Archive for Aprile, 2021

Della Valle: «Il Centro Italia può ripartire se si investe sui distretti industriali»

giovedì, Aprile 15th, 2021

Presidente Diego Della Valle, di recente la Svimez ha prodotto un rapporto allarmante sulla frammentazione del Centro. Un’area che in qualche modo si sta meridionalizzando. Dove nasce questo declino?
«Non ho letto l’indagine, ho però qualche idea in merito alla frammentazione del Centro. Direi intanto di dividere il Centro Nord dal Centro Sud poiché è differente. Credo che il fatto che molti comprensori industriali, che sono stati la spina dorsale in queste regioni, oggi purtroppo smobilitati, o comunque molto depotenziati, tutto questo sicuramente non aiuta».

Quali sono le ragioni della smobilitazione?
«Le ragioni sono molteplici, in alcuni casi riguardano la competitività mondiale, per cui bisognava forse molti decenni fa preparare piani di politica industriale che salvaguardassero i distretti o che permettessero di riconvertirli in attività competitive».

È possibile che il Centro rischi di rimanere in qualche modo schiacciato tra le pretese autonomiste del Nord e un Sud che tenta per la prima volta di aggregarsi per riagganciare il treno della crescita economica?
«Come detto dobbiamo distinguere il Centro Nord dal Centro Sud. Il Centro Nord sarà positivamente influenzato dalle regioni economicamente più evolute e sempre di più tenterà di rimanere attaccato alle regioni del Nord con buona possibilità di successo. Devono fare in modo di reagire anche le regioni del Centro Sud, perché altrimenti corrono il rischio di perdere competitività e soprattutto di non avere un futuro industriale né grande né piccolo, né nazionale né tanto meno internazionale. Queste sono cose che le imprese non possono fare da sole».

Chi le deve aiutare?
«Ci vuole una politica economica del Paese, pensata in modo specifico per queste aree, tentando di portare soluzioni veloci e lungimiranti, lasciando da parte l’aria fritta».

L’aria fritta?
«Sì, ma credo che alcuni esponenti che oggi guidano questo Paese abbiano chiarissimo cosa bisogna fare e hanno l’esperienza necessaria per contribuire a costruire un nuovo sistema economico per queste regioni. A questo punto con l’enorme quantità di denaro che arriverà dall’Europa ora bisogna pensare a un piano-paese complessivo, e non locale o regionale, per sostenere anche parti dell’Italia che hanno più bisogno. Questa è un’occasione irripetibile, guai a perderla».

Molto si discute di infrastrutturazione. Si privilegia l’asse Nord-Sud, mentre l’Est-Ovest rimane spesso ottocentesco. L’asse Ovest-Est può essere portatore di sviluppo?
«Le infrastrutture più importanti immagino che siano la digitalizzazione del Paese; la viabilità in tutte le sue forme, strade, aeroporti, ferrovie; il sistema scolastico e ovviamente il sistema sanitario. Avendo avuto la politica la possibilità, in quest’anno e mezzo, di capire lo stato attuale di questi sistemi infrastrutturali, penso che ci sia tanto da fare, ma i mezzi che arrivano sono enormi e le persone che li dovranno assegnare sono competenti. Mi viene quindi da pensare che potremo fare ottime cose. Dopo tanti anni di pessimismo il Paese può veramente farcela a cambiare».

Rating 3.00 out of 5

Vaccini, in arrivo 7 milioni di Pfizer: fiale aggiuntive coprono l’alt di Johnson&Johnson. AstraZeneca, Ema pronta a rivedere la seconda dose

giovedì, Aprile 15th, 2021

di Francesco Malfetano

Finalmente una buona notizia per il piano vaccinale italiano. Ieri è infatti la Ue ha annunciato la disponibilità di ulteriori 50 milioni di dosi Pfizer-BioNtech, di cui quasi 7 verranno consegnate agli hub vaccinali della Penisola nel primo trimestre. 

Il commissario Figliuolo potrà quindi ricucire su misura ancora una volta la campagna. Le 6,8 milioni di dosi aggiuntive che arriveranno da Pfizer nel secondo trimestre (670.000 in più ad aprile, 2.150.000 in più a maggio e 4 milioni in più a giugno), di fatto – sfruttando l’ordinanza di Speranza che prevede il richiamo per i vaccini ad mRna dopo 42 giorni – sostituiscono appieno i 7 milioni del vaccino monodose Janssen (branca farmaceutica del gruppo Johnson&Johnson) momentaneamente bloccati in attesa del parere dell’Ema (che arriverà la prossima settimana). «Lo stop non inciderà sul Piano vaccinale – spiega infatti il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulé – perché le dosi di J&J arrivate rappresentano meno del 5 per cento sul totale della settimana.

La campagna va avanti secondo quanto programmato dal Generale Figliuolo per il prossimo trimestre». Vale a dire che, con le 56 milioni di dosi in arrivo nel 2021 di AstraZeneca e J&J destinate agli over60, si potrà usare Pfizer – entro giugno ne arriveranno circa 28 milioni – per la restante parte del Paese. Non è peraltro escluso che arrivino altre fiale.

Ieri la presidente della commissione Ue Von der Leyen ha fatto sapere di «star negoziando un contratto per 1,8 miliardi di dosi Pfizer nel 2022-23». Un’uscita in linea con quanto trapelato da Bruxelles in questi giorni. Ovvero che l’orientamento è fare sempre più ricorso ai vaccini a mRna come Pfizer e Moderna rispetto a quelli a vettore virale come AstraZeneca e J&J (e Sputnik), i cui contratti per il 2022 si proverà ad annullare. 
 

GLI ALTRI

Oltre al momentaneo stop di Johnson&Johnson e alla sua quasi certa limitazione ai soli over60 (Ema e Aifa si esprimeranno la prossima settimana), anche AstraZeneca torna ad essere al centro dell’attenzione. 

Lo stesso ente europeo infatti, rimarcando come «i benefici continuano a superare i rischi», ha fatto sapere di aver avviato un’altra revisione su Vaxzevria, il farmaco anglo-svedese, per decidere «se aggiornare le raccomandazioni per una seconda dose in coloro che hanno già ricevuto la prima dose». In altre parole, dopo aver appurato un legame tra il vaccino con rarissimi casi di trombosi scatenando un’ondata di limitazioni in Europa (anche in Italia si somministra agli ultra-sessantenni), si punta a definire cosa bisogna fare 3 mesi dopo con chi ha già ricevuto la prima dose, specie se si tratta di under60. 

Rating 3.00 out of 5

Bce: “Avanti con l’euro digitale, i cittadini chiedono privacy e sicurezza. Le avranno”

giovedì, Aprile 15th, 2021

Fabrizio Goria

Continua la corsa della Banca centrale europea verso l’adozione dell’euro digitale. Ma sempre con gli occhi puntati sulla privacy. La consultazione pubblica sulla digitalizzazione della moneta unica dell’eurozona, lanciata dalla Bce lo scorso 12 ottobre e conclusasi dopo tre mesi, ha evidenziato che il 43% dei rispondenti, circa 8.200, è preoccupato dalla gestione dei dati personali. Si tratta però di problemi, dice la Bce, che sono risolvibili. L’obiettivo dell’Eurosistema resta quello di arrivare a una decisione entro metà giugno 2021 sull’inizio di un’indagine formale sull’euro digitale.

La Bce avverte i governi: fare presto con il Recovery Fund. La Commissione Ue: “Pronti bond per 800 miliardi di euro”

“Un euro digitale può avere successo soltanto se risponde alle esigenze dei cittadini europei”. Presentando i risultati della più grande consultazione pubblica mai effettuata dall’istituzione monetaria di Francoforte, Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo, ha sottolineato che non verrà meno il mandato alla base del processo decisionale. Ovvero, ascoltare la voce degli agenti economici. “Faremo del nostro meglio per assicurare che un euro digitale sia in linea con le aspettative dei cittadini che sono emerse dalla consultazione pubblica”, ha rimarcato Panetta. E le richieste sono state precise. I requisiti principali cercati dai cittadini privati (circa il 94% dei rispondenti complessivi) vedono al primo posto la tutela della privacy, nel 43% dei casi, seguita dalla sicurezza (18%), dalla possibilità di utilizzare l’euro digitale in tutta l’area euro (11%), l’assenza di costi aggiuntivi (9%) e infine la garanzia che possa essere anche utilizzata offline (8%). Come spiegano i funzionari della Bce che stanno lavorando al dossier, essendo complementare, non sostitutivo dell’euro fisico, la versione digitale potrebbe raccogliere più consensi che dissensi. Non a caso, la dematerializzazione del contante, della cartamoneta, è già oggi una realtà, amplificata dal Covid-19. I sistemi digitali di pagamento, da Google Pay a Satispay, sono sempre più comuni, ma non hanno ancora un livello di sicurezza uguale o superiore rispetto alla blockchain. E, soprattutto, non possono godere della sicurezza di avere alle spalle una banca centrale, che potrebbe invece dotare questa nuova valuta di caratteristiche in grado di impedire attività illecite come il riciclaggio di denaro o il finanziamento del terrorismo. 

Rating 3.00 out of 5

Il Copasir perde pezzi: se ne vanno Urso e Vito ma Volpi resta lì con la benedizione di Salvini

giovedì, Aprile 15th, 2021

Amedeo La Mattina

Si è dimesso il deputato di Forza Italia Elio Vito e il vicepresidente Adolfo Urso di Fdi ha rimesso il suo mandato nelle mani della presidente del Senato Casellati. Ma il Copasir ha ricominciato comunque a lavorare come se nulla fosse. Il partito di Giorgia Meloni nei giorni scorsi aveva chiesto le dimissioni del presidente in quota leghista Raffaele Volpi perché nel frattempo il Carroccio è passato all’opposizione alla maggioranza. Quella carica del delicato organo di controllo sui servizi, secondo FdI, spetta all’opposizione. Ma Volpi non schioda dalla sua poltorna, Matteo Salvini dice che se si vuole cambiare la presidenza prima occorre che tutti i componenti si dimettano per rinominare cinque esponenti della maggioranza e cinque dell’opposizione come prevede la legge. Ma essendo l’opposizione rappresentata dal solo gruppo di Meloni, Fratelli d’Italia sarebbe in eccesso. Ed è quello che il Pd e i 5 Stelle vogliono evitare: e infatti rimangono al loro posto e si godono la scena dello scontro tutto interno al centrodestra. In questo modo la Lega ha creato uno stallo, così Volpi ha fatto approvare il piano annuale e convocato in audizione il sottosegretario con delega ai servizi Franco Gabrielli.

L’ex capo della Polizia si è soffermato sulla vicenda della spia russa scoperta dentro l’apparato della nostra Difesa, ha fatto una relazione sull’omicidio in Congo del nostro ambasciatore Attanasio, insieme al carabiniere Iacovacci. Ma soprattutto ha spiegato che è diventato sempre più impellente la creazione di un’agenzia per la cybersicurity alle dipendenze del suo ufficio ma garantendo sempre la massima collaborazione con il Copasir. Gabrielli ha acceso un faro sulle tensioni e il disagio sociale che si manifesta nelle piazze di questi giorni da parte degli operatori economici danneggiati pesantemente dalla chiusure.

Rating 3.00 out of 5

Nel Decreto sostegni bis gli aiuti saranno dati «in base alle perdite reali»

giovedì, Aprile 15th, 2021

Si profila un intervento combinato tra emendamenti al decreto legge Sostegni, ora in Senato, e il decreto Sostegni che sarà varato dal governo alla fine del mese.

Obiettivo: rafforzare gli aiuti alle imprese, intervenendo sui costi fissi. Con gli emendamenti al primo decreto verrebbero sospesi alcuni versamenti, dall’Imu alla Tosap, e previsti crediti d’imposta sugli affitti e tagli alle bollette degli esercizi commerciali, mentre col secondo decreto si interverrebbe sulla liquidità (proroga della moratoria sui prestiti e allungamento del periodo di rimborso) e sui nuovi indennizzi, con una importante novità allo studio, annunciata dal ministro dello Sviluppo, Giancarlo Giorgetti: il passaggio dal ristoro sulla perdita di fatturato a quello sulla perdita di bilancio.

Per spettacolo e sport bonus doppio

Il ministro ha spiegato che per «alcune categorie, quelle che hanno subito l’arresto dell’attività», la «valutazione corretta» del danno «dovrebbe basarsi non tanto sulla diminuzione del fatturato (parametro usato col dl Sostegni, ndr.), quanto sulla diminuzione del margine operativo lordo, che è la sintesi tra fratturato e costi, sia variabili sia fissi». Col prossimo decreto «il tentativo è di andare verso un indicatore di risultato di esercizio. Naturalmente questo sconta un problema: dobbiamo aspettare l’approvazione dei bilanci». Come uscirne? I prossimi indennizzi, ha spiegato, potrebbero prevedere un acconto ancora basato sul calo di fatturato, e un saldo a giugno o luglio, parametrato sulla perdita di esercizio. Per i nuovi indennizzi il prossimo decreto dovrebbe stanziare all’incirca il doppio rispetto al primo dl Sostegni: 20-22 miliardi, anziché 11. In tutto, il nuovo provvedimento dovrebbe mobilitare una quarantina di miliardi, attingendo a un aumento del deficit 2021. Ieri, infatti, il consiglio dei ministri ha discusso del nuovo «scostamento di bilancio» che il governo varerà oggi insieme con il Def, il Documento di economia e finanza. Il nuovo scostamento, che si somma ai 32 miliardi già utilizzati per finanziare il primo dl Sostegni, spingerà il deficit 2021 verso l’11%, contro il 9,5% dell’anno scorso. Aumenterà anche il debito pubblico in rapporto al Pil, ma ci sarà una spinta di qualche decimale sulla crescita dello stesso prodotto interno lordo nel 2021, che dovrebbe essere del 4,2-4,3%.

Rating 3.00 out of 5

Le riaperture di maggio: prima i ristoranti, poi cinema, palestre e piscine. Il nodo degli spostamenti tra regioni

giovedì, Aprile 15th, 2021

I primi a riaprire saranno i ristoranti a pranzo, poi i luoghi dello spettacolo e solo dopo palestre e piscine. Dalla metà del mese e non prima, nel rispetto della linea della «gradualità» scelta dal governo, potrebbero essere consentite le cene nei locali pubblici.

I parametri

È questo il calendario della ripartenza che segnerà il mese di maggio, ma con un programma differenziato tra le Regioni, che dovrà tenere conto di due fattori: l’andamento della curva epidemiologica e il numero di persone vaccinate. Si ripartirà soltanto nei territori che avranno dati da fascia gialla e con alcune limitazioni rispetto al passato. «Dobbiamo avere i nuovi parametri per l’attribuzione del rischio», anticipa il presidente della Liguria Giovanni Toti. La riunione dei governatori guidati dal nuovo presidente leghista Massimiliano Fedriga è in agenda per oggi alle 11, e alle 15 comincia il confronto con il governo. La prima istanza delle Regioni è consentire il ritorno alla libertà di movimento, almeno nelle aree che avranno meno contagi e saranno più avanti con la vaccinazione delle persone anziane e fragili. Tra i ministri c’è chi si aspetta la riapertura dei confini regionali a metà maggio e chi invece frena, ricordando che il governo deve ancora riunirsi per impostare il nuovo decreto: se non ci saranno accelerazioni entrerà in vigore il primo maggio.

Rating 3.00 out of 5

Erdogan risponde a Draghi: “Totale maleducazione, colpite le relazioni tra Italia e Turchia”

mercoledì, Aprile 14th, 2021

di Marco Ansaldo

ERDOGAN “dittatore”? Le scuse dall’Italia alla Turchia non sono ancora arrivate. Sono passati giorni, ma Roma non ha risposto all’invito di “ritrattazione” fatto da Ankara all’ambasciatore italiano Massimo Gaiani che se ne è fatto latore con il governo. E allora ecco che la rabbia del presidente turco si abbatte direttamente su chi ha espresso quelle parole: Mario Draghi.

Draghi: “Dispiace moltissimo per l’umiliazione subita da Ursula Von der Leyen. Erdogan è un dittatore”

“Le dichiarazioni del primo ministro italiano sono di una totale indecenza e maleducazione”. Erdogan non usa mezzi termini. E’ assertivo e determinato tanto nelle azioni, quanto nelle affermazioni: “Le sue parole hanno colpito come un’ascia le relazioni fra Italia e Turchia, che erano arrivate a un livello molto buono fino a quando il signor Draghi non ha parlato in questo modo”, dice.

I suoi sottoposti, che spesso ne misurano la durezza e lo guardano con grande timore reverenziale, lo sanno benissimo. Erdogan è esplosivo nei sui scoppi di ira.

Così il capo dello Stato turco, dopo alcuni giorni di attesa, è infine intervenuto sulla “questione italiana”, come ormai la definiscono in Turchia. Parlando a un evento tenuto in una biblioteca di Ankara, si è riferito direttamente al caso delle parole pronunciate giovedì scorso da Draghi durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Rating 3.00 out of 5

Corruzione a scuola, la dirigente del ministero accusata tenta il suicidio: è gravissima

mercoledì, Aprile 14th, 2021

di Corrado Zunino

ROMA – Ha tentato il suicidio G. B., 47 anni, alta dirigente del ministero dell’Istruzione accusata di corruzione. Sconvolta dalla perquisizione di ieri mattina, ha tentato di togliersi la vita lanciandosi dal secondo piano di un palazzo di Roma. E’ gravissima al Policlinico Gemelli.

Entrata nelle stanze delle decisioni con Stefania Giannini, poco amata per la sua indipendenza da Lucia Azzolina, caricata di responsabilità da Patrizio Bianchi, ministro con il quale ha proseguito nel ruolo di capo del Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, in queste ore era stata indagata per corruzione.

Il corruttore, si legge nel decreto di perquisizione della Procura di Roma, è indicato in Federico Bianchi di Castelbianco, 69 anni, psicoterapeuta romano, editore dell’agenzia Dire, presidente dell’Ido, l’Istituto di ortofonologia che a Roma si è specializzato in autismo e disabilità dell’infanzia e dell’adolescenza. Il decreto consegnato dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria sostiene che la dirigente pubblica aveva ricevuto indebitamente “per l’esercizio delle sue funzioni somme di denaro e utilità per sé o per terzi per complessivi 679.776,65 euro”. Regali e benefit, è l’accusa, elargiti o promessi. Secondo gli investigatori, coordinati dal pm Carlo Villani, la donna avrebbe avuto in uso anche la carta di credito dell’imprenditore, conosciuto da vent’anni. E l’avrebbe utilizzata.

Che cosa avrebbe guadagnato, lo psicoterapeuta Bianchi, da questo rapporto? L’uomo, socio e amministratore di fatto della Com.e, Comunicazione ed editoria srl, secomod l’accusa avrebbe ottenuto almeno due affidamenti, ciascuno di 39.950 euro, da parte del ministero dell’Istruzione con decreti a firma della stessa dirigente e tramite “l’indispensabile intermediazione e supporto” di Valentina Franco, “consapevole del pactum sceleris”.

Ieri gli investigatori avevano perquisito la casa romana di G.B. e l’ufficio di Viale Trastevere nonché una soffitta nella sua disponibilità. Le avevano sequestrato telefonino e pc. Quindi, la Finanza aveva setacciato gli uffici al ministero di sei collaboratori e l’abitazione e i luoghi di lavoro di Federico Bianchi.

Rating 3.00 out of 5

I Cinquestelle, il capo e il potere

mercoledì, Aprile 14th, 2021

di Antonio Polito

Sono quindici mesi, dal giorno delle dimissioni di Luigi Di Maio, che i Cinquestelle non hanno un capo politico. Sono due mesi che Conte non è più premier. Carlo Marx scrisse il Manifesto del partito comunista in poco meno di tre mesi. Quello del nuovo MoVimento è ancora in cottura. D’altra parte non è facile. Di solito i movimenti politici nascono dall’opposizione con lo scopo di conquistare il potere. Qui si tratta invece di fondarne uno, o rifondarlo, per conservare il potere. È un’operazione che è riuscita solo a pochi. Peròn, per esempio, un altro che voleva abolire la povertà: prima diventò presidente dell’Argentina e poi si fece un partito, detto per l’appunto peronista. O de Gaulle, quando la crisi algerina lo richiamò al potere in Francia nel 1958. O anche Mustafà Kemal Ataturk, il padre della Turchia moderna, che una volta vinta la guerra di liberazione nazionale non solo fondò un partito (di cui pure lui diceva che non era né di destra, né di sinistra, né di centro), ma nel 1930 se ne inventò anche uno di opposizione, per non farsi mancare niente.

Movimenti carismatici, insomma, più legati alla personalità di un salvatore della patria che ad un programma politico vero e proprio. È possibile che per una fetta dell’opinione pubblica Conte possa vantare un’analoga legittimazione al potere. Ma in ogni caso l’avvocato pugliese ha il difetto di averlo già perso, il potere (anche se, per Goffredo Bettini, non perché sia «caduto» ma perché «è stato fatto cadere»). Ciò rende inevitabilmente revanchista il contenuto politico del suo progetto: tornare a Palazzo Chigi. E toglie quindi novità al disegno che si vorrebbe invece nuovo. Lui lo chiama Neo-Movimento, e già così l’espressione fa pensare al neo-classico, al neo-barocco, alla ripresa di uno stile passato di moda, a un déjà vu.

Finora Conte si è occupato solo della «macchina» di questo nuovo partito, movimento o ciò che sarà. Di software, nel senso della proposta politica, del radicamento sociale, del sistema di alleanze, ha parlato molto poco. Da un lato questo avviene per la semplice ragione che l’ex premier sta facendo melina: sta cioè aspettando che si risolvano le questioni di soldi e di potere (debiti, restituzioni, tripli mandati, la roba che davvero conta). «Sono l’ultimo arrivato», ha detto il futuro capo dei Cinquestelle, per non mettere il dito tra Casaleggio e il partito. Ma, dall’altro lato, appare davvero complicato dare un programma politico a un movimento che non ne ha mai avuto nessuno, con l’eccezione di quello che i francesi chiamano «degagismo»: un sonoro «vaffa» rivolto a tutta la classe dirigente del passato.

Rating 3.00 out of 5

Vaccino Covid italiano, a che punto siamo? «Frenati dalla burocrazia, fino a 6 mesi per sbloccare i fondi»

mercoledì, Aprile 14th, 2021

di Margherita De Bac

A che punto siamo con lo sviluppo del vaccino anti-Covid «made in Italy»? I tempi — secondo ei ricercatori di ReiThera, l’azienda farmaceutica con sede a Castel Romano — escludono la possibilità di un utilizzo entro pochi mesi. «Arrivare primi non sempre è premiante. C’è spazio per tutti, soprattutto se contro il virus Sars-CoV-2 ci sarà bisogno di rinnovare la vaccinazione ogni anno», accetta la sfida Antonella Folgori, fondatrice di ReiThera assieme a Stefano Colloca. Si spera di concludere il viaggio entro il 2021, ma molte sono le tappe da percorrere.

I primi risultati della sperimentazione su ReiThera

Attualmente il preparato è in fase due della sperimentazione clinica sull’uomo presso una ventina di centri italiani. I volontari sono stati arruolati e sottoposti alle prime somministrazioni con risultati incoraggianti. Gloria Taliani, infettivologa della task force della Protezione Civile assegnata all’ospedale San Giuseppe Moscati di Avellino, è soddisfatta. «Gli inoculi sono cominciati circa 3 settimane fa su 80 persone divise in tre gruppi. Un gruppo riceve una dose intera, un secondo gruppo riceve due mezze dosi in due tempi, il terzo gruppo avrà il placebo». Ad Avellino il reclutamento è avvenuto attraverso annunci sulla stampa locale. Sono stati arruolati adulti sotto i 50 anni ma anche over 65. Secondo Taliani «i primi risultati sulla sicurezza sono buoni. È un vaccino promettente sotto il profilo di maneggevolezza e tollerabilità. Abbiamo osservato eventi avversi molto lievi. Per le prime analisi sui risultati complessivi ci vorranno tre mesi».

Come funziona

Il vaccino è costruito sul principio del vettore virale: una volta somministrato, simula il contatto con l’agente infettivo evocando una risposta del sistema immunitario simile a quella causata dall’infezione naturale, ma senza causare la malattia. Per trasferire il gene della proteina Spike nell’organismo (la Spike, utilizzata dal virus per attaccarsi alle cellule umane è il bersaglio di tutti i vaccini ora in produzione) si usa un adenovirus derivato dal gorilla.

I dati relativi ai più giovani

Lo studio va avanti in collaborazione con l’istituto Lazzaro Spallanzani, finanziato dal Miur e dalla Regione Lazio (8 milioni). Altri 81 sono i finanziamenti di Invitalia la società pubblica che è entrata al 27% nell’azionariato di ReiThera dove l’azionista di maggioranza è la svizzera Keires. La prima fase della sperimentazione del Grad-CoV-2, questo il nome in codice, si è in parte conclusa a fine novembre. «I primi risultati mostrano come nei soggetti più giovani il nostro candidato vaccino è ben tollerato e in grado di stimolare risposte immunitarie. Tale risultato ci consente di passare ai più anziani», ha dichiarato Folgori nel presentare i primi esiti della sperimentazione.

I perché dei «tempi lunghi»

Come mai il cammino della «creatura» di ReiThera non è rapido? Taliani non si stupisce: «Dipende dai meccanismi organizzativi e burocratici dell’Italia che sono molto farraginosi, non al passo con i tempi della ricerca. Assistiamo a improvvisi blocchi del progetto, incomprensibili. La maggior parte delle difficoltà derivano dal rilascio dei soldi stanziati. Prima che il denaro sia disponibile passano anche 6 mesi dalla richiesta». La società di Castel Romano ha una «capacità produttiva tale da garantire 5 milioni di dosi al mese», afferma Folgori. Ma la fase tre, quella su vasta scala, che coinvolgerà decine di migliaia di persone nei Paesi dove l’epidemia è diffusa, «non è stata ancora disegnata e verrà concordata con le agenzie regolatorie, l’italiana Aifa e l’europea Ema».

CORRIERE.IT

Rating 3.00 out of 5
Marquee Powered By Know How Media.