Archive for Aprile, 2021

Bari, decapitato il clan Strisciuglio: 99 arresti

lunedì, Aprile 26th, 2021

BARI. Dalle prime ore di questa mattina, gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Bari e i carabinieri del Comando Provinciale di Bari, a conclusione di complesse indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, con la collaborazione della Direzione Nazionale Antimafia, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 99 indagati, ritenuti capi e affiliati del clan Strisciuglio, nell’ambito di una vasta operazione antimafia condotta sulla città metropolitana di Bari. Maggiori dettagli sull’operazione, denominata ‘Vortice Maestrale’, saranno forniti nel corso della conferenza stampa, che si terrà presso l’aula bunker di Bitonto, alle 11, con la partecipazione del Procuratore Nazionale Antimafia, del Procuratore della Repubblica e del Coordinatore della Dda di Bari e dei vertici provinciali della Polizia di Stato e dei Carabinieri. Bari: operazione anitmafia, colpo al clan Strisciuglio

LA STAMPA

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L’indipendenza dell’ex burocrate

lunedì, Aprile 26th, 2021

Federico Geremicca

Col passar delle settimane, si va profilando con sempre maggior chiarezza l’elemento che fa di Mario Draghi – nonostante la pesante emergenza economico-sanitaria e le tante traversie – un premier tuttora “forte”. C’entrano, naturalmente, l’autorevolezza e il credito internazionale conquistati sul campo. Ma a pesare è soprattutto (e sempre più) la sua assoluta – e quasi naturale, diremmo – indipendenza dai partiti. Intendiamo da tutti i partiti. E il breve discorso tenuto ieri nella ricorrenza del 25 aprile, in fondo lo conferma.

Un discorso onesto. Nessuna tentazione di letture storiche originali. Pochissima retorica. Nessun volo pindarico. E colpisce, infatti, che a far titolo sui giornali (ma a buona ragione) siano affermazioni tanto condivisibili e sensate da sembrar perfino scontate, banali. Dice Draghi: ai tempi del fascismo e poi della Resistenza “dobbiamo ricordarci che non fummo tutti, noi italiani, «brava gente»…”. E aggiunge: di fronte a quell’orrore “non scegliere è immorale”. La conclusione è netta: “Constatiamo con preoccupazione l’appannarsi dei confini che la storia ha tracciato tra democrazie e regimi autoritari, qualche volta persino tra vittime e carnefici”. C’è qualcuna di queste affermazioni che possa esser seriamente contestata? Oppure qualcuno che, in tutta onestà, se ne possa sentire offeso? Eppure, in un Paese ormai diviso su tutto, nel quale ogni questione – dalle pensioni ai bonus, passando per i coprifuoco – si trasforma in cosa di destra o di sinistra, in un Paese così – dicevamo – nessun premier politico alla guida di una così eterogenea coalizione avrebbe potuto tenere l’onesto discorso di Draghi senza rischiare la crisi di governo in 24 ore. Gli italiani non sono “brava gente”? avrebbero attaccato i patrioti-sovranisti. E da sinistra forse avrebbero insistito: presidente, lo dica che è la destra a non distinguere più tra “democrazie e regimi autoritari”. Ne sarebbe inevitabilmente partita l’abituale zuffa. L’abituale e inutile zuffa.

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Oscar 2021, Chloé Zhao doppietta storica con «Nomadland». Delusione per Laura Pausini, niente statuetta

lunedì, Aprile 26th, 2021

di Stefania Ulivi

Oscar 2021,  Chloé Zhao doppietta storica con «Nomadland». Delusione per Laura Pausini, niente statuetta

Era il nome da battere ma la sua vittoria è storica. Doppietta miglior film e migliore regia a Nomadland e tris con la statuetta a Frances McDormand (il suo terzo). Chloé Zhao è la miglior regista degli Oscar numero 93. Già premiata anche con il Directors Guild Award, la doppietta ai Golden Globes, dal Leone d’oro a Venezia in settembre ha vinto tutto. È la seconda donna a ottenere questo riconoscimento dopo Kathryn Bigelow con The Hurt Locker nel 2009 nella storia degli Academy Awards. Tra i record del film vincitore, tratto dal libro di Jessica Bruder, di cui McDormand ha comprato i diritti, è uno di quelli con uno dei budget più bassi di sempre. Ora Zhao è alle prese con Eternals, per Marvel, 40 volte più costoso. «È stato un viaggio folle che si fa una volta nella vita. Ultimamente ho pensato parecchio a come tirare avanti quando le cose si fanno dure. Crescendo in Cina facevo un gioco con mio papà: imparavo a memoria delle poesie e poi le recitavamo insieme, cercando di finire le frasi l’uno dell’altra. Una frase dice che le persone alla nascita sono intrinsecamente buone. Continuo a crederci anche adesso. Anche se a volte sembra vero il contrario, ho sempre trovato la bontà nelle persone. Questo premio va a tutti quelli che hanno il coraggio di tenere fede alla bontà che c’è in se stessi e negli altri, indipendentemente da quanto possa essere difficile», il suo discorso.

Non arriva la doppietta dopo i Golden Globes per Laura Pausini: miglior canzone è Fight for You cantata da H.E.R. (Judas and the Black Messiah). E Pinocchio di Matteo Garrone non conquista le statuette per i costumi e trucco e parrucco, battuto da Ma Rainey’s Black Bottom. Prima premiata della serata dei 93esimi Oscars è stata Emerald Fennel, miglior sceneggiatura originale per Una donna promettente, quindi Florian Zeller e Christopher Hampton, per quella non originale per The Father per cui Anthony Hopkins vince come miglior attore (bis dopo Il silenzio degli innocenti) con un’interpretazione formidabile. È 83 anni è il più anziano premiato in ogni categoria nella storia degli Oscars. Daniel Kaluuya vince come non protagonista per il suo ruolo di Fred Hampton, leader delle Pantere nere, in Judas and the Black Messiah, dato per favorito alla vigilia («Questo film dimostra il potere dell’unità. C’è tanto lavoro da fare»). Miglior attrice non protagonista è Yuh-Jung Youn, la nonna di Minari, considerata la Meryl Streep coreana, già premiata ai Bafta, di certo la più divertita di tutti, in duetto con Brad Pitt che l’ha premiata. Il miglior film internazionale è Un altro giro del regista danese Thomas Vinterberg con Mads Mikkelsen, già trionfatore agli Efa. Lo dedica, commosso, alla figlia Ida, scomparsa durante la lavorazione del film, è il momento più toccante della serata: «Volevo fare un film che celebrasse la vita e dopo quattro giorni è successo l’incredibile, un incidente se l’è portata via. Qualcuno che guidava guardando il cellulare. Abbiamo fatto questo film per te. Sei parte di questo miracolo». Come previsto miglior film d’animazione è Soul di Pete Docter, il suo terzo (meritatissimo dopo Up e Inside Out. Premiato anche per la colonna sonora a Jon Batiste, Trent Reznor e Atticus Ross.

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Recovery, sulle 500 schede-progetto l’occhio della Commissione europea

lunedì, Aprile 26th, 2021

di Federico Fubini

Recovery, sulle 500 schede-progetto l'occhio della Commissione europea

Viste da Bruxelles, le grandi manovre del Recovery sono una rivoluzione nel rapporto fra poteri che richiede senso della misura. In questi giorni 27 Paesi stanno formalizzando centinaia di impegni a fronte dei quali verranno sborsati circa duecento miliardi di euro. È impossibile che tutto fili liscio, ma distinguere ciò che è inaccettabile da ciò che è migliorabile, o sorvolabile, non sarà mai una scienza esatta. Neppure a Bruxelles, dove in queste ore si sono disposti — metaforicamente — vari cestini nei quali riporre le singole schede progetto di ciascun Paese, per migliaia di pagine.

C’è naturalmente il cestino dell’irricevibile: i progetti della Polonia per sviluppare il settore del carbone, quando il primo obiettivo di Next Generation EU è decarbonizzare; o i piani sull’università del governo ungherese di Viktor Orbán, che negli ultimi anni ha fatto molto per sopprimere ogni voce libera nel mondo accademico. C’è poi il cestino del rinviabile: la riforma delle pensioni chiesta alla Francia, che nessuno pretende sia proposta durante la campagna per le elezioni presidenziali fra un anno. C’è infine il cestino in cui sono finite alcune delle oltre 500 pagine di schede-progetto dell’Italia. Quello arrivato da Roma non è un piano che susciti l’indignazione neppure fra i più ordo-liberisti, ma solleva domande a Bruxelles. Quelle poste dalla Commissione Ue a Palazzo Chigi per tutto il giorno in una serie ininterrotta di chiamate fino alle 20:30 di sabato sono solo le prime di una lunga serie. Durerà anni. Forse sempre con le modalità di questi giorni: acquisizione di «precisazioni» da Roma, consultazione di un quarto d’ora fra desk tecnici a Bruxelles, e nuova chiamata con nuove richieste di chiarimenti. A oltranza.

Succede — e continuerà a succedere — per un insieme di ragioni. La prima è che l’Italia aveva già il secondo debito pubblico più alto d’Europa e la crescita più debole dall’avvio dell’euro, ma negli ultimi 13 mesi ha varato nuove spese in deficit per oltre 210 miliardi. La convinzione nelle istituzioni europee è che un ritorno al dinamismo esangue dei tempi recenti rappresenta un rischio inaccettabile per la tenuta sociale e finanziaria del Paese.

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Recovery Plan, palazzo Chigi: processi più brevi e un fisco più equo, quasi 50 mld per digitale, innovazione e cultura

lunedì, Aprile 26th, 2021

“La riforma della giustizia interviene sull’eccessiva durata dei processi e intende ridurre il forte peso degli arretrati giudiziari”. E’ quanto si spiega nel comunicato di palazzo Chigi sul Recovery Plan, che verrà presentato alla camera oggi alle 16. “Il Piano prevede assunzioni mirate e temporanee – si legge – per eliminare il carico di casi pendenti e rafforza l’Ufficio del Processo. Sono inoltre previsti interventi di revisione del quadro normativo e procedurale.”

In cantiere quindi, si legge nel documento, “un aumento del ricorso a procedure di mediazione e interventi di semplificazione sui diversi gradi del processo”. 

Il Pnrr in pillole, dalle riforme previste agli stanziamenti
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Al ristorante fino alle 22, ecco perché non si può fare. Sul coprifuoco è scontro Pd-Lega

domenica, Aprile 25th, 2021

di Monica Guerzoni, Fiorenza Sarzanini

Violare il coprifuoco alle 22, sperando di poter mostrare lo scontrino del ristorante alle forze dell’ordine, non si può. Il Viminale lo ha chiarito con una circolare inviata a prefetti e questori, per precisare l’applicazione delle nuove norme, che hanno suscitato polemiche politiche e interpretazioni a volte forzate.

«Il decreto legge in vigore dal 26 aprile ha confermato la permanenza del limite orario gli spostamenti tra le 22 e le 5», chiarisce il ministero dell’Interno.

Il caso è nato da una dichiarazione della ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini che in un’intervista al quotidiano Il Messaggero ha detto: «Chi va al ristorante può stare seduto fino alle 22 e poi tornare a casa senza rischio di incorrere in sanzioni».

In realtà la norma impone che non si può stare fuori dalla propria abitazione e dunque ci sarà tolleranza per casi particolari ma la circolare del Viminale esclude che si tratti di una regola. E anzi sollecita controlli proprio nei luoghi della movida e all’uscita dei locali.

Sul coprifuoco si registra fortissima tensione all’interno della maggioranza. Il segretario del Pd Letta si è detto «stupito» per l’ultima iniziativa promossa da Salvini, quella di raccogliere online le firme contro la chiusura alle 22. «Se un partito di maggioranza non vuole stare al governo, non ci deve stare. – è l’ammonimento del segretario dem dagli studi di «Mezz’ora in più» su Rai3 –
Cade il governo? Spero di no. Mi stupisce Salvini che partecipa a una raccolta firme contro il coprifuoco decisa dal governo dove siede». A stretto giro arriva il tweet del leader leghista: «Il segretario del Pd Letta non si fida degli italiani e li vuole tenere ancora chiusi in casa. Io mi fido degli italiani e vorrei che tornassero a vivere, lavorare, sorridere».

CORRIERE.IT

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Liberazione, Draghi: «Non fummo tutti brava gente, non scegliere è immorale»

domenica, Aprile 25th, 2021
Le parole del presidente del Consiglio al Museo storico della Liberazione di Roma – Agtw /CorriereTv
«Nell’onorare la memoria di chi lottò per la libertà dobbiamo anche ricordarci che non fummo tutti noi italiani brava gente. Dobbiamo ricordare che non scegliere è immorale. Significa far morire un’altra volta chi mostrò coraggio, chi sacrificò se stesso per consentirci di vivere in un paese democratico». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi nel giorno della ricorrenza della festa della Liberazione.
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Covid, variante indiana in Svizzera. Clementi: «Niente timori, i vaccini m-Rna si riarrangiano»

domenica, Aprile 25th, 2021

La variante indiana del coronavirus è stata rilevata per la prirma volta in Svizzera, dopo essere già comparsa in Gran Bretagna e Belgio. Il caso riguarda un passeggero che era in transito in un aeroporto elvetico. L’annuncio è stato dato sui social media dall’ufficio federale della sanità pubblica e subito ripreso dai media mondiali. Si valuta ora il blocco dei voli verso il Paese asiatico come già hanno fatto altre nazioni europee. L’India è da qualche giorno il Paese record al mondo per numero di infezioni. Venerdì sono stati segnalati 330.000 nuovi contagi, con il sistema sanitario allo stremo. Negli ospedali manìcano attrezzature e ossigeno. I morti nelle ultime 24 ore sono balzati a 2.263, cifra mai vista prima. Emergenza totale anche nella capitale Nuova Delhi. Secondo gli esperti il precipitare degli evebnti è dovuto è alla variante indiana, più aggressiva rispetto alle altre.

Variante indiana, Clementi tranquillizza

La variante indiana? «Non è sconvolgente che ci siano varianti: è ciò che ci aspettavamo. Lo stesso virus che arrivò per primo in Italia era una variante di quello di Wuhan. Non c’è dunque da spaventarci, perché per ora i vaccini hanno dimostrato di proteggere da queste varianti e qualora ci fosse qualche sorpresa possiamo modificarli, come facciamo tutti gli anni con il virus dell’influenza». Così all’Adnkronos Salute Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano e docente dell’università Vita-Salute. «Abbiamo per fortuna i vaccini a m-Rna – sottolinea – che in pochissimo tempo possono essere riarrangiati, questa è una grandissima evoluzione tecnologica che questa epidemia, con tutto il negativo che ha portato, ha fatto emergere: una tecnologia che è, e sarà, straordinaria». Clementi ricorda che «il virus ha un obiettivo: replicare» e che «una cellula infettata da un virus sviluppa 3mila nuovi virus, il 2-3% di questi, cioè da 60 a 90 hanno mutazioni: la maggior parte di esse sono insignificanti, ma ne capita una che ha successo. Moltiplicando questi numeri il numero delle varianti che si generano è altissimo».

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Gianni Cuperlo: “Salvini? Mi vergogno per lui, se rompe non mi vesto a lutto”

domenica, Aprile 25th, 2021

Gianni Cuperlo, Salvini ha ingaggiato una battaglia sul coprifuoco, anche attraverso la conferenza delle Regioni. Pensa che stia preparando un nuovo Papeete?

Salvini ha commentato l’ultima tragedia nel Mediterraneo con parole che sono una bestemmia. Da parte sua non un cenno al disarmo colpevole dell’Europa e alle colpe di tanti, noi compresi, ma solo insulti ai “buonisti”. Non so se stia pensando a un nuovo Papeete. So che mi vergogno per lui e che se non condivide le scelte del governo nella lotta alla pandemia per coerenza dovrebbe prendere la porta e andarsene. Dovesse accadere non mi vestirei a lutto.

È consapevole, però, che Salvini non ha alcuna intenzione di uscire?

Cosa passa per la testa di Salvini non lo so. So che le sue parole sono uno schiaffo per tanti. Noi stiamo al governo coscienti che nei prossimi due anni ci giochiamo il destino del paese.

Mi perdoni, ma siccome la botte piena e il marito ubriaco non si possono avere, come pensate di gestire l’autunno stando al Governo con la Lega tenuto conto che si voterà nelle principali città?

Per me il tema sono le disparità che l’epidemia ha accentuato. Nel 2020 abbiamo perso 39 miliardi di salari e stipendi, ma con categorie che hanno mantenuto il proprio reddito mentre nel lavoro autonomo è stato così solo per un lavoratore su quattro. La sofferenza di un pezzo di paese viene da lì. L’ultimo Decreto Sostegni ha portato da 11 a 22 i miliardi disponibili vuol dire che una partita Iva che col primo decreto aveva ricevuto 2.500 euro ne riceverà 5.000. Non basta e per questo abbiamo proposto un decreto imprese per coprire i costi fissi e favorire l’accesso alla liquidità e una nuova moratoria sui prestiti.

Non mi ha risposto sul tema politico. Mentre voi parlate di Ius soli, voto ai sedicenni, legge Zan e suicidio assistito, la Lega chiede di riaprire prima, vuole togliere il coprifuoco e sta con un piede nelle piazze che protestano. A proposito di suicidio assistito non è che vi state suicidando da soli?

Ma non scopriamo adesso una destra che copre due parti in commedia, stare al governo e all’opposizione, però non funziona perché questa è la crisi peggiore dell’ultimo mezzo secolo e ne usciremo solo colmando il gap sulla formazione, sul digitale, su una produttività sostenibile. Va ripensato l’assetto dello Stato dopo il fallimento di questo regionalismo. Che la destra cavalchi il dramma sociale è un calcolo spregiudicato, ma quando la gente non ha i soldi per la spesa, più dei comizi contano le soluzioni.

Però scusi Cuperlo, non avete fatto lo ius soli quando governavate voi o col Governo gialloverde, e ora volete farlo con Salvini. Dica la verità. È solo tattica: lo provocate sperando che rompa per fare un Governo “Ursula”.

No, è una posizione che afferma un principio. Poi, se lei mi dice che dovremmo guardarci allo specchio e dirci perché non lo abbiamo fatto quando eravamo al Governo senza la Lega io le rispondo che ha ragione. Certo che ora è più difficile, ma se un principio è giusto non lo difendi a settimane alterne.

Siamo il paese che ha più morti e più contagi. Di fronte a questo consuntivo mi dica sinceramente se anche lei, come Goffredo Bettini, si sente orfano di Conte “solido punto di riferimento dei progressisti” disarcionato da un complotto o pensa che questa situazione sia il frutto di un anno che non è come ve lo raccontate?

Semplicemente distinguo e dico che quel Governo, con tutti i limiti, voleva tenere unita una coalizione in grado di competere con la destra. Non è caduto per un complotto, ma perché Italia Viva lo ha fatto cadere tra i battimani di parecchi. Quello di ora è un Governo di scopo che unisce forze che erano, sono e rimarranno alternative.

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La fiera della viltà e dell’autoipnosi da Mani Pulite al Recovery

domenica, Aprile 25th, 2021

In un libro bello e denso (“30 aprile 1993”, Marsilio), Filippo Facci ricostruisce le ventiquattro ore in cui finì la politica. È, appunto, il 30 aprile 1993, il giorno delle monetine al Raphaël: il Parlamento aveva negato parte delle richieste di autorizzazione a procedere avanzate dalla procura di Milano nei confronti di Bettino Craxi, e si sollevò la prima grande rivolta degli onesti, sublimata dal lancio di monetine al capo socialista. Gli onesti si annidavano ovunque: in aula, dove nessuno aveva accolto l’invito di Craxi a riconoscere sistemico e non puramente criminale il circo delle tangenti; nei giornali, dove s’era instaurata una SuperLega degli sceriffi riemersi dalle nebbie alle costole dei banditi; nell’imprenditoria, dove la via di scampo era consegnarsi alla giustizia, naturalmente nel ruolo dolente dei taglieggiati; e poi nel popolo, che trovava il riscatto dopo essere rimasto con la testa sotto il tallone dei partiti, e mai sfiorato dal dubbio che i partiti erano stati la garanzia massima di decenni di crapula per tutti. Fu la fiera della viltà e dell’autoipnosi, e ce la siamo trascinata fin qui, ai tempi del Recovery fund, l’ultima chance di ammodernare un paese rimasto nel Novecento, e tuttavia convinto di essere restato indietro perché qualcuno continua a rubacchiare.

Nel libro di Facci c’è un passaggio formidabile sugli imprenditori per bocca di Mario Chiesa: “Corruttori pronti a prendere calci nel culo, a subire ogni vessazione, sempre pronti a presentarti ventisette donne pur di non uscire dalla loro nicchia ed evitare di misurarsi col libero mercato”. Questo mi sembra il fuoco della questione. Gli anni di Mani pulite sono passati alla storia come quelli del disvelamento della mazzetta globale, ma in realtà nessuno lo ignorava, semmai fu più chiara la voracità e l’insostenibilità, e fu chiara l’occasione di liberarsi di una partitocrazia farraginosa, a essere buoni, ma costituita dalle forze che (con il Pci) avevano fatto il 25 Aprile, avevano steso la Costituzione antitotalitaria, avevano risollevato l’Italia fino al miracolo economico. Dovevano invece passare alla storia come gli anni in cui riconoscere che un’epoca era finita, che non si poteva più tirare avanti con la spesa pubblica e la svalutazione competitiva della lira, che tirare a campare era il decrepito motto andreottiano, che il mondo era cambiato e per nuotarci dentro toccava cambiare.

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