoso da ottobre degli accessi in Pronto Soccorso per disturbi mentali, in particolare tentativi di suicidio o atti di autolesionismo. «Per settimane – racconta – abbiamo avuto otto posti letto su otto occupati, e non era frequente, e tutti per tentativo di suicidio».

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Reddito di emergenza per le famiglie: fino a 840 euro a nucleo per tre mesi. Cartelle esattoriali congelate fino al 30 aprile

martedì, Marzo 16th, 2021

di Andrea Bassi e Giusy Franzese

Nel decreto Sostegni che il governo si prepara ad approvare in settimana, saranno rafforzati gli aiuti alle famiglie in difficoltà. Sarà rifinanziato il Reddito di emergenza, l’assegno da 400 fino a 840 euro per i nuclei più in difficoltà, quelli con un Isee inferiore a 15 mila euro. L’importo dell’assegno, ha spiegato il ministro del lavoro Andrea Orlando in Parlamento, sarà rafforzato «mediante l’innalzamento della soglia massima dell’ammontare del beneficio per coloro che vivono in affitto e la garanzia dell’accesso al beneficio anche ai disoccupati che hanno terminato, tra il primo luglio 2020 e il 28 febbraio 2021, la Naspi o la Dis-coll e non godono di altri strumenti». 

Decreto Sostegno, Castelli (MEF) elenca le misure: dentro anche fondo montagna e ristori

L’affitto sarà in pratica un nuovo parametro che sarà valutato per l’accesso al Reddito di emergenza, in modo da dare un sostegno a un maggior numero di famiglie che prima erano escluse in base ai soli parametri Isee. L’assegno sarà pagato per tre mesi. Con l’estensione dell’aiuto anche a chi ha terminato la Naspi (l’assegno di disoccupazione) la platea dovrebbe allargarsi ben oltre i 300 mila nuclei che hanno ottenuto fino ad oggi il beneficio previsto per la prima volta nel decreto rilancio. 

Novità in arrivo anche per i percettori del Reddito di cittadinanza. «È allo studio – ha detto Orlando – una disposizione per permettere ai percettori di lavorare temporaneamente sospendendo il beneficio senza subire la perdita o la riduzione dell’assegno. In tali casi l’assegno riprenderà a decorrere in via automatica al termine dell’attività lavorativa». In occasione dell’audizione il ministro ha anche confermato la proroga del blocco dei licenziamenti: sarà differenziata e durerà fino al 30 giugno 2021 «per i lavoratori che potranno disporre di strumenti ordinari, mentre per gli altri continueranno a essere utilizzati strumenti straordinari e saranno collegati a una data utile per la riforma degli ammortizzatori sociali». 

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Lavoro, il paradosso del Covid: tre posti su dieci restano liberi per mancanza di candidati preparati

martedì, Marzo 16th, 2021

di Ferruccio de Bortoli

l primo paradosso del deserto occupazionale creato dalla crisi è che i posti liberi (tanti) lo sono ancora di più. Le aziende incontrano ostacoli maggiori nel trovare i profili di cui hanno ancora più bisogno. Il secondo è che le persone in cerca di lavoro hanno persino un vantaggio competitivo (se non è inopportuno chiamarlo così). Nella drammatica incertezza creata dalla pandemia la propensione alla mobilità degli occupati è molto diminuita. Chi è disponibile subito ha meno concorrenza ammesso che abbia il profilo richiesto. Ma quando non dovesse averlo non è così difficile costruirselo in tempi ragionevoli. La barriera invisibile di una riqualificazione è spesso ingigantita dalla scarsa tenuta psicologica e dalla immotivata perdita di autostima delle persone. O dalla rassegnazione lenita (o incoraggiata) da un ammortizzatore sociale che, quando c’è, si tende a credere infinito.

Le risorse

Un Paese civile e solidale dovrebbe occuparsi di più anche dell’umore dei propri cittadini in difficoltà e dimostrare loro che con un discreto impegno personale si può sfuggire alla disoccupazione cronica. Tutti sono una risorsa. Nessuno è uno scarto. «Il fenomeno del cosiddetto mismatch — è l’opinione di Severino Salvemini, docente alla Bocconi e presidente della Fondazione Adecco — colpisce tutte le economie avanzate, rischia di essere fortemente ampliato con la pandemia. Da un’indagine di Boston Consulting Group, pubblicata alla fine del 2020, risulta che nei Paesi Ocse un lavoratore su tre è sottoqualificato o sovraqualificato. In Italia ci sono 10 milioni di lavoratori male assortiti».

I dati

Secondo l’osservatorio Excelsior, a cura di Unioncamere e Anpal, nel 2020 un’impresa su tre non riusciva a trovare le persone idonee a garantire 1,2 milioni di contratti di lavoro. «Dal 2004 al 2019 — prosegue Salvemini — la curva di Beveridge, ovvero il rapporto tra posti vacanti e disoccupazione, ha toccato il punto minimo dell’efficienza del mercato del lavoro in Italia. La ripresa post Covid rischia di essere frenata da questo incredibile paradosso se non si investirà decisamente sul miglioramento delle competenze con un piano di interventi a medio e lungo, intervenendo su tutti i fattori causali non ultimo quello delle convenienze nascoste nel dire no a qualsiasi offerta».

Le competenze

Le competenze digitali sono ormai richieste in sei assunzioni su dieci e con la pandemia sono di fatto esplose insieme all’aumento delle richieste per il digital marketing e in generale per l’e-commerce. «In alcuni casi non è poi così difficile riqualificarsi sul piano digitale — commenta Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere — se si accetta di mettersi in gioco, di avere l’umiltà di seguire corsi di riqualificazione. Ma il problema vero è quello di pianificare lo sviluppo delle competenze lungo un arco temporale sufficientemente lungo, orientando le scelte scolastiche, valorizzando anche sul piano della riconoscibilità sociale l’istruzione tecnica e professionale. L’Italia è fatta di tante, tantissime microaziende. L’esperienza dei Punti impresa digitali, nel programma Industria 4.0, ha consentito di contattare 300 mila imprenditori e prepararli a un cambio di paradigma del modo di produrre che pur pieno di opportunità può rivelarsi in alcuni casi drammatico».

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Mantovani: «Lo stop ad AstraZeneca è precauzionale, non è ancora accertato il motivo di queste morti»

martedì, Marzo 16th, 2021

di Adriana Bazzi

Mantovani:  «Lo stop ad AstraZeneca è  precauzionale, non è ancora accertato il motivo di queste morti»

La confusione sui vaccini anti Covid è al massimo, in queste ultime ore. L’Aifa, la nostra agenzia italiana del farmaco, ha appena bloccato l’utilizzazione del vaccino AstraZeneca (in via precauzionale) su tutto il territorio nazionale. Lo stesso hanno appena fatto Germania, Francia e Spagna. Seguendo le stesse decisioni, negli ultimi giorni, di Paesi come Danimarca, Norvegia e Islanda. E la gente è sempre più disorientata.

Ma da dove nasce questa confusione? Dalle agenzie regolatorie dei farmaci (in Italia l’Aifa, in Europa l’Ema che dovrebbero garantire la bontà dei medicinali, vaccini compresi) che comunicano male? Dai politici che agiscono di testa loro, come è successo in alcune Regioni italiane, come il Piemonte, dove l’Amministrazione ha sospeso, prima dell’Aifa, alcuni lotti di vaccino? Oppure dall’informazione tradizionale dei media in competizione con quella dei social? E, perché no, anche da un eccesso di esposizione mediatica degli esperti e da ricerche scientifiche che non sono così attendibili? Domande che giriamo, per fare un po’ di ordine, a uno dei più autorevoli scienziati italiani, il professor Alberto Mantovani, fra i più citati nella letteratura scientifica mondiale, direttore scientifico dell’Istituto Humanitas di Milano e professore emerito dell’Humanitas University.

«Questi stop nella diffusione del vaccino di AstraZeneca ci preoccupano — commenta Mantovani —. Uno studio appena pubblicato sul British Medical Journal ci dice che la nuova variante inglese non solo infetta di più, ma è anche più letale, cioè fa più morti. E va fermata con i vaccini».

E i dubbi su AstraZeneca?
«Per la cronaca, una mia nuora è appena stata vaccinata con questo preparato, senza problemi. Ma io ho fiducia nei “cani da guardia” rappresentati dalle autorità regolatorie (quelle che valutano i vaccini, ndr) e, dopo la decisione della nostra Aifa, aspettiamo il responso dell’Ema (l’European Medicines Agency, ndr)».

Sì, ma intanto la gente è sempre più disorientata…
«Allora, dobbiamo dire che queste decisioni delle autorità regolatorie, sul vaccino AstraZeneca, sono dettate dal cosiddetto “atteggiamento di precauzione”: in attesa di accertamenti sugli effetti collaterali (per la verità segnalati solo dalla cronaca, ndr), si sospende tutto».

Ma che cosa è successo con il vaccino AstraZeneca?
«Sempre come ci segnala la cronaca, ci sono state persone che, dopo la somministrazione del vaccino, hanno avuto embolie polmonari (dovute alla formazione di trombi, cioè a coaguli di sangue nelle vene, per esempio, delle gambe, ndr) oppure sono andate incontro a infarto cardiaco o di ictus (il che presuppone una trombosi nelle arterie, ndr). Dobbiamo aspettare l’esito delle autopsie. Ma gli studi scientifici ci indicano che questi incidenti si verificano anche in persone che non hanno avuto il vaccino. Il punto centrale è verificare il vero rapporto causa-effetto, non le coincidenze (in altre parole, se prima del vaccino bevo un bicchiere d’acqua e poi muoio, la mia morte potrebbe essere messa in correlazione anche con il bicchiere d’acqua, ndr)».

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Più tasse e sussidi federali, la strategia di Biden per far decollare l’America

martedì, Marzo 16th, 2021

paolo mastrolilli

DALL’INVIATO A NEW YORK. Keynes e Roosevelt staranno sorridendo dall’aldilà, perché la linea economica di Biden per uscire dalla crisi provocata dal Covid affonda senza dubbio le radici teoriche nelle idee dell’economista britannico, e quelle pratiche nel New Deal usato dal presidente americano per superare la Grande depressione. I problemi ora sono due. Primo, verificare se la scommessa di resuscitare il «welfare state» dopo l’era di Reagan, Friedman, ma anche Bill Clinton, favorirà davvero una crescita solida, sostenibile ed inclusiva, capace di tagliare le gambe ai populismi e vincere la competizione con la Cina. Secondo, come pagarla, visto che il capo della Casa Bianca medita il maggior aumento delle tasse dal 1993, e la segretaria al Tesoro Yellen sta già negoziando nell’Ocse una global minimum tax del 12% da applicare alle multinazionali, che riguarderebbe anche gli altri Paesi, Italia inclusa. Ieri Biden ha celebrato alla Casa Bianca l’American Rescue Plan, che ha stanziato 1.900 miliardi di dollari per tutto, sussidi di disoccupazione, agevolazioni fiscali per i figli, soccorso alle imprese: «L’aiuto è già qui. Iniezioni per i vaccini nelle braccia, e assegni in tasca. L’85% degli americani riceverà 1.400 dollari e la povertà fra i bambini sarà dimezzata». È il senso politico dell’iniziativa, che ribalta il tavolo: Donald aveva aiutato ricchi e grandi aziende; Joe i poveri e le piccole imprese. L’ex consigliere economico presidenziale Gene Sperling è stato incaricato di gestire l’applicazione del piano, che questa settimana Biden e la vice Harris promuoveranno in sette Stati chiave. Oltre il 60% degli elettori appoggia l’American Rescue Plan, ma nessun repubblicano lo ha votato. Il Gop, che pure aveva approvato provvedimenti simili quando alla Casa Bianca c’era Trump, si è opposto per ragioni ideologiche, ma soprattutto per non aiutare il presidente democratico ad ottenere un successo che aumenta la sua popolarità. Lui ora spera di fargliela pagare, in particolare alle elezioni midterm del prossimo anno. Goldman Sachs prevede che dopo questa iniezione di fondi l’economia americana crescerà dell’8% nel 2021. Biden però sa che non basta per vincere la scommessa, finalizzata a battere i repubblicani nel 2022, e soprattutto nelle presidenziali del 2024, dove Trump minaccia di ricandidarsi.

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