Archive for Aprile, 2021

Ilaria Capua: «Vaccinarsi con lo spray o il cerotto? Una scelta da fare oggi»

martedì, Aprile 6th, 2021

di Ilaria Capua

La scienza non può più nascondersi dietro un filo d’erba. Bisogna farsi coraggio e affrontare l’elefante che troneggia nei nostri dubbi sospesi a mezz’aria. Mi riferisco alla verità implicita racchiusa nella missione dell’OMS a Wuhan per investigare sull’origine del Sars-Cov-2. L’essenza è questa: se l’OMS, oltre un anno dopo il fatto, decide di spedire un gruppo di esperti in Cina per cercare di stabilire che cosa è successo, un motivo c’è. E il motivo che serpeggia nel fondo è che è accettato e risaputo che in alcuni laboratori del mondo esista la tecnologia per alterare virus naturali più o meno innocui e trasformarli in stipiti virali potenzialmente pandemici. Esemplifico: l’ipotesi che Sars-Cov-2 possa essere figlio di un virus generato in laboratorio è ritenuta plausibile al punto tale da dover mandare una squadra di esperti a verificare cosa è successo in quel laboratorio. Vorrei accompagnarvi nei presupposti delle motivazioni dietro al metodo e non nel merito.

Gli esperimenti GOF

Questi esperimenti detti GOF(Gain Of Function, acquisizione di funzioni) mirano a far acquisire a virus naturali o di laboratorio alcune caratteristiche come la virulenza o la trasmissibilità per poi studiarne i meccanismi in sistemi di ricerca artificiali. Di questi esperimenti si parlò molto nel 2012 quando alcuni gruppi di scienziati finanziati da enti pubblici trasformarono virus influenzali aviari H5N1 in una variante più contagiosa. Al momento di pubblicare la ricerca su riviste scientifiche (sostanzialmente la ricetta per rendere più pericoloso questo virus) ci si accorse che forse pubblicare quella ricetta non era saggio e gli esperimenti furono temporaneamente sospesi. Già, perché una volta che pubblichi la ricetta, quella ricetta la può ricreare chiunque, anche in un laboratorio gestito da una persona squilibrata o in zone dove regna l’instabilità politica e si rischia il saccheggio delle strutture di ricerca.

I rischi

Non solo, ma da qui a dieci anni, se questa metodologia GOF diventasse oggetto di finanziamenti internazionali vi sarebbe una proliferazione in tutti i continenti dei laboratori che possono di fatto creare virus potenzialmente pandemici. E la domanda che si pone spontanea è: vogliamo trovarci fra un decennio con migliaia di laboratori che sviluppano potenziali virus rafforzati? Più contagiosi o più letali che rappresentano un rischio per l’umanità anche soltanto in quanto esistenti?

Le strategie di riduzione del rischio di salto di specie

Vieppiù. La pandemia porta con sé l’urgenza di non ricadere negli stessi meccanismi che ci hanno resi vittime di questa catastrofe. Da un lato si dovranno trovare delle strategie di riduzione del rischio di salto di specie all’origine, ovvero ridurre al minimo quei contatti a rischio animale-uomo che sono il primum movens del fenomeno pandemico. Ma questo non può bastare. Dobbiamo arrivare ad avere vaccini per tutta la popolazione da produrre rapidamente e su larghissima scala. Ma ci siamo accorti che all’armamentario di vaccini che abbiamo sviluppato manca ancora un pezzo fondamentale.

Perché abbiamo bisogno di vaccini «più agili»

Per schiacciare definitivamente la curva del Sars-Cov-2 e soffocare il COVID19 – e ancor di più per proteggerci da un futuro evento pandemico dobbiamo avere vaccini «più agili». L’obiettivo nel medio termine è quello di fare arrivare i vaccini contro Covid-19 a tutta la popolazione mondiale – anche per ridurre l’emergenza di nuove. Ma la vera rivoluzione del futuro sarebbe di vaccinare tutti prima che si sviluppi la prima ondata pandemica. Per arrivarci dobbiamo essere coraggiosi adesso – e spingere il potenziale dell’immunizzazione al suo limite estremo – cambiando sostanzialmente una variabile. Ci vuole una strategia che si basi sull’abbandono (finalmente) della catena del freddo per conservare, distribuire e somministrare i vaccini. Un mondo totalmente interconnesso deve capire che i vaccini del futuro dovrebbero essere recapitabili per posta e auto-somministrabili. Niente file, niente chiamate, niente viaggi in tanta malora per questa puntura salvavita.

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Gran Bretagna esce dal lockdown. Johnson: «Dal 12 aprile anche io al pub. Viaggi? Troppi rischi»

martedì, Aprile 6th, 2021

La Gran Bretagna si sta avvicinando ufficialmente all’uscita dal lockdown anti-Covid. Boris Johnson annuncia quindi la seconda fase della road map per contrastare la pandemia di Covid e conferma a partire dal prossimo 12 aprile la riapertura di alcune attività commerciali. Fra queste anche i pub: «Grazie ancora a tutti voi per la pazienza. Gli sforzi stanno pagando. Io stesso lunedì andrò al pub» ha detto Johnson, sottolineando tuttavia che persiste la necessità di fare attenzione e rispettare le regole.

«Non verrà chiesto alcun ‘certificatò o ‘covid status’ alle persone che si recheranno in negozi o pub a partire da lunedì, né pensiamo ad una cosa simile per la fase tre della roadmap. L’idea però di uno status sul vaccino può essere utile per i viaggi a livello internazionale e ci stanno pensando in molti», ha aggiunto, escludendo però l’introduzione a breve di un passaporto vaccinale

Il primo ministro conferma la riapertura dal 12 aprile dei negozi non essenziali, di ristoranti e locali all’aperto e dei parrucchieri. In quella data dovrebbero riaprire anche i parchi a tema e il limite di persone che possono partecipare a matrimoni e funerali dovrebbe essere portati a 15. «Non vediamo segnali nei dati attuali per ritenere di dover deviare da questo programma. Ma è attraverso la cautela e il monitoraggio dei dati in ogni fase, e seguendo le regole, che speriamo, insieme, di rendere irreversibile questa roadmap verso la libertà», ha detto il premier, invitando i cittadini a rispettare le regole di distanziamento e igiene seguite finora. ​

I divieti

Resteranno vietate le riunioni al chiuso tra persone che non abitano sotto lo stesso tetto. Oggi Johnson dovrebbe anche dare maggiori informazioni sulle regole per i viaggi all’estero dal 17 maggio. Stando a quanto riferito da Sky news Downing street sta preparando un piano per le vacanze che prevede una classificazione a «semaforo» dei Paesi basato sulle vaccinazioni e i casi di coronavirus. I britannici che si recheranno in quelli «verdi» non dovranno stare in quarantena al rientro nel Regno Unito.

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L’Aquila, fine della ricostruzione: una casa su 6 è ancora in macerie

martedì, Aprile 6th, 2021

di Stefano Dascoli

Dentro o fuori: chi entro il 30 settembre non presenterà la richiesta di contributo, corredata almeno dalla prima parte del progetto, o chi non completerà la domanda dopo le mille sollecitazioni, perderà i soldi per la ricostruzione. La rinascita dell’Aquila, distrutta dal sisma di dodici anni fa, è all’ultimo bivio. Se non interverranno proroghe o correttivi (la norma di riferimento è il decreto 183 del 2020, da poco convertito in legge, lo scorso febbraio), il 15 per cento del patrimonio privato, ovvero una casa su sei, resterà danneggiato o, peggio, distrutto. Una possibile beffa nella beffa visto che i fondi per completare la rinascita, circa 4 miliardi, sono stati stanziati. Proprietari e tecnici sono in fibrillazione: sono 640 le pratiche, delle 970 che mancano a chiudere la ricostruzione del cuore della città, ancora impantanate. Il titolare dell’Ufficio speciale della ricostruzione, Salvo Provenzano, fratello dell’ex ministro Giuseppe, ha lanciato l’allarme: «Così non si possono fare previsioni serie sui tempi di chiusura».

L’AUDITORIUM
Il dodicesimo, questo, è l’anniversario del redde rationem, dunque. L’auditorium da 6 milioni di euro, regalato da Renzo Piano e dalla provincia di Trento dopo la tragedia, sta ormai ingiallendo. Il legno colorato marcisce e serviranno 350 mila euro che al momento non ci sono per riportarlo allo splendore che fu. L’unico vero intervento che ha segnato una discontinuità nel post terremoto, per il resto ostaggio quasi maniacale del com’era e dov’era, fotografa lo scorrere inesorabile del tempo. Sono trascorsi già 12 anni da quel 6 aprile del 2009, da quando L’Aquila e 56 comuni abruzzesi furono colpiti a morte da un terremoto di magnitudo 6.3 della scala Richter che causò 309 vittime.

Ci ha pensato la pandemia a privare la comunità anche di quel momento di collettiva immersione nella preghiera che era la fiaccolata notturna, finendo per reprimere anche quel rigurgito di speranza che sembrava poter tracimare da un momento all’altro nei vicoli e nelle piazze del centro storico: in tanti hanno scommesso sul rientro in questi palazzi a cui i restauri hanno restituito una bellezza persino sfavillante, ma il virus ha interrotto il grosso di questo processo di riappropriazione. Certo, i coraggiosi non mancano. A metà aprile tornerà negli storici locali l’ottica Genitti, da 57 anni lungo il Corso. E tanti sono pronti a seguire questo esempio.

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Astrazeneca, l’Ema: nesso tra vaccino e casi di trombosi rare. A rischio donne under 50

martedì, Aprile 6th, 2021

di Mauro Evangelisti

Le verifiche di farmacosorveglianza su AstraZeneca procedono spedite e, rispetto alla settimana scorsa, ora Ema sta per compiere un passo in avanti. La settimana scorsa l’indicazione era più o meno questa: «Non è provato il rapporto di causa-effetto tra i casi di trombosi e la vaccinazione». In queste ore ci sarà un cambiamento: ulteriori approfondimenti fanno dire ad Ema (l’agenzia europea per il farmaco) che il nesso esiste, anche se non è chiaro quale sia il meccanismo. Visto che si continua a parlare di eventi molto rari, il rapporto rischi-benefici continua a essere favorevole all’uso del vaccino Covid: in Italia mediamente ogni giorno muoiono 400-500 persone per questa malattia e altre 200-300 finiscono in terapia intensiva. Alcuni paesi però – Germania in primis – hanno già deciso di riservare AstraZeneca solo agli over 60, perché c’è una costante nei casi di reazioni avverse gravi segnalati: riguardano di solito chi ha meno di cinquant’anni (ma ce ne sono anche tra i 50 e i 60) e all’80 per cento sono donne. Anche il Regno Unito (che non dipende da Ema) tre giorni fa ha confermato di avere verificato 30 casi di coaguli del sangue, sempre però in una percentuali bassissima, visto che sono stati segnalati su un totale di 18 milioni di iniezioni.


Scenario

In Germania, su un totale di 2,7 milioni di iniezioni, il Paul-Herlich-Istitute segnala «31 casi di trombosi della vena sinusale dopo la vaccinazione con il vaccino COVID-19 di AstraZeneca; in 19 è stata segnalata anche trombocitopenia; il risultato è stato fatale in 9; ad eccezione di due casi, tutte le segnalazioni riguardavano donne di età compresa tra 20 e 63 anni. I due uomini avevano 36 e 57 anni». Ieri a Messina un avvocato di 45 anni è stato ricoverato in gravissime condizioni, per una trombosi: qualche settimana fa era stato vaccinato con AstraZeneca. La procura ha aperto un fascicolo, ovviamente ad oggi non si può dire che il ricovero sia legato alla vaccinazione, resta da capire come mai in Sicilia vi siano molte più segnalazioni di questo tipo che nel resto d’Italia.

Flourish logo

A Flourish bar chart race


Già la settimana scorsa il Prac (comitato per la sicurezza) di Ema aveva spiegato che stava proseguendo la «revisione in corso di casi molto rari di coaguli di sangue insoliti associati a un basso numero di piastrine». Ed era stato annunciato: «Sulla base di tutti i dati attualmente disponibili il comitato di farmacovigilanza dell’Agenzia europea del farmaco Ema, il Prac, dovrebbe emettere una raccomandazione aggiornata sul vaccino anti-Covid di AstraZeneca durante la sua riunione plenaria di aprile, in programma dal 6 al 9». Dunque, già oggi gli scienziati si rivedranno per decidere come stilare «una raccomandazione aggiornata», in seguito a una valutazione dei dati e al contributo di «esperti esterni indipendenti con una gamma di specialità mediche, inclusi ematologi, neurologi ed epidemiologi».

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Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 5 aprile: 10.680 nuovi casi e 296 morti

lunedì, Aprile 5th, 2021

I dati del bollettino sulla pandemia di Covid-19 di lunedì 5 aprile

Coronavirus in Italia, il bollettino di oggi 5 aprile: 10.680 nuovi casi e 296 morti

Sono 10.680 i nuovi casi di coronavirus in Italia (ieri sono stati +18.025, qui il bollettino). Sale così ad almeno 3.678.944 il numero di persone che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 (compresi guariti e morti) dall’inizio dell’epidemia. I decessi odierni sono 296 (ieri sono stati 326), per un totale di 111.326 vittime da febbraio 2020. Mentre le persone guarite o dimesse sono 2.997.522 complessivamente: 9.323 quelle uscite oggi dall’incubo Covid (ieri +13.511 ). E gli attuali positivi — i soggetti che hanno il virus — risultano essere in tutto 570.096, pari a + 1.061 rispetto a ieri (quando erano stati +4.180 ).

Le vittime

Le vittime: sono 296 contro 326 di ieri.

I tamponi

I tamponi totali (molecolari e antigenici) sono stati 102.795, mentre ieri erano 250.933 ( -148.138). Il tasso di positività, in aumento, è pari al 10,4%: ieri era 7,2%.Qui la mappa del contagio in Italia.

La pressione sul sistema sanitario

I posti letto occupati nei reparti Covid ordinari sono in totale 28.785: +353 ricoverati rispetto a ieri. I posti letto occupati in terapia intensiva (TI) sono +34 (ieri -11), portando il totale dei malati ricoverati in questi reparti a 3.737. Con 192 nuovi ingressi (la variazione dei posti letto occupati indica il saldo tra i pazienti usciti e quelli entrati nelle ultime 24 ore).

I vaccinati

Le dosi di vaccino somministrate sono oltre 11.067.216 (dati aggiornati al 4 aprile). I cittadini che hanno ricevuto la seconda dose sono 3.443.161 milioni. Qui la mappa aggiornata ogni sera e qui i dati in tempo reale del report «Vaccini anti Covid-19» sul sito del governo.

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Riapertura di ristoranti, bar, parrucchieri, centri estetici, cinema: si valuta dal 20 aprile, in base ai dati

lunedì, Aprile 5th, 2021

di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Riapertura di ristoranti, bar, parrucchieri, centri estetici, cinema: si valuta dal 20 aprile, in base ai dati

Bar, ristoranti, cinema e teatri, ma anche parrucchieri e centri estetici in zona rossa e a seguire palestre e piscine: sono queste le attività che potrebbero ripartire se la curva epidemiologica sarà in discesa a partire dal 20 aprile. È questa la data fissata dal governo per analizzare l’andamento dei contagi da Covid 19 e decidere quali settori possono programmare le riaperture così come chiedono alcuni governatori e come incalza il governo il leader della Lega Matteo Salvini. Se ne parlerà nel corso della riunione della «cabina di regia» che potrebbe essere convocata mercoledì 7 aprile.

La norma nel decreto

Il decreto in vigore dal 7 aprile prevede che «in ragione dell’andamento dell’epidemia, nonché dello stato di attuazione del Piano strategico nazionale dei vaccini con particolare riferimento alle persone anziane e alle persone fragili, con deliberazione del Consiglio dei ministri, sono possibili determinazioni in deroga al primo periodo e possono essere modificate le misure stabilite dal provvedimento».

Vuol dire che si terrà conto dei dati dei contagi, della tenuta delle strutture sanitarie, ma anche il numero delle persone che sono state vaccinate.

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Così il coronavirus vola anche sugli aerei Covid free: mille passeggeri positivi trovati in Canada nonostante il tampone alla partenza

lunedì, Aprile 5th, 2021

di Elena Dusi

Il coronavirus continua a viaggiare in aereo, nonostante test alle partenze e quarantene agli arrivi. Ne sa qualcosa il Canada, che ha adottato un programma rigoroso per i passeggeri provenienti dall’estero, ma si è ritrovato con un migliaio di casi venuti dal cielo. Le restrizioni sono state introdotte a febbraio, fra molte polemiche. I viaggiatori devono presentarsi all’arrivo con il certificato di un tampone negativo. Il test rapido non è considerato valido: ci vuole un molecolare. Poi devono eseguire un altro tampone all’arrivo in aeroporto e trasferirsi in hotel (a loro spese), per attendere il risultato. I negativi a quel punto possono andare a casa, o nella loro residenza, ma solo per completare lì la quarantena di 14 giorni. Per uscire serve un altro test negativo.
Il piano anti-Covid era stato molto criticato dai canadesi per il suo rigore. Eppure nel giro di un mese, tra il 22 febbraio e il 25 marzo, complici le varianti più contagiose, le autorità federali riferiscono di aver trovato all’arrivo più di mille passeggeri positivi: l’1,5% del totale. Su 70.819 viaggiatori, 1.094 avevano il virus. Può darsi che il test alla partenza forse un falso negativo, o che le persone si fossero appena infettate. I tamponi impiegano infatti alcuni giorni prima di riuscire a rilevare il coronavirus. Due passeggeri trovati a febbraio con un tampone falso (erano in realtà positivi, e lo sapevano), hanno dovuto pagare una multa da circa 10mila dollari. Quasi mille euro invece sono stati imposti a chi aveva cercato di allontanarsi clandestinamente dall’albergo della quarantena.
I contagi in aereo nonostante le precauzioni non sono una novità. A marzo la rivista Emerging Infectious Diseases aveva pubblicato il caso di un volo fra Dubai e Auckland, in Nuova Zelanda, in cui 7 passeggeri erano stati scoperti positivi.

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Pasqua tutta in rosso, più di 110 mila controlli: multe da 400 euro a chi prendeva la tintarella

lunedì, Aprile 5th, 2021

La Pasqua in rosso per tutti ha scoraggiato la corsa all’esodo. Città deserte, spiagge, località turistiche e mete della movida super blindate, con code solo nei mercati e nei supermercati. Un risultato ottenuto anche grazie ai controlli rafforzati che nella giornata di ieri hanno coinvolto 111.202 persone con 2.643 sanzioni e 12 denunce. Sono stati 14.797 gli esercizi commerciali controllati con 88 titolari sanzionati e 34 chiusure, secondo quanto comunica il Viminale su Twitter.

Speranza proroga stretta su viaggi estero fino al 30/4

Con un’ordinanza il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha prorogato fino alla fine del mese le limitazioni disposte dall’ordinanza 30 marzo per tutti coloro che hanno soggiornato o transitato nei quattordici giorni antecedenti all’ingresso in Italia in uno o più Stati e territori Ue: tra questi, da come si legge nel nuovo elenco di Paesi presenti nell’allegato, viene invece inclusa dal 7 aprile anche l’Austria, Israele, il Regno Unito e l’Irlanda del Nord, verso i quali sarà possibile viaggiare senza motivazioni specifiche, così come avviene per gli altri Paesi dell’Europa.


Chi rientra in Italia da uno di questi Paesi o da quelli Ue dovrà però comunque obbligatoriamente sottoporsi a tampone (molecolare o antigenico) effettuato nelle 48 ore prima dell’ingresso in Italia e il cui risultato sia negativo, sottoporsi alla sorveglianza sanitaria e ad isolamento fiduciario per cinque giorni e al termine dell’isolamento effettuare un altro test. Queste disposizioni prevedono però anche specifiche deroghe, come ad esempio per chi effettua ingressi mediante  voli  ‘Covid-tested’.

Calabria ‘zona rossa’ fino al 21 aprile

Il presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, ha firmato l’ordinanza n. 21, che recepisce quella del ministro della Salute dello scorso 2 aprile, con la quale è stata disposta l’applicazione, per altri 15 giorni e a partire dal 7 aprile, delle misure restrittive già in vigore per il contenimento della epidemia di Covid-19. Nel provvedimento si specifica che “l’analisi dei dati a livello regionale continua a evidenziare una costante crescita del numero assoluto dei casi confermati, un elevato tasso di positività e l’incremento del numero di posti letto occupati in area medica e terapia intensiva”.

Controlli con un drone sulle spiagge di Roma

È entrato in azione anche un drone della Protezione civile sulla costa di Fiumicino ed Isola Sacra per agevolare i controlli di Pasqua. Sul litorale romano situazione sotto controllo con poche presenze, limitate come da zona rossa ai soli residenti ed a frequentatori con seconde case, sui lungomare e sugli arenili di Ostia, Fiumicino e Fregene.

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Sondaggi politici, il “borsino” dei leader: Draghi il più amato, Meloni seconda. Conte al terzo posto. Lega primo partito, ma in calo. FdI tallona il Pd

lunedì, Aprile 5th, 2021

Mario Draghi è ancora di gran lunga il leader politico più amato dagli italiani, anche se il suo consenso nell’ultima settimana cala di 1,7 punti percentuali e si attesta al 56,1 per cento. A seguire Giorgia Meloni, sostanzialmente stabile con il 40,1 per cento di gradimento. Al terzo posto si piazza Giuseppe Conte, che compie un balzo in avanti di 0,6 punti percentuali al 35,8 per cento, mentre Matteo Salvini perde lo 0,2% e scende al 33%. Chiude la cinquina Enrico Letta che guadagna lo 0,4 per cento e raggiunge il 28,4. A stilare la classifica è Tecné, in collaborazione con l’agenzia Dire, nel suo tradizionale “borsino” dei leader.

Dopo i primi cinque, seguono Silvio Berlusconi al 27,4, Roberto Speranza al 23,1%, Emma Bonino al 21%, Carlo Calenda al 17,5%, Matteo Renzi al 10,8%.

Draghi primo ma il consenso cala

Il consenso nei confronti del presidente del Consiglio  ha subito un netto calo nelle ultime due settimane. La base di consenso iniziale del premier, infatti, che si è mantenuta stabile per circa un mese dal 13 febbraio al 19 marzo intorno al 60 per cento, con leggere fluttuazioni, ha avuto un calo deciso in corrispondenza delle misure adottate dal governo in contrasto alla pandemia, misure che sostanzialmente rimandano le riaperture. Dal 19 marzo al 1 aprile il consenso nei confronti del premier è calato dal 60,6% al 56,1%, quindi di 4,5 punti percentuali.

La fiducia nel governo

L’esecutivo gode del consenso della maggioranza degli italiani, con la fiducia che si attesta al 52,1%. La fiducia del governo è tuttavia in calo di 2,1 punti percentuali rispetto alla settimana scorsa. Dichiara invece di non avere fiducia il 34% degli interpellati, mentre il 13,9 % non ha un’opinione in merito. Così come per Draghi, anche il trend del consenso nei confronti dell’esecutivo è dunque calato in maniera decisa nelle ultime due settimane. La base iniziale di consenso dell’esecutivo, che con lievi oscillazioni si è attestata per circa un mese intorno al 58,5 per cento, a partire dal 19 marzo risulta in calo del 5,3%, con una diminuzione dal 57,4% al 52,1%.

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Il nostro delirio suicida, processare il passato

lunedì, Aprile 5th, 2021

di   Ernesto Galli della Loggia

Che cosa è successo perché si arrivasse ad accettare o addirittura spesso a promuovere, l’abbattimento delle statue di Colombo e Churchill considerandoli dei gaglioffi impresentabili? A pensare che insegnare l’opera di Omero, di Dante e di Shakespeare, o eseguire la musica di Mozart costituisse una discriminazione offensiva verso chi ha un colore della pelle diverso dal bianco? Perché si diffondesse l’idea che la nostra storia sia null’altro che un cumulo di errori e di orrori? Da dove nasce questo delirio suicida del «politicamente corretto» che sta devastando l’immagine di sé dell’Occidente, contribuendo a paralizzarlo ideologicamente sulla scena del mondo?

Le origini sono molte ma a mio giudizio una spicca sulle altre: la crassa ignoranza della storia — innanzi tutto della propria storia — che ormai pervade le nostre società. Un frutto a sua volta di quella rivoluzione verificatasi a cominciare dalla seconda metà del secolo scorso nella formazione scolastica e universitaria, in specie delle élite politiche ma non solo: quando cioè diritto ed economia presero a sostituire il vecchio impianto a base storico-umanistica, divenendo sempre più il cuore del percorso formativo. Mentre, tra l’altro, pure diritto ed economia si liberavano progressivamente dello sfondo storico che fino ad allora era stato anche il loro (si veda ad esempio la progressiva emarginazione delle materie storiche nelle facoltà di giurisprudenza).

Tutto ciò ha significato che abbiamo cominciato a perdere la dimensione del passato. Non solo a ignorare i fatti accaduti, che già non è poco, ma soprattutto a dimenticare che l’universo dei valori è anch’esso un universo storico, vale a dire soggetto a modifiche profonde con il passare del tempo. Per cui ciò che oggi ci appare inconcepibile — mettiamo la condizione d’inferiorità della donna o il lavoro dei minori — due o tre secoli fa era cosa comunemente accettata come la più ovvia normalità: tanto nella nostra cultura come in ogni altra del pianeta. Lo stesso dicasi dell’uso della tortura, della violenza e della guerra. La conquista, l’assoggettamento di altre popolazioni, la loro riduzione in schiavitù, sono state per secoli e secoli, per millenni, la regola universalmente seguita non solo dagli Europei ma da tutte le civiltà e i popoli della terra. Da tutte, a cominciare da quelle che oggi levano il dito accusatore contro «i bianchi».



La tratta dei neri verso l’America sarebbe stata impossibile, ad esempio, se preliminarmente vaste reti di trafficanti arabi e alcuni regni indigeni africani non si fossero dedicati alla cattura di alcuni milioni dei suddetti disgraziati nell’interno del continente, appunto per poi rivenderli ai negrieri inglesi, olandesi, francesi che li aspettavano sulla costa. Non si vede proprio perché, dunque, l’unanime condanna che oggi giustamente colpisce questi ultimi non debba estendersi anche ai primi. Eppure non si vede mai l’indice degli attivisti o dei media o di qualche istituzione universitaria occidentale puntato verso la civiltà islamica o verso le culture indigene africane che hanno conosciuto(e le seconde conoscono ancora!!) la schiavitù né più né meno di quella cristiana e americana in specie. La vera differenza (peraltro decisiva) è stata nel fatto che a causa delle conoscenze scientifico-tecniche che la civiltà europea è stata per quattro o cinque secoli l’unica a detenere, essa ha avuto una potenza di sopraffazione e di egemonia che nessun’altra civiltà ha avuto. Ma si può immaginare che in condizioni analoghe il regno del Dahomey o il bey di Tunisi si sarebbero comportati molto diversamente?

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