Archive for Aprile, 2021

Csm e verbali Amara: tutti i punti oscuri dell’ennesima storia di veleni tra toghe

venerdì, Aprile 30th, 2021
Piercamillo Davigo - il plenum del Csm - l'ingresso della procura di
Piercamillo Davigo – il plenum del Csm – l’ingresso della procura di Milano

“Ho ricevuto un plico anonimo, tramite spedizione postale, contenente la copia informatica e priva di sottoscrizione dell’ interrogatorio di un indagato reso nel dicembre 2019 dinanzi all’autorità giudiziaria. Nella lettera anonima quel verbale veniva indicato come segreto e l’indagato menzionava in forma diffamatoria se non calunniosa , circostanze relative a un consigliere di questo organo”. Viene a galla così, attraverso le parole del consigliere del Csm Nino Di Matteo, una storia che serpeggiava dietro le quinte già da tempo, ma che era rimasta nascosta fino all’ultimo plenum del Csm, di due giorni fa. Ed è una storia fatta di atti destinati a restare segreti ma poi diffusi, prima a consiglieri del Csm e poi ad alcuni giornalisti. Classica storia di veleni tra toghe. L’ennesimo colpo a una categoria che faticosamente provava a riprendersi dallo scandalo Palamara

Di Matteo ha spiegato di aver consegnato quegli atti alla procura di Perugia, competente sui magistrati che lavorano a Roma. La vicenda è intricata, al momento due inchieste cercano di renderla chiara. Ma vale la pena ricostruirla per mettere in fila una serie di interrogativi che restano aperti.

Gli atti che approdano di nascosto al Csm, nella primavera del 2020, riguardano un interrogatorio di Piero Amara, l’ex avvocato esterno dell’Eni comparso in innumerevoli inchieste – vedi il sistema Siracusa e, per l’appunto, i processi Eni – e che da qualche tempo ha iniziato a parlare con varie procure. Dicendo cose non sempre riscontrabili.

Ora, questi verbali arrivano da Milano al Csm e non sono firmati. Il contenuto delle dichiarazioni, rilasciate alla fine del 2019, è scottante: vengono tirati in ballo tanti uomini delle istituzioni, tra cui l’allora premier Giuseppe Conte. Si fa riferimento a una presunta loggia massonica, denominata “Ungheria”, alla quale questi soggetti farebbero capo, e ad altri fatti più o meno verosimili. Fin qui, nulla quaestio. Sono le dichiarazioni di un soggetto, con dei patteggiamenti per corruzione alle spalle, che parla alla procura. Il problema è che questi documenti restano per mesi nell’armadio. Senza che il loro contenuto sia approfondito, per scoprire se c’è una qualche verità o si tratta solo di calunnie. Ed è proprio per questo che finiscono nelle mani di Piercamillo Davigo, fino a pochi mesi fa consigliere del Csm. A consegnarglieli è il pm di Milano Paolo Storari, che seguiva – ora non più – l’inchiesta sul presunto complotto ai danni dell’Eni. Perché Storari si prende la briga di dare queste carte a Davigo?  Il magistrato sostiene di averlo fatto per “autotutela”, perché per sei mesi avrebbe chiesto delle indagini per approfondire il contenuto delle dichiarazioni di Amara. Non avendole ottenute, ha pensato di rivolgersi all’ex pm di Mani Pulite. Perché proprio a lui? Perché si conoscevano, è la risposta. Tutto normale, anche se gli atti erano riservati? Anche se l’operazione pare quantomeno inusuale, sembrerebbe di sì. Anche perché, spiega poi Davigo, “il segreto non è opponibile al Csm”.

Quindi in sostanza: abbiamo un pm che vorrebbe approfondire delle dichiarazioni facendo un’altra indagine. Nessuno lo ascolta nel suo ufficio, almeno questa è la sua tesi, e quindi lui si rivolge a un rappresentante dell’organo di autogoverno delle toghe, per renderlo edotto della questione.

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La Russia vieta a Sassoli l’ingresso nel Paese. Sanzioni contro altri 7 esponenti Ue

venerdì, Aprile 30th, 2021

La Russia «in risposta alle misure limitative introdotte il 2 e il 22 marzo di quest’anno nei confronti di sei cittadini russi» ha sanzionato il presidente del Parlamento Ue David Sassoli e altri 7 responsabili europei vietando loro l’ingresso nel Paese. Lo riporta l’agenzia Interfax. La ritorsione è in particolare una risposta presa contro le misure adottate dalla Ue in difesa dell’oppositore russo Alexei Navalny.

Il 2 marzo, con un provvedimento sanzionatorio per violazione dei diritti umani, il Consiglio Europeo aveva imposto misure restrittive nei confronti di Alexander Bastrykin, capo del comitato investigativo della Federazione russa, Igor Krasnov, procuratore generale, Viktor Zolotov, capo della guardia nazionale, e Alexander Kalashnikov, capo dell’amministrazione penitenziaria federale. Tutti erano stati accusati dell’arresto arbitrario, nel processo e nella condanna di Alexei Navalny, come pure nella repressione delle proteste pacifiche legate al trattamento illegale riservatogli. A questi personaggi era stato imposto il divieto di viaggio in Paesi dell’Unione.

Sempre a marzo l’Europa aveva decretato sanzioni contro esponenti di Cina, Corea del Nord, Libia e Russia ritenendoli responsabili di violazioni dei diritti umani; Mosca, in particolare, – secondo una comunicazione del Consiglio d’Europa datata 22 marzo 2021 – era stata colpita per la repressione ai danni dei dissidenti e di esponenti del movimento Lgbt in Cecenia; Strasburgo aveva disposto il divieto di viaggio e il congelamento di alcuni beni.

La risposta del Cremlino però alza molto il tiro, colpendo il rappresentante politico più elevato dell’Europarlamento. Oltre a Sassoli il divieto di ingresso in Russia è stato disposto nei confronti di Vera Jourova, vice presidente della Commissione Ue per i valori e la trasparenza, Ivars Abolins, presidente del National Electronic Media Council della Lettonia, Maris Baltins, direttore del National Language Centre della Lettonia, Jacques Maire, membro della delegazione francese all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, Jorg Raupach, capo dell’ufficio del procuratore di Berlino, Asa Scott, capo del laboratorio di sicurezza chimica, biologica e nucleare, Total Defence Research Institute, Svezia e Ilmar Tomusk, capo del Language Department dell’Estonia.

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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 30 aprile: 13.446 nuovi casi e 263 morti

venerdì, Aprile 30th, 2021

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 30 aprile: 13.446 nuovi casi e 263 morti

Sono 13.446 i nuovi casi di coronavirus in Italia (ieri sono stati +14.320, qui il bollettino). Sale così ad almeno 4.022.653 il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall’inizio dell’epidemia. I decessi odierni sono 263 (ieri sono stati +288), per un totale di 120.807 vittime da febbraio 2020. Le persone guarite o dimesse sono complessivamente 3.465.576 e 15.621 quelle uscite oggi dall’incubo Covid (ieri +18.088). Gli attuali positivi — i soggetti che hanno il virus — risultano essere in tutto 436.270, pari a -2.439* rispetto a ieri (-4.062 il giorno prima), in calo dal 6 aprile.

I tamponi e lo scenario

I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 338.771, ovvero 8.696 in più rispetto a ieri quando erano stati 330.075. Mentre il tasso di positività è 4% (l’approssimazione di 3,969%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti, 4 sono risultati positivi; ieri era 4,3%. Qui la mappa del contagio in Italia.

Meno contagi in 24 ore rispetto a ieri. Dal confronto, lo scorso venerdì (23 aprile), quando sono stati registrati +14.761 casi con un tasso di positività del 4,7%, si vede un miglioramento: meno positivi e un rapporto di casi su test del 4%. Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità nessuna regione è a rischio elevato: l’incidenza scende a 146 per 100 mila abitanti (era 152 la settimana prima), ma cresce leggermente l’indice Rt nazionale che diventa 0,85 (era 0,81). «Il lieve aumento dell’Rt rientra nel quadro di stabilità», precisa Gianni Rezza, direttore della prevenzione del ministero della Salute.

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Renzi d’Arabia. Ora l’ex premier fa l’editorialista per Arab News

venerdì, Aprile 30th, 2021
Arab News

Arab News Renzi

Editorialista di Arab News. È il nuovo ruolo che si è ritagliato l’ex premier italiano Matteo Renzi. Dopo il ‘nuovo Rinascimento’ e la partecipazione, tanto discussa, al Gran Premio di Formula 1 in Bahrein, il leader di Italia viva è una nuova firma del primo quotidiano in lingua inglese dell’Arabia Saudita, con sede a Riyad e considerato vicino al regime e soprattutto al principe ereditario Mohammed bin Salman. A riportarlo è Repubblica, che spiega:

Polemiche a parte, per Renzi adesso c’è un nuovo impegno: scrivere articoli in veste di ‘columnist’ (ossia editorialista) in lingua inglese. Presentato, appunto, come “ex sindaco di Firenze ed ex premier e ora nel consiglio di amministrazione della Commissione reale per Al-Ula” con tanto di foto in bianco e nero, il suo editoriale di esordio del 24 aprile è titolato: “Al-Ula can be the city of the future, as well as of the past”. Tradotto: “Al-Ula può essere la città del futuro, così come del passato” in cui il leader di Iv la paragona a Matera. Prima cita lo scrittore russo Fyodor Dostoyevsky: “La bellezza salverà il mondo”, poi inizia il confronto tra le due città.

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Salvini e Figliuolo a confronto: quota 100 non va, quota 500mila sì

venerdì, Aprile 30th, 2021

Nella vita spesso le coincidenze sono rivelatrici, succede quando due fatti non correlati fra di loro finiscono per gettare luce sulla realtà, o quanto meno su di un pezzo di essa. E’ questo il caso della campagna vaccinale e di quota 100: se si uniscono i puntini si ha la migliore rappresentazione della differenza fra chi risolve i problemi (la coppia Draghi-Figliuolo) e chi invece è bravo solo a fare propaganda (Salvini). Va da sé che i primi fanno il bene dell’Italia, il secondo al massimo solo di sé stesso.

Nello stesso giorno infatti sono stati pubblicati i dati dell’andamento delle vaccinazioni e quelli di quota 100. Partiamo dai primi. Il generale Figliuolo e il ministro Speranza hanno annunciato di essere riusciti a raggiungere l’obiettivo prefissato: 500mila somministrazioni al giorno. Ma la notizia ancora migliore è che questo ritmo può essere tenuto nei prossimi due mesi, se non superato, tanto da far dire al commissario straordinario che entro luglio sarà vaccinato il 60% degli italiani. Un grande risultato, raggiunto sì con una decina di giorni di ritardo rispetto ai piani originari, ma comunque raggiunto, peraltro fra mille difficoltà esterne come i casi di trombosi per Astrazeneca e Johnson & Johnson nonché i ritardi di consegna della multinazionale anglo-svedese. Insomma, in poco meno di un paio di mesi il premier Draghi e il generale Figliuolo sono riusciti nella non facile operazione di far decollare la campagna vaccinale italiana, condizione necessaria per tutelare la salute degli italiani e far ripartire l’economia già quest’anno. 

Ora passiamo ai secondi. L’Inps ha reso noti i risultati del grande cavallo di battaglia di Salvini ovvero la possibilità di andare in pensione prima, nota ai più come quota 100. Ebbene, i dati testimoniano un drammatico flop: rispetto ai 19 miliardi stanziati dal governo Conte 1 sono stati usati finora solo 10, poco più della metà. Questo significa che negli italiani non c’è mai stata questa grande urgenza di andare in pensione, né prima della pandemia né durante. A dimostrazione che in questo caso la propaganda politica ha creato un bisogno che nei fatti non c’è. Ma il flop lo si apprezza meglio se si va a guardare l’altro presunto grande vantaggio di quota 100. I leghisti tessevano le lodi della misura dicendo che avrebbe dato una grande spinta all’occupazione: per ogni pensionato, ci sarebbero stati tre giovani assunti in più. Peccato che, come ricorda oggi l’ex ministro Elsa Fornero, alla fine il rapporto si è rivelato al contrario: un assunto per ogni tre pensionati in più. A questo punto viene il dubbio che Salvini abbia fatto confusione con le stime ai tempi del governo gialloverde.

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Coppia fiorentina bloccata in India: “L’Italia ci aiuti. La gente muore davanti a noi”

venerdì, Aprile 30th, 2021

Partita per l’India 15 giorni fa con l’associazione International Adoption di Firenze per una adozione internazionale insieme ad altri 70 italiani, una coppia che vive in provincia di Firenze, a Campi Bisenzio, chiede aiuto per poter rientrare da New Delhi. La donna inoltre è risultata positiva al Covid, motivo per cui è stata portata prima in ospedale e ora si trova in un albergo sanitario mentre il marito è in albergo con la bimba, 2 anni, avuta in adozione. E’ quanto scrive oggi da La Nazione a cui moglie e marito, Simonetta Filippini e il marito Enzo Galli, hanno raccontato cosa sta loro accadendo.

Come riferito dal quotidiano, l’iter di adozione si è svolto in tempi tutto sommato celeri. Niente imbarco però poi sull’aereo che li avrebbe dovuti riportare a casa: “Mercoledì mattina – racconta Enzo – Simonetta è risultata positiva al Covid mentre io” e la bambina “eravamo negativi. A quel punto la situazione è precipitata”. Simonetta è stata portata in ospedale e da ieri trasferita ieri in un hotel Covid, tornando raggiungibile al telefono. “Ero in una stanza di due metri per due metri con sette persone – le sue parole riportate dal quotidiano – e alcune sono morte davanti ai miei occhi. La nostra polizza prevede la possibilità del volo contingentato e l’ambasciata e il Governo devono aiutarci”.

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«In Italia mezzo milione di vaccinati in un giorno»: l’annuncio di Speranza

venerdì, Aprile 30th, 2021

di Claudio Del Frate

«In Italia mezzo milione di vaccinati in un giorno»: l'annuncio di Speranza

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Per la prima volta da quando a gennaio è cominciata la campagna anti Covid, l’Italia ha superato la fatidica soglia del mezzo milione di vaccinazioni in un giorno. Lo ha confermato questa mattina il ministro della salute Roberto Speranza con un post su Facebook: «Ieri in Italia sono state somministrate oltre 500 mila dosi di vaccino. Grazie alle donne e agli uomini del Servizio Sanitario Nazionale e a tutte le istituzioni per il gran lavoro di squadra. Il vaccino è la vera strada per uscire da questi mesi così difficili» scrive il responsabile del dicastero confermato una previsione formulata giovedì sera dal commissario Francesco Figliuolo.

Un dato da consolidare

Il dato ufficiale fornito dal ministero della Sanità, relativo alla giornata del 29 aprile, per la verità è leggermente sotto il mezzo milione (497.993, per le precisione) ma è in attesa di essere consolidato.Di sicuro la campagna di vaccinazione ha conosciuto un colpo di acceleratore: mercoledì erano state somministrate 397.000 dosi, il giorno precedente 365.000. Si tratterà di vedere, adesso se il ritmo verrà mantenuto in modo da arrivare al traguardo stabilito sempre da Figliuolo del 60% di italiani immunizzati entro la fine di luglio.

Svolta in tutta Europa

Ma la svolta pare essere arrivata in tutta Europa. Ieri il ministro della Salute tedesco Jens Spahn ha annunciato che la Germania ha superato il «muro» del milione di vaccinati in un giorno (1,1 milioni per la precisione). Anche la Spagna ha registrato una giornata record con oltre 460.000 dosi. La ragione sta nel cambio di passo a cui si è assistito in questi giorni nelle forniture da parte delle case farmaceutiche. Nei frigoriferi in Italia ci sono ora circa 5,5 milioni di dosi. Con i 2 milioni di «shot» di AstraZeneca e il mezzo milione tra Moderna e Johnson&Johnson arrivati in 48 ore e in distribuzione alle Regioni l’obiettivo delle 500 mila somministrazioni al giorno è a portata di mano. Tanto più considerando che a maggio sono attesi 15 milioni di vaccini – forse 17 secondo il commissario Francesco Figliuolo (a fronte dei 9 di aprile) – e a giugno addirittura 31 milioni, più di un milione al giorno in media.

Lo «spread» con la Germania (anche sui vaccini)

Nonostante tutto ciò, l’Italia rimane in coda tra i grandi Paesi europei per la percentuale di adulti che hanno ricevuto almeno una dose. Secondo il rapporto settimanale dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), aggiornato al 25 aprile, l’Italia ha iniettato almeno una dose di vaccino al 24,8% della popolazione adulta, contro il 28,1% della Germania, il 26,7% della Francia, il 27,6% della Spagna e il 24,9% della Polonia.

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Sempre più saldo l’asse Draghi-Macron. E con Merkel in uscita ora Berlino trema

venerdì, Aprile 30th, 2021

Giuseppe Marino

L’ultimo sollecito Emmanuel Macron l’ha spedito ieri: «La Commissione si è messa in condizione di contrarre prestiti. Lo farà, spero, molto presto, già questa estate». Il presidente francese è da tempo in pressing su Bruxelles sulla rotta degli eurobond. E nell’ultimo consiglio europeo ha insistito sulla necessità di aumentare l’importo del Next generation Eu confrontandolo con l’investimento americano che vale più del doppio. Qual è il leader europeo con cui è più in sintonia? La risposta si poteva leggere all’inizio di aprile su Die Welt: «Mario Draghi non fa mistero del fatto che sta lavorando per ottenere gli eurobond per il periodo post pandemico. L’obiettivo è di avere una Ue con un bilancio comune che aiuti gli Stati più deboli durante i periodi di recessione», avvisava preoccupato il quotidiano tedesco riflettendo le preoccupazioni politiche di Berlino.

Non c’è osservatore che non abbia colto il significato politico della svolta di Parigi sull’estradizione degli ex terroristi italiani. Macron si sta dando un gran da fare per organizzare uno scambio di visite con Draghi: vuole essere il primo leader europeo a incontrarlo. Gli intensi rapporti tra Roma e Parigi sono guardati con preoccupazione in una Germania alle prese con un passaggio politico delicato, la fine della leadership di Angela Merkel, il cui cancellierato ha improntato l’intera politica europea degli ultimi anni. La fine dell’era Merkel e la nascita dell’asse Macron-Draghi offre l’occasione per riequilibrare un ventennio di influenza tedesca sull’Unione. «Al Consiglio europeo di marzo -scriveva con preoccupazione Die Welt- è diventato chiaro per la prima volta a quale livello Draghi e Macron si stanno scambiando opinioni su questi temi».

Dopo il gelo seguito alla visita di Luigi Di Maio ai gilet gialli, è stato il Quirinale a ricucire i rapporti. Ed entro l’estate Roma e Parigi dovrebbero siglare il Trattato del Quirinale che rinnova il patto di cooperazione del 1963. «Il rapporto tra Macron e Draghi inizia da prima che l’italiano diventi premier- dice al Giornale Edoardo Secchi, imprenditore e presidente dell’Italie-France Group- e questa consonanza è una grande occasione per i due Paesi che dopo la Brexit sono al lavoro per contendere alla Germania, che come al solito si è mossa in autonomia, il centro finanziario europeo che era a Londra».

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Rai, al via la nuova tv di Stato: due donne al comando. Oggi le candidature al cda

venerdì, Aprile 30th, 2021

di Mario Ajello

Chi conosce bene Tinny Andreatta assicura: «In Rai tornerebbe di corsa». Anche a costo di guadagnare meno di quanto prende ora a Netflix. E tra Palazzo Chigi e Mef, dove si cominciano a disegnare i nuovi vertici della tivvù pubblica, la carta Tinny è la prima del mazzo per quanto riguarda la carica di amministratore delegato. Che sarà, secondo la strategia del governo, o un interno Rai o comunque qualcuno che già conosca la Rai. Non si vuole incappare nell’errore fatto con Antonio Campo Dall’Orto e con Fabrizio Salini, due marziani che a Viale Mazzini non sono riusciti mai davvero ad atterrare. La Andreatta dalla Rai proviene, e il suo ritorno farebbe felice Enrico Letta. Ma anche Carlo Nardello, che Luigi Gubitosi si è portato in Tim, ha un passato alla direzione di RaiCom ed è anche per questo che la società di cacciatori di teste Egon Zehndr, a cui ci si è rivolti per la selezione, ha fatto tra gli altri il suo nome. Come scelta interna, il nome più gettonato è quello di Paolo Del Brocco, manager di comprovata esperienza attualmente alla guida di RaiCinema e stimato a largo raggio.

LE SCADENZE
Quel che è certo è che oggi scade il termine per la presentazione delle candidature in Cda. Poi il governo a fine giugno indicherà i suoi due rappresentanti che andranno a fare l’ad e il presidente. Si potrebbe profilare per la prima una coppia di donne al vertice della Rai: con Andreatta capo azienda, particolarmente gradita a Draghi e al mondo Pd, e Paola Severini Melograni presidente di garanzia, sostenuto politicamente in maniera trasversale e con molte aderenze nel mondo cattolico e laico del terzo settore. Per questo ruolo salgono anche le quotazioni dell’economista Alberto Quadrio Curzio, considerato nelle grazie di Draghi. Ai partiti spetta l’indicazione politica dei componenti del Cda. Il Pd è pronto a rinunciare a Rita Borioni, per un’altra donna: Silvia Costa, data in quota Franceschini. M5S nel caos anche sulla Rai e comunque stanno cercando un professore universitario, o preferibilmente una professoressa. Una delle prime scelte di Conte neo-leader sarà proprio per il Settimo Piano. Riccardo Laganà si è ricandidato come rappresentante dei dipendenti. Intoccabile Giampaolo Rossi, vero conoscitore dell’azienda a detta anche degli avversari, vicino a Fratelli d’Italia e quindi sarebbe l’unico rappresentate dell’opposizione dentro l’azienda. La Lega si agita assai (esempio non vuole cedere la guida della Tgr dove ha direttore e condirettore, e vedrebbe bene come ad un’altra donna: Elisabetta Ripa di Open Fiber) punterà di nuovo sul consigliere uscente Igor De Biasio.

In ogni caso i giochi sono solo all’inizio. Ma la consapevolezza di tutti, o almeno di quelli che amano l’azienda o di chi come il governo la vuole risanare, è che la Rai è all’ultima spiaggia: se si sbaglia la scelta dei vertici questa volta, in presenza di numeri di bilancio non buoni per calo della pubblicità e per l’infruttuosità degli oneri derivanti dal contratto di servizio che manderebbero in rosso qualsiasi azienda normale, il declino già abbondantemente cominciato diventerebbe irreversibile, considerando il rafforzamento della concorrenza. Per rafforzare il pacchetto di guida in Rai, sono due i nomi che si fanno come direttore generale: l’attuale Alberto Matassino ma con deleghe rafforzate o Marcello Ciannamea, ben visto anche nel centrodestra che avrebbe la delega sul prodotto editoriale.

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Cartelle, ecco la proroga: un mese in più per tutti. A giugno rientro soft del debito per chi ha perso il 30%

venerdì, Aprile 30th, 2021

di Michele Di Branco

Ancora un mese di stop. Ieri il governo ha approvato il decreto proroghe congelando però, per qualche giorno, la questione fiscale. Ma l’orientamento dell’esecutivo appare ormai chiaro: far slittare nuovamente l’invio delle cartelle esattoriali (bloccate ormai dall’8 marzo 2020) la cui sospensione, stabilita attraverso il decreto Sostegni, termina oggi.

I RISCHI

Senza un ennesimo rinvio, 35 milioni di atti esecutivi riprenderebbero ad essere inviati ai contribuenti a partire da lunedì 3 maggio. Una prospettiva che, in tempo di pandemia e di crescenti difficoltà economiche per famiglie e imprese, allarma la maggioranza che sostiene il premier Mario Draghi.

Per questa ragione si rafforza l’ipotesi che, all’interno del decreto Sostegni-bis, venga inserita una norma che, appunto, posticipi al 31 maggio la ripresa dell’attività di riscossione delle tasse. Questa scelta, considerato che il decreto arriverà tra alcune settimane, verrebbe anticipata da una comunicazione del ministero dell’Economia nel corso di questo fine settimana. L’accordo politico, su questo delicato dossier, è stato già raggiunto anche se non tutta la maggioranza sarebbe d’accordo nel proseguire con la sospensione tout court.

LA SOLUZIONE

Tra i partiti del centrosinistra c’è infatti chi sarebbe più favorevole ad una ripresa morbida della riscossione, con un occhio di riguardo per chi ha maggiormente sofferto della crisi pandemica e riportato maggiori perdite. La sintesi potrebbe appunto consistere in una sospensione di un mese per tutti, per poi definire un meccanismo di rientro dai debiti tributari agevolato per chi rientra tra i beneficiari dei ristori. Vale a dire quei soggetti che hanno accusato perdite superiori al 30%. Che la scelta ricada su una proroga totale o parziale (Lega e Forza Italia spingono per un congelamento fino al 31 luglio), ci sarà comunque da fare i conti con stringenti vincoli di bilancio, considerato che il decreto Sostegni ha a disposizione una dote di appena 550 milioni e il rinvio delle cartelle andrebbe ad assorbirla quasi interamente. Con il nuovo stop alla riscossione (ma gli avvisi bonari sono ripresi dal 1° aprile) verrebbero nuovamente congelati i carichi affidati all’agente della riscossione e dei pignoramenti su stipendi e pensioni. Con la proroga si bloccherebbero infatti non solo le cartelle esattoriali, ma anche gli accertamenti esecutivi, i fermi e gli avvisi di addebito Inps.

LE RATE

Tutto confermato sul fronte della rottamazione e del saldo e stralcio: per non perdere i benefici della definizione agevolata, chi è in regola con i versamenti del 2019 deve effettuare entro il 31 luglio 2021 il pagamento delle rate previste e non ancora versate nel 2020. Il pagamento delle rate previste nel 2021, invece, dovrà avvenire entro il 30 novembre 2021. Se il pagamento avverrà oltre i termini previsti (la legge consente ulteriori 5 giorni di tolleranza) o per importi parziali, si perderanno i benefici della misura. Quanto al condono delle cartelle esattoriali 2000-2010 fino a 5 mila euro di importo per chi ha un reddito inferiore a 30 mila euro, introdotto dal decreto Sostegni, non dovrebbero esserci modifiche in sede di conversione.

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