Archive for Aprile, 2021

Salvini e Orbán hanno un obiettivo: spostare a destra il Ppe

venerdì, Aprile 2nd, 2021
(LtoR) Polish Prime Minister Mateusz Morawiecki, Hungarian Prime Minister Viktor Orban and Italian senator...
(LtoR) Polish Prime Minister Mateusz Morawiecki, Hungarian Prime Minister Viktor Orban and Italian senator and head of the Lega Nord (Northern League) party Matteo Salvini pose for photos after addressing a press conference after talks in Budapest on April 1, 2021. – Fresh from his party’s exit out of the centre-right European People’s Party (EPP), nationalist Hungarian Prime Minister Viktor Orban on April 1, 2021 welcomed Polish and Italian populists as he explores new alliances. (Photo by Attila KISBENEDEK / AFP) (Photo by ATTILA KISBENEDEK/AFP via Getty Images)

“Salvini è nostro eroe perché da ministro ha fermato i migranti”, dice Viktor Orbán al termine del vertice di Budapest con il leader della Lega e il premier polacco Mateusz Morawiecki. Ma le lusinghe del premier ungherese verso Matteo Salvini non sono la novità dell’incontro a tre. La novità è che il leghista sia riuscito, tramite l’amico Orbán, a ottenere ‘udienza’ con Morawiecki, esponente del Pis di Jaroslaw Kaczynski. I tre annunciano un progetto di lunga gittata, dicono di puntare al “rinascimento europeo”, intanto puntano a ipotecare il Ppe spingendolo più a destra. Ma, per capire, vale la pena chiedersi: cosa è cambiato dal gennaio 2019, quando Kaczynski accettò di incontrare Salvini a Varsavia ma respinse con decisione il suo invito a formare un gruppo unico di sovranisti al Parlamento europeo, per via dei suoi legami con Putin?

In Polonia ancora se lo ricordano, tanto che Morawiecki è finito nel mirino dell’opposizione per la sua trasferta a Budapest. “Invece di dare spiegazioni alla Commissione Europea sulle violazioni dell’indipendenza dei giudici, Morawiecki se ne va in Ungheria a giocare con gli ammiratori di Putin: Orbán e Salvini”, dice Borys Budka, deputato e presidente del partito ‘Piattaforma civica’, ex ministro della giustizia. Budka fa riferimento alla procedura aperta proprio ieri dalla Commissione Ue in Corte di giustizia europea per via della legge polacca che viola l’indipendenza della magistratura.

Ad ogni modo, nella sua nuova veste di sostenitore del governo Draghi, Salvini ha messo da parte i flirt politici con Mosca. In più, agli occhi del Pis, è diventato più degno di attenzione, proprio in quanto partner di uno dei governi più influenti in Europa in questo momento. E poi c’è il fatto che Kaczynski non può dire di no a Orbán, dati i rapporti stretti tra Polonia e Ungheria, i due governi dell’est che a dicembre piantarono il veto contro il Recovery fund, mettendo alle strette il resto d’Europa e riuscendo a ottenere concessioni sul legame tra l’erogazione dei fondi e il rispetto dello stato di diritto. Bella forza, basata sulla debolezza delle democrazie liberali europee.

Ora Orbán è fuori dal Ppe. Con il bagaglio dell’asse di ferro con la Polonia, cerca una nuova casa politica. Proprio come la Lega, cui il gruppo sovranista di ‘Identità e democrazia’, con Marine Le Pen, i tedeschi dell’Afd e il resto dell’ultra-destra europea, non calza più, da quando sostiene l’esecutivo Draghi. L’incontro di oggi a Budapest non annuncia un ingresso della Lega e di Fidesz nel gruppo dei Conservatori europei, dove ci sono i polacchi del Pis e gli eurodeputati di Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni presidente dei Conservatori europei e non proprio entusiasta di un eventuale arrivo dei leghisti. Del resto, non lo sarebbero nemmeno i polacchi, la cui delegazione verrebbe superata dai 27 europarlamentari del Carroccio: appena arrivati, si prenderebbero la presidenza.

No, il tentativo è un altro e fa leva su altre novità intervenute da quel lontano gennaio 2019, quando Salvini fu ricevuto da Kaczynski in una fredda Varsavia, con qualche manifestante che lo accolse con contestazioni per i suoi legami col Cremlino.

La novità più importante è la pandemia, che rischia di mandare gambe all’aria partiti e governi della Europa pre-covid, compresa la Cdu di Angela Merkel, in seria difficoltà in vista delle elezioni di settembre. Non a caso, la campagna vaccinale europea con tutte le sue falle è stata menu principale dell’incontro di oggi a Budapest.

L’altra novità è un Ppe che ha trovato la forza di mettere alla porta Fidesz per violazioni dello stato di diritto in Ungheria, ma presto rimarrà orfano della sua leader carismatica degli ultimi 15 anni: Merkel.

Orbán, Morawiecki e Salvini, al netto delle differenze sul rapporto con la Russia e delle contraddizioni che contraddistinguono qualsiasi alleanza tra sovranisti, puntano a inserirsi in questo vuoto: quello politico nel Ppe e quello di una Europa che potrebbe restare gravemente ‘offesa’ dalla pandemia, a meno di una iniziativa europeista forte e immediata che riesca a rinnovarne le istituzioni, a dare una ventata di aria fresca alle sue democrazie liberali che finora non si sono imposte sulle violazioni dei diritti nei paesi dell’est. L’obiettivo dei tre di Budapest è spostare a destra l’asse dei Popolari, tirarli verso un’alleanza con la destra piuttosto che con liberali e socialisti.

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M5S, Conte: «Non sarà un restyling, dobbiamo rifondare il Movimento»

venerdì, Aprile 2nd, 2021

di Emanuele Buzzi

«Neo Movimento»: lo chiama così più volte Giuseppe Conte nel suo esordio da leader Cinque Stelle. L’ex premier sottolinea, rimarca, ribadisce chiaramente che il suo intento è «rifondare il Movimento». «Non è un’operazione di restyling o marketing politico ma un’opera coraggiosa di rigenerazione, senza rinnegare il passato», dice Conte. L’ex premier parla da leader, dribbla i nodi del rapporto con Rousseau (che non viene mai citato, anche se critica alcuni limiti della democrazia diretta) e del tetto dei due mandati, ma chiarisce i paletti del suo progetto.

«Proporrò un nuovo Statuto», che non rinneghi un’organizzazione «leggera», ma «dobbiamo avere un chiaro assetto interno, con ripartizione inequivoca di competenze e ruoli, che ci aiuti a definire la linea politica e l’azione», dice Conte, che bacchetta le correnti («non abbiamo bisogno di associazioni varie»). Conte annuncia che scriverà con il contributo dei parlamentari una nuova carta dei valori M5S e che ha in mente una struttura innovativa, con un dipartimento per i rapporti con le formazioni politiche straniere e un centro di formazione permanente. Punti nevralgici che potrebbero essere riservati a chi è al termine dei due mandati. Conte ipotizza un respiro più internazionale per il «suo» M5S. E — con Beppe Grillo all’ascolto — chiede chiarezza alla piattaforma: «La democrazia digitale è frutto di una tecnologia, che non è neutra».E ancora: «Serve massima trasparenza» sul processo dei dati.

Poco dopo la fine del suo intervento, arriva l’endorsement di Luigi Di Maio, mentre tra deputati e senatori c’è qualche mugugno per avere «evitato i problemi». D’altronde, anche l’attesa del discorso di Conte è segnata dalle solite tensioni. Prima è arrivata la notizia dell’intervento visibile per tutti sui social network M5S. Un cambio di programmi dettato dalla «forte richiesta della base di poter ascoltare». Poi ai 400 partecipanti all’assemblea vengono comunicate istruzioni dettagliate sui tempi e la successione degli interventi. Ma l’obiettivo a molti sembra sia quello di blindare la riunione da interventi su temi controversi: «Stasera la discussione verterà quindi sulla prospettiva politica del Movimento e si dovrà cercare di rimanere nell’ ambito della discussione in oggetto». Parole che incendiano gli animi di un gruppo di parlamentari alla prima legislatura decisi a chiedere chiarimenti sul tetto dei due mandati.

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Il video che incastra Walter Biot: era in contatto coi russi da cinque mesi

venerdì, Aprile 2nd, 2021

di Fiorenza Sarzanini

Il video che incastra Walter Biot: era in contatto coi russi da cinque mesi

È seduto di fronte al computer, in mano ha uno smartphone. Inquadra la schermata e scatta decine di foto. Quando ha terminato estrae la scheda dal cellulare e la nasconde in una scatola. Poi si alza e va via. Eccolo il video che mostra il capitano della Marina Militare Walter Biot mentre spia documenti classificati per conto dei russi. È il 25 marzo 2021, una telecamera piazzata dai carabinieri del Ros nel suo ufficio alla Stato Maggiore di Difesa registra la sequenza. E lo incastra. Perché quella stessa schedina sarà ritrovata martedì 30 marzo addosso a Dmitrij Ostroukhov, il diplomatico di Mosca che lo aveva agganciato e pagato 5.000 euro per farsi consegnare le carte segrete. In tutto sono «181 foto di materiale in gran parte classificato come “riservatissimo” di cui 47 file “Nato secret” classificati come “segreti”».

La festa in ambasciata

L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice di Roma racconta soltanto l’ultimo brandello di una storia di tradimenti che in realtà sarebbe cominciata almeno cinque mesi fa. Biot viene avvicinato durante un ricevimento in ambasciata, ci vuole poco a capire che ha bisogno di soldi. Lo reclutano, lui si mette a disposizione. Gli specialisti del controspionaggio dell’Aisi, l’Agenzia per la sicurezza interna guidata dal generale Mario Parente, avvertono che nel comportamento di Ostroukhov c’è un interesse sospetto. E cominciano a monitorarlo. Scoprono così che incontra Biot sempre con le stesse modalità: prende la metropolitana fino all’Eur, scende e sale su un autobus, arriva a Spinaceto (periferia a sud di Roma) dove lo aspetta il «contatto» italiano. Fa alcuni giri a piedi per controllare di non essere pedinato poi sale sull’auto di Biot e insieme si fermano nel parcheggio di un supermercato. Non sa che nella macchina del capitano sono state piazzate cimici e telecamere. Non immagina che ogni movimento e parola vengano registrati.

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Tengo famiglia

venerdì, Aprile 2nd, 2021
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di   Massimo Gramellini

Alla ricerca di una giustificazione che lo rendesse meno odioso ai suoi connazionali e forse alla sua coscienza, il capitano di fregata e di fregatura Walter Biot ha spiegato di avere venduto segreti militari ai russi per motivi di famiglia. Il mutuo per la casa e il mantenimento della prole, tra cui una figlia che sta poco bene. Più o meno le stesse parole usate dalla moglie, che all’elenco ha aggiunto i quattro cani e le rate della palestra (ai tempi del Covid si pensava fosse chiusa). Messaggio sottinteso: Biot non ha tradito per comprarsi uno yacht, ma per salvaguardare il tenore di vita dei suoi cari. La famiglia come attenuante è un concetto squisitamente italiano, esasperato da una certa tv a ciglio umido. Se il capitano lo ha tirato in ballo è perché ci crede. E perché è convinto, con qualche ragione, che gli crederemo anche noi. Non tutti e non del tutto, ma «Tengo ª» è pur sempre lo slogan che Leo Longanesi proponeva di cucire sul tricolore: il movente insindacabile, la candeggina che smacchia ogni bruttura.

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Restituiamo il futuro ai giovani

venerdì, Aprile 2nd, 2021

di Carlo Verdelli

Le categorie ingannano. Se quelli che erediteranno l’Italia, bambini e adolescenti sotto i 18 anni, diventano una categoria, finiscono tutti in un sacco, dove si mischiano i ribelli senza causa delle risse per strada, i coscienziosi che resistono alle lezioni via computer, gli invisibili che una connessione per seguirle neanche ce l’hanno o è debolissima (4 su 10, stima per difetto), i piccoli che ormai hanno realizzato che non è più un gioco e sbattono come farfalle contro finestre che non si aprono. Le varianti del virus cominciano a colpire pure loro, i minorenni, passati indenni dalla prima ondata, quando la grande guerra è cominciata, e il generale Figliuolo, comandante in capo e in campo contro la pandemia, fa bene a chiamarla così, «guerra», che sarà pure improprio ma rende l’idea di una cosa che ci sta travolgendo con punte di cinquecento morti al giorno, ogni giorno, e guasti non tutti riparabili al nostro tessuto sociale, economico e anche morale. Nell’attesa e con la speranza ardente che l’arma finale dei vaccini riesca a dissolvere il nemico, tra i pezzi di Paese a cui si dovrebbe prestare la massima attenzione c’è proprio la Next Generation, che al di là dei buoni propositi corre il rischio di diventare Lost Generation, i figli perduti, come quelli dell’isola di Peter Pan. Se si abituano a isolarsi, se si deprimono, se si arrendono dentro, chi morderà il mondo al posto loro?

Vantiamo il record internazionale di chiusura delle scuole. Dal marzo 2020, 10 milioni 800 mila studenti italiani hanno perso il 25 per cento dei giorni di lezione, compromettendo due anni didattici: la coda lunga di quello scorso e la gran parte di questo. Una gelata invernale nella primavera della vita, con l’interruzione forzata della fioritura sia culturale sia sentimentale. Non si tratta di riaprire ovunque adesso, tanto per dire che si è ripartiti: la circolazione del virus e la lentezza, non solo nostra, nelle vaccinazioni, lo sconsigliano caldamente e bene fa il governo a resistere alle pressioni dei tanti che vorrebbero un suicida liberi tutti, in nome di diritti più che legittimi ma altrettanto legittimamente sospesi. La questione centrale è come dare una prospettiva seria ai reduci variamente giovani di questa devastazione da virus. E come compensare l’impoverimento educativo di cui sono vittime.

Piccoli reduci feriti. Come i tanti, sempre di più, che manifestano disturbi alimentari o depressioni o tendenze all’autolesionismo come risposta a una prolungata condizione innaturale. Come i 160 mila che, chiusa la mensa scolastica (dove c’è, perché nelle regioni e nei comuni meno ricchi, specie al Sud, il tempo pieno è una rarità), hanno perso la possibilità di un pasto decente al giorno, realtà documentata da un’inchiesta di Goffredo Buccini su questo giornale. Come gli oltre 850 mila (stima per difetto) che la didattica a distanza nemmeno l’hanno sperimentata, non avendo un dispositivo, computer-tablet-smartphone, per connettersi.

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Prenotazione vaccino Covid in Lombardia con Poste Italiane oggi al via. «Tutti immunizzati entro il 18 luglio»

venerdì, Aprile 2nd, 2021

di Stefania Chiale

Prenotazione vaccino Covid in Lombardia con Poste Italiane oggi al via. «Tutti immunizzati entro il 18 luglio»

C’è un nuovo portale, c’è una mappa di centri vaccinali massivi, c’è un calendario, con date e fasce d’età che offrono un orizzonte e risposte ai cittadini non ancora coinvolti nella campagna di immunizzazione contro il Covid. E c’è un obiettivo: il 18 luglio. Entro quella data, nel migliore degli scenari messi nero su bianco, contando sul rispetto delle consegne promesse dalla struttura commissariale nazionale, la Regione punta a inoculare a tutti i lombardi la prima (o unica: come sarà con Johnson & Johnson) dose. Se così non fosse, si slitterebbe al 20 ottobre: ma non gioverebbe a nessuno, tanto meno al piano targato generale Figliuolo. Perché senza la Lombardia a pieno regime, alle 500 mila somministrazioni al giorno l’Italia non arriva.

I centri massivi

Si parte con un giorno di anticipo rispetto a quando annunciato mercoledì: da stamattina, allo scoccare delle 8, i cittadini possono registrarsi — o meglio, prenotarsi direttamente — sul nuovo portale di Poste Italiane, creato specificatamente per Regione Lombardia (qui tutte le novità). Che così approda alla campagna di massa, con cui si pone l’obiettivo di immunizzare dal 12 aprile 6,6 milioni di lombardi. Strumento per arrivarci, oltre al nuovo portale, è la mappa, e la conseguenze capacità vaccinale, dei grandi centri massivi: «Sono 76 i centri vaccinali massivi — ha illustrato ieri il responsabile della campagna Guido Bertolaso — per 450 linee che saranno attive dal 12 al 30 aprile», e che garantiranno «65 mila dosi come massima somministrazione giornaliera».

Dal primo maggio, però, quando è stato «assicurato che ci saranno forniture maggiori di vaccini, avremo pronte — continua Bertolaso — oltre 1.000 linee, con una produzione quotidiana di oltre 144 mila dosi al giorno».

Le tappe

La campagna di massa procederà per fasce d’età. Si parte dai 75-79enni: sono loro i primi a potersi prenotare dalle 8 di stamattina. Per i 449.862 lombardi in questione la somministrazione andrà, con l’attuale disponibilità di dosi, alla velocità di 35 mila al giorno: inizierà il 12 e terminerà il 26 aprile. Secondo passaggio: il 15 aprile si apriranno le prenotazioni per 546.312 cittadini tra i 70 e i 74 anni. Siccome dopo il 15 aprile la Lombardia avrà ulteriori forniture, si pensa di poter salire a 65 mila somministrazioni al giorno: iniziando il 27 aprile, si terminerà con questa fascia d’età l’8 maggio. Se così non fosse, si andrà al 12 maggio.

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Autismo, una festa non serve a niente

venerdì, Aprile 2nd, 2021

gianluca nicoletti

Non voglio fare il guastafeste. Non mi sento veramente nello spirito di condividere bei pensieri questo due aprile. Sono almeno sei anni che mi arrabatto a creare clamore per la Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo. Oggi vorrei però turarmi occhi e orecchie e sperare che arrivi presto l’indomani.

Mi si dirà che sono un rompiscatole, un incontentabile, di cosa mi lamento? Mio figlio e qualche altro dei suoi compari alla fine saranno vaccinati, la Rai ieri sera si è illuminata di blu. Oggi si parlerà di noi in ogni tv. Soprattutto sarà data voce alle storie. Il casting dei genitori affranti, servono bambini prodigiosi che sappiano ballare, suonare, cantare e far di conto. Poi insegnanti modello, luminari illuminati. Qualche prete.

Conduttori e conduttrici già saranno pronti a fare la faccetta tristanzuola e compassionevole di fronte al nostro sconsolato esistere. Oggi grazie all’obbligatorio distanziamento almeno nessuno proverà ad abbracciarci, sappiano finalmente che noi non andiamo proprio in visibilio a essere maneggiati. Sappiano che i nostri figli fantasticamente belli e balzani, più che essere soffocati da “fiatella” e fard, avrebbero preferito che, dopo tanta commozione e afflato, per loro fosse cambiato qualcosa concretamente, dopo tutti questi anni che li abbiamo portati a spasso per talk e tele salottini. Non mi tiro indietro, non mi nascondo. Io sono stato il primo a fare del figlio autistico che ho in dotazione un brand. Ho scritto tre libri e fatto tre film su di lui. Ho speso fiumi di parole. Ho permesso a nugoli di assessori, sindaci, ministri e perfino Presidenti di accarezzargli il testone riccioluto, di fare la foto sorridente accanto alla sua faccia imperturbabile e a volte persino un po’ schifata. L’ho fatto perché pensavo che potesse servire a cambiare qualcosa della condizione miserrima in cui vivono tante altre famiglie come la mia, che non hanno la fortuna di poter scrivere, parlare ed essere ascoltate. Si, sarò stato anche ascoltato ma non è cambiato nulla e questo mi annichilisce e mortifica, sento di aver fallito e credetemi ho sbraitato veramente tanto e proprio ovunque.

Pochi giorni fa in Senato c’è stato chi ancora tirava fuori la facezia che dall’autismo si esce, che nella relazione in famiglia si gioca tutto, che asinelli e cavallucci fanno miracoli. Non ne posso più, pensavo che un po’ di cultura scientifica sulla neurodiversità in questi anni fosse circolata, ancora devo rispondere ai miei colleghi “genitori” che mi danno dell’infame perché ho fatto battaglie per vaccinare i nostri ragazzi. Ora più che mai.

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Camogli e quelle 100 bare inghiottite dal mare: “Così i nostri familiari sono morti due volte”

venerdì, Aprile 2nd, 2021

lodovico poletto

DALL’INVIATO A CAMOGLI (GENOVA). «Oggi no, non dipingo niente. Oggi penso. Al mio bambino che è lì in quel cimitero. La sua tomba è proprio sul confine: pochi metri più in là e c’è la montagna che è franata. C’è il mare e il vuoto. E io penso».

Ha un sorriso tirato dietro la mascherina e la pelle già bruciata dal sole, Maria Teresa, la pittrice che ha lo studio proprio sul porto. A quattro passi da dove i sommozzatori del Consubin, fino a ieri l’altro, portavano i sacchi coi resti trovati in mare. E i carri funebri li caricavano e andavano via, con la gente che guardava e si faceva il segno della croce. E piangeva: perché è uno strazio dell’anima veder arrivare dal mare questi resti di uomini e donne inghiottiti dalle onde in un pomeriggio di febbraio, il 22, un lunedì, quando il cimitero di Camogli è crollato. Portato via da una frana di cui tutti parlavano da anni, scivolato nell’acqua per colpa di una montagna che si sfaldava da anni, e che avevano provato a tenere insieme con delle reti d’acciaio. Ma la natura non si ferma con quattro cavi. La roccia, già fragile e spaccata è venuta giù di schianto, trascinando in mare una fetta di montagna, oltre che un pezzo di cimitero. E la memoria di almeno 300 persone. 

Chi ha visto racconta che il mare, quel pomeriggio, è rimasto colorato di giallo e marrone per ore. E spiega che il cimitero che s’affaccia sul golfo era un luogo di pace, il miglior posto che si possa immaginare come ultima dimora per chi di mare è campato, per chi ha navigato tutta la vita, e per chi da sempre diceva «seppellitemi lì, che possa guardare quei tramonti che mi hanno fatto innamorare». Trecento corpi s’è portato via il mare – si stima – e 350 sono i reperti recuperati. Pezzi di feretri e ossa. Qualche bara ancora intera, o con lo zinco ancora intero. Ma c’è chi stima che i corpi di cui, forse mai, si avranno tracce siano ancora un centinaio. E Camogli piange il suo passato. Si dispera. Polemizza. Accusa. In tanti pregano. E ogni persona che incontri è un viaggio nel dolore di chi non ha più un posto dove portare un fiore a un pezzo della sua storia. Oppure ti spiega con la semplicità di Marco Galassi, che lo dice chiudendo gli occhi come per afferrare un ricordo: «Mia mamma e morta due volte. Se n’era andata in fretta, tanti anni fa. Io andavo al cimitero a posare un fiore, a dire una preghiera quando passavo lì davanti. Come si fa con i vivi: entri dici ciao e te ne vai. Ecco, anche ora mia mamma se n’è andata via in un attimo. Di lei non mi resta più nulla». Lo dice alle sette di sera sulla passeggiata di questo borgo che è uno dei gioielli del Levante ligure. Un luogo di turisti e di pace. Con i pescatori che si ritrovano a parlare sul molo, dopo aver ormeggiato le barche. Come vedi nei film. Solo tanto che questo non è fiction. Questo è un paese che da un giorno all’altro si è ritrovato a piangere parte della sua storia dispersa in mare. Storie di gente normale e di marinai. Madri e padri arrivati qui con i figli ancora piccoli. Immigrati. E poi ancora commessi, casalinghe, agricoltori, pescatori, palombari. Capitani di nave. Camogli, il momento del crollo del cimitero

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Brunetta: “Pronti ad assumere, ma per cinque anni senza semplificazione non c’è progresso”

venerdì, Aprile 2nd, 2021

ugo magri

ROMA. «Sono ottimista perché siamo entrati in una straordinaria congiunzione astrale», confida Renato Brunetta, ministro del governo Draghi per la Pubblica amministrazione. Spiega: «Abbiamo oggi la concreta possibilità non solo di metterci alle spalle la pandemia, ma di uscirne meglio rispetto a come ci eravamo entrati. Cioè più forti, più coesi, più attrezzati ad affrontare il futuro. Guai a perdere questa irripetibile occasione».

Non teme, ministro, che dire «ora o mai più» possa suonare retorico alle orecchie di un Paese stremato?
«No, perché questo è il momento. Aprile può essere il mese della svolta. Se riusciremo a vaccinare 500 mila persone al giorno, entro l’estate saremo sostanzialmente fuori dalla pandemia. Con la guardia alzata e tutte le precauzioni richieste; però siamo all’uscita dal tunnel. E non è tutto». Che altro vede di positivo?
«C’è un forte rimbalzo del Pil. Il prodotto nazionale ha ripreso a crescere del 4-5 per cento, un cambio di passo che non si vedeva dai tempi del “boom”. Certo, veniamo da un anno tragico per l’economia, ma questa impennata di cui poco si parla è il segnale che cambiano le aspettative. Lo prova anche l’aumento record dell’Indice Pmi della manifattura, che rileva i cambiamenti di variabili come produzione e nuovi ordini: a marzo è salito al massimo livello degli ultimi 21 anni. Stiamo ritrovando fiducia in noi stessi. Il tasso elevato di crescita è l’altra faccia del nuovo piano vaccinale: famiglie e imprese cominciano a credere che davvero potremo farcela. In più aggiungo il fattore politico, perché gioca a nostro favore».

Da che punto di vista?
«Abbiamo un governo che è sostanzialmente di unità nazionale, se si esclude la bravissima Giorgia Meloni. Non voglio parlarne perché sarei in chiaro conflitto di interessi. Ma a guidarlo c’è il leader migliore che la Repubblica potesse mettere in campo, Mario Draghi. La cui credibilità, se ci guardiamo intorno, non ha eguale al mondo. Con la statura giusta per farci valere in un’Europa non più matrigna, che finalmente ha scelto di indebitarsi nel nome della solidarietà. Quest’anno abbiamo la presidenza di turno del G20, la tribuna ideale per far conoscere quello che l’Italia intende fare per salvarsi dal baratro e come sta già guardando al Next Generation Eu, con tutte quelle riforme che aspettavamo dal dopoguerra e finalmente potremo mettere in cantiere. Ecco perché dico: questa è la volta buona».

Per lei, Brunetta, si annuncia l’impresa di gran lunga più disperata: ammodernare la burocrazia che è sempre stata la nostra palla al piede.
«Già, me lo dicono in molti con tanto di pacca sulla spalla, in segno di solidarietà e compatimento. Ma io la penso come il capo dello Stato. Se vogliamo cogliere l’opportunità della crisi per andare oltre, bisogna mettere al centro i volti della Repubblica. Che sono i medici, gli infermieri, gli insegnanti e le forze dell’ordine. Tutti insieme rappresentano oltre due terzi dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici, cui vanno aggiunti i cosiddetti burocrati, da non confondere con la cattiva burocrazia. È il capitale umano da cui ripartire valorizzandolo, restituendogli orgoglio, autorevolezza, dignità. Non possiamo parlare di “medici eroi” senza dare loro il giusto riconoscimento economico. O far tornare i giovani dall’estero senza premiare il merito».

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Vaccinazioni record, ma Regioni in allarme: “Le scorte sono finite, così si ferma tutto”

venerdì, Aprile 2nd, 2021

Francesco Grignetti

Finalmente sembra che il piano di vaccinazioni abbia preso a correre. Mercoledì, record di inoculazioni con 282.158 iniezioni. Ma arriva la doccia fredda. Le Regioni sono infatti in allarme perché tutto dipende dalle dosi: se arriveranno come promesso, bene. Sennò si rallenta o addirittura ci si ferma.

Il primo a sollevare il problema, intervenendo a Radio Uno, è Nicola Zingaretti, governatore del Lazio: «Noi – dice – andiamo avanti con spirito combattivo, ma servono flussi certi di arrivi. Mi auguro e sono certo che le case farmaceutiche garantiscano le dosi come hanno detto». Un auspicio. O forse un esorcismo. «Se non arrivano i vaccini, il rischio è che le dosi basteranno per pochi giorni». Il problema sono i richiami, che a questo punto confliggono con le prime inoculazioni. Gli fa eco dal Veneto il governatore Luca Zaia: «Oggi si vaccina poco o niente, solo i richiami. Abbiamo in magazzino solo Pfizer. Saranno utilizzate 83 mila dosi rimanenti e per domenica finiranno. Se domani ne facciamo 20 mila non è che siamo precipitati, ma solo perché abbiamo finito le dosi».

Vaccinazioni record, ma Regioni in allarme: “Le scorte sono finite, così si ferma tutto”

Proprio dal Veneto giungono notizie poco incoraggianti. A Treviso, ad esempio, le vaccinazioni anti-Covid potranno riprendere solo martedì 6 aprile a causa dell’esaurimento delle dosi e della mancata consegna delle nuove fiale previste. Succede anche a Padova: si fermano temporaneamente le vaccinazioni per gli ultraottantenni almeno fino a lunedì come ha spiegato l’Ulss 6 Euganea. «Abbiamo dovuto bloccare temporaneamente le vaccinazioni per gli over 80 perché mancano i vaccini Pfizer. Si tratta di una mancanza rispetto al bisogno che si è creato nelle due settimane precedenti, in cui abbiamo incrementato molto la nostra attività vaccinale»

Dove si è galoppato con Pfizer e Moderna, ora si deve per forza rallentare perché le dosi servono alle seconde iniezioni. «Dalla prossima settimana – spiega perciò il direttore generale della sanità del Veneto, Luciano Flor – in Veneto arriveranno 120 mila dosi di vaccino Pfizer da destinare ai richiami, ai soggetti ultra-fragili e ai grandi anziani ancora da vaccinare, che sono 110 mila». Oltre Pfizer, sono in ritardo anche Moderna ed AstraZeneca. Le dosi dovevano arrivare a inizio settimana, ora dicono che saranno consegnate tra oggi e domani.

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