Archive for Aprile, 2021

I leader politici oscurano il governo ma il premier Draghi con più di 50 mila citazioni batte tutti in tv e sui giornali

giovedì, Aprile 1st, 2021

Paolo Festuccia

Vanno più in tv i politici che i ministri. Nella sfida delle citazioni tra televisione e carta stampata a battere tutti è, però, il presidente del consiglio Mario Draghi che dal 25 febbraio al 31 marzo scorso è stato citato 50 mila 914 volte. Il dato emerge dal monitoraggio svolto su oltre 1.500 fonti media fra carta stampata (quotidiani nazionali, locali e periodici), siti di quotidiani, principali radio, tv e blog da Mediamonitor.it che sottolinea, però, come al di là dell’emergenza pandemia, i temi più gettonati siano stati la caduta del governo Conte e l’avvicendamento alla guida del partito democratico. In particolar modo il passaggio di staffetta tra Zingaretti e Letta  stato il tema mediatico che più ha conquistato la scena.

Ed, infatti, se alle citazioni del neo segretario PD Enrico Letta (26.645) si sommano quelle dell’ex Nicola Zingaretti (16.003), ci si avvicina a quelle di Draghi: 42 mila 448 contro 50 mila 914. Tant’è che proprio il presidente della Regione lazio Nicola Zingaretti è al quinto posto della top ten che sancisce la supremazia, in termini di visibilità mediatica, dei politici sugli esponenti di governo. Di questa speciale hit, infatti, fanno parte solo quattro inistri con in testa il titolare della Salute Roberta Speranza, che er via dell’emergenza sanitaria è al terzo posto in assoluto con 21 mila 490 menzioni. Roberto Speranza, in sostanza, raccoglie un numero di citazioni quasi tre volte superiore rispetto ai ministri dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti (7.619), del Lavoro Andrea Orlando (7.351) e della Cultura Dario Franceschini (6.705), nettamente distaccati in ottava, nona e decima posizione. Subito dopo il titolare della Salute si piazza il leader della Lega, Matteo Salvini: per lui 17 mila 647 citazioni, mentre l’ex premier Giuseppe Conte – a dimostrazione che è ancora fortemente in campo – è sesto con 13 mila 736 menzioni seguito da Giorgia Meloni, alla guida dell’unico partito di opposizione (9.830). Subito fuori dalla top ten Beppe Grillo con 6.534 menzioni.

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Macron ammette errori. Francia zona rossa tutto aprile, scuole chiuse

giovedì, Aprile 1st, 2021

Il presidente Emmanuel Macron mette fine alla “exception française”. Dinnanzi all’avanzata del coronavirus la Francia chiude le scuole per tre settimane ed estende a tutto il territorio le restrizioni fino ad oggi in vigore in 19 dipartimenti, tra cui Parigi. L’annuncio è arrivato durante un atteso discorso alla nazione tenuto direttamente da Macron, che dopo quattro mesi è tornato allo scoperto rivolgendosi direttamente ai francesi.

A partire da lunedì comincerà una settimana di insegnamento a distanza, a cui seguiranno altri quindici giorni di vacanze scolastiche. Dal 26 aprile si tornerà sui banchi nelle materne e nelle elementari, mentre medie e licei continueranno a distanza fino al 3 maggio quando tutti gli studenti saranno in classe. Pur di non mettere la Francia in lockdown, Macron decide così di interrompere le attività scolastiche, fino a pochi giorni fa considerate intoccabili dal governo, che dopo la prima ondata ha deciso di mantenere le scuole aperte. “Facciamo parte dei rari paesi ad aver fatto questa scelta nonostante fossimo duramente colpiti dall’epidemia”, ha ricordato Macron, sottolineando che “l’educazione è la lotta del secolo”.

Ma in questi ultimi giorni la situazione sanitaria negli istituti scolastici del Paese è precipitata, soprattutto a Parigi, dove questo martedì si contavano 850 classi interrotte a causa della presenza di casi positivi, contro le 255 di domenica. “Penso che le scuole debbano essere chiuse”, ha detto in mattinata la sindaca della capitale, la socialista Anne Hidalgo, ai microfoni di “BfmTv”. Puntando il dito sulla “disorganizzazione” del governo, la prima cittadina ha ricordato che circa 20 mila studenti oggi “non sono in aula perché malati o perché le classi sono chiuse”. Una richiesta che si è andata ad unire al coro delle opposizioni, che dalla sovranista Marine Le Pen fino al “tribuno” della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon chiedevano da giorni il ricorso all’insegnamento a distanza.

La misura spaventa i genitori, anche se l’opinione pubblica in generale non sembra essere così contraria. Da un sondaggio realizzato da YouGov per HuffPost Francia emerge che il 52 per cento dei francesi sono a favore della chiusura delle scuole, il 55 per cento vorrebbe vedere chiuse le medie mentre il 58 per cento i licei.

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Bill Hwang, il più pericoloso miliardario che non avevate mai sentito nominare

giovedì, Aprile 1st, 2021

gianluca paolucci

Il più pericoloso miliardario del quale non avete mai sentito parlare si chiama Bill Hwang. Fino a lunedì scorso, pochi lo avevano sentito nominare al di fuori dei ristretti circoli dei grandi broker di Wall Street e anche tra di loro nessuno sapeva davvero quanto fosse ricco. E neppure, forse, quanto fosse pericoloso.

Poi una settimana fa ViacomCbs, gigante Usa dei media, ha annunciato una emissione di nuove azioni, il mercato non ha gradito e il titolo è crollato. E con Viacom è crollato il castello di carta, debiti e operazioni spericolate messo in piedi da Hwang. Giovedì, i rappresentanti di Goldman Sachs, Morgan Stanley, Credit Suisse, Ubs e Nomura sono stati convocati da Hwang. Il problema è che Archegos, il suo family office, non poteva depositare nuova liquidità per coprire il crollo del valore di Viacom – il cosiddetto «margin call» – e l’investimento andava liquidato in modo ordinato. Poi lì, in quell’incontro, è successo qualcosa che probabilmente capiremo solo nei prossimi giorni ma in sostanza può essere riassunto nella mancanza di fiducia. A quel tavolo, qualcuno non si è fidato e ha iniziato a liquidare i titoli di Hwang. Tutti e in fretta. Venerdì, prima Goldman e poi Morgan hanno venduto tutte le loro posizioni e limitato così i danni. Almeno venti miliardi di dollari titoli di una mezza dozzina di società sono finiti sul mercato in un solo giorno, venerdì scorso. Altri dieci miliardi almeno il lunedì successivo, quando si sono accodati gli altri. Credit Suisse e Nomura sono rimaste col cerino in mano e accumulato perdite per almeno 5, forse 6 miliardi di dollari. Uno choc che in altri tempi avrebbe causato giorni e giorni di tempesta sulle borse, spiega un gestore. E che in questi tempi strambi non ha avuto effetti a catena grazie alla grande massa di liquidità a basso costo disponibile sul mercato. Le autorità di controllo di mezzo mondo sono già al lavoro per capire se c’è stata una manipolazione del mercato da parte delle banche. La prossima puntata sarà probabilmente nelle aule di tribunale. Nato in Usa da genitori di origine coreana, lei missionaria e lui pastore protestante, profondamente devoto e dedito alle opere di bene, in una intervista per il Fuller theological seminary – probabilmente il più importante seminario evangelico degli Usa, del quale è uno dei trustee – Hwang ha spiegato che il suo approccio agli investimenti «è di lungo termine, e Dio ha certamente una visione di lungo termine».

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M5S, Conte sulle orme di Letta: “Sconfiggere le correnti per rifondare i 5 Stelle”

giovedì, Aprile 1st, 2021

di Annalisa Cuzzocrea

Raccontano che i dirigenti del Movimento 5 Stelle chiedano sommessamente ai loro colleghi: “Ma tu, Giuseppe, da quant’è che non lo senti?”. Per paura di dimostrare di non contare più nulla, non si sbilanciano. Non arrivano a dire quella che è poi la verità: l’ex presidente del Consiglio in questi giorni non ha chiamato nessuno di loro. “Ha lavorato al progetto per il nuovo Movimento in modo molto coperto”, dice chi invece ci ha parlato, “per non fare favoritismi, per non dare adito a sospetti”.

Da solo, insomma, dopo il confronto a Bibbona con Beppe Grillo, ha costruito la nuova “carta d’identità” del Movimento che domani alle 21:30 presenterà su Zoom all’assemblea dei gruppi parlamentari, agli eurodeputati e ai consiglieri regionali. Il primo punto, è lo schema di gioco: che torna a essere quello del sistema maggioritario di cui l’ex premier ha parlato anche con Enrico Letta, trovandosi – dicono – in sintonia sulla “prospettiva politica”. L’avvocato del popolo affermerà quindi molto chiaramente qual è il campo di gioco in cui si muoveranno i nuovi 5 Stelle. Nel centrosinistra, tra i progressisti in Italia come in Europa, con uno sguardo a quella che sarà la prima sfida da vincere sia per Conte che per il nuovo segretario del Pd: le prossime amministrative di ottobre. Dove va risolta la grana di Roma, ma restano altrettanto spinose quelle di Napoli (dove la candidatura di Roberto Fico non è ancora scontata), Torino, Milano, Bologna.

Il profilo del partito, che avrà nel simbolo la data del 2050 e non più la scritta “blog delle stelle”, ha due contorni definiti: la transizione energetica, anche per coprire politicamente quell’area che in Europa è rappresentata dai partiti verdi presenti e forti in molti parlamenti, e che in Italia invece hanno per varie ragioni stentato ad affermarsi. Poi, l’idea di doversi rivolgere alle persone semplici. Non ripeterà il termine “populismo buono”, Conte, ma l’obiettivo è quello di mantenere lo stile comunicativo che aveva impostato a Palazzo Chigi durante i suoi due governi. Conservando quindi anche un po’ dello spirito anti-élite che tanto ha portato bene ai 5 Stelle delle origini. Vuole mantenere gli aspetti più innovativi del Movimento, l’ex premier, ma l’idea condivisa con i pochissimi interlocutori è di inserirli dentro a una concezione schiettamente di governo. Poco spazio, quindi, per l’impostazione di esuli come Nicola Morra, Barbara Lezzi, Alessandro Di Battista. Almeno per ora.

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La sfida di Letta per rimettere il Pd al centro tra correnti da rinsaldare e il nuovo “manifesto” di Bettini

giovedì, Aprile 1st, 2021

di Giovanna Vitale

Continua a tessere la sua tela, Enrico Letta. Con un pensiero fisso in testa: rimettere il Pd al centro, non solo della politica, ma della società italiana, proponendosi come interlocutore privilegiato di sindacati e imprese, associazioni e gruppi civici. Un movimentismo che in meno di tre settimane lo ha portato nelle sezioni del Pd, a discutere del “partito che vogliamo”, e a colloquio con Maurizio Landini (Cgil) e Luigi Sbarra (Cisl) sull’emergenza lavoro; a confrontarsi con Giuseppe Conte sulle alleanze e con i capi delle principali categorie (Confesercenti, Confartigianato, Confapi, Cna) sulle ricette per risollevare l’economia. 


Un’agenda fittissima che, dopo gli incontri col forzista Antonio Tajani e con Giorgia Meloni sulle riforme istituzionali, prevede venerdì un passaggio con Luigi Di Maio, altra tappa fondamentale per chiarire il rapporto con i Cinquestelle in piena fase di transizione. Senza dimenticare la salita al Colle: un rendez-vous che, secondo diverse voci raccolte in Transatlantico, ha offerto l’occasione per parlare anche della successione di Sergio Mattarella e della prospettiva del governo Draghi. Partita nella quale il Pd vuol giocare da protagonista, pure per questo il dialogo con il centrodestra è cruciale. Magari per tentare di far eleggere al Quirinale, ipotizza più di qualcuno, colui che sette anni fa fu affondato a tradimento: Romano Prodi.     

“È finita l’era della disintermediazione”, sancisce il vicesegretario Peppe Provenzano, sposando appieno la strategia del leader. “Nessuna delle mosse di Enrico è fatta a caso, quando lui dice che dobbiamo parlare con tutti è perché crede che solo aprendosi alla società il Pd potrà essere utile al Paese”. In questo senso va letto il faccia a faccia con Carlo Bonomi, il primo da molti anni in qua fra il segretario del principale partito di centrosinistra e il capo degli industriali. Nicola Zingaretti, per dire, non lo aveva mai incontrato. “Tutti devono assumersi la responsabilità di tenere in piedi l’Italia, ovviamente ciascuno per il proprio ruolo” ha detto l’ex premier al presidente di Confindustria. Il quale si è subito trovato d’accordo, rinnovando l’appello lanciato qualche tempo fa dalle colonne di Repubblica:  “Il presidente Draghi, pur con tutte le sue qualità, non può farcela se lo lasciamo solo”, ha ribadito, chiedendo alla politica uno sforzo di unità per accelerare sul piano di vaccinazione, gli aiuti alle imprese, la ridefinizione del Recovery Plan per migliorare l’impatto sulla ripresa e la trasformazione dell’Italia, la riforma del lavoro, degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive. 

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Giustizia, svolta intercettazioni: “No ai tabulati telefonici senza l’assenso del gip”

giovedì, Aprile 1st, 2021

di Liana Milella

ROMA – Spira un vento decisamente garantista sulla giustizia. Prima l’intesa sul principio europeo della “presunzione d’innocenza” su cui l’interno emiciclo della Camera, martedì pomeriggio, s’è ritrovato d’accordo. E oggi, come Repubblica ha scoperto, ecco un’altra rilevante sorpresa. Sempre a Montecitorio. Per giunta su un tema divisivo come le intercettazioni. La notizia è questa: il governo darà un parere positivo, avendolo letto e valutato in anticipo, a un ordine del giorno di Enrico Costa di Azione, Riccardo Magi di PiùEuropa e Lucia Annibali di Italia viva che rende obbligatorio il via libera del giudice per ottenere i tabulati del cellulare di un possibile protagonista di un reato. Anche stavolta c’è dietro una decisione dell’Europa che l’Italia deve recepire. Ma c’è di sicuro – ed è questa la svolta politica – la volontà di garantire una “giustizia giusta”. Un mood che segna anche le sentenze della Consulta, come quella sui domiciliari possibili e decisi ogni volta dai giuidici, in assenza di reati gravi, per i settantenni.

Venti di garantismo, dunque. Condivisi tra destra e sinistra. Venti di cui la Guardasigilli Marta Cartabia, da giurista europea, non può che essere testimone, promotrice e apripista. Tant’è che quando Enrico Costa – l’ex forzista oggi responsabile giustizia di Azione che maneggia con abilità gli emendamenti dopo anni di vita in Parlamento – propone il suo ordine del giorno sulle intercettazioni nella legge europea che va in aula proprio oggi dal governo gli arriva un “evvai”.

Cosa chiede Costa? Lui la spiega così: “L’Italia non può ignorare la decisione lapidaria della Corte del Lussemburgo sui tabulati telefonici. Per la delicatezza dello strumento non può essere solo il pm, la pubblica accusa, a chiedere e ottenere quegli elenchi, ma è necessario il via libera di un giudice terzo, il giudice per le indagini preliminari”. Nell’ordine del giorno Costa descrive gli effetti di un tabulato: “Questo strumento svela la posizione nello spazio e nel tempo di una persona e la sua cerchia di relazioni sociali. Rivela con chi parla, a che ora parla, quanto tempo parla, dove si trova quando parla, con quale frequenza lo fa, chi chiama dopo aver sentito una persona. E così la vita diventa un libro aperto”.

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Te la do io l’America

giovedì, Aprile 1st, 2021

Mattia Feltri

 Mettetevi comodi perché questa non è tanto facile. Allora, ieri hanno beccato un italiano e un russo, il primo stava vendendo al secondo segreti militari della Nato. Roba da 007. Prezzo: cinquemila euro, che al massimo ci compri uno scooter. Boh, sarà la crisi.

Fra l’altro li hanno beccati a Spinaceto, non proprio un posto da James Bond. E poi, dicono gli americani, non era nemmeno roba importante. Se ne è fatto un mezzo pandemonio, dice Giorgio Cuzzelli, docente di Sicurezza internazionale all’Orientale di Napoli, per spiegare ai russi da che parte stiamo, cioè con gli americani, e dunque non pensino di scorrazzare in Italia e fare come credono.

E infatti il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha gonfiato i bicipiti: ha espulso due funzionari russi e convocato l’ambasciatore per cantargliene quattro. Il problema, aggiunge Gabriele Natalizia, docente di Relazioni internazionali alla Sapienza, è che i militari russi scorrazzavano in Italia un anno fa, e convocati dal nostro governo, con Di Maio a fare da dama di compagnia. Non importa: viva il Di Maio di oggi, ravveduto, occidentale, atlantico e inflessibile. Tutto a posto? Per niente. Perché nelle stesse ore sul blog di Beppe Grillo è stato pubblicato l’intervento di Fabio Massimo Parenti, associato all’Università di Pechino, sprezzante con Joe Biden, col suo preteso e ingiustificato suprematismo valoriale, il suo maccartismo antirusso e anticinese. Una prepotenza sbirresca che «mette in pericolo l’umanità». Figuriamoci se non finiva col prevalere il fattore Spinaceto, location dell’anima per un perfetto sequel del film di Totò: Beppe e Luigino divisi a Berlino.

LA STAMPA

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Così il Recovery Plan rivoluzionerà la montagna: ecco i fondi previsti e dove

giovedì, Aprile 1st, 2021

Gianni Giacomino

La Camera dei Deputati ha approvato stasera le risoluzioni con le quali propone al Governo percorsi, opportunità e sfide che dovranno rientrare nel piano di ripresa e resilienza. Ovvero il documento che, entro fine aprile, dovrà essere inviato a Bruxelles per dire come l’Italia vuole utilizzare i 209 miliardi del Next generation EU (750 miliardi totali per tutti i Paesi europei) sul quale il Parlamento ha lavorato negli ultimi due mesi. Camera e Senato hanno redatto una serie di documenti che oggi sono stati oggetto di discussione alla Camera dei Deputati e domani in Senato. Montecitorio e Palazzo Madama hanno definito una serie di proposte che il governo Draghi dovrà analizzare in particolare con il ministero dell’Economia e delle Finanze per poi consegnare a Bruxelles il pacchetto di missioni e componenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Nel documento emerge per la prima volta una forte attenzione ai territori, al ruolo che avranno i Comuni, dalle grandi città ai piccoli centri nella transizione ecologica e nella transizione digitale. La prima, la transizione ecologica ed energetica, occuperà il 37% dei 209 miliardi che l’Europa consente all’Italia di investire, mentre la transizione digitale utilizzerà il 25%. Tre i capisaldi sui quali la Camera oggi si è pronunciata confermando gli indirizzi dati dalla Commissione Europea e dal Governo nei primi documenti per il Piano nazionale di ripresa resilienza. Occorre superare la polarizzazione tra nord e sud, fra donne e uomo, riducendo le diseguaglianze quanto la pandemia ha fatto esplodere. Occorre pure valutare le opportunità che avranno le nuove generazioni nel nostro Paese. Ma la questione davvero importante è che, nella risoluzione del parlamento, Montecitorio ha ribadito un ruolo centrale per le aree montane del Paese. Una posizione espressa in diversi paragrafi delle 180 pagine del documento votato dai parlamentari che Uncem ha apprezzato con una nota nel quale racchiude le gli obiettivi e le opportunità per ridurre tutte le disuguaglianze che ci sono fra territori montani e urbani. Uncem, con i documenti redatti, è stata ascoltata dai parlamentari che hanno lavorato due mesi nelle commissioni. La montagna c’è per migliorare la Strategia nazionale aree interne e renderla più efficace, c’è per la transizione ecologica che si realizza con le Green communities.

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L’inerzia che paralizza il Paese

giovedì, Aprile 1st, 2021
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di   Sabino Cassese

Le opere pubbliche sono bloccate da un «labirinto di norme» e l’Autorità antitrust propone di sospendere il codice dei contratti e di applicare direttamente le direttive europee; l’Autorità anticorruzione e i sindacati si dichiarano subito «nettamente contrari» a questa semplificazione. Si annunciano concorsi per la scuola; i sindacati si oppongono, chiedendo l’assunzione dei precari. Il governo fa un piano per la vaccinazione; la corporazione dei magistrati richiede di esser messa in sicurezza tra le prime. Se questo non si può modificare, quell’altro non si può fare, com’è possibile governare? Il giurista e politologo Carl Schmitt, criticando le «forze interessate alla conservazione», denunciava una situazione simile in una conferenza del 1931. Scriveva: «la forza dello status quo in quanto tale è enorme e molto potente» e «la situazione della politica interna subisce l’enorme suo peso».

Elencare i titolari del potere di interdizione, oggi, in Italia, sarebbe lungo. Ne fanno parte i sindacati, che hanno sviluppato un atteggiamento esclusivamente rivendicazionistico; il potere giudiziario, che confonde indipendenza con immunità, tutela della legittimità con cura della moralità; la Corte dei conti, che scambia il ruolo di guardiano della legalità con quello di guardiano delle proprie prerogative; l’Autorità anticorruzione, che ingigantisce il pericolo della corruzione per allargare ambito e intensità della propria azione. Queste potenti forze della conservazione, in particolare quelle pubbliche, operano con metodi comuni. Crescono per addizioni successive, incrementali, espandendosi. Ad esse si applica una nuova versione della legge enunciata nel 1789 da Lavoisier: nulla si distrugge e tutto si aggiunge. Rifuggono dai compiti generali, sono interessate agli interventi decisione per decisione, in sostanza a cogestire, in funzione del «self-aggrandizement».

Un esempio è la Corte dei conti. Quest’organo avrebbe un compito principale, quello di agire come «occhio del Parlamento» nella gestione dello Stato e degli enti da esso finanziati. Ma le principali risorse della Corte sono dedicate al controllo preventivo atto per atto e all’attività giurisdizionale (in particolare, ai giudizi di responsabilità), spesso scimmiottando le procure della Repubblica. Mentre bisognerebbe sopprimere i controlli preventivi (salvo quelli sugli atti del governo), il suo presidente auspica un ampliamento dei «controlli concomitanti», che servono all’«affiancamento dell’attività dei dirigenti pubblici» (cioè a cogestire).

Se il decreto «Semplificazione» limita la risarcibilità dei danni al dolo, il Procuratore della Corte dei conti interviene a difesa non solo della piena giurisdizione, ma anche dei controlli preventivi, affermando che «rassicurano i dirigenti ed evitano errori» (ma rallentano i tempi amministrativi e trasformano la Corte in decisore di ultima istanza). Appena si intravedono nuovi spazi, si cerca di occuparli: ad esempio, la proposta di integrare le commissioni tributarie con personale della Corte dei conti. La conseguenza di questa deviazione dal suo compito principale è che la Corte dei conti non contribuisce a correggere i difetti della cattiva gestione amministrativa ed è sempre assente quando si tratta di riformarla. Questo anche perché è composta di soli giuristi (non era così mezzo secolo fa, quando c’erano ragionieri ed altri specialisti di conti) ed è prigioniera di una concezione «magistratuale» del bilancio e dei conti, che richiedono, invece, economisti e contabili.

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Nuovo decreto, Italia in zona rossa o arancione ad aprile: le regole per spostamenti, scuole, riaperture

giovedì, Aprile 1st, 2021

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Il decreto per contenere i contagi da Covid 19 sarà in vigore dal 7 al 30 aprile. L’Italia resterà in fascia arancione e rossa, ma nel testo c’è un passaggio che consente la riapertura di alcune attività dove la curva epidemiologica sarà in discesa. Nel provvedimento non sono indicate date ma è possibile che dopo due settimane, dunque a partire dal 20 aprile, ci sia una rivalutazione delle misure soprattutto per quanto riguarda i bar e i ristoranti a pranzo, che invece adesso dovranno rimanere chiusi per l’intera giornata con la possibilità di asporto e consegna a domicilio. Per i bar l’asporto è consentito fino alle 18, per ristoranti, enoteche e vinerie fino alle 22. Le scuole saranno aperte anche in zona rossa fino alla prima media, potranno esserci deroghe soltanto in casi di prevalenza delle varianti che provocano focolai.

Le riaperture possibili (se i contagi lo consentono)

Andamento della curva epidemiologica e della campagna vaccinale: sono i due parametri per decidere le possibili riaperture. Per questo nel decreto legge viene specificato che «in ragione dell’andamento dell’epidemia, nonché dello stato di attuazione del Piano strategico nazionale, con particolare riferimento alle persone anziane e alle persone fragili, con deliberazione del Consiglio dei ministri, sono possibili determinazioni in deroga al primo periodo e possono essere modificate le misure stabilite dal provvedimento».

Autocertificazione per gli spostamenti tra regioni

Servirà l’autocertificazione per uscire dalla propria regione. Il nuovo decreto del governo conferma che «sull’intero territorio nazionale è vietato ogni spostamento in entrata e in uscita tra i territori di diverse regioni o province autonome, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute. È comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione». Tra i motivi di necessità — è stato chiarito — c’è l’assistenza a un parente malato e non autosufficiente, ma solo per la persona che deve occuparsene.

Le visite a parenti e amici

Nelle zone che si trovano in fascia arancione «è consentito, in ambito comunale, lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata, una volta al giorno, in un arco temporale compreso fra le 5 e le 22, e nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di anni 14 sui quali tali persone esercitino la responsabilità genitoriale e alle persone con disabilità o non autosufficienti conviventi». Le visite «non sono invece consentite nei territori nei quali si applicano le misure stabilite per la zona rossa».

Sbloccati i concorsi per gli enti pubblici

Nel decreto è previsto lo sblocco dei concorsi (circa 110 mila posti) con una prova scritta e una prova orale per il reclutamento di personale non dirigenziale. I candidati dovranno produrre un test antigenico negativo effettuato nelle 48 ore precedenti. La prova durerà un’ora e sarà possibile lo svolgimento delle prove in sedi decentrate a carattere regionale.Sono state prorogate le norme sui processi. «In caso di malfunzionamento del portale del processo penale telematico, gli avvocati potranno essere autorizzati dal giudice a depositare singoli atti e documenti in cartaceo».

Scudo penale per i medici che fanno i vaccini

Lo «scudo penale» previsto dal decreto riguarda le lesioni o il decesso di un paziente avvenuto in seguito all’inoculazione della dose. E dunque «per quanto previsto dagli articoli 589 e 590 del codice penale verificatisi a causa della somministrazione di un vaccino la punibilità è esclusa quando l’uso del vaccino è conforme alle indicazioni contenute nel provvedimento di autorizzazione all’immissione in commercio emesso dalle competenti autorità e alle circolari pubblicate sul sito istituzionale del Ministero della salute relative alle attività di vaccinazione».

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