Archive for Aprile, 2021

La rabbia di Miguel

martedì, Aprile 13th, 2021
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di   Massimo Gramellini

L’intervista con cui un torvo Miguel Bosé si è riaffacciato al mondo per contrapporsi al mondo dopo anni di sopportabile assenza ci ha lasciati un po’ tutti senza fiato. Qualcuno dirà: perché dare importanza ai deliri di un cantante di musica leggerissima, e neanche tra i più memorabili? Perché fa parte del carico nostalgico di un paio di generazioni. Perché è stato l’idolo di tanti adolescenti e il genero di tutte le mamme. Ogni cosa in lui sembrava illuminata: il sorriso accattivante, i movimenti da bullo buono. E poi il fascino di quei lombi mitologici, madre diva e padre torero, la versione moderna di Arianna e Teseo. Da quelle premesse di luce si è arrivati a questo signore oscuro, convinto di essere in missione per conto di Io. Un negazionista che non si limita a non indossare la mascherina, ma pretende che non la indossi nemmeno l’intervistatore. Un complottista che appena gli si chiede di argomentare le sue allusioni risponde: «Non mi sento il detentore della verità. È ciò che dico la verità!». Un fanatico che quando lo si invita a portare rispetto per i morti della pandemia, arrovescia gli occhi e urla: «Se una cosa provoca morte, perché dovrei rispettarla di più?».

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Covid, gli effetti del virus in chi è guarito: rischio ricadute su pazienti di ogni età

martedì, Aprile 13th, 2021

di Sergio Harari

Non si vede ancora la fine della pandemia che già un altro peso, non meno imponente, si affaccia all’orizzonte, quello dei cosiddetti «long Covid», ovvero degli effetti a lungo termine dell’infezione su chi ha superato la fase acuta. Un recente studio pubblicato sul British Medical Journal presenta dati sui quali sarà bene riflettere per tempo e con attenzione. Nella ricerca inglese sono stati messi a confronto 47.780 soggetti dimessi per SARS CoV 2 dagli ospedali di quel Paese durante la prima ondata con la popolazione generale, bilanciando per età, sesso, etnia e vari fattori di rischio. I risultati sono preoccupanti: il 29,4% dei pazienti ospedalizzati per Covid ha avuto entro 140 giorni dal primo almeno un altro, successivo, ricovero, e di questi il 12,3% è deceduto. Non solo, il rischio di sviluppare problemi respiratori in chi era stato ricoverato una prima volta per Covid rispetto alla popolazione generale era moltiplicato per 6 (il 30% dei dimessi ha sviluppato disturbi polmonari), quello di sviluppare diabete per 4,8, problemi importanti cardio-vascolari per 4,8, di sperimentare malattie renali di 1,5 e epatiche di 0,3. I danni non erano circoscritti solo a chi aveva più di 70 anni, anche i più giovani pagavano un caro prezzo all’infezione virale. E questo non è l’unico studio che segnala numeri e percentuali di questo tipo; sebbene quelli pubblicati in precedenza si riferissero a casistiche numericamente meno importanti, i dati non erano significativamente diversi.

In una recente indagine effettuata su 1.775 veterani americani che erano stati ricoverati per Covid-19, è risultato che il 20% è andato incontro a un secondo ricovero e il 9% di questi è deceduto entro due mesi dalla dimissione. Un’altra ricerca statunitense ha documentato come chi ha subito un ricovero per questa malattia virale abbia un rischio molto aumentato di sviluppare problemi renali, diabete, ictus, embolie polmonari, miocarditi e altro ancora. L’insieme delle nostre attuali conoscenze conferma quindi che il SARS CoV 2 non causa danni solo ad alcuni organi come i polmoni ma è una vera propria malattia sistemica che coinvolge tutto l’organismo e che le ripercussioni possono registrarsi anche a distanza di settimane e mesi dal superamento della fase più acuta. E tutto questo limitandosi solo ai malati che hanno avuto un ricovero, senza considerare tutti quelli che hanno sviluppato la malattia in forma più lieve e si sono curati a domicilio ma del cui futuro di salute nulla ancora sappiamo. Infatti sono ancora pochissimi gli studi sugli effetti a lungo termine dell’infezione su questa popolazione. Un interrogativo di salute che potrebbe avere importanti ripercussioni, considerate le decine di milioni di casi registrati in tutto il mondo.

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Vaccino Covid, in Italia «45 milioni di dosi per giugno»: Figliuolo aggiorna il piano

martedì, Aprile 13th, 2021

di Fiorenza Sarzanini

La rassicurazione arriva a metà pomeriggio, al termine dell’ennesimo giro di contatti e videoconferenze con i manager delle case farmaceutiche: i tempi delle consegne saranno rispettati. Il generale Francesco Paolo Figliuolo incassa l’impegno dei rappresentanti di Janssen e Pfizer, poi va dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Mentre si apre il fronte con i governatori, il piano vaccinale viene aggiornato sulla base dei prossimi arrivi, ma l’intenzione è quella di mantenere la tabella di marcia fissata. E anche se non riuscirà a raggiungere subito la quota di 500mila vaccinazioni al giorno che aveva promesso, l’alto ufficiale chiamato dalla politica a gestire l’immunizzazione degli italiani ostenta sicurezza: «A fine maggio saremo comunque in grado di passare alle categorie produttive per far ripartire il Paese. Lo dicono i numeri: nel trimestre che va da aprile a giugno avremo 45 milioni di dosi, vuol dire 15 milioni al mese. È la quantità giusta».

Ma al presidente della Campania Vincenzo De Luca che annuncia di voler vaccinare «altre categorie oltre agli over 80», Figliuolo risponde: «Sbaglia chi pensa di poter trascurare anziani e fragili. Anche io voglio riaprire l’Italia, ma soltanto quando avrò messo al sicuro chi rischia la vita». Nei suoi uffici di via XX settembre a Roma, nel palazzo del ministero della Difesa, si rifanno i calcoli, si controllano i dati relativi agli arrivi previsti e alle scorte che ogni Regione deve custodire per garantire le seconde dosi. Convinti che con l’arrivo della bella stagione, anche le isole «Covid-free» — motivo di polemica e scambi di accuse — alla fine diventeranno realtà. «Questione di numeri — afferma sicuro il generale — e io sono sicuro di non sbagliare».

I nuovi arrivi

La settimana cruciale è quella che va dal 15 al 22 aprile. Una nota ufficiale diramata ieri scansiona le consegne: «Sono oltre 4,2 milioni i vaccini che verranno complessivamente consegnati tra il 15 e il 22 di aprile alle strutture sanitarie delle Regioni. È prevista la distribuzione di oltre tre milioni di Pfizer suddivisi in due mandate di 1,5 milioni, circa mezzo milione di Vaxzevria (Astrazeneca), oltre 400 mila di Moderna, e di più di 180 mila di Janssen (Johnson & Johnson)». Vuol dire, appunto, 315mila dosi inoculate ogni giorno. Vuol dire che bisogna fare di più, avere la certezza che le consegne siano davvero «spalmate» e non essere concentrate alla fine di ogni mese quando sarebbe impossibile riuscire a rispettare i tempi previsti.

Le dosi aggiuntive

Ecco perché si deve fare pressione sulle case farmaceutiche, obbligarle a rispettare i contratti stipulati con l’Unione europea ma soprattutto gli impegni presi con l’Italia. Durante la riunione convocata ieri dal presidente del Consiglio, Figliuolo ha aggiornato il governo sui prossimi passi. Puntando sulla settimana dal 22 al 30 aprile quando è prevista la consegna di altre 4 milioni di dosi. E quando — questa è la promessa ricevuta dalle case farmaceutiche — il nostro Paese potrebbe ricevere una quota aggiuntiva: circa 400 mila dosi da Janssen, che ha il pregio della dose unica, e almeno un altro milione da Pfizer. È la messa in sicurezza ritenuta necessaria per rassicurare le Regioni e soprattutto i cittadini. Anche tenendo conto delle rinunce per chi doveva ricevere AstraZeneca, che in alcune aree del Paese — soprattutto al Sud — stanno diventando un problema. Per questo il commissario ha messo nero su bianco i nuovi conti: tra il 15 e il 30 aprile ci saranno a disposizione oltre 8 milioni di dosi, «se le Regioni rispetteranno i tempi previsti non lasceremo indietro nessuno». Comunque bisogna correre, recuperare il ritardo perché finora circa 9,2 milioni di italiani, pari al 15,4%, ha ricevuto almeno una dose (di cui circa 4 milioni la seconda). Di questo passo il 70% della popolazione sarebbe vaccinato a dicembre e non agli inizi di settembre come aveva annunciato. Ma anche su questo Figliuolo dice di essere tranquillo: «Tra luglio e settembre avremo 84 milioni di dosi. Non ci sarà alcuno slittamento».

I governatori

Quello con i presidenti di Regione è un rapporto certamente complicato, minato da mille difficoltà. E se le Regioni del Nord sono riuscite a mettersi in pari, al Sud rimangono ancora moltissimi problemi. Lo scontro con De Luca è pubblico ed eclatante, con altri la discussione è aperta, non sempre facile. Molti, troppi sono ancora indietro. Con l’assessore alla Salute del Lazio Alessio D’Amato che minaccia di sospendere la somministrazione «perché non abbiamo le scorte e dobbiamo garantire la seconda dose», Figliuolo ha avuto «diversi colloqui, anche perché si tratta di una delle Regioni che stanno meglio e non c’è alcuna emergenza, anzi». Sono continui pure i contatti con il governatore della Sicilia Nello Musumeci che vorrebbe vaccinare gli abitanti delle isole «ma deve attenersi alla direttiva che impone di procedere per fasce d’età nella consapevolezza che saranno soddisfatte tutte le esigenze».

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Covid, “oltre un milione di morti in Europa” | Schizzano i prezzi per i nuovi contratti sui vaccini

martedì, Aprile 13th, 2021

Secondo France Presse, in Europa ci sono stati oltre un milione di morti dall’inizio dell’epidemia di Covid. L’Europa è l’area più colpita del mondo davanti ad America Latina e Nord America. I 52 Paesi e territori della regione (che a est arriva fino all’Azerbaigian e alla Russia) totalizzano 1.000.228 decessi su 46.496.560 casi davanti ad America Latina e Caraibi (832.577 morti e 26.261.006 casi) e a Usa e Canada (585.428 decessi e 32.269.104 casi).

Gli affari colossali delle case farmaceutiche Intanto, mentre scienziati e governi monitorano l’efficacia nel tempo dei diversi vaccini anti-Covid, la loro sicurezza e l’impatto sull’andamento dell’epidemia, una cosa è già sicura: per le aziende produttrici è un affare colossale e potrebbe continuare ad esserlo ancora a lungo se – come si sente ripetere con crescente insistenza – per conservare un’immunità contro il coronavirus saranno necessari richiami periodici o vaccini modificati contro nuove possibili varianti.

Schizzano i prezzi dei contratti sui vaccini Già nelle scorse settimane la Pfizer aveva evocato un aumento dei prezzi in una seconda fase. Questo balzo in alto sembra ora confermato dalle prime indiscrezioni su un negoziato in corso tra l’Ue e il colosso farmaceutico per una fornitura fino a 1,8 miliardi di dosi nel periodo 2022-2023. Ad anticipare il prezzo su cui ci si starebbe mettendo d’accordo a Bruxelles è stato il premer bulgaro Boyko Borissov. Dai circa 12 euro iniziali a dose si arriverebbe ora a 19,5 euro. Un prezzo confermato all’agenzia Reuters da un funzionario europeo coinvolto nei colloqui, anche se ufficialmente la Commissione Ue rifiuta di entrare nel merito delle cifre. Pur confermando la necessità di procacciarsi circa 2 miliardi di dosi “per far fronte alle varianti e alla necessita’ di vaccinare bambini e ragazzi”. I conti li ha fatti invece Borissov secondo cui l’aumento del prezzo potrebbe costare “approssimativamente almeno 18 miliardi di euro”.

Le parole del dirigente Pfizer A metà marzo, d’altronde, era stato un dirigente Pfizer di alto rango, il Chief Financial Officer Frank D’Amelio, a sottolineare parlando agli investitori alla conferenza virtuale Barclays Global Healthcare che nell’attuale fase la domanda e i prezzi “non sono guidati da normali condizioni di mercato”. Una situazione destinata tuttavia a cambiare, a suo parere: “Come ci muoviamo da una una situazione pandemica a una endemica – aveva detto -, le normali forze di mercato inizieranno a manifestarsi” e “la consideriamo, francamente, un’opportunità significativa per il nostro vaccino dal punto di vista della domanda e dei prezzi”. Per intavolare il suo negoziato sulle dosi per il 2022-23 la Commissione europea avrebbe individuato Pfizer-BionTech dato che il loro vaccino è a tecnologia mRNA (ritenuta più efficace dall’Ema) e dato che al momento l’azienda è quella con maggiore capacità produttiva, grazie allo stabilimento tedesco di Marburgo.

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Fukushima, Tokyo dà il via libera al rilascio in mare dell’acqua contaminata

martedì, Aprile 13th, 2021

Il governo giapponese ha deciso di rilasciare nell’Oceano Pacifico l’acqua contaminata fino ad oggi impiegata per raffreddare i reattori danneggiati dall’incidente nucleare di Fukushima. E’ stato il premier Yoshihide Suga a comunicarlo, nonostante la netta opposizione dell’opinione pubblica, dell’industria della pesca e dei rappresentanti dell’agricoltura locale. Lo sversamento inizierà tra due anni. 

Suga ha incontrato i membri dell’esecutivo, incluso il ministro dell’Industria Hiroshi Kajiyama, per formalizzare la decisione, che arriva a 10 anni esatti dalla catastrofe del marzo 2011. La manutenzione giornaliera della centrale di Fukushima Daiichi genera l’equivalente di 140 tonnellate di acqua contaminata, che, nonostante venga trattata negli impianti di bonifica, continua a contenere il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno.

Poco più di mille serbatoi si sono accumulati nella area adiacente all’impianto, l’equivalente di 1,25 milioni di tonnellate di liquido, e secondo il gestore della centrale, la Tokyo Electric Power (Tepco), le cisterne raggiungeranno la massima capacità consentita entro l’estate del 2022. Proteste contro lo sversamento dell’acqua in mare sono state espresse in passato anche dai paesi vicini, tra cui la Cina e la Corea del Sud. Nel febbraio dello scorso anno, durante una visita alla centrale, il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Rafael Grossi, aveva ammesso che il rilascio dell’acqua nell’Oceano Pacifico sarebbe in linea con gli standard internazionali dell’industria nucleare.

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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 12 aprile: 9.789 nuovi casi e 358 morti

lunedì, Aprile 12th, 2021

di Paola Caruso

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 12 aprile: 9.789 nuovi casi e 358 morti

Sono 9.789 i nuovi casi di coronavirus in Italia (ieri sono stati +15.746, qui il bollettino). Sale così ad almeno 3.779.594 il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall’inizio dell’epidemia. I decessi odierni sono 358 (ieri sono stati +331), per un totale di 114.612 vittime da febbraio 2020. Le persone guarite o dimesse sono complessivamente 3.140.565 e 18.010 quelle uscite oggi dall’incubo Covid (ieri +15.486). Gli attuali positivi — i soggetti che hanno il virus — risultano essere in tutto 524.417, pari a -8.588 rispetto a ieri (-80 il giorno prima), in flessione dal 6 aprile. La flessione degli attuali positivi di oggi — con il segno meno davanti — dipende dal fatto che i guariti, sommati ai decessi, sono in numero maggiore rispetto ai nuovi casi.

I tamponi e lo scenario

I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 190.635, ovvero 62.465 in meno rispetto a ieri quando erano stati 253.100. Mentre il tasso di positività è 5,1% (l’approssimazione di 5,13%): vuol dire che su 100 tamponi eseguiti, più di 5 sono risultati positivi; ieri era 6,2%. Qui la mappa del contagio in Italia.

Meno contagi in 24 ore rispetto a ieri. È l’effetto di meno tamponi, come ogni lunedì. Oggi, infatti, si registra il numero minimo di test della settimana (sono le analisi processate durante la domenica). Bene il rapporto di casi su tamponi che scende al 5,1% dal 6,2% precedente. In genere, questa percentuale tende a salire con meno test e invece oggi non avviene. Per esempio, lo scorso lunedì (5 aprile, Pasquetta) sono stati registrati +10.680 casi con un tasso di positività del 10,4%. Dal confronto tra 5 e 12 aprile — lo stesso giorno della settimana — ecco che si vede un timido miglioramento. I dati del lunedì sono comunque poco indicativi della situazione, in quanto risentono dei ritardi nel caricamento nel weekend, come ha sottolineato anche il governatore del Veneto, Luca Zaia.

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Il bianco e il nero, Orsina: “Conte è in difficoltà”. Ricolfi: “La Meloni può superare Salvini”

lunedì, Aprile 12th, 2021

Per la rubrica Il bianco e il nero, abbiamo interpellato il politologo Giovanni Orsina e il sociologo Luca Ricolfi sul futuro della politica italiana

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Francesco Curridori

Quando mancano ormai meno di due anni alla fine della legislatura, i partiti sono alle prese con grandi ristrutturazioni. Sul futuro della politica italiana, per la rubrica Il bianco e il nero, abbiamo interpellato il politologo Giovanni Orsina, direttore della Luiss School of Government e il sociologo Luca Ricolfi, Presidente e responsabile scientifico della Fondazione David Hume.

Nel 2023 la sfida sarà tra Conte e Meloni oppure tra Letta e Salvini?

Orsina: “Butto la palla in corner e le dico che la sfida sarà tra un’alleanza tra Conte e Letta e un’alleanza tra Salvini e Meloni perché non credo che nessuno di questi sarà in grado di occupare da solo o tutta la destra o tutta la sinistra. Non credo che nessuno di loro avrà la possibilità di sopravanzare l’altro. Tra tutti, quello che è più in difficoltà è Conte e credo che lui sia un passo indietro rispetto agli altri perché la trasformazione del M5S sarà effettivamente molto difficile. Gli altri saranno tutti presenti, ma difficilmente avranno la possibilità di monopolizzare da soli il proprio schieramento. Nel centrodestra vedo una diarchia Meloni-Salvini, ma al momento è difficile fare previsioni su chi sopravanzerà chi. Molto dipenderà da come andrà il governo Draghi”.

Ricolfi: “E se fosse tra Letta e Meloni? Dopo tutto Letta è la faccia ragionevole della sinistra, Meloni è la faccia ragionante della destra”.

Enrico Letta riuscirà nel suo intento di costituire un nuovo Ulivo, basato su un’alleanza organica tra Pd e M5S?

Orsina: “Secondo me, alla fine, quell’alleanza si farà, soprattutto se resta l’attuale legge elettorale. L’Ulivo è una formula da legge maggioritaria. Se la legge dovesse cambiare, il nuovo Ulivo si smonterebbe e ciascuno andrebbe per conto suo. Se, invece, come appare molto probabile, resterà una quota maggioritaria, allora Pd e Cinquestelle non avranno alternative: dovranno fare una coalizione sennò non avranno chances nei collegi uninominali. Un’alleanza ci sarà, ma i due partner avranno la difficoltà di distinguersi l’uno dall’altro. Il M5S a guida Conte, infatti, è un partito di centrosinistra moderato che non si capisce in cosa possa distinguersi dal Pd”.

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IlGiornale.it cambia faccia, ma non l’anima

lunedì, Aprile 12th, 2021
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Alessandro Sallusti

Chiedo scusa se oggi parliamo di noi, della grande famiglia de Il Giornale, come il fondatore Montanelli chiamava i suoi lettori che dovevano essere – lo scrisse nel primo numero – un tutt’uno con la redazione. Oggi il nostro sito web ilgiornale.it cambia carrozzeria e motore, non certo l’anima che lo ha portato negli anni a diventare un solido punto di riferimento nel panorama dell’informazione online italiana e internazionale.

Chi l’avrebbe detto – non certo io – che quei quattro colleghi disperati mandati a esplorare le praterie del web all’inizio di questo secolo in breve avrebbero smesso i panni dei pionieri per diventare parte fondamentale e in alcuni casi portante della civiltà dell’informazione. Eppure è andata così e chissà quante altre sorprese ci attendono nei prossimi anni.

Così come un giornale non è uguale a un altro, neppure i rispettivi siti lo sono, e noi siamo molto orgogliosi del nostro, della sua capacità di leggere ciò che accade e dell’originalità nel raccontarlo. Ma uno strumento moderno è condannato a inseguire la modernità più di quanto lo siano quelli tradizionali. Cambiare un sito è un po’ più complicato che cambiare la grafica di un giornale cartaceo, significa mettere mano ai complicati algoritmi (le tabelline di una volta) che sovrintendono alla compilazione delle pagine, alla velocità e semplicità di consultazione e lettura. Dietro un nostro click c’è un mondo complicato e ai più – sicuramente a me – sconosciuto.

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Covid, lo studio israeliano: la variante sudafricana «buca» il vaccino Pfizer

lunedì, Aprile 12th, 2021

di Cristina Marrone

La variante del coronavirus scoperta per la prima volta in Sud Africa è in grado di «bucare», almeno in parte, la protezione indotta dal vaccino Pfizer-BioNTech secondo un nuovo studio israeliano realizzato dall’università di Tel Aviv e dall’istituto Clalit, non ancora sottoposto a revisione paritaria. In Israele è strato utilizzato quasi esclusivamente proprio il vaccino Pfizer per vaccinare milioni di cittadini (sono circolate pochissime dosi di Moderna).

Lo studio

I ricercatori hanno esaminato quasi 400 persone che erano risultate positive al Covid-19 dopo aver ricevuto almeno una dose di vaccino e li hanno confrontati con lo stesso numero di persone infette e non vaccinate. Gli scienziati hanno scoperto che la prevalenza della variante Sudafricana (B.1.351) tra i pazienti che avevano ricevuto due dosi di vaccino era circa otto volte superiore rispetto alla popolazione non vaccinata. Sebbene il numero di soggetti esaminati sia limitato, il risultato è ritenuto indicativo.

La variante viola la protezione del vaccino

«Ci saremmo aspettato solo un caso di variante sudafricana, ne abbiamo trovati otto», ha detto la professoressa Adi Stern, che ha guidato la ricerca, al quotidiano The Times of Israel. La variante sudafricana, paragonata al ceppo originale e alla variante inglese, «è in grado di violare la protezione del vaccino» anche se servono ulteriori studi per un quadro più preciso. «Riteniamo comunque – scrive la scienziata su twitter – che la ridotta efficacia si verifichi solo in un piccolo lasso di tempo. Nessun caso di B.1.351 si è verificato dopo 14 giorni dalla seconda dose». Gli otto casi sono concentrati entro i 7 giorni dalla seconda dose. Inoltre gli scienziati hanno osservato che la variante sudafricana non si diffonde in modo efficiente per questo è importante vaccinare il più velocemente possibile per far crollare il numero di contagi. Il professor Ran Balicer, direttore delle ricerche al Clalit, ha definito l’indagine «molto importante». «È il primo studio al mondo (indipendente, ndr) basato su dati reali e mostra che il vaccino è meno efficace contro la variante sudafricana in confronto al virus originale e alla variante britannica» che ha circolato in Israele.

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Roma, scontri al sit-in «IoApro» in piazza San Silvestro, bombe carta e fumogeni: «Dignità, togliete il casco»

lunedì, Aprile 12th, 2021

Scontri e bombe carte nel centro di Roma, alla manifestazione di piazza San Silvestro dove 800 manifestanti del settore delle palestre e della ristorazione stanno protestando contro le chiusure. Lancio di oggetti contro gli agenti, mentre i manifestanti sono schierati, pronti all’attacco. E le forze dell’ordine rispondono con gli idranti. Un gruppo nutrito di partecipanti al sit-in è arrivato a piazza San Lorenzo in Lucina, davanti al cordone della polizia. Urla: «Libertà! Siamo pronti alla guerra». Una sessantina di persone sono riuscite ad arrivare all’angolo con via di Montecitorio.

Blindati in varie strade, transenne e strade chiuse attorno a Montecitorio. Centro storico di Roma blindato per quello che è un corteo non autorizzato lanciato dal movimento IoApro.

I manifestanti radunati a piazza San Silvestro intonano cori, urlano «Libertà, libertà». «Non siamo partite Iva, siamo persone, siamo famiglie – dice un ristoratore arrivato da Napoli – non siamo delinquenti, siamo persone che lavoravano 14 ore al giorno». Mentre un altro aggiunge: «Ci negano anche il diritto di manifestante. È stata un’impresa arrivare qui». Molti i manifesti funebri annunciano intanto la morte di palestre e piscine, oltre ai cartelli con la scritta «Dalla padella di Conte alla brace di Draghi» e «Siamo tutti un autogrill». Un pullman diretto al sit-in non autorizzato è stato fermato dalla polizia per un controllo al casello di Roma Nord. A bordo c’erano 39 persone, tutte identificate.

Altre tredici dirette al sit in organizzato sono state bloccate dalle forze dell’ordine alla stazione Termini e identificate. Provenivano dalla Sicilia. Intanto è cambiato il programma degli organizzatori: hanno scelto piazza San Silvestro come luogo di ritrovo per poi dare vita ad un corteo verso Montecitorio. L’intenzione è quella di raggiungere il Pantheon dove è in corso un’altra protesta.

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