Archive for Aprile, 2021

Nuova Ilva, falsa partenza: la prima assemblea con il socio pubblico salta per una lite sul bilancio

domenica, Aprile 18th, 2021

di Marco Patucchi

ROMA –  Falsa partenza della nuova Ilva. L’assemblea e il primo consiglio d’amministrazione con la partecipazione dei tre rappresentanti del socio pubblico sono saltati e rinviati a data da destinarsi per una lite sul bilancio 2020. Niente di nuovo, verrebbe da dire, guardando alla storia del gruppo siderurgico che ormai da anni vive perenni fibrillazioni ed è come ballasse continuamente sull’orlo del baratro. E niente di nuovo, purtroppo, per gli oltre 10mila lavoratori che vedono continuaente messo in discussione il loro futuro e per Taranto (dove la ex Ilva ha il suo stabilimento principale, la più grande acciaieria d’Europa) che combatte da decenni contro l’inquinamento industriale di un impianto più esteso della città stessa.

Arcelor Mittal ha chiesto ai tre rappresentanti designati da Invitalia (la società del Tesoro che rappresenta lo Stato nel capitale di Acciaierie d’Italia, questo il nuovo nome della ex Ilva) di sottoscrivere i conti 2020 dell’azienda, proposta respinta al mittente da Franco Bernabè (designato per la presdienza), Stefano Cao e Carlo Mapelli. Invitalia, in sostanza, non è disponibile a firmare il bilancio di un esercizio al quale il socio pubblico non ha partecipato, visto che l’ingresso con una quota del 38% è stato sancito solo qualche giorno fa con la finalizzazione del’aumento di capitale da 400 milioni di euro. Il documento era stato inviato da Arcelor Mittal, alla vigilia dell’assemblea, sia al premier Mario Draghi che a Bernabè. La riunione, dunque,non è neanche iniziata facendo saltare così l’insediamento dei nuovi componenti del cda: i tre espressione di Invitalia e i tre di Arcelor MIttal, con la conferma di Lucia Morseli sulla poltrona di amministratore delegato. Questo significa che fino a quando non sarà approvato il bilancio 2020, resterà in carica l’attuale consiglio d’amministrazione.

Fonti vicine al dossier rilevano che l’approvazione del progetto di bilancio 2020 di Acciaierie d’Italia è stata regolata dagli accordi sottoscritti tra Invitalia e Arcelor Mittal in dicembre, quando l’ingresso di Invitalia era previsto per il 5 febbraio (termine poi slittato per il cambio di guardia tra governo Conte e governo Draghi e, soprattutto, per la diatriba giuridica sul possibile spegnimento degli impianti deciso da un’ordinanza del Comune di Taranto). Gli accordi consntirebbero sia l’astensione che il voto contrario di Invitalia sul bilancio 2020, con mantenimento di tutti i relativi diritti in assemblea e in cda. La usuale scadenza del 30 aprile per la approvazione dei bilanci, inoltre, a causa dell’emergenza Covid è stata comunque prorogata per legge al 30 giugno per tutte le aziende. Slittamento che, tra l’altro, consentirebbe di posticipare il voto dell’assemblea rispetto al verdetto del Consiglio di Stato sullo spegnimento degli altiforni, atteso per metà maggio.

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Pd, Serracchiani: “Noi facciamo la sinistra, la Lega invece mina il governo”

domenica, Aprile 18th, 2021

di Annalisa Cuzzocrea

ROMADebora Serracchiani, non pensa che nel governo la linea della Lega sulle riaperture stia pesando più della vostra?
“No. Credo che la decisione sulle riaperture, che seguono un rischio ragionato, sia stata collettiva, sollecitata proprio dal presidente del Consiglio e molto diversa dagli slogan lanciati dalla Lega, dalla volontà di aprire a prescindere senza seguire alcuna logica”.

Matteo Salvini è stato rinviato a giudizio per Open Arms. Enrico Letta ha incontrato il fondatore Oscar Camps e ne ha indossato la felpa. Quanto pensa potrà andare avanti un governo in cui siete insieme?
“Salvini quotidianamente cerca di porre una distanza tra sé e il governo che pure appoggia. Il segretario Letta fa un’altra cosa: stabilisce la differenza tra destra e sinistra. Marca distanze politiche, senza attaccare o minare il governo Draghi dentro cui siamo con lealtà, ma portando la nostra agenda”.

Sull’immigrazione, la linea di Letta appare più avanzata di quella che avete tenuto finora, ad esempio rivotando il finanziamento della guardia costiera libica. Siete pronti a battaglie nuove come lo Ius soli o è solo uno slogan?
“Il Pd sta maturando e pone oggi delle questioni di principio. La nostra società è fatta da bambini, bambine, ragazzi, ragazze nati qui che frequentano le nostre scuole, parlano la nostra lingua, i nostri dialetti. Ci sembra assurdo che non si riesca a trovare su questo un punto di equilibrio con le forze di centrodestra. È una legge che serve al Paese, non a una parte. Abbiamo diverse proposte in commissione e spero si possa continuare il lavoro. Comunque, è un impegno del Pd”.

Potrebbe essere un punto di frizione con un Movimento che continua a essere né di destra né di sinistra. Che idee avete sulle alleanze alle prossime amministrative e poi alle politiche?
“Il segretario ha detto che abbiamo bisogno di un centrosinistra nuovo che dialoghi con i 5 stelle. Quando si è insediato ha oggettivamente cambiato molte cose, tra cui il tema del maggioritario e della coalizione, sulla quale dobbiamo lavorare perché si compatti e si allarghi”.

Andando a pescare dove?
“A tutto il campo del centrosinistra e verso quelle forze moderate che non si ritrovano nel sovranismo e nel nazionalismo”.

Calenda, Italia Viva, Forza Italia?
“Sui primi due certamente sì. Ora Forza Italia è nel centrodestra, il tempo ci dirà che strada prenderà. Quanto al dialogo con il Movimento, è importante, lo dimostra il fatto che Letta ha incontrato per primo Conte. C’è un patrimonio costruito in questi anni da non disperdere”.

Per le amministrative, le primarie sono una soluzione o rischiano di trasformarsi in una trappola?
“Personalmente sono convinta dello strumento delle primarie, che non servono a risolvere i problemi, ma spesso aiutano ad avviare con forza una campagna che poi diventa quella delle elezioni. Penso vadano usate con attenzione e buon senso a seconda del territorio, non a prescindere. Dove i territori non le ritengono necessarie, non vanno imposte”.

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Dubbi e speranze da zona gialla. L’Italia riparte ma solo a metà

domenica, Aprile 18th, 2021

Maurizio Bologni ,  Luca Devito ,  Emanuela Giampaoli ,  Pasquale Tina ,  Marco Trabucco

Torino, il ristoratore

“Senza l’area per il dehors mi vietano di lavorare ma ho spese come tutti”

TORINO — «No, il dehors non ce l’ho e non lo posso fare. Davanti al ristorante ho il capolinea del bus, i clienti respirebbero i gas di scarico». Umberto Chiodi Latini è il titolare del Vintage 1997, storico ristorante torinese, da vent’anni stella Michelin. Il locale, frequentato da manager e professionisti, è in una piazza del centro storico, «sì, potrei mettere qualche tavolo nei giardini di fronte, ma per raggiungerli bisogna attraversare una strada trafficata e i camerieri rischierebbero la vita tutti i giorni».
Quindi prima di giugno non aprirà. «Non contesto la decisione del governo — dice — Si è affidato a un gruppo di esperti e presumo che questi facciano il loro lavoro con una certa conoscenza. Ma che non ci facciano aprire è triste, io francamente non so se riesco ad arrivare a fine maggio. In un anno avrò lavorato tre mesi e il calo di fatturato è enorme. L’asporto è stato un pannicello caldo».
«Un ristorante chiuso — aggiunge — costa come uno aperto, ma senza incassi. E io ho tenuto tutti gli 8 dipendenti. Quello che non capisco poi è perché qualche mese fa ci abbiano imposto una serie di regole per consentirci di riaprire al chiuso: diminuire il numero di coperti, mantenere la distanza di un metro tra i tavoli e così via. Ci siamo adattati, abbiamo anche speso per metterci a norma. Come mai quelle regole non valgono più? E poi la situazione è diversa da regione a regione: per dire, il clima di Torino a maggio non è quello della Sicilia».

Milano, il barista

“Questa non è una vittoria. Per ripartire davvero servono eventi e turisti”

«Questa riapertura non è certo una vittoria». Michele Berteramo è il titolare del cocktail bar e ristorante Movida in via Ascanio Sforza, sul Naviglio Pavese. Dovrebbe essere tra quelli che esultano perché il suo locale ha tavolini fuori: «Certo, è una cosa positiva e cominceremo a riaprire a pranzo: ma tutto ripartirà davvero solo con il ritorno dei turisti e delle discoteche».
Rimasto chiuso per cinque mesi, tranne le due settimane di zona gialla a febbraio («con l’asporto abbiamo avuto una brutta esperienza»), il suo cocktail bar punterà sui pranzi per ricominciare. «A differenza delle altre riaperture, almeno abbiamo una settimana per poterci organizzare — spiega —. Io sono sempre stato contrario al plexiglass, ma adesso dovrò cercare un sistema per schermare i tavoli: così anche se non ci sarà la distanza, ci sarà la barriera. Voglio fare qualcosa di carino però».
I Navigli, per loro conformazione, sembrano destinati a creare sempre assembramenti. «Noi possiamo solo consigliare alle persone di stare attente e di mantenere le distanze, rispettando le regole. Ma non siamo poliziotti, se ci dobbiamo mettere a controllare anche fuori allora è finita ancora prima di cominciare».
Ieri ha messo un post sui social del suo locale, annunciando la riapertura a breve: «Non so se solo per incoraggiarmi, ma ho ricevuto tante risposte positive. Speriamo bene».

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Matteo Salvini: «Rinviato a giudizio per Open Arms? Scelta pericolosa, non ci sono reati e per fare politica si usa il tribunale»

domenica, Aprile 18th, 2021

di Cesare Zapperi

Segretario, in 24 ore è passato da «liberatore» degli italiani a «sequestratore» degli immigrati. Una bella nemesi.
«In me prevale la soddisfazione per le riaperture — spiega il leader della Lega, Matteo Salvini —. Ma il rinvio a giudizio, detto che non mi toglie il sonno, è frustrante e molto pericoloso perché crea un precedente…».

In che senso?
«Si usa il tribunale per fare politica. Il disegno Palamara (“Salvini è innocente ma va fermato”) sta prendendo forma».

Il suo rinvio a giudizio è una «scelta politica»?
«Beh, intanto il giudice di Palermo ha deciso di non decidere delegando il verdetto finale ad altri».

Ha lasciato che decida un giuria dopo un dibattimento.
«Ma qui non ci sono reati. C’è un atto politico preso da un intero governo. Contrastare gli scafisti, difendere i confini non sono reati. Ho difeso gli interessi del mio Paese o il mio interesse personale?».

Chiama in correità un intero governo (il Conte I)?
«Per me, lo ripeto, non c’è alcun reato. Ma se lo si ravvisa, va addebitato a tutti quelli che hanno contribuito ad adottare una certa strategia».

Conte e Toninelli verranno a Palermo come testimoni.
«Sì, ma ci vuol poco a cambiare ruolo…».

Non è che mandandola a processo le hanno fatto un «favore»?. Il 15 settembre saremo in piena campagna per le Amministrative. Tutti i riflettori saranno per il «martire» Salvini.
«Non faccio il piangina né intendo strumentalizzare la situazione. Mi dispiace che da settembre in poi dovrò sacrificare tanti altri sabati che avrei dedicato ai miei figli».

Forza Italia sostiene che le stanno applicando il «metodo Berlusconi».
«Silvio ha dovuto affrontare 80 processi, io per ora solo 5-6… Ma è evidente che la sinistra vuole vincere in tribunale le elezioni che perde nelle urne. In nessun Paese al mondo si mandano a processo gli avversari politici».

Si è sentito tradito da Conte e Toninelli?
«Constato solo che hanno cambiato idea per convenienza politica, rinnegando sé stessi e le loro scelte».

Le Sardine, che lei spesso sbeffeggia, dicono che Salvini «va sconfitto nelle piazze, non nei tribunali».
«Hanno ragione, io non mi sognerei mai di portare alla sbarra chi la pensa diversamente da me. Ma in Italia si fanno tante inchieste che poi finiscono nel nulla. Come quelle che hanno riguardato grandi società come Eni e Finmeccanica. Difendere gli interessi dell’Italia significa anche difendere le aziende italiane».

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Riaperture e vaccini, il piano è partito: Draghi soddisfatto. Ora in agenda c’è l’economia

domenica, Aprile 18th, 2021

di Marco Galluzzo

Riaperture e vaccini, il piano è partito: Draghi soddisfatto. Ora in agenda c'è l'economia

Soddisfatto per l’accelerazione del piano vaccinale, convinto di aver preso la decisione più ragionevole sulle riaperture, raggiunto un equilibrio con i partiti, Mario Draghi passa il suo weekend chiuso a Palazzo Chigi a lavorare a ritmo serrato al rush finale della definizione del Recovery plan. Prima della fine del mese, prima della trasmissione alla Commissione europea, lo vuole presentare e far votare in Parlamento.

Recupare il gap di competitività

In questi giorni l’orizzonte di Draghi è quasi interamente occupato da un obiettivo che avverte insieme come una scommessa che non si può perdere, un dovere cui non si può sottrarre, un’opportunità straordinaria, vista la dimensione delle risorse finanziarie a disposizione nei prossimi anni. In estrema sintesi: recuperare il gap strutturale di competitività che l’Italia ha accumulato negli ultimi decenni, in primo luogo rispetto ai principali partner europei, in testa la Germania.

Ridisegnare la macchina dello stato

Per questo motivo il presidente del Consiglio sta seguendo in prima persona e coordinando «una riforma di grande respiro» sulle semplificazioni amministrative, che verrà varata a maggio, con uno o più decreti. Riforma che dovrà accompagnare non solo l’attuazione rapida ed efficiente in sei anni dei finanziamenti europei del Pnrr e degli altri 72 miliardi di investimenti previsti nei prossimi dieci anni, ma che dovrà ridisegnare il modo di funzionamento di quella macchina dello Stato che a suo giudizio è a un bivio storico.

«Ritorno a una crescita sostenuta»

Draghi avverte il peso della responsabilità da affrontare e al contempo è convinto che il Paese sia di fronte ad una sorta di ultimo treno: lo ha detto nell’ultima conferenza stampa, in cui quasi tutti si sono concentrati in primo luogo sui temi delle riaperture, degli orari dei ristoranti, tralasciando il messaggio incentrato su una parola chiave che sta ripetendo quasi come un mantra in ogni occasione: il ritorno ad una crescita sostenuta, agganciata finalmente alle medie europee, del prodotto interno.

La Giustizia e l’innovazione
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Covid, l’importanza dei prossimi 5 giorni: ecco perché davanti a noi ora ci sono due scenari

sabato, Aprile 17th, 2021

giampiero maggio

Per capire se la scelta del governo, quella di riaprire con gradualità il Paese è corretta, dovremo aspettare circa 5 giorni. Non è un numero a caso, ha un senso. Perché dipende da una serie di elementi che, se incrociati, ci diranno in che direzione andrà l’Italia. E le ipotesi che si profilano davanti a noi sono due. Le analizzeremo più avanti.

Intanto, se maggio sarà il mese della svolta tutto dipenderà da alcuni parametri che abbiamo imparato a conoscere nell’ultimo anno: prevalenza, indice di contagio Rt, incidenza di casi e posti occupati nelle terapie intensive. Ma soprattutto sarà dall’andamento di Rt che emergerà fra 5 giorni che capiremo molte cose. Perché? Perché avremo la ricaduta precisa rispetto alla decisione della riapertura delle scuole avvenuta una decina di giorni fa.

***Iscriviti alla Newsletter Speciale coronavirusI numeri: la prevalenza, gli infetti attivi e i morti

A spiegarcelo, numeri alla mano, è il fisico Roberto Battiston: «Guardi, fra 4 o 5 giorni vedremo gli effetti della riapertura delle scuole. Il motivo è semplice: non stiamo parlando solo di studenti e insegnanti, che insieme fanno circa 8 milioni di persone (una parte degli studenti è ancora in Dad). Ma tutto il movimento attorno alla scuola coinvolge trasporti, famiglie, quindi genitori e nonni. Insomma, circa 30 milioni di persone». Che cosa significa? Facciamo un passo indietro. Oggi in Italia abbiamo circa 506 mila persone infette registrate: «Sono in quarantena o in ospedale, quindi sotto controllo – spiega Battiston – ma ne abbiamo in giro altrettante o forse due volte di più, asintomatiche, non tracciate e quindi potenzialmente contagiose». E se da sei mesi (il tempo della seconda ondata) il rapporto tra morti e infetti attivi quotidiano è di circa 1 su 1200, finché non abbasseremo il numero di infetti attivi non abbasseremo la cifra relativa ai morti. Servirà, di conseguenza, abbattare il numero che oggi è di 506 mila infezioni osservate. «Ci si fa condizionare dai contagi giornalieri – spiega Battiston – ma è alla prevalenza che dobbiamo guardare e quindi al numero degli infetti attivi». Perché fra 5 giorni? Perché gli effetti delle decisioni sulle riaperture si vedono, solitamente, dopo due settimane. Quindi, ragionevolmente, vedremo quale sarà l’effetto sull’indice Rt fra meno di una settimana. Se rimarrà sotto 1 potremo ragionevolmente pensare che riaprire con gradualità sarà una scelta giusta. 

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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 17 aprile: 15.370 nuovi casi e 310 morti

sabato, Aprile 17th, 2021

I dati del bollettino sulla pandemia di Covid-19 di sabato 17 aprile. Il tasso di positività al 4,6% (ieri 4,9%)

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 17 aprile: 15.370 nuovi casi e 310 morti

Sono 15.370 i nuovi casi di coronavirus in Italia (ieri sono stati +15.943, qui il bollettino). Sale così ad almeno 3.857.443il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall’inizio dell’epidemia. I decessi odierni sono 310(ieri sono stati +429), per un totale di 116.676 vittime da febbraio 2020. Le persone guarite o dimesse sono complessivamente 3.235.459 e 16.484 quelle uscite oggi dall’incubo Covid (ieri +18.779 ). Gli attuali positivi — i soggetti che hanno il virus — risultano essere in tutto 505.308, pari a -1.430 rispetto a ieri (-3.285 il giorno prima), in flessione dal 6 aprile. La flessione degli attuali positivi di oggi — con il segno meno davanti — dipende dal fatto che i guariti, sommati ai decessi, sono in numero maggiore rispetto ai nuovi casi.

Le vittime

Le vittime: sono 310 contro le 429 di ieri. Rimane alto il bilancio delle vittime che per tre volte questa settimana ha superato la soglia dei 400.

I tamponi e il tasso di positività

I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 331.734 mentre ieri erano 327.704. Il tasso di positività è pari al 4,6%: ieri era 4,9%.Qui la mappa del contagio in Italia.

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I funerali di Filippo: la Regina seduta da sola, la commozione di Carlo

sabato, Aprile 17th, 2021
Nella cappella di San Giorgio a Windsor le esequie del Principe – LaPresse /CorriereTv
(LaPresse) – Il Principe Carlo appare visibilmente commosso durante il funerale del padre, il Duca di Edimburgo, morto a 99 anni. Nella cerimonia privata per solo trenta familiari nella cappella di San Giorgio all’interno del castello di Windsor la Regina Elisabetta II ha seguito le esequie del marito seduta da sola su un banco.
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Pd e le primarie a Roma. Calenda: “Io non ci sto, ci vediamo al primo turno”

sabato, Aprile 17th, 2021

di Giovanna Vitale

Carlo Calenda è a Colle degli abeti, sperdutissima periferia della Capitale, dove è venuto a “verificare i guasti dei cosiddetti piani di zona. Sto imparando cose su Roma che fanno inorridire. Qui c’è gente che si è ricomprata casa tre volte, una storia incredibile. Più vado in giro mi accorgo che ce n’è una ogni sette minuti”.

Allora non ha saputo la novità?
“No quale? Sono chiuso da due ore con i cittadini, che è successo?”.

Il Pd ha deciso la data delle primarie a Roma: si faranno il 20 giugno.
“Ah sì, bene, se le facessero, auguri. Ci vediamo al primo turno”.

Le proporranno ufficialmente al tavolo della coalizione martedì. Lei cosa farà?
“Quello che sto facendo da sei mesi. La campagna elettorale per fare il sindaco della capitale d’Italia. Ma le pare che io perdo altri tre mesi a litigare con loro su chi deve fare il candidato, senza parlare ai romani, mentre la Raggi arriva al 30%? Una follia”.

Quindi al tavolo della coalizione non parteciperà?
“Per me quella storia è finita. Nonostante abbiano fissato una data, resto convinto che si tratti di primarie eventuali”.

In che senso eventuali?
“Non è un mistero, l’avete scritto anche voi su Repubblica, che Letta farà di tutto, insieme a Conte, per far ritirare la Raggi e convincere Zingaretti a scendere in campo. E siccome ci credo, non intendo arrivare al 20 giugno per poi sentirmi dire, magari una settimana prima: scusa Carlo, abbiamo scherzato, c’è l’accordo Pd-5S, non se ne fa nulla”.

Ma se anche Zingaretti volesse candidarsi, ipotesi già smentita con forza, le primarie si farebbero comunque. Perché rifiuta di cimentarsi?
“Ma che assurdità. E con chi le farebbe le primarie Zingaretti? La Raggi a quel punto si sarebbe ritirata, gli altri con lui in pista farebbero certamente un passo indietro… Come vede è tutta una finta per prendere tempo e avere modo di individuare una strada per far desistere la sindaca uscente”.

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Dall’auto agli inni: ecco come il principe Filippo ha preparato per 18 anni i suoi funerali

sabato, Aprile 17th, 2021

dal nostro corrispondente Antonello Guerrera

LONDRA – Come desiderava lui stesso, i funerali del Principe Filippo saranno in tono minore, riservato. Ma quella nel Castello di Windsor domani sarà comunque una cerimonia straordinaria, unica e forse irripetibile, che Filippo ha preparato meticolosamente per ben 18 anni, e ora si scoprono i dettagli. Gli ingredienti ci sono tutti: soli trenta invitati stretti (il primo ministro Boris Johnson si è tirato indietro per lasciare un posto alla famiglia), mentre ai sudditi è stato chiesto di non recarsi sul luogo in nome delle norme anti-pandemia; poi William e Harry, che dopo i litigi degli ultimi mesi cammineranno vicini ma non di fianco, perché in mezzo ci sarà il cugino Peter Phillips, il primogenito della principessa Anna e del primo marito capitano Mark Phillips. E poi la Regina Elisabetta, da sola, vestita di nero e con la mascherina per tutto il tempo (come per gli altri invitati), con il figlio Carlo e il resto della famiglia distante almeno due metri a causa delle restrizioni contro il Covid. Chissà quanti ricordi e pensieri agiteranno la mente della solitaria Elisabetta, già da una settimana senza il suo amatissimo Filippo.

Il luoghi del funerale

Almeno, sarà tutto come aveva chiesto e pianificato il suo consorte, morto venerdì scorso a 99 anni e ne avrebbe compiuti cento in giugno. L’ultimo viaggio del Duca di Edimburgo sarà innanzitutto sulla Land Rover Defender TD5 130, un “ ruck” militare più che un elegante carro funebre. Non a caso Filippo lo ha scelto personalmente, lo ha modificato negli anni pensando proprio a questo giorno e lo ha fatto dipingere di verde scuro in onore del corpo militare, che sarà centrale in questa cerimonia. Perché quando il principe sarà seppellito alla fine del funerale nella cripta reale sotto il coro della Cappella di San Giorgio risuonerà l’Action Stations, ossia il comando ai membri della Marina Militare per prepararsi ad entrare in azione, che sarà suonato proprio dai trombettieri della Royal Navy.

Il resto della musica e delle canzoni, anch’esse scelte dal principe, saranno dello stesso tema. Così Filippo ha voluto rendere omaggio ai militari e anche al suo stesso passato, visto che in Marina lui è stato in servizio durante la Seconda guerra mondiale. Risuoneranno le cornamuse della Royal navy, con lo storico inno “Eternal father, strong to save” in ricordo anche dei caduti in guerra, e altre canzoni belliche, fino all’inno nazionale.

Prima di arrivare alla Cappella di San Giorgio, il feretro di Filippo verrà trasportato da un’altra cappella privata del castello di Windsor dove ha riposato sinora. Qui ci sarà un breve corteo di circa mezzo chilometro e che durerà 8 minuti. Davanti e di fianco alla Land Rover marceranno la banda dei Grenadier Guards, il reggimento di fanteria dell’esercito britannico, il maggiore generale al comando della Household Division e altri capi militari. Dietro, tutti i familiari più stretti. In prima fila i figli Carlo, principe del Galles, e Anna, principessa reale. Subito dietro, in seconda fila, il resto della prole di Elisabetta e Filippo: Andrea, duca di York, di recente travolto da accuse di violenze sessuali su minori nell’ambito dello scandalo Epstein, e Edoardo, conte di Wessex. 

La Land Rover Defender TD5 130  sarà utilizzata per trasportare la bara del Duca di Edimburgo. Il veicolo cabinato modificato è stato prodotto nello stabilimento Land Rover di Solihull nel 2003 e il principe Filippo ha supervisionato le modifiche negli anni successivi, richiedendo una riverniciatura in verde militare e progettando la parte posteriore aperta (agf)

LA PROCESSIONE

Davanti al feretro

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