Archive for Aprile, 2021

Renzi: per i dem è come l’Aretino, semina zizzania

martedì, Aprile 20th, 2021

di Giovanna Casadio

“Renzi ormai semina zizzania, parla male di tutti, come Pietro Aretino per cui fu creata l’epigrafe ‘Qui giace l’Aretin, poeta tosco, che di ciascun disse male fuorché di Cristo, scusandosi col dir: ‘non lo conosco’”. È Nicola Oddati, a cui il segretario dem Enrico Letta ha affidato il compito di coordinare le Agorà che devono rilanciare il Pd, a rispondere a Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva in un’intervista a Repubblica piccona la linea di Letta e contesta quel “centrosinistra largo che dialoga con il Movimento 5 Stelle”, indicato dal segretario dem come la rotta da seguire. Un abbaglio. Anzi un errore. Prevede Renzi: “Per me l’esperienza dei 5 Stelle è al capolinea. E dubito che Conte – che si definisce equidistante da destra e sinistra – accetti di guidare il Movimento. Non mi stupirei se alla fine rinunciasse: troppe tensioni a cominciare dalla rissa sul terzo mandato”.

Dal Nazareno, la sede dem, nessun commento, ma – si sottolinea –  neppure sorpresa. Proprio su questo punto, sul dialogo con i 5 Stelle in vista di alleanze per le prossime amministrative c’era stato un “profondo disaccordo” nell’incontro che Letta aveva avuto con Renzi. Sempre Oddati: “La strada che indica Letta è l’unica percorribile per costruire una alternativa al centrodestra nel Paese. Chi non la vuole percorrere, semplicemente non vuole trovare alcuna strada se non quella del centrodestra”.   

Ma il senatore toscano ed ex premier, a lungo alla guida del Pd che ha lasciato nel 2019 per creare un partito tutto suo, si è tolto altri sassolini dalla scarpa. Su quale è realisticamente il rapporto tra Pd e 5Stelle a Roma, ad esempio, rincara: “Andatelo a chiedere ai piddì romani cosa significa avere subìto l’amministrazione Raggi”. E sulla caduta del governo Conte 2, che per il dem Goffredo Bettini è stata provocata da interessi sovranazionali: “Complotto internazionale è il nome che Bettini dà alla linea suicida che aveva scelto: o Conte o urne”. 

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Riaperture e coprifuoco: il rebus di Mario Draghi. Trattativa nel Governo

martedì, Aprile 20th, 2021

Francesco Storace

Chissà se basterà il «ci penso io». Mario Draghi aveva chiuso sbrigativamente la cabina di regia delle riaperture. Ma ora, alla vigilia dell’approvazione del decreto legge in un consiglio dei ministri ancora da convocare, il premier avrà bisogno di argomenti inoppugnabili. Da una parte per dare agli italiani la prospettiva di una ripartenza del Paese; dall’altra per non pregiudicare gli obiettivi di salute. Saranno giorni impegnativi, quelli che attendono il presidente del Consiglio, che dovrà compulsare ogni dato sanitario: sotto osservazione i numeri dei contagi, le terapie intensive, i decessi. E anche quali zone sono in maggiore sofferenza e quelle in via d’uscita dal picco del Covid. Oggi pomeriggio alle 17 ci sarà innanzitutto una importante riunione del nuovo comitato tecnico scientifico, che non è più quello del tempo di Giuseppe Conte. Le linee guida proposte dalle regioni, i protocolli previste dalle categorie e più in generale un parere sulle nuove misure contribuiranno a formare l’opinione del premier.

Le decisioni da assumere sono molteplici, con in testa la proroga a fine luglio dello stato di emergenza in scadenza a fine aprile. E qui, a seconda della decisione, ci sarà una conseguenza immediata. Se si continua con lo stato di emergenza, lo smart-woking va sostanzialmente a settembre. Non tutti, tra partiti e categorie, sono d’accordo. Ci vorrà una prima mediazione. A cui si collegherà la questione del green pass: è il secondo motivo di confronto interno ai ministri. Per spostarsi da zone gialle ad arancioni bisognerà dimostrarsi a posto come ai tempi della sana e robusta costituzione fisica. Vaccino fatto, guarito dal Covid, o tampone nelle ultime ore. Altrimenti non si passa. Terzo tema, assai spinoso, riguarda le riaperture. I favorevoli ad una estensione dei provvedimenti decisi in cabina di regia sostengono che si possa pranzare e cenare anche in ristoranti chiusi e chiedono di poter liberare anche i bar. Limitare la possibilità di mangiare solo in locali che hanno spazi all’aperto, preclude il diritto dei ristoratori che non ne dispongono, dicono gli aperturisti. E poi non si può discriminare tra categorie che servono pubblico. In prima fila i bar, appunto.

Gli argomenti nelle mani di Palazzo Chigi – stando a quanto si apprende – fanno riferimento a valutazioni scientifiche. Gli studi più consolidati (e si cita The Lancet del 15 aprile 2021) «mostrano che una delle modalità di trasmissione del virus più frequente è il cosiddetto aerosol».

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Beppe Grillo difende il figlio Ciro e getta fango su una ragazzina violentata

martedì, Aprile 20th, 2021

Franco Bechis

Ieri è esploso come una bomba un video di poco più di un minuto e mezzo pubblicato da un Beppe Grillo apparentemente fuori di sé a difesa del figlio Ciro, sotto accusa da quasi due anni per una presunta violenza sessuale di gruppo nei confronti di due ragazze con meno di venti anni avvenuto in Costa Smeralda nella villa del fondatore del M5s il 16 luglio 2019. “Mio figlio”, esordisce urlando come farà in tutto il video Grillo, “è su tutti i giornali come stupratore seriale insieme ad altri 3 ragazzi…Io voglio chiedere chiedere veramente perché un gruppo di stupratori seriali non sono stati arrestati, la legge dice che vanno presi e messi in galera e interrogati. Sono liberi da due anni, ce li avrei portati io in galera a calci nel culo. Allora perché non li avete arrestati? Perché vi siete resi conto che non è vero niente, non c’è stato niente perché chi viene stuprato e fa una denuncia dopo 8 giorni vi è sembrato strano. Se non avete arrestato mio figlio arrestate me perché ci vado io in galera (…) E poi c’è tutto un video, passaggio per passaggio, in cui si vede che c’è un gruppo che ride, ragazzi di 19 anni che si divertono e ridono in mutande e saltellano con il pisello, così…perché sono quattro coglioni”.

Da Beppe Grillo una farsa ripugnante. Lo sdegno dei genitori della ragazza

Ho riportato le sue parole come erano perché non avrei trovate altre per fare capire cosa è uscito dalla bocca dell’uomo che da tre anni è al centro del potere in Italia sostenendo con il suo Movimento 5 stelle non uno, ma tre diversi governi con il gruppo di maggioranza relativa. Sono parole tremende quelle uscite dalla sua bocca, ancora di più se si pensa all’orrore della ipotesi di accusa che incombe sul capo del figlio di Grillo, identica addirittura in molti particolari a quella che ha originato il caso di Alberto Genovese e della sua terrazza milanese (ed effettivamente Genovese fu arrestato). Quel video certo è la difesa che un padre fa di un figlio, anche se nessun padre farebbe un video così, e proprio nessuno a due anni dai fatti. Ma è anche il linciaggio ignobile delle presunte vittime, che secondo Grillo mai sarebbero state stuprate perché lui ne ha la prova (che nessun altro ha) in un video girato da un telefonino dei presunti violentatori, dove sarebbe evidente che c’era consensualità. Secondo Grillo al massimo quattro ragazzi che compiono atti sessuali in serie su una ragazza riprendendosi in mutande con il pisello in mano al massimo sono un po’ “coglioni”, ma è indubbio che la ragazza avesse voglia di quel rapporto non con uno, ma con quattro uno dopo l’altro  perché sarebbe evidentemente il sogno di ogni ragazza potere giacere con il frutto dei lombi di Grillo e mentre quello fatto il suo dovere si fumava una sigaretta, avanti gli altri. Una bestialità che se fosse stata pronunciata da chiunque altra sarebbe seguita dal linciaggio, in primis per mano dei seguaci di Grillo. Non è bastata questa incivile colata di fango sulla ragazza che per la procura sembra essere la vittima della violenza. No, Grillo ha voluto aggiungere un altro carico di bestialità disumana: il dileggio per una ragazza che dopo la violenza sarebbe salita il giorno dopo su un kite surf e che ha aspettato otto giorni per presentare poi a Milano con il sostegno della sua famiglia la denuncia per violenza sessuale da cui è nato il procedimento.

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Superlega, Ceferin-Agnelli e la rottura di un’amicizia. Il n. 1 Uefa è stato il padrino della figlia

martedì, Aprile 20th, 2021

di Guido De Carolis

Superlega, Ceferin-Agnelli e la rottura di un'amicizia. Il n. 1 Uefa è stato il padrino della figlia

Un’unione per interesse, scambiata per amicizia, finita nel peggiore dei modi. Tra il presidente dell’Uefa Aleksander Ceferin e lo juventino Andrea Agnelli si consuma un divorzio carico di rancori, con pochi non detti e una vagonata di accuse, vomitate senza filtri.

Sedotto, tradito e abbandonato il numero uno della Federazione europea, è stato accoltellato da chi credeva essere il suo principale alleato. «Ero un avvocato penalista, in vita mia ne ho viste tante, ma mai uno mentire così», si è sfogato il 53enne sloveno, partito da Lubiana e diventato numero del calcio europeo nel settembre 2016, dopo la caduta del vecchio re, Michel Platini. La Juve evidentemente era nel suo destino, con Agnelli la sintonia era totale.

Due anni fa il presidente bianconero spingeva per una riforma della Champions League, l’aveva già immaginata come una Superlega in miniatura, con tanti posti fissi per le grandi d’Europa e spazi ridotti per le outsider. Ceferin difese quel primo progetto, poi abortito, attirandosi le antipatie di mezza Europa. Più che la sua posizione gli contestavano l’amicizia con Agnelli, i viaggi in Ferrari e sul jet privato di Andrea, a dir la verità sempre negati dallo stesso Ceferin che però aveva tenuto a battesimo la figlia del patron bianconero.

«Andrea è la delusione più grande. Ho parlato con lui sabato, mi ha detto che quelle sulla Superlega erano solo voci, poi ha spento il telefono. Non mi ero accorto che c’erano dei serpenti al nostro interno. Non so se posso dire davvero cosa penso di loro». Fatica a trattenere la rabbia Ceferin.

Frustato, irritato, deluso, domenica si è ritrovato con gli altri membri del Comitato esecutivo dell’Uefa a Montreaux, sul lago di Ginevra in Svizzera. Doveva essere la solita riunione di routine, gli ultimi preparativi prima della presentazione in pompa magna della nuova Champions. Sul tavolo era appoggiato il segnaposto di Andrea Agnelli, il convitato di pietra, atteso come presidente dell’Eca, l’associazione dei club europei che con la Uefa aveva messo a punto la riforma delle coppe.

«È fuggito dall’associazione che presiedeva, non ho mai visto nulla di simile nella mia vita. Non c’è niente di personale con le altre squadre della Superlega, con Agnelli sì», ha tuonato ancora Ceferin.

Ingannato, il presidente dell’Uefa ha provato a contattare Agnelli: mai avuto risposta, sparito come un fantasma. «E pensare che aveva detto che la nuova Champions era un progetto fantastico, dal quale però ha preferito fuggire».

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Ecco come il Csm con Davigo in testa disse “no” al Colle

martedì, Aprile 20th, 2021

GIUSEPPE SALVAGGIULO

TORINO. Uno scontro al massimo livello istituzionale, con il Csm che respinge, fino a metterne in dubbio la legittimità, una formale richiesta del suo presidente, che è anche capo dello Stato. È lo spaccato che emerge dai verbali, finora inediti, del Csm tra il 13 e il 23 maggio 2019. I giorni (e le notti, racconta il trojan nel cellulare di Palamara) dei lunghi coltelli per conquistare la Procura di Roma.

Mentre fuori si ordiscono trame e alleanze, nel Csm si consumano sedute della quinta commissione (competente sulle nomine) che i segretari definiscono oggi «accese» e «movimentate». In realtà, sappiamo dal trojan che Palamara, Lotti, Ferri e cinque membri del Csm hanno chiaro il conto dei voti già l’8 maggio all’hotel Champagne. Cinque giorni dopo, quando la commissione si riunisce per la prima volta, il treno che deve portare Marcello Viola alla Procura di Roma è già stato lanciato a tutta velocità da Ferri, Palamara, Lotti. Ma viene spinto anche, in nome della «discontinuità», da Piercamillo Davigo, che Ferri definisce «il nostro alleato» sebbene estraneo alle loro manovre. Dopo un paio di sedute interlocutorie (13 e 14 maggio), il fronte pro Viola è pronto a votare il 21. Ma quella mattina c’è un intoppo. Gianluigi Morlini, presidente della commissione (anch’egli all’hotel Champagne, ma poi non voterà Viola) propone di convocare i candidati per le audizioni, come «già segnalato» dal vicepresidente del Csm, David Ermini. Si tratta, precisa, di rinviare «solo di alcuni giorni».

«No, la pratica è matura» obiettano tre membri su sei della commissione: Antonio Lepre (giudice di Magistratura Indipendente, stessa corrente di Viola e soprattutto di Ferri con cui era all’hotel Champagne), l’avvocato Emanuele Basile (eletto dal Parlamento su indicazione Lega) e lo stesso Davigo. Stallo. Morlini si innervosisce. Vuole prendere tempo, usando i poteri da presidente. Ma Lepre non ci sta: «Votiamo subito». Basile e Davigo lo supportano. Tensione. Il «dottor sottile» di Mani Pulite prova un blitz regolamentare: voto subito «in quanto urgente». Morlini si oppone. Si media su un rinvio di 48 ore.

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Maltempo, grandine a Roma: le strade “imbiancate”

martedì, Aprile 20th, 2021

Paolo Pirrocco/Ag.Toiati

Era attesa pioggia, è arrivata la grandine. Così tanta da imbiancare le strade di Roma. Nella Capitale, nel primo pomeriggio, uno scenario a dir poco invernale. Lampi, tuoni e poi la grandinata che ha costretto automobilisti e conducenti di motorini a fermarsi e a ripararsi.

IL MESSAGGERO

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La tempra di un leader

martedì, Aprile 20th, 2021

MATTIA FELTRI

Ho guardato due volte il video in cui Beppe Grillo sferra pugni al tavolo per reclamare l’innocenza del figlio Ciro, accusato di stupro e da due anni sospeso nel terrore dell’arresto e del processo. La prima volta ho intuito la disperazione di un padre offuscato, ma alla seconda la disperazione m’è sembrata farsi di lato per lasciare il primo piano a tutto lo sbagliato del mondo. Non c’era niente di perdonabile in quel video. Non c’era nessuna desolazione, nessuna parola dolente per una ragazzina, stuprata o no lo stabilirà un giudice, ma nel migliore dei casi finita al collo della bottiglia e fra le mani di quattro sciagurati. Non c’era il bagliore di un pensiero, soltanto lo sbocco greve di un uomo che passa la vita cercando di consegnare forza con urla e vaffanculo ai suoi dozzinali pregiudizi.

Non c’era lo stupore davanti all’inganno e all’autoinganno di essersi iscritti fra i buoni contro i cattivi per poi ritrovarsi di colpo dall’altra parte. Non c’era l’emersione di un minimo banale dubbio che quello che capita a suo figlio capita a cento altri ogni giorno, e che la lentezza, l’incertezza e cioè l’arbitrio della giustizia sono il disastro italiano, non quelle scemenze della casta e dei colletti bianchi per i quali il suo movimento ha ottenuto la fine della prescrizione, e sarà la millesima ingiustizia con cui si apparecchierà soprattutto la tavola dei diseredati, come da sempre è.

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La cultura dello stupro

martedì, Aprile 20th, 2021

Michela Marzano

«Non è vero niente». Lo urla Beppe Grillo in un video in cui difende il figlio accusato, insieme a quattro amici, di aver violentato nel luglio del 2019 una ragazza italo-svedese, afferrandola per i capelli per farle bere mezzo litro di vodka e costringendola poi ad avere rapporti sessuali. Un video agghiacciante, al limite del sopportabile. Non solo perché c’è dentro una quantità smisurata di rabbia buttata addosso a chiunque, anche semplicemente per sbaglio, getti un occhio al filmato.

Ma anche, e forse soprattutto, perché Grillo, in poco meno di due minuti, riesce a tirar fuori la quintessenza di tutti quei pregiudizi e di tutte quelle abitudine malsane che, ancora oggi, spingono alcune persone a tollerare (e talvolta anche a legittimare) le molestie sessuali e le violenze contro le donne: perché la vittima, se è davvero vittima, non denuncia subito? Perché aspettare 8 giorni? Perché trattare come stupratori un gruppo di ragazzi che non fanno altro che ridere e divertirsi? In poco meno di due minuti, Grillo riesce a riassumere brutalmente l’essenza stessa di quella cultura dello stupro che colpevolizza le vittime, stigmatizzandole e oggettivandole: ha provocato lei; se non ha provocato, ci è comunque stata; e se pure all’inizio non ci fosse stata, poi si è comunque divertita.

Capisco la vergogna e il dolore che può provare un padre di fronte a un figlio accusato di stupro. Ma questo padre ha anche solo provato a immaginare il dolore e la vergogna del padre di una figlia stuprata? E il dolore e la vergogna della vittima? E la violenza ulteriore che subisce una ragazza violentata quando non la si vuole ascoltare o si rimette in discussione la sua parola? Lo sa, Beppe Grillo, cosa significa per una donna essere trattata come un mero oggetto e profanata? Lo sa che ci vogliono talvolta anni prima di trovare anche solo la forza di parlare? Lo sa che chiunque abbia subito una violenza sessuale si sente sporca e colpevole e sbriciolata e annientata? Di che razza di consenso parli, Beppe? Lo sai che, quando si viene minacciate, forzate o drogate, non c’è possibilità di consentire? Lo capisci che un gruppo di maschi che fanno bere una ragazza, la tirano per i capelli e la costringono ad avere rapporti sessuali, quella ragazza, la stanno stuprando?

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Beppe Grillo e il figlio Ciro: lo sfogo che imbarazza M5S e Pd

martedì, Aprile 20th, 2021

di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Roma – Per capire la reale portata politica dell’intervento di Beppe Grillo in difesa del figlio accusato di violenza sessuale occorre usare la tecnica del photoshop. Sostituendo Grillo con qualche politico meno friendly, meno politicamente corretto, meno amico dei magistrati, meno governativo. Un nome a caso, Salvini, oppure qualche anno fa Berlusconi. Ecco, immaginiamoci il capo di un grande partito, appunto Salvini, che attacca frontalmente la magistratura per una vicenda privata, rendendola quindi pubblica, spiegando che la ragazza non può essere sincera perché ha denunciato lo stupro solo alcuni giorni dopo il fatto. Tutto il peso della sua forza politica per difendere un membro della famiglia, e tutto il becerume di certe argomentazioni che si ascoltano al bar dopo un episodio di violenza.

 Il video di Grillo per il figlio accusato di stupro: arrestate me

La risposta è facile: si sarebbe scatenato l’inferno. I grillini in prima linea a stracciarsi le vesti, qualche giornalista d’area (grillina) a dare lezioni di civiltà e di senso delle istituzioni, il Pd in prima linea. Giustamente, visto che il politico non deve mai sovrapporre i piani, mai usare la politica per farsi gli affari propri, e non parliamo della cialtronaggine di trasformare la presunta vittima in sicura colpevole. Adesso no, visto che c’è di mezzo il loro capo i grillini si sono scoperti ultragarantisti, non hanno trovato niente da eccepire nell’intervento di Grillo, e lo stesso Pd prima di emettere una condanna che avesse un qualche senso ci ha pensato e anche molto.

Grillo difende figlio, genitori della ragazza: “Ridicolizzato nostro dolore”

Grillo ha parlato alle 14, le neo capogruppo Pd, quelle li in quanto donna, alle 19. Cinque ore per pensarci. In queste cose i tempi contano, misurano imbarazzi e sincerità. Imbarazzi molti e sincerità poca. 

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Per gli spostamenti tra regioni dal 26 aprile in zona rossa e arancione basterà l’autocertificazione (e i governatori chiedono il coprifuoco alle 23)

martedì, Aprile 20th, 2021

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Per viaggiare tra regioni in fascia arancione o rossa dal 26 aprile basterà avere un’autocertificazione. In attesa che arrivi il «pass», il decreto del governo in vigore dal prossimo lunedì autorizzerà gli spostamenti nelle aree a più alto rischio allegando al modulo l’attestato di essersi sottoposti al vaccino, oppure di aver effettuato un tampone nelle 48 ore precedenti, oppure di essere guariti dal Covid-19. Alla vigilia della riunione del Comitato tecnico-scientifico che dovrà esprimere il parere sulle «riaperture graduali» annunciate in conferenza stampa dal presidente del Consiglio Mario Draghi, si mettono a punto i dettagli del provvedimento che renderà liberi gli spostamenti. Ma la partita non è chiusa. I governatori del centrodestra e alcuni esponenti di Italia viva chiedono di prorogare alle 23 il coprifuoco e di anticipare al 15 maggio la riapertura dei ristoranti al chiuso almeno a pranzo. Se ne discuterà durante il confronto tra governo e Regioni previsto per oggi e non è escluso che nel decreto possa essere inserita una norma che preveda modifiche se la curva epidemiologica sarà in discesa. Non a caso la ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini torna a sottolineare che «il comportamento di ciascuno di noi farà la differenza: più saremo prudenti e responsabili, e più velocemente torneremo alla normalità».

Confini regionali

Dal 26 aprile gli spostamenti tra regioni gialle saranno liberi, per uscire da quelle arancioni o rosse bisognerà invece avere motivi di lavoro, di salute o di urgenza. C’è però un’eccezione: le persone che hanno già ricevuto la doppia dose di vaccino o un tampone con esito negativo nelle 48 ore precedenti o la certificazione di essere guarite dal Covid-19 potranno farlo anche per motivi di turismo. Dovranno avere con sé l’autocertificazione e allegare l’attestato con uno dei tre requisiti. La scelta del governo è dettata dalla difficoltà di avere subito a disposizione la tesserina magnetica che contenga le stesse informazioni aggiornate, grazie all’inserimento in un database. Ed è apparsa obbligatoria in vista della stagione estiva, perché consente le prenotazioni anche a chi vive oppure vuole andare in quelle aree del Paese che potrebbero avere nelle prossime settimane una maggiore incidenza dei contagi.

Il coprifuoco

La scelta fatta dalla cabina di regia è di mantenere almeno per tutto il mese di maggio il coprifuoco alle 22. Una decisione che molti governatori contestano. L’apertura serale dei ristoranti in zona gialla soltanto all’aperto limita infatti il numero di clienti e per questo si chiede la possibilità di prorogare l’orario obbligatorio di ritorno a casa almeno alle 23 in modo da consentire ai gestori dei locali pubblici di programmare un doppio turno per la cena. Opzione che gli scienziati sembrano però intenzionati a bocciare ritenendo che in questo modo aumenti il rischio di creare assembramenti e che si agevoli ulteriormente la circolazione delle persone, mentre negli ultimi report dell’Istituto superiore di sanità è stata evidenziata la necessità di «misure di mitigazione volte a ridurre la possibilità di aggregazione interpersonale».

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