Archive for Aprile, 2021

Il mistero del video egiziano che calunnia Giulio Regeni

giovedì, Aprile 29th, 2021

di Giuliano Foschini

C’è uno strano, e infamante, video che gira da qualche ora sulla rete. Un documentario – The Story of Regeni – che dura poco meno di un’ora, confezionato come un prodotto di buona qualità (immagini, ricostruzione con attori, luci)  che ricostruisce il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni. Raccontando però una storia falsa, smentita dagli atti di cinque anni di indagini della magistratura italiana: allontana ogni responsabilità sui militari egiziani e lancia ombre sull’attività del ricercatore italiano al Cairo, ombre ampiamente già categoricamente smentite dall’inchiesta italiana, con Regeni che viene raccontato come sostanzialmente un fiancheggiatore dei Fratelli Musulmani; accusa la procura di Roma; lancia un messaggio chiaro a tutto il Paese: il processo a carico dei cinque agenti della National security, che sta per cominciare in queste ora a Roma, potrebbe compromettere definitivamente i rapporti commerciali tra i due Paesi. In sostanza, il documentario è  uno spot al governo di Al Sisi. Uno strumento, l’ennesimo, di depistaggio e di contronarrazione per cercare di depistare e alterare il flusso delle indagini.

Il video non si sa da chi è stato realizzato e prodotto. È stato caricato da una mano anonima su un canale youtube e fatto circolare in una data non casuale: siamo alla vigilia, infatti, del processo di Roma, una data storica. Per la prima volta in un’aula di giustizia di un paese europeo si discuterà dei metodi dell’Egitto di Sisi. Di come sia possibile che un cittadino straniero venga torturato e ammazzato.

Al documentario, in arabo sottotitolato in italiano, partecipano anche alcuni italiani. Un giornalista, Fulvio Grimaldi. L’ex consigliere militare del governo D’Alema, il generale Dino Tricarico. E due ex ministri, Maurizio Gasparri ed Elisabetta Trenta. “Si fa fatica a pensare che siano delle coincidenze. Questo farebbe pensare a tutt’altro rispetto al rapimento di un ragazzo, alla sua tortura, soltanto perché stesse facendo un lavoro per l’università di Cambridge” dice Tricarico. “La procura di Roma non è un luogo molto apprezzato – dice il senatore Gasparri, invece – la procura di Roma è un luogo per il quale chiediamo un’indagine parlamentare. Perché la magistratura italiana, purtroppo, ha molte cose da chiarire: non ci sono solo i misteri del Cairo o di Cambridge, ci sono anche i misteri della procura di Roma”.

Chi abbia prodotto il documentario è un mistero: non ci sono credits, niente titoli di coda. Nessuno sa, nemmeno, chi lo abbia caricato su Youtube. L’ex ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, è arrabbiatissima: “Sono stata vittima di un raggiro, mi ha contatto un giornalista che si è presentato come di Al Arabiya in Italia ed è venuto, con due operatori, in un’università. Si sono presentati con una mail”.

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Fiumicino, variante indiana: trovati 23 Covid positivi (il 9%) ai tamponi su volo proveniente dall’India

giovedì, Aprile 29th, 2021

di Clarida Salvatori

Sono in totale 23 i passeggeri del volo, atterrato a Fiumicino ieri sera alle 21,15 e proveniente dall’India, risultati positivi al tampone per la ricerca del Covid-19. Tra loro anche due dipendenti della compagnia aerea. Una percentuale che si attesta al 9%. «A bordo 213 passeggeri e 10 componenti dell’equipaggio – ha spiegato l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato -. Alle 22 sono iniziate le operazioni delle Uscar che sono andate avanti fino a tarda notte».

Alle Unità speciali di continuità assistenziale regionale, che da inizio pandemia affrontano le situazioni più complesse, entrando nel cuore del contagio,e agli operatori che hanno consentito lo screening sui passeggeri, sono andati i ringraziamenti del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: «Grazie alle unità Uscar, alla Protezione Civile e alle Forze dell’Ordine. Bene il Ministro Speranza che ha bloccato i voli, ora ribadiamo che l’Europa deve attivare azioni coordinate per scongiurare il peggio #varianteindiana». Queste le sue parole in un post su Facebook.

Le operazioni di screening nello scalo della Capitale erano state allestite dopo l’allarme lanciato ieri da Zingaretti e lo stesso assessore D’Amato, anche in virtù dell’ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, datata 25 aprile, che vieta i voli provenienti dall’India e impone la quarantena a chi era tornato in Italia nei 14 giorni precedenti, nel tentativo di arginare la diffusione della variante indiana.

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L’inutile talk sulla sfiducia a Speranza

giovedì, Aprile 29th, 2021

Come in un talk show, trasmesso da palazzo Madama, senza un filo conduttore, logica e oggetto, tra un “si dimetta” urlato da La Russa, frase che nella polemica nostrana va bene sempre, come il sempreverde “si vergogni, e un accorato “questo paese dovrebbe ringraziarlo Speranza”, pronunciato con passione antica da Vasco Errani. Il quale coglie anche l’occasione per ricordare a Salvini, citazioni alla mano, quando diede i numeri, all’inizio della pandemia, passando in tre settimane dal “chiudiamo tutto” all’“apriamo tutto”, al “richiudiamo”, con o senza mascherina indossata. Primo intervento sentito anche della neocapogruppo del Pd, Simona Malpezzi, che ancora non prende dimestichezza sull’utilizzo degli artigli, quando dice che “mettere in discussione Speranza significa indebolire il governo”. In realtà, se passasse la mozione di sfiducia si aprirebbe la crisi, ma per fortuna l’eventualità non c’è.

C’è tutto, nella leggerezza delle parole, in un luogo reso specchio della crisi della politica: la fiera delle vanità, della polemica, dell’imbarazzo, equamente distribuito tra Forza Italia e Lega. Viva la sincerità, anche se cozza con la logica, almeno fa capire lo stato d’animo. La senatrice di Forza Italia Marianna Rizzotti sostiene, proprio così, che “noi non abbiamo fiducia in lei, ministro Speranza”, però non voterà la mozione di sfiducia perché “ha fiducia in Draghi”. Imbarazzo ancora maggiore del povero Romeo, il capogruppo della Lega, cui tocca uno di quei discorsi che uno si risparmierebbe volentieri. E prima si mette a parlare di coprifuoco, ristoranti e centri commerciali, che con la mozione di sfiducia a Speranza non c’azzeccano nulla, poi la butta, come si suol dire, in caciara, sulla richiesta di una “commissione d’inchiesta”, altro classico come il “si dimetta” e “si vergogni”, perché come noto, fa scena, ma non serve a niente come spiegava il Divo Giulio (Andreotti) che insegnava come “il miglior modo per non risolvere un problema in Italia sia fare una commissione”.

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Si cerca in una villa polacca il tesoro di Himmler: 48 casse d’oro

giovedì, Aprile 29th, 2021

Vittorio Sabadin

Cominceranno nei primi giorni di maggio gli scavi per trovare sotto a un palazzo del XVIII secolo nel villaggio di Minkowskie, nel sud della Polonia, 48 casse piene di oro e preziosi nascoste dai nazisti alla fine della Seconda guerra mondiale. Il palazzo era usato come bordello dalle SS di Hitler e una lettera, scritta da un ufficiale alla sua amante, proverebbe che il tesoro è stato nascosto nell’edificio.  

Non è la prima volta che si cercano lingotti d’oro nazisti nel territorio polacco al confine con la Repubblica Ceca e la Germania. Molte fonti hanno indicato i villaggi della zona come possibili nascondigli. Si è cercato dentro miniere abbandonate, si è data la caccia a convogli di treni nascosti in gallerie segrete, si è scavato in fondo a pozzi profondi 60 metri, ma nulla finora è stato trovato. Questa volta però, l’ottimismo dei cercatori di tesori è fondato su prove più concrete, e può darsi che finalmente si scopra qualcosa.  

Alla fine del conflitto molti ufficiali tedeschi e molte famiglie che avevano appoggiato il nazismo affidarono i loro averi al capo delle SS Heinrich Himmler, per proteggerli dal saccheggio che temevano ne avrebbero fatto i soldati dell’Armata rossa. Diverse tonnellate d’oro hanno così preso la strada di regioni che all’epoca appartenevano ancora alla Germania, ma divennero territorio polacco alla conclusione del conflitto.   E’ stata la lettera di un ufficiale delle SS, chiamato von Stein, indirizzata a una delle ragazze che lavoravano nel palazzo di Minkowskie ed era poi diventata la sua amante, a scatenare la nuova ricerca del tesoro. “Mia cara Inge – dice il testo della missiva – adempierò al mio incarico, con la volontà di Dio. Alcuni trasporti hanno avuto successo. Le rimanenti 48 pesanti casse della Reichsbank e tutte le casse di famiglia che con la presente ti affido. Solo tu sai dove si trovano. Possa Dio aiutarti e aiutarmi”.  

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Banca d’Italia e Consob lanciano l’allarme: “Occhio agli investimenti in criptovalute. Troppi rischi”

giovedì, Aprile 29th, 2021

Fabrizio Goria

Troppi rischi per chi investe in criptovalute. Banca d’Italia e Consob mettono in guardia i risparmiatori italiani dall’investimento in Bitcoin, LiteCoin, Ethereum, Ripple e le altre valute digitali. L’operatività in queste attività, infatti, «può comportare la perdita integrale delle somme di denaro utilizzate». La nota congiunta arriva in una fase di notevole vivacità del mercato, con il valore del Bitcoin a ridosso di quota 55mila dollari. Un fenomeno che non è passato inosservato nemmeno alle autorità europee di supervisione.

Massima prudenza e zero spazio all’improvvisazione. Le istituzioni guidate da Ignazio Visco e Paolo Savona puntano il dito contro l’eccessiva euforia intorno alle divise digitali. Dato che non esiste un quadro regolamentare di riferimento, «l’operatività in cripto-attività presenta rischi di diversa natura». Tra essi, spiegano Banca d’Italia e Consob, «la scarsa disponibilità di informazioni in merito alle modalità di determinazione dei prezzi; la volatilità delle quotazioni; la complessità delle tecnologie sottostanti; l’assenza di tutele legali e contrattuali, di obblighi informativi da parte degli operatori e di specifiche forme di supervisione su tali operatori nonché di regole a salvaguardia delle somme impiegate”. Il tutto senza dimenticare i possibili problemi tecnici. Viene segnalato, non a caso, “il rischio di perdite a causa di malfunzionamenti, attacchi informatici o smarrimento delle credenziali di accesso ai portafogli elettronici». Perdite che possono arrivare al 100% del capitale.

Il monito di Banca d’Italia e Consob arriva dopo che a gennaio scorso la Financial conduct authority (Fca), l’autorità britannica di vigilanza finanziaria, aveva fatto lo stesso. I rischi per il capitale iniziale sono «troppo elevati» e i consumatori dovrebbero «essere diffidenti nel caso in cui venissero contattati senza preavviso, pressati ad investire velocemente o allettati dalla promessa di rendimenti troppo alti per essere veri». Parole reiterate anche dalla Banca centrale europea.

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Anni di piombo e di tritolo: vent’anni tra brigate rosse e attentati neri

giovedì, Aprile 29th, 2021

*Gianni Oliva

UN PAESE A DUE VELOCITA’. L’arresto in Francia di personaggi “illustri” coinvolti nel terrorismo degli anni Settanta pone un problema di conoscenza: che cosa sanno i giovani dei “maledetti Settanta”? che cosa sanno quegli studenti a cui la scuola parla poco di storia e ancor meno di storia contemporanea? quei figli del nuovo millennio (e anche qualcuno più cresciuto) che sanno collocare la battaglia di Canne o la conquista delle Gallie di Giulio Cesare, ma non hanno mai sentito parlare di Piazza Fontana o di Via Fani? Proviamo ad abbozzare un quadro generale.  “Raccontare” gli anni di piombo e di tritolo è relativamente facile. Cinquant’anni di indagini giudiziarie, processi, sentenze, condotti tra sforzi di verità e colpevoli depistaggi, non sempre hanno permesso di individuare i responsabili materiali, e meno che mai i mandanti, ma hanno almeno permesso di ricostruire le dinamiche degli episodi.  Altra cosa è “spiegare” perché è successo; perché, in un’Europa occidentale che ha conosciuto altri fenomeni terroristici durati una stagione altrettanto sanguinosa ma assai più breve, l’Italia è stata invece attraversata per vent’anni dalla violenza politica, con un bilancio di 1.127 vittime, di cui 358 morti e la maggior parte dei feriti costretti all’invalidità? Perché lo Stato ha reagito così tardi e così confusamente, decidendo di vincere la guerra solo dopo aver perso tante battaglie? Soprattutto, perché il terrorismo italiano ha avuto due colori, quello “nero” di Piazza Fontana e quello “rosso” dell’assassinio di Moro e di tanti giornalisti, magistrati, poliziotti, guardie carcerarie?

Anni di piombo e di tritolo: vent’anni tra brigate rosse e attentati neri

       Il punto di partenza è l’Italia degli anni Cinquanta/Sessanta, un Paese a due velocità in netto contrasto tra loro. Da un lato vi è un’Italia parruccona, conservatrice, codina: è l’Italia dove, nel 1950, diventa famoso un giovane parlamentare (e futuro presidente della Repubblica) per aver inveito contro l’immoralità di una signora che, nell’afa di luglio, in un ristorante di Roma si è tolta la giacchetta rimanendo con la spalle scoperte; è l’Italia che poco dopo condanna prima al carcere poi al domicilio coatto Giulia Occhini, la Dama Bianca di Fausto Coppi, per una relazione adulterina con il “Campionissimo”; è l’Italia dove nel 1964 conquista i titoli sui giornali Franca Viola, la ragazza siciliana di Alcamo che per prima, dopo essere stata stuprata, rifiuta il “matrimonio riparatore” con il carnefice. Però è anche l’Italia del miracolo economico, dove i nostri genitori installano negli appartamenti il telefono a muro, acquistano il frigorifero, il televisore, la lavatrice, si spostano con la “Vespa” o  la “Seicento”; è l’Italia del grande flusso migratorio, con milioni di persone che si trasferiscono dal Sud al Nord rimescolando abitudini, tradizioni, parlate; è l’Italia che scopre il rito delle ferie, l’Italia del Centenario, dell’Autostrada del Sole, di Fiumicino. Due Italie nella vita di ogni giorno, e due Italie negli assetti istituzionali: da una parte una Costituzione avanzata figlia della resistenza antifascista ma solo parzialmente attuata, dall’altra una legislazione ordinaria formulata nel Ventennio o addirittura nell’età prefascista ed essenzialmente autoritaria nel rapporto tra Stato e cittadini.    

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Caso Ciro Grillo, il corpo di Silvia diventato trofeo

giovedì, Aprile 29th, 2021

Annamaria Bernardini de Pace

L’altro giorno si è proposto come genitore disperato il padre di uno dei presunti carnefici, Ciro. Oggi leggiamo le parole terribili dei doloranti genitori di Silvia, la vittima, che dicono “il corpo di nostra figlia come un trofeo”, perché sballottato tramite video da un cellulare all’altro. Non c’è solo il video del quale racconta Grillo, (cioè “quattro coglioni”, come li chiama lui, “in mutande” e “con il pisello in mano”).

Ma altri video che fanno martirio di una giovane donna, postati e inoltrati tra sghignazzi e lascivie. Sembra che la procura di Tempio Pausania stia approfondendo le carte e la documentazione, persino ridefinendo i capi d’imputazione. A questo punto, la storia sdrammatizzata che Grillo aveva fatto della vicenda diventa invece drammatica. Al di là di quelle che sembravano le parole di un padre disperato, al di là delle ovvie critiche calate sulle parole, politicamente scorrette, di un politico di potere. Il padre del presunto stupratore non crede al dolore della ragazza, non crede al dolore dei suoi familiari, cerca di convincere chi lo ascolta che non è successo niente, perché lei ha aspettato otto giorni per denunciare.

Proprio lui, fondatore del partito-movimento con il merito di avere spostato i termini della denuncia di violenza sessuale dai 6 ai 12 mesi. Ma ha la più pallida idea, un uomo, di che cosa voglia dire per una donna essere stuprata? E poi, di che cosa voglia dire raccontare di essere stata stuprata? Ha idea, un uomo, di come una donna venga devastata nel cuore, nell’anima e per sempre anche nel cervello, quando un uomo compie con bieca violenza quel gesto che le adolescenti sognano e immaginano come il momento più bello della propria vita? Una donna, nel tempo dallo stupro alla denuncia, deve, appunto, trovare il coraggio di denudarsi ancora, per raccontare lo schifo, con la speranza di evitare i possibili dubbi dell’ascoltatore, medico, poliziotto, giudice, avvocato, ma anche familiare che sia. In questo tempo, anche più lungo di otto giorni – fino a un anno, ma in America abbiamo visto anche dopo 20 anni – la donna può dire e fare qualsiasi cosa all’esterno, mentre dentro di lei si combatte la guerra, tra orrore, angoscia e desiderio di giustizia. E alcune perdono la guerra e non denunciano mai. Per questo, forse, non ci dovrebbe mai essere una scadenza per denunciare, quando si è stati privati della propria dignità e si lotta per riappropriarsene. La donna stuprata sa che non c’erano testimoni, al momento del gesto agghiacciante. Sa che l’unico testimone è il carnefice. Sa che è stato più forte di lei, perché l’ha sopraffatta con la morbosa violenza del sesso. E non cambia se erano quattro, succede sempre nel branco, se uno è colpevole, gli altri sono complici. La donna stuprata è sola: sa che deve convincere il mondo e subirne il giudizio, alternativamente, di poverina o di bugiarda.

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Sputnik, l’adenovirus messaggero si replica: ecco perché il Brasile lo ha bocciato

giovedì, Aprile 29th, 2021

di Cristina Marrone

Il consiglio di amministrazione di Anvisa, l’autorità sanitaria del Brasile, ha votato all’unanimità per non approvare il vaccino russo contro Covid-19 Sputnik V (qui le slide che spiegano il perché). In un primo momento era emerso che la decisone fosse stata presa perché lo staff tecnico del Brasile non era stato in grado di sciogliere alcuni dubbi sul processo di produzione del vaccino russo per mancanza di informazioni. Ma ora sta emergendo qualcosa di molto più inquietante, come ha anche segnalato il virologo Roberto Burioni su Twitter perché l’Agenzia sanitaria ritiene che Sputnik V possa presentare rischi per la salute. «Il problema di Sputnik sembra essere grave. Il vaccino dovrebbe essere costituito da virus incapace di replicarsi, mentre tutti i campioni analizzati in Brasile contenevano virus in grado di replicarsi. Non stupisce la bocciatura all’unanimità» scrive il virologo dal San Raffaele di Milano.

Come funziona

La tecnologia utilizzata nella produzione dello Sputnik V è quella del vettore virale adenovirus. Tramite questa tecnica, il codice genetico di Sars-Cov-2, il virus di Covid-19, viene inserito nell’adenovirus, il quale, somministrato agli esseri umani attraverso l’inoculazione, stimola le cellule del corpo a produrre una risposta immunitaria. Gli adenovirus sono virus con una naturale capacità di replicazione nel corpo umano. Quando viene utilizzato per l’immunizzazione, tuttavia, questa capacità deve essere neutralizzata, cosa che non è avvenuta nei campioni di Sputnik valutati da Anvisa.

Un gene non eliminato
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Rapina a Grinzane Cavour, così il gioielliere Roggero ha ucciso i due banditi: «Aggredite moglie e figlia»

giovedì, Aprile 29th, 2021

di Massimo Massenzio

Rapina a Grinzane Cavour, così il gioielliere Roggero ha ucciso i due banditi: «Aggredite moglie e figlia»

DAL NOSTRO INVIATO
GRINZANE CAVOUR (CUNEO) — Un pomeriggio tranquillo, la gente a passeggio dopo una giornata di pioggia e i (pochi) negozi ancora aperti. Poi, all’improvviso, urla concitate, tre uomini che scappano e tre boati sordi. Forse quattro. Due corpi senza vita rimangono sull’asfalto bagnato di via Garibaldi, la strada centrale di frazione Gallo, alle porte di Grinzane Cavour.


Il tranquillo borgo a una manciata di chilometri da Albaè stato scosso da una rapina finita in tragedia, con la morte di due banditi e la fuga del terzo complice.

A sparare è stato Mario Roggero, 67 anni, da quaranta titolare di una gioielleria nel minuscolo centro del Cuneese. Sei anni fa, il 22 maggio 2015, una banda di rapinatori fece irruzione nel suo laboratorio per aggredire il titolare e le sue due figlie. Roggero venne picchiato brutalmente (tanto che nei mesi successivi dovette seguire un percorso di riabilitazione) mentre le due ragazze vennero legate e chiuse nel bagno del negozio. Furono poi loro a liberarsi per dare l’allarme. E nel giro di sei mesi i carabinieri arrestarono i responsabili, fuggiti con gioielli e orologi.

Quel drammatico assalto ha lasciato scorie profonde nell’animo del commerciante cuneese, di casa a La Morra, che ieri pomeriggio ha reagito a un nuovo tentativo di rapina dopo che nel dicembre del 2019 aveva subito un altro furto.

Alle 18.30 i banditi, coperti da una mascherina, sono entrati nel negozio fingendosi normali clienti. Dietro il bancone c’erano la moglie e una delle figlie di Roggero. I tre sconosciuti hanno lasciato una Ford Fiesta bianca parcheggiata di fronte alla gioielleria, con la retromarcia inserita e hanno chiesto alle negozianti di visionare alcuni preziosi.

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Le tappe per il coprifuoco alle 23: il 14 maggio controllo decisivo

giovedì, Aprile 29th, 2021

di Fiorenza Sarzanini

Le tappe per il coprifuoco alle 23: il 14 maggio controllo decisivo

Almeno due monitoraggi con la curva epidemiologica in discesa e il terzo che conferma l’abbassamento dell’indice di contagiosità. È questa la condizione per allungare almeno alle 23 l’orario del coprifuoco, il compromesso raggiunto dalla maggioranza di governo per modificare il decreto entrato in vigore il 26 aprile. Con una data chiave fissata al 14 maggio quando sarà chiaro se le riaperture di bar e ristoranti all’aperto e dei luoghi dello spettacolo abbiano influito sull’andamento dei contagi e soprattutto sulla tenuta delle strutture sanitarie. Il dibattito è in corso sia all’interno dell’esecutivo sia nei partiti, con posizioni talvolta distanti. Anche dentro la Lega le sensibilità sulle scelte del governo in tema di riaperture sono diverse. Se Matteo Salvini raccoglie le firme per abolire il coprifuoco, il ministro Giancarlo Giorgetti si dimentica, si fa per dire, di firmare la petizione.

Il decreto

Nel provvedimento che scade il 31 luglio è specificato che le misure in vigore saranno rimodulate seguendo i dati che ogni settimana misurano l’epidemia, ma anche il risultato della campagna vaccinale nelle diverse regioni. Il coprifuoco è però una misura nazionale, quindi dovrà essere fissato in maniera che possa valere in tutta Italia, dunque tenendo conto anche delle aree dove l’incidenza è ancora alta tanto che il valore dell’Rt – l’indice di contagiosità – incrociato con gli altri indicatori fissa la permanenza nella fascia arancione o rossa.

Il doppio monitoraggio

Il primo monitoraggio per valutare la situazione è quello di domani, anche se si tratta di dati antecedenti all’entrata in vigore del nuovo decreto che non forniscono la fotografia istantanea perché si basano su rilevamenti della settimana precedente. Ma consentono comunque all’Istituto superiore di Sanità e al ministero della Salute di individuare le aree di maggior rischio. Davvero indicativo sarà invece il bollettino del 7 maggio,a 15 giorni dall’entrata in vigore del decreto che ha riportato il 70 % degli studenti in presenza, con un maggior affollamento sui mezzi pubblici e soprattutto una circolazione dei cittadini nelle regioni gialle che dalle 5 alle 22 non prevede alcuna limitazione. E terrà conto del fine settimana del 1° maggio durante il quale sarà inevitabile un affollamento nelle località di mare e di vacanza, così come nei ristoranti e nei bar, sia pur esclusivamente all’aperto.

La cabina di regia

Nella settimana successiva sarà convocata la cabina di regia e le forze di maggioranza si confronteranno sull’opportunità di spostare alle 23 o addirittura alle 24 l’orario per il divieto di circolazione. Una misura che il leader della Lega Matteo Salvini, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e una parte di Forza Italia – appoggiati dai governatori del centrodestra – premono perché sia addirittura abolita. Una scelta che al momento non sembra possibile, finora si è parlato soltanto di un “ritocco”. La decisione sarà comunque presa guardando i dati del 14 maggio e se davvero si tratterà di numeri positivi già il 17 maggio sarà possibile rimanere più a lungo in giro. Intanto le Regioni si attrezzano in vista delle nuove scadenze e ieri hanno consegnato al governo i protocolli messi a punto per le attività che ripartiranno dal 15 maggio.

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